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29/10/2013 21:15 | |
ddvd, 29/10/2013 19:17:
Sui disegni non ti sei espresso. :D
Ho visto di peggio. Non spessissimo, però neppure così infrequentemente.
;-)
V.
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| | | | Post: 18.500 Post: 17.882 | Registrato il: 28/09/2001
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30/10/2013 01:42 | |
Juan Galvez, 29/10/2013 21:15:
Ho visto di peggio. Non spessissimo, però neppure così infrequentemente.
;-)
V.
Prova poco convincente del nostro, ma non li ho trovati brutti: li ho trovati poco in linea con la storia, ecco, cioè un tratto non adeguato allo stile del racconto. |
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| | | | Post: 2.212 Post: 2.206 | Registrato il: 26/02/2004
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30/10/2013 11:06 | |
A me, invece, son sembrati abbastanza adeguati, sebbene non ritenga la storia sufficiente.
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| | | | Post: 26.435 Post: 25.687 | Registrato il: 28/09/2001
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30/10/2013 17:46 | |
Carlo Maria, 30/10/2013 01:42:
Prova poco convincente del nostro, ma non li ho trovati brutti: li ho trovati poco in linea con la storia, ecco, cioè un tratto non adeguato allo stile del racconto.
Sinceramente Pontrelli non mi è mai sembrato granché.
V.
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| | | | Post: 18.500 Post: 17.882 | Registrato il: 28/09/2001
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10/11/2013 02:36 | |
Le Storie 14 - Cuore di lupo, di Carlo Ambrosini.
La storia a mio avviso possiede luci e ombre.
E' estremamente scorrevole, ne ho apprezzato i dialoghi e la costruzione di alcuni personaggi, mentre m'hanno irritato alcuni passaggi a dir poco semplicistici, che trovo rovinino in gran parte il piacere dell'albo.
La storia, però, non ruota SPOILER attorno alla sua trama poliziesca, anzi.
Quanto ai disegni, mi sembra una prova già migliore del suo ultimo Dylan, pubblicato un mese fa. |
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| | | | Post: 26.435 Post: 25.687 | Registrato il: 28/09/2001
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13/11/2013 17:39 | |
Mah, alla fin fine se ne poteva fare tranquillamente a meno.
V.
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| | | | Post: 18.500 Post: 17.882 | Registrato il: 28/09/2001
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14/12/2013 09:06 | |
I fiori del massacro, di Recchioni e Accardi.
E questo è il secondo albo di Recchioni che esce questo mese. E non m'è piaciuto neppure questo.
Beh: non mi è piaciuto in parte, più che altro, perché dico fin da subito che Accardi è un disegnatore fantastico.
Il livello di dettagli che raggiunge è davvero notevole eppure il suo disegno non è pesante, ma anzi si legge con una scorrevolezza impressionante. Un po' meno efficace forse nella resa di qualche volto in alcune vignette, ma questo è cavillare: il giudizio complessivo è molto buono, a parer mio.
Il problema è la storia: si riallaccia debolmente alla prima che la coppia aveva ideato, ma non ne mantiene il livello qualitativo. Ichi è un bel personaggio e ritengo che la parte migliore dell'albo siano quelle prime e ultime tavole in cui compare. Tutto il resto, però, sa di già visto e fa un po' ridere che nella prefazione si citino numerose opere e non il Tarantino di Kill Bill 1, visto che le scene di duelli, nel finale, rammentano abbondantemente lo scontro con gli 88 folli.
Alcuni passaggi mi sono anche piaciuti (SPOILER la tensione del dialogo finale con Ichi, per esempio, ma anche il finale in sé), ma in mezzo c'è una trama davvero inconsistente e una caratterizzazione stereotipata di personaggi. |
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| | | | Post: 18.500 Post: 17.882 | Registrato il: 28/09/2001
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14/12/2013 09:07 | |
Visto che Vinnie non ha visto Kill Bill, gli mostro cosa intendo:
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| | | | Post: 3.345 Post: 3.345 | Registrato il: 02/11/2008
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14/12/2013 09:48 | |
Tarantino è un noto rimasticatore, quindi non è che quelle scene le abbia inventate lui.
Nello specifico, la sequenza in questione mi ha fatto pensare subito - pur nella sua "generalità" - al manga Lone Wolf and Cub, in cui accade quasi a ogni episodio che il protagonista si trovi circondato da dozzine di nemici e li faccia fuori a colpi di spada.
