La 1^ edizione della Rando de Noiartri …
Domencia 14 aprile 2013: in preparazione alla rando del 28 aprile (il giro delle Dolomiti del Brenta) alla quale vorremmo partecipare, si era deciso oggi di fare un giro simile per distanza e dislivello e, siccome i miei 2 soci sono pigri con il PC e non hanno la pazienza per definire tutti i dettagli necessari, allora facciamo sempre prima e mi incarico io di pensare a qualcosa di adatto. Giovedì sera, con la scusa del mio prossimo 50°, propongo una pizzata in compagnia alla quale invito anche Massimo che al momento non ha questo tipo di distanze nelle gambe e preferisce partecipare con Federica a quanche Medio Fondo. La mia proposta era strutturata in 5 diversi percorsi e i ragazzi hanno scelto quello che hanno ritenuto più interessante, per via della presenza tra le altre di 3 salite di una certa lunghezza, tra cui quella al Passo di Zambla Alta da Ponte Nossa per loro inedita in quel senso di marcia e siccome è meritevole siamo tutti d’accordo.
Venerdì ho messo giù una crono-tabella dettagliata con orario di partenza e arrivo in una dozzina di punti strategici. Il Sabato passa con un girettino antipasto e poi arriviamo a stamattina alle 4,38: 2 minuti prima che la sveglia suoni mi alzo e la spengo per non fare troppo rumore, visto che le mie ragazze dormiranno ancora un pò. Faccio la solita colazione e mi preparo: divisa estiva della squadra, manicotti e giubbino smanicato De Rosa, comodo perché dotato di 3 tasche che ho riempito di tutto un po’ assieme alle 3 della maglietta. In questi giri lunghi, la prima regola da imparare è di non rischiare di restare senza roba da metter sotto i denti …
Finalmente, alle 5,47 esco di casa e do il 1° colpo di pedale al mio King (che oggi ho preferito al Protos per la presenza del 30 dietro … non si sa mai). E’ ancora abbastanza buio, ma aiutato da una luce bianca a led anteriore arrivo a Coccaglio con soli 2 minuti di ritardo … che i miei 2 soci mi fanno subito notare ammonendomi e sorridendo in tono scherzoso. Sono dei ragazzacci …
Li informo subito che a Villongo dovremmo trovare Andrea/Pala69 che ho sentito ieri sera e che ha deciso di aggregarsi. Attraversiamo la Franciacorta, scendiamo in Val Calepio e risaliamo a Credaro, per poi svoltare a sinistra verso i Colli di San Fermo in quel di Villongo. Dopo poco più di un km vediamo Andrea e lo raggiungiamo. Presentazioni al volo e via a pedalare perché non è giornata da perder tempo in chiacchiere o soste non programmate. Angelo saggiamente imposta un’andatura regolare e Maurino lo segue come un’ombra. Io non ne sono capace e vado su a modo mio con qualche scatto, qualche progressione e qualche … tornare indietro. I miei soci sanno benissimo che vado così e non ci fanno più caso da tanto, Andrea no e forse con il senno di poi avrebbe fatto meglio a non corrermi dietro. La salita ai Colli di San Fermo è sempre molto bella e oggi, con un meteo meraviglioso, diventa spettacolare soprattutto negli ultimi 2 km dove il primo sole del mattino viene a trovarci illuminando la strada e la montagna sopra di noi. Un’ultima accelerata nell’ultima rampa per fare una sosta a mollare i liquidi in eccesso, mentre gli altri passano uno alla volta, per poi ritrovarli al valico fermi davanti alla chiesina a indossare le mantelline.
Io non ho freddo e mi basta tirar su i manicotti e chiudere lo smanicato. In discesa andiamo giù in due gruppi: Angelo ed io davanti belli allegri, Maurino e Andrea dietro più prudenti. A Grone li aspettiamo e ci ricompattiamo per mettere le ruote sulla SS 42, che percorriamo per circa 5 km fino a Spinone al Lago dove iniziamo la seconda salita verso il Colle Forcellino. Di nuovo saliamo ognuno con la propria gamba … o forse sarebbe meglio dire “testa”, nel senso che io non la uso e spreco parecchie energie, mentre Angelo e Maurino sono degli orologi svizzeri da tanto che salgono ad un buon ritmo ma assolutamente regolari senza nessun fuori giri. Ci ritroviamo al punto di scollinamento e stavolta a mollare i liquidi in eccesso sono gli altri 3 … e io a fotografarli (per eventuali ricatti … non si sa mai). Mangiamo. Io divoro un panino con marmellata e miele … buonissimo. Poi ripartiamo in discesa per un paio di km, prima di svoltare a destra e salire un km fino al bivio del Monte Croce e poi scendere a San Rocco e a Leffe. Attraversiamo il paese e poi andiamo a predere la strada più breve per la Val Seriana: lo strappo che sale a Casnigo e poi plana con quattro tornanti su Colzate. Alla rotonda svoltiamo a destra e Andrea si mette davanti a tirare in direzione di Ponte Nossa.
