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CRONACHE ANTAIR

Ultimo Aggiornamento: 07/10/2014 18:37
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Sesso: Femminile
07/10/2014 18:35

} . { Gli Artisti di Avalon } . {






In una notte qualsiasi di Barrington, tra le luci spente di questa cittadella, il Gran Maestro d'Accademia di Avalon, ser MacElf, varcava con la sua lince, Astrid, l'ingresso della torre Arcana. In quella notte si sarebbe parlato di Arte, della bellezza intrinseca oltre il velo delle cose.
Che colore ha la vita d'artista? Quali voli pindarici insegue la loro anima colorata sotto una pioggia battente? Solo ad ascoltarlo ho viaggiato nella sua vita e in quella parte di storia che egli ha voluto raccontarmi, cosicché questo momento non possa andar perduto, un'emozione rimane sollevata ed io farò in modo che essa non cada.
Molti anni fa ormai passarono dal suo arrivo, egli è un mezzelfo, quindi per lui il tempo non conta...ma la sua lince era un cucciolo, forse una decina di anni potrebbero esser passati... In quel tempo Barrington non era ancora governata dal Caos, ma ugualmente questa era razziata e le sue vie non erano affatto sicure. A capo degli Artisti di Avalon vi era milady Elivyan che, in seguito, divenne la mentore dell'attuale Gran Maestro.
L'Arte all'epoca non era ancora espressa e divulgata ai massimi livelli, gli unici che si facevan promotori d'essa eran gli artisti insieme alle "muse".

Prima di milady Elivyan il capocongrega fu ser Simphony, mai conosciuto purtroppo dal nostro Maestro, dopo Elivyan succedette la sua amata consorella milady Sydia ed infine il Gran Maestro MacElf.

Una persona in particolare veniva menzionata dalle sue labbra, colei che gli parlò degli Artisti, ella era una musa, una musa che divenne la sua ispirazione.
All'epoca le muse si occupavano dell'Arte nella forma anche del canto, della danza e continuavano spesso ad essere fonti di ispirazione per il Gran Maestro.
Malgrado ciò le muse scomparirono, come la loro congrega da queste terre, abbandonandole. Milady Star Light fu l'ultima loro guida.
Elle rifiutarono l'accoglienza nella gilda degli artisti, egli sostiene che vi furono incompresioni e problemi con il governo dell'epoca.
Dimoravano nella Torre dei Sospiri...un luogo peculiare e adatto a loro.
Ho chiesto al Gran Maestro chi tra gli artisti che egli ha potuto conoscere quali si fossero profondamente distinti, egli così rispose, regalandomi un canovaccio di nomi non indifferente.
Per primo egli nominò lady Yvonne, forse una sua possibile idea di successione come capocongrega degli Artisti, affidabile e talentuosa. Nel campo musicale, il suo preferito, cita alcuni in particolare...ma uno su tutti ha saputo tenergli testa, confrontandosi ogni giorno, facendo diventare MacElf quello è oggi, ser Kalor. Nello stesso campo vengon ricordata lady Exaura e lady Miriel.

Nel campo poetico, lady Cytraul e lady Elisa e l'ineguagliabile ser Nahmanen, poeta.
Nel campo pittorico, lady Lullaby e l'odiena e magnifica pittrice lady Sybil.
Per quanto riguarda le opere teatrali, una fenomenale coppia si è distinta nel tempo, essi furono ser MacStar e ser Maskad, due veri furfanti e geni del teatro a sentir parlare loro il Maestro.
Ma tutti coloro che sono passati dall'Accademia han lasciato il loro segno, la loro arte e quella visione sottile che li ha differenziati l'uno dall'altro, sviluppando l'arte anche come disciplina, creandola e amandola facendola diventar centro perfetto delle loro vite, cambiando la loro vita per essa.
Infine ad una domanda difficile da parte mia, che cosa egli ha portato di diverso e di nuovo rispetto al passato,mi ha scandito un'idea precisa di ciò che per il Gran Maestro è l'Arte...

"L'arte non è soltanto la rappresentazione finale di un'opera ma è tutto quello che ci circonda e che ci fa crescere artisticamente ogni giorno apprendendo da tutto e tutti"

Io non ho altro da aggiungere.


§Antair Studiosa Arcana§

{{//Il manoscritto è conservato all'interno di una piccola fessura doppia e segreta, dello scaffale del mobile centrale in Biblioteca. Non è alla portata di vista. Antair cercava un luogo "segreto" per conservare e nascondere la pericolosità e il rischio elevato di tali informazioni.}}






Mi ritrovo a scrivere da sola, nella Biblioteca Arcana, dopo che il tramonto e il suo astro hanno già trovato riposo oltre le acque del lago, oltre ogni confine che io possa vedere. La torre è silenziosa in questo momento...ma mi chiedo quanto possa essere sicura...
Mi accingo a scrivere di un incontro avvenuto qualche notte prima, quando la luna, Selene, era al massimo del suo splendore, quando ella era piena ed illuminava maestosa una cittadina oscura.
Le notizie che andrò a trascrivere per amor di conoscenza e di sapienza non mi sento di tenere segrete, ma non potrei nemmeno urlarle ai quattro venti per il mondo...allora decido di scrivere, di annotarle sperando che un giorno chiunque sappia, sperando anche che, queste informazioni, siano ben utilizzate e che finiscano nelle mani e nelle bocche giuste.
Un elfo dagli occhi castano fuoco e il crine corto, dalla corporatura massiccia e forte, muscolosa, tatuato in parecchie zone del corpo, arrivò in tarda ora a bussare alla lignea della nostra torre. Si presentò con il nome di Rashin Kovask.
Egli è un cacciatore di creature oscure, mostri della notte, esperto di razze oscure. Giunse in cerca di parecchie informazioni, in cambio mi sciolinò altrettante notizie su questo genere di creature di cui io stessa non ne conoscevo l'esistenza. O forse credevo, fino a quella notte, che tuttò ciò fosse leggenda. Mi sbagliavo. E di grosso.
Messer Rashin quindi iniziò con alcuni quesiti, ma soprattutto mi domandò chi governasse queste terre e come fossero in rapporti i dominatori di Barrington con le razze oscure... Chiaramente quella notte non ebbi alcuna notizia utile per lui. Oggi sò che qualche "strana razza" c'è nelle file del Caos e che qualche strano rapporto c'è con il Caos. Ho iniziato quindi una sorta di "cerca" ma ho paura nel portarla avanti...è troppo rischiosa per me ma come per chiunque...
Continuò a descrivermi le sue cacce e artigli e zanne portava appesi al collo come trofei di queste creature sconosciute alla mia vista.
Parlò ancora spiegandomi come questi esseri abbiano alleati anche umani e che egli stesso si trovava qui per far chiarezza su alcuni delitti avvenuti alla bettola, delitto che si pensa sia stato partecipe anche uno di questi mostri.
Mi mise a conoscenza del fatto che quando la luna è piena i mostri ibridi, come i lupi mannari, riemergono più del normale e il loro potere aumenta a dismisura e che si pensa abitino luoghi come le foreste e in modo particolare la maggior parte di loro popolino il Bosco oscuro ai confini di Barrington. I lui mannari sono mezzi uomini o forse sarebbe meglio dire mezzi lupi, tramutano quindi in lupi enormi e fortissimi, gli stessi lupi temono la loro presenza. Essi sono interamente ricoperti di pelliccia.
Elencò anche zombie, Darkgul, di quest'ultimo, vista la decomposizione del luogo boschivo, si pensi ve ne siano proprio nel luogo boschivo, come gli stessi zombie, se ne potrebbe accertare la presenza a causa della puzza che lì si respira e si emana.
Altra razza, Elfi oscuri, meglio conosciuti da pochissimi come Drow. Essi mi è stato detto dall'altra fonte, hanno occhi rossi e capelli bianchissimi mentre la loro pelle è nera. Lo stesso Rashin portava legata alla cinta una bisaccia di pelle scura, era pelle di Drow.
I Succhiasangue, vampiri...temono la luce dle giorno, soprattutto i giovani, nelle ore di luce riposano o fanno ritorno nelle loro "bare" così ha detto l'elfo.
Tant'è che l'oscurità è alleata delle creature oscure, al contrario lo è la luce. Non tutte le luci sono uguali. Qui parliamo del giorno. Sono esseri notturni che quindi detestano il giorno, la luce del sole.

Questo è quanto io ricorda al momento. Tutto ciò che ho potuto vergare.
Nel momento in cui vi saranno altr informazioni tenterò, senza paura, di trascriverle.

Ora è tardi, la notte è fonda.Entra aria di gelo dalle fessure alle finestre. La fammella del mio scrittoio si è spenta.


