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XY-file

Ultimo Aggiornamento: 04/10/2014 09:30
04/10/2014 09:30
A ’sto mondo di sorpresine Kinder può sempre darsi che biologicamente non sia impossibile ad alcune vergini di generare uomini famosi senza aver conosciuto il piacere della carne. Di tali fanciulle ne parlano racconti antichi di popoli indoeuropei: quest’anomalia potrebbe essere prerogativa genetica ereditaria, ma accade assai raramente. Ma non è di questo che parlerò oggi, benché ne avrei tante da ridire persino sul divorzio, additato come peccato di coscienza da preti che ti inculcano strane possenti visioni sull’Aldilà: nessuno dev’essere un mulo come il cieco Sansone e bastonato alla macina. Ma essi t’impongono basto, ti uniscono in matrimonio a Dalila e, dopo un giro di chiave, dicono: “Amen!”. Qualcuno si è dato la briga di inventare il Priorato di Sion, ma non a far comparire anche copia dei rotoli trovati da trucidati templari sotto la spianata del tempio di re Salomone: indubbiamente un’altra Bibbia, forse un Pentateuco o Torah molto più esatto, e non perciò di re Giosìa, e in cui il successore al grande conquistatore di Megiddo, di una Armageddon di tanto tanto tempo fa, fu il vero faraone dell’Esodo e il cui dio circondò di due larghi fossati di fiamme e fumo i nemici. Oh, di certo non fu quel Ra’messes, la cui moglie e regina è derisa nel loro cuore per una supposta infatuazione di Mosè. I morti si rivolterebbero nella tomba nel saperlo, ma purtroppo la resurrezione dipende da evento già troppo disatteso. Ma a un giudizio io vi sottoporrò adesso. Da che mondo è mondo pergamene si bruciano, noi leggiamo piuttosto nelle ceneri. Molto probabile che su manufatto non sia stato aggiunto il nome del dio Ra a quello del principe Mosè, che potrebbe significar Salvatore, bensì quello di Thoth, dio della scrittura, per ottenerne uno di più regale e cancellarne un altro di tanto vergognoso quanto quello di Hat-shep-sut. La conferma di ciò, credo, in futuro la si troverà nel rastremato granito, come del resto si è già notata una cosa simile per il sarcofago di Tut-ankh-Amun, il cui copricapo della mummia è invero perfetto per una regina. Questo, non lo dice un poeta paleologo, ma uno che ne sa tanti i raggiri di una guerra psicologica. E mi costa il rivelarlo. Oh, se potessi non aver mai gettato il mio sguardo su di essi, ma c’è sempre un angolo buio dove pare tanta luce, troppa luce, e soprattutto candore… Non tutte le ciambelle vengono col buco, quando frigge l’olio di gomito: se il libro di Isaia è stato scritto a più mani, cosa che risulta da studi filologici già confermati da un monsignor nella fede cattolica in trasmissione televisiva di Mediaset, chi dei due venne realmente segato vivo? Di due pezzi io ne vedo già quattro sanguinolenti sulla limpida coscienza ebraica, ma da interconfessionale Testamento ne so sei, anche sei di pezzi… Non dunque errato affermare che dei testi sacri della Bibbia furono rielaborati “ad hoc” in epoche successive – anzi, poco dopo la cattività babilonese in cui essi ebbero anche accesso ad archivi del sapere, occupando qualche carica di rilievo, come già fece un certo Giuseppe sotto gli ultimi Hyksos, coi quali Abramo ebbe persino contatti quando essi si insediarono ad Avari, e in seguito coi Settanta, numero interessante per tappezzare occhi di trame di sogno, e che ne diedero versione ufficiale in greco per quei Giudei vissuti come mercanti nel mondo ellenistico. Ma Alessandro Magno gli aveva tolto molti mercati d’Asia, gli stessi acquisiti grazie a iranici che per loro edificarono un tempio di Geova a Elefantina, nell’Alto Egitto, e che fu anche demolito da “ribelli” egizi ai tempi di Bagoa, governatore persiano di Giudea. Questo