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Oh, verdi foglie strappate dal vento! Oh, poveri figli lasciati in mano a turbine di sì crudo destino! Non aveva torto Santo Stefano quando disse: “I vostri padri perirono nel deserto”: a causa di Mer-en-Ptah, successore al trono di Ramesse II, ahimè, fu disperso il seme di tribù coalizzateglisi contro, ivi compreso un futuro Israele. Così attesta la sua stele nera, in vero già appartenuta ad altro faraone: quello che potrebbe essere il vero re dell’Esodo, poiché Gerico era deserta ai tempi di Ramesse, recatosi in Galilea nel 1272 a. C.. Strano ma vero, da scarabei hyksos e non, rinvenuti nel cimitero regio della suddetta, si desume che la stessa fu presa, incendiata, ai tempi di Akh-en-Aton, l’eretico. Allora, e non in altri tempi, come d'altronde affermava l'equipe archeologica del dimenticato Sir Charles Marston! Non aveva torto il protomartire e, mentre lo diceva, veniva lapidato vivo sotto gli occhi del futuro Apostolo delle Genti che, folgorato sulla via di Damasco, dopo un'allegria di naufragi, fu decollato nella Roma dei Cesari, nell'urbe di fratricide legioni. Che si lavino pure fino al gomito, toccatimi per sbaglio, quasi fossi reietto samaritano che non beve vino Kasher! Per orgoglio di essere gli Eletti si son paragonati a Shamash, al dio sole accadico della giustizia, il loro stesso nome di semiti lo fanno derivare da Shamash, in arabo Shams. Ma dov'è questa giustizia? Essi cantano la pace, ma, sgomitando per certi territori, sbrigliano neri cavalli di carri e travolgono giovini armati di fionda, come tanti mastini della guerra. Qui non si sa bene chi sia la leggenda più nutrita di poco amor nel prossimo, né si vuole sminuir l'aura di un simbolo forte di fronte ad alleati o al buon ferro di Qadesh. Ciascun pianga i suoi morti: se la vita divide, forse una gran misericordia poi unisce nel silenzio ultimo. Noi uomini, creature stanche, non siamo i profeti. |