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IL PURGATORIO

Ultimo Aggiornamento: 19/06/2023 00:56
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15/02/2014 11:36
 
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PERCHE' I CATTOLICI CREDONO NEL PURGATORIO MENTRE NELLA BIBBIA TALE TERMINE NON COMPARE?


Perché dovremmo passare attraverso una purificazione? Gesù non ha forse  detto: TUTTO E’ COMPIUTO?  Gesù morendo sulla Croce non ha forse operato la nostra salvezza? 

Sono queste le obiezioni principali che vengono mosse contro la fede nel purgatorio e a cui cercheremo di rispondere innanzitutto con la Bibbia, ma anche con quanto il deposito della fede ci consente di conoscere al riguardo.


[Modificato da Credente 18/02/2014 18:30]
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15/02/2014 19:58
 
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Riportiamo come premessa alcuni passi del Vecchio Testamento che preparano le riflessioni che potranno essere fatte alla luce del Nuovo Testamento
Ci serviamo di un testo desunto dalla

UDIENZA GENERALE
di GIOVANNI PAOLO II 

Mercoledì, 4 agosto 1999
   

Il purgatorio: necessaria purificazione per l'incontro con Dio

Lettura: 1 Gv 1,5-9

1. Come abbiamo visto nelle due precedenti catechesi, in base all'opzione definitiva per Dio o contro Dio, l'uomo si trova dinanzi a una delle alternative: o vive con il Signore nella beatitudine eterna, oppure resta lontano dalla sua presenza.

Per quanti si trovano in condizione di apertura a Dio, ma in un modo imperfetto, il cammino verso la piena beatitudine richiede una purificazione, che la fede della Chiesa illustra attraverso la dottrina del "Purgatorio" (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 1030-1032).

2. Nella Sacra Scrittura si possono cogliere alcuni elementi che aiutano a comprendere il senso di questa dottrina, pur non enunciata in modo formale. Essi esprimono il convincimento che non si possa accedere a Dio senza passare attraverso una qualche purificazione.

Secondo la legislazione religiosa dell'Antico Testamento, ciò che è destinato a Dio deve essere perfetto. In conseguenza, l'integrità anche fisica è particolarmente richiesta per le realtà che vengono a contatto con Dio sul piano sacrificale, come per esempio gli animali da immolare (cfr Lv 22,22) o su quello istituzionale, come nel caso dei sacerdoti, ministri del culto (cfr Lv 21,17-23). A questa integrità fisica deve corrispondere una dedizione totale, dei singoli e della collettività (cfr 1 Re 8,61), al Dio dell'alleanza nella linea dei grandi insegnamenti del Deuteronomio (cfr 6,5). Si tratta di amare Dio con tutto il proprio essere, con purezza di cuore e con testimonianza di opere (cfr ivi, 10,12s).

L'esigenza d'integrità s'impone evidentemente dopo la morte, per l'ingresso nella comunione perfetta e definitiva con Dio. Chi non ha questa integrità deve passare per la purificazione. Un testo di san Paolo lo suggerisce. L'Apostolo parla del valore dell'opera di ciascuno, che sarà rivelata nel giorno del giudizio, e dice: "Se l'opera che uno ha costruito sul fondamento [che è Cristo] resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; ma se l'opera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco" (1 Cor 3,14-15).

3. Per raggiungere uno stato di perfetta integrità è necessaria talvolta l'intercessione o la mediazione di una persona. Ad esempio, Mosè ottiene il perdono del popolo con una preghiera, nella quale evoca l'opera salvifica compiuta da Dio in passato e invoca la sua fedeltà al giuramento fatto ai padri (cfr Es 32,30 e vv. 11-13). La figura del Servo del Signore, delineata dal Libro di Isaia, si caratterizza anche per la funzione di intercedere e di espiare a favore di molti; al termine delle sue sofferenze egli "vedrà la luce" e "giustificherà molti", addossandosi le loro iniquità (cfr Is 52,13-53,12, spec. 53,11).

Il Salmo 51 può essere considerato, secondo la visuale dell'Antico Testamento, una sintesi del processo di reintegrazione: il peccatore confessa e riconosce la propria colpa (v. 6), chiede insistentemente di venire purificato o "lavato" (vv. 4.9.12.16) per poter proclamare la lode divina (v. 17).

4. Nel Nuovo Testamento Cristo è presentato come l'intercessore, che assume in sé le funzioni del sommo sacerdote nel giorno dell'espiazione (cfrEb 5,7; 7,25). Ma in lui il sacerdozio presenta una configurazione nuova e definitiva. Egli entra una sola volta nel santuario celeste allo scopo d'intercedere al cospetto di Dio in nostro favore (cfr Eb 9,23-26, spec. 24). Egli è Sacerdote e insieme "vittima di espiazione" per i peccati di tutto il mondo (cfr 1 Gv 2,2).

Gesù, come il grande intercessore che espia per noi, si rivelerà pienamente alla fine della nostra vita, quando si esprimerà con l'offerta di misericordia ma anche con l'inevitabile giudizio per chi rifiuta l'amore e il perdono del Padre.

L'offerta della misericordia non esclude il dovere di presentarci puri ed integri al cospetto di Dio, ricchi di quella carità, che Paolo chiama "vincolo di perfezione" (Col3,14). 

5. Durante la nostra vita terrena seguendo l'esortazione evangelica ad essere perfetti come il Padre celeste (cfr Mt 5,48), siamo chiamati a crescere nell'amore per trovarci saldi e irreprensibili davanti a Dio Padre, "al momento della venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi" (1 Ts 3,12s.). D'altra parte, siamo invitati a "purificarci da ogni macchia della carne e dello spirito" (2 Cor 7,1; cfr 1 Gv 3,3), perché l'incontro con Dio richiede una purezza assoluta.

Ogni traccia di attaccamento al male deve essere eliminata; ogni deformità dell'anima corretta. La purificazione deve essere completa, e questo è appunto ciò che è inteso dalla dottrina della Chiesa sul purgatorio. Questo termine non indica un luogo, ma una condizione di vita. Coloro che dopo la morte vivono in uno stato di purificazione sono già nell'amore di Cristo, il quale li solleva dai residui dell'imperfezione (cfr Conc. Ecum. di Firenze,Decretum pro Graecis: DS 1304; Conc. Ecum. di Trento, Decretum de iustificatione: DS 1580; Decretum de purgatorio: DS 1820).

Occorre precisare che lo stato di purificazione non è un prolungamento della situazione terrena, quasi fosse data dopo la morte un'ulteriore possibilità di cambiare il proprio destino. L'insegnamento della Chiesa in proposito è inequivocabile ed è stato ribadito dal Concilio Vaticano II, che così insegna: "Siccome poi non conosciamo né il giorno né l'ora, bisogna, come ci avvisa il Signore, che vegliamo assiduamente, affinché, finito l'unico corso della nostra vita terrena (cfr Eb 9,27), meritiamo con Lui di entrare al banchetto nuziale ed essere annoverati fra i beati, né ci si comandi, come a servi cattivi e pigri, di andare al fuoco eterno, nelle tenebre esteriori, dove 'ci sarà il pianto e lo stridore dei denti' (Mt 22,13 e 25,30)" (Lumen gentium, 48).

6. Un ultimo aspetto importante che la tradizione della Chiesa ha sempre evidenziato, va oggi riproposto: è quello della dimensione comunitaria. Infatti coloro che si trovano nella condizione di purificazione sono legati sia ai beati che già godono pienamente la vita eterna sia a noi che camminiamo in questo mondo verso la casa del Padre (cfr CCC, 1032).

