Il problema dei 3 corpi: Attraverso continenti e decadi, cinque amici geniali fanno scoperte sconvolgenti mentre le leggi della scienza si sgretolano ed emerge una minaccia esistenziale. Vieni a parlarne su TopManga.

 

 

 

 

 

 

 

Medieval 2 Total War
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Cronache del Nuovo Impero Romeo

Ultimo Aggiornamento: 21/02/2016 10:29
14/11/2015 22:40
 
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Capitolo 8
Dal mare e dalle steppe
-Parte 2

Ad Adrianopoulis, quel fiacco pomeriggio di ottobre, si respirava aria gelida, quasi dolorosa da respirare.
Il cielo era nuvoloso e le nuvole si muovevano a poco a poco, e ogni tanto il sole faceva capolino tra esse.
In mezzo a questo clima uggioso, la vita nella città procedeva normalmente. I contadini vendemmiavano gli ultimi acini d'uva e le portavano al mulino, gli artigiani accendevano i camini nelle loro botteghe per farsi calore, e i venditori al mercato erano imbacuccati in lana dalla testa ai piedi.
Andronico Comneno osservava questo paesaggio dalla finestra del palazzetto che aveva fatto edificare nel centro per i governatori cittadini.
Andronico prese un dolce dal vassoio e lo mise in bocca, assaporandolo di gusto.
-Mmm...questo dolce è delizioso! Come hai detto che si chiamava?-
domandò al cuoco in piedi dall'altra parte della stanza.
Il cuoco, con accento tedesco, gli rispose che si chiamavano krapfen, ed erano un dolce tedesco.
Andronico ne prese un altro, lo addentò e, bofonchiando, gli comandò che da ora in poi per le colazioni successive avrebbe voluto solo quelli.
-Ma, Synbasileus, questi dolci sono si buoni, ma anche dannosi per la salute, se mangiati troppo. Ne è sicuro?-
-Senza alcun dubbio. Ormai mi rimane poco da vivere, lasciami almeno qualche sgarro prima di passare al piano di sopra!-
Dopo questa frase, rise di gusto e continuò a mangiare i krapfen.
Dopo che ebbe finito il vassoio, chiamò il servo a portarlo via, e si affacciò ancora alla finestra. Stava ormai cominciando a far buio, e le persone stavano facendo rientro alle loro case.
Dopo un po' entrò un servo, che, molto solennemente, iniziò ad annunciare l'arrivo di Manuele, ma venne subito interrotto dallo stesso Manuele, che lo congedò frettolosamente.
-Cugino! Che piacere rivederti!- lo salutò cordialmente Andronico.
-Non ora, devo dirti una cosa della massima priorità.-
-Ma sei mio ospite, dovrò pure offrirti qualcosa.-
-No, davvero, ne devo parlare al più presto possibile.-
-Non essere frettoloso, posso chiedere al cuoco di preparare-
-Andronico, io sto morendo.-
Nella stanza cadde un silenzio tombale. L'aria intorno ai due parve fermarsi, e Andronico cadde in uno stato quasi catatonico per pochi, ma per lui interminabili, secondi.
-Cosa...cosa dici?-
-Da qualche tempo ho perso sensibilità al braccio destro. I medici a corte mi hanno diagnosticato la lebbra. Non resterò su questo mondo ancora per molto, e nemmeno tu. Devo scegliere un erede.-
Infatti Manuele non aveva avuto figli maschi, e sua moglie era morta di malaria tre anni prima. Lui, dal dolore, non si era voluto risposare.
Perciò, per avere un erede diretto, aveva mandato in Occidente le sue due figlie, nella speranza di trovare un candidato al trono di Bisanzio.
Sua figlia minore aveva posto i suoi interessi in uno scapolo cattolico, veneziano, della dinastia Morosini.
La maggiore, invece, su un ungherese della dinastia Arpad.
-Dobbiamo portare nuovo sangue, nuovi modi di combattere. Solo così potremo portare l'Impero agli antichi fasti.-
-Sai come la pensano gli altri nobili sui Franchi. Li vedono come genti rozze e barbare, come li vedevano i nostri antenati, quasi seicento anni fa. Non accetteranno di buon grado questa scelta.-
