Medieval 2 Total War
Discussione generale sul videogioco Medieval 2 : Total War
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L'impero del Mediterraneo

Ultimo Aggiornamento: 27/09/2015 01:12
22/08/2015 12:57
 
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La resa dei qaid (conti)...
1165 Tenes
Omar al-Hintati congedò l'ultimo rappresentante dei beni hassan con un sorriso e una forte stretta di mano. Appena fu uscito l'altro si buttò sul sofà e prese il boccaglio del nargihlè, prese una lunga boccata e soffiò fuori il fumo aromatico e speziato. Sapeva che non avrebbe dovuto fumare hashish, ma dopo una giornata di trattative aveva bisogno di rilassarsi. Era stata una giornata frustrante, zenata, lamtuna, tuareg e kutama avevano fatto molte promesse ma lasciato zero supporto materiale. Solo l'ultimo rappresentante dei beni hassan aveva portato truppe. Ora vicino alla città si erano accampati i junud delle guardie cittadine di Tlemcen, Tenes e Bajaia e le truppe del deserto: cavalleggeri armati di giavellotto, halqa e adath. In più a Rusad la guarnigione della fortezza era pronta a unirsi alla rivolta: shira, halqa e musharif. Il governatore di quest'ultima si era deciso ad unire le sue truppe alla rivolta.
Il suo pensiero vagò, reso leggero dall'hashish ai suoi figli. Il maggiore, Umar teneva la città di Tlemcen, mentre il minore Abu Yahar aveva preso Annaba e Tunis nel nome di Yussuf ma poi aveva ignorato ogni ordine sia del sovrano che suo. Sapeva che era molto amato dagli uomini delle sabbie, era il classico ago della bilancia. Il qaid si assopì nei fumi della droga...
Si risveglio di scatto, la bocca impastata, un forte mal di testa un forte senso di angoscia che percorreva tutto il corpo, un grumo ghiacciato alla base del plesso solare. La porta si aprì di scatto, entrò un messaggero del figlio con espressione raggiante: "Yussuf si è alleato con gli aragonesi! E per farlo ha ceduto loro Mayurca!!!"
Omar non credette alle sue orecchie, ora aveva un forte leva per aizzare gli altri capi tribù contro l'amir. Sfregandosi le mani decise che avrebbe forzato i tempi, voleva mettere tutti davanti al fatto compiuto: la rivolta sarebbe iniziata subito. Prese una pergamena e vergò vari ordini. Poi si rivolse al messaggero: "qui c'è l'ordine per i junud accampati qui fuori, devono partire, unirsi alle forze di Abu al-Ala a Rusad e bloccare lo stretto di Gibilterra". Il messaggero si inchinò e corse fuori per portare gli ordini del capotribù degli Hintati.

1166 Tenes
Omar era estefatto, paralizzato dallo stupore e dalla rabbia. Era si era appena svegliato, quando due mustarib avevano sfondato la porta dei suoi appartamenti privati e lo avevano disarmato. Si massaggiò la testa, sforzandosi di capire cosa fosse successo, gli ultimi ricordi legati alla trance data dalla droga. Alle loro spalle c'erano tre delle sue guardie riverse per terra in un lago di sangue. Prima che potesse aprir bocca per protestare vide entrare Yussuf al-Hargai in assetto da battaglia. Estrasse la lunga scimitarra appartenuta al padre e lo colpì con l'elsa al cranio. Una cometa multicolore esplose nel cranio di Omar seguita dalle tenebre.
Si risvegliò sulla piazza cittadina, circondato da cavalleggeri Kutama e mustarib. Al centro della piazza, in ginocchio e con le mani legate dietro la schiena, stava suo figlio maggiore, Umar. In quel momento salì sul palco Yussuf, scortato dai suoi mawali e da Abu al-Ala. Omar digrignò i denti e gridò insulti al qaid di Rusad, un brutale colpo all'addome inferto con una lancia gli tagliò il fiato, riducendo le grida a un rantolo strozzato.
Yussuf prese parola: "io, Yussuf al-Hargai, amir di tutti gli almohadi, condanno Umar al-Hintati a morte. È stata provata da testimoni la sua colpevolezza: ha incitato alla rivolta, complottato contro l'unità del regno e riunito l'esercito senza in consenso dell'amir. La sentenza verrà eseguita per decapitazione." Umar si mise a urlare frasi sconnesse, parlò di tradimente, di eresia e di follia, cercando di divincolarsi dalla stretta di due soldati. I due lo costrinsero a posare il capo sul ceppo, al loro fianco Yussuf alzò la scimitarra e la calò. Omar vide la spada farsi lampo, vide alzarsi al sole lo schizzo di sangue quando la lama, con un rivoltante suono umido, colpì il collo del figlio. La testa cadde a terra, mentre le carotidi recise pompavano schizzi di sangue sempre più deboli. Le gambe ebbero un ultimo debole spasmo, ricordo di vita di nervi ormai morti...
Yussuf scese dal podio, la spada ancora grondante del sangue di Umar e si fermo davanti al capo tribù: "Appena Abu al-Ala mi ha avvertito sono sceso in Africa da Ishblya, ho annientato i tuoi Junud vicino Fez. Ho dovuto cavalcare giorno e notte ma sono riuscito a sorprendervi entrambi."
Omar cercò di sputare verso l'amir, come ricompensa un pugno corazzato gli ruppe le labbra e parecchi denti.
Yussuf riprese a parlare: "Ti do una scelta, più di quanto avresti offerto a me a ruoli invertiti. Puoi salire con me sul palco e mettere il collo sul ceppo dove è morto tuo figlio oppure prendere la guida del mio esercito e andare a annientare quel che resta dei tuoi uomini accampati a Bejaia."
Omar sputò un grumo purpureo, saliva, sangue e frammenti di denti, e rispose "quelli sono i miei uomini, mai potrei combattere contro di loro, hanno la mia parola e io il loro giuramento".
Yussuf sorrise: "immaginavo avresti scelto questa via. Ma a me non va bene. Se non massacrerai i tuoi uomini porterò qui Abu Yahar e la dinastia degli Hintati si estinguerà. Hai un giorno per decidere. Dimenticavo, quella contro i ribelli dovrà essere la tua ultima battaglia." Detto ciò Yussuf si girò, fece cenno ai suoi soldati di portare via il ribelle e ignorando insulti e accuse lasciò la piazza.
[Modificato da RatMat 22/08/2015 14:00]



La morte verrà all'improvviso
avrà le tue labbra ed i tuoi occhi
ti coprirà di un velo bianco
addormentandosi al tuo fianco
nell'ozio nel sonno in battaglia
verrà senza darti avvisaglia
la morte va a colpo sicuro
non suona il corno nè il tamburo
[...]
Guerriero che in punta di lancia
dal suolo d'oriente alla francia
di stragi menasti gran vanto
e tra i nemici il lutto e il pianto
di fronte all'estrema nemica
non vale coraggio o fatica
non serve colpirla nel cuore
perché la morte mai non muore
non serve colpirla nel cuore
perché la morte mai non muore
"la morte" Faber


cavalieri che in battaglia ignorate la paura
stretta sia la vostra maglia
ben temprata l'armatura
al nemico che vi assalta
siate presti a dar risposta
perché dietro quelle mura vi si attende senza sosta
"fila la lana" Faber
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