Come nella vita terrena i credenti sono uniti tra loro nell'unico Corpo mistico, così dopo la morte coloro che vivono nello stato di purificazione sperimentano la stessa solidarietà ecclesiale che opera nella preghiera, nei suffragi (la Messa=suffragio del sacrificio della Croce) e nella carità degli altri fratelli nella fede. La purificazione è vissuta nel vincolo essenziale che si crea tra coloro che vivono la vita del secolo presente e quelli che già godono la beatitudine eterna.

Sia lodato Gesù Cristo


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15/02/2014 22:20
 
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Nella Scrittura, alcuni termini, come ad esempio quello di TRINITA', PECCATO ORIGINALE, PURGATORIO, non si trovano perchè tali termini sono stati coniati dopo la stesura della Bibbia, per sintetizzare dei concetti che però vi sono contenuti e si possono ricavare da quanto in essa è espressa.

Nel caso del PURGATORIO, faremo una disamina dei testi biblici che ci permettono di arrivare alla conclusione che vi è uno stato di purificazione per chi ha commesso i peccati che non conducono alla morte spirituale ed eterna. (cf 1Gv 5,17).

 

Apoc.21,27 dice che "nulla d'impuro può entrare nel regno di Dio";

Gesù afferma "Se non ritornerete come bambini non potete entrare nel regno di Dio"

(Mt. 18,3)

L'Apostolo Paolo dice che " senza la santificazione nessuno vedrà mai il Signore" (Eb.12,14)

I testi sopra citati dicono chiaramente che l'ingresso nel regno esige un'assoluta purezza e perfezione.

La sola bontà e la sola conversione non avrebbero potuto da soli risolvere la separazione tra Dio e gli uomini operata dal peccato originale e da tutti i peccati dell'umanità conseguenti a tale peccato. Era assolutamente necessario, secondo la giustizia divina che fosse rimossa la causa principale che causava la morte, fisica e spirituale dell'uomo. Attraverso il peccato originale, il diavolo aveva acquisito un diritto sull'umanità, che il Signore stesso, facendosi uomo, da innocente ed immacolato qual era, ha riconquistato a favore dell'umanità, la possibilità di raggiungere la vita. Egli dunque ha aperto LA PORTA PER ENTRARE NELLA VITA.

Noi però dobbiamo percorrere la VIA. E la Via è stretta, angusta, irta di difficoltà, a volte di sofferenze, anche se devo sottolineare che è la più entusiasmante ed affascinante, perchè la Via è GESU'.

Chiediamoci dunque: perchè il Signore, visto che avrebbe già fatto tutto Lui continua a chiedere all'umanità questo continuo sacrificio: perdite di beni o di persone care, malattie, vecchiaia prolungata a volte da immani sofferenze e dolori di ogni genere, ..... se tutto fosse stato già completato sarebbe stato invece giusto risparmiare all'uomo tutto quello che è sotto i nostri occhi, non ti pare?

Ci si chiede: perchè allora dice TUTTO E' COMPIUTO? E' compiuto il sacrificio che ci APRE LA PORTA....NOI DOBBIAMO ENTRARE E PERCORRERE LA STRADA e Gesù ci invita: SFORZATEVI ! Lui ha fatto la parte ESSENZIALEAPRIRE LA PORTA che prima ERA CHIUSA. Non direbbe SFORZATEVI, se non fosse richiesta alcuna cooperazione da parte nostra.

Si obietta:

Gesù, con il suo sacrificio ha adempiuto a tutto ciò, porgendoci il perdono del Padre e permettendoci di percorrere la via e ricevere la vita in Lui.

PERMETTENDOCI DI PERCORRERE LA VIA è assolutamente ben detto ! Ma per percorrerla costa!"Quanto è angusta la strada"! e percorrendola operiamo quella conversione che ci viene richiesta quando troviamo scritto CONVERTITEVI E CREDETE AL VANGELO. Quindi non solo la fede ma anche la CONVERSIONE DELLA VITA che equivale a quello che noi chiamiamo purificazione.

Ci si chiede: Se Dio perdona completamente e non si ricorda più del nostro passato pechè dovrebbe chiedere ancora una espiazione?

i chirurghi che tolgono le parti cancrenose dai corpi, rimuovono radicalmente il male...ma la parte asportata ha bisogno di ricostituirsi di rimarginarsi prima di tornare ad essere sana. Molte volte gli operati accusano dolore, devono rimanere digiuni, non possono muoversi per giorni...e poi...lentamente ...tornano a riprendere il loro stato di salute fisica. Qualcosa di analogo avviene nello stato spirituale. Il Signore toglie completamente il peccato quando ci perdona ma a noi rimane la conseguenza generata da quello che abbiamo fatto. La evidenza maggiore l'abbiamo dal fatto che la conseguenza del peccato originale che è la morte, è una pena che, nonostante il perdono di Dio, e il sacrificio di Cristo, tutti continuiamo a portare.Ma tutto questo non deve farci pensare ad un Dio duro di cuore, bensì ad un

Dio di amore che ci considera a tal punto da farci rendere artefici della nostra personale maturazione, se occorre anche attraverso la prova del fuoco.

Paolo parla di diverse categorie nella Chiesa che chiama: i PERFETTI, gli PSICHICI e i CARNALI.

Paolo esclama queste parole: AGGIUNGO CIO' CHE MANCA AI PATIMENTI DI CRISTO NELLA MIA CARNE.

E dice ancora: "io tratto duramente il mio corpo affinchè non accada che dopo aver predicato agli altri venga io stesso squalificato"

Anche al perfetto, come parte del Corpo di Cristo, possono essere richiesti dei sacrifici, che unendosi al sacrificio di Cristo contribuiscono all'opera della salvezza. In questo si realizza il corpo mistico di Cristo, che rende i suoi fedeli partecipi del progetto di redenzione a favore di tutti gli uomini.

1 Corinti 3,1 Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a uomini spirituali, ma come ad esseri carnali, come a neonati in Cristo. 2Vi ho dato da bere latte, non un nutrimento solido, perché non ne eravate capaci. E neanche ora lo siete; 3perché siete ancora carnali: dal momento che c'è tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera tutta umana?)

Ora i Carnali, i neonati, devono crescere spiritualmente prima di arrivare a divenire maturi in Cristo. Le pietre prima di essere poste nella costruzione devono essere lavorate, sbozzate a colpi di scalpello e di martello.

Ecco perchè la Scrittura dice anche che IL SIGNORE SFERZA COLORO CHE AMA. Cioè li perfeziona, a volte con dure prove. Un salmo parla di CROGIUOLO DEL DOLORE e il salmista esclama: PURIFICAMI O SIGNORE.

Ora la domanda lecita che ci si pone a questo punto è: Se il Signore si propone di perfezionare i giusti, chiamandoli ad essere perfetti, e quindi ad una radicale e completa santità della vita (siate perfetti come è perfetto il Padre vostro), COSA ACCADE A COLORO CHE NELLA VITA PRESENTE NON HANNO COMPLETATO QUESTO PERFEZIONAMENTO ? (Morti prematuramente, morti in guerra, morti dopo aver commesso delle manchevolezze non gravi, ecc.)

Gesù dice ancora che chi avrà bestemmaito contro lo Spirito Santo non sarà perdonato nè in questo nè nell'altro mondo. Già i primi dottori della Chiesa avevano rilevato che Gesù dicendo questo voleva intendere chiaramente che vi sono peccati che vengono perdonati in questa vita e PECCATI CHE INVECE POSSONO ESSERE PERDONATI NELL'ALTRA VITA (eccettuato quello contro lo Spirito Santo). Dunque Gesù lascia intendere che vi è un modo affinchè dei peccati possono avere il perdono, ma non in questa vita.

