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Uscita dall'Euro

Ultimo Aggiornamento: 15/07/2015 14:16
09/07/2012 12:01
 
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Finlandia vuole uscire dall'euro.

Penso che ritorneranno sempre più in auge i passaporti anche per l'europa.

www.tmnews.it/web/sezioni/top10/20120706_135217.shtml

www.wallstreetitalia.com/article/1404301/finlandia-e-olanda-unite-contro-lo-scudo-anti-spr...

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Chi di speculazione ferisce di speculazione perisce.
09/07/2012 16:23
 
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Re: Finlandia vuole uscire dall'euro.
MARCHE66, 09/07/2012 12.01:




Penso che l'ultimo problema dell'euro siano le minacce della Finlandia.
Esca pure, la porta è aperta.
Fra una decina d'anni le porteremo i fiori. [SM=g2232945]

Ce ne fosse uno che esce davvero!
Ma non se ne vanno manco a pagargli il debito pubblico.


09/07/2012 16:46
 
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Re: Re: Finlandia vuole uscire dall'euro.
gixpix67, 09/07/2012 16.23:



Penso che l'ultimo problema dell'euro siano le minacce della Finlandia.
Esca pure, la porta è aperta.
Fra una decina d'anni le porteremo i fiori
. [SM=g2232945]

Ce ne fosse uno che esce davvero!
Ma non se ne vanno manco a pagargli il debito pubblico.






Perfettamente d'accordo con le tue affermazioni
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20/07/2012 14:07
 
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All'Italia conviene uscire dall'euro.


A dirlo questa volta è un rapporto di Merrill Lynch.

www.agoravox.it/Conviene-all-Italia-uscire-dall.html

Acqua sul fuoco.
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05/08/2012 17:48
 
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Segnalo un articolo postato da sylvestro a mio giudizio ottimo e in tema anche con una ipotetica uscita dall'Euro zona: Dibattito sull’Euro: Il Contributo di Maurizio Blondet (L’incubo di Draghi….)
[Modificato da marco--- 05/08/2012 17:49]
06/08/2012 14:37
 
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L’uscita dall’euro prossima ventura (Fonte: ilmanifesto.it - di Alberto Bagnai - 22/08/2011)

Un anno fa, discorrendo con Aristide, chiedevo come mai la sinistra italiana rivendicasse con tanto orgoglio la paternità dell’euro: non vedeva quanto esso fosse opposto agli interessi del suo elettorato? Una domanda simile a quella di Rossanda. Aristide, economista di sinistra, mi raggelò: “caro Alberto, i costi dell’euro, come dici, sono noti, tutti i manuali li illustrano. Li vedevano anche i nostri politici, ma non potevano spiegarli ai loro elettori: se questi avessero potuto confrontare costi e benefici non avrebbero mai accettato l’euro. Tenendo gli elettori all’oscuro abbiamo potuto agire, mettendoli in una impasse dalla quale non potranno uscire che decidendo di fare la cosa giusta, cioè di andare avanti verso la totale unione, fiscale e politica, dell’Europa.” Insomma: “il popolo non sa quale sia il suo interesse: per fortuna a sinistra lo sappiamo e lo faremo contro la sua volontà”. Ovvero: so che non sai nuotare e che se ti getto in piscina affogherai, a meno che tu non “decida liberamente” di fare la cosa giusta: imparare a nuotare. Decisione che prenderai dopo un leale dibattito, basato sul fatto che ti arrivo alle spalle e ti spingo in acqua. Bella democrazia in un intellettuale di sinistra! Questo agghiacciante paternalismo può sembrare più fisiologico in un democristiano, ma non dovrebbe esserlo. “Bello è di un regno come che sia l’acquisto”, dice re Desiderio. Il cattolico Prodi l’Adelchi l’ha letto solo fino a qui. Proseguendo, avrebbe visto che per il cattolico Manzoni la Realpolitik finisce in tragedia: il fine non giustifica i mezzi. La nemesi è nella convinzione che “più Europa” risolva i problemi: un argomento la cui futilità non può essere apprezzata se prima non si analizza la reale natura delle tensioni attuali.