Comunque a me questo numero delle storie, nella sua semplicità, è piaciuto molto. Per la sceneggiatura semplice ma corretta e perfettamente aderente ai modelli e, soprattutto, per il modo straordinario in cui è stata interpretata da Andrea Accardi. |
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14/12/2013 11:16 | |
rimatt1, 14/12/2013 09:48:
a me questo numero delle storie, nella sua semplicità, è piaciuto molto.
Non ne dubitavo.
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14/12/2013 15:25 | |
Questo numero delle storie è una vera cagata.
V.
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| | | | Post: 18.500 Post: 17.882 | Registrato il: 28/09/2001
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14/12/2013 20:13 | |
Juan Galvez, 14/12/2013 15:25:
Questo numero delle storie è una vera cagata.
V.
Beh, stica, dovrei gongolare perché stavolta dai più ragione a me che a Matte, ma "cagata" mi sembra eccessivo: quanto meno tiri sulla stessa barca anche Accardi, che trovo sia stato proprio bravo. Dove ha peccato, per te? |
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14/12/2013 20:44 | |
Accardi ha fatto un gran lavoro, ma stica, per dirla con te. Un fumetto è narrazione, e non solo per immagini. Un fumetto deve narrare una storia. E questa storia è una cagata. Disegnata grandiosamente. Stica.
V.
p.s. comunque se tu seguissi quello che scriviamo Moreno e io su Facebook avresti già letto ieri quel che penso della storia e non avresti scritto questo post :D
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15/12/2013 01:43 | |
Juan Galvez, 14/12/2013 20:44:
Accardi ha fatto un gran lavoro, ma stica, per dirla con te. Un fumetto è narrazione, e non solo per immagini. Un fumetto deve narrare una storia. E questa storia è una cagata. Disegnata grandiosamente. Stica.
V.
p.s. comunque se tu seguissi quello che scriviamo Moreno e io su Facebook avresti già letto ieri quel che penso della storia e non avresti scritto questo post :D
Eh, non è che riesco a seguire ogni cosa che scrivi su facebook, Vinnie: ci passi metà della giornata!
Piuttosto, dì a Moreno di passare di qui, che saranno nove mesi che non lo si vede!
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15/12/2013 11:27 | |
Carlo Maria, 15/12/2013 01:43:
Ahaha! Comunque, quanto scritto lì te lo riporto qui di seguito:
Il curatore di Dylan Dog torna a essere pubblicato sulle Storie, dopo la brillante prova fornita nel secondo albo della collana, forse l'opera migliore che avesse mai scritto. Ecco, dimentichiamo quella prova. Non siamo al peggio di RRobe, questo no: il livello di coolness esibita è ancora sotto il livello di guardia; tuttavia la storia è così pallosa e palesemente inutile da essere forse la peggiore della testata. Per carità, le scene di azione disegnate da Accardi sono una festa per gli occhi, ma dal punto di vista narrativo restano una rottura di coglioni monumentale, uno spreco di pagine su pagine - ovvero un modo, dal punto di vista dello sceneggiatore, di riempirle aggratis senza dover dire un kaiser di nulla. E il coronamento semplicistico di una storia esile esile. Anche sgradevole. La sgradevolezza, di un personaggio o più personaggi che sia, come anche di un'intera narrazione, non è naturalmente un difetto in sé; lo diviene, a mio parere, quando si fa evidente che quella sgradevolezza, ricercata con insistenza dall'autore, è un suo escamotage per titillare certi sentimenti di un certo pubblico. Non una ricerca di realismo o iperrealismo, o anche di esagerazione grottesca, ma l'ennesimo dare di gomito di un autore che si è costruito una nicchia di groupies sulla sua capacità di abbagliare le anime sempliciotte dando loro a bere di essere un "autore oltre", laddove a conti fatti potrebbe al massimo scandalizzare una timida mimosa con il suo immaginario di violenze tanto plastificato da suonare puerile anche in un giardino infantile.
Insomma, una gran cagata davvero.
V.
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15/12/2013 17:50 | |
Ho saltato i commenti a qualche Storia, ultimamente, ma con questa non potevo.
E devo dire che, lettianamente, mi colloco a metà fra voi. Cioè al centro. E quando hai il centro, in Italia, hai il TUTTO.
I disegni non sono solo belli. Sono fra le cose migliori che abbia visto negli ultimi anni: non solo in Bonelli, eh, proprio in generale. E meriterebbero un palco ben più ampio di quello nostrano. Raramente ho visto un autore padroneggiare così bene tanto lo statico quando il dinamico, il decorativo e l'iconico, il dettaglio e la panoramica.