Ponzio Pilato “ante-litteram” ebbe premura affinché vi fosse ricostruito. Del resto, si sa, la regina Ester sposò Assuero, cioè Serse, e Ciro venne acclamato quale messia d’Israele, affrancandoli nel culto: quindi non meravigliamoci che reparto armato di Giudei abbia preso colà istanza, una volta che Cambise conquistò l’Egitto stesso. Ah! Non si è proprio risparmiata, la vecchia volpe del deserto, che già mi considererà un aborto del “sistema”: sulla vischiosa tela ci scrisse e riscrisse solo quel che le garbava, vendicandosi di figure chiave del girotondo e assicurando loro una ignominia nel Credo, ma pretese che ciò fosse anche adulabile storiografia: Ra’messes, che visse ben dopo l’esodo di Habiru portatori di asini e che incendiarono Gerico ai tempi di Akh-en-Aton, anni dopo la battaglia di Qadesh, si divise territori e molti gruppi umani, tra cui un futuro Israele, con gli Ittiti, adoratori degli dèi Indra, Mithra e Varuna – sì, i Hatti, quei mastri forgiatori del ferro! Molti devono essere stati, allora, gli scontenti per quell’alleanza di mutua assistenza e l’ironia della sorte, per come ci sta ora scritto, volle che lo stesso magnifico Israele uscito dall’Egitto, tra strepiti e scoppi di folgori, si trovò nuovamente sotto l’influenza dei faraoni! Non a caso Sigmund Freud, padre della psicoanalisi, ci disse che un Mosè non vide la Terra Promessa, perché fu assassinato. Di tutto ciò, naturalmente, mai si parlerà - anzi, si farà di tutto affinché la Verità risulti una sola, lo so, o che ne sia il suo sosia. Ed è per tal motivo che più non credo alla Bibbia come una manna, ne prendo debite distanze, più non credendo in quel mostro sacro che la vergò, falsificatici fattucci non irrilevanti… Di ignoranti in storia antica ne sono piene pagode d’oro, tutti pagano un tributo alla conoscenza circonfusa da aureole. Ma forse tutto era già stato calcolato, ché si voleva prostrare nella polvere nemico ad ogni costo, nella terribile vendetta di una parola scritta che incute timore. Quel popolo calpestato, divenuto poi regno indipendente, chi avrebbe osato contraddirlo, chi tagliargli nasino perché esso calunniava un vecchio dio faraone come Ra’messes? Incensatelo, dunque, il dio di affaristi ed usurai, ché da Elefantina e attiguo canale del Nilo si controllavano smerci fino all’India! Il potere è una benedizione, ma io lo nego, anche se si mangiassero fulmini e cacassero tuoni.
Visto che ho iniziato il discorso con dei cavalieri, concluderò nel dire che per molto ancora si parlerà di misteri, come si parlerà del Santo Graal, e forse anche di Camelot e di Camulod(unum), “castrum” romano, l’odierna Colchester di un dio celtico, un cinghiale, ma del mistero eucaristico del Sang Real chi lo farà mai? Forse un Beowulf, anche se per gli scaldi la coppa rappresenta la poesia e per talaltri pagani, più disumani, una sacra coppa sarebbe il cranio stesso del Battista? Lo farà, dunque, un Longino nello spezzare il pane, inzuppatolo d’aceto, o un Lancelot, un Langhe Lot, uno che in antico è il Lunga Lancia? Un Parsifal, non credo, poiché lo scudiero più non gode ai miei occhi di carisma necessario. Nottinghan (sic) o Nottingham, questo il dilemma: se la romanzata regina Ginevra subiva il fascino dei Franchi o un re Artù quello scandinavo. Oh, no: lui era solo britanno, non un filosassone di drakkar, di certi navigli. La sua spada era già stata forgiata per il comando di cesariana legione. Forse il Figlio dell’Orsa, tanto caro a dei Veneti antichi, venne informato di sedizione in patria, lasciò in fretta e furia la corte in Laterano di Vaticano glorioso: quando lo era, dico io, lo era quel governo, sapendone ora i preti pedofili di un segreto di Stato!
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