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I FUORIUSCITI DEI TESTIMONI DI GEOVA: TRA FENOMENOLOGIA E STATISTICA

Ultimo Aggiornamento: 02/03/2019 13:08
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10/07/2012 23:20
 
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I FUORIUSCITI DEI TESTIMONI DI GEOVA:

TRA FENOMENOLOGIA E STATISTICA

Cosa dicono gli esperti?



"Il membro deluso, e l’apostata, [nota 1] in particolare, sono informatori le cui prove devono essere utilizzate con circospezione. L’apostata ha generalmente bisogno di giustificare se stesso. Cerca di ricostruire il suo passato, di scusare le sue affiliazioni precedenti e di biasimare coloro che erano stati i suoi colleghi più prossimi. Non è dunque raro che impari a fabbricarsi una "storia di atrocità" per spiegare come — attraverso la manipolazione, l’inganno, la coercizione o le frodi — è stato prima condotto ad aderire, quindi gli è stato impedito di abbandonare un’organizzazione che oggi disapprova e condanna. Gli apostati, le cui narrazioni sono sensazionalizzate dalla stampa, cercano talora di trarre profitto dalle loro esperienze vendendo i loro racconti ai giornali o pubblicando libri". [nota 2]

Questa è sicuramente la più nota citazione ‘dotta’ sull’argomento dei fuoriusciti. Da anni testimoni di Geova ed ex-testimoni di Geova vi si rispecchiano, ovviamente con emozioni contrapposte: i primi perché corrisponde alla perfezione al profilo classico dell’ “apostata” come da essi compreso e condiviso, i secondi perché vi leggono un fallimento difficilmente rimediabile delle proprie campagne e quindi un attacco alla propria credibilità. I ‘venti contrari’ che si ingegnano ad alimentare, buoni per dominare la ristretta audience di un forum di dissidenti, di un bollettino parrocchiale o di una piccola rete TV cattolica, perdono efficacia di fronte alle impietose dichiarazioni di un ‘mostro sacro’ della sociologia come il prof. Wilson, al quale è stato riconosciuto, dopo la sua morte, “un enorme debito di gratitudine per l’arricchimento che ha recato alla nostra comprensione delle moderne società”. [nota 3]

Riandare spesso a questo estratto è utilissimo, perché rappresenta un’ottima sintesi di varie confutazioni al valore oggettivo delle esperienze di apostati:

• la necessità di ordine psicologico, comune a molti fuoriusciti dissidenti, di ‘giustificare’ a sé stessi e al resto del mondo la propria contrapposizione al gruppo di provenienza per nascondere o ridimensionare il quadro non proprio dignitoso di un allontanamento dovuto il più delle volte a misure disciplinari;
• la tendenza a ‘colorire’ esperienze personali negative allo scopo di provocare una facile esecrazione nella pubblica opinione;
• il sensazionalismo dal quale queste vicende sono spesso accompagnate presso i media (per ragioni tanto ovvie da non meritare un approfondimento).


Ma Wilson è forse l’unico a pensarla a questo modo? O se non altro, si può almeno affermare che la sua opinione sia minoritaria nel mondo scientifico?
[Modificato da EverLastingLife 10/07/2012 23:21]
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