La storia? Beh, è una storia di vendetta. E questo dice già quasi tutto. La storia di vendetta è il cliché per eccellenza: sono tutte così, con due o tre varianti al massimo. Anche un bambino saprebbe scriverne il soggetto.
La differenza la fa dunque la sceneggiatura. E non si può dire che RRobe non sappia sceneggiare belle sequenze agili né scrivere dialoghi che funzionano. Ma c'è un eccesso di tecnica bonelliana, nel senso deteriore del termine: troppi riferimenti a cinema e fumetti giapponesi. Molti di più di quelli segnalati in introduzione: il gusto outré e provocatore di certe scene, tra eros e horror, non è spontaneo, ma citazione(*). Forzando troppe citazioni in poco spazio, troppe sequenze anche molto belle (esteticamente, inteso anche come estetica del raccontare) prese da questo e da quello, si rischia di strafare e di darsi la zappa sui piedi.
Ecco infatti il primo errore marchiano, che mi pare strano nessuno abbia notato perché è di quelli che ammazzano una sceneggiatura: mi riferisco al "bondage" di pag.77 e azioni conseguenti. Alfredo Castelli su questa cosa (l'eroe che si cava da situazioni di estremo pericolo, ma senza bisogno di spiegare come) ci costruì in parte la prima storia di Martin Mystere in Zona X, se non vado errato; e magari questa era intesa come una citazione di Castelli, tutto è possibile.
Subito dopo arriva il secondo errore, meno marchiano ma più gratuito: la famosa sequenza una-contro-tutti è un altro topos del cinema/fumetto giapponese: in una di quelle interminabili notti ghezziane su Rai3, che ogni tanto videoregistravo, a un certo punto mi imbattei in circa un'ora di sequenze simili, girate negli anni 10/20 del secolo scorso. Ma non è questo il punto: il punto è che, in tutte le pagine precedenti, si vedono appena una manciata di guardie. E tutto il castello pare semidisabitato, tanto che non si percepisce mai una vera sensazione di pericolo. E ora che la vendetta è compiuta, eccoti cinquantamila nuove guardie
RRobe rimedia in parte a questa cosa, a quest'obbligo di inserire la scena "alla Itto Ogami", giocando la carta dell'autoconsapevolezza a pagina 107, quando nell'ultimo dialogo Ichi rimprovera Jun di aver fatto un inutile massacro. E' una carta molto ben giocata, perché rende anche evidente l'involuzione sanguinaria del personaggio Jun; ma non risolve il problema, la sensazione che la ragazza si sia di fatto vendicata di cattivi del tutto inconsistenti: il daimyo e la sua corte sono ridicoli, non minacciosi; e le guardie sono minacciose solo quando non serve più. Alla fine, l'unica cattivadi un certo livello è Lady Mochizuki, cui giustamente è dedicata l'ultima scena.
Resta una storia godibile? Per me sì, perché da una storia di vendetta non mi aspetto di solito il capolavoro, ma intrattenimento - e qui l'intrattenimento è supportato da disegni grandiosi. E' una storia solida? No, per i motivi di cui sopra.
Sash
(*)qui nel senso più ampio: dalla ripresa paro-paro di una scena o un personaggio all'inserimento di topoi e riferimenti culturali che "non possono non esserci" in una storia ambientata nel medioevo giapponese. L'eccesso di carburante citatorio porta all'ingolfamento del motore (errori di sceneggiatura). [Modificato da Sashimi 15/12/2013 22:16] |
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15/12/2013 18:43 | |
Sashimi, 15/12/2013 17:50:
I disegni non sono solo belli. Sono fra le cose migliori che abbia visto negli ultimi anni: non solo in Bonelli, eh, proprio in generale. E meriterebbero un palco ben più ampio di quello nostrano. Raramente ho visto un autore padroneggiare così bene tanto lo statico quando il dinamico, il decorativo e l'iconico, il dettaglio e la panoramica.
Sash
Su questo, concordo senza meno.
