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Un pò di giustizia in Italia

Ultimo Aggiornamento: 11/04/2024 10:34
14/05/2016 03:45
 
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Sisma L’Aquila, confermate condanne per crollo Casa dello Studente

La 4/a sezione penale della Corte di Cassazione ha confermato le quattro condanne per il crollo della Casa dello Studente avvenuto il 6 aprile 2009, in cui ci furono otto vittime: quattro anni per Pietro Centofanti, Tancredi Rossicone e Berardino Pace, tecnici del restauro alla struttura eseguito nel 2000, e due anni e sei mesi per Pietro Sebastiani, tecnico dell'ADSU e Presidente della Commissione di Collaudo. Le accuse nei confronti degli imputati erano di omicidio colposo, disastro e lesioni. Alla lettura della sentenza da parte del Presidente del Collegio Giudicante Rocco Blaiotta, scene di commozione tra i numerosi famigliari delle vittime e i legali di parte civile presenti in aula.

11 maggio 2016
tg24.sky.it/tg24/cronaca/2016/05/11/sisma-l-aquila--crollo-casa-studente--cassazione-confer...
05/07/2016 17:25
 
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Mafia Capitale arriva in Regione Lazio: travolto il PD di Zingaretti


Marco Vincenzi, dimissionario

La terza ondata dell’inchiesta di Mafia Capitale si abbatte sulla Regione Lazio. Sono 28 gli indagati a cui è stato notificato ieri l’avviso di conclusione delle indagini da parte della Procura di Roma, con l’accusa di, a seconda delle posizioni, corruzione, turbativa d’asta, rivelazione di segreto d’ufficio e finanziamento illecito ai partiti. Tra i nuovi nomi compaiono Marco Vincenzi, ex capogruppo al Consiglio Regionale del Lazio, Francesco D’Ausilio, ex capogruppo del PD in Consiglio Comunale e il Consigliere Regionale del PD, Eugenio Patané, si legge su “Il Tempo”.

La rete di Buzzi era presente anche in Regione Lazio
Vincenzi rischia di finire a processo con l’accusa di corruzione perché avrebbe presentato due emendamenti, approvati il 17 giugno 2014, finalizzati a mettere a disposizione direttamente ai municipi e ai comuni laziali i fondi erogati dalla Regione (1,2 milioni di euro), «così creando le premesse per consentire a Buzzi e alle cooperative allo stesso riconducibili di superare le difficoltà per accaparrarsi le risorse economiche», e di attivarsi per individuare ulteriori 600mila euro. In cambio il Consigliere Regionale avrebbe ricevuto da Buzzi un contributo di 10mila euro, per le spese della campagna elettorale di Emanuela Chioccia, candidata sindaco nel giugno 2014 al comune di Tivoli.

L’accusa: esponenti PD favorivano le coop di Buzzi
Appena ricevuto l’avviso di conclusione della indagini, Vincenzi ha deciso di rassegnare le dimissioni da Presidente della Commissione Bilancio della Regione Lazio, auto sospendendosi dal Partito Democratico. «Ribadisco la mia totale estraneità alla vicenda, sicuro di aver sempre operato nella più assoluta correttezza e nel pieno rispetto della legge», spiega il capogruppo dem in Regione che precisa:«Il contributo di 10mila euro dato da Salvatore Buzzi attraverso bonifico bancario» è «tracciato e nel rispetto della legge sul finanziamento ai partiti».

La cooperativa 29 Giugno assumeva i parenti dei politici
Nella lista dei 28 che rischiano di finire a giudizio ci sono alcuni già alla sbarra nel maxi processo in corso nell’aula bunker di Rebibbia: il ras delle coop e figura chiave della maxi inchiesta, Salvatore Buzzi, l’ex componente del tavolo sull’immigrazione Luca Odevaine, l’ex Direttore Generale di AMA Giovanni Fiscon, una delle strette collaboratrici di Buzzi, Nadia Cerrito, e l’ex collaboratrice dell’assessore alla Casa Brigidina Paone, accusata di aver ottenuto da Buzzi l’assunzione della figlia presso la cooperativa 29 Giugno in cambio della promozione in sede di Assemblea capitolina delle coop del presunto braccio economico dell’associazione di stampo mafioso.

02/07/2016
www.secoloditalia.it/2016/07/mafia-capitale-arriva-in-regione-lazio-travolto-pd-zin...
26/11/2016 00:27
 
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Pubblica amministrazione, Consulta boccia il cuore della riforma Madia

La riforma Madia è incostituzionale. Perché lede l'autonomia delle Regioni. E lo fa in quattro punti cruciali, il cuore stesso della riforma: dirigenti, società partecipate, servizi pubblici locali, organizzazione del lavoro. La Corte Costituzionale, con la sentenza numero 251 appena emessa, non lascia adito a dubbi. La legge delega Madia (la 124 del 2015) - in pratica la legge "mamma" di riforma della pubblica amministrazione che poi si traduce in una serie di leggi "figlie" di attuazione - viola la Costituzione laddove prevede di riformare l'assetto pubblico solo "previo parere" e non "previa intesa" con le Regioni. In materie da cui queste non possono essere solo consultate: dai dirigenti della sanità alle partecipate e ai servizi locali come trasporti, rifiuti, illuminazione. Una bocciatura sonora, dunque. E una doccia fredda per il governo. Ad un giorno apppena dall'approvazione definitiva di ben cinque decreti attuativi della riforma Madia, tra cui quello importantissimo sulla dirigenza e l'altro sui servizi pubblici locali, oggi di fatto bollati come incostituzionali dalla Corte. Tutto da rifare quindi? Senz'altro la legge delega deve cambiare. E a ricasco anche tre su quattro dei decreti delegati incriminati. Si salva solo il testo unico del pubblico impiego, ma solo perché non ancora approvato dal Consiglio dei Ministri (c'è tempo fino a febbraio). Mentre gli altri tre (dirigenti, partecipate, servizi pubblici) devono di fatto essere riscritti. E questa volta non basterà il mero parere delle Regioni. Il ricorso alla Corte tra l'altro è partito proprio da una Regione, il Veneto a guida leghista, con il governatore Zaia che esulta e parla di "sentenza storica, un colpo al centralismo sanitario". A pochi giorni dal referendum costituzionale, che di fatto riporta molte materie concorrenti dalla periferia al centro. C'è da dire che la stessa legge "madre" prevede una finestra di tempo per apportare integrazioni e correttivi ai decreti figli.

Ma nel mirino della Corte c'è proprio la legge delega, cioè il quadro normativo impostato dal governo Renzi per rivoluzionare l'intero assetto della pubblica amministrazione. "Riforma Madia fallita, fallito Renzi", brinda Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia ed ex Ministro della pubblica amministrazione. La notizia è emersa proprio insieme alla convocazione dei sindacati al tavolo per il rinnovo del contratto del pubblico impiego, diramata dal Ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, a CGIL, CISL e UIL per mercoledì 30 novembre alle 11, a Palazzo Vidoni. Accogliendo la decisione della Consulta, la Federazione Lavoratori Pubblici sottolinea che il "decreto attuativo della legge delega, relativo alla dirigenza pubblica, approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, non è stato preceduto dalla prescritta intesa essendo stato acquisito semplicemente il parere della Conferenza Unificata". A questo punto, sarebbe a rischio:"Considerati i tempi per l'esercizio della delega, ormai in scadenza, è molto difficile che il Governo possa sanare l'incostituzionalità del Decreto Legislativo sulla Riforma della Dirigenza Pubblica". Da Vicenza, il commento del Premier Matteo Renzi alla sentenza:"Pensate che abbiamo fatto una legge delega con i decreti legislativi, per rendere licenziabile un dirigente pubblico che non si comporta bene, e la Corte Costituzionale ha detto che, siccome non c'è l'intesa con le Regioni, e avevamo chiesto i pareri, il decreto è illegittimo. E poi mi dicono che non devo cambiare le regole del Titolo V. Siamo circondati da una burocrazia opprimente".

