Il primo 3.000 della stagione e non era stato nemmeno programmato …
Sabato 16 marzo 2013: ieri avevo pensato che oggi mi sarebbe piaciuto andare verso le Valli Bresciane per salire alla Fobbia, una salita che adoro e che da alcuni mesi non frequento. Poi però l’idea di non trascorrere il sabato mattina con Pigi e Giuseppe mi è sembrata brutta e allora ho pensato “Se ne ho voglia mi sparo una salita prima e poi pedalo con loro”. La sveglia suona alle 5 precise, ma oggi devo essere particolarmente pigro perché impiego più del solito per prepararmi … e già non sono veloce di mio.
La cosa non mi turba, anzi se ritardo di qualche minuto la partenza esco senza luci.
E così, bevuto l’irrinunciabile caffè, alle 6,18 salto in sella al mio King e mi allontano da casa. Il primo pensiero è “Accidenti, che freddo”. Mi sono vestito abbastanza leggero e me ne pento subito, ringraziando il fatto che almeno testa e orecchie le ho coperte come in pieno inverno. Ma le mani no e bruciano dal male.
Ho qualche dubbio “Vado dritto al Pasta da Pigi e Giuseppe oppure mi faccio una salita da solo?” e anche “Ma quale: San Fermo o il Colle San Giovanni?”. Considerato il freddo, opto per scaldarmi con la salita più lunga e preferita, che vado a prendere dopo aver telefonato a Pigi per dirgli di salire il Gallo da Albino: ci troveremo là … da qualche parte.
Salgo senza forzare troppo, ma con discreto impegno. Purtroppo, la strada è tutta ancora in ombra tranne 200 metri appena prima del cartello del 9° km e dopo quello del 13°. Scollino in 59 minuti tondi tondi: tenuto conto del freddo va bene così, anche se il paragone con il 2012 nasce spontaneo e il ricordo del 51’ e 37” che feci all’inizio di marzo … va beh, bando alle ciance. Mi fermo un attimo per scaricare i liquidi in eccesso e per mettere la mantellina. Mantellina che ovviamente non basta per come son vestito per difendermi dai -5°C della discesa, ma cerco di mollare la bici in modo da farla durare il meno possibile.
Non la tolto nemmeno nel km di SS 42, ma aspetto di essere a Casazza già sulla strada che in falsopiano inizia a salire verso il Colle Gallo. Ovviamente prendo la deviazione per Trate, quella con il pavè e quasi alla fine dell’abitato incrocio Pigi che però è da solo: Giuseppe si sentiva la febbre e dopo il Pasta è rientrato. Peccato l’avrei salutato molto volentieri. Noi intanto risaliamo di nuovo (per Pigi) al Gallo con ritmo regolare e quando siamo su senza neppure fermarci svoltiamo a destra verso il Santuario del Monte Altino.
Le rampe iniziali e finali sono impegnative, ma noi procediamo con grande regolarità fra chiacchiere varie e in più devo dire che oggi Pigi mi sembra in gran forma. Appena la strada spiana davanti al Santuario, vedo un ciclista fermo che riconosco subito: è Giorgio alias Vedo23 ed è un grande piacere incontrarlo qui. Una stretta di mano e un invito ad unirsi a noi, che lui accetta di buon grado. Un paio di minuti e partiamo per scendere a Cene, facendo attenzione alle grate e subendo un po’ … il freddo nelle zone in ombra.
Quando siamo giù, ci infiliamo nella Valle Rossa con mezza idea di salire al Farno (forse un po’ troppo impegnativo per questa stagione … da lì la sola mezza idea), ma Pigi lancia quasi subito una nuova proposta: “Monte Bò”. Il bello delle nostre uscite è la democrazia, non ci sono i “Ma io volevo …” o i “Ma non si era detto …”. No, niente di tutto ciò, semplicemente un “Ok” e dopo qualche centinaio di metri svoltiamo a sinistra per iniziare i 4 km circa della salita appena proposta. Io e Giorgio allunghiamo un po’, poi facciamo rientrare Pigi e poi riallunghiamo di nuovo … in gergo l’elastico … Pigi ci avrà odiato. Ma su ci ritroviamo tutti assieme e ci rifocilliamo, io con un panino alla nutella. Quando ripartiamo, scendiamo al bivio e torniamo a risalire la Valle Rossa fino al bivio per Leffe che raggiungiamo solo dopo esserci concessi un bel caffè caldo al bar della frazione San Rocco. Oramai l’idea del Farno è da abbandonare, ma la Val Gandino offre una serie di su e giù divertenti che valgono sempre la fatica che chiedono in cambio. Saliamo dunque a Peia Alta e sul traguardo volante riesco incredibilmente a tirar fuori uno scatto sublime (buhhhh) sbarazzandomi dei giovani compagni di avventura e vincendo per distacco al GPM della piazza. Grande soddisfazione e ancora più grande il divertimento di tutti. Scendiamo di nuovo a Gandino e gironzoliamo un po’ fino a Leffe dove salutiamo Giorgio che rientra verso casa, mentre io e Pigi torniamo a salire prima a San Rocco e poi in Valle Rossa fino al Colle Forcellino. Nel frattempo i metri di dislivello van su e la testa si è già portata avanti: oggi si può conquistare il primo 3.000 della stagione. Pigi è dubbioso, dice di essere “sciop” (letteralmente “scoppiato”), ma capisce che faccio sul serio quando a Ranzanico mentre lui va verso la fontana io torno su fino a Bianzano facendo SFR per conquistare 70 metri di dislivello aggiuntivo. Il Garmin dice 2.847: ce la posso fare, ma mi serve un’altra salitella e allora, dopo essermi ricongiunto a Pigi ed averlo tirato da buon gregario in Val Cavallina contro un ventaccio contrario e fastidioso, propongo il Pasta da Trescore via Cenate Sopra. Pigi è generosissimo e accetta, precisando solo “Valpredina no però …”. Ma Valpredina non mi serve e quando supero le ultime due rampe al 15% e arrivo davanti alla chiesa di San Rocco (sì anche qui, ma è un altro posto …) l’altimetro mi conforta con 3.052 metri conquistati. Aspetto che arrivi Pigi, ci dirigiamo contenti e soddisfatti al bivio per il versante di Torre de’ Roveri dove ci salutiamo.
Io scendo da Cenate Sotto e da lì con circa 2 km di più o meno piana sono a casa.
E’ stata una bella uscita. Peccato per l’assenza di Giuseppe, ma per il resto (freddo a parte
) mi sono divertito parecchio.
Tempo: 7h 13'
Distanza: 155,8 km
Battiti: 124/164 bpm
Cadenza: // rpm
Velocità media: 21,6 km/h
Dislivello: 3.097 mt
Calorie: 3.160 kcal
Temperatura: min -5°C/media +3,2°C
Ciao e buone pedalate a tutti