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La Mariologia di Santa Caterina da Siena

Ultimo Aggiornamento: 29/04/2013 13:52
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29/04/2013 13:48


Io, Catharina. La devota di Maria (Parte 5)

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da Donna a donna

per condurre

all’unico Uomo che salva.

La mariologia in Caterina da Siena

 

 

Nel tempo di Santa Caterina da Siena, la mariologia non era ancora uno studio effettivo nella Chiesa. Dai Padri, dai santi, dai Dottori la Chiesa apprendeva un magistero tipicamente “mariano” che costituiva una sorta di catechismo su Maria, la Madre di Dio. C’è sempre stata la convinzione che i Domenicani, con san Tommaso D’aquino, fossero contrari per esempio all’Immacolata Concezione. In verità, lo stesso Aquinate non si era mai impegnato in questo studio, ma proprio gli estratti di Santa Caterina da Siena su Maria Santissima ci dimostrano come i Domenicani credevano  nell’Immacolata. Se il dogma era ben lontano dall’essere proclamato, tutta la Chiesa in sostanza lo viveva. Santa Caterina ci svela poi i suoi “segreti” per un itinerario mariano che ha come scopo la conformazione alla Volontà di Dio.  

 

di Dorotea Lancellotti

Di santa Caterina da Siena qualcosa abbiamo già spiegato. Abbiamo parlato del Dialogo, di Avignone, del suo amore per la Chiesa e per il Papa –  “Dolce Vicario di Cristo in terra, il Babbo mio dolce”, nelle parole della santa – della dottrina del Sangue, del Crocefisso, ma non abbiamo parlato ancora della sua mariologia, che merita un articolo a parte.

Per approfondire l’argomento, ci faremo aiutare, oltre che dal suo principale biografo, il beato Raimondo da Capua O.P., anche da un libro del 1996 di padre Carlo Riccardi, vincenziano, deceduto nel 2006 e grande discepolo della nostra santa. Con questo articolo desideriamo ringraziarlo per la lunga bibliografia dedicata alla nostra patrona, che troverete nelle edizioni Cantagalli, e ricordarlo nei suffragi.

CATERINA HA COMPRESO DA SUBITO L’IMPORTANZA DI MARIA PER LA CHIESA

Per Caterina, come ama Maria non ama nessun’altra creatura.

“Nessuno ha mai amato o ameràtanto Dio e il prossimo come Maria”: da questa affermazione teologica si diparte la vera devozione mariana e l’autentica mariologia. Maria è un mare di fuoco, d’amore, di pace: santa Caterina prende alla lettera il modello che la Chiesa le propone nella Madre di Cristo e meravigliosamente riflette e rivive in lei quel mare di fuoco, d’amore, di pace. La santa senese è, se vogliamo, colei che maggiormente aveva compreso la funzione materna di Maria nella Chiesa e nei confronti di tutta l’umanità già sul finire del 1300.

Studiando attentamente la vita della Patrona d’Italia e rovistando fra i suoi scritti, c’è tanto di quel materiale mariano che può aiutarci a comprendere l’errore di una mariologia modernista che pretenderebbe un abbassamento di livello nei confronti di Maria stessa, anziché portare l’uomo ad elevarsi alle sue altezze…

Caterina ci insegna invece questo “elevarsi”, ossia sollevare l’anima verso il modello per eccellenza che è Gesù stesso, seguendo la Madre, immagine della sua azione materna nella Chiesa e attraverso la Chiesa.

Caterina non ha scritto alcun trattato, nemmeno interno al Dialogo, che parli espressamente o solamente di Maria Santissima o del suo ruolo, ma Ella è sempre presente in tutti i suoi Scritti: è dentro ogni suo concetto, nelle Lettere, dentro tutte le sue orazioni.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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29/04/2013 13:49

MARIA OFFRE L’OBLAZIONE PIÙ GRANDE AL PADRE: IL FIGLIO

La “Via Crucis” della Madre insieme al Figlio

Scrive santa Caterina nel commentare la Passione di Gesù sulla Croce: “Oh Amore dolcissimo! Questo fu quel coltello che trapassò il Cuore e l’anima della divina Madre. Il Figliuolo era percosso nel Corpo e la Madre similmente, perché quella carne era di Lei. Ragionevole cosa era che, come cosa sua, Ella si dolesse, perché Egli, l’Amato Figliuolo aveva tratto da Lei quella carne immacolata“.

