Post fallimento

BinghamTerun, 30/06/2015 11:57:

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Il discorso di Pessina secondo me va visto in maniera diversa ;

siccome si erano fiondate diverse squadre di Serie A (non sono Milan e Inter), per anticipare la concorrenza Galliani ha offerto dei soldi ai curatori che ovviamente hanno accettato al volo.

Non è ne un offerta ne quant'altro è stato semplicemente un modo per prendersi il giocatore.
La colpa non è ne di Galliani ne di Pessina, semmai è dei curatori che da morti di fame accettano proposte del genere!

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Gianlupo De Lupi, 30/06/2015 12:38:

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Vi faccio notare che il monte rimborsi (non stipendi sono dilettanti e c e' un limite federale ai rimborsi) di alcune squadre di D (una ha fatto anche i play off) non superava i 290,00 euro... compreso lo staff.
Non capisco perche vengon sparate cifre a caso !

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monzaxsempre, 30/06/2015 16:21:

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piccola riflessione personale:

in una società sempre più globalizzata e interconnessa gli italiani sono sempre più egoisti e pensano solo ai loro orticelli
infatti non a caso in serie A aumentano gli investitori stranieri e nelle categorie inferiori si fallisce o non ci si iscrive
se una volta un imprenditore, oltre che agli interessi personali, si metteva in gioco per valori genuini di condivione con i concittadini oggi è tutto tramontato anzi deriso
il calcio non serve più a farsi pubblicità bastano internet e un buon ufficio marketing

addio monza!

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TifosodaBG, 30/06/2015 17:37:

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Assolutamente in disaccordo.
Il calcio non è mai stata una questione di immagine.
I presidenti "mecenati" sono stati davvero pochi, pochissimi, direi quasi nessuno tranne qualche illuminato di decenni fa.
Nemmeno i tanti decantati Rozzi, Anconetani o simili. Tutti i presidenti che spendevano e spandevano hanno sempre avuto dei ritorni economici e non solo di immagine. Prendiamo ad esempio il "nostro" Giambelli.Non parliamo dei precedenti, il calcio già degli anni 80 era molto diverso da quello precedente, figuriamoci da quello attuale.

Ora è il calcio ad essere diverso e non gli imprenditori. Ora è più difficile fare business, in generale, figuriamoci nel calcio dove le truffe sono all'ordine del giorno, dove i faccendieri sono sempre dietro l'angolo, dove figure come i procuratori fanno il bello e cattivo tempo all'interno delle società, dove i diritti televisivi coprono d'oro qualcuno e lasciano a secco qualcun altro e potremmo continuare per ore. Insomma, il calcio è cambiato ed il business si fa in due modi, investendo molto nel settore giovanile o investendo molto in intrallazzi. La prima maniera è quella più tradizionale ma forse meno remunerativa in tempi brevi e comunque non sempre accontenta la piazza, la seconda è la più veloce ma anche la più effimera. Purtroppo molte società perseguono più la seconda che la prima, da qui il peggioramento della situazione.

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