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legge=tohrah? e testamento=diatheke?

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2012 00:32
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01/09/2012 22:37
 
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Ho letto e che la traduzione della parola "torah" è inappropriatamente "la legge" mentre significa "insegnamento" e che la traduzione giusta del termine "diateke" non è "testamento" ma "patto".

Mi chiedo come è possibile che su questi due termini così diffusi nella scrittura si siano creati e ancora persistono, se ci sono, errori così grossi.
Se questi errori ci sono suggerirebbero la presenza di eventuali altri errori altrettanto grossi? E cosa hano fatto e fanno i traduttori al riguardo?
01/09/2012 22:42
 
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Re:
speculator, 01/09/2012 22.37:

Ho letto e che la traduzione della parola "torah" è inappropriatamente "la legge" mentre significa "insegnamento" e che la traduzione giusta del termine "diateke" non è "testamento" ma "patto".

Mi chiedo come è possibile che su questi due termini così diffusi nella scrittura si siano creati e ancora persistono, se ci sono, errori così grossi.
Se questi errori ci sono suggerirebbero la presenza di eventuali altri errori altrettanto grossi? E cosa hano fatto e fanno i traduttori al riguardo?



non conosco l' ebraico antico, ma il sostantivo diatheke significa, secondo il DENT a pagina 789, significa "patto, alleanza, testamento"...


01/09/2012 22:47
 
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....lo stesso DENT scrive che il significato di disposizione testamentaria, testamento, si ha solo in Galati 3:15 e Ebrei 9:16, mentre in tutti gli altri casi diatheke corrispondentemente all' uso linguistico dominante nella LXX, significa patto


[Modificato da Aquila-58 01/09/2012 22:50]
01/09/2012 23:10
 
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Tra le traduzioni che penso corrette di "diatheke c'è anche "testamento"; la traduzione varia seguendo il contesto. Ma il problema si pone quando si traduce "kaine diatheke" con un "nuovo testamento" mentre è un "nuovo patto" e si usa "testamento", ammeso per Galati 3:15 ed Ebrei 9:16, quando il contesto richiederebbe "patto".
01/09/2012 23:13
 
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7E Le espressioni “Vecchio Testamento” e “Nuovo Testamento”

2Co 3:14 — Gr. ἐπὶ τῇ ἀναγνώσει τῆς παλαιᾶς διαθήκης
(epì tei anagnòsei tes palaiàs diathèkes); lat. in lectione veteris testamenti

1607 “nella lettura del vecchio testamento” La Sacra Bibbia,
di Giovanni Diodati.
1769 “nella lettura del Vecchio Testamento” La Bibbia, di
Antonio Martini.
1950 “alla lettura del vecchio patto” New World Translation
of the Christian Greek
Scriptures (Traduzione
del Nuovo Mondo delle
Scritture Greche
Cristiane), Brooklyn
(New York).

Oggi è abitudine comune riferirsi a quella parte delle Scritture che fu scritta in ebraico e aramaico come al “Vecchio Testamento”. Questo si basa sulla lezione di 2Co 3:14 nella Vulgata latina e nelle versioni successive. Le Scritture Greche Cristiane sono comunemente chiamate “Nuovo Testamento”. È da notare che in 2Co 3:14 la parola diathèkes significa “patto”, come negli altri 32 luoghi in cui ricorre nel testo greco. — Vedi App. 7D.

Riguardo al significato della parola latina testamentum (genitivo: testamenti), Edwin Hatch, nella sua opera Essays in Biblical Greek, Oxford, 1889, p. 48, dichiarò che “per ignoranza della filologia del latino più tardo e volgare, una volta si supponeva che ‘testamentum’, con cui la parola [diathèke] è resa sia nelle prime versioni latine che nella Vulgata, significasse ‘testamento’, mentre in realtà significa anche, se non esclusivamente, ‘patto’”. In modo simile, in A Bible Commentary for English Readers by Various Writers, a cura di Charles Ellicott, New York, vol. VIII, p. 309, W. F. Moulton scrisse che “nell’antica traduzione latina delle Scritture testamentum divenne la comune versione della parola [diathèke]. Poiché comunque questa versione si trova molto spesso dove è impossibile pensare al significato di testamento (per esempio, in Sl. lxxxiii, 5, dove nessuno supporrà che il salmista dica che i nemici di Dio ‘hanno fatto un testamento contro di Lui’), è chiaro che il termine latino testamentum fu usato con un significato esteso, che corrisponde all’ampia applicazione della parola greca”. — Vedi ntt. a Sl 25:10 e 83:5.