Si tenga anche presente che Gesù non voleva rivelare il tempo del suo ritorno, perchè questo doveva rimanere ignoto a tutti. Dunque egli doveva velare la sua rivelazione. Oggi sappiamo che dopo il suo primo avvento sono già trascorsi 2000 anni. Ma nella proclamazione evangelica non è spiegato in modo esplicito il sistema di vita dei defunti. Tuttavia i testi che troviamo sono sufficienti ad esplicitare quanto la Chiesa con certezza ha definito.


[Modificato da Credente 16/02/2014 17:53]
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15/02/2014 22:25
 
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Uno dei testi significativi da cui si ricava la dottrina sul purgatorio è quello di 1Cor 3,8-15 : 

 

Non c'è differenza tra chi pianta e chi irrìga, ma ciascuno riceverà la sua mercede secondo il proprio lavoro. 9 Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio.10 Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come costruisce. 11 Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. 12 E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, 13 l'opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno. 14 Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; 15 ma se l'opera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco.

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15/02/2014 22:37
 
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Vi sono alcune obiezioni da parte non cattolica,  contrarie alla intepretazione che ne dà la Chiesa.

Tali obiezioni generalmente sono le seguenti:

1-Questo fuoco avverà al giorno del giudizio, non subito dopo la morte.

2-Riguarda tutti i cristiani indistintamente, non solo alcuni, tutti ci devono passare.

3-Questo fuoco non purifica i peccati, ma arde le opere costruite che non hanno valore.

4-La salvezza avviene nonostante il fuoco purificatorio, non grazie a questo fuoco, come insegna la dottrina cattolica.

------------------------------

Ecco la risposta a queste obiezioni:

Desidero mettere soprattutto in evidenza il versetto di 1 Cor 3,15,:

 

ma se l'opera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco.

 

 

 

Se si osserva bene, Paolo afferma che se l’opera compiuta da uno qualsiasi, si sarà rivelata inconsistente di fronte alla prova del fuoco, quel tale SARA’ PUNITO. Ma non al punto da essere condannato in eterno in quanto egli comunque si salverà.

Questo è a mio avviso il punto nodale della questione.
PUNITO, ma non per sempre, anzi in modo da salvarsi, "ma come se lui stesso fosse passato attraverso il fuoco" (come traduce NR). Dunque: punizione sì,  ma in vista della salvezza.

 

Si tratta di una condizione di sofferenza in cui l’anima non subisce l’eterna condanna né gode l’immediata ricompensa.

 

Resta da capire quando avverrà questo.

 

Esaminiamo questo versetto di Paolo:

 

2Cor 5,10 Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male.

 

Se Paolo afferma che davanti al tribunale di Cristo ci andremo per ricevere la ricompensa delle opere

 

compiute finchè si era nel corpo, significa che tale giudizio, nonché la conseguente "ricompensa" proporzionata alle opere, avverrà già prima della resurrezione finale e quindi prima del giudizio universale che è anche il gran "giorno" in cui avverrà in forma generale e definitiva il premio o il castigo eterno di tutti i risorti.

 

Dice Deut. 4,24 Poiché il Signore tuo Dio è fuoco divoratore, un Dio geloso.

 

Solo chi è già stato purificato nel crogiuolo, ed è diventato puro come l’oro, potrà resistere alla presenza di Dio che è paragonato per similitudine al fuoco stesso da Deut 4,24, e che inevitabilmente subiremo avvicinandoci al Signore dell’Universo. Chi non è completamente puro subirà in forza della natura stessa di Dio, il fuoco della purificazione fino alla completa perfezione.

 

Ora, quindi, alla luce di questo, possiamo ritenere che Paolo, dicendo:

 

la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco"

 

possa riferirsi al giorno del giudizio particolare, in cui l’anima staccatasi dal corpo comparirà di fronte al Signore che vaglierà appunto la sua opera. Paolo indica un "giorno" e non è detto che si debba trattare necessariamente di quello del giudizio finale, in quanto non lo precisa, anche tenuto soprattutto conto del già ricordato testo di 2Cor 5,10.

 

2) Ricordiamo questa espressione di Gesù:

Mar 9,49 Perché ciascuno sarà salato con il fuoco

Gesù non precisa se questo fuoco sarà prima o dopo la morte o alla fine dei tempi.

Potrebbe essere solo prima se la purificazione sarà completa.

Può essere prima e dopo se la purificazione sarà incompleta.

Può essere solo dopo, se la purificazione non ha avuto modo di iniziare.

3) Le opere cattive, sono considerate peccaminose e sono quelle l’oggetto del giudizio. (Mt 25,37ss )

4). Il testo precisa che "tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco. "Attraverso" può significare "per mezzo di" oppure "attraversando il fuoco": in entrambi i casi il soggetto subisce una purificazione dall’elemento accostato per similitudine al fuoco. Se proprio ci si vuole leggere il "nonostante" si deve tener presente che COMUNQUE tale attraversamento è inevitabile per la salvezza.

Nel VT Dio viene detto fuoco divorante. Siccome Cristo è figlio di Dio e in quanto tale della stessa natura e sostanza di Dio Padre, è Egli stesso fuoco divorante.

L’anima si salverà attraverso il fuoco d’Amore che è Cristo stesso e che è il passaggio obbligato per la salvezza che brucia tutte le scorie che si saranno attaccate alla nostra anima durante la nostra permanenza sulla terra.


Ecco un testo di s.Agostino tratto dalla sua opera "Manuale sulla fede,speranza e carità", scritto quando ancora non era stata ancora definita la dottrina sul purgatorio ma che è una riflessione che egli fece sul testo di 1 Cor.3,10:

Che cosa pensare di chi edifica sopra il fondamento e si salva attraverso il fuoco.

18. 68. Ma poiché queste testimonianze apostoliche, assolutamente esplicite ed evidenti, non possono essere false, tutto quel che è stato detto in modo oscuro a proposito di quanti edificano sopra il fondamento che è Cristo non con oro, argento e pietre preziose, ma con legno, fieno e paglia 166 (di essi è stato detto che attraversando il fuoco si salveranno, poiché sarà il valore del fondamento a non farli perire), si deve intendere in modo da non contraddire questi testi cosí espliciti. Ora legno e fieno e paglia possono essere intesi in modo non arbitrario come una forma di passione per le cose del mondo, per quanto lecitamente accordate, tale che riesce impossibile perderle senza che l’anima ne provi dolore. Quando perciò è un dolore di questo genere che brucia, se Cristo occupa nel cuore il posto di un fondamento, in modo che, in altri termini, niente gli venga anteposto e l’uomo, bruciato da tale dolore, preferisca privarsi di queste cose tanto amate piuttosto che di Cristo, allora egli, attraversando il fuoco, si salva. Se al contrario, nel tempo della tentazione, ha preferito il possesso di queste realtà temporali e mondane a Cristo, allora non lo ha avuto come fondamento, mantenendo quelle cose al primo posto, mentre in un edificio niente precede le fondamenta. Il fuoco di cui in quel passo ha parlato l’Apostolo si deve intendere come ciò attraverso cui passano entrambi, cioè chi costruisce sopra questo fondamento con oro, argento, pietre preziose e chi con legno, fieno, paglia. E dopo aver detto questo, egli ha aggiunto: Il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno. Se l’opera costruita da qualcuno resisterà, costui ne avrà la ricompensa; ma se l’opera finirà bruciata, egli ne subirà le conseguenze: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco . Dunque il fuoco proverà l’opera di entrambi, non di uno dei due soltanto. La prova della tribolazione è una specie di fuoco e altrove se ne parla esplicitamente: La fornace saggia gli oggetti del vasaio e la prova della tribolazione gli uomini giusti . Quel fuoco realizza temporaneamente in questa vita quel che l’Apostolo ha detto a proposito di due credenti, uno dei quali pensa alle cose di Dio, come possa piacere a Dio, edifica cioè sopra il fondamento che è Cristo con oro, argento, pietre preziose, mentre l’altro pensa alle cose del mondo, come possa piacere alla moglie , cioè edifica sopra il medesimo fondamento con legno, fieno, paglia. L’opera dell’uno non finisce bruciata, poiché non ha amato cose la cui perdita potrebbe tormentarlo. Finisce bruciata invece l’opera dell’altro, poiché non è indolore la perdita delle cose possedute con amore; eppure visto che costui, posto dinanzi all’alternativa, preferirebbe privarsi di quelle cose piuttosto che di Cristo e che il timore di perderle non gli fa abbandonare Cristo, benché la perdita non sia indolore, questi senz’altro si salva, però come attraverso il fuoco, perché il dolore delle cose perdute e che aveva amato lo brucia, senza però atterrarlo e distruggerlo, difeso com’è dalla solidità incorruttibile del fondamento.