Valentina Conte
25 novembre 2016
www.repubblica.it/economia/2016/11/25/news/corte_costituzionale_riforma_pubblico_impiego-152807...
05/12/2016 01:10
 
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L’Unione Europea ed i collaborazionisti nostrani asfaltati sotto una valanga di no!

Un giorno storico per la Repubblica Italiana. L’assalto della finanza, tramite i collaborazionisti nostrani, è fallito. L’Unione Europea non entra definitivamente in Costituzione. Un muro composto da quasi il 60% di “no” ha fermato il golpe. Il testo che enunciava le ragioni della riforma voluta da questo governo di traditori parlava chiaro: serviva adeguare l’ordinamento interno agli stringenti vincoli europei. Le illecite riforme del 2001 e del 2012 non erano state sufficienti a legalizzare questo crimine. Ma visto che tutto ciò è fallito, visto che questo disegno eversivo è stato fermato dal popolo, la conclusione che ne possiamo trarre è unica: l’attuale normativa europea è incompatibile con la Costituzione. A questo punto mi auguro che il Tribunale di Genova, che a breve andrà a sentenza circa l’illegittimità delle cessioni di sovranità sino ad oggi compiute, ne prenda atto e ci porti fuori definitivamente da questo incubo aprendo la strada ai processi nei confronti di chi ha collaborato per tradire la Repubblica. Stasera abbiamo vinto la battaglia, ma non la guerra! È solo un primo passo, ora più decisi che mai! Domani vedremo che farà Renzi (ha annunciato le dimissioni), ma soprattutto che dirà Mattarella, l’amico della Commissione Trilaterale, che siede immeritatamente al Quirinale… Ma noi siamo qui, e non avremo pace finché non li avremo spazzati via, finché non sarà ripristinata la democrazia, finché il regno violento della finanza internazionale non sarà solo un ricordo, al pari del fascismo. Andiamo avanti! L’Italia s’è desta!

Marco Mori
05 dicembre 2016
www.studiolegalemarcomori.it/lunione-europea-ed-i-collaborazionisti-nostrani-asfaltati-sotto-una-valang...
20/12/2016 00:07
 
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Sentenza della Corte Costituzionale: i “Diritti Fondamentali” vengono prima del “pareggio di bilancio”

Con la sentenza n.275/2016, in merito ad una controversia tra Regione Abruzzo e Provincia di Pescara per quanto concerne il servizio di trasporto scolastico dei disabili, la Corte ha riconosciuto che le garanzie minime per rendere effettivo il diritto allo studio e all’educazione degli alunni disabili non può essere condizionato da motivi di bilancio. Nella fattispecie, la Regione Abruzzo aveva negato in parte il finanziamento del 50% per il servizio trasporto degli studenti disabili alla Provincia di Pescara, in quanto l’articolo 6 comma 2-bis della legge regionale n.78 del 1978, aggiunto all’art.88 comma 4 del 2004, prevede l’erogazione “nei limiti della disponibilità finanziaria determinata dalle annuali leggi di bilancio e iscritta sul pertinente capitolo di spesa”. Nella dichiarazione di illegittimità della suddetta legge, la Consulta scrive:

11.− Non può nemmeno essere condiviso l’argomento secondo cui, ove la disposizione impugnata non contenesse il limite delle somme iscritte in bilancio, la norma violerebbe l’art. 81 Cost. per carenza di copertura finanziaria. A parte il fatto che, una volta normativamente identificato, il nucleo invalicabile di garanzie minime per rendere effettivo il diritto allo studio e all’educazione degli alunni disabili non può essere finanziariamente condizionato in termini assoluti e generali, è di tutta evidenza che la pretesa violazione dell’art. 81 Cost. è frutto di una visione non corretta del concetto di equilibrio del bilancio, sia con riguardo alla Regione che alla Provincia cofinanziatrice. È la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l’equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione.

La sentenza conferma ciò che da anni economisti e giuristi affermano inascoltati: la costituzionalizzazione (Governo Monti) del dogma liberista del pareggio di bilancio e l’approvazione dei Trattati di Maastricht e Lisbona si pongono in antitesi con i diritti fondamentali della nostra Carta Costituzionale, che pone l’economia al servizio dell’interesse pubblico. Dopo la schiacciante vittoria del NO al Referendum, e alla luce della sentenza della Corte, le forze politiche che si sono battute per salvare la Costituzione dalla riforma Boschi-Renzi-Napolitano, dovrebbero iniziare una seria battaglia parlamentare al fine di abrogare l’attuale articolo 81. Solo così, la Costituzione potrà ritornare a garantire integralmente i diritti sociali del popolo italiano.

Qui il testo della sentenza: www.giurcost.org/decisioni/2016/0275s-16.html

Antonello Tinelli
19 dicembre 2016
www.opinione-pubblica.com/sentenza-della-corte-costituzionale-diritti-fondamentali-vengono-del-pareggio-b...
18/03/2017 00:08
 
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Il Governo Gentiloni abolisce i voucher introdotti dal Governo Renzi (legnata)

"Avevamo la risposta sbagliata ad una esigenza giusta e all'esigenza ora ci rivolgeremo con un confronto già nelle prossime settimane con le parti sociali e con il Parlamento". Lo dice il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, parlando del via libera del CDM all'abrogazione dei voucher. "Individueremo strumenti efficienti e moderni per regolare il lavoro saltuario e temporaneo", ha sottolineato il Premier. L'abolizione del voucher sarà applicata "naturalmente anche con le cautele necessarie a evitare che ci possano essere contraccolpi negativi, per cui il decreto prevede una fase transitoria nella quale sarà possibile utilizzare i voucher", ha aggiunto Gentiloni. "Potranno essere utilizzati fino al 31 dicembre quelli già acquistati", ha precisato il Ministro Giuliano Poletti. A questo punto, il referendum promosso dalla CGIL decade, dato che chiedeva - appunto - l'abolizione del voucher. E c'è da annotare un'altra sconfitta del 'riformismo' di Renzi. Bocciato dal governo a guida PD.

17 marzo 2017
www.ilnord.it/b10031_IL_GOVERNO_GENTILONI_ABOLISCE_I_VOUCHER_INTRODOTTI_DAL_GOVERNO_RENZI...
01/07/2017 13:28
 
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Strage di Ustica, Stato condannato al risarcimento:“L’aereo fu abbattuto da un missile. E dopo ci furono depistaggi”

Il DC9 dell‘Itavia che si inabissò nel mare di Ustica fu abbattuto da un missile. E dopo ci furono vari depistaggi. Per questo lo Stato dovrà risarcire, e non per la prima volta, oltre 17 milioni di euro a 29 familiari delle vittime della strage del 27 giugno 1980 (in tutto morirono 81 persone). A stabilirlo una nuova sentenza, depositata ieri, pronunciata dalla prima sezione civile della Corte di Appello di Palermo. I giudici hanno rigettato l’appello che l’Avvocatura dello Stato aveva presentato contro la condanna di primo grado del tribunale civile di Palermo del settembre 2011 (oltre 100 milioni di risarcimento per 81 familiari). Secondo la Corte resta accertato il depistaggio delle indagini compiute all’indomani del disastro aereo. Il velivolo, che da Bologna andava a Palermo, con ogni probabilità fu abbattuto da un missile, ancora oggi non identificato, e a parere dei giudici civili, i Ministeri della Difesa e dei Trasporti non assicurarono adeguate condizioni di sicurezza lungo l’aerovia percorsa dal volo Itavia per raggiungere Punta Raisi. Per i giudici palermitani è esclusa l’ipotesi alternativa della bomba collocata a bordo o di un cedimento strutturale, in linea, quindi, con lo scenario della battaglia aerea e dell’intrusione di velivoli non identificati nella rotta del DC9 già tracciato dall’istruttoria conclusa nel ’99 dal giudice Rosario Priore. La Corte di Appello ha dichiarato la prescrizione del risarcimento per depistaggio, ma ha confermato il risarcimento “da fatto illecito” liquidando in tutto, in favore dei 29 familiari, oltre 17 milioni e 400mila euro di risarcimento.

