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LE LETTERE di santa Caterina da Siena Dottore della Chiesa (1)

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2012 15:18
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Sesso: Femminile
19/10/2012 15:04

91. A monna Agnesa predetta.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima figlia in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti crescere in uno desiderio santo e in una pazienza vera, per sì-fatto modo che mai non ti scordi da la dolce volontà di Dio, ma con una allegrezza ti sappi conformare in ogni tempo che Dio ti dà; e con allegrezza annegarti nel sangue di Cristo Crocifisso; e ine fare il tuo riposo e ogni tua abitazione.

In questo glorioso sangue ricevarai lo lume, poiché nel sangue si consuma le tenebre; ricevarai nel sangue la vita de la grazia, poiché nel sangue ci tolse la morte; e gustarai nel sangue lo fuoco dell'ardentissima carità, poiché per amore fu sparto; e anco l'amore fu quello che il tenne confitto e chiavellato in croce: non erano sufficienti i chiodi, se l'amore non l'avesse tenuto; ma l'amore lo tenne. Di questo amore voglio che tu ti vesta, e, volendotene vestire, ti conviene bagnare nel sangue di Cristo Crocifisso; e così voglio che tu facci.

Sia sollicita all'orazione santa, al luogo e al tempo suo, quando tu puoi; poiché ella è quella madre che notrica i figli de le virtù. Altro non ti dico.

Permane ne la santa e dolce carità di Dio.

Racomandaci a Bartalo e a monna Orsa, e benedimmi Bastiano. Di Francesco non ti dare pena veruna, che io non n'ho pena veruna, io, perché io cognosco i modi suoi, e so che a lui stesso ne 'ncresce, e so bene che egli ama e per amore fa ciò che può; ma bene ti prego che tu preghi lui che non si dia fatica quando vede che io nol soddisfo come vorrebbe, ché alcune volte, per lo molto avere a fare, non posso; ma quando io potrò, farò a lui e a te come all'anima mia. Gesù dolce, Gesù amore.





92. A uno spirituale in Firenze, lo quale dubitava molto della vita ch'ella teneva, e singularmente del mangiare ch'ella non faceva, und'egli con presunzione pare che la giudicava.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Dilettissimo e carissimo padre in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva inutile di Gesù Cristo, mi vi racomando, con disiderio di vederci uniti e trasformati in quella dolce eterna e pura verità, la quale verità tolle da noi ogni falsità e bugia.

Io, carissimo padre, cordialmente vi ringrazio del santo zelo e gelosia che avete all'anima mia, in ciò che mi pare che siate molto sospeso, udendo la vita mia. Sono certa che non vi muove altro che il disiderio dell'onore di Dio e della mia salute, temendo voi l'assedio e le illusioni deli demoni. Di questo timore, padre, che voi avete, singularmente nell'atto del mangiare, io non mi maraviglio: ch'io vi prometto che - non tanto che ne temiate voi - ma io stessa triemo per timore dell’inganno deli demoni; se non ch'io mi confido nella bontà di Dio e isconfidomi di me, sapendo che di me io non mi posso fidare.

Perché mi mandaste domandando s'io credevper potere essere ingannata, o vero s'io credeva non potere essere ingannata - dicendo che, s'io nol credo, che questo è inganno di demonio - e io vi rispondo che, non tanto di questo che è sopra la natura del corpo, ma di questo e di tutte l'altre mie opere, per la mia flagelità e per l'astuzia del demonio io sempre temo, pensando di potere essere ingannata; però ch'io conosco e vegio che il demonio perdette la beatitudine ma non la sapienza, con la quale sapienza o vero astuzia, come dissi, conosco che mi potrebe ingannare. Ma io mi rivolgo poi e apogiomi all'albore della santissima croce di Cristo crocifisso, e ine mi voglio conficare; e non dubito che, s'io starò confitta e chiavellata con lui per amore e con profonda umilità, che i demoni non potranno contro di me, non per mia virtù ma per la virtù di Cristo crocifisso.