 

Il fuoco che purifica dopo questa vita quanti si salvano.

18. 69. Che qualcosa del genere avvenga anche dopo questa vita non è incredibile, e ci si può domandare se le cose stiano in questi termini, e se è possibile o meno scoprire che alcuni credenti, attraverso un fuoco purificatore, si salvino in un tempo piú o meno lungo, a seconda che il loro amore per i beni effimeri sia stato piú o meno grande; tuttavia non saranno come coloro che non possederanno il regno di Dio, se dopo un’adeguata penitenza non vengono loro rimessi i medesimi crimini. Ho parlato di una penitenza adeguata, perché non siano infruttuosi nelle loro elemosine, alle quali la Scrittura divina ha attribuito tanta importanza, che il Signore proclama di ascrivere unicamente il loro frutto a chi sederà alla sua destra e unicamente la loro sterilità a chi sederà alla sua sinistra, quando agli uni dirà: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno , mentre agli altri:Andate nel fuoco eterno .




[Modificato da Credente 16/02/2014 19:41]
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15/02/2014 22:56
 
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Prima di analizzare altri testi della Scrittura da cui si può dedurre la necessità di una purificazione prima di poter comparire davanti al Dio perfetto e totalmente puro, cerchiamo di rispondere ad un'altra obiezione:

Si afferma che la pena conseguente ai nostri peccati attuali sarebbe stata già scontata da Cristo sulla croce e pertanto vi sarebbe una contraddizione tra tale sacrificio rendentivo e la pena che dovremmo subire come riparazione dei nostri peccati.

Cerchiamo di approfondire la questione, alla luce della Rivelazione:

Se Cristo sulla Croce ha già scontato tutti i nostri peccati, non dovrebbe essere necessario neanche nella vita presente, dopo la nostra conversione, alcuna tribolazione o sofferenza che rappresenterebbe un sacrificio inutile e pericoloso in quanto potrebbe causare un allontanamento delle anime dalla via di Dio. Mentre vediamo che chi si converte, non di rado è sottoposto ugualmente a tante sofferenze che spesso mettono a rischio la fede di tanti cristiani.

Non sono allora da ritenere incomprensibili e contradditorie tali sofferenze di credenti e non credenti, permesse da Dio, se Cristo ha già compiuto tutto?

Perché il Signore continua a permettere tali sofferenze? Che a volte sembrano accanirsi proprio contro chi segue il cammino della Sua volontà.

E’ chiaro che se questo avviene è perché vi è certamente un valido motivo.

Cerchiamo di capire quale alla luce di alcune espressioni della Scrittura:

At 2,38 E Pietro disse: "Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo,per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo.

At 3,19 Pentitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati

La penitenza personale e il cambiamento di vita, sono dunque additate come condizioni necessarie, per ottenere il perdono dei peccati.

Nel Catechismo troviamo perciò:

 827 "Mentre Cristo "santo, innocente, immacolato", non conobbe il peccato, ma venne allo scopo di espiare i soli peccati del popolo, la Chiesa che comprende nel suo seno i peccatori, santa e insiemesempre bisognosa di purificazione, incessantemente si applica alla penitenza e al suo rinnovamento" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 8; cf Id. , Unitatis redintegratio, 3; 6]. Tutti i membri della Chiesa, compresi i suoi ministri, devono riconoscersi peccatori [ Cf 1Gv 1,8-10 ]. In tutti, sino alla fine dei tempi, la zizzania del peccato si trova ancora mescolata al buon grano del Vangelo [Cf Mt 13,24-30 ]. La Chiesa raduna dunque dei peccatori raggiunti dalla salvezza di Cristo, ma sempre in via di santificazione:

 La Chiesa è santa, pur comprendendo nel suo seno dei peccatori, giacché essa non possiede altra vita se non quella della grazia: appunto vivendo della sua vita, i suoi membri si santificano, come, sottraendosi alla sua vita, cadono nei peccati e nei disordini, che impediscono l'irradiazione della sua santità. Perciò la Chiesa soffre e fa penitenza per tali peccati, da cui peraltro ha il potere di guarire i suoi figli con il sangue di Cristo e il dono dello Spirito Santo [Paolo VI, Credo del popolo di Dio, 19].

Dice inoltre S.Paolo:

Col 1,24 Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quelloche manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa.

Viene spontaneo chiedersi:

Non è un pensiero di orgoglio da parte di Paolo? Afferma infatti di voler completare nella sua carne quello che MANCA alla passione di Cristo, come se il Suo sacrificio espiatorio sia carente di qualcosa.

Allora, o Paolo parla a vanvera, dicendo: "ciò che manca ai patimenti di Cristo", oppure, come è chiaro, esprime una profonda verità.

Cristo è venuto ad aprirci la porta del regno. Col suo sacrificio egli ha riaperto l’accesso che era stato chiuso dal momento del peccato originale.

Nessuna industria né sofferenza umana avrebbe potuto riaprire questo accesso al Paradiso che era stato sigillato dal primo peccato. Perciò, in questo senso il sacrificio di Cristo è già completo e paga il debito.

Col 2,13 Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti per i vostri peccati e per l'incirconcisione della vostra carne, perdonandoci tutti i peccati, 14 annullando il documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli. Egli lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce;

 I peccati ci vengono perdonati e l’accesso al regno viene riaperto. Ma la penitenza o la pena per i nostri peccati serve ad educarci, a purificarci e a farci cambiare veramente vita in modo da fare frutti degni di conversione come anche chiedeva il Battista a coloro che andavano da lui (mt 3, 8 ss) e a far sì che anche noi possiamo "completare ciò che manca ai patimenti di Cristo" nella nostra carne.


Così come se un chirurgo può rimuovere completamente da noi una cancrena mortale pur restando più o meno a lungo il dolore e la sofferenza del taglio, allo stesso modo Cristo può rimuovere completamente da noi la cancrena del peccato che ci porta alla morte pur restando in noi la pena e la sofferenza per riacquistare il perfetto vigore e la salute spirituale.
In Atti 14,22 si legge:    rianimando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede poiché, dicevano, è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio.

Se queste tribolazioni o pene non vengono portate a termine nella vita presente a seguito di una morte precoce che non ci abbia permesso di portare a termine il nostro cambiamento di vita esplicitamente richiesto (Atti 3,19), è comprensibile che la nostra santificazione venga realizzata in modo perfetto nella vita futura, come appunto richiesto per accedere alla visione della santità di Dio in quanto Paolo afferma
Ebrei 12,14 Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore,


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15/02/2014 23:04
 
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A conferma di quanto sopra espresso, allego un commento evangelico al brano di 1 Pt 4,12 ss , riportato nel sito laparola.net e nel quale sono espressi concetti analoghi, almeno per quanto riguarda la correzione che Dio esercita verso i credenti durante la vita terrena.