“Ancora una volta la magistratura ha fatto giustizia degli eventi accaduti quella tragica sera”, commentano all’ANSA i legali dei familiari delle vittime, Daniele Osnato e Alfredo Galasso. “L’aereo Itavia – aggiungono – è stato abbattuto da un missile non identificato e i Ministeri dei Trasporti e della Difesa sono stati ritenuti colpevoli non solo di non avere garantito la sicurezza di quel volo civile ma di avere poi depistato le indagini. La Corte di Appello ha cancellato ogni contraria ipotesi, bomba o cedimento strutturale, ed è ormai assodato che quella notte nei cieli di Ustica avvenne una battaglia aerea”. Secondo i legali, il DC9 e i suoi 81 tra passeggeri e membri dell’equipaggio rimasero vittima “dei giochi di guerra di un Paese che ancora adesso non può essere identificato grazie al segreto di Stato”. “Segreto – proseguono Osnato e Galasso – che, nonostante la direttiva Renzi, è pervicacemente mantenuto. Nonostante le ragioni riconosciute ai parenti, la Corte di Appello ha ritenuto di dover ridimensionare i risarcimenti compensandoli con le eventuali indennità già ricevute. Questo consentirà allo Stato di ottenere un consistente, ed eticamente inaccettabile, sconto sulle somme che dovrà risarcire. Ma quello che è importante è il riconoscimento dell’avvenuto depistaggio e delle conseguenti responsabilità nell’accaduto”.

29 giugno 2017
www.ilfattoquotidiano.it/2017/06/29/strage-di-ustica-stato-condannato-al-risarcimento-laereo-fu-abbattuto-da-un-missile-e-dopo-ci-furono-depistaggi/...
28/11/2017 15:28
 
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A Milano smantellate 2 organizzazioni criminali che favorivano immigrazione clandestina

Milano riciclaggio: 13 arresti

MILANO - Tredici persone arrestate e una raffica di perquisizioni. E' il bilancio dell'operazione ''Liquid Gold'', condotta dalla Guardia di Finanza di Milano. In manette sono finiti soprattutto cittadini stranieri, al centro di un'indagine coordinata dai PM Alberto Nobili e Adriano Scudieri. Le accuse contestate a vario titolo sono associazione a delinquere, riciclaggio e abusiva attività di prestazione di servizi a pagamento. Il blitz ha sgominato un gruppo criminale attivo nel riciclaggio internazionale di denaro frutto di spaccio di droga, traffico di armi e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Soldi che sarebbero stati riciclati attraverso il sistema di compensazioni internazionali conosciuto come ''Hawala'', senza alcun trasferimento fisico del denaro. Tre dei tredici ordini di arresto disposti dal GIP di Milano Teresa De Pascale sono stati eseguiti in Ungheria. L'operazione della Guardia di Finanza ha anche portato al sequestro preventivo di 4 milioni di euro, di cui uno in contanti.

28 novembre 2017
www.ilnord.it/i-7093_MILANO_RICILAGGIO13_ARRESTI



Sei poliziotti arrestati


MILANO - Arrestati 6 agenti di polizia dell'Ufficio Immigrazione per condotte risalenti al 2013 e proseguite fino a metà 2016. Gli indagati, a quanto emerso, facilitavano dietro pagamento pratiche per i permessi di soggiorno. Le indagini sono state effettuate dalla Squadra Mobile di Milano a partire da alcuni arresti del novembre del 2016 nei confronti di un poliziotto che era finito ai domiciliari e di due cittadini stranieri in carcere. Ora 4 poliziotti sono finiti in carcere, 2 ai domiciliari e un settimo agente è stato sospeso dal servizio per un anno. Nella stessa operazione sono stati arrestati 3 stranieri che facevano da mediatori, uno arabo e due cinesi, mentre un italiano è stato condannato ad obbligo di firma. Gli agenti erano già stati spostati dall'incarico; alcuni erano nell'Ufficio Immigrazione della questura, altri in alcuni commissariati in cui facilitavano pratiche per carte di soggiorno e permessi. Per ogni documento potevano ricavare cifre a partire da qualche centinaia di euro. I casi sarebbero alcune decine. Tra gli arrestati non ci sono persone che ricoprono o ricoprivano ruoli di vertice. Nell'operazione è stato sequestrato anche un palazzo di pregio da 690.000 euro in provincia di Milano, in possesso di uno dei soggetti arrestati. Per i 6 agenti e i 3 stranieri arrestati l'accusa è di accesso abusivo ai sistemi informatici e a falso in atto pubblico; i 4 in carcere sono accusati anche di associazione a delinquere finalizzata all'illecito rilascio di permessi di soggiorno.

28 novembre 2017
www.ilnord.it/i-7096_SEI_POLIZIOTTI_ARRESTATI
02/12/2017 00:33
 
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Galloni - Non è più capitalista l’Italia che sta battendo la crisi

Volevano ammazzare l’Italia? Ci hanno provato in tutti i modi. La bella notizia? Non ci sono ancora riusciti. E non ci riusciranno: perché il nostro Paese è più forte dei suoi potentissimi, aspiranti killer. E attenzione: c’è un’Italia che si sta risollevando. Come? Archiviando il capitalismo: una conversione silenziosa ma vincente. E’ qualcosa che non ha eguali, in tutto l’Occidente. Parola di Nino Galloni, economista post-keynesiano, già allievo del professor Federico Caffè. “La società italiana si sta già evolvendo in senso rivoluzionario”, afferma Galloni, nell’ambito di un convegno sulla Costituzione promosso dal Movimento Roosevelt, di cui è vicepresidente:



“In Italia”, rivela, “ci sono 4 milioni di imprese (su 4 milioni e mezzo) che sono ormai fuori dal capitalismo: non lavorano più per il profitto”. Si tratta di aziende che “perseguono il controllo di attività reali, che è tutta un’altra faccenda”. Aziende che “puntano alla valorizzazione del lavoro, che è esattamente l’opposto del capitalismo: è un nuovo paradigma”. E in prima linea figurano le ultimissime generazioni:“Ci sono 2,3 milioni di giovani che sono tornati all’agricoltura: senza che nessuno gliel’abbia chiesto, ci stanno sostituendo, dalla bilancia commerciale, 40 miliardi di importazioni di prodotti agricoli.

Sono cose enormi, di cui nessuno parla”. Per Galloni, sono almeno 7 milioni gli italiani che oggi stanno già interpretando questo rivoluzionario cambio di paradigma, pur nelle ristrettezze imposte dal regime ideologico neoliberista incarnato da Bruxelles, che prescrive tagli senza pietà allo Stato sociale. “Dietro”, sostiene, “c’è il fallimento di tutte quelle forze che sono passate dal welfare universale (che riguardava tutti, e che secondo me sta nella Costituzione) al welfare residuale, cioè solo per i poveri, che invece c’era già nella visione bismarckiana e liberale dei secoli precedenti”. Anche in passato, infatti, “nessuno ha mai negato che i poveri dovessero essere aiutati: ma questo non è democrazia, al limite è buon senso. Eliminare lo Stato per metterci gli enti filantropici e le “charity” è un progetto che fa parte della multinazionalizzazione della questione, con sottomissione generalizzata degli esseri umani, che è esattamente il contrario di quello che vogliamo noi», sottolinea Galloni. “La deriva qual’è stata? Difendere principi formali per tutti, e va bene, ma poi destinare risorse per tutelare solo le minoranze.