Queste parole di santa Caterina, oltre alla bellezza formale, sono importantissime per screditare chi discute ancora contro il dogma dell’Immacolata. La santa, infatti, cresciuta e formata alla scuola dell’Aquinate e domenicana fino le midolla, esprime già quello che era teologicamente assunto da tutta la Chiesa riguardo ad una concezione ampia sull’Immacolata stessa.

Il dolore di Maria

Sì. Anche Maria fu straziata nel suo stesso corpo dalle ferite del Figlio. Santa Caterina vuole fermare la nostra attenzione su quelle ferite – la dottrina del sangue – quasi che queste, prima di giungere al Figlio, avessero trapassato Lei anche fisicamente. É l’oblazione della Vergine, che prodigiosamente è anche Madre: è la Sua offerta consapevole al Padre di quell’unico Figlio che prodigiosamente Le era stato dato e che ora le veniva tolto. Maria è l’Addolorata. Si parla spesso, in un dibattito sempre aperto, di Maria “Corredentrice”: i Santi ne sono certi, non hanno dubbi su questo, mentre fra i teologi la disputa è accesa.

LA SUA DEVOZIONE A MARIA INIZIA FIN DA BAMBINA

Quanto amore nelle parole di Caterina per Maria…

Santa Caterina chiamava la Beata Vergine Maria: “dolcissimo Amore mio!”. Ritroviamo questa espressione in molte orazioni e in molti passi, nei quali ella intende rivolgersi a Lei. Quando cominciò, Caterina, a comprendere il ruolo di Maria, e quando cominciò a rivolgersi a Lei nella preghiera?

Come in ogni famiglia coerentemente cattolica, la santa senese ricevette in casa la prima educazione religiosa ella. Vale la pena di leggere un passo del suo biografo, il beato Raimondo, che descrive i primi passi “verso Maria” della piccola Caterina: “A cinque anni, imparata in famiglia la Salutazione angelica (l’Angelus), la ripeteva più volte al giorno senza che nessuno glielo chiedesse, e ispirata dal cielo, come lei stessa più volte mi ha detto in confessione, cominciò a salutare la Vergine Maria salendo e scendendo le scale, e inginocchiandosi a ogni scalino…” Questa “Salutazione” la ritroviamo in tutte le Lettere di Caterina che comincia con queste parole: “Al nome di Cristo Crocefisso e di Maria dolce…” Sarà opportuno per noi tutti, sopratutto per i genitori, rivalutare l’educazione religiosa e di preghiera in famiglia!


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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29/04/2013 13:50

QUELLA SPLENDIDA PREGHIERA AL “TEMPIO DELLA TRINITÀ” E LA DIFESA DELLA VITA

Maria e Caterina. Un solo amore: la Trinità.

La più alta espressione devozionale e teologica che santa Caterina riesce ad esprimere su Maria Santissima è nella Orazione XI, che non è solo una delle più belle preghiere che una donna abbia mai scritto alla “Benedetta fra tutte le donne”, ma è anche un concentrato di purissima mariologia nella quale è racchiuso il tesoro della Tradizione stessa della Chiesa.

