Medieval 2 Total War
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Le pagine bianche

Ultimo Aggiornamento: 18/12/2021 06:43
09/12/2012 16:16
 
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CAPITOLO VI
Magda


1 Luglio 1157 d.C.

- Quindi tra circa una settimana sarà il gran giorno? -
- Si, verrai a vedere non è vero? -
- Si... e se morirai? –
- Non morirò! –
- Come fai ad esserne così sicuro? –
- Perché ho deciso che non ho intenzione di combattere. –

Magda guardò Casimiro con aria interrogativa.
- Ma come.. non vuoi vincere? -
- Non mi interessa più. Voglio solo stare con te... -

Casimiro fissò Magda negli occhi e la baciò intensamente.
L’aveva notata l’anno precedente, in un tiepido pomeriggio primaverile, durante le lunghe giornate passate a lavorare nei campi insieme ai monaci. Era la terza figlia di Tomek il carpentiere, giunto come molti altri a Kielce con la famiglia dalla contea limitrofa per offrire i propri servigi all’abate Jankowski, il quale aveva ordinato l’inizio dei lavori di costruzione della chiesetta, nonché di ampliamento e migliorie del monastero. Aveva seguito con lo sguardo la carovana attraversare la sconnessa stradina che cingeva il campo in direzione della cittadina e appena la vide sentì uno strano calore allo stomaco. Magda aveva sedici anni, portava capelli biondi raccolti in due lunghe trecce che racchiudevano un visino quasi agelico. Quella visione lo aveva impressionato al punto che da allora, quando se ne presentava l’occasione, si offrì volontario per sbrigare le più svariate faccende in città nella speranza di rivederla.
Un giorno mentre si apprestava a procurare alcuni arnesi presso il maniscalco finalmente la vide sull’altro lato della strada. Magda stava osservando alcuni tessuti nella vetrina dell’emporio e per mano teneva un bambino sui cinque anni che con ogni probabilità doveva essere suo fratello più piccolo. Senza pensarci due volte abbandonò in fretta e furia le tratttative intraprese con Kuba, il fabbro di Kielce, e le si avvicinò con passo svelto. Si presentò garbatamente senza mezionare veramente chi fosse: a vederlo sembrava un semplice monaco, vestito con le consuete tuniche dedicate ai novizi. Magda lo trattò di conseguenza, conservando una rispettosa distanza per tutta la durata della breve discussione ma allo stesso tempo incuriosita del perché un monaco le rivolgesse parola in quel modo, argomentando una serie sconnessa di frasi senza molto filo logico. Le chiese del tempo e parlò di un cavallo, poi delle pecore al pascolo e infine disse che arrivava da Krakow. Sperava che lei gli domandasse il perché non era rimasto nella capitale per rivelare finalmente la sua identità, ma Magda tuttavia si congedò frettolosamente appena scorse con la coda dell’occhio il fratellino curiosare vicino alle costose anfore di ceramica. Casimiro rimase a guardarla affascinato finchè non sparì dietro alle case in fondo alla via. Dopo quell’incontro la ragazza divenne un chiodo fisso nella sua mente. Ripensava sognatore alle sue delicate labbra e alle rosee guance, alla voce melodica, agli occhi svegli e al quel suo sorriso e non si dava pace per non averle chiesto dove vivesse.
Nonostante il coprifuoco a cui doveva attenersi, la sera seguente seguì di nascosto il padre, Tomek il carpentiere, mentre si accingeva a rincasare dopo una lunga giornata passata a lavorare sulla nuova ala del monastero. Scoprì che Magda e la sua famiglia vivevano in una baracca improvvisata al confine della cittadina e provò per un attimo disgusto per se stesso ripensando agli agi e le ricchezze a cui era stato si abituato fin da ragazzo. Quando fece ritorno trovò Jankowski ad aspettarlo nel piazzale: la bravata gli costo cara, non disse del perché si fosse allontanato senza permesso, e l’abate lo caricò di lavoro per l’intero mese seguente, non offrendogli più la possibilità di andare in città. Quando ormai il ricordo di quell’angelo si era pian piano affievolito con grande sorpresa la rivide al monastero, mentre serviva il pasto ai braccianti. Scoprì che il padre l’aveva assunta in qualità di infermiera: non di rado qualcuno si faceva male durante l’opera di costruzione e tagli o contusioni erano la norma. Fu il suo colpo di fortuna, da un paio di settimane Jankowski lo aveva assegnato a lavorare insieme agli altri manovali per i lavori di ristrutturazione del refettorio. Da allora Casimiro iniziò a farsi male con molta frequenza...