{ Antair si alzerebbe dalla seduta, arrotolando la pergamena e nascondedola in quel piccolo spazio nel legno dello scaffale. }



{Ci sono le fiammelle accese sulle pareti in biblioteca. Il rosso del fuoco scivola sui muri e arriva tra le parole che la Suprema verga con cura. Il rosso delle fiammelle... o sangue della trama.}





Ci sono sempre due parti, due esatte metà, una riempie lo spazio dell'altra. Una è sacra l'altra vive di ombre e di oblio. La notte e il giorno, la luce e il buio. Non vi sono speranze, oppure ve ne sono sempre troppe. Nella notte può succedere qualsiasi cosa, qualsiasi pericolo potrebbe arrivare da dietro le spalle, incastrarsi nella pelle, rubare la vita. Togliere la dolcezza dalle ciglia. Una donna è stata rapita. Non da Barrington, no... è stata portata via dall'Isola di Avalon, in una notte sacra, sotto l'occhio della Triade, ferita e strappata per sempre alla sua pace. Anahita. Un nome che ha marchiato entrambe le sponde, entrambe colpevoli di qualcosa, questa volta e per sempre. Una notte è stata sufficiente.
Chi si è fatto portavoce di questa narrazione è colui che l'ha amata e continuerà ad amarla. Il suo nome è Nolhan, oggi postulante Druido, dedito all'equilibrio e alla dea madre. Un uomo non incline alla violenza o all'uso delle armi.
Ogni cosa nasce al tavolo di una locanda, quando ogni serenità viene spezzata dall'antagonista, da chi non si farebbe scrupoli a straziare o a vincere qualcosa su un campo sterile. Nolhan e Anahita erano proprio a quel tavolo, quella notte, il Destino li invitò a sedersi accanto a lui, ad aspettare che un qualsiasi Fato decidesse il loro intimo giro di boa. L'uomo... colui che arriva spezzando la vita e la pace, viene inviato sotto incarico dal Caos di Barrington, un uomo che decide di mettere anch'egli il suo Destino alla mercè di un qualsiasi Fato. Un uomo che oggi si è macchiato di un crimine e che vive sotto la luce nera del Caos stesso. Quest'uomo, di cui attenderò a trascriverne il nome, con alcuni espedienti, così come mi è stato narrato dal postulante, forse, avrebbe avuto l'idea di avvelenarli, invitandoli a bere qualcosa di non meglio conosciuto. I due innamorati non accettarono nulla, nè il bere nè forse le false cortesie dimostrategli. Ma il Destino quando vuole gioca bene la sua parte e per l'uomo mandato dal Caos, era la notte fortunata. Nolhan abbandona Anahita al suo Destino, ora un altro e diverso. Non sappiamo cosa sia successo tra lei e il suo rapitore. Ciò che sappiamo è che Anahita scompare. Scompare nel nulla, in una eterna notte d'estate di Avalon. Trasportata fuori dalla sacra isola... e senza nessuno che si fosse davvero accorto che una donna come tante, come sarei potuta essere io stessa... viene portata via dalla sua casa. Nolhan si accorge presto che la sua metà non è più un respiro su quella terra sacra... e allora decide di cercarla, di non darsi per vinto. Ma di Anahita più nessuna traccia, più nulla di lei. Cade il dolore, l'amarezza, il senso di colpa. La paura. Tornano i conti con sè stesso, come quel giorno di tanto tempo fa, come oggi mentre egli mi racconta. Potremmo ipotizzare che Anahita fu trattenuta dal Caos, o chissà dove e per chissà quali motivi, questo intenderò scoprirlo. Ma la storia prosegue. Non possiamo fermarla, non è questo il mio compito. Oltre a proposte di riscatto in rocca pubblica alla quale mai nessuno pare si sia preoccupato di rispondere, in un'altra notte, una notte in cui altro Destino e altro giro giocano le loro carte, Nolhan viene colpito da un oggetto, un oggetto che pareva magico e infuocato, con una scritta perfetta e indirizzata ad egli solo. "Con questa Tu la Salverai!". La scritta era forgiata come fuoco incandescente su di un pomo dorato. Una mela... la mela è il simbolo dell'Isola di Avalon. Era un speranza? O lo stesso Destino si burlava di lui. No, ma Nolhan l'ha amata e l'amava così con quella stessa mela dorata corre da chi sull'isola ha il compito di proteggere i suoi fedeli e gli abitanti, di chi la stessa terra sacra difende. I cavalieri di Avalon. Nomi, nomi che segnerò, si sono resi poi protagonisti di vane speranze. O illusioni? Non sta a me giudicare. Ser Valstaf, Ser Gianpher, Lady Khaleina, ecco i Cavalieri che non partirono mai dalla terra sacra, in nome di quell'ideale, di quella protezione che si reclama da costoro. No, la storia parla chiaro, questi uomini e donna non fecero nulla per scoprire dove fosse tenuta prigioniera la giovane, no, non si preoccuparono di salvarla dalla morte. No. Non successe nulla. Il Destino gira, e continua a girare e a sfiorare le vite di tutti. Un altro nome, un nome che una volta non mi avrebbe detto nulla, ma oggi, mi spiega tutto. Nolhan lo incontrò e fu quel piccolo uomo, nano, a fare la fortuna. Darlin, o meglio conosciuto come Re Darlin. Questo nostro eroe per altri motivi di cui non sono a conoscenza o per bruschi vuoti nell'andamento della narrazione, riportò Anahita dal suo amato. Il Caos, l'ha rilasciata ad un nano? Perchè? So che per ovvi motivi di sopravvivenza in queste terre, ci fu poi una tregua tra isola e terraferma... ma sono ipotesi. La nostra trama quindi continua a dirci che in un'altra notte da quella in cui venne rapita, Anahita tornò tra le braccia di Nolhan e più fedelmente nelle braccia dell'isola e nell'affetto della sua più cara amica, lady Blackwitch. Ella era quasi morta, con un taglio netto sulla spalla ad altezza collo. Morta eppure viva. Venne condotta al tempio della Dea e sotto le amorevoli cure delle figlie della Triade si riprese e continuò a vivere. Fu ella stessa a raccontare ogni cosa della sua vicenda nefasta. In presenza di un guardiano, maresciallo a quel tempo, ser Sandmar, decise così di denunciare l'uomo che la portò via da quel tavolo. L'uomo incaricato dal Caos di rapire Anahita si chiama Karvas. Un uomo che oggi vanta l'effige di Campione del Caos. Così, sull'isola questo caotico è ricercato per rapimento e tentato omicidio. Ogni cosa parrebbe però non finire, non terminare. Il nulla dei fatti alla fine. Karvas è libero di calpestare il suolo di Barrington, mentre Anahita non è più un'anima felice dell'isola. Ella scappò. Forse perchè non per tutti è facile ricominciare, ricominciare a vivere nello stesso posto in cui le avrebbero strappato tutto. Ad Anahita è stata strappata la serenità, la vita a metà. Il dolore, malgrado il futuro, malgrado queste verba scritte nere su bianco, che non le rendono ciononostante la Giustizia che merita . Parole scritte, vere, che hanno inevitabilmente il sapore del Male, della scelleratezza, della follia umana. Che non spiegano nulla ma che, in fondo, dicono tutto. E' un fatto tuttavia, un fatto accaduto su queste terre. Questa cronaca rimane a disposizione di nuove vicende, di nuovi ampliamenti. Se ve ne saranno l'aggiornerò io stessa. Il Destino ha avuto un ruolo peculiare in questa vicenda. Una vicenda che par essersi conclusa più per mera fatalità che per ovvie capacità diplomatiche. Le due terre entrambe colpevoli, colpevole è Barrington e il Caos per aver osato sfiorare una fedele della Triade e colpevole è Avalon per non essere stata in grado di proteggere la bellezza della sua terra... che sembra sempre di più derubata dal suo incanto.


Lady Antair Merrier
Suprema Conoscitrice Arcana




{ La pergamena giace insieme agli scritti Arcani, nello scaffale della libreria in biblioteca Arcana. Arrotolata e preziosa. }

Per gentile concessione di Lady Emerod




Suprema conoscitrice arcana,
Lady Antair,

Quanto vi sto per narrare in questa pergamena vi rivelerà molto sulla mia storia passata e sull’armata delle fiamme guidate dall’elfo oscuro noto con il nome di Sayler. Queste verita’ sono state elargite solo a poche fidate persone, quindi quanto vi sto per rivelare dovrà rimanere tra voi e me. Nessun’altro dovra’ mai leggere ciò verrà qui vergato solo per voi in questa fredda notte barringtoniana.

Tutto ebbe inizio nel lontano regno di Avantaris, locato nelle terre meridionali d'Europa, regno in cui l’utopia della convivenza pacifica di tutte le razze conosciute era ormai divenuta realta’. Gli elfi avevano le loro cittadine nei boschi, i nani vivevano nelle città sotterranee e sui monti, gli umani nelle città delle immense pianure e i mezz’elfi un po’ ovunque. Elfi, nani, mezz’elfi e umani vivevano tutti sotto uno stesso stendardo senza discriminazioni e nel rispetto assoluto di tutte le razze, le quali cooperavano tra loro garantendo un clima di pace, tranquillità e prosperità per il regno, nonostante le forti diversità esistenti. Tutto questo, pero’, ha destato le invidie di molti regni vicini, nonché attirato le mire espansionistiche di questi.

