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[LOCANDA] { Sì, vengo dai… vengo con Voi! }

Ultimo Aggiornamento: 29/07/2014 18:26
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Sesso: Femminile
29/07/2014 18:26

Roseline e Irisyan

{ RIASSUNTO }



Dietro il bancone della Locanda di Filippa, Irisyan pulisce e luccica quel desco
come può per sdebitarsi di occupare una stanza privata. Le sue giornate
sono quelle che sono ma in questa, una Sacerdotessa, entra alla Locanda, Roseline.
Lo stupore di vedere una bimba così minuta dietro al banco la porterà a
chiedere tutto della piccola di Gand. Irisyan si fa forte come può, ammettendo
anche la sua povertà, la situazione in cui si trova. Roseline però le
propone un posto diverso, un luogo in cui non dovrà lavare pavimenti, nè piatti,
il Tempio di Avalon.
La piccola ha una sua curiosità, anche una forte emotività
per questo la legherà in un abbraccio accettando tutto ciò che
Roseline le propone.
Lascerà ella stessa un biglietto per "mamma Filippa"
con i suoi abiti logori e da maschietto è pronta a seguire Rose.



COMMENTO


Grazie alla bravissima Player di Roseline, Irisyan le si è già molto affezionata! [SM=g27836]




{ LOCANDA }




IRISYAN {{ . Locanda - Dietro il Bancone . }} Sono passati tanti giorni ormai da quello in cui il gentile pescatore ti ha salvata dalle acque. Dalle acque del lago, probabilmente dalle acque salate ed ostili anche del mare. Hai avuto il tempo di rimetterti in forze, di cercare anche di capire che cosa sia questa Avalon, mamma Filippa è stata abbastanza confusionaria e poco chiara nelle quattro parole che ti avrebbe rivelato qualche giorno dopo il tuo arrivo. Ha detto che Avalon è misteriosa e segreta, hai solo compreso che qualcosa di bello del resto qui ci sia. Però le tue giornate non sono state molto tenere, la locandiera ti ha messo da ieri dietro al bancone della locanda, a lavare i piatti e a servire i clienti di questa, poi oggi dovresti anche imparare a fare qualche biscotto, tanto perché in qualche modo dovresti sdebitarti nell'occupare, senza pagare, perché monete ne avresti proprio poche, quella stanzetta privata, che tanto ti rattrista e ti fa sentire ancora più sola di quello che non sei. Piangi i tuoi genitori, parli poco, schiva, vergognosa, eppure dentro quegli abiti improvvisati, da maschio, che sono sempre quelli di Goed, si intravede una purezza di incanto e chissà perché l'acqua ti ha portata proprio fino a qui, ad Avalon. Stai in piedi su una cassetta di legno, per alzarti un po', in modo che ti si veda oltre il banco, uno straccio in mano, passi avanti ed indietro il braccio. Che il bancone sia lucido! così ha detto mamma Filippa.



ROSELINE { Esterno > Sala Comune }{ FU }{ Strano. Davvero, davvero strano. Non ci sono ombre e tenebra a circondare la Magistra, e il sole è ancora alto nel cielo. Non sono le mura del Tempio a circondarla, nè i Menhir del Tor, o la lussureggiante vegetazione dei giardini. E' la Locanda a stagliarsi davanti ai suoi passi, proiettando una lunga ombra verso la quale, di fretta, la mutaforma si dirige. Mancano pochi passi ormai: presto la mano destra ha la possibilità di schiudere la porta, e all'istante l'odore di cibo che satura la Sala Comune la investe con forza. Sono passati anni, dall'ultima volta in cui mise piede lì dentro. Neppure si ricorda quanto tempo sia effettivamente passato. Richiude la porta dietro di sè, con un tonfo leggero, attutito, per poi avanzare in direzione del bancone. E' una donna molto alta, e molto magra. Troppo magra. Dall'aspetto sciupato, consunto. Indossa l'abito sacerdotale, nero come il velo che porta sul capo, il quale le confonde i tratti lasciandoli tuttavia visibili. Sotto di esso ricadono i capelli in onde poco definite, scivolando ben oltre le ossa sporgenti del bacino. Fiori di biancospino spuntano qui e lì tra le ciocche di un caratteristico biondo che ondeggia tra l'oro pallido e l'argento, assieme a piccoli fiorellini viola. Al fianco porta l'athamè e il sacchetto con le rune, al collo il ciondolo a forma di stella, con l'ametista che richiama la via oscura. La prova schiacciante della sua appartenenza al empio, tuttavia, è la minuta e definita stellina che le sta al centro della fronte, buia come un cielo notturno cui la mano di un Titano abbia rubato ogni astro. Gli spiriti - invisibili agli occhi di qualsiasi altra persona - la seguono nel solito corteo mormorante, fino a quando non raggiunge il bancone. Si dispongono attorno a lei, riempiendo la Sala della loro luminescenza perlacea e dei loro fiochi sussurri, che la vestale ignora. Non vede Filippa, altro fatto strano. Gli occhi, opali slavati, si fermano invece sulla figura di una bambina } E tu che ci fai lì?