E potrei dire di concordare anche sul resto di quanto scrivi, con la differenza che per me si tratta di peccati mortali. In primo luogo perché all'interno di una collana speciale come le Storie mi attenderei (e pretenderei) più di un intrattenimento alla buona quale è, alla fine, questa storia. In secondo luogo perché nel secondo albo della collana Recchioni mostrava che - se vuole - riesce a moderare il suo stile incontinente e riesce perfino a scrivere una storia solida e a non limitarsi a uno sfoggio di talento nella sceneggiatura del tutto fine a se stesso; addirittura scriveva una storia notevole, tra le migliori non solo della testata. E allora vuol dire che generalmente NON vuole scrivere una storia solida. Che la sua scrittura è una precisa scelta di inseguire il facile gusto di un settore di pubblico. E sia chiaro che è legittimo, ma una storiella realizzata con ambizioni tanto limitate e rinunciatarie, oltre che furbette, non è che una cagata. Se sei bravo, o comunque puoi essere bravo e crescere, laddove ti limiti a ricercare l'applauso della platea vuol dire che il tuo orizzonte artistico è davvero modesto, che ti stai ponendo obiettivi da quattro soldi. In terzo luogo perché inseguendo affannosamente e freneticamente il gusto di quel pubblico da compiacere, inevitabilmente dà luogo a un'abbuffata bulimica di eccessi gratuiti e gratuitamente infantili, sprecando ulteriormente la risorsa del disegno di Accardi.
V.
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15/12/2013 21:27 | |
Juan Galvez, 15/12/2013 18:43:
nel secondo albo della collana Recchioni mostrava che - se vuole - riesce a moderare il suo stile incontinente e riesce perfino a scrivere una storia solida e a non limitarsi a uno sfoggio di talento nella sceneggiatura del tutto fine a se stesso; addirittura scriveva una storia notevole, tra le migliori non solo della testata. E allora vuol dire che generalmente NON vuole scrivere una storia solida.
Oppure, potrebbe voler dire che quella storia era un'eccezione
Di RRobe ricordo cose molto ben scritte sulla distanza breve o brevissima (certi liberi per l'Eura); la manciata di volte in cui ho commentato cose lunghe sue, anche tra quelle più riuscite, mi accorgo di aver quasi sempre sottolineato difetti (per me) ben evidenti proprio nella costruzione della storia, nel plot.
La storia dell'anno scorso con Ichi era sicuramente buona, ma passati dodici mesi non la ricordo memorabile ai livelli del n.1 (Barbato) e del n.5 (Billotta). E percorrendo il thread a ritroso, mi accorgo che all'epoca non l'avevo commentata: o non avevo trovato lo spunto di esaltazione (o di denigrazione) sufficiente a farmene scrivere, o più probabilmente non ero in vena, dato che i disegni di Accardi erano comunque da esaltazione. Un bel paio di scene molto splatter c'erano anche lì, ma non erano il fulcro di tutto, capisco quel che vuoi dire.
Comprendo anche il discorso sulla cornice, e le ambizioni di una collana e di un autore, ma per me in questo caso è un discorso che è venuto dopo: di fronte al puro intrattenimento... mi sono intrattenuto , o meglio, quando una storia è "veloce" tendo a finirla riflettendo meno sulle condizioni al contorno, che dunque impattano meno sul mio giudizio (non sempre è così, né voglio dire che sia il modo corretto di leggere un albo).
Sash
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15/12/2013 21:52 | |
Sashimi, 15/12/2013 21:27:
Oppure, potrebbe voler dire che quella storia era un'eccezione
Io penso ancora che se volesse, potrebbe. Ma potresti avere ragione.
V.
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12/01/2014 21:54 | |
Friedrichstrasse mi è sembrato nel complesso un buon numero.
Certo, il debito con "Le vite degli altri" è bello pesante: alcune delle scene inziali sono prese proprio pari pari. Per fortuna però Bilotta riesce a smarcarsi abbastanza presto e a costruire una interessante variazione sullo stesso tema.
L'atmosfera plumbea e paranoica della Berlino Est 60/70 c'è tutta: sia B. che Matteo Mosca (nomen omen!) devono essersi studiati a fondo tutti i film citati in introduzione - e non parlo delle trame, ma di linguaggio visivo: ritmi, tempi delle inquadrature e dei dialoghi, fissità della camera, uso del silenzio. Elementi che non erano tipici solo dell'est: se a un certo punto facesse capolino l'ispettore Derrick, o il commisario Koster, non lo troverei così fuori luogo. C'è qualche concessione al moderno giusto nelle scene più dinamiche, altrimenti "pare di esserci" (ovvero, pare di essere nella realtà comunque fittizia che quei film ricostruivano).
Forse un po' forzato il colpo di scena portante della storia, ma il resto degli snodi di trama mi pare a posto e coerente, e i pochi personaggi sono ben scolpiti.
Sashimi |
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