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MEDITIAMO LE SCRITTURE (Vol 5) Anno C

Ultimo Aggiornamento: 02/12/2013 08:20
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06/06/2013 08:09
 
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Ci dà sempre gioia ascoltare il Signore dirci che il primo comandamento è amare e che anche il secondo è amare: amare Dio e il prossimo, e che non c'è comandamento maggiore. Ci dà gioia perché corrisponde in pieno al desiderio del nostro cuore che è fatto per amare, che vuole amare. Dio, comandandoci di amare, viene incontro a questo profondo desiderio dell'uomo.
Potrebbe sorgere in noi una domanda: se questo desiderio è così profondo in noi, che necessità c'era di farne un comando? Non è neppure possibile comandare l'amore, l'amore non si comanda, è spontaneo, o c'è o non c’e.
In un certo senso è vero che non si può comandare di amare. Se Dio non avesse messo nel cuore dell'uomo l'anelito profondo verso l'amore, il suo comandamento sarebbe veramente stato inutile. Noi dobbiamo prima ricevere da Dio il dono di amare, per potere poi osservare questo comandamento. Però esso non è inutile, perché l'amore non è un dinamismo spontaneo: esige la nostra collaborazione, esige che mettiamo al suo servizio tutte le nostre capacità di pensiero, di affetto, di azione. Ainare con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutta la forza non ci è dato subito, dobbiamo lentamente crescere nell'amore. il nostro amore è debole, è limitato, è mescolato a cose che lo inquinano e l'esperienza ce lo conferma continuamente. E per questa ragione che il comandamento è necessario e che in noi l'amore ha bisogno di tutte le attenzioni e di tutti gli sforzi, come una pianticella fragile ha bisogno di cure per svilupparsi.
Nella prima lettura abbiamo un bellissimo esempio, molto importante per l'educazione dell'amore. L'amore dell'uomo per la donna, della donna per l'uomo è un dono di Dio, che ha posto in noi questa profonda tendenza. Ma questo amore, nello stato di decadenza in cui il peccato ci ha posto, è terribilmente viziato dall'egoismo; il desiderio sessuale è un aiuto all'amore, ma in un altro senso può diventare un grave ostacolo, se si cerca nell'altro soltanto la propria soddisfazione. Tobia e Sara ne sono coscienti e si dimostrano fedeli all'amore. Dice infatti Tobia a Sara: "Sara, levati, preghiamo Dio... Noi siamo figli di santi e non possiamo unirci alla maniera di quelli che non conoscono Dio". E nella preghiera a Dio: "Signore, tu sai che io prendo in moglie questa mia parente non per passione, ma solo per il desiderio di una discendenza". Vediamo dunque, in questa drammatica storia, come il dinamismo che ci spinge verso l'amore può essere in noi profondamente bisognoso di purificazione.
Questo è vero per l'amore dell'uomo per la donna nel matrimonio, e lo è anche nelle altre relazioni interpersonali. Sempre noi abbiamo tendenza a strumentalizzare gli altri per i nostri fini, ad "usarli" invece di amarli, a cercare in loro ciò che ci piace, ciò che soddisfa un nostro bisogno. Per essere fedeli al comandamento dell'amore dobbiamo resistere a questa tendenza, non dobbiamo lasciare che l'amore sia profanato dall'egoismo, ma lavorare con pazienza a purificarlo.
D'altra parte il nostro amore ha bisogno di essere reso forte. Di fronte agli ostacoli facilmente ci scoraggiamo e lasciamo cadere la nostra speranza. Diciamo: amare è impossibile, amare incontra tante difficoltà... Non si è capiti, non si è corrisposti... Eppure, se veramente si vuol amare, bisogna affrontare tanti sacrifici, bisogna rinunciare a se stessi. Bisogna, in una parola, essere forti, perché il nostro amore sappia affrontare con generosità ogni sacrificio, superare gli ostacoli, non scoraggiarsi dell'ingratitudine. Ecco perché è necessario ascoltare spesso questo comandamento: "Tu amerai... Tu amerai..." per perseverare nel cammino dell'amore, senza scoraggiamenti, senza ripiegamenti su se stessi, senza rinunciare all'amore.
Gesù dunque ci ripete il comandamento scritto nella legge di Dio. Ma non si accontenta di ripetercelo, di prescrivercelo come una legge esteriore: egli lo ha realizzato in se stesso e celo dà. Se vogliamo amare, dobbiamo ricorrere al suo cuore. Ainare con il suo cuore è il solo modo di avere un amore purificato e veramente forte, perché nella sua passione Gesù ha purificato l'amore umano e lo ha reso straordinariamente forte, vivendolo in circostanze assolutamente contrarie ad ogni egoismo. Ainare come ha fatto Gesù, morendo su una croce, è amare in modo estremamente puro ed estremamente forte. Possiamo anzi dire che nella passione Gesù ha creato l'amore puro e forte.
Se dunque vogliamo adempiere il comandamento dell'amore, abbiamo un unico mezzo: uscire da noi stessi, rinunciare, in un certo senso, al nostro cuore e accettare, prendere il cuore di Cristo. "U mio cuore è vostro", dice il Signore. Istituendo l'alleanza nuova egli ha proprio voluto darci un cuore nuovo.
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