1 Pt4,12 Diletti, non vi stupite della fornace ch'è accesa in mezzo a voi per provarvi, quasichè vi avvenisse qualcosa di strano.


....Quel fuoco separa le scorie, cioè i credenti di nome soltanto, dal metallo puro che sono i cristiani sinceri e genuini; esso li rende consci della loro debolezza, ma li spinge a rifugiarsi con cresciuta fede presso al loro Salvatore e li aiuta a liberarsi da quanto vi è in loro stessi di maleEntra quindi nel piano educativo di Dioe non dev'essere considerato come cosa strana, incompatibile colla loro vocazione di figliuoli di Dio. Certo la sofferenza ripugna alla carne; Pietro stesso, imbevuto delle idee giudaiche relative ad un Messia glorioso, aveva trovato strano l'annunzio dato da Cristo circa la propria morte violenta: "Tolga ciò Iddio, Signore; questo non ti avverrà mai" Matteo 16:22-23 Così potevano i credenti ancora malfermi trovare strano d'esser perseguitati per essersi decisi a menare una vita onesta, pura e pia. Invece d'esserne scandalizzati, dice l'apostolo, devono piuttosto rallegrarsene....



1Pt 4,17 È giunto infatti il momento in cui inizia il giudizio dalla casa di Dio; e se inizia da noi, quale sarà la fine di coloro che rifiutano di credere al vangelo di Dio?


Il giudicio di Dio sulla Chiesa non è un giudicio di condanna, ma un giudicio disciplinare che mira a purificarla, a liberarla dal male che Dio odia e colpisce anche nei suoi figli che sono più responsabili di altri perchè hanno conosciuto la verità. Quand'essi "sono giudicati, son corretti dal Signore, affinchè non siano condannati col mondo" 1Corinzi 11:32


e se comincia prima da noi, qual sarà la fine di quelli che non ubbidiscono al Vangelo di Dio?


Se al giudicio del Dio onnisciente e santo non isfugge nessuna forma di ipocrisia nascosta nella sua casa, quale sarà la sorte finale di coloro che volontariamente si saranno dichiarati ribelli agli, inviti della grazia di Dio offerta loro in Cristo? Cfr. Luca 23:31


18 E se il giusto,


ossia l'uomo pentito, credente e rinnovato moralmente dallo Spirito,


è appena salvato


attraverso i dolori del ravvedimento, della rinunzia al male, e delle persecuzioni del mondo.



Naturalmente il commento non arriva a porsi la domanda obbligata che deve essere questa:
se un credente non arriva a completare con i dolori della vita presente il cambiamento radicale della sua vita come potrà essere salvato, se a Dio "non sfugge nessuna forma di ipocrisia?" 
Potrà una piccola macchia, che ancora resta attaccata all'anima del credente essere considerata passibile della morte eterna?

A tali domande occorre necessariamente rispondere cercando tali risposte nella Scrittura



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15/02/2014 23:11
 
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Proseguiamo nella nostra indagine biblica_

Gesù andò ad annunciare la salvezza anche agli spiriti che erano in carcere (1 Pt 3,19)

Ci chiediamo in quale luogo o in quale stato erano questi spiriti, visto che non potevano essere all’inferno. Questi spiriti indubbiamente erano nello Sceol (regno dei morti) ma perché Pietro parla anche di prigione?
Ora sta di fatto che molti muoiono improvvisamente. Questi tali, se sono in peccato mortale e non hanno avuto tempo di pentirsi vanno all’Inferno; se invece hanno avuto tempo e modo di pentirsi, all’Inferno non ci andranno più: il Signore misericordioso accoglie sempre il peccatore che si pente. Ma è anche vero che questi tali non hanno potuto in nessun modo far penitenza per i peccati commessi; come è anche vero che chi muore improvvisamente, anche se in grazia di Dio, non ha modo di pentirsi e di espiare per i peccati veniali; qualora ne abbia. Neppure per questo però egli andrà all’Inferno.
Adunque, all’Inferno no, perché morti in grazia di Dio, in Paradiso no, “perché nulla di men puro vi può entrare” (Ap 21,27) . Deve, per conseguenza, esserci un luogo (prigione), distinto dall’Inferno e dal Paradiso, dove le anime, passate di vita in grazia di Dio e non del tutto pure, abbiano la possibilità di purificarsi e rendersi degne di entrare nella patria beata.

E Paolo lo fa capire nella sua lettera agli ebrei al capitolo 12,22-23 “Voi vi siete invece accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti portati alla perfezione…”
Perché Paolo menziona gli spiriti dei giusti portati a perfezione?

Se gli spiriti dei giusti sarebbero tutti puri andrebbero subito in Paradiso, visto che in tale luogo non può entrare nulla d’impuro Ap 21,27 “Non entrerà in essa nulla d’impuro,  né chi commette abominio o falsità,  ma solo quelli che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello.” e visto che l’autore di Apocalisse fa distinzione tra impuri e chi commette abomino o falsità, perché se si riferiva alle anime condannate avrebbe usato semplice la frase “nulla d’impuro” invece Giovanni prima dice nulla d’impuro e poi aggiunge “né chi commette abominio (cioè peccati gravi) o falsità, quindi mette su due piani diversi gli impuri e gli abominevoli e falsi.
Quindi se gli spiriti dei giusti sarebbero tutti, e solo, puri, non ci sarebbe bisogno di portarli a perfezione, ma Paolo parla di “spiriti dei giusti portati a perfezione” perché questi spiriti sono stati in prigione a scontare le loro pene, e sono rimasti in prigione fin quando non hanno pagato fino all’ultimo spicciolo.
Mt 5, 25-26 “Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di làfinché tu non abbia pagato fino all’ultimo spicciolo!” Non sarà mica la stessa prigione di cui parla Pietro nella sua lettera (1Pt 3,19)? Cambiano i personaggi ma la prigione è la stessa.
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15/02/2014 23:29
 
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Proseguiamo nella ricerca:

In Tm 1, 16-18 “Il Signore conceda misericordia 
alla famiglia di Onesìforo, perché egli mi ha più volte confortato e non s’è vergognato delle mie catene; 17anzi, venuto a Roma, mi ha cercato con premura, finché mi ha trovato. Gli conceda il Signore di trovare misericordia presso Dio in quel giorno. E quanti servizi egli ha reso in Efeso, lo sai meglio di me.”
Se analizziamo le parole di Paolo notiamo che prega il Signore affinché conceda misericordia alla famiglia di Onesìforo, attenzione non dice “ad Onesìforo e a tutta la sua famiglia” ma si riferisce solo alla famiglia di Onesìforo, e sapete perché? Perché Onesìforo era morto, e Paolo continua la preghiera anche nei confronti di Onesìforo chiedendo al Signore di concedergli misericordia nel giorno del giudizio.

Faccio pure notare che Paolo sta sottolineando i meriti (le opere) che Onesìforo fece ad Efeso, non perché queste gli serviranno presso Dio, ma perché vuole sottolineare che la fede di Onesìforo diede buoni frutti.

Se Paolo riteneva che Onesiforo avesse già avuto una destinazione definitiva nel Paradiso, o nell'inferno ci dobbiamo chiedere perchè Paolo sentiva la necessità di pregare per lui. La sua preghiera non avrebbe avuto alcun senso. Mentre invece egli prega per Onesiforo. già deceduto, in vista di ottenere a suo riguardo la misericordia di Dio nell'ultimo giorno.
Ciò fa  presupporre che Paolo riteneva che in attesa di tale giorno finale, Onesiforo avrebbe potuto in quel momento, non essere ancora nella piena gioia del paradiso, ma neppure irrimediabilmente lontano da Dio. E quindi Paolo suppone una condizione temporanea e non definitiva per Onesiforo.

