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Il mascheraio misantropo

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2014 12:37
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Sesso: Femminile
01/09/2014 12:37
 
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Questo racconto ha vinto il Primo premio Concorso letterario Ripa Grande 2014



Max, come si faceva chiamare, per dare un tocco esotico al suo nome dal sapore antico, Massimiliano, abitava in una casetta, l'ultima, in cima alla collina, in un paesino sulle colline umbre.
Per arrivarci, la strada era stretta, un viottolo sterrato, che percorreva un tratto panoramico mozzafiato. La scarpata sottostante era ricoperta di larici e lecci che ombreggiavano timide felci e i bottoni rossi dei lamponi.
Sotto, si apriva la valle, dai campi coltivati, tagliati di netto dal torrente che scendeva giù dalle rocce.
La casa di Max, era molto vecchia, ereditata dalle passate generazioni e lasciata intatta. Sul tetto crescevano fili d'erba che d'estate diventava giallo paglia.
Le vecchie mura, scrostate, lasciavano intravedere parti di pietra collinare, lì dove l'intonaco, d'un colore ormai indefinito, scivolando a terra, le aveva denudate.
Dentro, una stanza in cui dominava un grande focolare, usato in passato per cucinare ma ormai relegato a contenitore di fuochi umidi.
Tutto il paese, conosceva la casa di Max, pochi ci andavano per via del suo proverbiale carattere scontroso.
Non salutava mai, se veniva incrociato nel bosco, lasciava all'altro, il messaggio di uno smorfia sul viso, che voleva significare di non avvicinarsi di più, anche lui, incastonato nelle rocce millenarie.
Per anni, rari erano stati i visitatori.
Negli ultimi tempi, però, qualcosa stava cambiando. Qualcuno, ogni tanto, osava.
Le ipotesi sullo strano via vai di gente, si erano moltiplicate e ormai non si parlava d'altro. Chiacchiere alimentate dalla scontrosità del personaggio e dell'ubicazione della sua dimora, non lontana da una grotta, in cui si diceva, erano stati fatti in un passato remoto, riti pagani e poi streghe e demonio nel medioevo vi si erano incontrati. Così dicevano le comari del paese, facendo il segno della croce al solo nominare il luogo.
Si diceva che nella casina, ci fosse una stanza segreta, collegata alla grotta, e lì le ipotesi scivolavano nella fantasia sfrenata.


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