E questo”, aggiunge il professore, “ha spiazzato la sinistra dalla possibilità vera di rappresentare una maggioranza, perché è passata a difendere le minoranze”, e così «le maggioranze poi hanno seguito la Lega, Berlusconi, i 5 Stelle». Economista e insegnante (Sapienza, Luiss, Cattolica), oggi sindaco dell’INAIL e Presidente del Centro Studi Monetari, Galloni riflette sul cambio di paradigma silenziosamente in corso nel tessuto produttivo italiano:“Stiamo parlando di 7 milioni di casi, per i quali l’obiettivo non è più nemmeno la piena occupazione, o il lavoro, ma il pieno soddisfacimento dei bisogni della società. Dentro c’è l’ambiente, c’è la cura delle persone, c’è la cura e la valorizzazione del patrimonio esistente. E dietro questa solida realtà si nascondono almeno 7-8 milioni di posizioni lavorative aggiuntive, che esprimono lavoro produttivo e creativo, imprenditivo, artistico e organizzativo, in tutte le sue forme”. Questo cambio di paradigma, continua Galloni, “ci aiuta a uscire dal capitalismo”. Ed è anche “la ragione per cui poi la gente, alla fine, si allontana dalla politica”. Un tempo, gli astensionisti potevano essere qualunquisti e distratti. “Oggi, invece, quella che non va a votare, in gran parte è gente che “ci capisce”, e si dà da fare, come quei 7 milioni che ho citato”.

Resistono e “vincono”, quegli italiani, nell’indifferenza delle istituzioni. La Costituzione non li tutela? “Il punto debole della nostra Costituzione è che non si è realizzato quasi nulla, o ben poco, della parte sostanziale. Lo Stato non deve rimanere neutro, semplice arbitro, ma giocatore che scende in campo per attuare le funzioni-obiettivo contenute nei principi della Carta. Funzioni che ci portano al lavoro, alla scuola, alla sanità, alla dignità». Il Movimento Roosevelt chiede la piena attuazione della Costituzione: anziché il “reddito di cittadinanza”, sarebbe meglio garantire, per legge, la possibilità di lavoro per tutti. Come? Impegnando lo Stato a esercitare appieno la sua sovranità:“Non è vero che Maastricht l’abbia abolita”, sottolinea Galloni:“Se volesse, lo Stato potrebbe emettere tutta la moneta metallica che vuole, o anche “moneta fiduciaria”, non a corso legale e non spendibile all’estero, ma valida per pagare le tasse e coprire il disavanzo, rimediando così al pareggio di bilancio». Qualcosa bisognerà pur fare, in ogni caso, imparando da quei 7-8 milioni di italiani che, nel frattempo, in silenzio, si stanno risollevando: hanno scartato il capitalismo, puntando sul lavoro anziché sul profitto.

01/12/17
www.libreidee.org/2017/12/galloni-non-e-piu-capitalista-litalia-che-sta-battendo-l...
[Modificato da wheaton80 02/12/2017 00:35]
15/02/2018 02:33
 
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Mafia cinese, maxi operazione della polizia: arrestato il 'capo dei capi'

Erano riusciti a mettere su un'organizzazione criminale di portata europea con testa e direzione operativa a Prato. Con un obiettivo: la conquista del monopolio nel settore della logistica e dei trasporti, nella comunità cinese e il ricorso alle intimidazioni e alla violenza, con le quali via via venivano acquistate le aziende concorrenti. Alla stessa maniera della mafie tradizionali italiane ai loro albori. Ma le loro ambizioni sono finite all'alba di stamani con l'esecuzione di 33 mandati di custodia in carcere cautelare a carico di altrettanti orientali. L'operazione "China Truck", volta a sgominare la mafia cinese, coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Firenze, soprattutto, ha portato alla cattura di Zhang Nai Zong, detto 'l'uomo nero', il numero uno, arrestato a Roma, in un condominio di viale Marconi ma che aveva scelto Prato come base operativa. Zhang Nai Zong aveva scalato il vertice della mafia cinese in Italia imponendo la 'pace' a Prato dopo una sanguinosa guerra fra bande, costata, è stato spiegato nel corso di una conferenza stampa, numerosi morti ammazzati in città nel corso degli anni 2000. La sua organizzazione ha potuto così dedicarsi a promuovere infiltrazioni nell'economia legale e a controllare attività criminali in usura, prostituzione, droga, estorsioni, racket.

Tanto era il suo carisma criminale che appena ieri la polizia, nell'ultimo pedinamento, lo ha visto ricevere in un ristorante a Prato numerosi cinesi che lo hanno onorato anche con inchini. Tra gli arrestati c'è anche una donna: si tratta dell'amante del boss Zhang. Nella sua abitazione trovati anche 30mila euro in contanti. Sequestrate anche otto aziende, a Prato, Roma, Milano e in Francia e in Germania, oltre a immobili, veicoli e 61 conti correnti bancari. Il business principale del clan era nei trasporti, ma l'organizzazione aveva anche bische, ristoranti, locali notturni e money transfer. Complessivamente sono 54 gli indagati: 33 destinatari della misura cautelare in carcere emessa dal GIP di Firenze Alessandro Moneti con l'accusa di 416 bis e altri reati, e 21 indagati a piede libero, di cui 10 sempre per associazione a delinquere di stampo mafioso e 11 per altri reati. La maggior parte dei provvedimenti sono scattati a Prato: 25 indagati, di cui 16 arrestati e 9 denunciati a piede libero mentre sono otto gli arrestati a Roma (dove sono 10 gli indagati). A Milano e Padova sono state arrestate due persone mentre tra Firenze e Pisa gli indagati a piede libero sono 7. Altre 4 persone si trovavano invece già in carcere per altri motivi e due sono i soggetti di origine cinese arrestati in Francia (dove ci sono anche altri due indagati). Infine, due destinatari del provvedimento si trovano attualmente in Cina.

18 gennaio 2018
www.lanazione.it/cronaca/mafia-cinese-1.366910
05/03/2018 14:34
 
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Buone notizie: le sconfitte di PD, Bonino e partito "petaloso"

Arduo commentare i fatti delle elezioni 2018 mentre la realtà è ancora “calda” e in movimento. Quando cioè, in termini hegeliani, la nottola di Minerva della riflessione filosofica non è ancora nelle condizioni ideali per spiccare il suo volo serotino. A ogni modo alcune considerazioni possono essere svolte, sparsamente.

Il nemico è il finanz-capitalista

Sarebbe potuta andare meglio, certo. Personalmente, speravo in un fronte unico degli sconfitti del mondialismo contro il Capitale, da Marco Rizzo a Simone Di Stefano. Uniti contro il nemico. E il nemico oggi non è il fascista né il comunista: il nemico è il finanz-capitalista, con le tragedie che sta producendo.

Speravo in un partito anti-Europa

Speravo (lo ammetto) in un partito che meglio potesse trasformare in voce unificata le aspirazioni e le esigenze del Servo nazionale-popolare precarizzato e pauperizzato in nome dell’esiziale mantra «ce lo chiede il mercato» (o, il che è lo stesso, «l’Europa»). A ogni modo, non disperiamo. Non troppo. Alcune buone notizie vi sono. Ed è bene prenderne pacatamente atto, nec spe nec metu. Partiamo da quelle più sostanziose. Non riesce a raggiungere la soglia del 3% +Europa (2,4%). Queste sono notizie che colmano il cuore di gioia: cara Emma Bonino, i soldi non sono tutto, a quanto pare. L’amico Soros puntava tanto su +Europa. E invece...

Lorenzin è il declino della civiltà
Anche la sconfitta del nulla assoluto, il partito petaloso della Lorenzin (Civica Popolare), vuoto cosmico ed emblema del declino della nostra civiltà, è una splendida notizia. Danza e baldanza, direbbe il Nietzsche di Così parlò Zarathustra! E intanto, mentre tutto questo avveniva, giungeva, puntuale ut semper, l'omelia del papa laico e nichilista Eugenio Scalfari:"La sinistra per battere i populismi". Voleva dire: per battere i popoli e difendere l'interesse dell'aristocrazia finanziaria mondialista. Dà da riflettere invece la sorte meritata del Partito Democratico. Esso, partito d’elezione della classe dominante (l’aristocrazia finanziaria post-nazionale) ha cannoneggiato i lavoratori e i ceti medi, a colpi di “riforme” deemancipative (Jobs act, scuola, eccetera). E ceti medi e lavoratori l’hanno ripagato adeguatamente: affossandolo.