La prima volta che la baciò fu al chiaro di luna. Si erano segretamente dati appuntamento presso ovile poco fuori dal borghetto e Casimiro si abbandonò completamente alle emozioni che provava. Non era mai stato così felice e il tempo sembra essersi fermato. Parlarono tutta la notte, alternando lunghe chiaccherate a momenti di intensa complictà. Quella notte le disse sussurando di amarla. Lei lo fisso per qualche istante e poi lo baciò nuovamente rispondendo: – Anch’io amore mio - . Da allora si incontrarono più volte durante le calde notti estive giocando agli innamorati nei campi o facendo bagni notturni nel fiume.
Jankowski non tardò ad accorgersi delle sue scappatelle. Una sera lo convocò nel suo scriptorium chiedendo con la sua solita pacatezza spiegazioni a proposito di quelle misteriose fughe. Casimiro, impacciato, non trovò scuse e disse tutta la verità.
Quando ebbe finito di raccontare del suo amore l’abate, con sua grande sorpresa, commentò semplicemente dicendo: - Beata gioventù! – . In seguito si accinse a ricordagli che una donna di quel ceto non si addiceva al suo rango, di ricordasi bene chi era e quali erano i suoi doveri nei confronti del Regno. Infine dopo la breve romanzina concluse dicendo: – Beh.. ma in fondo chi sono io per decidere il tuo destino? Che Dio vi benedica! – e lo congedò senza ulteriori prediche.
Da allora il rapporto fra l’abate e Casimiro migliorò notevolmente. Ottenne il permesso di “libera uscita” due volte a settimana, oltre alla domenica, e Jankowski iniziò ad offrirgli delle “lezioni private” sottraendolo ai lavori manuali. L’abate era una persona molto dotta, passava la maggior parte del suo tempo a leggere antichi manoscritti e a consultare libri provegnenti da tutta europa. Il suo era il monastero più grande ed importante del regno, grazie alle grandiose donazioni della nobiltà che lui nel corso degli anni aveva saggiamente investito in opere letterarie e miglioramenti strutturali. Casimiro passava ore e ore ad ascoltarlo parlare: il connubio fra scienza e religione, l’arte e la letteratura, gli eroi della storia e le origini della dottrina cattolica. Nonostante gli anni trascorsi a studiare a palazzo Casimiro si rese conto di quanto fosse in verità ignorante. Jankowski era senza dubbio il suo più grande maestro. Riportava in seguito fedelemente l’istruzione ricevuta alle orecchie di Magda che lo ascoltava affascinata e spesso incredula. Era una ragazza estremamente intelligente e perspicace e spesso obiettava con domande pertinenti ai racconti di Casimiro che in più di un occasione non seppe rispondere davanti a tanta solerzia. Con l’arrivo dell’inverno, il lavoro al monastero diminuì notevolmente e Casimiro trovò il tempo per insegnarle prima a leggere e in seguito anche a scrivere il proprio nome nonché lunghe frasi di senso compiuto.
Putroppo, nei gelidi mesi successivi, l’abate si ammalò gravemente di polmonite e da allora dovette rinunciare ai suoi insegnamenti. Vegliò su di lui molte notti prima che questi lascisse il mondo terreno in febbraio. Alle celebrazioni funebri partecipò tutta la contea e Casimiro non trattenne le lacrime quando fu deposto nel cimitero.
Il suo successore, l’abate Lukasz Karol, era un uomo rude dai metodi sbrigativi. Si parlottava che da giovane avesse avuto relazioni segrete con alcune prostitute e da allora sembrava avercela con il mondo.
Negli utimi quattro mesi di servizio Casimiro dovette sopportare la sua autorità suo malgrado, annullando le uscite ed azzerando praticamente il tempo a disposizione da poter passare con Magda.
In seguito, in giugno, terminati i due anni ed assolti i suoi doveri, per recuperare il tempo perduto si trasferì fisicamente nella nuova casetta costruita nell'ultimo anno dal padre di Magda, Tomek. Quest’ultimo fin da principio non era mai stato molto ben disposto verso Casimiro. Sapeva bene che il ragazzo era totalemte fuori dalla portata della figlia e temeva per la sua vita. Cosa sarebbe successo una volta che Casimiro avesse dovuto lasciare Kielce? L’avrebbe sposata? A volte fantasticava su questa possibilità, avrebbe risolto tutti i suoi problemi finanziari e il cognato si sarebbe occupato sicuramente della sua famiglia elevandoli ad una condizione insperata. Ma poi tornava con i piedi per terra convincendosi che non sarebbe mai stato possibile. Non osò tuttavia mai interferire: benchè minima era un’occasione troppo ghiotta per gettarla al vento. Insieme alla madre si era raccomandato fermamente con la figlia di “non andare mai fino in fondo” con l’amate. Magda sembrò capire e si rivelò irreprensibile sull’argomento con Casimiro. Avevano giocato più volte esplorando i lori corpi a vicenda e lei aveva imparato cosa doveva fare per procuragli piacere. Sua madre, Kasia, le aveva spiegato come doveva comportarsi con un uomo senza correre il rischio di rimanere incinta e preservando così la propria illibatezza e verginità.

