Aquila-58, 16/09/2013 20:25:
Logos e rhema sono sostantivo diversi, logos significa "parola, discorso,insegnamento", mentre rhema significa solo "parola, cosa"......ora, indicare il Cristo preesistente come "cosa" (dato che rhema può avere anche quel significato), mi sembra altamente......improbabile....
Metto qui uno studio, non ricordo ora l'autore:
IL PROLOGO DI GIOVANNI
Giovanni nel suo Vangelo, usa molte espressioni tipicamente ebraiche, che se vengono lette in un contesto estraneo all'ebraismo rischiano di essere fraintese. Uno dei versi più discussi del Vangelo di Giovanni, è il suo prologo. Oggi il parere più diffuso tra i credenti è che il "logos" di Giovanni è in realtà il Figlio preesistente di Dio, il secondo membro della Trinità. Ma in realtà questo è quello che ci trasmettono le nostre moderne traduzioni, le quali sono influenzate dal credo trinitario, ma il testo greco dice altro.
ἐνἀρχῇ ἦν ὁ λόγος, καὶ ὁ λόγος ἦν πρὸς τὸν θεόν, καὶ θεὸς ἦν ὁ λόγος
En archè en o lògos kài o lògos en pros ton theòn, kài theòs en o lògos
In principio era la parola e la parola era presso il Dio e Dio era la parola
Il testo Greco si riferisce al logos, utilizzando pronomi impersonali, che poi i traduttori traducono misteriosamente con "Lui" o "Egli" dando l'idea errata che il logos sia una persona.
In una traduzione del 1526, Tyndale tradusse in questo modo Giovanni 1,3-4: Tutte le cose sono state fatte da esso, e senza di essa, neppure una delle cose fatte è stata fatta. In essa era la vita e la vita era la luce degli uomini.
Come possiamo vedere, Tyndale ha usato correttamente il pronome "essa" invece di "lui o Lei". Questo ci dimostra che Tyndale non vedeva il preesistente Messia nel "logos" di Giovanni. Nel pensiero ebraico “la parola di Dio” non rappresentava certo una persona; essa rappresentava la forza creatrice di Dio, che chiama le cose all'esistenza, rappresenta anche il suo piano o volere.
Salmi 33:6 I cieli furono fatti dalla parola del SIGNORE, e tutto il loro esercito dal soffio della sua bocca.
Genesi 1:3 E Dio disse: 'Sia la luce!' E la luce fu.
Isaia 55:11 Così è della mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non torna a me a vuoto, senza aver compiuto ciò che io voglio e condotto a buon fine ciò per cui l'ho mandata.
Salmi 107:20 Egli mandò la sua parola e li guarì, li scampò dalla fossa.
La parola “logos” in greco conferma questi significati:
Significati della parola "LOGOS":
Movente
Facoltà mentale
Ragionamento
Intento
Pensiero
A conferma vogliamo menzionare il filosofo greco Eraclito, il quale fu il primo ad utilizzare il termine logos intorno al 600 a.C per designare la ragione divina o un piano che coordina un universo in evoluzione. Così, abbiamo un precedente storico che dimostra la corretta comprensione del logos come "Piano Divino, il pensiero, o movente" del Creatore Onnipotente. Questo "pensiero" o "intenzione" è stato "manifestato nella carne" al tempo stabilito, con la nascita del Messia Yeshùa. Se correttamente tradotto ciò che vediamo è che "il piano o intento"” di Dio, si manifestano pienamente nella persona di Yeshùa.
Molti hanno riconosciuto che vi è un'ovvia connessione tra la “parola” e quello che è stato detto della sapienza nella Bibbia Ebraica. Nei Proverbi “sapienza” è personificata e si dice che sia “con” Dio (Proverbi 8:30). Giovanni dice che la “parola” era “con (pros) Dio.” Nell'Antico Testamento una visione, parola o piano si dice sono “con” la persona che la riceve o la possiede. La "parola" ha una semi-esistenza propria:
“la parola del Signore è con lui”;
“il profeta… ha un sogno con lui.”
Era nel cuore di Davide (letteralmente “con il suo cuore”) d'erigere un tempio.
Sapienza è “con Dio.”
Quest'ultima frase somiglia moltissimo alla frase d'apertura di Giovanni. Significativamente, Giovanni usa sempre la preposizione "para" (con) per esprimere la prossimità di una persona ad un'altra (Giovanni 1:39; 4:40; 8:38, ecc…). Tuttavia nel suo prologo egli usa "pros" (con), suggerendo cosi’ che “la parola” non è usata per designare una persona di fianco a Dio. Il primo verso di Giovanni fa ricordare pure quello che Sapienza dice in Ecclesiasti 24:9: “Dio mi ha creata sin dal principio, prima del mondo.”
C'è una buona evidenza che la preposizione Ebraica im o et che vuol dire “con” possano descrivere la relazione fra una persona e quello che c'è nel suo cuore o nella sua mente. Qui vi sono degl’ interessanti esempi dell'uso della preposizione Ebraica im o et presi dalla bibbia Ebraica:
Numeri 14:24: “Egli aveva un’ altro spirito in lui” (che operava nella sua mente)
1 Re 11:11: “Questo è con te [Salomone]”
1 Cronache 28:12: “Il modello di tutto ciò era nello spirito con lui” (nella sua mente)
Giobbe 10:13: “Io so che questo era con te (come a dire “nascosto nel tuo cuore); “nella tua mente”; Io so che queste cose sono il tuo proposito. (un'altra traduzione).
