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Carlo, stai dicendo che non hai letto nessuno dei MM di Morales? [SM=x74902]
Ti sei perso alcuni dei migliori "bonelliani" negli ultimi tempi! Recupera, finché sei in tempo!

Come disegnatore Morales è molto bravo ma poco appariscente, nel senso che non ha un tratto spettacolare e visivamente d'impatto però sa raccontare benissimo. Diciamo che ha uno stile a cui ci si deve abituare e che subito non fa una grande impressione (a me non l'ha fatta, almeno), ma che con il tempo cresce moltissimo
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Re:
rimatt1, 09/03/2013 18:17:

Carlo, stai dicendo che non hai letto nessuno dei MM di Morales? [SM=x74902]
Ti sei perso alcuni dei migliori "bonelliani" negli ultimi tempi! Recupera, finché sei in tempo!

Come disegnatore Morales è molto bravo ma poco appariscente, nel senso che non ha un tratto spettacolare e visivamente d'impatto però sa raccontare benissimo. Diciamo che ha uno stile a cui ci si deve abituare e che subito non fa una grande impressione (a me non l'ha fatta, almeno), ma che con il tempo cresce moltissimo


Questo albo, che ancora non ho visto in edicola Roma, non è disegnato da Morales ma da Davide De Cubellis, per altro collaboratore per anni di Morales.

V.




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Re: Re:
rimatt1, 09/03/2013 18:17:

Carlo, stai dicendo che non hai letto nessuno dei MM di Morales? [SM=x74902]
Ti sei perso alcuni dei migliori "bonelliani" negli ultimi tempi! Recupera, finché sei in tempo!

Come disegnatore Morales è molto bravo ma poco appariscente, nel senso che non ha un tratto spettacolare e visivamente d'impatto però sa raccontare benissimo. Diciamo che ha uno stile a cui ci si deve abituare e che subito non fa una grande impressione (a me non l'ha fatta, almeno), ma che con il tempo cresce moltissimo



Juan Galvez, 09/03/2013 18:29:


Questo albo, che ancora non ho visto in edicola Roma, non è disegnato da Morales ma da Davide De Cubellis, per altro collaboratore per anni di Morales.

V.




Matte, ti confermo quanto detto da Vinnie: era a De Cubellis che mi riferivo quando ho detto che si trattava del primo disegnatore della serie che non conosco. In realtà, però, ho sbirciato ora e il disegno è attribuito ad entrambi: starà a voi indicarmi magari dove troviate lo stile di Paolo e dove quello del suo collega. Certo, se mi diceste che in René vedete l'opera di Morales, ciò spiegherebbe quella notevole altalenanza qualitativa di cui parlavo prima: i due stili si vedono proprio come differenza, solo che prima non avevo fatto caso che entrambi avessero disegnato l'albo e non mi spiegavo le differenze.
Quanto ai suoi MM, invece, li prendevo eccome: sono stati negli ultimi 5 anni il motivo per cui ero tornato a Martin, dopo almeno dieci anni che m'ero allontanato da una serie che non è mai stata mia fino in fondo. Morales è un signor autore.
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Inizialmente De Cubellis faceva gli sfondi, ma credo che quel tempo fosse ormai passato da un pezzo. Mi sembra per altro strano che il suo nome ti risulti sconosciuto. De Cubellis ha firmato o cofirmato i disegni di quasi tutti gli ultimi albi di MM scritti da Morales. Senza contare che è stato il copertinista del John Doe targato Aurea.

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Re:
Juan Galvez, 09/03/2013 19:01:

Inizialmente De Cubellis faceva gli sfondi, ma credo che quel tempo fosse ormai passato da un pezzo. Mi sembra per altro strano che il suo nome ti risulti sconosciuto. De Cubellis ha firmato o cofirmato i disegni di quasi tutti gli ultimi albi di MM scritti da Morales. Senza contare che è stato il copertinista del John Doe targato Aurea.

V.




