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Passeggiate nei prati dell'eternità

Last Update: 9/4/2013 8:44 PM
9/1/2013 6:22 PM
 
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In questi giorni di memoria collettiva per il nostro amato c'è nell'aria una certa commozione. Quindici anni son passati eppure non sembra vero. Nonostante l'ostracismo e il proibizionismo da parte degli eredi, molte sono le manifestazioni in giro per l'italia a lui dedicate. Una di queste nelle mie vicinanze si è tenuta venerdì sera sotto le stelle, sull'argine dell'Adige con numerosi appassionati e fans scossi da sussulti di gioia nel rivivere le sue canzoni. Ma anche di cimiteri si vive. A Molteno davanti all'abbandono e all'incuria della sua tomba ( un giorno i famigliari ne dovranno rispondere ) c'è sempre un viavai di nostalgici ammiratori che in silenzio sfilano e lasciano accorati biglietti dietro ai vetri della sua spoglia dimora. Qui dentro, son le cose che pensano e hanno di te sentimento. Ripenso a quella canzone, quando Lucio ci spiazzò con quei suoi funambolismi poetici. E poi ripenso, per rimanere in ambito mortuario, a quei versi criptici e inquietanti ( di sangue m'inguaiai ) più adatti a un film horror che a una canzone. I cimiteri sono fonte di spiritualità, e io confesso, quando passeggio e calpesto questi giardini pieni di vita e di memorie ( che i più tendono a rimuovere) sento questi prati come città senza tempo, diventando muto partecipe di un turismo insolito e suggestivo. Di recente, trovandomi a Roma, non ho potuto non visitare il cimitero Acattolico, dove si usavano inumare i "non cattolici". Qui si possono incontrare molti personaggi famosi, una grande concentrazione di artisti, scrittori, studiosi e diplomatici. Molti di loro si erano trasferiti a Roma, altri avevano scelto di vivere in Italia, altri ancora morirono a causa di una malattia o di un incidente mentre erano in visita nella città. Le tombe più amate dai visitatori sono quelle dei poeti inglesi John Keats e Percy Bysshe Shelley; il figlio di Goethe; Antonio Gramsci, il filosofo politico italiano; il pittore russo Karl Brullov. Ma ve ne sono molte altre degne di nota per via dei loro titolari, sia per il valore artistico delle tombe stesse. Un museo a cielo aperto, come possono essere il Monumentale di Milano, la Certosa di Bologna, oppure lo Staglieno di Genova, dove i sepolcri e i mausolei sembrano opere degne del Canova o di Michelangelo. Una di queste mi ha incuriosito molto: una scultura raffigurante una figura classica drappeggiata senza busto. E'la tomba di Belinda Lee (1935-1961), attrice inglese nata nella contea del Devon nel 1935. Belinda era molto nota negli anni Cinquanta, dotata di una raffinata bellezza e notevoli capacità interpretative Trasferitasi in Italia, interpretò molti film, tra cui, nel 1960, "La lunga notte del '43", di Florestano Vancini e, nel 1961, "Fantasmi a Roma" di Antonio Pietrangeli. Nello stesso anno, il 12 marzo, mentre era in vacanza in California, a soli 26 anni, morì in un incidente stradale, durante il quale trovò un'orrenda morte. Fu l'amante del principe Orsini e all'epoca fece molto scandalo questa sua relazione. Infine sposò il regista Gualtiero Jacopetti, dopo che i giornali dell'epoca le affibbiarono un love affair anche con Walter Chiari. Una creatura scomparsa troppo in fretta dalla faccia della terra. Aveva ventisei anni. Belinda Lee. Un incidente terribile. Era in auto, insieme al marito, all'aiuto regista, e a un autista napoletano. Da Las Vegas, dovevano raggiugere Los Angeles. Vicino a San Bernardino, l'auto che viaggiava a forte velocità, perse il controllo e si capovolse. Lei era seduta accanto all'autista. Il suo corpo fu catapultato a sessanta metri e la testa da un'altra parte. Era di una bellezza sconvolgente. M'estasiai, e si spostò la tua testa estranea che rotolò. Cadere la guardai riflessa tra ghiacciai sessanta volte che cacciava fuori la lingua e t'abbracciai...( Con l'espressione San Bernardino ci si può riferire a diversi luoghi, opere o persone. Il Gran San Bernardo e i suoi rilievi ne sono la testimonianza. Il ghiacciaio del Rutor, nel settore montuoso del Piccolo San Bernardo, con i suoi 8,4 km2 di superficie è il terzo per estensione in Valle d'Aosta dopo quelli del Miage (10,6 km2) e del Lys (9,6 km2). Per certi versi la tragica morte di Belinda Lee, ricorda la fine di Isadora Duncan, la ballerina americana degli anni Trenta che trovò la morte a Nizza strangolata e decapitata dalla sciarpa che indossava, le cui frange si erano impigliate nei raggi delle ruote dell'automobile da corsa Bugatti sulla quale era appena salita, salutando gli amici con una frase rimasta famosa: «Adieu, mes amis. Je vais à la gloire!»

9/4/2013 5:22 PM
 
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bravo vategalante che commemori il grande LUCIO. Un giorno lo andremo a trovare a Molteno.
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A Molteno ci andremo forse per sentire la sua musica, non certo per onorare la sua memoria al cimitero. La moglie farà traslare la sua salma
in una località segreta imprecisata, così nessuno potrà portare un fiore sulla sua tomba. Ogni commento è superfluo.
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