L'aristocrazia sceglierà nuovi riferimenti
I traditori di Marx e Gramsci sono stati traditi dalle classi che essi stessi hanno tradito violentemente: lavoratori in primis. Ma v’è da riflettere, con olimpica compostezza. Il PD è battuto. State pronti: l'aristocrazia finanziaria ora sceglierà un nuovo partito che la rappresenti a dovere. E non dite che non ve l'avevo detto.

Diego Fusaro
05 marzo 2018
www.lettera43.it/it/articoli/politica/2018/03/05/elezionirisultatisconfittepdboninolorenzin...
06/03/2018 00:17
 
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Laura Boldrini, umiliata nel collegio a Milano, va a casa



Laura Boldrini, la pasionaria rossa, la femminista profeta di un femminismo sgangherato che voleva cambiare il mondo storpiandone le parole, è stata umiliata a Milano, dove era candidata per Liberi e Uguali nel collegio 12 uninominale alla Camera, finendo solo quarta con il 4,6 % e dando prova acclarata e manifesta che agli italiani di lei e delle sue battaglie non importa un fico secco. La Boldrini, da Presidente della Camera, ci ha quotidianamente angustiato con battaglie stucchevoli e di retroguardia, che oltretutto hanno nuociuto, e non poco, proprio alla causa che avrebbero dovuto perorare e cioè quella delle donne, causa peraltro importante, che i suoi atteggiamenti inutilmente provocatori ha seriamente compromesso. Per cinque anni la Boldrini, Presidente della Camera (ora lo possiamo dire con un sospiro di sollievo), ha fatto di tutto e di più nell’inessenziale e cioè in inutili ripicche, polemiche a ciclo continuo e proposte strampalate, come l’abbattimento dei monumenti del ventennio fascista, peraltro criticato anche dalla stessa sinistra. Anche i temi di un antifascismo esasperato ed esasperante non hanno giovato ad un clima politico alla ricerca del superamento del passato verso una vera pace sociale, e gli italiani l’hanno punita.

5 marzo 2018
www.lavocedeltrentino.it/2018/03/05/laura-boldrini-umiliata-nel-collegio-milano-...
[Modificato da wheaton80 06/03/2018 00:26]
11/06/2018 19:03
 
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Soros, Bannon e la nuova centralità dell’Italia



Il diavolo e l’acquasanta
Steve Bannon e George Soros sono come il diavolo e l’acquasanta. Rappresentano simbolicamente i due fronti contrapposti della nuova guerra che sta ridisegnando la politica in Occidente. Entrambi, nei giorni scorsi, si sono schierati dentro la “questione italiana” appoggiando o attaccando il nuovo Governo Lega/M5S, a dimostrazione di come oggi il nostro Paese abbia recuperato un ruolo fondamentale nel complesso sistema di equilibri internazionali. Steve Bannon è un curioso intellettuale eclettico, eretico e reazionario, disprezzato dall’intellighenzia radical-chic; è stato l’uomo che ha costruito la campagna elettorale di Donald Trump, l’inventore della “alt/right”, la destra alternativa made in USA, il nemico giurato dell’élite globalista; in questi anni Bannon, dal suo sito Breitbart, ha lanciato strali contro le tecnocrazie internazionali e la grande finanza che vogliono distruggere Nazioni e sovranità popolari. Trump ha dovuto allontanarlo dalla Casa Bianca (dove lui stesso l’aveva nominato Consigliere strategico) sotto le pressioni del Deep State ma Bannon è rimasto centrale; oggi è in pratica la voce del trumpismo nel mondo. George Soros invece è l’ideologo dell’élite globalista; il teorico e costruttore della Società Aperta cara alla tecnocrazia apolide.

Lo speculatore privo di scrupoli che nel 1992 mise in ginocchio la nostra economia con un attacco finanziario che fece bruciare alla Banca d’Italia 48 miliardi di dollari; un disastro che le famiglie italiane pagarono con una manovra finanziaria di 93 miliardi di lire per evitare il tracollo della nostra economia. Nonostante questo, Soros è di casa in Italia, dove invece di essere cacciato con ignominia, viene invitato ai dibattiti e ascoltato come un guru. Con la sua Open Society (la fondazione ragnatela di ONG e Istituti internazionali), finanzia tutto ciò che è finanziabile dell’agenda politica della sinistra mondiale: dalle campagne elettorali dei leader liberal (da Obama e Hillary alla Bonino), alla politiche internazionali per aborto, diritti gay, liberalizzazioni droghe, multiculturalismo. È in prima fila a favore dell’accoglienza dei migranti e le sue ONG sono il passepartout per l’immigrazione clandestina in Europa. Con i suoi miliardi ha generato le rivoluzioni colorate che hanno insanguinato e destabilizzato aree intere dell’Europa orientale: l’ultima quella in Ucraina, che lui stesso si vanta di aver alimentato dal 2009. I suoi nemici principali sono Putin, Trump e Orbán, i leader di tre Nazioni che non ne vogliono sapere di lasciare pezzi di sovranità alla tecno-finanza di cui lui è espressione.

Entusiasmo e timore
Steve Bannon è entusiasta del nuovo governo italiano. George Soros lo teme. Nei giorni scorsi Bannon ha girato l’Italia tra Roma e Milano incontrandosi più volte con Salvini; ha analizzato il progetto di Flat Tax del leghista Armando Siri (“sarà un successo”, ha detto); ha parlato con diversi esponenti dei 5Stelle. Ora in Europa “hanno paura dell’Italia”, ha dichiarato; per lui siamo tornati ad essere una Nazione sovrana che può farla finita con i “diktat di Bruxelles e il fascismo dello spread”. Noi sovranisti “siamo dalla parte giusta della storia”, ha ammonito in maniera apocalittica. Tutti a prenderlo in giro. Fatto sta che al G7 di Charlevoix, Donald Trump ha fatto un’apertura di credito al neo-Premier italiano Conte inaspettata e amichevole ben sopra le previsioni, invitandolo alla Casa Bianca con tutti gli onori. Entrambi, spiazzando i leader della UE, hanno aperto al ritorno del G8 con la Russia.

twitter.com/realDonaldTrump/status/1005550889422110721?ref_src=twsrc%5Etfw&ref_url=http%3A%2F%2Fblog.ilgiornale.it%2Frossi%2F2018%2F06%2F11%2Fsoros-bannon-e-la-nuova-centralita-delli...

Anche Soros è venuto in Italia, invitato a Trento al Festival dell’Economia; e ha spiegato di essere molto preoccupato dal nuovo governo di Roma per la sua apertura alla Russia e per la volontà di spingere per togliere le sanzioni, arrivando ad affermare che l’opinione pubblica italiana deve sapere se Putin finanzia Salvini (https://2018.festivaleconomia.eu/-/di-quale-europa-abbiamo-bisogn-1) fatto che l’opinione pubblica italiana è più interessata a sapere se lui finanzia l’immigrazione clandestina con le sue ONG.

Sovranismo non è isolamento

I soloni dei grandi media e gli esperti del nulla cosmico che abbondano sul mainstream ci hanno sempre spiegato che nell’epoca della globalizzazione il richiamo al sovranismo è una sorta di malattia di auto-isolamento; ci hanno raccontato che l’Italia (che per loro è un pò come Calimero) non può rivendicare sovranità ma deve cederla se non vuole essere annullata; ennesima fake news dei loro neuroni. Oggi la nuova Italia sovranista non è più un Paese isolato; al contrario, sta recuperando centralità e ruolo internazionale come non l’aveva dai tempi di Berlusconi. Il nuovo governo di Roma piace a Washington e piace a Mosca; è temuto da Berlino e da Bruxelles e questo è un bene, perché ora lassù iniziano ad ascoltarci e non solo ad impartirci ordini. Per Trump l’Italia può aiutare a ridisegnare l’Europa facendo abbassare la testa alla prepotenza tedesca e all’arroganza della Merkel. Per Putin, l’Italia può essere l’anello di congiunzione di un nuovo dialogo tra Russia e Occidente. Bannon (e Trump), Soros (e la Merkel), dimostrano una cosa: l’Italia sta tornando al centro della scena internazionale facendo sentire le proprie ragioni. Comunque la si legga, è la prima vittoria del sovranismo.