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16/02/2014 18:05
 
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Gesù afferma in Marco 9,47: se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, 48dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.49 Perché‚ ciascuno sarà salato con il fuoco.


La parola ciascuno indica che tutti dovremo essere purificati per entrare nel Regno e pochi raggiungono tale purificazione assoluta in questa vita. Inoltre parla espressamente di FUOCO. L’idea del fuoco perciò non è una invenzione di teologi ma si trova nella Scrittura ed è inteso anche come mezzo di purificazione.


Resta pertanto da concludere che queste espressioni di Gesù' e di Paolo: "salare col fuoco" e " salvarsi come attraverso il fuoco" indicano appunto un iter necessario che viene definito comunemente PURGATORIO.


E’ molto interessante il commento di Origene al brano biblico di Luca 12,58-59 in cui Gesù invita a regolare i conti con l’avversario finchè si è in tempo, al fine di non essere trascinati da lui davanti al giudice e non dover pagare fino all’ultimo spicciolo. Origene pur non usando il termine "purgatorio" che ai suoi tempi (II sec.d.C.) non era stato ancora coniato per esprimere questi concetti biblici che stiamo evidenziando, afferma che ogni persona deve cercare di regolare i conti in questa vita per evitare di doverla regolare nell’altra pagando appunto "fino all’ultimo spicciolo".


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Infine nel brano di Luca 12,42 ss troviamo la figura del servo che di fronte all’attesa del proprio padrone, si può comportare in modi differenti. Rileggiamo il testo:

43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. 44In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.

45 Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46 il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli. 47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.
Troviamo questi 4 atteggiamenti dei servi descritti da Gesù:

1) totale fedeltà, 2) totale infedeltà, 3) parziale infedeltà, 4) parziale fedeltà.

Per ciascuno di questi atteggiamenti, Gesù dichiara come si comporterà il padrone al suo ritorno dicendo che

- nel primo caso il servo fedele sarà posto a capo di tutti i suoi beni: cioè in uno stato di premio, che noi, in base alle altre Scritture chiamiamo "paradiso".

- nel secondo caso il servo malvagio sarà trattato con rigore come gli infedeli, cioè verrà punito nel fuoco eterno (cf.Mt.25,41)

  • nel terzo caso Gesù indica il comportamento di chi non si uniforma pienamente alla volontà del Padrone pur conoscendola e dice che riceverà molte percosse

  • nel quarto caso indica il comportamento di un servo che ha agito male ma senza sapere di fare cosa contraria alla volontà del Padrone. Si noti l’attenuante di quest'ultima specie di servitore e come Gesù tenga conto delle responsabilità individuali di ogni suo servo. Questo servo dunque, di percosse ne riceverà poche." 

Questo testo esprime il destino dei singoli servi perchè allude al RITORNO DEL PADRONE.
Si deve altresì notare che il termine tradotto PADRONE, nell'originale viene indicato col greco KYRIOS che significa SIGNORE.
Dunque questo testo importantissimo e purtroppo molto trascurato, più che una parabola dovrebbe essere considerata a pieno titolo come una descrizione delle decisioni che riguardano le nostre anime.
Perciò vi dobbiamo vedere un riferimento al premio del paradiso, al castigo eterno, e poi  alle "molte o poche percosse"; e siccome queste sono promesse al ritorno del padrone è chiaro anche che non si riferisce alla vita presente ma a quella futura.

E' bene notare in particolare quelle POCHE PERCOSSE che il Signore al suo ritorno comminerà per il servo amministratore che ha agito male perchè non conosceva la volontà del suo Signore.

I non cattolici sostengono che le POCHE PERCOSSE menzionate da Gesù in Luca 12, 48  consistono in una minore pena che riceveranno nell'INFERNO eterno, sostenendo che le pene saranno graduate a seconda della responsabilità di ciascuno.
Possiamo essere d'accordo in linea generale sulla maggiore o minore entità sia delle pene che delle ricompense. Ma il versetto 48 precisa che quel servo NON SAPEVA LA VOLONTA' DEL PADRONE.
E che proprio per tale motivo avrebbe ricevuto POCHE PERCOSSE.
Per i fratelli separati dunque non conta il particolare importante della mancata cognizione del servo riguardo alla volontà del Padrone. Il  semplice non avere operato secondo il volere del Padrone, nonostante lo ignorasse, lo ritengono sufficiente per essere messo nell'inferno eterno, ancorchè con una  sofferenza ridotta.

Ma questa concezione urta contro diversi principi della Scrittura. Vediamo quali
:
Gesù stesso ha pregato: Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno!
Come è possibile ignorare questa preghiera di Gesù fatta proprio a favore di CHI NON SA CIO' CHE FA?

Proprio lo stesso Signore che ha parlato continuamente di misericordia e di perdono!

Quel servo agiva senza la piena avvertenza e senza il deliberato consenso nel compiere azioni che egli riteneva forse perfino conformi alla volontà del padrone.
Se poi consideriamo il principio della giustificazione per sola fede, professata proprio dai fratelli separati, non è forse una fatale contraddizione ritenere che quel servo, il quale conosce il Padrone, e quindi crede in Lui, sia stato destinato alla ETERNA PUNIZIONE,  con poca sofferenza, ma tuttavia ETERNA, per un comportamento dovuto a  ignoranza del suo volere?

Il principio della sola fede prevede la salvezza per chiunque crede e professa con la propria bocca il Signore risorto! Dunque come è possibile che essi possano conciliare questo con l'idea che un comportamento infedele per semplice  ignoranza possa determinare la dannazione irrimediabile ed irreversibile?

Quel servo è certamente da considerare credente, visto che nella parabola si trova al servizio di un tal padrone. Come mai, il Signore lo manderebbe all’inferno, secondo la interpretazione non cattolica?

Questo servo agiva senza sapere quel che faceva!

Proprio Gesù viene ad essere in tal modo considerato così spietato da non tener conto che quel servo stava agendo in modo inconsapevole e quindi avrebbe dovuto trattarlo con compassione? Egli che aveva compassione di tutti?

Consideriamo a questo proposito, il commento di un evangelico al versetto di 1 Tim1,13 in cui Paolo dice:

Ma misericordia mi è stata fatta, perchè lo feci per ignoranza, non avendo la fede.
il commento dice:
"L'ignoranza relativa in cui era Saulo sul carattere peccaminoso dei suoi atti, sul vero essere di Gesù e dei cristiani, è quella che rese possibile il suo pentimento ed il perdono concesso dalla divina misericordia. Gesù avea detto che ogni peccato ed ogni bestemmia sarebbero perdonati agli uomini; che a chi avrebbe parlato contro al Figliuol dell'uomo sarebbe perdonato, ma non a chi parlasse o bestemmiasse contro allo Spirito Santo, a chi resistesse volontariamente e ostinatamente alla verità conosciuta Matteo 12:31-32. Sulla croce egli domandò al Padre di perdonare i suoi uccisori perchè non sapevano quel che facevano Luca 23:34 e Pietro Atti 3:17 riconosce come attenuante al peccato dei Giudei la loro ignoranza: "Ora, fratelli, io so che l'avete fatto per ignoranza, come anche i vostri rettori". Cfr. Atti 17:30. Una tale ignoranza andava congiunta allo stato d'incredulità in cui si trovava il persecutore. Salvo nel caso estremo di una volontaria resistenza alla verità conosciuta, ignoranza ed incredulità si danno la mano, come la conoscenza e la fede che si aiutano a vicenda. Senza conoscenza della verità non c'è fede e d'altra parte la fede apre il cuore e la mente a una conoscenza più profonda della verità. C'era colpa nell'incredulità di Paolo che ricalcitrava contro agli stimoli, ma la sua colpa aveva un'attenuante nella ignoranza in cui era riguardo a Cristo."