Il debito pubblico non c’entra.
Sgomenta l’unanimità con la quale destra e sinistra continuano a concentrarsi sul debito pubblico. Che lo faccia la destra non è strano: il contrattacco ideologico all’intervento dello Stato nell’economia è il fulcro della “controriforma” seguita al crollo del muro. Questo a Rossanda è chiaro. Le ricordo che nessun economista ha mai asserito, prima del trattato di Maastricht, che la sostenibilità di un’unione monetaria richieda il rispetto di soglie sul debito pubblico (il 60% di cui parla lei). Il dibattito sulla “convergenza fiscale” è nato dopo Maastricht, ribadendo il fatto che queste soglie sono insensate. Maastricht è un manifesto ideologico: meno Stato (ergo più mercato). Ma perché qui (cioè a sinistra?) nessuno mette Maastricht in discussione? Questo Rossanda non lo nota e non se lo chiede. Se il problema fosse il debito pubblico, dal 2008 la crisi avrebbe colpito prima la Grecia (debito al 110% del Pil), e poi Italia (106%), Belgio (89%), Francia (67%) e Germania (66%). Gli altri paesi dell’eurozona avevano debiti pubblici inferiori. Ma la crisi è esplosa prima in Irlanda (debito pubblico al 44% del Pil), Spagna (40%), Portogallo (65%), e solo dopo Grecia e Italia. Cosa accomuna questi paesi? Non il debito pubblico (minimo nei primi paesi colpiti, altissimo negli ultimi), ma l’inflazione. Già nel 2006 la Bce indicava che in Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna l’inflazione non stava convergendo verso quella dei paesi “virtuosi”. I Pigs erano un club a parte, distinto dal club del marco (Germania, Francia, Belgio, ecc.), e questo sì che era un problema: gli economisti sanno da tempo che tassi di inflazione non uniformi in un’unione monetaria conducono a crisi di debito estero (prevalentemente privato).

Inflazione e debito estero.
Se in X i prezzi crescono più in fretta che nei suoi partner, X esporta sempre meno, e importa sempre più, andando in deficit di bilancia dei pagamenti. La valuta di X, necessaria per acquistare i beni di X, è meno richiesta e il suo prezzo scende, cioè X svaluta: in questo modo i suoi beni ridiventano convenienti, e lo squilibrio si allevia. Effetti uguali e contrari si producono nei paesi in surplus, la cui valuta diventa scarsa e si apprezza. Ma se X è legato ai suoi partner da un’unione monetaria, il prezzo della valuta non può ristabilire l’equilibrio esterno, e quindi le soluzioni sono due: o X deflaziona, o i suoi partner in surplus inflazionano. Nella visione keynesiana i due meccanismi sono complementari: ci si deve venire incontro, perché surplus e deficit sono due facce della stessa medaglia (non puoi essere in surplus se nessuno è in deficit). Ai tagli nel paese in deficit deve accompagnarsi un’espansione della domanda nei paesi in surplus. Ma la visione prevalente è asimmetrica: l’unica inflazione buona è quella nulla, i paesi in surplus sono “buoni”, e sono i “cattivi” in deficit a dover deflazionare, convergendo verso i buoni. E se, come i Pigs, non ci riescono? Le entrate da esportazioni diminuiscono e ci si deve indebitare con l’estero per finanziare le proprie importazioni. I paesi a inflazione più alta sono anche quelli che hanno accumulato più debito estero dal 1999 al 2007: Grecia (+78 punti di Pil), Portogallo (+67), Irlanda (+65) e Spagna (+62). Con il debito crescono gli interessi, e si entra nella spirale: ci si indebita con l’estero per pagare gli interessi all’estero, aumenta lo spread e scatta la crisi.

