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"Aiutatemi Io Devo Sopravvivere"

Ultimo Aggiornamento: 02/12/2014 18:56
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Sesso: Femminile
30/11/2014 10:59
 
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Mi chiamo Dexter.
Ho dodici anni.
E ho l'AIDS.


Circa un anno fa, ero in macchina con mia madre.
Eravamo fermi ad un semaforo.
Un camion non ci ha visti.
Ci è venuto addosso, dalla mia parte.
Non credo di aver mai provato tanto dolore in vita mia.
Me ne stavo lì, sull'asfalto, con pezzi di vetro ovunque, dentro di me.
Ero lì, disteso a coprire il mio sangue, e non riuscivo a piangere.
Prima di perdere i sensi ricordo solo il suono acuto della sirena dell'ambulanza farsi sempre più vicina.
Poi il buio.
Quando mi sono svegliato, in ospedale, ero convinto che i medici mi avessero salvato.
Mi sbagliavo.
Mi avevano fatto una trasfusione di sangue, perchè ne avevo perso troppo, nell'incidente.
Grazie a ciò mi hanno permesso di continuare ad esistere.
Ma allo stesso tempo hanno firmato la mia condanna a morte.
Quel sangue era infetto.
Ho contratto l'AIDS.
E adesso è un anno che convivo con esso.
Ho iniziato ad accettare il fatto di essere malato, con il tempo.
Ma tutt'oggi ancora non è facile.
A volte mi sveglio nel bel mezzo della notte, con la febbre che mi divora e mi fa soffocare.
Mi sembra di essere solo, lontano miliardi di anni luce da tutti gli altri, abbandonato a me stesso.
Rinchiuso in un labirinto in cui non c'è via di fuga, nessuna soluzione.
Solo buio e silenzio e solitudine.
Sento mia madre piangere, quasi ogni giorno.
Lei ha solo me, al mondo.
Ed io ho solo lei.
Non sopporto l'idea che stia male per me, per colpa mia.
Ma la cosa peggiore sono le prese in giro dei miei coetanei.
Quando mi vedono mi tirano addosso terra, foglie e spazzatura di ogni genere.
Mi chiamano "checca", sostengono che io sia omosessuale ed è per questo motivo che, secondo loro, ho contratto l'AIDS.
Ma non sanno un bel niente.
Non capiscono nulla.
So che dovrei ribellarmi, spiegare loro come stanno in realtà le cose, dire che sono stato semplicente sfortunato, ma non ce la faccio.
Non ci riesco proprio.
Ed allora me ne sto zitto, ma dentro soffro, terribilmente.
Non ho perso la voglia di vivere, però.
Mai, neanche per un singolo momento, dal giorno dell'incidente.
Amo troppo questo mondo, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, per desiderare di abbandonarlo.
Per tale motivo, lotto ogni giorno.
Contro la malattia, contro la morte.
Però non ce la posso fare, da solo, ne sono consapevole.
Qualcuno mi dovrebbe aiutare.

Quando mi hanno detto che avevo l'AIDS, i dottori mi hanno spiegato che esso è un acrostico che sta per "Acquired Immune Deficiency Syndrome".
Ma io non la penso così.
Per me significa "Aiutatemi Io Devo Sopravvivere".
E' quello che voglio.
L'unica cosa che desidero.
E sono sicuro che, prima o poi, qualcuno troverà una cura alla mia malattia.
Deve essere così.
O, almeno, lo spero.
Prima che sia troppo tardi.
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Email Scheda Utente
02/12/2014 18:56
 
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Qui
non ho parole.
Vorrei che questo brano lo leggessero in tanti.
Grande capacità di immedesimazione.
Se in poesia penso tu debba limare, sintetizzare, ammorbidire, evocare, suggerire, dire di meno per permettere al lettore di cogliere sfumature nascoste,
i testi in prosa /prosa poetica sono la tua cifra.
In questo, l'emozione/commozione mozza il fiato.

[SM=g27811] [SM=x142873]


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