Da questo commento fatto e accettato dagli evangelici, si può verificare con evidenza quanto anche noi cattolici sosteniamo, e cioè che l'ignoranza riguardo a Cristo o al suo volere, comporta una ATTENUANTE. Tale attenuante, nel caso di mancanze veniali, e cioè che non concernono i peccati contro i Comandamenti o peggio contro lo Spirito Santo, dovrebbe portare alla salvezza e non alla perdizione, come sostengono gli stessi evangelici, nel caso del servo che non conosceva la volontà del suo Signore.
Si rileva pertanto una contraddizione molto forte su questo punto. Contraddizione generata dal non voler accettare l'idea che anche i piccoli errori saranno puniti, che saranno puniti al ritorno del Signore per ciascuna anima, che non saranno per sempre, come afferma il testo di Luca 12,48, e che quindi, grazie al fatto che meritano misericordia perchè fatti per IGNORANZA, sono volti alla salvezza eterna e non alla eterna perdizione.


Consideriamo ora la conclusione del Signore nel brano in questione :

A chi molto è stato dato, molto sarà richiesto; e a chi molto è stato affidato, tanto più si richiederà.

Egli richiederà dai suoi servi in proporzione di quanto essi hanno ricevuto.

Se non hanno ricevuto la luce necessaria per poter operare secondo la volontà del Padrone, come possiamo pensare che Egli possa esigere dal suo servo qualcosa che non gli ha messo a disposizione?

Se si pensasse che il Signore un giorno potrebbe mandarci all'inferno per delle colpe di cui non siamo neppure coscienti, allora è meglio che perdiamo tutti ogni speranza di salvezza. Chi potrebbe salvarsi se bastano delle omissioni o azioni fatte senza conoscere la volontà di Dio, a condannarci eternamente?

Lo stesso salmista chiede: assolvimi dalle colpe che non vedo! Dobbiamo pensare che il Signore invece lo manderà  all'inferno? 
Ma vogliamo proprio essere così ottusi, da non riconoscere che cosa il Signore vuole dire?

E allora, considerato che Cristo è morto per i nostri peccati, per riconciliarci con Dio, per salvare coloro che si accostano a Lui pur con le loro debolezze umane, considerato ancora che Egli è la Misericordia per antonomasia, possiamo concludere che quelle POCHE PERCOSSE, comminate al servo che ha mal operato per non aver conosciuto la volontà del Padrone, sono delle punizioni leggere e temporanee in vista della salvezza eterna, promessa ai credenti in Lui.

L’espressione POCHE PERCOSSE, potrebbe essere assimilata all’espressione di Paolo: "Egli si salverà ma come attraverso il fuoco".

Così pure il suo cattivo operato, che ignora la volontà del Signore può essere paragonato ai materiali scadenti con cui egli  in quanto servo, ha costruito sul fondamento.

In entrambe le espressioni lo sfondo finale è la salvezza, pur attraverso una temporanea sofferenza, perchè le percosse sono POCHE e quindi numericamente limitate. Se dunque termineranno le percosse avrà termine anche lo stato di sofferenza, seguito, dopo il momentaneo castigo, dalla salvezza eterna.

 


[Modificato da Credente 18/02/2014 18:16]
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17/02/2014 18:13
 
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Vi è chi sostiene che il "purgatorio" sia una invenzione dell'epoca medioevale.
Vediamo invece dalle testimonianze bibliche che precedono e dalle testimonianze dei primi cristiani, che seguono, che il concetto di uno stato di purificazione dopo la morte, in vista della salvezza, era insita nella loro fede.

Vediamo perciò alcune di queste testimonianze che ci vengono sia dall'archeologia, sia dagli scritti dei primi cristiani:

Leggiamo che Abercio muore alla venerabile (per allora) età di 72 anni e che sulla pietra tombale egli fece scrivere “Ognuno che intende queste cose e condivide il mio sentire preghi per Abercio.”

Vuol dire che era in uso presso i primi cristiani, pregare per i morti, e questo non sarebbe stato sensato se i morti erano già in paradiso o già nell'inferno.
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Della vergine e martire Perpetua rimane il suo “Diario”, ovvero i resoconti di quello che le accadde durante la prigionia. In altre parole la martire durante il periodo trascorso in attesa di essere barbaramente ammazzata perché cristiana, fu spinta a descrivere la prigionia e una serie di visioni ultraterrene che il Signore le consentì.
Il diario, dopo pagine spiritualmente bellissime, ci narra un episodio importante. Dopo una visione riguardante l’Eucarestia accadde che…. Ma lasciamo parlare Perpetua, dopo 1800 anni:
« Dopo alcuni giorni da questa visione, prosegue essa a dire, mentre stavamo tutti a pregare, sfuggì dalle mie labbra il nome di Dinocrate, nome di mio fratello minore morto da poco all'età di sette anni per un cancro sulla faccia. Io, prosegue, mi meravigliai come fino allora non mi fossi mai ricordata di lui e me ne pentii, e tutti insieme ci ponemmo a pregare per lui. Poco dopo ebbi un'altra visione: e vidi Dinocrate che usciva da un luogo tenebroso, tutto pallido in volto con sopra una terribile ferita che lo deformava. Egli era tutto mesto ed abbattuto, e andava qua e là vagando inquieto come chi soffre una gran pena. Fra me e lui v'era una profonda divisione, cosicchè io non poteva aiutarlo in nessun modo. In quello stesso luogo dove egli stava eravi pure una fontana e pareva che Dinocrate avesse un'ardente sete poichè cercava di bere ma non poteva, perchè l'orlo della vasca era molto alto ed egli invece piccolo di statura. Allora capii che egli si trovava in luogo di pena. E così mi svegliai (dalla visione) e pensai subito al fratello che soffriva, ma confidai che le mie preghiere fossero a lui di sollievo; e subito ci ponemmo a pregare per lui sino a quando ci portarono all'anfiteatro in una nuova prigione per aspettare il giorno in cui si celebrava la festa di Geta figlio dell'imperatore ». La terza visione avvenne dopo alcuni giorni dall'altra ed è la seguente: « Mi si presentò dinanzi il medesimo luogo dell'altra volta, però intieramente trasformato, risplendente di luce e in ameno giardino; e Dinocrate allegro e contento che saltava qua e là vestito di candide vesti. La fontana di quel giardino aveva l'orlo molto abbassato e in essa Dinocrate continuamente si rinfrescava (et vidi Dinocratem refrigerantem), mentre sul margine della fontana stessa vi era una fiale d'oro ripiena di acqua. Allora, conchiude Perpetua, mi ridestai e compresi che a Dinocrate era stata rimessa la pena e che godeva la beatitudine eterna ».

A prescindere dalla realtà del sogno descritto, quello che ci interessa sottolineare è che le considerazioni fatte da Perpetua, ricalcano la mentalità comune a tutti i primi cristiani, e che si aspettava un beneficio per i loro morti per mezzo della preghiera a loro favore
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Tertulliano credeva nell'esistenza dell'inferno eterno per i condannati (Apol., XLVIII) e si basò sul passo di Mt 5,25 per difendere l'idea di purgatorio o purificazione dell'anima " post mortem ", che, ciò nonostante, situa nell'inferno e durante il periodo che va dalla morte alla risurrezione (De an., LVIII). Inoltre, Tertulliano sosteneva che da questo purgatorio " ante litteram " erano esclusi soltanto i martiri (De resurr. carnis, XLIII). La situazione delle anime che si trovavano in questo stato poteva venire alleviata mediante il suffragio dei vivi, come fanno le vedove che pregano per i loro mariti defunti (De monog., X).
Tertulliano scrive: “La moglie sopravvissuta al marito offre preghiere per la gioia (eterna) di suo marito nei giorni anniversari della sua morte”, dove si intende bene che la moglie prega affinché il congiunto giunga presto alla gioia, al cospetto di Dio.
Guardando alcuni scritti di Tertulliano (155 – 222), del periodo “apologetico”, leggiamo cose interessanti.
Nel suo scritto intitolato “De Corona”, opera nella quale tratta il tema dei militari e dei caduti, scrive: “Nel giorno anniversario (della morte) facciamo preghiere per i defunti”.

