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LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA nella Tradizione e Magistero

Ultimo Aggiornamento: 02/07/2013 11:11
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02/07/2013 11:05

PARTE QUARTA

L'UOMO NELLA COMUNITA' POLITICA

XIV. - LO STATO

Dopo aver considerato la persona umana e la società in ge­nerale, la società familiare in particolare, la vita economica e professionale, bisogna considerare l'uomo nella comunità politi­ca. Tale studio - che completa questa breve esposizione della dottrina sociale cristiana - considererà successivamente i se­guenti arghmenti: lo Stato, l'Autorità politica, la libertà, lo Stato democratico, i diritti e i doveri dei cittadini, la Comunità mondiale, la Chiesa e gli Stati. Argomenti, com'è chiaro, tutti di grande importanza e di palpitante attualità.

Origine dello Stato.

E’ un fatto che l'umanità, per quanto storicamente la cono­sciamo, è sempre stata politicamente organizzata, pur manife­standosi successivamente tali organizzazioni diverse nella loro estensione, nelle loro strutture, nella loro azione.

La società politicamente organizzata è lo Stato.

Sull'origine dello Stato non possono essere accettate né la teoria contrattualistica né quella assolutistica.

a) La prima afferma che lo Stato nasce dalla libera volontà degli uomini per un patto arbitrario. Una volta ammessa una tale dottrina, non si sa come si possa vietare agli uomini di cam­biare continuamente un tale patto o addirittura di abolirlo.

È ben facile cadere nell'anarchia.

b) La dottrina assolutistica mette in rilievo la necessità del l'ordine sociale in modo tale da affermare la dittatura: un tempo di un monarca, oggi dello Stata (rappresentato da un uomo o da un gruppo di uomini). Ma essa è viziata da un duplice errore:

- fa dello Stato, e di chi lo rappresenta, un « assoluto », la fonte stessa del bene e del male, del giusto e dell'ingiusto;

- sacrifica allo Stato la persona umana.

Bisogna, tuttavia, giustamente distinguere il « totalitarismo » moderno (che può essere la peggiore forma della oligarchia), dall'« assolutismo monarchico » tanto frequente nei secoli passati e ohe, come esperienza storica, non è tutto condan­nabile.

Distinguendosi bene da entrambi gli errori la dottrina cat­tolica sostiene che l'origine dello Stato va ritrovata nella stessa natura sociale dell'uomo, per le ragioni già esposte nel cap. II.

Lo Stato non è, quindi, il risultato di un contratto arbitrario. bensì è voluto dalla natura dell'uomo. Da qui la sua stabilità, quali che siano le forme del suo ordinamento. Poiché, d'altra parte, la natura ha le leggi che le ha dato il "Creatore, uno Stato che - come deve - le riconosca e le rispetti non cadrà mai nell'assolutismo.

 

Fine, poteri, limiti dello Stato.

a) Il fine dello Stato è di promuovere e tutelare il bene co­mune, ciò che porterà, in genere, tutti i cittadini a più elevate condizioni di vita, in ogni senso.

Il bene comune è in riferimento all'uomo, a suo servizio, per lo sviluppo e l'affermazione della sua personalità - con particolare riguardo ai suoi elementi spirituali e allo stesso rag­giungimento del suo eterno destino -. Questo primato della per­sona umana nella società è già stato dimostrato; meritava però - tanta è la sua importanza - d'essere qui ricordato.

b) Per poter realizzare il suo fine lo Stato non può non avere dei diritti, che affermerà e rivendicherà coi suoi poteri; ad essi corrispondono i doveri dei cittadini, i quali, peraltro, hanno, ri­guardo allo Stato, anche un complesso di diritti (si vedano i capp. XV e XVIII).

c) I poteri dello Stato hanno i limiti nella legge di Dio - cui tutto è sottoposto - e per fine, quel bene comune che - per dirla con la « Rerum Novarum » - « non è solo la legge su­prema, ma è l'unica e totale ragione della pubblica autorità ».

 

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