Serdab di Djoser

Scrive Edda Bresciani a riguardo del serdab:

«[ ] per twt “casa della statua”ossia un particolare locale che nelle mastabe dell’Antico Regno era destinato a contenere la statua o le statue del defunto. Si trattava di una stanza completamente murata a eccezione di una fessura o di fori attraverso i quali gli egizi pensavano che il ka del defunto, di cui la statua era l’immagine, potesse giovarsi delle offerte funerarie poste nell’adiacente cappella.»

L’illustre egittologa parla solamente di mastabe dell’Antico Egitto senza fare alcun cenno alle piramidi.

Ho visitato accuratamente la famosa mastaba di Mereruka, genero del faraone Teti della VI dinastia, e devo osservare che la statua del titolare della mastaba si trova in una grande sala entro la quale furono svolti i sacrifici al momento della sepoltura. Non mi sembra che la sala sia stata in seguito murata e che sia stata lasciata una piccola apertura per il passaggio del ka.
Abbiamo trovato alla fine dei vani sulla sinistra della mastaba, generalmente non visitati e forse destinati alla memoria della moglie di Mereruka, una piccola sala vuota con un’apertura su di una parete, che metteva in comunicazione questo vano, destinato forse alle mummie o alle statue, con un ambiente buio, che ci è sembrato un magazzino.

Un’analisi delle molte rappresentazioni di mastabe mi porta a ritenere che la definizione data dalla Bresciani sia impropria.
Non mi sembra che le statue nelle mastabe siano racchiuse in un ambiente chiuso né che esse fossero in collegamento col mondo esterno solamente tramite un’apertura per il passaggio del ka.

L’elemento comune sembra essere, invece, una falsa porta, attraverso la quale potrebbe essere stato realizzato il collegamento simbolico con l’oltretomba. Questo collegamento non sarebbe stato quindi necessario per il nutrimento del ka, che era per sua natura destinato a vivere sulla terra presso il corpo mummificato, ma voleva forse creare un’unione simbolica fra ciò che rimaneva sulla terra e le anime, ba e akh, destinate all’oltretomba.

La definizione data del serdab risente, a mio parere, della particolare visione della piccola costruzione realizzata sulla parete nord della piramide di Djoser, nella quale fu posta una statua a grandezza naturale del sovrano e furono realizzati due fori di collegamento con l’esterno (costruzione che, per quanto ne so, è unica nel suo genere).
L’idea che queste aperture potessero servire al ka del sovrano per usufruire delle offerte sembra essere suffragata da alcune costruzioni accessorie, poste a destra e a sinistra, che potrebbero far pensare a tavole d’offerta.

A mio parere sia le false porte delle mastabe sia le aperture del serdab di Djoser erano destinate ad un collegamento simbolico con l’oltretomba, senza avere alcuna attinenza con le offerte fatte al defunto.
Nelle mastabe si è voluto forse rappresentare un generico legame ideale fra mondo terreno e oltretomba, mentre nel serdab di Djoser può essere vista la possibilità data alla statua “vivente” del faraone di osservare fisicamente la regione celeste dove era volata la sua anima, ba e akh.

Il discorso del serdab di Djoser sembra dunque essere un’evoluzione del simbolismo della falsa porta. L’individuazione di una regione celeste destinata all’ascensione dell’anima del faraone fa si che non ci si debba accontentare di un collegamento generico, uno stargate fra mondo terrestre e oltretomba, ma un collegamento visivo abbastanza preciso.

Una immagine del Serdab di Djoser presa da nord.
Si vedono bene i fori sulla parete nord del Serdab, che dovevano consentire alla statua vivente di Djoser di osservare le stelle circumpolari.
Si puo notare anche come il Serdab non sia orizzontale ma presenti una inclinazione evidente, quella necessaria a mirare proprio alcune stelle dell'Orsa Maggiore, la costellazione di Ammut