John Doe l'ho comprato fino al numero 9 o 10. L'ho poi letto fino al 50, trovando che diversi albi erano tutto sommato molto più piacevoli di quanto pensassi. Il copertinista, però, era ancora Carnevale: ne sono abbastanza convinto.
Quanto ai MM di Morales, non saprei che dire: Mi ricordo le sue storie, ma dovrei aver gli albi davanti per rammentarmi anche il disegno. Come nome non mi diceva e dice comunque niente.

Ah, il mese prossimo arriva Accatino insieme al ritorno di Casertano. [SM=x74927]
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Re: Re:
Carlo Maria, 09/03/2013 19:36:




John Doe l'ho comprato fino al numero 9 o 10. L'ho poi letto fino al 50, trovando che diversi albi erano tutto sommato molto più piacevoli di quanto pensassi. Il copertinista, però, era ancora Carnevale: ne sono abbastanza convinto.
Quanto ai MM di Morales, non saprei che dire: Mi ricordo le sue storie, ma dovrei aver gli albi davanti per rammentarmi anche il disegno. Come nome non mi diceva e dice comunque niente.

Ah, il mese prossimo arriva Accatino insieme al ritorno di Casertano. [SM=x74927]


Comunque sia, se hai letto gli ultimi MM di Morales ai disegni c'era De Cubellis :-)

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Sesto numero a parer mio eccellente, nel quale Morales mischia diverse tematiche con le quali si era già confrontato in MM ottenendone una Storia avvincente ed emozionante, scritta con il solito stile modernissimo e con uno storytelling incalzante. Notevole, ma non è una novità, la capacità di caratterizzare i personaggi in due vignette e di scrivere dialoghi antiretorici ed efficaci. Che grande autore è stato, il nostro Morales.

Molto buoni anche i disegni. Non so se abbia fatto tutto De Cubellis o se Morales abbia partecipato (ipotesi per la quale propendo, visto che i lineamenti dei personaggi principali mi sembrano decisamente "moralesiani"), ma il risultato mi sembra pienamente all'altezza.
[Modificato da rimatt1 13/03/2013 11:04]
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Re:
rimatt1, 13/03/2013 11:03:

Sesto numero a parer mio eccellente, nel quale Morales mischia diverse tematiche con le quali si era già confrontato in MM ottenendone una Storia avvincente ed emozionante, scritta con il solito stile modernissimo e con uno storytelling incalzante. Notevole, ma non è una novità, la capacità di caratterizzare i personaggi in due vignette e di scrivere dialoghi antiretorici ed efficaci. Che grande autore è stato, il nostro Morales.

Molto buoni anche i disegni. Non so se abbia fatto tutto De Cubellis o se Morales abbia partecipato (ipotesi per la quale propendo, visto che i lineamenti dei personaggi principali mi sembrano decisamente "moralesiani"), ma il risultato mi sembra pienamente all'altezza.



[SM=x74935] [SM=x74935] [SM=x74935]
Come sempre, non mi deludi, Nemesi! [SM=x74947] [SM=x74947]
[Modificato da Carlo Maria 13/03/2013 20:31]
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La storia - pardon: la Storia - è ottima. La terza gemma, la seconda consecutiva. Certo lo è in modo completamente diverso dagli albi scritti da Barbato e Bilotta, e questo è un ulteriore punto di merito per la collana e gli autori.

Questa storia non ha nulla di flamboyant, e per una volta tanto la scheda introduttiva dice cose vere e sensate. È una storia semplice, perfino umile per usare le stesse parole di Contro. È, semplicemente, scritta in modo eccezionale. C'è tutto Morales nell'albo, sia come tematiche che per stile di scrittura. E per la straordinaria capacità di creare psicologie credibili in un paio di battute. Come se fosse la cosa più facile del mondo e non una delle più difficili.

In sé la storia non è importante, non sono gli avvenimenti nel loro lineare svolgersi ad avere significato. Importante è, come spesso nei lavori di Morales, il concetto "filosofico" del potere messo a nudo, analizzato nella sua insensatezza e spietatezza. Nella sua misera meschinità. E importanti e pieni di significato sono gli esseri umani della storia. L'anziano killer rappresenta a tutti gli effetti un ritorno di un personaggio visto su MM più di dieci anni fa, e che cala ancor più nella realtà il lavoro di Morales su MM.