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Nell’opera “De Fide, Spe et Caritate” di s.Agostino, leggiamo: “Non si può negare che le anime dei defunti possono essere aiutate dalla pietà dei loro cari ancora in vita, quando è offerto per loro il sacrificio del Mediatore [qui sant’Agostino sta parlando del sacrificio della Santa Messa], oppure mediante elemosine”
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Scrive sant’Efrem nel suo testamento: “Nel trigesimo della mia morte ricordatevi di me, fratelli, nella preghiera. I morti infatti ricevono aiuto dalla preghiera fatta dai vivi” (Testamentum).
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19/06/2023 00:56
 
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Pene salutari e pene sterili.
3. [v 2.] Orbene, questi narra e raccomanda a Dio l'inquietudine per cui soffre, temendo qualcosa di più grave dello stato in cui si trovava. In effetti, che si trova nel male lo dice apertamente, e non c'è bisogno di interpretare, né di ricorrere a sospetti o a congetture; dalle sue parole risulta chiaro in qual male si trovi, non c'è bisogno che noi indaghiamo, ma che comprendiamo ciò che dice. E se non temesse qualcosa di peggio di ciò da cui era stretto, non comincerebbe col dire: Signore, nel tuo sdegno non mi rimproverare e non correggermi nella tua ira. Accadrà infatti che alcuni siano corretti nell'ira di Dio, e siano rimproverati nel suo sdegno. E forse non tutti coloro che sono rimproverati si correggeranno; accadrà invece che taluni saranno salvi nell'essere corretti. Accadrà certamente cosi, perché si parla di correzione; ma [di correzione] come attraverso il fuoco. Accadrà pure che vi saranno alcuni che sono rimproverati e non si correggeranno. Infatti rimprovera il Signore coloro cui dice: Ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere e le altre cose che ivi proseguendo incolpa alla disumanità e alla sterilità dei malvagi che stanno alla sua sinistra, ai quali è detto: Andate nel fuoco eterno, che è stato preparato per il diavolo e gli angeli suoi 5. Temendo costui questi più gravi mali, lasciando da parte la stessa vita, nelle cui sofferenze piange e geme, prega e dice: Signore, non mi rimproverare nel tuo sdegno. Che io non sia tra coloro cui dirai: Andate nel fuoco eterno, che è stato preparato per il diavolo e gli angeli suoi. E non mi correggere nella tua ira, in modo da purificarmi in questa vita e da rendermi tale da non aver ormai più bisogno del fuoco della correzione, come accade per coloro che si salveranno, ma attraverso il fuoco. E perché avviene questo, se non perché qui edificano sopra il fondamento legno, erba e paglia? Se avessero edificato invece oro, argento e pietre preziose, sarebbero sicuri dall'uno e dall'altro fuoco; non solo da quello eterno che eternamente tormenterà gli empi, ma anche da quello che correggerà coloro che saranno salvi attraverso il fuoco. Sta scritto: Ma anche egli sarà salvo, tuttavia come attraverso il fuoco 6. E poiché è detto sarà salvo, è disprezzato quel fuoco. Pertanto, anche se essi saranno salvi attraverso il fuoco, tuttavia quel fuoco sarà più doloroso di qualsiasi cosa l'uomo possa patire in questa terra. E voi sapete quante sofferenze i malvagi hanno patito sulla terra, e quante ne possono subire: tuttavia tante ne hanno subite quante ne possono patire anche i buoni. Che cosa infatti ha sopportato, a causa delle leggi, qualunque malfattore, ladro, adultero, scellerato, sacrilego, che non abbia sopportato il martire nel confessare Cristo? Molto più sopportabili sono dunque le sofferenze terrene: e tuttavia voi vedete che gli uomini, pur di non subirle, sono pronti a fare qualunque cosa tu gli comandi. Quanto sarebbe meglio se facessero ciò che Dio comanda, in modo da non dover subire quelle altre ben più gravi sofferenze!

S.Agostino Esposizione sul salmo 37
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19/06/2023 00:56
 
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Pene salutari e pene sterili.
3. [v 2.] Orbene, questi narra e raccomanda a Dio l'inquietudine per cui soffre, temendo qualcosa di più grave dello stato in cui si trovava. In effetti, che si trova nel male lo dice apertamente, e non c'è bisogno di interpretare, né di ricorrere a sospetti o a congetture; dalle sue parole risulta chiaro in qual male si trovi, non c'è bisogno che noi indaghiamo, ma che comprendiamo ciò che dice. E se non temesse qualcosa di peggio di ciò da cui era stretto, non comincerebbe col dire: Signore, nel tuo sdegno non mi rimproverare e non correggermi nella tua ira. Accadrà infatti che alcuni siano corretti nell'ira di Dio, e siano rimproverati nel suo sdegno. E forse non tutti coloro che sono rimproverati si correggeranno; accadrà invece che taluni saranno salvi nell'essere corretti. Accadrà certamente cosi, perché si parla di correzione; ma [di correzione] come attraverso il fuoco. Accadrà pure che vi saranno alcuni che sono rimproverati e non si correggeranno. Infatti rimprovera il Signore coloro cui dice: Ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere e le altre cose che ivi proseguendo incolpa alla disumanità e alla sterilità dei malvagi che stanno alla sua sinistra, ai quali è detto: Andate nel fuoco eterno, che è stato preparato per il diavolo e gli angeli suoi 5. Temendo costui questi più gravi mali, lasciando da parte la stessa vita, nelle cui sofferenze piange e geme, prega e dice: Signore, non mi rimproverare nel tuo sdegno. Che io non sia tra coloro cui dirai: Andate nel fuoco eterno, che è stato preparato per il diavolo e gli angeli suoi. E non mi correggere nella tua ira, in modo da purificarmi in questa vita e da rendermi tale da non aver ormai più bisogno del fuoco della correzione, come accade per coloro che si salveranno, ma attraverso il fuoco. E perché avviene questo, se non perché qui edificano sopra il fondamento legno, erba e paglia? Se avessero edificato invece oro, argento e pietre preziose, sarebbero sicuri dall'uno e dall'altro fuoco; non solo da quello eterno che eternamente tormenterà gli empi, ma anche da quello che correggerà coloro che saranno salvi attraverso il fuoco. Sta scritto: Ma anche egli sarà salvo, tuttavia come attraverso il fuoco 6. E poiché è detto sarà salvo, è disprezzato quel fuoco. Pertanto, anche se essi saranno salvi attraverso il fuoco, tuttavia quel fuoco sarà più doloroso di qualsiasi cosa l'uomo possa patire in questa terra. E voi sapete quante sofferenze i malvagi hanno patito sulla terra, e quante ne possono subire: tuttavia tante ne hanno subite quante ne possono patire anche i buoni. Che cosa infatti ha sopportato, a causa delle leggi, qualunque malfattore, ladro, adultero, scellerato, sacrilego, che non abbia sopportato il martire nel confessare Cristo? Molto più sopportabili sono dunque le sofferenze terrene: e tuttavia voi vedete che gli uomini, pur di non subirle, sono pronti a fare qualunque cosa tu gli comandi. Quanto sarebbe meglio se facessero ciò che Dio comanda, in modo da non dover subire quelle altre ben più gravi sofferenze!

S.Agostino Esposizione sul salmo 37
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Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
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