IRISYAN {{ . Locanda - Dietro il Bancone . }} Non avevi mai lavato un pavimento prima d'ora, nemmeno piatti e stracci grassi di olio e macchie di arrosto, non avevi nemmeno mai sistemato la tua stanza prima di oggi. Tutto nella vita tua vita è mutato, improvvisamente, come il colpo di spada che giunge dall'alto, ferale, crudele ma soprattutto sconosciuto. Il braccino continuerebbe a muoversi sul bancone, pieghi la testa sul bordo per sperare di vedere che questo brilli come le stelle del cielo, il cielo che guardi, quello che ora sta sopra la tua testa, lo stesso cielo che ancora non hai imparato a conoscere. Quando la Signora farà il suo ingresso nella locanda, volgeresti subito lo sguardo verso la sua figura, ti metteresti dritta, fermando la mano sul banco. La scruti per un attimo, è la prima volta che vedi una donna così bella e così peculiare, difficile a dirsi chi ella sia, nel suo nero e nel suo velo. ''Sid Signora!'' parli in tono normale mentre alcune ciocche chiare ti scivolano da una coda di cavallo mal trattenuta, hai un'aria disfatta, abbandonata e soprattutto povera. Non sei più la Contessina di Gand, chi è colei che sta qui a pulire e lustrare gli utensili di questi due coniugi? Non potresti essere tu. ''Abbiamo la crostata, ma anche l'arrosto!'' inviti ad ella un semplice menù, girandolo sul banco. ''Aiuto Lady Filippa, Signora.'' tremante la vocina adesso, mentre lasci lo straccio sul desco pulito e tiri dietro le orecchie le ciocche cadute, un viso da bambina di sei anni, niente di più. Ancora in profonda trasformazione.



ROSELINE { Sala comune }{ FU }{ Resta immobile, come scolpita nel marmo, davanti al bancone e davanti alla bambina che, pur trovandosi in piedi sulla cassetta, supera di diversi centimetri. Con la mano sinistra, sulla quale si intravede netto e rossiccio il segno di una cicatrice che taglia tutto il palmo, solleva il velo, lasciando ricadere all'indietro la stoffa leggera che le ricopriva il viso. I suoi sono tratti spigolosi, affilati, dalla linea ben dritta del naso a quella serrata e severa delle labbra. Gli occhi hanno un taglio leggermente allungato, serbando in essi il segreto della gatta che è, ed il colore delle iridi è anch'esso assai strano. Un tempo azzurro intenso, oggi si presentano opache, come oberate a loro volta da un velo. Lo sguardo non abbandona la figurina minuta della bambina, e nessuna espressione le appare in viso , scegliendo piuttosto una distaccata neutralità } Una fetta della tua crostata, allora { risponde dopo pochi attimi } E un bicchiere di latte, per favore { aggiunge, mentre il felino che le vive dentro silenziosamente ringrazia. Ora che il velo lascia libero il viso la bambina non avrà certo difficoltà a distinguere la stellina nera che si pone in netto contrasto con il pallore della pelle } Oh, capisco. Donna Filippa deve fidarsi davvero molto di te, per lasciarti qui tutta sola a sbrigare le sue faccende { La loda, pure se nessuna emozione sembra scalfire la maschera della sua imperturbabilità } Quanti anni hai ? { domanda quindi, pur soffermandosi a pensare alla magia dell'Isola, e a come essa risucchi via in fretta l'infanzia di quanti si fermano lì. L'ha visto. L'ha visto sui volti dei figli delle sue sorelle, al Tempio. Lì i bambini crescono in fretta, troppo in fretta. I suoi figli invece, quegli spettri che la circondano, restano immutabili e non la lasciano mai, aggrappandosi addosso col peso di mille catene } Io sono Roseline dell'Inverno. Se vuoi, puoi chiamarmi Rose { In pochi la chiamano così. Lui, ed Hagall. Un tempo Elysiane. Ma forse quel nome è troppo lungo per una bambina così piccola }
Roseline riceve la sua ordinazione: Fetta di crostata (1)