I disegni, cofirmati da Morales e De Cubellis sono splendidi. Altrettanto privi di fantasmagorici effetti speciali, semplicemente cesellati di nuda bellezza.

Mi mancherà, Morales. E non solo come autore di fumetti - è stato uno dei 2-3 migliori scrittori bonelliani degli ultimi 20 anni, ancora una volta in modo così poco appariscente da non far accorgere di sé. Ho avuto pochi contatti con lui, ma diversamente da tanti altri, quei pochi contatti sono stati con una bella persona.

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Se ci fosse un Oscar del fumetto alla carriera, Paolo Morales vincerebbe come "Miglior Sceneggiatore Non Protagonista".

Lui non si metteva in mostra, non ne aveva bisogno. Per lui parlavano le sue storie.
Paolo Morales: un Autore.



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Re:
Juan Galvez, 13/03/2013 21:13:

La storia - pardon: la Storia - è ottima. La terza gemma, la seconda consecutiva. Certo lo è in modo completamente diverso dagli albi scritti da Barbato e Bilotta, e questo è un ulteriore punto di merito per la collana e gli autori.

Questa storia non ha nulla di flamboyant, e per una volta tanto la scheda introduttiva dice cose vere e sensate. È una storia semplice, perfino umile per usare le stesse parole di Contro. È, semplicemente, scritta in modo eccezionale. C'è tutto Morales nell'albo, sia come tematiche che per stile di scrittura. E per la straordinaria capacità di creare psicologie credibili in un paio di battute. Come se fosse la cosa più facile del mondo e non una delle più difficili.

In sé la storia non è importante, non sono gli avvenimenti nel loro lineare svolgersi ad avere significato. Importante è, come spesso nei lavori di Morales, il concetto "filosofico" del potere messo a nudo, analizzato nella sua insensatezza e spietatezza. Nella sua misera meschinità. E importanti e pieni di significato sono gli esseri umani della storia. L'anziano killer rappresenta a tutti gli effetti un ritorno di un personaggio visto su MM più di dieci anni fa, e che cala ancor più nella realtà il lavoro di Morales su MM.

I disegni, cofirmati da Morales e De Cubellis sono splendidi. Altrettanto privi di fantasmagorici effetti speciali, semplicemente cesellati di nuda bellezza.

Mi mancherà, Morales. E non solo come autore di fumetti - è stato uno dei 2-3 migliori scrittori bonelliani degli ultimi 20 anni, ancora una volta in modo così poco appariscente da non far accorgere di sé. Ho avuto pochi contatti con lui, ma diversamente da tanti altri, quei pochi contatti sono stati con una bella persona.

V.



Dire che la collana sia notevole è vero e lo condivido appieno.
Dire che la storia sia valida posso condividerlo, anche se non è un capolavoro. Ma dire che i disegni siano splendidi davvero mi sembra eccessivo: a tratti validi, a tratti molto efficaci, ma si vedono ampiamente le differenze qualitative tra una tavola e l'altra o tra una vignetta e l'altra dai...

Comunque sì: Morales ci mancherà sicuramente tanto.
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La storia è effettivamente costruita in modo egregio con personaggi abbozzati con grande garbo ed efficacia. Ma è probabilmente la più esile -a livello di soggetto- tra tutte quelle della collana che ho fin qui letto, con troppe scivolate quasi cinematografiche, ma di un cinema di non eccelse pretese.

La grande qualità di scrittura non può considerarsi condizione sufficiente a garantire l'eccellenza del risultato se essa non viene posta al servizio di un intreccio all'altezza. E qui l'intreccio è davvero debole.



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Ci sono storie - poche - che non fanno rimpiangere l'esilità dell'intreccio. Perchè non sono intreccio. Sono sfumature, suggestioni, personaggi, scrittura. Sono e devono essere poche. Perchè debbono restare eccezioni. Perchè non è facile scriverle bene. Perchè non è facile riempire il nulla di così tanto.

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Re:
Juan Galvez, 14/03/2013 19:59:

Ci sono storie - poche - che non fanno rimpiangere l'esilità dell'intreccio. Perchè non sono intreccio. Sono sfumature, suggestioni, personaggi, scrittura. Sono e devono essere poche. Perchè debbono restare eccezioni. Perchè non è facile scriverle bene. Perchè non è facile riempire il nulla di così tanto.