Lo spettro del 1992.
E l’Italia? Dice Rossanda: “il nostro indebitamento è soprattutto all’interno”. Non è più vero. Pensate veramente che ai mercati interessi con chi va a letto Berlusconi? Pensate che si preoccupino perché il debito pubblico è “alto”? Ma il nostro debito pubblico è sopra il 100% da 20 anni, e i nostri governi, anche se meno folcloristici, sono stati spesso più instabili. Non è questo che preoccupa i mercati: quello che li preoccupa è che oggi, come nel 1992, il nostro indebitamento con l’estero sta aumentando, e che questo aumento, come nel 1992, è guidato dall’aumento dei pagamenti di interessi sul debito estero, che è in massima parte debito privato, contratto da famiglie e imprese (il 65% delle passività sull’estero dell’Italia sono di origine privata).

Cui Prodest?
Calata nell’asimmetria ideologica mercantilista (i “buoni” non devono cooperare) e monetarista (inflazione zero) la scelta politica di privarsi dello strumento del cambio diventa strumento di lotta di classe. Se il cambio è fisso, il peso dell’aggiustamento si scarica sui prezzi dei beni, che possono diminuire o riducendo i costi (quello del lavoro, visto che quello delle materie prime non dipende da noi) o aumentando la produttività. Precarietà e riduzioni dei salari sono dietro l’angolo. La sinistra che vuole l’euro ma non vuole Marchionne mi fa un po’ pena. Chi non deflaziona accumula debito estero, fino alla crisi, in seguito alla quale lo Stato, per evitare il collasso delle banche, si accolla i debiti dovuti agli squilibri esterni, trasformandoli in debiti pubblici. Alla privatizzazione dei profitti segue la socializzazione delle perdite, con il vantaggio di poter incolpare a posteriori i bilanci pubblici. La scelta non è se deflazionare o meno, ma se farlo subito o meno. Una scelta ristretta, ma solo perché l’ottusità ideologica impone di concentrarsi sul sintomo (lo squilibrio pubblico, che può essere corretto solo tagliando), anziché sulla causa (lo squilibrio esterno, che potrebbe essere corretto cooperando). Alla domanda di Rossanda “non c’è stato qualche errore?” la risposta è quella che dà lei stessa: no, non c’è stato nessun errore. Lo scopo che si voleva raggiungere, cioè la “disciplina” dei lavoratori, è stato raggiunto: non sarà “di sinistra”, ma se volete continuare a chiamare “sinistra” dei governi “tecnici” a guida democristiana accomodatevi. Lo dice il manuale di Acocella: il “cambio forte” serve a disciplinare i sindacati.

Più Europa?
Secondo la teoria economica un’unione monetaria può reggere senza tensioni sui salari se i paesi sono fiscalmente integrati, poiché ciò facilita il trasferimento di risorse da quelli in espansione a quelli in recessione. Una “soluzione” che interviene a valle, cioè allevia i sintomi, senza curare la causa (gli squilibri esterni). È il famoso “più Europa”. Un esempio: festeggiamo quest’anno il 150° anniversario dell’unione monetaria, fiscale e politica del nostro paese. “Più Italia” l’abbiamo avuta, non vi pare? Ma 150 anni dopo la convergenza dei prezzi fra le varie regioni non è completa, e il Sud ha un indebitamento estero strutturale superiore al 15% del proprio Pil, cioè sopravvive importando capitali dal resto del mondo (ma in effetti dal resto d’Italia). Dopo cinquanta anni di integrazione fiscale nell’Italia (monetariamente) unita abbiamo le camicie verdi in Padania: basterebbero dieci anni di integrazione fiscale nell’area euro, magari a colpi di Eurobond, per riavere le camicie brune in Germania. L’integrazione fiscale non è politicamente sostenibile perché nessuno vuole pagare per gli altri, soprattutto quando i media, schiavi dell’asimmetria ideologica, bombardano con il messaggio che gli altri sono pigri, poco produttivi, che “è colpa loro”. Siano greci, turchi, o ebrei, sappiamo come va a finire quando la colpa è degli altri.