Scritta per la Festa dell’Annunciazione nel marzo 1379, ecco cosa dice: “Tu, o Maria, sei diventata un libro, nel quale, oggi, viene scritta la nostra regola. In te è oggi scritta la sapienza del Padre. In te si manifesta oggi la dignità, la fortezza e libertà dell’uomo…

Si rivolge alla Tuttasanta chiamandola “Tempio della Trinità, portatrice di fuoco, porgitrice di misericordia, germinatrice del frutto, ricomperatrice  de l’umanità, donatrice di Pace, carro di fuoco… libro nel quale troviamo la nostra regola“. Per trattare teologicamente ogni termine usato dalla santa senese, occorrerebbero centinaia di volumi, ma a noi basta sapere che questi termini sono patrimonio stesso della nostra Tradizione viva e che sempre hanno nutrito e dottrinalmente sostenuto molti santi in tutto il percorso storico della Chiesa fino ai giorni nostri. Basti citare uno per tutti, un’altro Terziario domenicano (perdonate la partigianeria): san Luigi M. Grignon de Montfort, con i suoi Trattato della vera Devozione a Maria e il Segreto ammirabile del santo Rosario, dove troviamo simili termini. Si trovano, però, anche in san Bernardo o in sant’Alfonso M. de’ Liguori e in tanti altri nomi.

Sì alla vita.

Analizzando ancora questa preghiera, possiamo confermare la sua attualità riguardo alla difesa della vita umana, tema così scottante in questo tempo in cui l’aborto è considerato un diritto. Scrive santa Caterina: “Se io considero il grande tuo consiglio, Trinità eterna, vedo, che nella tua luce vedesti la dignità e la nobiltà dell’umana generazione. Per cui, come l’amore ti costrinse a trarre l’uomo da te, così quel medesimo amore ti costrinse a ricomprarlo, essendo egli perduto. Ben dimostrasti che tu amasti l’uomo prima che egli fosse, quando tu lo volesti trarre da te, solo per amore; ma maggiore amore gli mostrasti, dando te medesimo, rinchiudendoti oggi nel vile saccuccio  della sua umanità. E che più gli potevi dare, che dare te medesimo?” Per la nostra santa Patrona, nel momento in cui Maria diveniva Madre del Verbo, diventava Essa stessa “paciera”, ossia, riconciliatrice dell’umanità con Dio Padre, Avvocata, come dicevano i Padri della Chiesa: per cui ogni vita concepita e per tanto già riscattata dal sangue del Figlio sulla Croce è da ritenersi “un figlio che Maria vuole portare a Gesù”. Ogni concepito è già un riscattato e quindi da amare incondizionatamente, un “figliol prodigo” di cui Ella si fa Avvocata, riconciliatrice verso il Figlio e, come suggerisce la Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II, Lumen Gentium: una moltitudine di fratelli, cioè di fedeli, e alla cui nascita e formazione Maria coopera con amore di Madre


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(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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29/04/2013 13:51

LA CREAZIONE SOSPIRA IN ATTESA DEL SÌ DI MARIA

All’annuncio dell’angelo, tutti attendono il sì di Maria.

L’umiltà di Maria è, nel pensiero cateriniano, in questa stupenda Orazione XI, la massima espressione dell’amore della Santissima Trinità per l’Uomo. Maria ne è l’interprete perfetta, è l’umiltà stessa incarnata. Santa Caterina scrive: “Aspettava alla porta della tua volontà, che tu gli aprissi, perché voleva venire in te; e giammai non vi sarebbe entrato se tu non Gli avessi aperto dicendo: Ecco l’ancella del Signore, sia fatto in me secondo la tua parola. Picchiava, o Maria, alla tua porta la Deità Eterna, ma se tu non avessi aperto l’uscio della tua volontà, Dio non si sarebbe incarnato in te.”