V.




Un'infiorettatura eccessiva per una storia che abbiamo concordato tutti esser piacevole, ma che non ti seguo se me la ricami in questi termini. Per ora continuo a sostenere che il capolavoro di quest'ottima collana sia il numero 5 e solo quello.
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Non mi segui perchè non contestualizzi :). Un valore aggiunto della collana è quello di presentare una varietà straordinaria. Di stili narrativi e grafici, di storie, di ispirazioni, di soluzioni. In soli sei mesi la varietà appare incredibile. Anche le storie meno riuscite rappresentano degli eccellenti risultati.

Questo albo è una summa del modo di raccontare e disegnare di Morales, ma una summa libera dalle limitazioni che un fumetto seriale come Martin Mystère gli poneva. Intendiamoci, in e con quelle limitazioni Morales ha saputo giostrare racconti notevolissimi. Qui però è del tutto libero di narrare in modo quasi unicamente cinematografico, lasciando che i personaggi recitino senza l'impaccio di una storia articolata ed elaborata. Il soggetto si prosciuga fino a lasciare soltanto quel nucleo essenziale ideologico che rappresenta la sua firma. Senza che la storia in realtà ne risenta, perchè la storia è tutta nei sentimenti dei personaggi, che emergono con una semplicità e un'immediatezza che testimoniano la riuscita del lavoro, grafico e narrativo. Poi, per carità, si può leggere una storia tanto per leggerla, tanto per vedere come va a finire. Però è un peccato, perchè ci sono storie il cui epilogo (e anche lo svolgimento) è di scarso conto e di nulla importanza, ma che si ritrovano in tutt'altro. Di questa storia mi bastano le successioni dei volti di René e di Max, l'intensità e soprattutto la profondità che Morales e De Cubellis hanno dato a quei volti. La "storia" _è_ quella.

Detto questo, non c'è dubbio che la storia sia invece poca cosa. Per fortuna.

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Quasi tutte (o tutte?) le più grandi storie del Dylan Dog sclaviano hanno intrecci e soggetti esili, a volte persino pretestuosi, quando non del tutto assenti. A questo proposito, cito Golconda!, Gli orrori di Altroquando, Storia di Nessuno, Tre per zero, ma anche Memorie dall'invisibile, Caccia alle streghe, Totentanz. E l'elenco potrebbe continuare.
Ciò detto, non ho ancora letto la storia in questione. Spero di farlo quanto prima.
[Modificato da ddvd 15/03/2013 00:44]



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Juan Galvez, 14/03/2013 19:59:

Perchè non è facile riempire il nulla di così tanto.


Non sarà facile, ma non è neppure obbligatorio. Mettere la propria abilità di narratore al servizio di una trama più corposa non è esattamente una scelta sconsigliabile a chi voglia scrivere una storia potenzialmente memorabile.
Va bene la rarefazione, va bene la pennellata fulminea che disegna personaggi, sensazioni, atmosfere. Non sto a chiedere un intreccio "forte" che magari rischi di prevalere sul clima emotivo del racconto, ma un soggetto meno posticcio ed improbabile tutt'altro che impreziosito da personaggi troppo carichi da risultare quasi caricaturali: l'anziano killer-supereroe guarda caso in punto di morte ma pur sempre una specie di James Bond, e il suo legame con la moglie della sua vittima, e la posticcia figura del giovane giornalista, e quella stra-abusata della poliziotta (no, magistrato!) figa, e la plausibile coincidenza che la porterà a scontrarsi con il misterioso mandante di tante uccisioni.