All’epoca degli accadimenti che mi portarono ad approdare sulla magica isola di Avalon, avevo poco più di 23 anni. Mio padre, Gustaf Edmond II, e mia madre, Iridal Marit Sofia I, guidavano il regno saggiamente con infinita bontà d’animo, affiancati dall’importante figura del saggio consigliere Paithan Quindinniar, un elfo, che era anche il mio precettore.

A quei tempi ero una giovane rampolla spensierata che si dedicava a studi culturali con il suo precettore e veniva addestrata all’uso delle armi bianche da un giovane e baldo capitano delle guardie reali. Tra me è il giovane uomo d’arme nacque un sentimento forte, o almeno questo credevo.

Non dimenticherò mai il giorno in cui mio padre mi comunicò la triste notizia di essere stata concessa in sposa a un giovane principe drow, un certo Sayler. Le nozze combinate erano state richieste dalla matrona drow del regno confinante e in cambio non avrebbe invaso il mio regno risparmiando la popolazione di Avantaris. Mio padre non poté far altro che accettare cotale pretenziosità e costringere me a rispettare la sua decisione. Io ero disperata e non sapevo cosa fare. Ero combattuta tra il dovere verso il mio popolo e l’amore per il mio capitano. In più occasioni vidi la matrona drow nel mio palazzo scortata dalle sue guardie munite di un’armatura fatta con scaglie di drago: ella stava stipulando con mio padre gli ultimi accordi prematrimoniali. Non potrò mai dimenticare quelle armature così particolari nella loro forma.

Ormai mancava poco più di un mese alle nozze, ma io dovevo seguire il mio cuore e non potevo sposare una creatura effimera come Sayler. Paithan, che mi voleva bene come un padre, decise di alleviare il mio dolore e aiutarmi a fuggire. Mi diede le indicazioni per giungere ad Avalon dove sarei stata al sicuro, lontana dalle grinfie dei drow. Il mio amato avrebbe dovuto raggiungermi, ma così non fu mai.

Mi trovavo lungo i confini del regno quando mi giunse una diceria, secondo cui il mio amato capitano era fuggito da Avantaris assieme a una bellissima drow. Non diedi addito a ciò e feci male. Viaggiai per molti giorni e finalmente raggiunsi queste magiche terre. All’oto mi giunsero altre notizie a conferma della fuga del mio amato con la drow. Allora capii, il mio amato e la drow erano amanti. Il mio cuore si spezzo. Soffrii e poi mi rialzai sulla mie gambe. Iniziai a costruirmi una nuova vita nell’anonimato, abituandomi alla dura vita di un comune cittadino, ma poi il mio passato mi raggiunse anche qui, scovandomi.

Una sera mi trovavo alla bettola quando entrò un messaggero giunto dal mio regno. Mi riconobbe subito. Si avvicinò a me e mi comunicò la triste notizia dell’invasione drow nel mio regno che comportò un concatenamento di tristi notizie: mio padre condannato a morte con il taglio della testa e mia madre torturata e uccisa con crudeltà. Il mio precettore Paithan era riuscito a fuggire dal regno con le sue figlie e or non so ove si rifugia, ma per grazia della dea s'è salvato.

Improvvisamente il messaggero cadde a terra morto avvelenato, proprio davanti ai miei occhi.
Io incauta stavo per bene della birra da un boccale appena servitomi, ma l'armigero del caos Hama mi fermo. Debbo ringraziare questo caotico per non essere finita a giacere accanto a quel cadavere. L'assassino del messaggero fu trovato morto nelle scuderie della bettola. Questa era stata una minaccia diretta alla mia persona.Tutto iniziò a diventare più chiaro e nitido. La causa scatenante di tutto fu la fuga del capitano con la drow, a mio dire probabile compagna di Sayler. Speravo che quello sarebbe stato un unico evento e di poter proseguire con la mia vita, lasciandomi alle spalle anche il mio regno ormai defunto e schiavizzato, ma non fu così.

Diversi mesi dopo ci fu un incendio nella foresta di luce. Andai ad indagare e un giovane messere mi fu d’aiuto. Le acque del fiume che attraversano la foresta erano stata avvelenate in qualche modo e il veleno aveva sterminato vegetazione e animali. Nulla era più commestibile. Poco tempo dopo l’incendio e in fine il grande sonno.

Il baldo cavaliere che mi fu d’aiuto, riuscì a risanare le acque del fiume e del lago delle bianche betulle. Sul fondale del fiume scovò un cadavere mezzo putrefatto sul cui petto vi erano le effigi di Barrington e nella cintola aveva delle ampolle. Era palese per me che quel cadavere non era un barringtoniano. Lì iniziò a nascere la mia preoccupazione che il passato da lì a poco mi avrebbe travolto. Il mio caro amico Darlin, re dei nani, mi disse che i responsabili dell’incendio erano nemici esterni alle nostre terre e le mie perplessità iniziarono a prendere forma. Grazie alle sacerdotesse, che intervennero il giorno dell’incendio, scoprii che un cavaliere dei draghi fu presente in tal occasione. Cercai il draconico, lo trovai e scoprii che i responsabili dell’incendio nella foresta di luce indossavano delle armature fatte con squame di drago. Lì ebbi una prima conferma dei miei dubbi, che poco a poco divenivano certezza.

Durante il mio indagare, recuperai un campione delle acque avvelenate. I veniferi le analizzarono e solo di recente ho avuto conferma di quale veleno fosse stato utilizzato: la Chisolwe. Questo veleno è uno dei veleni più potenti esistenti al mondo, prodotto con tecniche alchemiche avanzate e tutt'ora ignote, il cui composto principale comprende funghi e mucillagini. Una sola goccia è letale se concentrato, ma diluito con acqua di fonte dava un progressivo avvelenamento. L'unica cosa che poteva curarla una pianta rara e magica che ingerita, oltre a dare forza ed energia al corpo, lo rende immune alla Chisolwe.

Ormai i tasselli avevano trovato il loro posto, infine l’armata delle fiamme fece la sua comparsa in queste terre. Il nefasto evento mi fu confermato dal caro amico Darlin in occasione del mio ricovero al Sanitarium per una lussazione alla spalla. La vicenda s’è fatta dura e la guerra non può essere evitata in alcun modo. L’armata delle fiamme è potente e temibile. Ove lei passa tutto brucia e muore. Tempo addietro ho allontanato il mio canide, Arock, da queste terre affinché trovasse Paithan il quale potrebbe avere una soluzione e darci un aiuto contro il nemico, ma ad oggi non ho alcuna notizia in merito. Il tempo stringe e la guerra incombe milady.

Sayler mi ha cercato dicendo di volermi sposare e che io l’ho abbandonato, ma la verità è un’altra. Sposando me diverrebbe legittimo erede al trono di Avantaris e poi mi ucciderebbe senza scrupoli. Da quanto so, nel mio regno, ci sono gruppi di ribelli che resistono con coraggio al domino drow e sperano in un mio ritorno per riportare pace e prosperità nel mio regno. Se lui mi uccide, il mio popolo perderà ogni speranza di salvezza, le razze che da secoli convivono si sentiranno persi senza una guida forte in cui sperare per la loro salvezza e le faide tra di loro si acuirebbero a tal punto da spingerli a combattersi, facilitando il nemico. Dalla mia sopravvivenza dipende la sopravvivenza e la speranza di un intero popolo. Sono l’ultima della mia stirpe. Se io morissi sarebbe la fine, anche se per il mio popolo resterebbe un ultimo barlume di speranza: la successione al trono di Paithan Quindinniar.

Ora Sayler a visto le beltà di queste terre e temo che se anche riuscisse nel suo scopo principale, non lascerebbe queste terre. Orami le vuole fare sue e schiavizzarle. L’unica speranza è che l’esercito dell’isola delle mele si unisca contro il nemico comune. Prego ogni giorno affinché la dea ci conceda il suo aiuto e la sua forza contro questo nemico. Qualora dovessi ottenere altre informazioni in merito agli eventi dell’isola, sarà mia cura avvisarvi milady.


Emerod Naga Calliope
Principessa di Avantaris
Ultima capostipite di una lunga dinastia.