IRISYAN {{ . Locanda - Dietro il Bancone . }} Fiorisce un sorrisino timido, non ci pensi due volte e ti allunghi verso il piatto in cui la crostata di mele è stata posata, con il coltello lì vicino ne taglieresti una buona fetta, sistemandola delicatamente, facendo attenzione ad ogni gesto, su un piccolo piatto bianco di porcellana. Dopo di chè scenderesti dalla cassetta per andare a riempire un bicchiere di latte, tornerai con un boccale ricolmo, risalendo con agilità sulla cassetta di legno, è una cosa che fai da due giorni, alla fine hai imparato a tenerti in equilibrio nel salire e nello scendere. ''Donna Filippa è stata molto buona con me, Signora Rose'' la vocina si stempera ferma ma dolce. ''Voi siete molte bella, anche la… '' ti allunghi con il busto, avvicinando la faccina rotonda da bambina verso il suo viso ''E' una Stella!'' esclami interessata. ''Ho sei anni, Rose, io mi chiamo Irisyan McShyer, i miei genitori sono stati uccisi, io sono sola, ho trovato un uomo buono che mi ha lasciato qui alla locanda, ha detto che Donna Filippa è l'amica di tutti nell'isola di Avalon.'' sposti il piattino con la fetta di crostata tenendolo delicatamente dalle piccole dita ed infine poggerai con misurato movimento la tazza di latte. ''A Voi, Rose!'' buone e ridondanti maniere, parlare con qualcuno ti solleva anche un po', prima che torni la notte e tutto si fermi, prima che arrivi il buio, quando senti così tanto bisogno della luce.



ROSELINE { Sala comune }{ FU }{ Il viso della bambina si illumina con quel sorriso e, se non fosse la Magistra del Vespro e la Figlia dell'Inverno, probabilmente ricambierebbe, arricciando le labbra a sua volta. Non lo fa, tuttavia. C'è solo una vaga luminosità negli occhi chiarissimi, che si innesta tra il velo di anime e la carezza violacea delle occhiaie. Da un solo morso a la crostata che le viene servita, e mentre la bimba parla l'ascolta, masticando piano e accompagnando poi al dolce una lunga sorsata di latte. La gatta dentro di lei fa le fusa, versi di soddisfazione che si trasformano poi in un silenzioso lamento; vuole spingerla a mutare, a lasciarla correre, magari a giocare con quella bambina. La ragione tuttavia ha come al solito la meglio, e Neve resta relegata nel profondo del suo animo. } Donna Filippa è molto buona, si. Ha accudito tanti altri bambini, prima di te. Ed è vero che amica di tutti qui sull'Isola { Poi qualcosa si smuove sul suo viso. Un accenno di sorriso, forse. Difficile a dirsi } Ti ringrazio. Anche tu sei molto, molto bella. Sai cosa significa questa stella? { Chiede, dando poi per scontato che non lo sappia } E' il simbolo che portano tutte le Sacerdotesse { Cerca di spiegarle con parole semplici } Le Sacerdotesse sono coloro che servono la Dea, al Tempio. Donna Filippa non ti ha mai portato al Tempio, vero? Ti ha parlato della Dea? { chiede, per poi zittirsi qualche istante prima di proseguire } La tua è una storia molto triste, Irysian. Non deve essere facile per te. Però, nella tua sventura, hai avuto anche un colpo di fortuna { L'aria vorrebbe divenire complice, come se le stesse raccontando un segreto } Sai, quest'Isola è magica. E' sotto il potere della Dea, e accadono cose meravigliose e terribili. Al Tempio, dove vivo, ci sono fiori che di notte si illuminano come se fossero stelle, e le mura cambiano colore tre volte al giorno: all'alba sono bianche, durante il meriggio rosse, e la sera diventano nere, proprio come la mia stellina. { Racconta, posando poi alcune monete sul bancone, pagamento per ciò che ha ordinato } Dimmi, ti piace stare qui? { domanda ancora, mentre con la mano destra scava ancora nel sacchetto che contiene il denaro, arraffandone un'altra manciata } Queste sono per te, sei stata davvero brava. Non dirle che l'ho detto, ma sei stata quasi più brava di donna Filippa { sul bancone mette quindi altre monete, lontano dalle altre, destinate a lei soltanto. Uno spirito si distacca dalla moltitudine alle sue spalle, avvicinandosi al suo orecchio. Altri invece si avvicinano alla bambina, annusandola come se fossero bestie feroci. La nordica resta immobile, nè da segno di vedere o ascoltare alcunchè, in modo da non allarmare la bambina }