C’è da rimanere senza fiato! C’è una bellissima immagine che ci proviene dalla patristica in cui questa attesa del “Fiat” di Maria descrive una umanità anch’essa in attesa, Cielo e Terra avvolti in un silenzio ansioso e fiducioso, tutti con lo sguardo rivolto verso l’umile Ancella: come risponderà? Dalla Sua risposta dipendeva la nostra sorte! Pronunciato quel meraviglioso “Fiat”, Cielo e Terra si rallegrarono tirando un sospiro di sollievo: l’attesa era finita, l’umanità avrebbe ricevuto il suo riscatto, il Cielo e la Terra si sarebbero ritrovate dopo la triste separazione dal peccato di Adamo…

La richiesta con l’annuncio, che l’Arcangelo Gabriele le porta, avvolge Maria stessa nell’umiltà di Dio: “In te ancora, o Maria, si dimostra oggi la fortezza e la libertà dell’uomo; perché dopo la deliberazione di tanto e sì grande consiglio, è stato mandato a te l’angelo ad annunciarti il mistero del Consiglio Divino, e cercare la tua volontà; e non discese nel ventre tuo il Figliuolo di Dio, prima che tu consentissi con la volontà tua“. Ciò che fa appassionare Caterina a tutto l’evento non è l’idea di un “peso” che Maria deve portare: al contrario, la Sua beatitudine le deriva da quel “Sì” incondizionato pronunciato con il libero arbitrio…

Ecco che per santa Caterina questo è motivo di gioia: questa volontà affidata al Progetto di Dio è la nostra autentica libertà, non è un peso, al contrario è il vero motivo per cui essere pienamente felici, pienamente realizzati. Qui le catene vengono spezzate perché la volontà dell’uomo può ora alimentarsi di quel “Fiat” facendolo proprio. Qui comincia il nostro cammino di autentica conversione: ma non siamo soli, l’umile Ancella si è messa al nostro servizio perché Dio “l’ha colmata di ogni grazia” che Lei riversa continuamente su di noi!

UN MONITO SEMPRE ATTUALE PER NOI

Caterina rimproverava se stessa. E noi.

Santa Caterina chiude la preghiera con queste parole: “Vergognati anima mia, vedendo che Dio oggi si è imparentato con te in Maria: oggi ti è dimostrato, che benché tu sia stata fatta senza te, non sarai salvata senza te”.

Caterina – forte dell’insegnamento agostiniano nel quale vi è la meravigliosa ammonizione: “e il nostro cuore è inquieto, fino a quando non riposa in Te” – dirige a sé quel “vergognati”, esprimendo uno di quei suoi rimproveri alla propria anima “troppo lenta” nel corrispondere alla grazia divina! Questo può apparirci forse esagerato, conoscendo la santità della “Fortissima Donna d’Italia”, ma sicuramente è un monito anche per noi oggi, una sollecitazione a “non perdere tempo, orsù non più dormite“, come spesse volte ella scrive nelle sue Lettere infuocate d’azione.

Difficile esaurire in poco spazio le meditazioni che questa preghiera ci offre. Ci sarebbe da collegarla alle tante preghiere della Chiesa, quelle recitate fin dai primi secoli, come il Sub tuum praesidium o come le invocazioni di san Bernardo… Ci auguriamo che vogliate continuare voi stessi su questo percorso.





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29/04/2013 13:51

CHE DIFFERENZA CON CERTA MARIOLOGIA MODERNA!

Le Tavole della Legge. Le vediamo concretamente in Maria.

“O Maria, dolcissimo amor mio, in te è scritto il Verbo, dal quale noi abbiamo la dottrina della vita, Tu sei la tavola, che ci porgi quella dottrina”. Incredibile il parallelismo che possiamo riscontrare con quelle Tavole della Legge che Dio consegnò a Mosè sul Monte Sinai! Qui santa Caterina dimostra davvero quanto la Scienza Infusa abbia lavorato in lei, quanto la Divina Sapienza le abbia suggerito, come l’abbia ispirata…

A differenza di certa mariologia modernista, tutta intrisa di immagini materialiste, Caterina ripercorre in queste due righe tutto il percorso delle Scritture: ora è Maria la Tavola sulla quale è scritta la Legge dell’Amore, quel Comandamento che Gesù lasciò quale fondamento di tutti gli altri. Gesù –  specificando che non era venuto per abolire la Legge, ma per portarla a compimento – la raccolse nel Comandamento dell’Amore testimoniato sulla Croce: ora in Maria noi possiamo “leggere” questo Amore, perché questo prende vita. Ha preso vita nell’Incarnazione: Maria è come un “libro scritto da Dio”. I santi dicono di Maria che è il capolavoro di Dio, il progetto riuscito di Dio, nel quale noi possiamo comprendere Gesù Cristo. Tutto in Maria, infatti, è in funzione di Gesù: chi segue Maria, arriva a Gesù; chi legge Maria, comprende Gesù e la Sua missione redentrice.