{ La pergamena giace... pregna di parole, parole ancora da svelare, sullo scrittoio della Suprema... Dopo la sua stesura verrà arrotolata e conservata nell'apposito scaffale dove riposano, pacati e terribili, gli scritti degli Arcani. }



Sono le origini, l'inizio, le parole espressa da Ser Cochito che, in quella notte oscura, oltre a donarmi il Medaglione del Drago, mi rivelò la Genesi, la nascita, quindi di questa terra. La terra di Barrington. E quella di Avalon? Ogni domanda dovrà trovare delle risposte, saranno ricercate, forse inespresse, ma sicuramente se ne avvertirà il Dolore. Il Dolore richiama la Guerra. Ma prima della Guerra v'è Pace. La pace porta Bellezza, la Bellezza reca con sè l'Incanto. Io vergo, come testimone silente del Tempo che prende la sua Forma, che domina la Storia e da questa disegna innumerevoli Vie, quelle che un tempo furono calpestate. Combattute. Conquistate. Le stesse, ma diverse, mutate, perché la Storia muta e il Tempo le avvinghia, conosciute da questi abitanti. Che cosa conosciamo allora delle sue Origini... e quanto Avalon è trascinata e legata a Barrington? Chiudo gli occhi, vibrano le parole dell'Uomo nella mia testa, queste si incastrano perfettamente nella mia anima e dentro quella ostinata responsabilità di detenere la conoscenza di queste cittadelle. Profano e Sacro. Ombra e Luce. Sono il Tempo e la Storia che mi sono Maestri. Che tutto venga conservato, mai perso. Mai le gocce del Tempo possano smarrirsi.
La Storia di questa terra è Antica, lontana. Molto più Antica della Dea e del Pendragon. Essa è Primordiale. Si narra che su queste terre si estendeva, pacifica, una sola pianura verde e lussureggiante. Rilucente e magnifica. La pianura si affacciava su un lago, oltre queste acque si ergevano i confini di un'altra terra... un'Isola. Quell'Isola era sempre avvolta dalle Nebbie, perennemente nascosta. Le acque del lago rilucevano argentee intorno a questa isolata terra. Dall'altra parte, oltre le acque e le nebbie, qualcosa di diverso e di opposto si riusciva a vedere. Una Torre alta e oscura, avvolta e stretta nel nero spaccando, in questo modo, l'armonia dei colori, la purezza delle acque. Del verde che cavalcava la pianura. La Torre Nera fu il primo edificio di Barrington. Attorno ad essa proliferò la città. Essa aveva leggi proprie e queste erano precise, definite. Vigevano. La pianura verdeggiante e la Torre Nera. Quindi oggi sappiamo che anche in passato le terre erano divise. Esistevano due fazioni. Una Adoratori dell'Ombra e del Caos e del Dio Alamrock, gli altri, detti gli Antichi, prediligevano la Luce e l'Equilibrio seguendo un altro Dio... Selegost. Dov'era l'Armonia tra le terre? Dov'era la fessura tra questi due mondi? Nulla salvò le terre nè i loro abitanti. Il conflitto degenerò fino all'ultima parola. Fu Guerra. La battaglia si estese sulla pianura e verso il bosco sul lato orientale dell'incantato lago. Giorni e giorni di battaglia non procurarono altro che morti. Una sterminata landa di desolazione e silenzio mortale. Cadaveri e ancora la morte. Tutti morirono solo due Esseri, come due Divinità, continuarono a battersi, a sfinirsi, la Tenebra contro la Luce. Si narra che fu un combattimento epico. Eppure questi combattenti inspiegabilmente sparirono. Non rimasero altro che i morti e le vite spezzate da una Guerra, la Prima di queste terre. Gli elfi seppellirono i cadaveri nel bosco ora conosciuto come Oscuro. Barrington è sorta sopra un cimitero, una terra morta, dove la morte ha regnato da lontano. Cochito, l'uomo del Tempo, cerca la spada, Gowhindir, la stessa che andò perduta durante l'Antica Guerra.
Questa Storia rimane aperta, affascinante e spietata... Dov'è la Spada, dov'è caduta Gowhindir? Chi furono gli Dei... e la Dea. Dov'è Cochito... perché oggi nessuno potrà ricordare fatti accaduti in un tempo così lontano da noi.


Pergamena arrotolata e conservata negli scaffali della biblioteca Arcana nella sezione Cronache






C'è stato un tempo in cui il rumore del metallo di una spada riverberava di luce, di onore, di gloria. C'è stato un tempo in cui alcuni uomini hanno giurato sull'Antico Codice dei Cavalieri di Avalon. Questo tempo esiste e vive. Questo tempo non è morto, si alimenta di Fratellanza e Obbedienza, sono anelli, anelli e catene che costruiscono il Cerchio. Nell'Isola Sacra della Dea si intrecciano ancora gli Animi e le lame dei Cavalieri. Le mie parole sono trascritte e conservate nella memoria, affinché queste terre possano ricordare, affinché ogni nome sia affiancato alla Verità. Una notte sola per vergare e svelare quella parte di storia che il Supremo dei Cavalieri, oggi ser Gianpher da Melk, ha potuto concedermi e voluto condividere. La magione dei Cavalieri mi ha avvolta e custodita per lunghe ore, ore in cui mi sono sentita protetta, al fianco di un uomo che ha dimostrato quanto possa essere forte la parola unita alla saggezza. Il Primo, mi ha permesso in tale modo di essere testimone di fatti ed eventi che ancora richiedono ricerche e tempo. La Storia dei Cavalieri si forma su una corporazione militare ma l'ordine gerarchico che la regola è basata su una condizione importante, il Legame e la Fratellanza, laddove per legame si intende il Giuramento indissolubile che lega i confratelli e il riconoscimento in ogni confratello di essere parte del Cerchio. Tutti uguali davanti al Cerchio, perché ogni fratello è uguale all'altro. Le vite di uno di loro intrecciate all'altro e all'altro ancora, formando la Via, formando il sentiero che ognuno di loro ha scelto perché già dentro loro, già seme che vibra, che ha la forza di rivestire prima l'onore poi la gloria di quella luce che rappresentano nella sacra Isola. Uomini e Donne come fede indissolubile per la salvezza e la battaglia infinita contro il Male. Ma chi può essere questo nemico, quando ogni Bestia è sopita nell'animo di chiunque, anche un Cavaliere combatte con se stesso per primo, e combatterà contro chi nemico si dichiarerà, non scegliendolo come tale. Il nemico è la Bestia che si rivela tale. Eppure di queste terre divise, spaccate e frantumate, non possiamo non riconoscere l'odio e la tirannia di Barrington, la Sacralità di Avalon. Buio e Luce. Buio che rapisce la Luce, come fu per ser Actarus di Grottemborg, Signore dei Tumuli. Il buio di Barrington lo inghiottì per sempre, riportandolo a casa decapitato e sconfitto infine, eppure la Morte condanna il Cavaliere all'Eternità. Ser Actarus non fece mai più ritorno da Barrington, una giustizia mai trovata ancora. Ma chi sono i nemici qui a Barrington, tutti e nessuno. Una cittadella imbalsamata in cui nulla riesce a venire alla luce. Quante condanne, quante ricerche per svelare i misteri, chi potrà giungere alla Verità se ogni parola qui è silenzio e morte. Quando troveranno giustizia i Cavalieri che non faranno mai più ritorno a casa, che si perderanno ancora e ancora nelle strade ricordando Actarus. A lui i dovuti funerali, a lui il fuoco sacro di una pira che non verrà dimenticata. Ser Hastinoth trovò più clemenza e fortuna, la sua liberazione fu rintocco di gioia, la sua lunga prigionia terminò, egli fu ricondotto a casa in quelle mura e fu così che si rinvigorì dell'abbraccio dei suoi fratelli. Uno di questi fu certamente ser Valstaf, il Russo. A lui queste parole, Valstaf lascia il Cerchio, lascia la sua presenza nella Magione, eppure la fratellanza va oltre, oltre una lama di spada incrociata. Il Primo scelse per lui e non lo condannò, scelse per Valstaf la vita, anche questo è unione e onore. Non un condanna capitale ma l'amore e la salvezza del fratello che fratello è rimasto malgrado tutto. Nonostante una scelta che possa aver diviso e deluso. Ma la scelta di entrambi fu buona, questo è sufficiente per raccontare queste terre. La cattura di Yoroitsu prosegue la trama, movimentando animi e coscienze. Questo venne catturato dai Cavalieri dopo aver minacciato di morte e forse questa stessa prese lui, invece. I nomi di Ser Guybrush, Lord Fabryj, Ser Fabrox, lady Dankeji prendono il loro posto nella storia dei Cavalieri. Oggi a Ser Gianpher il compito di sguainare la spada nel segno di quella Gloria imperitura che è il Destino di un Cavaliere. Nella Vita. Nella Morte.