IRISYAN {{ . Locanda - Dietro il Bancone . }} Poggi i gomiti sul bancone, le manine paffutelle sostengono il visino candido. Ti piace tanto guardarla e anche ascoltarla. Poi quella stellina così nera, ti spinge a fantasticare un pò. ''Donna Filippa non mi ha detto molto, mi dice sempre che tanti bambini sono sfortunati, come lo sono stata io, ma che poi un giorno io avrò una strada da seguire se rimarrò a vivere qui.'' abbassi gli occhi dolcemente, respiri profondamente cercando di mandare via le lacrime, quando sentirai di avere ancora quella forza spingerai nuovamente il tuo sguardo in quello di lei. ''Non ho mai visto il Tempio che dite, sono stata qui a girovagare nei pressi della locanda, Rose, Donna Filippa non vuole che mi allontani troppo, ma mi ha anche detto una volta che sicuramente un giorno qualcuno mi verrà a prendere, ma non capisco proprio chi possa venirmi a prendere, quando non ho proprio nessuno, poi la mia casa è molto, molto lontana da qui, c'è il mare nel mezzo.'' Cercheresti di rimetterti dritta, scenderesti adesso dalla cassetta, arginando il bancone sbucando fuori da quello, nella sala. Roseline ti avrà al fianco sinistro. ''Non lo so se mi piace, Rose, anche se così fosse e non voglio dire che Donna Filippa non sia buona e brava, non saprei dove andare, a dire la verità, e vi ringrazio per le monete, non posso permettermi molto, nemmeno gli abiti, me ne vergogno certo… ma purtroppo questa sono io, senza casa, senza denari, senza vestiti. E' già tanto che io abbia trovato un tetto per la mia testolina.'' sorridi brevemente, cerchi la sua mano, la più vicina, se riuscissi a trovare quel contatto gliela stringeresti. ''Mi piacerebbe vedere quei fiori che dite, Rose.'' le dita minute si stringerebbero a quelle della Sacerdotessa, tanto calore, v'è qualcosa in te Irisyan che desta o distrugge. L'assoluta gentilezza, quanto la più candida innocenza, da preservare forse.