Giampaolo Rossi
11 giugno 2018
blog.ilgiornale.it/rossi/2018/06/11/soros-bannon-e-la-nuova-centralita-del...
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Lucravano sui migranti, arrestato il “re dei rifugiati” Di Donato e altri quattro

Arrestate a Benevento cinque persone per illeciti riguardanti la gestione dei centri di accoglienza per i migranti: tra le persone colpite dall’ordine di custodia cautelare l’imprenditore Paolo Di Donato, un funzionario pubblico, un impiegato del Ministero della Giustizia ed un appartenente alle forze dell’ordine, accusati a vario titolo di diversi reati di truffa ai danni dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche, frode in pubbliche forniture, corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio. L’indagine, partita nel novembre 2015 e coordinata dalla Procura di Benevento, ha avuto origine da un esposto ed ha fatto luce su di una serie di gravi comportamenti relativi a 13 centri di accoglienza della provincia di Benevento con circa 800 rifugiati. Le investigazioni hanno permesso di ricostruire un sistema criminale che sostanzialmente lucrava sulle assegnazioni pilotate dei migranti, sul sovraffollamento dei centri, sulla falsa attestazione di presenze degli ospiti, con la connivenza di alcuni pubblici dipendenti. Nello stesso procedimento sono indagate altre 36 persone, accusate di diversi reati. L’inchiesta ha portato agli arresti domiciliari per Paolo Di Donato, soprannominato il “re dei rifugiati”, al vertice del consorzio ‘Maleventum’. Di Donato respingeva i sospetti a suo carico osservando:“Io faccio l’imprenditore: mi occupo del sociale sì, ma non sono mica la Caritas”. In pochi anni infatti ha guadagnato un milione grazie al business dell’accoglienza cui sono stati dedicati vari servizi giornalistici. Ma ora si scopre che, stando all’impianto accusatorio, con la presunta complicità di funzionari pubblici truffava lo Stato e lucrava due volte sulla pelle dei migranti: per i quali percepiva contributi anche se molti rifugiati che risultavano ospiti delle sue strutture erano andati via da un pezzo.

Riccardo Arbusti
21 giugno 2018
www.secoloditalia.it/2018/06/lucravano-sui-migranti-arrestato-il-re-dei-rifugiati-di-donato-e-altri-quattr...
24/06/2018 19:23
 
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Perché un’Italia senza paura è così pericolosa per l’UE

Il vero pericolo che viene dall’Italia per l’UE non è un ipotetico piano di uscita dall’euro. O una presa di posizione più dura sull’immigrazione. Questo è un tipo di diavolo che conosciamo. La vera minaccia viene da un’improvvisa perdita della paura. È la paura dell’isolamento che nel corso dei decenni ha tenuto in riga l’Italia, pronta ad accettare ogni normativa anche manifestamente contraria all’interesse del Paese, come la direttiva sulla risoluzione delle banche o anche il trattato dell’ESM, almeno per come è costruito. Dopo che Giuseppe Conte aveva minacciato di non recarsi questa domenica al mini-summit sull’immigrazione, Angela Merkel lo ha chiamato per assicurargli che la bozza di risoluzione sarebbe stata messa da parte. Conte ha ottenuto un impegno: che da questo incontro non sarebbe arrivata alcuna conclusione. Questa è anche la posizione dei Paesi di Visegrad, con cui l’Italia è allineata. Il primo segno concreto dell’assertività italiana è arrivato a Bruxelles ieri, secondo una cronaca riportata dal Corriere della Sera. Fabrizio Massari, l’ambasciatore italiano, ha formulato una riserva formale sui fondi che l’UE ha stanziato per la Turchia e l’Africa. Il documento sottolinea giustamente che la presentazione di una riserva formale al COREPER spesso prefigura un voto negativo al Consiglio. L’articolo scrive che l’Italia passa dalle parole ai fatti. “L’Italia si sta predisponendo, senza paura delle conseguenze, a una vera e propria guerra diplomatica: sa che potrebbe non ottenere nulla, ma sembra fermamente convinta di non poter fare passi indietro, anche a costo di isolarsi”. Dobbiamo ancora vedere la reazione formale dell’Italia alle riforme dell’eurozona, ma dubitiamo che le idee franco-tedesche sopravviveranno al filtro politico italiano. Se è previsto un cambiamento del trattato, questo governo italiano richiederà come minimo la fine del fiscal compact e delle relative regole fiscali. Anche il PD lo aveva chiesto durante la campagna elettorale. La paura dell’isolamento rimane però nel DNA dei commentatori politici italiani. Massimo Franco scrive sul Corriere della Sera che con questa amministrazione questo rischio rimarrà sempre sullo sfondo.

Ricordiamo che uno dei primi atti di Matteo Renzi come Primo Ministro è stato quello di cercare di farsi fotografare con la Merkel, dopo avere a lungo denunciato le sue politiche nella fase precedente alla sua ascesa al governo. Ora è evidentemente diverso. Ciò che rende Matteo Salvini così pericoloso per l’UE è la sua completa mancanza di paura. Un tipo di politico deciso e ostinato, che nell’UE la Merkel non aveva ancora incontrato. Conte non decide da solo. Egli agisce in accordo con le istruzioni dei suoi due leader. Sull’immigrazione, è Salvini quello che conta. In questo nuovo clima politico non è intelligente da un punto di vista diplomatico per Germania e Francia perseguire la loro classica diplomazia pre-summit. La Merkel ha disperatamente bisogno di un accordo nel giro di una settimana per tenere insieme il suo governo. Cosa che sembra sempre più improbabile. Dubitiamo che Conte accetterà di firmare qualsiasi pezzo di carta che affermi che l’Italia prenderà i rifugiati dalla Germania. Accetterà solo proposte finalizzate a proteggere le frontiere esterne dell’UE. Sono in atto dei tentativi di placare la nuova amministrazione italiana. È trapelata una bozza di conclusioni del Consiglio Europeo della prossima settimana che prevede le piattaforme di sbarco regionali. Notiamo anche due importanti nomine che sembrano aver scioccato alcuni osservatori. Una è quella di Claudio Borghi alla Presidenza della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati; l’altra è quella di Alberto Bagnai alla Commissione Finanze del Senato. Sono due euroscettici. Hanno all’attivo diverse pubblicazioni sull’uscita italiana dall’euro. Abbiamo sempre detto che la campagna contro Paolo Savona era una falsa pista. Non pensiamo che questo governo pianifichi un’uscita dall’euro, anche se pensiamo che metterà in atto preparativi tecnici. Ma con Borghi e Bagnai ai posti di comando del Parlamento, il Ministero delle Finanze è fortemente costretto. Lo spread delle obbligazioni italiane ieri a un certo punto è salito a 242,6 punti base e le azioni sono calate del 2%. La Repubblica ha osservato che Salvini si stava ancora riprendendo dal rifiuto della nomina di Savona a Ministro delle Finanze.