Di quale “dottrina” parla dunque Caterina e che possiamo trovare in questo “libro”? La dottrina della Croce, sulla quale è stato inchiodato questo Amore: la Croce è la prima parola che troviamo scritta in questo libro che è Maria Santissima! Santa Caterina spiega che l’Amore senza la Croce non sarebbe vero amore, non sarebbe nulla, non sarebbe Dio. Perciò la dottrina dell’Amore è la Croce stessa e lo conferma Gesù quando dice: “per questo sono venuto!”; è venuto per abbracciare la Croce, per salirci sopra e lasciarsi inchiodare perché, continua santa Caterina, “l’Amore potesse essere riversato su tutta l’umanità”. In quale modo poteva essere riversato? Attraverso il sangue, attraverso quel costato spalancato, spiega santa Caterina, l’Amore, dissolto col sangue divino, è stato copiosamente riversato su ogni uomo!

“Perché si trova il fuoco nel sangue? Perché il sangue fu sparto con ardentissimo fuoco d’amore. O glorioso e prezioso Sangue, tu se’ fatto a noi bagno, e unguento posto sopra le ferite nostre. Veramente, figliuola mia, egli è bagno; ché nel bagno tu trovi il caldo e l’acqua, e il luogo dove egli sta”. (Lettera 73)

Qui ritorna alla mente quell’amore passionale di Caterina per l’Eucaristia.

AMARE TUTTI COME MARIA

Caterina: con l’amore nel cuore…

Ecco perché Caterina amava tutti incondizionatamente: amava ogni essere da Dio creato uomo, donna, bambino, adulto, religioso o laico, italiano o estero, sano o malato, signore o plebeo, peccatore o santo. Questa sua realtà non è dovuta soltanto alla pratica del Vangelo o ad una dimostrazione attivista e pacifista del problema dell’uomo. La santa senese considera e contempla l’essere in tutto e nel quale è incessantemente riversato l’amore di Dio creatore e scopo ultimo del cammino dell’anima! Perciò tutti gli esseri hanno la medesima dignità e per tutti Caterina ha riverenza. Ciò che in essi si trova di positivo, dipende e deriva da Dio. Perciò, sotto questo aspetto, tutti hanno la loro fondamentale dignità! Così come deve essere denunciato ogni errore ed ogni forma di peccato. Che inganna l’uomo, lo rende schiavo ed infelice, e conduce la sua anima alla dannazione eterna: una fine irragionevole per santa Caterina che non si dà pace per poter indirizzare le anime verso il loro raggiungimento ultimo. Tutto questo, spiega Caterina, lo troviamo in Maria, in quel “Fiat” ma, soprattutto mettendoci alla Sua sequela, è Lei stessa a parlarci del Figlio, Lei stessa a non permettere che la nostra anima si perda in questo cammino!

Non far più resistenza allo Spirito Santo che ti chiama, e non spregiare l’amore che di te ha Maria” (Lettera 15). Queste parole Caterina le scrive ad un giudeo di nome Consiglio, a dimostrazione di come il suo interesse verso tutti non guarda la condizione o la provenienza, ma lo stato dell’anima. C’è un grande interesse anche per quelle anime che ancora non fanno parte della Chiesa: Maria ha una maternità che va ben oltre, ha un compito che non riguarda solo “noi” battezzati. Senza dubbio da noi comincia affinché ci facciamo portatori di questa Legge dell’Amore di Dio: è in fondo la cosiddetta “nuova evangelizzazione”, rilanciata dal papa merito Benedetto XVI con l’indizione di un Anno della fede. Noi siamo i “nuovi” evangelizzatori e dobbiamo portare agli uomini questo “libro” nel quale è scritta la nostra dottrina: confidate, ripete santa Caterina, perché Maria dolce sarà per voi sempre, Ella ci rappresenta, ci ammaestra e ci dona al dolce Gesù, Figliuolo Suo.