In vista di quanto sopra, la traduzione “vecchio testamento” in 2Co 3:14 nelle versioni di Diodati, Martini e altri è inesatta. In questo punto varie traduzioni moderne leggono correttamente “vecchio patto”. Qui l’apostolo Paolo non si riferisce alle Scritture Ebraiche e Aramaiche nella loro interezza. Né vuol dire che gli ispirati scritti cristiani costituiscano un “nuovo testamento (patto)”. L’apostolo sta parlando del vecchio patto della Legge, che fu messo per iscritto da Mosè nel Pentateuco e che costituisce solo una parte delle Scritture precristiane. Per questa ragione nel versetto seguente egli dice: “ogni volta che si legge Mosè”.

Non c’è quindi nessuna base valida per chiamare le Scritture Ebraiche e Aramaiche “Vecchio Testamento” e le Scritture Greche Cristiane “Nuovo Testamento”. Gesù Cristo stesso si riferì alla collezione degli scritti sacri come alle “Scritture”. (Mt 21:42; Mr 14:49; Gv 5:39) L’apostolo Paolo vi si riferì come alle “sacre Scritture”, le “Scritture” e gli “scritti sacri”. (Ro 1:2; 15:4; 2Tm 3:15) In armonia con l’espressione ispirata di Ro 1:2, la Traduzione del Nuovo Mondo contiene nel suo titolo l’espressione “Sacre Scritture”.
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Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte

FORUM TESTIMONI DI GEOVA
02/09/2012 23:53
 
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Barnabino In vista di quanto sopra, la traduzione “vecchio testamento” in 2Co 3:14 nelle versioni di Diodati, Martini e altri è inesatta.

Ciò concordato e cioè che su un termine diffuso come patto tradotto testamento c'è errore dei traduttori, cosa fanno i traduttori per correggere l'errore?

Ci sono altri errori come quello di tradurre Thorah con legge quando significa insegnamento?
Ci sono altri errori che son altrettanto gravi e perchè?
03/09/2012 00:21
 
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Ci sono altri errori come quello di tradurre Thorah con legge quando significa insegnamento?



Nelle Scritture Ebraiche il termine “legge” nella maggioranza dei casi traduce l’ebraico tohràh, affine al verbo yaràh, “dirigere, insegnare, istruire”. In alcuni casi traduce l’aramaico dath. (Da 6:5, 8, 15) Altri vocaboli resi a volte “legge” (KJ) sono mishpàt (decisione giudiziaria, giudizio) e mitswàh (comandamento). Nelle Scritture Greche il sostantivo tradotto “legge” è nòmos, dal verbo nèmo (ripartire, distribuire).

In realtà insegnamento, direzione, istruzione sarebbe il senso migliore in ebraico ma è sempre da valutare caso per caso la resa in italiano, la LXX già rende con nomos, dunque legge, norma. Qui dunque la questione è un po' più delicata che con patto.

In alcuni casi i traduttori possono usare Legge al maiuscolo per specificare la Legge mosaica, vedi la nota della TNM a Ro 3,19 che dice:

“La Legge”: gr. ho nòmos, con l’articolo determinativo ho per specificare. Qui il contesto giustifica l’uso della maiuscola per indicare la “Legge” data mediante Mosè. Nel Bible Translator, vol. 1, gennaio 1950, edito dalle United Bible Societies, Londra, p. 165, J. Harold Greenlee afferma: “La parola ‘legge’ va esaminata caso per caso. L’articolo [greco] indica una legge particolare, o la legge mosaica; senza articolo, il riferimento può essere a ‘legge’ come principio”.

Shalom
[Modificato da barnabino 03/09/2012 00:22]
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FORUM TESTIMONI DI GEOVA
03/09/2012 00:32
 
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Barnabino In realtà insegnamento, direzione, istruzione sarebbe il senso migliore in ebraico ma è sempre da valutare caso per caso la resa in italiano, la LXX già rende con nomos, dunque legge, norma. Qui dunque la questione è un po' più delicata che con patto.

Dunque si dovrebbe valutare caso per caso e la questione è più delicata che con patto e quindi lascio spazio ai traduttori.

Ma dove esiste nell'ebraico antico il tetragramma tradurlo con la parola "il signore" non è un altro grossolano errore?
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