Deutschland über alles.
Le soluzioni “a valle” dello squilibrio esterno sono politicamente insostenibili, ma lo sono anche quelle “a monte”. La convivenza con l’euro richiederebbe l’uscita dall’asimmetria ideologica mercantilista. Bisognerebbe prevedere simmetrici incentivi al rientro per chi si scostasse in alto o in basso da un obiettivo di inflazione. Il coordinamento del quale Rossanda parla andrebbe costruito attorno a questo obiettivo. Ma il peso dei paesi “virtuosi” lo impedirà. Perché l’euro è l’esito di due processi storici. Rossanda vede il primo (il contrattacco del capitale per recuperare l’arretramento determinato dal new deal post-bellico), ma non il secondo: la lotta secolare della Germania per dotarsi di un mercato di sbocco. Ci si estasia (a destra e a sinistra) per il successo della Germania, la “locomotiva” d’Europa, che cresce intercettando la domanda dei paesi emergenti. Ma i dati che dicono? Dal 1999 al 2007 il surplus tedesco è aumentato di 239 miliardi di dollari, di cui 156 realizzati in Europa, mentre il saldo commerciale verso la Cina è peggiorato di 20 miliardi (da un deficit di -4 a uno di -24). I giornali dicono che la Germania esporta in Oriente e così facendo ci sostiene con la sua crescita. I dati dicono il contrario. La domanda dei paesi europei, drogata dal cambio fisso, sostiene la crescita tedesca. E la Germania non rinuncerà a un’asimmetria sulla quale si sta ingrassando. Ma perché i governi “periferici” si sono fatti abbindolare dalla Germania? Lo dice il manuale di Gandolfo: la moneta unica favorisce una “illusione della politica economica” che permette ai governi di perseguire obiettivi politicamente improponibili, cavandosela col dire che sono imposti da istanze sopraordinate (quante volte ci siamo sentiti dire “l’Europa ci chiede...”?). Il fine (della lotta di classe al contrario) giustificava il mezzo (l’ancoraggio alla Germania).

La svalutazione rende ciechi.
È un film già visto. Ricordate lo Sme “credibile”? Dal 1987 al 1991 i cambi europei rimasero fissi. In Italia l’inflazione salì dal 4.7% al 6.2%, con il prezzo del petrolio in calo (ma i cambi fissi non domavano l’inflazione?). La Germania viaggiava su una media del 2%. La competitività italiana diminuiva, l’indebitamento estero aumentava, e dopo la recessione Usa del 1991 l’Italia dovette svalutare. Svalutazione! Provate a dire questa parola a un intellettuale di sinistra. Arrossirà di sdegnato pudore virginale. Non è colpa sua. Da decenni lo bombardano con il messaggio che la svalutazione è una di quelle cosacce che provocano uno sterile sollievo temporaneo e orrendi danni di lungo periodo. Non è strano che un sistema a guida tedesca sia retto dal principio di Goebbels: basta ripetere abbastanza una bugia perché diventi una verità. Ma cosa accadde dopo il 1992? L’inflazione scese di mezzo punto nel ’93 e di un altro mezzo nel ’94. Il rapporto debito estero/Pil si dimezzò in cinque anni (da -12 a -6 punti di Pil). La bolletta energetica migliorò (da -1.1 a -1.0 punti). Dopo uno shock iniziale, l’Italia crebbe a una media del 2% dal 1994 al 2001. La lezioncina sui danni della svalutazione (genera inflazione, procura un sollievo solo temporaneo, non ce la possiamo permettere perché importiamo il petrolio) è falsa.

