PARTE QUARTA
L'UOMO NELLA COMUNITA' POLITICA
XIV. - LO STATO
Dopo aver considerato la persona umana e la società in generale, la società familiare in particolare, la vita economica e professionale, bisogna considerare l'uomo nella comunità politica. Tale studio - che completa questa breve esposizione della dottrina sociale cristiana - considererà successivamente i seguenti arghmenti: lo Stato, l'Autorità politica, la libertà, lo Stato democratico, i diritti e i doveri dei cittadini, la Comunità mondiale, la Chiesa e gli Stati. Argomenti, com'è chiaro, tutti di grande importanza e di palpitante attualità.
Origine dello Stato.
E’ un fatto che l'umanità, per quanto storicamente la conosciamo, è sempre stata politicamente organizzata, pur manifestandosi successivamente tali organizzazioni diverse nella loro estensione, nelle loro strutture, nella loro azione.
La società politicamente organizzata è lo Stato.
Sull'origine dello Stato non possono essere accettate né la teoria contrattualistica né quella assolutistica.
a) La prima afferma che lo Stato nasce dalla libera volontà degli uomini per un patto arbitrario. Una volta ammessa una tale dottrina, non si sa come si possa vietare agli uomini di cambiare continuamente un tale patto o addirittura di abolirlo.
È ben facile cadere nell'anarchia.
b) La dottrina assolutistica mette in rilievo la necessità del l'ordine sociale in modo tale da affermare la dittatura: un tempo di un monarca, oggi dello Stata (rappresentato da un uomo o da un gruppo di uomini). Ma essa è viziata da un duplice errore:
- fa dello Stato, e di chi lo rappresenta, un « assoluto », la fonte stessa del bene e del male, del giusto e dell'ingiusto;
- sacrifica allo Stato la persona umana.
Bisogna, tuttavia, giustamente distinguere il « totalitarismo » moderno (che può essere la peggiore forma della oligarchia), dall'« assolutismo monarchico » tanto frequente nei secoli passati e ohe, come esperienza storica, non è tutto condannabile.
Distinguendosi bene da entrambi gli errori la dottrina cattolica sostiene che l'origine dello Stato va ritrovata nella stessa natura sociale dell'uomo, per le ragioni già esposte nel cap. II.
Lo Stato non è, quindi, il risultato di un contratto arbitrario. bensì è voluto dalla natura dell'uomo. Da qui la sua stabilità, quali che siano le forme del suo ordinamento. Poiché, d'altra parte, la natura ha le leggi che le ha dato il "Creatore, uno Stato che - come deve - le riconosca e le rispetti non cadrà mai nell'assolutismo.
Fine, poteri, limiti dello Stato.
a) Il fine dello Stato è di promuovere e tutelare il bene comune, ciò che porterà, in genere, tutti i cittadini a più elevate condizioni di vita, in ogni senso.
Il bene comune è in riferimento all'uomo, a suo servizio, per lo sviluppo e l'affermazione della sua personalità - con particolare riguardo ai suoi elementi spirituali e allo stesso raggiungimento del suo eterno destino -. Questo primato della persona umana nella società è già stato dimostrato; meritava però - tanta è la sua importanza - d'essere qui ricordato.
b) Per poter realizzare il suo fine lo Stato non può non avere dei diritti, che affermerà e rivendicherà coi suoi poteri; ad essi corrispondono i doveri dei cittadini, i quali, peraltro, hanno, riguardo allo Stato, anche un complesso di diritti (si vedano i capp. XV e XVIII).
c) I poteri dello Stato hanno i limiti nella legge di Dio - cui tutto è sottoposto - e per fine, quel bene comune che - per dirla con la « Rerum Novarum » - « non è solo la legge suprema, ma è l'unica e totale ragione della pubblica autorità ».