Ho potuto vedere la trasmissione in replica su Rai Replay ( ancora non tutta).
Direi che il confronto è impietoso, particolarmente se si parte da Napoli, che sembra peggio di Genova, ma non tanto, visto che loro hanno una metro seria, e si arriva ai modelli francesi.
Titoit ne post precedente ha formulato una analisi puntuale che condivido totalmente.
Vorrei però aggiungere qualche considerazione su alcuni aspetti che a mio avviso il servizio non ha messo del tutto in evidenza.
La conclusione del servizio è infatti che il problema del TPL in Italia sta nella mancanza di adeguate risorse finanziarie, ed è assolutamente vero. Sino a che in questo Paese il TPL non verrà considerato una priorià centrale, come la sanità e la scuola, faremo poca strada.
Ma non è solo questo.
1) C'entra anche, e parecchio, la qualità e la professionalità di chi il servizio gestisce in quei carrozzoni che, salvo rare eccezioni, sono le aziende pubbliche che eserciscono il servizio.
E' stato mostrato lo sfacelo dell'azienda di Napoli, ma sarebbe stato utile avere anche qualche indicazione su come questa azienda è organizzata e gestita: quanti dipendenti hanno per far girare meno di 400 bus scassati e una ( bella) metropolitana? Quanti dirigenti e direttori? E come assunti? E quanto costano? E quanto lavorano?
Perché se i quattrini te li spendi per dare un reddito sicuro, spesso anche buono, visti i tempi, ad un numero esuberante di addetti, fai certamente un servizio sociale e ti prendi dei voti, ma non te ne restano poi molti per investire.. E lascio a voi la riflessione su quanto questo non sia vero anche per Genova.
2) Gli esempi francesi, e parlo della provincia, non della grande Parigi, mostrano come dovrebbe essere un serio rapporto contrattuale tra chi compra il servizio (l'amministrazione, che deve curare l'interessi degli utenti) e chi lo esercisce (l'azienda, che logicamente cura gli interessi suoi). Hanno un sistema di rilevazione satellitare come il Simon che da anni abbiamo a Genova, ma il Comune lo usa anche per registrare i tempi di passaggio alle varie fermate, paragonarli con l'orario nominale e monitorare la puntualità del servizio; in caso di ritardo sopra i due minuti scattano penali, in caso di anticipo viene azzerato il prezzo di quella corsa. E' ovvio che, in queste condizioni, l'azienda prenderà i provvedimenti del caso per minimizzare questi eventi e la puntualità sarà assicurata.
Potremmo farlo anche da noi, il monitoraggio c'è, i cartellini sono tabulati, basta creare un programma per incrociare i dati. Ma ve lo immaginate il Comune che mette penali ad AMT per poi doverle ripagare lui stesso? E poi si dice che il buon servizio pubblico richiede che l'Azienda sia pubblica.. mah.
3) Esempio Irisbus. Come unica causa di questa penosa vicenda, dove Iveco ha chiuso lo stabilimento Italiano ma continua con quello Francese, viene indicata la assicurata ricchezza di quel mercato rispetto alla precaria prospettiva del nostro.
Vero, ma facciamoci anche queste domande:
-Posto che il costo orario francese è certamente superiore a quello Italiano, e che nessuno ha voglia di spendere di più per fare le stesse cose, non sarà che c'entra pure una diversa produttività tra i due siti?
-Come mai gli amministratori francesi che pure sono tenuti, per l'acquisto dei mezzi, alle stesse norme europee cui siamo tenuti in Italia, come mai comprano in larga misura i bus prodotti in Francia da Irisbus? Qui da noi, saranno pure pochi i bus che compriamo, ma ci siamo sbizzarriti con Scania, VanHool, Volvo Mercedes, ora Solaris. Con grande gioia di alcuni forumisti, un po' meno dei lavoratori interessati
Forse se chi spende soldi pubblici avesse prestato maggiore attenzione ai lavoratori italiani e meno alle parole ( e non solo) dei rappresentanti dei fornitori esteri, Irisbus ci sarebbe ancora e Bredamenarini non rischierebbe la chiusura.
[Modificato da ralco 24/09/2014 11:34]