Irreversibile?
Si dice che la svalutazione non sarebbe risolutiva, e che le procedure di uscita non sono previste, quindi... Quindi cosa? Chi è così ingenuo da non vedere che la mancanza di procedure di uscita è solo un espediente retorico, il cui scopo è quello di radicare nel pubblico l’idea di una “naturale” o “tecnica” irreversibilità di quella che in fondo è una scelta umana e politica (e come tale reversibile)? Certo, la svalutazione renderebbe più oneroso il debito definito in valuta estera. Ma porterebbe da una situazione di indebitamento estero a una di accreditamento estero, producendo risorse sufficienti a ripagare i debiti, come nel 1992. Se non lo fossero, rimarrebbe la possibilità del default. Prodi vuol far sostenere una parte del conto ai “grossi investitori istituzionali”? Bene: il modo più diretto per farlo non è emettere Eurobond “socializzando” le perdite a beneficio della Germania (col rischio camicie brune), ma dichiarare, se sarà necessario, il default, come hanno già fatto tanti paesi che non sono stati cancellati dalla geografia economica per questo. È già successo e succederà. “I mercati ci puniranno, finiremo stritolati!”. Altra idiozia. Per decenni l’Italia è cresciuta senza ricorrere al risparmio estero. È l’euro che, stritolando i redditi e quindi i risparmi delle famiglie, ha costretto il paese a indebitarsi con l’estero. Il risparmio nazionale lordo, stabile attorno al 21% dal 1980 al 1999, è sceso costantemente da allora fino a toccare il 16% del reddito. Nello stesso periodo le passività finanziarie delle famiglie sono raddoppiate, dal 40% all’80%. Rimuoviamo l’euro, e l’Italia avrà meno bisogno dei mercati, mentre i mercati continueranno ad avere bisogno dei 60 milioni di consumatori italiani.

Non faccia la sinistra ciò che fa la destra.
Dall’euro usciremo, perché alla fine la Germania segherà il ramo su cui è seduta. Sta alla sinistra rendersene conto e gestire questo processo, anziché finire sbriciolata. Non sto parlando delle prossime elezioni. Berlusconi se ne andrà: dieci anni di euro hanno creato tensioni tali per cui la macelleria sociale deve ora lavorare a pieno regime. E gli schizzi di sangue stonano meno sul grembiule rosso. Sarà ancora una volta concesso alla sinistra della Realpolitik di gestire la situazione, perché esiste un’altra illusione della politica economica, quella che rende più accettabili politiche di destra se chi le attua dice di essere di sinistra. Ma gli elettori cominciano a intuire che la macelleria sociale si può chiudere uscendo dall’euro. Cara Rossanda, gli operai non sono “scombussolati”, come dice lei: stanno solo capendo. “Peccato e vergogna non restano nascosti”, dice lo spirito maligno a Gretchen. Così, dopo vent’anni di Realpolitik, ad annaspare dove non si tocca si ritrovano i politici di sinistra, stretti fra la necessità di ossequiare la finanza, e quella di giustificare al loro elettorato una scelta fascista non tanto per le sue conseguenze di classe, quanto per il paternalismo con il quale è stata imposta. Si espongono così alle incursioni delle varie Marine Le Pen che si stanno affacciando in paesi di democrazia più compiuta, e presto anche da noi. Perché le politiche di destra, nel lungo periodo, avvantaggiano solo la destra. Ma mi rendo conto che in un paese nel quale basta una legislatura per meritarsi una pensione d’oro, il lungo periodo possa non essere un problema dei politici di destra e di sinistra. Questo spiega tanta unanimità di vedute.
18/08/2012 09:20
 
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EURO: Analisi dettagliata del perche’ dobbiamo Uscire! (Fonte: rischiocalcolato.it - di Gpg Imperatrice - 08/08/2012)

1)Premessa

RISCHIO CALCOLATO ha promosso un dibattito sulla convenienza di stare o meno nella moneta unica, e la cosa e’ molto positiva. I recenti articoli di Funny King e di Blondet, su posizioni diverse, certificano un genuino e trasparente dibattito. In Italia non se ne parla, ed al piu’ si discute sulla questione del cambio 1 euro pari a 1000 lire nell’acquisto di beni di largo consumo, che e’ un’impostazione un po’ semplicistica.