Lady Antair Merrier

Suprema Conoscitrice Arcana





E' la storia di una piccola parte della vita di una donna, ma rappresenta, ai miei occhi di Vessillo di Verità e di Conoscenza, Storia incontrastata e limpida, travolta dalle stesse nubi che ho imparato a conoscere di queste Terre, in cui tento di mantenere una delicata distanza, al fine di essere lucida e trasparente Testimone mentre è la mia mano che narra e imprime di parole l'ennesima pergamena e fino all'ultimo foglio verrà vergato il nome e i tanti nomi di chi passa all'Eternità del Tempo fino a che ogni cosa di noi non verrà cancellata. La trama che andrà a snodarsi si intreccia paradossalmente alla vita quindi dell'attuale Rettrice degli ospitalieri di Barrington, il suo nome è lady Dodaiux Malaspina, Console Legatus del Clan Mediterraneo, terra fertile i suoi occhi e campi brulli i suoi piedi nudi, senza paura e senza vergogna. Nasce nelle lontane terre meridionali, dove giganti di pietra vengono chiamati "Nuraghi" e dove le strade dette "diverticule" portano su due ponti costruiti dagli stessi romani. In quelle terre viene venerata la Grande Madre e come qui… in Avalon lei stessa cercava il contatto con Ella e il suo Equilibrio. Le parole non riempiono i vuoti come la sua presenza non si sostanziò nel desiderio di perseguire il cammino sull'Equilibrio, quello dei Druidi. Il Destino ebbe per Dodaiux poi altre vie, altri sentieri, ombra della Luce in effetti come venne soprannominata, il suo nomignolo, lo stesso che l'attirò in inganno in ciò che andrò a narrare dopo. Il periodo su queste terre fu per lei foriero di importanti eventi, uno su tutti, molto intimo e molto bello, fu l'incontro con la sorella, o meglio riconosciuta come tale lady Cinazus. Quando non si sa di avere una sorella e di colpo riconoscerla nella vita e nella storia divisa e uguale questo è qualcosa che ha il gusto della lontana solitudine, di chi non rimarrà più sola. Erano legate, lo rimasero per lungo tempo ma il fato unisce e allontana a suo piacimento. Il legame tra loro rimase forte o almeno così è stato fino al grande sonno, evento che ho vissuto anch' io su questi luoghi, dopo quello i loro passi si incrociarono raramente fino a scomparire come ombre dietro le porte chiuse. Ma il cuore di Dodaiux trovò nuovo ristoro tra chi prima e chi dopo entrò nella sua vita, ma forse indimenticabile e la conoscenza e l'affetto con sir Qatlh il quale, dopo aver lasciato un messaggio alla Rocca, decise che lady Dodaiux e il suo amico Gildor, dovessero scrivere la storia di queste terre, così come loro la vedevano e la sentivano per la prima volta, come occhi che donano a queste colline il loro primo sguardo. Così avvenne, credo. Vi fu anche l'incontro con la fata Ingrid tutto questo prima di cadere nel buio, di cadere vittima e prigioniera nelle mani del Caos. Mi disse che v'èra tempo fa, un altro regnante, un elfo e un altro Ductor del Caos, lady Jhane…Bella e maliziosa, forse molto diversa dall'attuale Ductor. Di Jhane, con un messaggio alla Rocca, ne venne annunciata la morte per motivi ignoti e ancora oggi rimasti nell'oblio della Verità. La stessa Raine credo che succedette a Jhane, così mi pare di aver compreso dalle labbra di Dodaiux. Lady Raine avrà anch'ella una parte della sua storia, nominata e vergata nella sua nomea per la prima volta nei miei scritti, su questo foglio che s'arrotolerà e la conserverà per sempre. Il rispetto che Dodaiux ha provato per questo Ductor è stato più che lampante ai miei occhi. La prigionia della Rettrice, avvenuta e attirata forse con l'inganno come scritto sopra, portò le due donne a potersi conoscere e forse a parlare sotto le loro vere luci ed essenze, forse questo è stato il lato più umano che Dodaiux, e successivamente anche lady Edave, trovò nelle fredde e angustie celle del palazzo del Governatore. Due donne… una di queste, ancora una volta, le liberò. Le regalò la libertà e di nuovo la vita, alla quale nessun riscatto potrà mai appellarsi, perché è vita, ed è un bene non quantificabile con il denaro, non paragonabile a nessun simbolo ed effigie e a nessuna terra. E' vita. La liberazione di Lady Dodaiux smosse alte cariche e guerrieri… e un Drago. Lady Edave prima di venir imprigionata anch'ella parrebbe esser riuscita a contattare ser Azhael e anche ser Gildor anche se quella notte ad attenderla v'era anche lady Hurriya per lo stupore della allora non ancora Rettrice degli ospitalieri, che tutti s'aspettava tranne quella mistica presenza che nulla aveva collaborato per la sua liberazione e quella presenza la infastidì non poco. I druidi stavano rinascendo proprio in quel periodo e proprio lady Hurriya ne era a capo. Vi furono trattative di liberazione e il Drago d'Argento. Quella vista magnifica fu sufficiente per pagare l'anima da quel riscatto. Così potente e immenso che dopo poco volò via. Fu così che Dodaiux Malaspina fu Libera di vivere. Liberi i suoi sogni. La donna di cui ho trascritto è carica di entusiasmi, di bellezza della vita, di piccoli gesti umili e sinceri. La storia di queste terre è passata anche attraverso la sua voce, il suo sguardo mai duro. Tutto questo è stato possibile ancora grazie alla liberazione, ad una sola parola di Raine, dalla sua prigionia. V'è d'aver speranza e a darne per tutti coloro che cercano nuova libertà… forse anche qui, in questa terra minacciata da tutto e da tutti, potrebbe nascere una buona luce. Una buona stella.


§Trascritto il giorno di 16 di Muin 1130 DC§

Lady Antair Merrier
Suprema Conoscitrice Arcana



Gli eventi che vengono narrati su questa pergamena risalgono all'anno corrente 1131.
Mi affido alla memoria, al Sogno. Alla realtà, verità e fonte inconfutabile dei fatti. Degli eventi che andranno a districarsi prima che la mia mano possa concludere tale vergare. Non è semplice, elevarsi dalle passioni, dai sentimenti che obliviano, spesso, la correttezza e la giustezza della narrazione di un episodio che possa conferirsi e dirsi "storico", che possa per lo meno, essere ricordato, tramandato, custodito e che possa ancora essere trascritto nella più totale e complessa trasparenza. Questa narrazione riguarda il futuro, un'epoca, molti secoli dopo la nostra. La mia. Mi accingo a vergare, dunque, elevandomi io stessa da quei sentimenti di fede e credo, bene e male, che possano distogliere la colonna esatta del narrare un evento.


§****§





Nella Notte d'inverno del XIX di Luis, il futuro m'è apparso. Ho "sognato" il Futuro. Crederci e fonderlo con me stessa, valicare il mio raziocinio dell'essere persona razionale ed accademica, dedita al dubbio, al perché, ai motivi intrinseci e più filosofici della cognizione prima di tutto, non fu atto immediato della mia anima ma, mi abbandonai all'idea che quel sogno sia il Futuro di queste terre. Allora va narrato, va tramandato a chi custodirà la Conoscenza ancora, a chi sa e saprà detenerla, a chi è e sarà destinato a Proteggerla. Molte nozioni si apprenderanno nel leggere questa Cronaca, non solo del futuro, ma dell'esistenza Antica e Potente delle creature chiamate "Draghi". La storia preistorica di questi esservi viventi ed esistenti andrà ad intrecciarsi con la parte più centrale ed in primo piano. Un segno? No… una scaglia di Drago grigio-azzurra che è conservata gelosamente da me in un luogo che non trascriverò qui, su questa pergamena, per ovvie ragioni di segretezza, di una missione che non può essere presa con leggerezza e amenità. Una scaglia di Drago, una radice bitorzoluta e violacea è ciò che mi trovai tra le mani all'alba del giorno dopo. Allora fu un Sogno 'Vero'. Lei, arrivò nella mia mente, si presentò come ancella della Dea, Ashantilix, Custode del Fato per volere della Dea Stessa. Arrivò e Mostrò. "Mostrami…" non glielo chiesi ma Lei fece scorrere le immagini, padrona della ma mente, i luoghi che cambiavano così velocemente nella mia testa, nei miei occhi e nessuno mi vedeva, ed Io ero lì in carne ed ossa. Dormiente nel mio letto, in quella che fu la mia stanza nella vecchia torre arcana di Barrington, ma desta, desta e sveglia in un lontano futuro. Lei mi mostrò dapprima la Baia. La Baia ghiacciata e fredda, congelata dentro il tempo, dentro la vita, spezzata dal passato. Un Inverno Eterno. Un Inverno Mortale attende queste sponde. Subito dopo, schioccò le dita e mi trasportò lontano da lì, in una sala austera a colonne. Nella Fortezza Ancestrale, in quella sala a capo di una tavola lunga v'era una donna dai lunghi capelli bianchi, come la sua pelle e dagli occhi rossi, la Custode del Fato non mi rivelò il nome, mi disse solo che quella donna sarebbe stata l'ultima maga di queste terre, l'Unica a possedere la conoscenza della Magia. Le sacerdotesse e la Dea, ultimo baluardo per l'Isola di Avalon. In quella sala e a quella tavola altre Quattro persone s'erano avvicinate. Una donna con effige dei Cavalieri, un uomo con il simbolo dell'Armata, un'altra donna Guardiana della sacra terra ed infine un uomo che recava un effige di cervo, un protettore della foresta. Io guardavo. Io sentivo. Tutto. Tutto senza essere vista. Discutevano, cercavano soluzioni. Parlavano di Guerra. Un'altra Guerra. Tutti si ritroveranno a collaborare ancora insieme per la difesa di queste terre. Ancora Unite. Avalon e Barrington. Allora chiesi Perché? Perché tutto questo. Le chiesi di mostrarmi ancora… e mi trasporto nella sala comune della Vecchia Torre. Anche quella roccia di edificio era invaso da cristalli duri del gelo. Il gelo era ovunque, non posso tralasciare questo elemento che s'è dimostrato principale per tutta la sequenza che io vissi. Ebbi timore. Ebbi paura. Nella vecchia sala degli Arcani tra le mie mani affiorò come da acque cheta la scaglia e la radice. Il mio compito è voluto dalla Dea, Ella vuole ed esige che io segua questa porzione di eventi, che cerchi la Verità e aiuti la Maga d'ebano, vivente in questo tempo in cui io scrivo, a portare a compimento la sua missione, donando solo a lei gli oggetti che ora custodisco gelosamente. La mente di una Conoscitrice Arcana però è sempre volta alla continua ricerca, alla continua fruizione del suo stesso sapere allora mi portai lontano nella mia conoscenza e chiesi di più, molto di più sui Draghi. Ella disse… testuali parole, esatte che trascriverò con assoluta precisione per non errare e non confondere la fonte originale della sapienza a cui io mi abbeverai.