Eurointelligence, 22 giugno 2018
vocidallestero.it/2018/06/23/eurointelligence-perche-unitalia-senza-paura-e-cosi-pericolosa-...
27/06/2018 15:08
 
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Primo colpo alla Buona Scuola: cancellata la chiamata diretta dei docenti

E' stato firmato tra MIUR e i sindacati l'accordo che prevede che il personale docente venga assegnato alla scuola dall'Ufficio Scolastico Territoriale attraverso i titoli e il punteggio della mobilità. Dunque si prevede il passaggio dei docenti dall'ambito territoriale alla scuola "disapplicando" la chiamata diretta prevista dalla Buona Scuola. In dettaglio, l'articolato prevede due fasi:

- Copertura dei posti disponibili prioritariamente con personale che ha ottenuto la mobilità su ambito con una delle precedenze previste dall'art. 13 del CCNI sulla mobilità

- Copertura dei posti residuati col restante personale, secondo il punteggio di mobilità. Quest'ultimo personale, nella presentazione della domanda, che avverrà a partire dal 27 giugno tramite l'apposita sezione di istanze online, indicherà la scuola da cui partire. Nel caso di mancata indicazione sarà considerata la scuola capofila dell'ambito

Queste operazioni saranno concluse entro il 27 luglio. Successivamente saranno effettuate le operazioni per l'assegnazione della sede per il personale neo immesso in ruolo. Anche in questo caso si seguirà il punteggio di graduatoria. I vincitori di concorso ordinario precederanno i docenti provenienti dalle graduatorie ad esaurimento. L'assegnazione della sede di incarico avverrà contestualmente all'assegnazione dell'ambito di titolarità. Soddisfazione per il risultato raggiunto è stata espressa anche dal Gilda:“Abbiamo siglato questo CCNI che salutiamo con viva soddisfazione”, dichiara Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della FGU Gilda degli insegnanti, “come un primo passaggio per l'abolizione della chiamata diretta, introdotta dalla legge 107/2015, e il ritorno alla titolarità su scuola degli insegnanti".

26/06/2018
www.huffingtonpost.it/2018/06/26/primocolpoallabuonascuolacancellatalachiamatadirettadeidocenti_a_2...
01/07/2018 16:30
 
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Borsellino, ‘tra i più grandi depistaggi della storia’. Dietro falsi pentiti (e agenda rossa) gli apparati che lo temevano

“È uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana”. I giudici della Corte d’Assise di Caltanissetta hanno depositato ieri le motivazioni della sentenza del processo Borsellino quater sulla strage che il 19 luglio 1992 uccise il Procuratore Aggiunto e i poliziotti della scorta: 1.856 pagine, 12 capitoli. La corte che 14 mesi fa concluse l’ultimo processo sulla strage di via d’Amelio non fa sconti. L’atto è una pietra essenziale del lungo e faticoso lavoro di ricostruzione della verità, nella quale si fissa nero su bianco la stagione dei misteri e dei depistaggi senza fine che puntano al cuore dello Stato. Di fatto i giudici imputano il depistaggio agli investigatori dell’epoca e parlano espressamente di “disegno criminoso”. Il movente dunque sarebbe proprio da cercare nel quadro di una convergenza di interessi tra Cosa Nostra e altri centri di potere che percepivano come un pericolo l’opera del magistrato. “È lecito interrogarsi sulle finalità realmente perseguite dai soggetti, inseriti negli apparati dello Stato, che si resero protagonisti di tale disegno criminoso, con specifico riferimento ad alcuni elementi”, scrive la corte quando parla di “soggetti inseriti nei suoi apparati” che indussero Vincenzo Scarantino a rendere false dichiarazioni.

Gli uomini dello Stato chiamati in causa sono alcuni investigatori del gruppo Falcone e Borsellino guidati dall’allora capo della squadra mobile di Palermo Arnaldo La Barbera: dovevano scoprire i responsabili delle bombe, invece costruirono a tavolino alcuni falsi pentiti. Che sarebbe stata una sentenza importante lo si era compreso dalla complessità del dispositivo che, il 20 aprile del 2017, condannò all’ergastolo per strage Salvino Madonia e Vittorio Tutino e a 10 anni per calunnia Francesco Andriotta e Calogero Pulci, finti collaboratori di giustizia usati per mettere su una ricostruzione a tavolino delle fasi esecutive della strage costata l’ergastolo a sette innocenti. Per Vincenzo Scarantino, il più discusso dei falsi pentiti, protagonista di rocambolesche ritrattazioni nel corso di vent’anni di processi, i giudici dichiararono la prescrizione concedendogli l’attenuante prevista per chi viene indotto a commettere il reato da altri. Ed è a questi “altri” che la corte si riferisce nelle motivazioni della sentenza. A quegli investigatori mossi da “un proposito criminoso”, a chi “esercitò in modo distorto i poteri”. La corte d’assise di Caltanissetta, dunque, usa parole durissime verso chi condusse le indagini: il riferimento è al gruppo che indagava sulle stragi del ’92 guidato da Arnaldo la Barbera, funzionario di polizia poi morto.

Sarebbero stati loro a indirizzare l’inchiesta e a costringere Scarantino a raccontare una falsa versione della fase esecutiva dell’attentato. Sarebbero stati loro a compiere “una serie di forzature, tradottesi anche in indebite suggestioni e nell’agevolazione di una impropria circolarità tra i diversi contributi dichiarativi, tutti radicalmente difformi dalla realtà se non per la esposizione di un nucleo comune di informazioni del quale è rimasta occulta la vera fonte”. La Barbera è morto, l’inchiesta sulla scomparsa dell’agenda rossa è stata archiviata, ma a Caltanissetta, forse a maggior ragione dopo questa sentenza, si continuerà a indagare. Non si sono accontentati delle verità ormai passate in giudicato, i PM della Procura Stefano Luciani e Gabriele Paci che, anche grazie alle rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza, hanno riaperto le indagini sulla strage scoprendo il depistaggio. E una nuova inchiesta è già in fase avanzata e riguarda i poliziotti che facevano parte del pool di La Barbera. Ma quali erano le finalità di uno dei più clamorosi depistaggi della storia giudiziaria del Paese? si chiedono i giudici.

La corte tenta di avanzare delle ipotesi: come la copertura della presenza di fonti rimaste occulte, “che viene evidenziata”, scrivono i magistrati, “dalla trasmissione ai finti collaboratori di giustizia di informazioni estranee al loro patrimonio conoscitivo ed in seguito rivelatesi oggettivamente rispondenti alla realtà”, e, sospetto ancor più inquietante, “l’occultamento della responsabilità di altri soggetti per la strage, nel quadro di una convergenza di interessi tra Cosa Nostra e altri centri di potere che percepivano come un pericolo l’opera del magistrato”. I magistrati dedicano, poi, parte della motivazione all’agenda rossa del giudice Paolo Borsellino, il diario che il magistrato custodiva nella borsa, sparito dal luogo dell’attentato. La Barbera, secondo la corte, ebbe un “ruolo fondamentale nella costruzione delle false collaborazioni con la giustizia ed è stato altresì intensamente coinvolto nella sparizione dell’agenda rossa, come è evidenziato dalla sua reazione, connotata da una inaudita aggressività, nei confronti di Lucia Borsellino, impegnata in una coraggiosa opera di ricerca della verità sulla morte del padre”.

1 luglio 2018
www.ilfattoquotidiano.it/2018/07/01/borsellino-tra-i-piu-grandi-depistaggi-della-storia-dietro-falsi-pentiti-e-agenda-rossa-cosa-nostra-e-centri-di-potere/...
21/07/2018 01:47
 
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Scacco al clan Casamonica: arrestato anche il pugile Domenico Spada

Vasta operazione dei Carabinieri per sgominare il clan Casamonica. Sono 37 le ordinanze di custodia cautelare, emesse dal GIP di Roma, che i militari hanno eseguito fin dall’alba tra Roma e le province di Reggio Calabria e Cosenza su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di soggetti appartenenti al Clan Casamonica, ai quali viene contestato l’art. 416 bis del Codice Penale, ovvero l’associazione di stampo mafioso. Gli arrestati sono ritenuti responsabili, in concorso fra loro e con ruoli diversi, di aver costituito un’organizzazione dedita a traffico di droga, estorsione e usura, commessi con l’aggravante del metodo mafioso. Al vertice del clan, Giuseppe Casamonica, uscito recentemente dal carcere dopo una detenzione di 10 anni. Dietro le sbarre è finito anche il pugile e campione italiano Domenico Spada, detto Vulcano, la cui palestra è stata sequestrata stamane all’alba dai carabinieri del gruppo Frascati, diretti dal colonnello Stefano Cotugno. E’ stato proprio Cotugno a spiegare il significato del nome dell’operazione, denominata “Gramigna”, con queste parole:“La Gramigna è una erba infestante, detestata dai contadini poiché ovunque si diffondeva proliferava velocemente e rovinava le colture. Una pianta che si insinua tra le erbe buone ed è difficile da estirpare. L’accostamento allo stile dei Casamonica è facile farlo”. Tra le vittime di usura, secondo la ricostruzione degli inquirenti, c’era anche il conduttore radiofonico Marco Baldini. I Casamonica, la cui roccaforte è nella zona di Porta Furba, sono un gruppo strutturato e fortemente unito anche per il vincolo di sangue e di lingua (un dialetto sinti) tra gli affiliati, capace di stabilire solidi legami con le famiglie più influenti della ‘ndrangheta calabrese.

