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MEDITIAMO LE SCRITTURE (Vol 5) Anno C

Ultimo Aggiornamento: 02/12/2013 08:20
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27/12/2012 07:28
 
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Movimento Apostolico - rito romano
Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò

Il segno per Giovanni è più eloquente della parola. Esso è vera via e porta della fede. Tutto il suo Vangelo è fondato sul segno ed anche la sua fede in Cristo trova il suo vero, unico fondamento sul segno. È Lui stesso ad affermarlo con parole assai chiare.

Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome (Gv 20,30-31).

Dopo la risurrezione è dal segno che lui riconosce Gesù che è sulla spiaggia del mare di Galilea. Dove gli altri discepoli vedono uno straniero, Lui vede Gesù e lo dice a Pietro. In questo Giovanni possiede occhi veramente speciali, particolari, unici. A lui bastano pochi indizi, piccoli eventi, piccole storie, e subito entra nella verità del mistero.

Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po' del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. (Gv 21,1-14).

Quanto per gli altri discepoli è anodina vita quotidiana, senza alcun significato particolare, per Giovanni è un segno della presenza di Gesù. Una rete che si riempie in un mare vuoto è attestazione che la Parola è solo di Gesù. Non può essere di altri. Questa dinamica della fede va sempre osservata. Senza il segno la fede mai potrà nascere. Se nasce, di certo non è una fede vitale. Rimane una verità astratta, fuori dell'uomo, lontana dalla sua storia, inutile per la sua vita.

Giovanni non crede in Gesù risorto perché lo vede, lo tocca, sente la sua voce. Crede senza vedere. Gli bastano pochi indizi in un sepolcro vuoto perché la sua fede sia perfetta. Quanto lui vede nel luogo dove Gesù era stato deposto attesta al suo spirito che non vi è stato nessun trafugamento del corpo del Signore. In quella stanza scavata nella roccia regnano armonia, ordine, pace, silenzio, compostezza. È come se tutto fosse stato operato da una mano sapiente, intelligente, calma. Tutte queste cose solo uno è capace di farle: Gesù Signore e le ha fatte ritornando in vita. Lungo il corso dei secoli se è passati dal segno alla razionalità della verità della fede e tutto si è miseramente impoverito. Il segno parla ad ogni cuore. La razionalità non parla ad alcuno. Il segno attesta la vitalità della fede. La razionalità teologica ne indica la morte.
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