"Nell’antichità, ancor prima che gli umani e le altre razze popolassero le terre conosciute, i draghi erano gli incontrastati padroni. Erano creature pacifiche e immense, ma come sempre vi era chi era devoto al bene e chi era devoto al male. Ovunque il bene e il male dimorano e si contrastano. Poi vennero gli uomini, gli elfi, i nani e tutte le altre creature. I draghi malvagi iniziarono ad attaccare i villaggi degli uomini con lo scopo di far rivoltare queste razze contro i draghi. Nacquero i cacciatori di draghi che non facevano differenza tra draghi buoni e draghi malvagi. Li uccidevano senza ritegno e senza domandarselo, colpendo i cuccioli o le uova incustodite, preda assai piu’ facile degli enormi e letali antichi. I Draghi buoni per assicurare tranquillita’ alla loro specie decisero di allontanarsi a nord e sulle montagne più alte, ove l’uomo e le altre razze non potessero raggiungerli. I Draghi malvagi continuarono a perseguitare le altre razze e cosi facendo causarono il quasi totale sterminio della loro razza e con essa la maggior parte dei draghi buoni. Fu un piano crudele che andava contro la loro stessa razza, ma i draghi malvagi erano in minoranza rispetto a quelli buoni. Ora, invece, erano rimasti in pochi e le loro forze si equivalevano. Alcuni draghi si diressero verso queste terre. Non so se ve ne siano ancora, ma di certo so che l’uovo dal guscio azzurro c’è ed è sperduto sull’isola di Avalon."


E' così. Quella brillante ed artigliata scaglia è pelle di questo Drago che se non sbaglio si trova ad Avalon, o a Barrington. Non è questo il Tempo in cui questa Verità ci potrà essere mostrata. Ma ancora una parte v'ha trascritta in modo che questa narrazione possa essere conclusa, almeno per il momento, per una esatta e precisa elencazione degli eventi. Narrò e parlò ancora ed io ascoltavo con perizia ed assoluta attenzione disse “Ci troviamo nel futuro, molti secoli dopo la vostra epoca. Uno stregone malvagio e suo figlio, hanno cresciuto nel male un drago d'Argento che, infiltrato nella congrega ancestrale, ha disgregato la congrega." ed aggiunse infine "Lo stregone, il figlio e il drago malvagio hanno mutato queste terre portandovi ghiaccio e freddo. Conquistandolo passo dopo passo. Uccidendo e facendo schiave ogni creatura che si poneva sul loro cammino. Il motivo? Il dominio assoluto su queste terre". Il Dominio ancora. La guerra Ancora.
La narrazione qui si conclude, per ciò che m'è concesso di vergare. Qui la mia parte si sospende per poi proseguire solo quando la Maga d'ebano giungerà a me, solo quando… io potrò rendere pronti tutti coloro che dovranno esserlo.

La Custode del Fato lasciò a me tali e chiare parole e con questo pongo fine alla mia stesura.

“Questo è il futuro che deve essere mutato. Gli eventi nel tuo mondo hanno già iniziato a delinearsi, ma qualcuno è intervenuto."


Lady Antair Merrier

§§Suprema Conoscitrice Arcana§§


//Queste pergamene sono custodite nello studio di Antair, non visibili né leggibili ancora dagli altri Arcani.


La Storia è Magistra Vitae.
Essa posa lo sguardo sugli ultimi accadimenti di queste Terre, ed Essa guarda,
supera e delinea le coscienze attraverso questo intangibile processo ascendente
nel quale nulla viene perduto, poiché il popolo esprime in sé la propria espressione,
una inspiegabile razionalità umana che porta alla salvezza degli uomini, o alla loro condanna.
Il popolo si esprime e nella sua personalità lascia tracce dietro di sé,
tracce di supremazia spesso, declino in altre. E, se Essa guarda
anche me, con il solo compito che mi è stato affidato di registrare,
conservare e detenerla Mia, allora
non mi resta che attuare quel passaggio dalla dimensione della certezza al
disincanto e poi vergare oltre, creare uno spartiacque riassumibile in queste
pagine come "idea di decadenza" di una cittadina. I fatti si rispecchiano come
i figli distorti di una Visione del Mondo che è caduta, non esiste progresso,
nemmeno reazione. Esiste, in ciò che verrà qui sopra trascritto, il senso del
rifiuto, l'oppressione di Uno su Tutti. Il governo dell'Ignoranza,
il governo della Morte, il governo del Suicidio delle Idee,
il governo della Tirannia, della Sottomissione, delle Illusioni, del Ricatto,
della scelta di spegnere e far tacere. Se gli eventi che ho fin qui registrato sono e rimangono fedeli alla mia, forse un tempo, intaccabile neutralità,
questo scritto vuole sancire la mia forte e profonda presa
di posizione finale e di coscienza contro Barrington.
Questo scritto sancisce la mia libertà di scegliere nel giusto e
di essere Giudice per la storia e
di questa farmi scudo e vessillo perché, se la Storia ha il potere
di Eternità ed Immortalità, detiene anche un altro potere, più duro, più forte,
più potente… il "divenir" dimenticato, macerare l'evento, il nome ed
ingrigirlo fino a quando
niente rimarrà e tutto verrà abbandonato. Non rimane nulla nel freddo scorrere
del tempo, ma se questa pagina vivrà con me e dopo di me, questo passaggio di
disincanto sarà il Testimone, sarà il Giudizio. La parola ferisce più della lama e
la lama che si riversa contro la Parola è arma debole, metallo che non reggerà.
Le pergamene sotto le mie mani possiedono un odore forte, mi ricordano per
cosa giurai e per chi, quando l'Eire mi ha chiamato. Mi ricorda il senso della mia
esistenza, che cosa servo. Non servo le terre, Io servo il senso dell'Eterno di
queste, ed Io sola posso condannare colui che ha decretato
una persecuzione verso la Conoscenza. Chi decreta la persecuzione
della Sapienza teme qualcosa. Chi esilia e condanna
gli Arcani Conoscitori di Avalon, condanna la conoscenza e la Luce, condanna il proprio popolo a vivere in un oblio Infinito, Buio. Morto. Condanna le sue genti, la progenie di queste,i figli dei figli dei figli al passato arido, al futuro
inesistente, a pagine e pagine di tomi vuoti, di ali spezzate
dal tempo che non li sfiorerà, non li regredirà, e costoro non avranno Memoria,
del padre, della madre, del popolo e della storia e una Parola su di un foglio archiviato
cambia tutto, cambia… cambia… cambia… Nell'anno corrente 1131 DC,
nei giorni di Saille, la Conoscenza lascia Barrington, ed è un fatto talmente acuto, profondo, carico del senso della mutazione, del diritto dell'Uomo di essere
libero, libera come lo è la Conoscenza che, in fondo, non ha Dimore, nemmeno
è Schiava, ma libera di fruire, di vivere, di scegliere. La condanna sugli Arcani
però si proclama almeno tre lune dopo, per il voler o l'imposizione di un
uomo che reputo non consono per il ruolo che egli dice di ricoprire in
quella misera cittadina nomata Barrington, la condanna vede i Sapienti
esiliati a vita da questa e condannati a morte, non mi tange nemmeno più,
non mi sfiora l'idea della condanna… no… ma non posso nemmeno non
mettermi nei panni di quei pochi cittadini che di Conoscenza avrebbero
voluto vivere, vivere nella Luce che essa dona, per far sì che essi siano
menti pensanti e non costruiti a tavolino per come costui vuole che essi siano,
ignoranti ed inermi di fronte a ciò che non potranno che accettare
se volessero continuare a vivere. Ma essi non vivranno, essi sopravviveranno.
Respireranno, non vivranno. Passa alla Storia questo evento, come un
fatto, una leggenda. "Portatemi lo Statuto delle Leggi di Barrington!" Griderei
ora in quella piazza, "portatemi le vostre leggi che mi si dice io abbia trasgredito
io e i miei figli Arcani!" Mi si insulta, si insulta la mia razionalità… non ci sono
leggi a Barrington, se non quelle che vengono e verrano "normate" via via da chi,
su quel trono macchiato di Ingiustizia e Repressione, poggerà Inconsapevole
dei diritti delle proprie genti, terga grasse. Conosco le leggi di Avalon non ho mai conosciuto quelle di Barrington, non le ho mai apprese in nessun registro, in
nessun tomo nella mia formazione di detentrice del sapere, non mi sento
in colpa, non mi sento di aver sbagliato in nulla, io, come
Suprema Conoscitrice Arcana, ho subito aggressioni e violenze, come donna e
come Suprema non sono stata rispettata, non v'era alleanza, non v'era solidarietà
laggiù. Laggiù ci sono le creature della notte, laggiù c'è il Caos, laggiù c'è
perversione, Dominio. Barrington non s'è rivelata sede adatta per la Sapienza e,
se io ho fatto ciò che chi prima di me avrebbe dovuto fare ma non ne ha mai avuto
il tempo, il coraggio, l'idea forte di essere Convinti in ciò che si chiama "decisione",
non è una mia colpa. Questo scritto infine sancisce non solo l'abbandono di Barrington
ma soprattutto la forte coscienza di non servirla mai più.
Gli Arcani Conoscitori sono da oggi e a tutti gli effetti una congrega Avalonese,
vivranno e rispetteranno le leggi dell'Isola e della sua Reggenza. Barrington da oggi
in poi ha l'arduo compito di sfamare da sola il suo popolo offrendogli
il pane Sacro della Conoscenza e della Sapienza come meglio saprà fare,
sperando che malgrado tutto, sollevi in alto il vessillo della luce,
l'unica luce che le sia mai appartenuta. Ora ha ucciso anche Lei.



