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qwerty#3

Ultimo Aggiornamento: 18/05/2014 08:59
18/05/2014 08:59
Qwerty # 3 (2010)

Che meraviglia lo Stendardo di Ur! Allorquando il mondo era giovane, fieri balestrieri montavano su un bel carro da guerra, aggiogato l'onagro al suo cocchio pesante. E fu innovazione tecnologica rivoluzionaria per quei tempi, migliorata più tardi preferendone uno più leggero. E non a caso la casata di Davide imparò a governarlo, e non a caso gli Hurriti scrissero un bel trattatello sull'allevamento del cavallo, consci del suo valor strategico in battaglia. Che temibili avversari i Figli di Inanna (Ishtar), e com'erano dignitosi i lugal e gli ensi del Paese del Mare, alla foce dei due fiumi! Con pettinata lana ai ginocchi, ancora li si vede libare, mescolatolo al miele. Costoro dettero impulso a fiorente civiltà. Storica, non preistorica, che ebbe contatti con l'Iran e con l'India. I Sumèri (Sag.ghiga, ovvero Teste Brune) inventarono la zappa e uno speciale aratro che lo seminava direttamente nel solco, col sudor della fronte crearono mille canali intorno alle loro fortificate città. Alla loro scrittura si ispirarono potenti di lingua “semitica” e, ai tempi di Mosè, la loro lingua non era già del tutto dimenticata. Allora, il babilonese di Hammurapi la lingua internazionale: secondo una cronologia, costui, assieme a dei re, tra cui uno di Larsa, sconfisse quelli di Sodoma e di Gomorra presso noto lago di asfalto dei cui sali i faraoni d'Egitto si servivano per la mummificazione delle loro salme. E non mi par così strano che le Tavole della Legge mosaica rassomiglino a incisi polmoni di mezzobusto in pietra, oggi conservato al Louvre: a quei tempi imperava cultura sì antica come il dio luna Ninna (Sin) e la legge era garante di un respiro all'uomo che soggiaceva al giogo della barbarie. Le costellazioni del Toro e di un Pegaso ammiccavano alle loro “montagne sacre” di mattoni, la cui cella superior ospitava gli dèi. Non mi vanto di conoscerli in tutto e per tutto, ma quando gli dèi aprivano bocca gli si prestava orecchio, poiché la parola era cosa buona. Oggigiorno, chi ne pende più dalle profetiche labbra? Alienato l'uomo contemporaneo, per capriccio, degli dèi se ne son fatti degli alieni e del loro volto più umano un Olimpo di mollezze. Deh, mi si lasci solo coi miei pochi ma buoni libri, ché nulla ho da spartire con quei benpensanti! Non rimesto io intrugli in un gran calderone. E son sicuro che di un Abele essi ne farebbero il padre del fiume d'una freccia anziché il servo del Dio che è, con potenza, il Signore della Vita e a cui grandi cattedrali di grandi peccatori giubilano con l'alleluia. Tutta una poesia si è perduta col tempo: ovunque è in voga lo strillo, non le profondità del silenzio di un raccoglimento.
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