ROSELINE { Sala comune }{ FU }{ Ancora la ascolta, pure se adesso un occhio va agli spettri, un orecchio alla loro voce. Si stringono attorno alla bambina, scivolano tra le ciocche arruffate dei suoi capelli, si insinuando tra le ciglia chiare, tra un dito e l'altro. } Donna Filippa ha ragione. Ogni cosa accade per un motivo, anche quelle più brutte. Forse era destino che tu venissi qui. Forse anche il nostro incontro era nel disegno della Dea. { questo sembra mormorarle all'orecchio il fantasma, ma capire è difficile, ed esserne sicuri lo è ancora di più } Non è detto che debba venire a prenderti qualcuno che viene dal tuo passato. { afferma, dopo aver meditato un poco, in silenzio, trovandosi quindi la bimba al fianco sinistro. E' così piccola e minuta da sembrarle un gattino } Non devi vergognarti Irisyan. { dice poi, con un tono deciso che ha la stessa forza di un taglio nell'acciaio } Sei solo una bambina, eppure hai conosciuto l'orrore della morte. In te, tuttavia, la purezza dell'Alba è luminosa e forte { dice, e probabilmente alla piccola sembreranno discorsi astrusi e sibillini. Quando la bimba le stringe la mano, per un solo istante, le balena sul viso un certo disagio, un misto di timore ed insicurezze che tuttavia sparisce presto, come una fiamma a cui viene sottratto l'ossigeno [imperturbabilità lvl3] Si abbassa dunque, tentando di portare i suoi occhi all'altezza di quelli altrui, cercandole lo sguardo con lo sguardo. La studia a lungo, in silenzio, azzurro nell'azzurro, per poi andare ad artigliare le sue guance con la mano libera, il pollice da un lato, le altre tre dita dall'altro. Il tocco risulterà gelido, come se la sua pelle fosse realmente di neve. E continua quindi a fissarla, come se cercasse di rubarle l'anima attraverso le iridi. Solo alla fine le lascerebbe andare il volto, facendo ricadere il braccio lungo il fianco e ricambiando con un tocco lieve la stretta della bambina } Se vuoi, ti mostrerò quei fiori. Se vuoi potrai rimanere al Tempio, almeno però un po', fino a quando la tua strada non si manifesterà { dice lentamente, come se fosse sovrappensiero. Come se fosse per un istante da altro, e così è. Gli spiriti continuano a mormorarle all'orecchio. } Però, se decidi di seguirmi, dobbiamo lasciare un biglietto a Filippa, o si preoccuperà terribilmente { spiega } Al tempio non dovrai servire ai tavoli, nè lavare a terra, nè avere a che fare con tutti i viandanti. E' un posto sicuro. Potrai aiutare Rois in cucina, se vorrai, e nella cura dei giardini. Il resto del tempo lo dedicherai allo studio... Sai già leggere e scrivere, per caso? { domanda, per poi sollevarsi, tornando a svettare sul cucciolo d'umana }



IRISYAN {{ . Locanda - Bancone/s.c. . }} ''Della Dea…'' sussurri incredula, come se favole nascessero e morissero dalle labbra di Rose. Quando la mano fredda della Sacerdotessa ti artiglia il viso, i tuoi occhi cambierebbero espressione, gli occhi di Rose anche muterebbero, ti sembrerebbe, per un breve istante. ''Che significa che l'Alba è luminosa e forte, Rose?'' schiudi la boccuccia morbida, terrorizzata però in quel frangente. Quando Rose lascerà cadere la mano dal tuo viso, fai un piccolo passo indietro. ''Mi avete fatto paura per un attimo.'' respiri sorridendole, come se adesso ne riconoscessi le fattezze della Signora che s'è presentata alla locanda. ''La mia strada… '' strabuzzi gli occhietti, la bocca rimane leggermente schiusa, continueresti a posare uno sguardo sulla Sacerdotessa come se fosse un sogno a metà, eppure è reale. ''Io dico che potrei venire con Voi. Mi voglio fidare, anche se tornerò volentieri qui a salutare Donna Filippa.'' sei una piccola e munita bambina con la forza della vita e dell'anima, per questo motivo non controlli ancora le tue emozioni, nemmeno le parole, anche se sei intelligente, preparata, senti che il cuore ti scoppierebbe nel petto, ti incuriosisce tanto Rose, anche vedere il Tempio di Avalon. ''Sì, vengo dai… vengo con Voi!'' passeranno davvero pochi istanti dalle parole al fatto di un abbraccio, dove le braccine tenere andranno ad intrecciarsi dietro al collo di lei. All'orecchio di Rose, oltre alle lacrime spontanee che ti assalgono gli occhi, lasci piccole parole. ''Sì, so leggere e scrivere, fare di conto poco, mamma mi aveva pagato un maestro al palazzo, a Gand io ero la contessina, ora sono solo Irisyan e sono felice di tutto e grazie anche a voi.'' le manine sulle braccia stringono Rose, tanto che non vorresti mai lasciarla andare. ''Lasciamo a Donna Filippa qualche riga la scrivo io, ho tanto da ringraziarla.'' cercheresti molto lentamente di lasciarla da quell'abbraccio affettuoso e soprattutto, non avendo nulla da portare con te, dirai ancora. ''ci metto poco, Rose.'' torneresti dietro al bancone e userai una carta sporca che troveresti lì. Una pennina d'oca sotto il bancone. ''Cara Mamma Filippa, voi siete stata molto buona e brava, io ora sono al Tempio con Rose, avevate ragione, mi sono venuti a prendere. FIRMATO, Irisyan'' la carta la lasceresti aperta nelle cucine, torneresti indietro da lei. Così come sei, così come la Dea ti ha voluta.