Lady Antair Merrier

Suprema Conoscitrice Arcana


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Sarò per Voi l'ultima delle Fiaccole Ardenti




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07/10/2014 18:37

Origini


Le origini dei Celti sono, tuttora, un mistero, anche perché, mentre per popoli come gli Egizi, i Greci o i Romani si può parlare di "civiltà" in senso più pieno e se ne può ricostruire dettagliatamente il percorso storico grazie all'abbondanza delle fonti scritte, la documentazione sui Celti, fino al contatto con i Greci e i Romani appunto, è sostanzialmente quella di una cultura, nel significato più semplice di questo termine.
La parola celtico ha origine dal greco keltai che gli abitanti di Marsiglia, città fondata dai Focei, attribuirono ai membri di queste tribù belligeranti.
Sicuramente la genesi dei Celti ha risentito di una interazione tra varie popolazioni. Questa civiltà, racconta Erotodo, era particolarmente progredita. Abile nella costruzione dei templi,aveva una certa esperienza nella navigazione. Ciò è provato dalle costruzioni megalitiche dei menhir di Carnac, Tali costruzioni di dolmen avevano come scopo la guida agli astri, in cui tali popolazioni credevano.
A seguito di siccità, terremoti e carestie, tale popolo è migrato verso altre zone come la Grecia.Solo in Egitto, Tolomeo riuscì a respingere la loro invasione. La coda della migrazione dei popoli del mare fu rappresentata dai Dori che si stanziarono in Grecia ed in Egeo.
Si "mischiarono" a questo punto con altre popolazioni: i Kurgan, una popolazione orientale, i Transcaucasici del Caucaso, i Nordpontini della zona del Mar Nero. Queste popolazioni, in particolare la prima, influenzandosi e mescolandosi tra loro fino alla fine dell’età del rame, eseguirono delle migrazioni in: Anatolia (Ittiti), in Mesopotamia (Arii), Grecia (Macedoni e Micenei), Europa (Cultura di Unetice in Boemia, crocevia di popolazioni).
La divisione cominciò con l’inizio dell’età del bronzo e si perfezionò con l’età del ferro e si implementò con l’addomesticamento della razza equina e del bestiame.
La coda di questa migrazione orientale ebbe luogo con gli Sciti, nell’800 a.C., che si diffusero in Mesopotamia (originando prima la cultura caldea, di cui Abramo ne sarà un rappresentante, e poi quella assira che sarà dominante fino all’avvento dei Persiani), in Anatolia (ove erano presenti già i Frigi, i Lidi ed i Pontini), in Grecia, nella zone italica (dove dal 900 a.C. erano presenti gli Etruschi e ancora prima i Liguri e gli Italici ).
Si trattava dunque di una cultura di crocevia, basata prevalentemente su due classi sociali legate all’aristocrazia e alla pastorizia. La fine della cultura di Hallstatt segna l’inizio della cultura di La Tene (450 – 50 a.C.), situata sulle rive del lago di Neuchatel e caratterizzata dall’arte espressionista, dalle rappresentazioni del particolare e dei dettagli, dall’inizio di migrazioni di popoli, dalla valida rete di commercio di massa che furono in grado di impiantare, dalla conseguente nascita di una protoborghesia. Questo passaggio è stato motivato anche da una differente esigenza sociale: nuovi ceti aspirano al potere, per cui la vecchia aristocrazia hallstattiana viene soppiantata.
Dunque all’inizio del 600 a.C., come risultato di queste due ultime culture appena descritte, nella zona che comprende il basso Rodano e l’alto Danubio ha origine la popolazione celtica che, di cultura nomade, comincia a migrare verso l’Italia settentrionale, dove si stanzia attorno a Mediolanum ed entra in contatto con gli Etruschi, l’Europa centrale, facendo scomparire la cultura di Hallstatt, la Francia, da cui hanno origine i Galli, la Germania, dove si integrano con i Germani (Suebi, Marcomanni, Longobardi, Ermunduri, Quadi e Semnoni), popolo proveniente dall’area del Baltico, differente da quello dei Celti, la Gran Bretagna, dove ebbero uno sviluppo più arretrato, la Serbia, la Macedonia e l’Anatolia, dove compaiono i Galati (la parola celtico in greco si scrive gàlatos), che importarono culti religiosi orientali.

Società

Il tessuto sociale celtico si articolava su tre livelli: il druida, sommo sacerdote che presso i Galli aveva il nome di virgobrete (in realtà questo era più un magistrato), uomo di legge, di scienze esoteriche, indovino, conoscitore degli astri e della natura, medico, interprete dei sogni; il cavaliere, uomo di potere economico, politico e militare, la cui fonte di ricchezza era il bestiame (periodo hallstattiano) e l’industria ed il commercio (periodo lateniano); il popolo, composto da servitori. In realtà le decisioni più importanti spettavano al druida. Dunque chi aveva più cavalli (o in generale bestiame) oppure attività commerciali gestiva il potere economico ed era il re della tribù, cioè il capo dei cavalieri.
Questa suddivisione dimostra come l’evoluzione dei popoli celtici andò assieme all’evoluzione del cavallo, animale di grande importanza e di ausilio per loro. Tutto ciò ci mostra come in effetti i Celti derivarono dagli Sciti e dunque dalla cultura dei Kurgan, che avevano la stessa considerazione per il cavallo, mezzo di sopravvivenza sia in pace che in guerra. Tra l’altro, gli Sciti avevano sostanzialmente la stessa struttura sociale.
In particolare dopo il periodo lateniano, ogni comunità celtica si identificava in un gruppo economico: tutti vivevano per quella o quelle attività che gestiva un signore locale. Per questo motivo quando il cavaliere decideva di combattere, tutto il popolo si mobilitava, perché era in gioco la loro sopravvivenza; quando si decideva di migrare, tutti partivano.