Mentre stavano parlando, la campana del villaggio suonò.
-La messa vespertina è finita da un pezzo. Può essere che...-
pensarono entrambi, catapultandosi fuori.
Con orrore, si accorsero che un'infinità di torce erano accese fuori dalle mura di legno.
Gli arcieri miliziani si erano già appostati sulle mura, ma data la scarsa visibilità, non riuscivano il più delle volte a centrare il bersaglio, finendo come puntaspilli.
Manuele evitò una freccia vagante, la raccolse, la esaminò, e impallidì.
-Sono frecce... Qipciaq.-
-Quei bastardi pagani! Ho saputo che hanno attaccato anche i nostri alleati Vladimir, partendo da Olese. Giovanni, da Sardika, ha ordinato a Alessio Paleologo di preparare un esercito. Ora i cani sono venuti qui...-
-Dobbiamo combattere.-
-Ma sei forse impazzito? Saranno quasi 1800 uomini, noi ne abbiamo a malapena 500, se sommiamo alle nostre forze questi arcieri.
E' meglio fuggire, finchè siamo in tempo.-
Manuele guardò Andronico in modo biasimante.
-Ricordi quando a palazzo abbiamo studiato il Digenis Akritas, vero? Ebbene, disonoreremo la memoria dei nostri avi, la nostra cultura, e l'onore dei Romani se fuggiamo. Se dobbiamo morire, che sia qui, e adesso.-
Andronico rimase ammutolito. Manuele si girò, e con grandi falcate raggiunse la sua guardia già pronta.
Poco dopo il cugino si mosse e armò la sua, e quando entrambe furono pronte, uscirono dalle mura lignee.
I guerrieri Qipciaq, quando videro gli stivali porpora e l'aquila bicefala, rabbrividirono.
Il comandante cumano li rassicurò, sbraitando qualcosa in una lingua barbara ed incomprensibile. Manuele e Andronico, uniti come Ulisse e Diomede, si gettarono in una mischia furibonda.
Li, turbinii di spade e clangori di armature, zoccoli e nitriti di cavalli. A pieni colpi, di qua e di là si ammazzavano,e tagliavano continuamente tutte le via di fuga ai nomadi delle steppe.
Il massacro continuò da ambo le parti fino al tramonto, quando alla fine la testa del capo qipciaq rotolò al suolo.
L'orda si dileguò con la stessa velocità con la quale era arrivata, nella luce del tramonto.
Andronico, impetuoso e festante cercò Manuele per congratularsi e festeggiare.
Lo trovò poco distante da lui, nella penombra, silenzioso.
-Oh gaudio! Abbiamo vinto! Abbiamo scacciato gli odiosi pagani dalle nostre terre!- disse felice.
-Sia lodato...Dio...-
-Manuele? Cugino? Cosa...?-
-Guida...l'impero...-
Manuele cadde da cavallo e stramazzò al suolo.
Andronico si fece portare subito una torcia, e mandò a chiamare un medico.
Quando la torcia arrivò, assistette all'orrore più grande della sua vita.
Il corpo di Manuele era orribilmente mutilato del braccio destro e del setto nasale.
Quando il medico arrivò, fu ormai chiaro che la vita di Manuele era stata inviata al giudizio celeste.
Dio stesso sembrò disperato per la triste dipartita del monarca ormai leggendario, al che si mise a piovere terribilmente, con fulmini che parevano squarciare il cielo e la terra stessa.
Andronico cadde sulle ginocchia per lo sconforto, e pianse amaro, così come tutta la città, che dalla gioia per la vittoria era passata al lutto di una morte ingiusta, e immeritata.
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"Basileus Basileon, Basileuon Basileuonton"
"Re dei Re, Regnante dei Regnanti"
"Βασιλεύς Βασιλέων, Βασιλεύων Βασιλευόντων"

"Non c'è un cristiano, qui, disposto a prendersi la mia testa?"
-Costantino XI Paleologo, poco prima di spirare

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà."
-Detto della Prima Guerra Mondiale su Instanbul
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