Il Figlio e la Madre: sempre insieme.

A tal proposito vi consigliamo di leggere la Lettera 342 nella quale Caterina spiega come Maria si identificò con la volontà del Signore e di come fosse Ella stessa desiderosa di cooperare al compimento di questa volontà sollecitando anche noi, oggi, a percorrere questa strada. Maria ai piedi della Croce è madre della nostra Salvezza, che è Gesù Cristo. Di conseguenza il Figlio e la Madre sono inseparabili. Nella Orazione XI sopra analizzata rammentiamo le parole della Santa quando dice, a proposito della redenzione dell’uomo: “…Cristo lo ricomprò con la sua passione, e Tu col dolore del corpo e della mente“. Maria nella Chiesa, per tanto, compie un ruolo decisivo e fondamentale: offre una cooperazione, per quanto possibile a una creatura umana (corpo, anima e mente, forza di volontà, desiderio), all’opera della Redenzione e tale cooperazione Le riesce in quanto “piena di grazia”. Di questa pienezza tutti beneficiamo, o, meglio, ne beneficia chi a Lei ricorre, e chi verso di Lei è portato, collaborando, a sua volta, a tale Progetto divino…


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29/04/2013 13:52

IL SEGRETO DI CATERINA

In fiduciosa preghiera.

Come è possibile per noi, oggi, percorrere queste vie appena tracciate e corrispondere correttamente all’insegnamento di Caterina, seguendo la Madre di Dio?

Il segreto di Caterina è l’obbedienza. Per lei l’obbedienza è il cuore di ogni virtù che “ogni creatura che ha in sé ragione, non può disconoscere“. Oggi l’obbedienza è vissuta come un peso a causa di una falsa cultura che impone il “voglio tutto”, il diritto di avere, dimenticando che abbiamo di occuparci innanzi tutto dei doveri…. Obbedire, spiega nel Dialogo, significa esercitare i doveri, mentre paragona i diritti a dei doni e, parafrasando il Vangelo rammenta: cercate prima le cose di lassù e la giustizia di Dio, il resto è in più… La giustizia di Dio è il dovere!

Caterina paragona tale virtù ad una chiave da tenere sempre attaccata alla cintura con una funicella…

Dove si trova questa obbedienza? sembra chiedere Caterina.  Si trova nel Divin Verbo, le risponde la Provvidenza, che per compierla ed offrirtela corse all’obbrobriosa morte di Croce.

E chi ce la può togliere? chiede con sacro timore la Santa: la superbia, risponde la Provvidenza, l’amor proprio, e via via tutti i vizi. La disobbedienza infatti fa perdere l’innocenza giacché, per disobbedire, la creatura deve compiere una scelta, e dall’innocenza cade nell’immondizia, dall’immondizia cade nella miseria…

Come posso nutrirla? domanda Caterina: con l’umiltà!, risponde la Provvidenza. L’umiltà è la balia e nutrice dell’obbedienza e tale nutrimento conduce alla vera Carità. La veste che questa nutrice usa per coprirla è il “morire a se stessi” perché Io – dice la Divina Provvidenza – possa regnare, è farsi da parte perché Io possa diventare desiderio di ogni creatura.

Il tutto trovi nell’Unigenito Mio Figliuolo, in Cristo Dolce, Gesù Amore, chi si avvilì più di Lui? Chi fu paziente più di Lui? Chi più Agnello di Lui?