Nel corso degli anni i diversi gruppi economici si sono unificati, per esigenze commerciali e gestionali, dando vita così a tribù più estese e complesse. I clan scozzesi sono un’espressione di questi antichi raggruppamenti sociali. Anche le costruzioni dei villaggi venivano realizzate attorno a quella del cavaliere.
La contrapposizione maggiore tra la cultura greco-romana e quella celtica consisteva nel fatto che mentre la prima si proponeva di conquistare la natura e di dominarla, conoscendo le sue leggi, la seconda preferiva conviverci, sentirsi parte integrante, conoscere il proprio destino per abbandonarsi ad esso. Nell’arte, dunque, non si ricerca la perfezione e la bellezza, ma l’emozione e la libertà.
Nella società celtica il maschio era espressione di vigore e forza e viveva assieme ad altri maschi, fino a che non era tempo di avere figli, per cui si avvicinava alle donne, con cui avrebbe vissuto assieme, continuando comunque a frequentare comunità maschili. Le donne, a loro volta, vivevano in gruppi, separati dagli uomini dove allevavano i figli. Esse esprimevano il coraggio e la tenacia. Gli uomini avevano grande rispetto per loro e ad esse erano molto legate. La prova di ciò ci è data dalle regine della Britannia che hanno combattuto i Romani, come vedremo dopo. Addirittura si dice che in battaglia esse trasmettevano il coraggio ai guerrieri. Tale affermazione rientra in un discorso esoterico che riprenderemo nel prossimo paragrafo. Tuttavia, alcune di esse, di rango basso, potevano essere barattate con dei cavalli.
Dunque, la struttura sociale dei Celti era molto semplice ed in essa nel corso degli anni e dello sviluppo economico si potè inserire anche la borghesia (età lateniana). La società celtica non ebbe modo di articolarsi, viste le contaminazioni romano - germaniche. Solo in Irlanda, dove potè svilupparsi in pieno, andò articolandosi su più livelli: re, druidi (filid), nobili inferiori, contadini (perché possessori di terra), bardi (ceto borghese, a cui era affidato il tramandare la tradizione), lavoratori ed artisti di intrattenimento. Questi ultimi due rappresentano classi sociali non libere. Più tardi, con l’avvento del cristianesimo, il druida diventa anacoreta ed assume un ruolo di consigliere nella chiesa celtica, che avrà dei contrasti con quella romana, sfociati in alcuni casi in eresia.

Mito

Il mito, presso i Celti era importante e questo gli Irlandesi lo applicarono abbastanza. Favole quali la conquista di Etain, Tàin Bò Cùailnge (la cattura del toro di Cooley), the Book of Leinster, the book of Dun Cow, the yellow book of Lecan (le tre massime fonti mitologiche gaeliche), novità sul maiale di Mac Da Thò sono saghe che raccontano di eroi popolari, di dei, come Maeve, divinità della guerra che visse tre volte, ricalcando le religioni scite e le strutture celesti degli inferi, riprese da tutte le altre religioni. Si ripete il tema della reincarnazione e della resurrezione.
Gli Scotti migrarono in Galles, dove i loro discendenti furono chiamati "selvaggi" (gaelici) dalle tribù locali ed in Caledonia, a cui diedero il nome di Scozia, tra questi, sull’isola sacra di Iona approdò San Colombano (563 d.C.) che evangelizzò la regione assieme a dodici discepoli.
La chiesa celtica adattò il modello cristiano all’amore per la natura, per la fantasia, per i luoghi fiabeschi. E’ evidente che, nonostante le dominazioni e le influenze, la filosofia dei Celti rimase incontaminata. In Irlanda, come in Scozia, non si annoverano martiri, segno che il modello cristiano fu accolto pacificamente. Tuttavia ci sono molti santi, nominati anche con la segnalazione degli anacoreti, uomini, che si distinguevano per la semplicità, il vigore, la mitezza.
Ci furono notevoli dissidi tra chiesa celtica e chiesa romana: alle volte si rasentava la scomunica, come quando Fergal, vescovo di Salisburgo, credeva che sottoterra esistesse un mondo parallelo, in base al modello celtico.

Attività

]Le fonti storiche che raccontano dei Celti sono svariate: Erodoto, Cesare, Livio, Polibio (il più accurato), Posidonio, Diodoro Siculo, Dionigi di Alicarnasso, Strabone, Dione Cassio, Tacito.
I Celti erano una popolazione prettamente nomade. Furono i primi ad introdurre l’uso dei mantelli colorati e dei pantaloni (brache) entrambi ereditati dagli Sciti. Molto bravi dunque nell’arte della tessitura e della tintura.
Abilissimi, poi, nella lavorazione dei minerali, in particolare del ferro, introdussero l’ottone e per molto tempo lavorarono la smithsonite, un particolare minerale, sostitutivo dello zinco. Conoscevano molto bene le varie tecniche di fusione. Erano anche capaci nella cottura del vetro (bianco e colorato), nell’uso dello smalto e nella lavorazione dell’ambra. Tali pratiche furono perfezionate nel corso del passaggio dalla cultura hallstattiana a quella lateniana.

Religione

Secondo la tradizione Eracle, divinità - eroe ellenico, giunto in Gallia, fondò Alesia e si invaghì di una principessa locale. Questa colpita dal suo vigore e dalla sua possenza fisica, si unì all’eroe orientale. Frutto dell’unione fu il giovane Galates, che salito al trono, diede il suo nome al popolo: galati o galli. Questa tesi propagandistica dimostra il legame tra Occidente ed Oriente
La religione celtica ha molte affinità con le religioni delle culture indoeuropee, in particolare con quella scita. Essa si basa su concetti molto semplici: la reincarnazione della vita, la rigenerazione, la resurrezione, l’amore per la natura, la sacralità di alcune piante (la quercia in Gallia e Galizia, il tasso in Britannia, il torbo in Irlanda). Gli alberi erano il tramite con il firmamento e separavano l’uomo dagli dei celesti. Attorno ad ogni villaggio c’erano dei boschi sacri (drynemeton) dove si eseguivano riti e dove veniva giudicata la gente dai druidi.

Si usavano spesso anche i dolmen ed i menir megalitici, già realizzati dalle precedenti civiltà, per rappresentare una continuità tra l’uomo ed il firmamento.
La morte rappresentava per i Celti una breve pausa per una vita eterna: esisteva infatti la reincarnazione (in cui si crede anche in India), per questo si amava la natura, perché si poteva rinascere in altre forme di vita. Il concetto di rigenerazione era fondamentale ed a simboleggiarlo c’era la croce celtica. Il tema della resurrezione è importante, perché indica una continuità della vita ai danni della limitatezza della morte.

Dunque il celtico non si preoccupava se in battaglia moriva, anzi questo gli dava più onore, tanto poi risorgeva. Andavano nudi in battaglia perché, in preda al loro furore bellico, comunicavano con gli dei direttamente e quindi emettevano calore. Non è escluso che i druidi conoscessero delle tecniche yoga, atte a creare uno stato di trance nei guerrieri nella fase pre-bellica. Essi infatti eseguivano dei passi di danza prima di combattere, proprio per entrare in contatto con le divinità.
I druidi erano il centro della religione celtica. Ebbero anche una valenza politica. In Gallia, in particolare, sotto la dominazione romana, difesero i costumi celtici e portarono avanti un sentimento rivoluzionario antiromano che sfociò secoli dopo durante la fine dell’Impero Romano. Essi non pagavano tasse, non espletavano il servizio militare, non erano legati al loro territorio come il resto della popolazione. Erano, in pratica, i veri capi della tribù. Avevano un falcetto in mano che li rappresentava, anche perché erano conoscitori di erbe mediche, che venivano raccolte con una certa ritualità. Alcune, perché velenose, erano raccolte con la mano sinistra (era quella che valeva di meno), altre con la destra. Essi seppellivano i morti in tumuli, secondo la tradizione dei kurgan.

I druidi si riunivano in assemblee e c’era il majestix (il grande re) che affidava i vari compiti a loro. Si diventava druida solo dopo aver superato una prova che consisteva nel ritirarsi nel bosco sacro e giungere all’aldilà (attraverso prove di allucinazioni ed ipnosi): solo chi vi era stato ed aveva fatto ritorno tra i mortali poteva guidare un popolo.
I Celti avevano 374 divinità. In realtà molte erano copie di altre, per cui se ne contano circa 60. Tra questi si ricorda: Teutate, dio barbuto, presente nei riti sacrificali, Beleno omonimo di Apollo, Arduinna da cui presero il nome le Ardenne, Belisama omonima di Minerva, Nemetona dea della guerra. Il più importante di tutti era Lug, che diede il nome a Lione e Leida. Simboleggiava un grande druida e sapeva suonare l’arpa, lavorare il ferro, combattere da valoroso, fare magie. Questi fu il progenitore del germano Wotan, che era chiamato anche Odino ed era il signore del Walhalla.
Wotan era il grande druida ed era il signore del calore magico che infiamma il guerriero. Dunque tra Germani e Celti c’è questa trinità divina in comune: Wotan-Odino, Donar-Thor, Ziu-Tyr, presso i primi; Teutate, Eso e Tarani presso i secondi. Teutate era il più potente e si placava con sacrifici di sangue. Eso era identificato con il toro, anche egli assetato di sangue. Tarani era il dio della guerra e preferiva il rogo. Successivamente, Lug prese il potere su tutti. La volta celeste era la proiezione della vita terrena, per questo si ipotizzavano lotte e nascite di dei. Alla fine uno prevalse e fu il successo dei druidi. Il concetto di trinità è molto ricorrente nelle religioni dei popoli di origine orientale.



Antair Merrier

Allieva degli Arcani


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Sarò per Voi l'ultima delle Fiaccole Ardenti




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