Ma l’Euro ci conviene? Da qualche mese scrivo articoli sul tema, cercando di analizzare l’impatto che la moneta unica ha avuto sul nostro paese e su altre nazioni europee. Direi che e’ arrivato il momento di mettere in fila i birilli, e fare un’articolo di analisi di tutti i PRO e CONTRO di un mantenimento dell’EURO o di un ritorno alla LIRA, ovviamente coi miei limiti (ho buone conoscenze macro-economiche, politiche e statistiche, mentre sono poco ferrata negli aspetti finanziari e bancari, che andrebbero analizzati da gente che ne sa piu’ di me). Ma andiamo con ordine, e partiamo dagli articoli fatti (che vi invito a rileggere), alcuni dei quali riprendono dati, analisi e conclusioni riprese dai dibattiti internazionali sul tema (all’estero se ne parla):

Articoli di analisi sul tema EURO per chi volesse approfondire:

1) www.rischiocalcolato.it/2012/05/uscire-dalleuro-dati-per-ragionarci-sopra-prima-comunque-di-farci-ragionare-stampera...

2) www.rischiocalcolato.it/2012/06/la-produzione-industriale-in-europa-dal-1992-al-2011-leuro-ha-permesso-un-trasferimento-colossale-di-produzione-e-benessere-dalleuropa-periferica-alla-germa...

3) www.rischiocalcolato.it/2012/05/a-chi-conviene-leuro-solo-alla-germania-e-non-e-un-piagnis...

4) www.rischiocalcolato.it/2012/06/lira-o-euro-il-bivio-dello-scenario-europeo-ed-i-rischi-e-le-opportunita-di-un-ritorno-alla-l...

5) www.rischiocalcolato.it/2012/06/spread-su-occupazione-e-lavoro-in-eur...

6) www.rischiocalcolato.it/2012/07/verso-la-bancarotta-ecco-come-litalia-ha-bruciato-20-a...

7) www.rischiocalcolato.it/2012/06/euro-deliri-sulla-rai-le-argomentazione-pro-euro-della-ca...

Articoli sul tema EURO per chi volesse approfondire:

1) www.rischiocalcolato.it/2012/06/euro-sondaggio-shock-gli-italiani-i-piu-euroscettici-dellarea-euro-a-quando-un-serio-dibattito-nazionale-a-noi-conviene-le...

2) www.rischiocalcolato.it/2012/06/cosa-accadra-in-europa-ed-italia-nei-prossimi-12-mesi-qui-le-mie-previsioni-preparatevi-a-vederne-di-tutti-i-col...

3) www.rischiocalcolato.it/2012/07/verso-la-bancarotta-europa-il-piu-costoso-funerale-della-sto...

4) www.rischiocalcolato.it/2012/05/crisi-delleuro-e-crisi-greca-stampano-e-se-si-qua...

5) www.rischiocalcolato.it/2012/05/germania-ed-europa-raccontiamoci-tutta-la-verita-tu...

6) www.rischiocalcolato.it/2012/03/sekkhioni-la-crisi-delleuropa-ed-il-ruolo-della-germa...

2)PRODUZIONE INDUSTRIALE: vince il RITORNO ALLA LIRA in modo netto

C’e’ poco da dire. Negli articoli in premessa sono stati analizzati ampiamente (con dati, numeri, grafici e statistiche di trend) gli andamenti della produzione industriale in 15 paesi Europei negli ultimi 20 anni. Ne’ e’ risultato che l’Euro ha causato un colossale trasferimento di produzione industriale da tutti i paesi periferici verso la Germania, come conseguenza dell’invariabilita’ dei cambi, che consente al sistema meno inflattivo (quello tedesco) e piu’ efficiente, di sottrarre ampie quote di produzione. Il contesto complessivo (l’Europa nel suo insieme) non ha da lustri una dinamica crescente nella produzione, a causa della concorrenza asiatica, ed al suo interno v’e’ un vincitore e tanti sconfitti.