In una delle intercettazioni si parla di loro in questi termini:“È la famiglia più pericolosa d’Italia, perché sono degli animali che squartano le persone, lo sanno tutti, sparano in testa veramente perché so zingari, so tanti, sono dappertutto”. Per definire i caratteri dell’associazione mafiosa, dedita ad estorsioni, traffico di droga e altri reati, sono state utili le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia (Massimiliano Fazzari e Debora Cerreoni, che è stata sposata con Massimiliano Casamonica, fratello dell’attuale capoclan Giuseppe) e le intercettazioni. Numerosi i beni sequestrati: un ristorante al Pantheon, una discoteca a Testaccio, un centro benessere al Tuscolano e la palestra di Domenico Spada a Ciampino, oltre a numerosi conti correnti ed autovetture. Durante le indagini sono stati sequestrati anche quattro alloggi popolari: uno ad Ostia in piazza Gasparri, uno a Pietralata e altri due sparsi tra Roma e Provincia. Secondo quanto emerso dall’indagine, gli alloggi erano occupati irregolarmente da alcuni degli indagati ed è stato accertato come da oltre 10 anni uno di essi sia stato sottratto con la violenza e la minaccia armata al legittimo possessore, un ultrasettantenne ora costretto a vivere in strada. “Chi vi ha mandato? Salvini?”. Questa, secondo quanto si è appreso, una delle frasi pronunciate all’indirizzo dei Carabinieri da uno degli appartenenti alla famiglia Casamonica questa mattina durante il blitz in vicolo di Porta Furba. Duro il commento del Ministro dell’Interno su Facebook:“Anche per loro la PACCHIA è finita”. Salvini ha lanciato anche l’hashtag #lamafiamifaschifo.

Ernesto Ferrante
17 luglio 2018
www.opinione-pubblica.com/scacco-al-clan-casamonica-arrestato-anche-il-pugile-domenic...
09/08/2018 01:51
 
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Decreto Dignità: la norma anti-delocalizzazione

Le imprese che hanno utilizzato agevolazioni e incentivi pubblici non possono delocalizzare per cinque anni, nemmeno spostandosi all’interno dell’Unione Europa. Se lo fanno, non solo perdono l’agevolazione, dovendo restituire quanto incassato, ma pagano anche una sanzione. E’ la norma anti-delocalizzazione contenuta nel Decreto Dignità approvato dal Governo Conte, che riguarda in particolare le imprese italiane ed estere operanti nel territorio nazionale che abbiano beneficiato di un aiuto di Stato che prevede l’effettuazione di investimenti produttivi ai fini dell’attribuzione del beneficio. E prevede che non possano delocalizzare, in tutto o in parte, l’attività economica interessata dall’agevolazione, ovvero un’attività analoga, per cinque anni dalla conclusione dell’attività agevolata. Se lo fanno, decadono dal beneficio, restituiscono l’agevolazione applicando il tasso di interesse maggiorato fino a cinque punti e pagano una sanzione che può andare da due a quattro volte l’importo dell’aiuto. Saranno le diverse amministrazioni pubbliche a stabilire regole di prassi e tempistiche per l’applicazione delle sanzioni e la restituzione degli aiuti ricevuti. C’è anche una clausola di transizione, per cui per le agevolazioni già in corso le amministrazioni hanno 180 giorni per apportare i necessari adeguamenti alla disciplina.

Attenzione
La stessa regola vale anche per l’iperammortamento Industria 4.0. Le imprese che hanno acquistato macchinari digitali utilizzando l’agevolazione, non possono cederli ad altri o destinarli a strutture produttive fuori dall’Italia. In questo caso, però, la trasgressione è punita sostanzialmente con la decadenza dall’ammortamento al 250% e alla restituzione di quanto eventualmente già dedotto (attraverso una variazione in aumento del reddito imponibile). Per le imprese che ricevono agevolazioni c’è anche una analoga norma che tutela l’occupazione: se utilizzano agevolazioni che prevedono una valutazione di impatto occupazionale, non possono ridurre l’organico per cinque anni dalla conclusione dell’iniziativa incentivata. Anche in questo caso, sono le singole amministrazioni a stabilire modalità di attuazione e tempi, provvedendo comunque entro sei mesi a introdurre la regola agli aiuti in essere. Per le misure di aiuto che, pur non prevedendo la valutazione dell’impatto occupazionale ai fini dell’attribuzione dei benefici, richiedono una valutazione delle ricadute economiche e industriali dei progetti agevolati, la norma si applica se la riduzione di organico preclude il raggiungimento degli obiettivi.

Barbara Weisz
4 luglio 2018
www.pmi.it/economia/lavoro/273443/decreto-dignita-la-norma-anti-delocalizzazi...
10/08/2018 16:54
 
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Gioco d’azzardo: Caritas Roma, “apprezzamento” per le misure contenute nel “Decreto Dignità”

La Caritas di Roma esprime “apprezzamento” per l’approvazione della normativa che regolamenta, in parte, il gioco d’azzardo e le scommesse sportive. Le nuove disposizioni, contenute nel cosiddetto “Decreto Dignità” approvato oggi in via definitiva dal Senato, introducono una serie di misure che mettono un freno al dilagare di un fenomeno che sempre più grava sulle famiglie italiane, soprattutto su quelle povere. Sono infatti previsti il divieto assoluto di pubblicità e di sponsorizzazioni, equiparando così le scommesse al tabacco; l’obbligo della tessera sanitaria per giocare alle slot-videolottery, una misura che consentirà, con opportuna regolamentazione, anche l’introduzione di un massimo di spesa per giocatore e il controllo più capillare del divieto per i minorenni; l’introduzione del marchio “no slot” per tutti i locali pubblici che rifiutano l’installazione di slot-vlt; l’avvertenza “nuoce alla salute” su biglietti di lotterie istantanee, gratta e vinci, schermi slot-vlt; l’aumento delle sanzioni per chi viola i divieti. “Finalmente”, commenta Mons. Enrico Feroci, Direttore della Caritas di Roma, “il Parlamento italiano ha preso coscienza della gravità della situazione. Come Caritas ringraziamo i gruppi parlamentari e gli esponenti di governo che si sono battuti per introdurre misure così importanti. Impegno non semplice, come dimostrano i numerosi tentativi falliti nel passato. Il divieto di pubblicità e il controllo dell’identità dei giocatori sono capisaldi per tutte le politiche di regolamentazione e di prevenzione del “disturbo da gioco d’azzardo” che si vorranno mettere in atto in futuro”. Insieme alle associazioni e organizzazioni che si impegnano in questo ambito, “vigileremo affinché i provvedimenti approvati siano rispettati: ci preoccupa il potere economico delle lobby legate al settore e l’influenza che queste esercitano sugli editori attraverso i consistenti investimenti pubblicitari. Per questo rivolgiamo un appello al mondo dello sport, professionistico e dilettantistico, affinché si liberi al più presto da questo giogo e sappia trovare finanziamenti che rispecchino i valori che contraddistinguono lo spirito di ogni atleta”. Mons. Feroci auspica che “tutti i gruppi parlamentari collaborino proficuamente”.

7 agosto 2018
agensir.it/quotidiano/2018/8/7/gioco-dazzardo-caritas-roma-apprezzamento-per-le-misure-contenute-nel-decreto-...
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