- Quando arrivano i tuoi fratelli?
- Sicuramente nei prossimi giorni... Parlerò della mia decisione a Boleslao. -
- E lui sarà d'accordo?
- Capirà! -


4 Luglio 1157 d.C

Boleslao bussò alla porta dello scriptorium.
- Avanti! – Con sua grande sorpresa un altro uomo stava seduto dietro alla scrivania. – Hem.. mi perdoni, sono il Gran Duca Boleslao Piast, cercavo l’abate Jankowski, dove posso trovarlo? –
- Che Dio mi benedica! Vostra Altezza! E’ un onore conoscerla! –
Si alzò in piedi e fece un inchino, poi riprese: - Non ha avuto la notizia? La nostra carissima guida ci ha lasciati questo inverno.. sono il suo successore, Lukasz Karol, per servirla. -
- Oh cielo, no! Mio fratello non mi ha detto niente nelle sue lettere! Pace all’anima sua! Stavo cercando appunto Casimiro, mi sa dire dove posso trovarlo? Immagino che Mieszko non sia ancora arrivato, non ho visto molti cavalli nelle stalle... -
L’abate sembrava molto agitato nell’udire quella domanda. Bolesalo aggrottò la fronte e attese la risposta.
- No Sir Mieszko non è ancora arrivato. Per quanto riguarda Vostro fratello Casimiro... beh ecco... lo può trovare sicuramente in città! Ha lasciato il monastero il giorno stesso in cui ha finito il servizio... -
- Come scusi? In città? E dove dorme? -
- Dovevo immaginarlo che non sapesse niente… Vostro fratello si è trasferito nella casa del nostro mastro carpentiere, un certo Tomek... -
- Come sarebbe?? Per quale motivo?? Se mi permette le preciso che anche se ha finito i suoi obblighi nei Vostri confronti potevate lasciare che dormisse qui!! Non si addice al suo rango vivere con i plebei!! –
- Oh no la prego! Ci mancherebbe... ho insistito più volte cercando di farlo ragionare, ma ha voluto a tutti i costi lasciare il monastero... non c’è proprio stato verso... -

Boleaslo si sentì smarrito. Perché Casimiro avrebbe voluto di sua inziativa fare quella scelta? Aveva avuto problemi di cui non era a conoscenza?
- Ho capito, bene allora sa dirmi dov'è questa abitazione? Vorrei vederlo quanto prima possibile...
- La troverà ai confini della città, ma non so esattamente dove, provi a chiere indicazioni a Kielce, sapranno sicuramente indicarle la posizione esatta. -
- Va bene, grazie delle informazioni abate Karol. Tornerò a farle visita più tardi... Ah dimenticavo! Ha ottenuto il consenso dal Cardinale Mateusz?
- Si si certamente, gli ho scritto mesi fa, subito dopo la morte del nostro carissimo Jankowski, e il cardinale mi ha dato la sua autorizzazione a proseguire. Se vuole le mostro lo scritto… non tema sarò imparziale e rispettoso. Che nostro Signore possa darmi la forza per giudicare questo scontro.
- Non ce ne bisogno... va bene così. Arriverderla abate. –
- Con permesso Vostra altezza. -
[Modificato da deemax87 31/12/2012 13:12]





"Chi in cento battaglie riporta cento vittorie, non è il più abile in assoluto; al contrario, chi non dà nemmeno battaglia, e sottomette le truppe dell’avversario, è il più abile in assoluto."
Cit. - Sun Tzu, L'arte della guerra
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