LUTTO DI MORTE DI GATTO
Letti d’estate,
Dentro case che soffrono
Agonie di morte di gatto.
Quella luce di un bianco cristallo
In mattine di un qualsiasi giorno dell’anno.
Matviej cammina sulla luna
In un sogno fetale di polvere stellare,
Piroetta di galassia in galassia
Creando bolle di luce dagli occhi,
Rimbalza nel vuoto,
tra le zampe la chiave del cosmo.
Nuota in incubi di oceani isterici
Il muso contratto in un sorriso smarrito
Ma sciolto di gloria in giornate d’estate
Sdraiato nell’erba.
E l’erba ora canta
La marcia del morto imperatore di Persia
Ricordo inscatolato sottovuoto
Come serate di cotone
E luce gialla di un fegato marcio
Nascosto in camera gioco,
gioco a paradossi futuri,
accarezzando Matviej in un globo di tempo impazzito.
Poi mi sveglio e la luce non c’è,
al di là di vetri lucidi e opachi
di grigio sole malato.
Sono tornato bambino e cammino nella nebbia
Un gatto sconosciuto guida i miei passi
Verso uno scolastico sabato di fuga.
Fuggito dalla vita, strappato a quel prato
Ti canto, ti ho odiato, poi amato
Intramontabile presenza che più non c’è,
agonie che ricordano quelle umane,
solo più silenziose, e senza parole né piagnistei
Agonie a testa alta, all’aperto, al freddo,
senza pelle che cambia colore, senza deliri, o follie.
Pura e semplice morte,
e io ho tenuto tra le mani
il tuo corpo freddo inerte, rigido
che pieno più non era,
di quell’anima di sfinge reale.
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GENIALE!
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