(helzapoppin), 19/07/2012 12.26:
quindi anche le esperienze anonime, o riportanti il solo nome di battesimo, che compaiono sulle vostre riviste sono totalmente inaffidabili?
Le nostre riviste sono piene di articoli e testimonianze autobiografiche o biografiche riguardanti persone con nome, cognome e persino foto; basta sfogliare una Torre di Guardia o uno Svegliatevi! per trovarne di sicuro una in quasi ogni numero. Nel qual caso vengano pubblicate esperienze con nomi variati esse hanno il solo scopo di tutelare la privacy del narrante.
Il tuo 'abstract', se vogliamo chiamarlo così, è una inferenza impropria poiché prende un dato dall'articolo e lo decontestualizza. La sola statistica decostituisce di ogni fondamento l'ipotesi da te suggerita: sono infatti i dissidenti a denunciare una "verità" diversa o alternativa da quella testimoniata dalla maggioranza degli appartenenti al gruppo che essi contestano. Ergo l'onere della prova vige su costoro non su coloro che, limitatamente in modo anonimo, e diffusamente sotto la luce del tracciamento anagrafico, predicano gioiosamente la loro fede.
Il critico detrattore su cui grava già l'onere della prova, non è credibile se anonimo proprio in virtù di questa
conditio si ne qua non.
L'articolo quindi fa bene a sottolineare questo curioso dato statistico,
in primis poiché vi è una pletora di esperienze tracciabili e verificabili nella nostra, e non solo nostra, letteratura,
in secondis in quanto è la critica stessa in quanto tale a dover fornire i dati necessari alla verifica del proprio valore argomentativo: se essa già latita omettendo il proprio autore inizia col piede sbagliato.