Quando arriviamo al successivo bivio, svoltiamo a sinistra e iniziamo la splendida salita verso il Passo di Zambla Alta. Questa è una salita che, grazie a Giuseppe che me l’ha fatta conoscere qualche anno fa, ho percorso parecchie volte: con lui, con lui e altri amici (tra cui Sergio) e anche da solo. Mi piace tantissimo, soprattutto in primavera, perché ti trovi di fronte l’Alben innevato dall’inizio alla fine: tu spingi sui pedali e fatichi e lui sembra che ti guardi dall’alto e ti avverta “Stai attento, vai regolare …”. Ogni volta che ci salgo, soprattutto con condizioni meteo come quelle di oggi, me ne innamoro e vorrei tornare a farla quanto prima.
Per i miei soci era una novità (ci erano solo scesi) e anche a loro ha destato le stesse sensazioni ed emozioni. Non sto a descrivere la salita … venite a farla, che è bella … ma dico solo che dei 14 km (e qualcosa in più) della sua lunghezza solo l’inizio (un paio di km) e un tratto intorno al 6° km sono di respiro. Per il resto bisogna spingere ed impegnarsi, si fatica, ma la fatica è quello che cerchiamo noi ciclisti con la passione per le salite. Io ho fatto un po’ di avanti e indietro: avanti con Andrea, indietro con gli svizzeri … ops, Angelo e Maurino che con il loro ritmo regolare ma deciso non hanno perso un colpo. Ho scattato anche qualche foto all’Alben e all’Arera e pian piano siamo saliti fino a scollinare con giusto 3 minuti di anticipo rispetto alla nostra tabella di marcia. Al passo breve sosta per mangiare un altro panino (mezzo a onor del vero), poi si tirano su i manicotti, si chiudono le cerniere e si riparte verso il tratto più freddo del percorso (se si esclude Grone e la Val Cavallina che erano ancora in ombra). Non avendo trovato acqua al passo (la fontana era chiusa), la cerchiamo a Oltre il Colle: niente anche lì e allora tiriamo dritti fino al bivio per il Passo della Crocetta dove saliamo di buon passo visto che la strada da percorrere prima in salita e poi nel falsopiano finale è di soli 3,5 km. Scolliniamo e scendiamo a Dossena per affrontare la successiva bella discesa verso San Pellegrino Terme e la Val Brembana. Un paio di km prima dell’innesto con la SS 470, ci fermiamo per la sosta fontana ad Antea, dove riempiamo le borracce e torniamo ad alimentarci preparandoci alla proissima salita.
Poi giù sulla statale della Val Brembana, dove tiro i ragazzi verso San Pellegrino e poi fino a Zogno. Sulla strada c’è molto traffico, viaggiamo in fila indiana e non mi accorgo che il ritmo che sto tenendo è un po’ elevato per Andrea che ha poca confidenza con la piana. A Zogno, svolta a sinistra alla rotonda e attraversato il ponte sul fiume Brembo si sinizia subito a salire verso Miragolo. Il primo strappo è già impegnativo e ci porta nel paese di Endenna, poi la strada concede un breve respiro per riprendere a salire in modo deciso. Andrea soffre un po’: la stanchezza inizia a farsi sentire e anche il caldo. Io mi sento discretamente e salgo come al solito, tenendo d’occhio Maurino e Angelo appena dietro di me. Pedalata dopo pedalata arriviamo all’ultimo km, il più fastidioso forse, ma anche la salita a Miragolo San Marco la mettiamo nel sacco.
Andrea è leggermente attardato, ma noi iniziamo a portarci in direzione di Sambusita: prima c’è qualche su e giù, poi inizia la discesa breve ma ostica, soprattutto per il fondo stradale sporco. Angelo ci dà la pappa a tutti e molla la bici dimostrando (se mai ce ne fosse bisogno) una capacità di guida in discesa unica. Lo rivedremo solo sul Valico di Salmezza. Io mi fermo per alleggerirmi di peso e lascio passare Maurino e poi anche Andrea. Tranquillo del fatto che ci siamo tutti, arrivo a Sambusita e rientro sui 2 dopo 200 metri di salita proprio nel primo tratto al coperto del bosco che è piuttosto impegnativo. Andrea lo vedo bello cotto, Maurino tiene duro, ma mi chiede di non andarmene, temendo anche di sbagliare strada. Io lo rassicuro “Tranqui, saliamo assieme” e metro dopo metro arriviamo prima davanti al ristorante dove la strada spiana e poi imbocchiamo l’ultimo tratto duro che ci porta fin su a scollinare il Valico di Salmezza.
