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Crisi bancaria, il fallimento della banca: quali i tempi e le modalità di rimborso dei depositi?

Ultimo Aggiornamento: 01/12/2013 04:16
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Questo articolo è interamente dedicato allo spinoso interrogativo: cosa succede ai nostri risparmi depositati sul conto corrente se la banca fallisce?

In caso di fallimento della nostra banca (o dichiarazione di fallimento del gruppo bancario di cui fa parte) scordiamoci in primis che sia possibile andare in banca il giorno stesso o quelli subito successivi e riavere indietro i propri risparmi.

Purtroppo, non è così!

Infatti dal momento in cui viene dichiarata l'insolvenza finanziaria dell'istituto di credito tutti i conti correnti vengono congelati e nessuno può più prelevare i propri risparmi o operare in alcun modo su di essi.

Dopo di che entra in gioco il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD)che entro tre mesi ci restituitrà quanto presente il giorno della dichiarazione di fallimento sui conti correnti, ma attenzione: solo sino a un tetto massimo di 20 mila euro. Questo in virtù della direttiva comunitaria n. 94/19 CE recepita dallo stato italiano nel D.L. del 4 Dic 1996 n° 659.

Tipicamente la restituzione di detta cifra avviene il giorno prima della scadenza ultima. Solo successivamente sarà restituita la somma residua sino ad un massimale di 103 mila euro (per la precisione: 103.291,38 euro) e in un periodo di tempo che può variare da un anno a diversi anni dal congelamento del conto corrente, in funzione dell'iter fallimentare e dei provvedimenti giudiziari.

Sopra alla soglia di garanzia non sarà restituita alcuna cifra, nemmeno una minima percentuale residua.

Attenzione, la garanzia si intende per depositante e non per deposito. Per cui se il conto corrente è cointestato la garanzia prevista si raddoppia sino ad un massimale di 206.582,76.

Mentre per quanto concerne i titoli depositati, questi non possono essere considerati un credito verso la banca, per cui dovranno essere restituiti ai correntisti in quanto di loro proprietà, sempre che non siano vincolati da altre operazioni finanziarie (fideiussioni, prestito titoli, ...).

Se si hanno più conti correnti sulla banca fallita la soglia di protezione non è additiva, permane quella di 103 mila euro per l'ammontare complessivo dei depositi.

A garantire per questi importi è il Fondo interbancario di tutela dei depositi e il Fondo di garanzia dei depositanti del credito cooperativo.

Infine molti lettori mi chiedono se lo stesso discorso vale per i conti corrente delle banche on-line tipo il conto arancio di ING Direct, Fineco di Unicredit Group, Santander, Che Banca di Mediobanca, IWBank, etc etc. La risposta è assolutamente Sì.

In estrema sintesi in caso di fallimento della banca, esiste solo una garanzia parziale di restituzione dei fondi sul conto corrente. Per ciascun intestatario del conto corrente la restituzione è scaglionata nel tempo, 90 giorni di attesa per i primi 20 mila euro e la restante somma sino a 103.291,38 euro successivamente in ragione dei tempi dell'iter fallimentare. Oltre tale soglia, purtroppo nulla sarà rimborsato.


crisi-finanziaria.myblog.it/archive/2008/10/27/fallimento-banca-garanzia-rimborso-conto-corre...
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Fallimento ordinato: come funzionerà? Ecco cosa succede se una banca fallisce
in Economia internazionaledi Federica Agostini | 28 Giugno 2013 - 11:23
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Ieri i ministri dell’Unione Europea hanno raggiunto un accordo su alcune norme che in futuro guideranno gli eventi relativi al fallimento di un istituto di credito. Si chiama "fallimento ordinato" ed è un meccanismo pensato per proteggere i contribuenti ed evitare una replica di quanto accaduto qualche mese fa a Cipro.

In sintesi, se una banca dovesse fallire, a pagare sarebbero anzitutto i creditori di questa, ovvero azionisti e obbligazionisti e, soltanto alla fine, i correntisti con depositi superiori ai 100 mila euro.

La parte più controversa e sulla quale i ministri si sono scontrati è stata quella relativa al ruolo dei singoli governi: fino a che punto, un governo avrebbe libertà d’azione in caso di fallimento di una banca?

Vediamo quali sono gli accordi raggiunti e come funzionerà il meccanismo del "fallimento ordinato" in una breve guida di domande e risposte proposta dal Wall Street Journal.

Questo accordo segnerà la fine dei grandi bailout in Europa?
Darà a investitori e creditori una visione chiara dei rischi che corrono depositando il denaro (sia nella forma di azioni, titoli o normali depositi) nelle banche?


A dire il vero, no. Anzitutto perché le norme finali devono ancora essere accordate col Parlamento Europeo che sicuramente richiederà alcune modifiche alla bozza proposta. Inoltre, i ministri si sono accordati per mantenere una certa flessibilità nelle norme al fine di permettere alle autorità nazionali, in determinate circostanze, di proteggere alcuni creditori da perdite eccessive.