Infine per santa Caterina l’obbedienza è “paciera che unisce i disordinati”. L’arma per esercitare l’obbedienza, nutrirla, mantenerla, fortificarla è l’orazione, la preghiera soprattutto, quella rivolta alla Vergine Maria.

NON DEVOZIONISMO: VERA AMORE PER MARIA

Una delle tante devozioni con i quali i fedeli cattolici hanno voluto, in tutti i tempi, essere vicini a Maria.

A Te ricorro, Maria, e a Te offro la petizione mia…” Santa Caterina aveva una predilezione particolare per l’Ufficio della Santa Vergine Maria, ogni giorno, e per il Sabato, giorno dedicato alla Vergine Maria, nel quale non perdeva mai la Messa.

Nella Lettera 258 consiglia amorevolmente – santa Caterina non obbliga mai nessuno e non impone (da qui il valore del suo essere fuoco e passione per le anime da convertire) – di dedicarsi a questo: “pregovi che, se voi non lo dite, diciate ogni dì l’officio della Vergine, acciò che Ella sia il vostro refrigerio, e avvocata dinanzi a Dio per voi“. Caterina non obbliga, ma giustamente fa osservare che “se tanto mi dai, tanto ti do…”. Se vuoi una Avvocata che ti difenda davanti a Dio nel giorno della tua morte, non puoi pretendere di averla se in vita l’hai rinnegata o peggio, oltraggiata con la cattiva condotta. Lo stesso Gesù è severo riguardo all’infedeltà: “Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell’uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi” (Lc.9,26) .

Nella Lettera 272 sottolinea che aveva vegliato tutta la notte perchè non vedeva l’ora che giungesse il mattino del sabato dedicato a Maria per andare alla Messa, in questo giorno si esercitava il digiuno e nella Lettera 258 raccomanda: “è sabato, è conveniente digiunare a riverenzia di Maria“…

Santa Caterina non era una “devozionista”. Anzi, la devozione a Maria è qualcosa che va ben oltre alla devozione popolare stessa: per lei è parte integrante del Comandamento dell’Amore e verso il prossimo, l’applicazione del Comandamento stesso. Maria, per Caterina, è il nostro prossimo da coltivare: se Gesù è quel Mendicante al quale è “conveniente” aprire la nostra porta del cuore – spiega santa Caterina – Maria è la Madre mai dissociata dalla sequela del Figlio. Entrambi sono il nostro primo prossimo da amare e sui quali riversare il comandamento dell’Amore per soddisfare pienamente tutti gli altri Comandamenti. Chi non coltiva l’Amore verso Maria, per pigrizia, per negligenza, per rifiuto, non potrà mai aprire la sua porta al Cristo Mendicante e, conclude la santa: le sue opere imputridiscono!

Fatima: Maria catechizza i pastorelli e, attraverso di loro, tutta l’umanità

Facendo un breve cenno all’appello della Madonna a Fatima che dovremmo conoscere, possiamo concludere queste brevi riflessioni con un invito alla recita del santo Rosario: a Fatima Maria ci ha parlato direttamente e ci ha chiesto, personalmente, di ricorrere a Lei attraverso il Rosario quotidiano.

Nella Lettera 333 e 329, scrive santa Caterina: “Col pianto ci leviamo dal sonno della negligenzia, riconoscendo le grazie e benefizii che vecchi e nuovi avete ricevuti da Dio e da quella dolce Madre Maria, per lo cui mezzo confesso che nuovamente avete ricevuto questa grazia(..)

Voglio che tutto virile ti spacci, e rispondi a Maria, che ti chiama con grandissimo amore(..)

Per li meriti di questa dolcissima Madre Maria, noi gusteremo e vedremo Cristo faccia a faccia, perocché tu sempre ti dimostri fedele nell’orazione e nelli Sacramenti, ed alla sua sequela non ti stanchi di obbedire a li Comandamenti…

LE ALTRE PARTI SU CATERINA DA SIENA:

prima parte

seconda parte

terza parte

quarta parte





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