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Re:
Fog, 15/03/2013 01:26:


Non sarà facile, ma non è neppure obbligatorio. Mettere la propria abilità di narratore al servizio di una trama più corposa non è esattamente una scelta sconsigliabile a chi voglia scrivere una storia potenzialmente memorabile.
Va bene la rarefazione, va bene la pennellata fulminea che disegna personaggi, sensazioni, atmosfere. Non sto a chiedere un intreccio "forte" che magari rischi di prevalere sul clima emotivo del racconto, ma un soggetto meno posticcio ed improbabile tutt'altro che impreziosito da personaggi troppo carichi da risultare quasi caricaturali: l'anziano killer-supereroe guarda caso in punto di morte ma pur sempre una specie di James Bond, e il suo legame con la moglie della sua vittima, e la posticcia figura del giovane giornalista, e quella stra-abusata della poliziotta (no, magistrato!) figa, e la plausibile coincidenza che la porterà a scontrarsi con il misterioso mandante di tante uccisioni.



L'anziano killer è un artificio letterario - oltre che un inside joke gustoso per i lettori di MM. Un artificio letterario che rappresenta/incarna la figura genitoriale nella sua funzione maieutica; il ritorno del passato e la sua dissoluzione nel futuro; la volontà dello spirito che prevale sulle contingenze del corpo. Quest'ultimo punto, alla luce della malattia e della morte di Morales, fa di René una figura autobiografica, l'espressione di un desiderio, pienamente realizzato sul piano artistico. È una figura potentissima, quella di René.

Questa storia ha un intreccio esile, sì, ma è tutt'altro che rarefatta. È anzi densa all'inverosimile. Certo, non è una densità flamboyante, lo ripeto. È una densità ottenuta con uno stile di scrittura minimale, che lascia tutto lo spazio alla storia dei personaggi. Sono i personaggi, la storia. È quel potere corrotto e meschino, la storia. Quel potere che è il filo rosso di tutta l'opera di Morales nei fumetti, e che mai come qui appare tanto nudo nella sua insensatezza.

È una storia memorabile perchè è davvero difficile rappresentare così tanto con così poco, e farlo con tanta semplicità.

V.



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Le storie 5 e 6

"Il lato oscuro della Luna" è splendido, una delle cose più mature e coraggiose mai proposte da Bonelli (chissà se Sergio aveva potuto leggerla... penso e spero di sì, almeno nelle fasi di lavorazione) Con un comprimario femminile (la madre) che credo sia davvero un unicum nel fumetto seriale italiano, incredibilmente convincente e umano nella sua quasi totale negatività. E un finale non consolatorio da applausi.

Una storia così valida da spingermi a vedere il film citato nell'introduzione. Eppure io questa storia avrei voluto che durasse di più, che il mondo di Lloyd non collassasse in modo così rapido, che la parte finale fosse un po' più dilatata. Avrebbe meritato di essere un romanzo da 250 pagine.

Sulla stessa riga, "Ritorno a Berlino" è fin troppo rapido nel suo dipanarsi: dopo un'ottima costruzione iniziale, si precipita purtroppo nel finale in alcuni cliché - il rapporto figlia integerrima / padre boss, narrato così, sa davvero troppo di già visto e scontato; e le elaborate sparatorie tarantiniane sono una concessione allo spettacolo a mio avviso inutile in una storia così berlinese. Alla fine il tutto sembra un po' tirato via, mentre con più pagine a disposizione, sono convinto che Morales avrebbe sfiorato il capolavoro: la sua agilità, le pennellate con cui dipinge i protagonisti, i dialoghi scorrevoli, il suo rimanere sotto traccia, ci avrebbero reso al meglio questo pezzo di storia recente.

Sash
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Le Storie 7 - La pattuglia, di Accatino e Casertano.
Sono stra curioso di leggere le vostre opinioni.
Io l'ho trovato un altro numero favoloso. Per i miei gusti personali, è il secondo capolavoro della testata, dopo lo stupendo numero 5, "Il lato oscuro della Luna".
I disegni di Casertano sono perfetti: nessun disegnatore rende meglio di lui la follia, gli stati d'allucinazione. La storia imbastita da Accatino è un sogno vivido, una fotografia dai contorni apparentemente regolari e definiti che si sgretola passo a passo sotto il peso di una pressione, di una tensione e di un'angoscia palpabili e sempre più gravose. SPOILER il climax ascendente non smette un secondo di calare il capitano Artz e i suoi uomini un gradino alla volta verso il proprio inferno personale e collettivo.
Una storia che ricomincerei a leggere già ora.
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