Esattamente, cosa è stato stabilito sulle perdite che riguarderebbero creditori e investitori?
Se una banca divenisse insolvente, il governo avrebbe scarsa capacità di mantenerla in vita. Ad ogni modo, prima che si materializzi qualsiasi tipo di intervento, investitori e creditori in possesso di almeno l’8% del totale delle passività della banca subiranno delle perdite.

Una volta concluso questo primo step, le autorità nazionali potranno intervenire utilizzando i fondi di risoluzione per proteggere dalle perdite al massimo il 5% della passività totale. Se la protezione del fondo nazionale non fosse sufficiente, la banca potrà prendere un prestito dal governo; prestito che dovrà essere ripagato con il denaro della banca.

Se, dopo questa prima fase, la banca in fallimento avrà bisogno di nuovi fondi, accederà alla seconda forma di salvataggio. In circostanze straordinarie, ad esempio laddove ci sia l’evidente rischio di instabilità finanziaria riconosciuto anche dalla Commissione Europea, un governo potrebbe decidere di utilizzare il denaro dei contribuenti per proteggere i depositanti. Ma ciò potrebbe accadere soltanto dopo che tutti i creditori, inclusi i senior e gli obbligazionisti non assicurati siano stati "spazzati via".

Per quanto riguarda l’aiuto dal fondo di salvataggio dell’Eurozona?
Al fondo di salvataggio dell’European Stability Mechanism (ESM) si può fare ricorso soltanto in due casi. Se il fondo di risoluzione di un paese dell’Eurozona scarseggia e il governo dello stesso paese è in difficoltà economiche, allora si potrà fare richiesta al fondo ESM per un prestito.

Il prestito dal fondo ESM avrà le stesse modalità del classico accordo di salvataggio, come nel caso della Spagna, e si aggiungerà al prestito del governo.

Come ultimissima spiaggia ed in "circostanze straordinarie" come quelle appena descritte, un governo potrà chiedere al fondo ESM l’iniezione diretta di capitali per la banca al fallimento, e l’iniezione non si aggiungerebbe al debito del paese. Ancora una volta, ciò accadrebbe soltanto al fine di proteggere i depositanti dopo che gli obbligazionisti non assicurati siano stati "prosciugati" e la zona Euro abbia approvato.

Investitori e creditori: in che ordine subiranno le perdite?
Gli azionisti saranno i primi ad essere spazzati via. Successivamente, gli obbligazionisti junior e i possessori di altri titoli di debito subordinati. Subito dopo vengono gli obbligazionisti senior non assicurati e le grandi imprese, a meno che non ci sia l’azione di governo a proteggerli.

Successivamente, ad essere colpiti saranno i depositi superiori a 100 mila Euro di proprietà di persone fisiche o piccole e medie imprese. L’unica fascia protetta in ogni caso è quella dei depositi inferiori ai 100 mila euro e prestiti interbancari con scadenza a 7 giorni.

Le autorità nazionali possono scegliere di proteggere dalle perdite i derivati, se dovessero ritenere che la loro inclusione nella ristrutturazione sia impossibile o possa portare a perdite maggiori per gli altri creditori.

Quanto sono severe le nuove norme per il fallimento bancario?
Negli ultimi anni, il modus operandi è stato piuttosto quello di "salvare", anziché "ristrutturare". In molti casi, gli azionisti sono stati protetti col denaro pubblico e, ad esempio, i possessori di debito sono usciti indenni dal salvataggio delle banche spagnole la scorsa estate.

Dal 2008 ad oggi, soltanto due banche cipriote e due piccoli istituti di credito danesi sono stati "ristrutturati" per oltre l’8% delle passività. I funzionari ritengono che salvando l’8% delle passività permetterà alla banca di rimettersi in sesto, o almeno questo dovrebbe essere vero nella maggior parte dei casi. Tuttavia, casi di gravi carenze, come ad esempio la Dexia belga, avrebbero comunque avuto bisogno di un piano di salvataggio che comprendesse anche i contribuenti.

Quando entreranno in vigore le nuove norme?
La data d’inizio delle nuove regole di salvataggio bancario è stata fissata per il 2018. Tuttavia, per i paesi più problematici della zona Euro che abbiano bisogno di fare ricorso al fondo di salvataggio per il sostegno diretto al settore bancario, le nuove norme potranno essere messe in vigore al più presto possibile, presumibilmente entro il prossimo anno.

Questo meccanismo comporterà un aumento dei costi di finanziamento per le banche?
Riguardo a questo aspetto, l’opinione è sostanzialmente divisa. Alcuni esperti ritengono che dopo le perdite imposte su Cipro, gli investitori abbiano iniziato a chiedere rendimenti più elevati su strumenti come le obbligazioni perché queste sembrano oggi più rischiose e continueranno ad esserlo anche con le nuove regole.

Alcuni ritengono che i finanziamenti mediante i depositi posano diventare più convenienti grazie alle garanzie supplementari, ma allo stesso tempo altri ritengono che sia vero l’opposto, poiché i possessori di grandi conti sono a rischio in caso di crisi, specialmente nei paesi più poveri dell’Euro.

Concludendo, ciò che sembra assolutamente chiaro è che la maggior parte delle banche subirà importanti prelievi o tasse, anche retroattive, nel momento in cui i governi inizieranno a costruire i fondi di risoluzione.

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