Mandastimi dicendo che singularmente io pregassi Dio ch'io mangiassi. E io vi dico, padre mio, e dicovelo nel cospetto di Dio, che in tutti quanti i modi ch'io ho potuto tenere, sempre mi sono sforzata, una volta o due lo dì, di prendare lo cibo; e ho pregato continovamente e prego Dio e pregarò, che mi dia grazia che in questo atto del mangiare io viva come l'altre creature, s'egli è sua volontà, poiché la mia ci è. E dicovi, che assai volte - quand'io ho fatto ciò ch'io ho potuto, e io entro dentro da me a conosciare la mia infermità e Dio, che per singularissima grazia m'abi fatto correggere lo vizio della gola - dogliomi molto ch'io, per la mia miseria, non gli ho corretta per amore.

Io, per me, non so che altro rimedio ponarci, se no ch'io prego voi che preghiate quella somma eterna verità che mi dia grazia, s'egli è più suo onore e salute dell'anima mia, che mi faccia prendare lo cibo, se li piace. E io sono certa che la bontà di Dio non ispregiarà le vostre orazioni. Pregovi che, quello rimedio che voi ci vedete, che voi me lo scriviate, e, pure che sia onore di Dio, io lo farò volontieri. E anco vi prego che voi non siate legiero a giudicare, se voi non sete bene dichiarato nel cospetto di Dio. Altro non vi dico etc.





93. A monna Orsa donna di Bartalo Usimbardi e a monna Agnesa donna di Francesco sarto da Firenze.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissime figlie in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi perseverare nel santo desiderio, a ciò che mai non volliate lo capo adietro: per ciò che non ricevareste lo frutto, e trapassareste la parola del nostro Salvatore, che dice che noi non volliamo lo capo indietro a mirare l'arato (Lc 9,62).

Perciò siate perseveranti, e raguardate non a quello che è fatto, ma a quello che avete a fare. E che aviamo a fare? a rivoltare continuamente l'affetto nostro verso Dio, spregiando lo mondo con tutte le sue delizie, e amando la virtù; portando con vera pazienza ciò che la divina bontà permette ad noi, considerando che ciò che dà, dà per nostro bene, a ciò che siamo santificati in lui; e nel sangue trovaremo che egli è così la verità. Di questo glorioso sangue che ci manifesta tanto dolce verità, ce ne doviamo empire la memoria, a ciò che non stiamo mai senza lo suo ricordo; e così voglio che facciate voi, carissime figlie, poiché in questo modo perseverrete infine a la morte, e nell'ultimo de la vita vostra ricevarete l'eterna visione di Dio. Non dico più qui.

Riprendoti dolcemente, carissima figlia, ché tu non hai tenuto a mente quello che io ti dissi, di non rispondere a persona che di me ti dicesse veruna cosa che ti paresse meno che buona; non voglio che tu facci più così, ma voglio che l'una e l'altra risponda in questo modo a chi vi narrasse i difetti miei: che non ne narrano tanti, quanti molti più ne potrebbero narrare. Dite a loro che si muovano a compassione dentro nei cuori loro dinanzi a Dio, come lo mostrano con la lingua, pregando tanto la divina bontà per me che io corregga la vita mia. Poi di' a loro che il sommo giudice è quello che punirà ogni mio difetto, e remunerrà ogni fatica che per lo suo amore si porterà.

Verso di monna Paula non voglio che pigli veruno sdegno, ma pensa che ella facci come la buona madre che vuole provare la figlia, se ella ha virtù o no.

Confesso veramente che in me poca virtù ha trovata, ma ho speranza nel mio Creatore che mi farà correggere e mutare modo. Confortatevi e non vi date più pena, poiché ci trovaremo unite nel fuoco de la divina carità, la quale unione non ci sarà tolta né da demonio né da creatura. Altro non vi dico.

Rimanete ne la santa e dolce carità di Dio.

Racomandateci a Bartalo e benedite Bastiano e tutta l'altra fameglia. Gesù dolce, Gesù amore.

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