ROSELINE { Sala comune }{ FU }{ Gli occhi della Magistra si svuotano nuovamente, perdendo il bagliore che li aveva prima animati e che cercava riflesso nello sguardo della bambina } Questo te lo spiegherò quando saremo al Tempio { taglia corto, ma non bruscamente; semplicemente rimanda discorsi complessi ad un altro momento } Non volevo spaventarti { mormora piano, quasi difficile che l'altra riesca a comprendere ogni parola, visto anche l'accento francese che arrotonda tutte le erre e rende difficile la comprensione di tutto ciò che dice. } Certo, potrai tornare a salutare donna Filippa. E qualche volta lei potrà venire a trovare te al Tempio... Sai, lì ho anche un gatto. Una bella gatta bianca, si chiama Neve. Ti avverto però, sta attenta: è buona, ma se fugge non inseguirla, potrebbe infastidirsi e graffiarti. Se ti si avvicina di spontanea volontà però non preoccuparti, significa che vuole solo giocare { cerca in questo modo di proteggere il suo segreto, di proteggere il felino che le vive dentro. Quando lei l'abbraccia, il corpo diventa di marmo. Si irrigidisce improvvisamente, all'istante, poichè non è per niente abituata al contatto fisico, nè ad aver a che fare con i bambini. Ce ne fu solo una, in passato, a cui si legò. Ma la Dea la portò via, assieme a tante altre. Dopo un'iniziale freddezza, cercherebbe di posarle un braccio attorno al busto minuto - sempre con la rigidità degna di un pezzo di legno - mentre l'altra mano vorrebbe posarsi sulla testolina, in una goffissima carezza } Ehm... { esordisce, schiarendosi la gola } Vedrai, andrà tutto bene { Forse il tono non è esattamente rassicurante, ma almeno la Magistra ci prova } Non piangere, dai... { è quasi una supplica; davvero non sa cosa fare, come comportarsi. Quando quell'abbraccio si scioglie è quasi un sollievo. SI schiarisce al gola } Dai, prendi tutto quello che ti serve, e scrivi pure il tuo biglietto { la osserva mentre si impegna nella stesura della breve missiv, le braccia conserte sotto il petto acerbo } Bene { dice soltanto, non appena la vedrà comparire nuovamente al suo fianco } Al Tempio ti troveremo altri vestiti, abiti da bambina... Questi sono troppo rovinati, sono da maschietto { una briciola della vecchia Roseline sembra riaffiorare in lei, per poi svanire, in fretta come è arrivata } Andiamo. Non è molto lontano, ma dovremmo camminare un poco { Non le tende la mano, semplicemente scioglie l'intreccio delle braccia per calarsi nuovamente il velo sul viso. Quindi si avvicina alla porta, certa che la piccola la seguirà. I passi la porteranno verso il sentiero, lungo la strada che porta al Tempio, a Casa }



IRISYAN {{ . Locanda - Bancone/s.c. . }} ''Va bene, me ne ricorderò Rose, ma che bellissimo nome Neve, non vedo l'ora di vederla, io non ho mai avuto un gatto, papà aveva un cane grande, ma poi è scappato, non abbiamo mai più avuto animali.'' Ti asciughi i piccoli e affusolati occhi dalle lacrime, per poi voltarti e guardare la locanda, quella bella sala, l'odore delle spezie e dei fiori essiccati, è iniziata qui, o forse nel cuore del lago, questo non ti è dato saperlo. Sei pronta a lasciare questo luogo per un altro e sono molte le cose che ancora dovranno accadere. Stai al fianco destro di Rose. ''Sì, questi erano gli abiti di Goed, quando avrete voglia vi racconterò tutto, come avete detto Voi, non è una bella storia la mia, sono nata sotto una strana Stella, ma la vostra è davvero speciale.'' sorridi, incurvi teneramente e silenziosamente le labbra, sollevi il visetto e la osservi nei gesti precisi di tirarsi su il velo scuro, pensi che sia un peccato che Rose debba nascondere il suo bel viso, ma forse è la Sua Dea che glielo impone, non lo sai. Prima di andare via, uscire dalla sala comune, ti volgerai ancora indietro, cercheresti qualcuno ancora, ma non è più questo il tempo di indugiare sulla soglia. E' tempo di preparare un sentiero, intrecciarlo nel futuro, seguire il tuo Fato.




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