Giobbe 10:9: “Quale non è con noi” (noi non sappiamo)
Giobbe 23:10: “Egli sa il modo di fare che è con me” (egli conosce il mio modo di fare)
Giobbe 23:14: “Egli compie certo le cose destinate per me e tante cose simili sono Con lui” (e di simili piani Egli ne ha molti)
Giobbe 27:11: “Quello che è con l'Onnipotente non lo terrò nascosto” (Il Suo proposito, il Suo piano, il destino non lo celerò)
Salmi 50:11: “Tutte le bestie della foresta sono con Me, sono con Me tutti gli uccelli del cielo (li conosco tutti, sono nel Mio pensiero e nelle mie mani)
Salmi 73:23: “Io sono continuamente con te” (nel tuo pensiero).
Genesi 40:14: “Tienimi nella tua mente quando tutto andrà bene per te” (ricordati di me quando sarai felice)
2 Re 3:12: “C'è in lui la parola dell'Eterno” (Prg. con 2 Giovanni 2: “La verità dimora in noi”; Galati 2:5: “La verità’ dimora in noi”)
Isaia 59:12: “Le nostre trasgressioni sono con noi” (nella nostra coscienza, Presenti nella nostra mente). (Prg. con Giovanni 17:5, la gloria che Yeshùa aveva con Dio, – presente nella mente di Dio, nella Sua conoscenza, come Suo Proposito).
Geremia 12:3: “Tu esamina l'attitudine del mio cuore con Te” (Letteralmente: “Tu hai saggiato o messo alla prova il mio cuore con te”).
Geremia 23:28: “Il profeta con cui c'è un sogno” (Il profeta che ha un sogno)
Geremia 27:18: “Se la parola dell’ Eterno è con loro.”
Giobbe 14:5: “Se i suoi giorni sono contati, se il numero dei suoi mesi sono con Te Conosciuti da Te (nella Tua mente o nella tua coscienza o Conoscenza)
Proverbi 2:1: “Custodisci i miei precetti con te” (dentro di te, nella mente e nella Tua coscenza o conoscenza)
Proverbi 11:2: “Sapienza è con gli umili” (Dentro gli umili, nel loro cuore, nella loro coscenza o conoscenza).
Nel Nuovo Testamento qualcosa d'impersonale può essere “con” una persona come, per esempio, dove Paolo spera che “la verità del Vangelo possa restare con (pros) voi, presente nella mente" (Galati 2:5). All'apertura della sua prima epistola, Giovanni, che può fornire il commentario necessario di Giovanni 1:1, scrive che “vita eterna era con (pros) il Padre” (1 Giovanni 1:2).
Tenendo conto di questi parallelismi è impossibile affermare che la “parola” in Giovanni 1:1-2 indichi un secondo membro della Trinità, vale a dire, il Figlio preesistente di Dio. Giovanni continua e dice che “la parola era Dio” (Giovanni 1:1). Intensa discussione sull'esatto significato di “Dio” (che non ha un articolo determinativo) ha dato a tutto il passaggio un’ apparenza di complessità. Secondo alcuni una regola stabilita da Colwell esige che l'assenza di un articolo non indebolisce l'intenzione di Giovanni che dice che la parola era pienamente Dio e l'identifica con Lui. Altri hanno insistito che “Dio” senza l'articolo è il modo di Giovanni di dirci che la parola aveva il carattere di Dio ed era pienamente espressione della Sua mente. Giovanni descrive la natura della “parola,” e l'assenza dell'articolo davanti a Dio enfatizza l' aspetto qualitativo del nome invece della sua identità.
Un oggetto del pensiero può essere concepito da due punti di vista: identità o qualità. Per comunicare o conferire il primo punto di vista il Greco usa l'articolo; per il secondo usa la costruzione anartros. Non c'è base per considerare il predicato theos (Dio) come definitivo. La seconda parte del verso del Vangelo di Giovanni denota no l'identità, ma piuttosto il carattere del Logos. La difficoltà che sta di fronte ai traduttori sta nel come comunicare queste impercettibili sottigliezze in Inglese (è più facile in Italiano ed in Greco). Il Nuovo Testamento non dice quello che la traduzione inglese (o Italiana) suggerisce: “La Parola era Dio.” Nel Greco “Dio (theos) senza l'articolo è un aggettivo che ha le qualità di Dio, e non indica Dio in persona. Sfortunatamente le traduzione standard della bibbia, comunicano il senso sbagliato. Il problema con tutte queste traduzioni è che rappresentano (l'idea che la parola e Dio sono intercambiabili).
Il prologo al Vangelo di Giovanni non richiede di credere in una Divinità formata da più di una persona. Giovanni sta cercando di correggere una contemporanea tendenza Gnostica che distingueva Dio da minori figure divine. L'intenzione di Giovanni è di legare il più vicino possibile la “sapienza” o la “parola” di Dio con Dio Stesso. La parola è la Sua forza creativa. Così Giovanni dice che sin dall'inizio la sapienza di Dio, che l'Unico Dio ha sempre avuta con Se Stesso (come l'architetto ha il suo piano), era pienamente espressione di Dio. Era Dio Stesso nella Sua manifestazione. Tutto è stato creato attraverso questo piano. La stessa "parola" si è incarnata in un essere umano, quando Yeshùa è stato concepito nel grembo di Maria, solo allora “la parola divenne carne” e quindi una persona. (Giovanni 1:14). Yeshùa è quindi quello che la parola divenne. Egli è la perfetta espressione della mente di Dio in forma umana.
SEGUE....