Angelo è già lì che mangia e beve soddisfatto (e ci credo !!!) di come è salito. Ci facciamo i complimenti (servono sempre e danno morale) e ci scambiamo una stretta di mano. Quando arriva Andrea ripartiamo per scendere a Selvino con l’obiettivo di una sosta alla fontana davanti al Marcellino. 200 metri prima però ad Andrea cade la catena: non si accorge della nostra sosta ed inizia a scendere. Noi, invece, riempiamo le borracce e mangiamo. Io divido l’ultimo panino (quello alla nutella) con Maurino, che ha quasi finito le scorte alimentari, ed una busta di sali anche con Angelo. In cambio “voglio” solo che non si rinuncia all’ultima salita: si inizia ad essere stanchi e sento direi “Forse è meglio il Pasta del Gallo”, ma stavolta il classico “No, no, no” del Capitano (scherzando) lo dico io. Colle Gallo doveva essere e Colle Gallo sia. Ripartiamo in discesa e più o meno a metà strada becchiamo Andrea fermo ad aspettarci. Da lì a Nembro cerco di stare vicino a Maurino (una grande persona e un grande pedalatore … ma non certo un grande discesista …) e alla rotonda svoltiamo a sinistra verso Albino e soprattutto senza farsi venire dubbi. Passo subito in testa alla fila per assolvere al mio ruolo di gregario e raggiungiamo Albino, dove attraversato il ponte sul fiume Serio iniziamo a salire verso il Colle Gallo. I primi 4 km sonop un falsopiano: cerco di non forzare mai, ma volente o nolente i miei soci stanno tenendo il freno tirato più di me e Andrea palesa qualche difficoltà. Rallento più volte e quando a Dossello inizia la salita vera non c’è altro da fare che non pedalare. Ogni tanto mi volto: Angelo e Maurino sono sempre lì a pochi metri, mentre Andrea è un pelo più staccato.
Quando scollino giro subito la bici e incrocio immediatamente i miei 2 soci agli ultimi metri, mentre scendo un breve tratto per dar morale ad Andrea che trovo poco sotto e con il quale parlo. Arriva su davvero provato, al punto da accasciarsi sulla bici e allora, per fare il gregario fino in fondo, vado al bar (fortunatamente aperto) a comprare 4 fantastici ghiaccioli, riuscendo anche a soddisfare le richieste in termini di gusti preferiti: al limone per Andrea e Maurino, al tamarindo per Angelo e menta per me (ma mi andrebbe bene qualsiasi gusto …). Spaparanzati sulla panchina ci godiamo il ghiacciolo e 4 chiacchiere. Andrea riprende un colorito più sano e siamo pronti per iniziare la discesa.
Oramai mancano solo 45 km e non ci sono più salite. Giunti in Val Cavallina provvedo di nuovo a stare davanti a tirare, salvo che tra Trescore e Gorlago tutto d’un tratto provo una sensazione di fame e di vuoto allo stomaco esagerata. Tolgo dalla tasca una barretta al torrone (Decathlon), ma non basta e allora cerco ancora e trovo un Mars che mi rimette a posto lo stomaco immediatamente così da consentirmi di passare di nuovo davanti a fare da locomotrice. Prendiamo per Chiuduno e poi Tagliuno dove salutiamo Andrea che è arrivato alla macchina, mentre noi andiamo verso Palazzolo sull’Oglio e alla fine a Coccaglio dove con una stretta di mano e un sorriso lascio i miei 2 grandissimi soci per percorrere gli ultimi 6 km di piana che mi separano da casa, dove, dopo una doccia, mi vesto e esco a piedi per cercare mia moglie e mia figlia in giro per il paese fra bancarelle che vendono tutto un po’. C’è aria di primavera in giro e un gelatone da 3 euro non me lo toglie nessuno, nemmeno la coda di più di 5 minuti che ho fatto per prenderlo.
Direi che ho già detto tanto, forse troppo, ma un ultima considerazione la voglio fare. Ringrazio e faccio i complimenti ai miei 3 compagni di avventura:
Angelo,
Maurino e
Andrea siete stati immensi perché avete tenuto benissimo in un giro certamente non facile per distanza e dislivello, pur senza avere alle spalle un allenamento specifico e quando si pedala per più di 9 ore di fila non servono chiacchiere, ma tanta passioone e forza di volontà !!!
Tempo: 9h 22'
Distanza: 215,9 km
Battiti: 125/163 bpm
Cadenza: // rpm
Velocità media: 23,1 km/h
Dislivello: 4.027 mt
Calorie: 4.175 kcal
Temperatura: min +5°C/media +15,2°C
Ciao e buone pedalate a tutti