Per capirsi, dal 2005 ad oggi, l’Italia ha fatto -18% e la Germania +10%: e’ come se in 7 anni, tutte le fabbriche presenti nel Centro Italia avessero chiuso e si fossero trasferite in Germania in blocco: effetti analoghi a quelli di una Guerra Mondiale.

La dinamica in caso di mantenimento dell’EURO e’ prevedibilmente la stessa degli ultimi 10 anni (ed ancora in pieno corso nel 2012), con una Germania che sottrarra’ quote a tutti gli altri. Il trend proseguira’ inevitabilmente, fintanto che la Germania manterra’ un’inflazione minore o uguale ai partners, e potra’ mutare solo quando tale tendenza mutera’ ed in modo duraturo (considero l’ipotesi fantascienza!). Ovviamente gli aumenti di tassazione indiretta in Italia (IVA, accise) e Spagna (IVA), causa prima di sovra-inflazione, promettono che il differenziale inflattivo tra Germania e Sud Europa permarra’ anche nei prossimi 2 anni.

In caso di disgregazione dell’EURO, e ritorno alle valute nazionali, e’ ovvio che accadra’ qualcosa di analogo a quanto accadde nel 1992-95. L’Italia (e gli altri paesi che svalutarono) all’epoca ebbe un’impennata nella Produzione Industriale e la Germania ebbe una bella batosta. E’ cio’ che accade in corrispondenza di ogni riaggiustamento monetario. E’ vero che l’Italia ha minore peso industriale rispetto all’epoca, ma e’ anche vero che l’incidenza dell’Import-Export rispetto alla produzione e’ aumentata molto rispetto a 20 anni fa, per cui e’ prevedibile vi saranno gli stessi effetti.

3)BILANCIA COMMERCIALE E BILANCIA DEI PAGAMENTI: stra-vince il RITORNO ALLA LIRA in modo netto

Anche in questo caso non c’e’ storia. Negli articoli in premessa sono stati analizzati ampiamente (con dati, numeri, grafici e statistiche di trend) gli andamenti delle bilance commerciali e dei pagamenti di tutti i grandi paesi europei negli ultimi 15 anni.

L’Euro ha consentito alla Germania di ampliare a dismisura i propri attivi commerciali in una misura pari esattamente alla somma della crescita dei passivi in Spagna, Italia, Francia ed altri periferici.

La dinamica in caso di mantenimento dell’EURO e’ prevedibilmente la stessa degli ultimi 10 anni. E’ ovvio che molto dipendera’ dalla quotazione dell’EURO stesso sul DOLLARO e dalle politiche restrittive imposte all’interno dei singoli paesi. Per dire, nel 2012, l’Italia sta quasi azzerando il passivo commerciale, grazie al calo dell’EURO (fattore su cui l’economia Italiana e’ assai piu’ sensibile di molte altre, ed in particolare di quella tedesca) ed alle politiche restrittive suicide di Monti (che hanno fatto crollare l’import). La tendenza di fondo pluriennale, pero’, restera’ inevitabilmente connessa con la competitivita’ dell’industria, di cui abbiamo ampiamente scritto sopra.

In caso di disgregazione dell’EURO, e ritorno alle valute nazionali, e’ ovvio che accadra’ qualcosa di analogo a quanto accadde nel 1992-95 con un ritorno ad un forte attivo commerciale per l’Italia ed una decisa riduzione dei passivi per gli altri periferici che svaluteranno; il tutto ai danni della Germania.

4)OCCUPAZIONE e PIL: vince il RITORNO ALLA LIRA (a meno di uno scenario catastrofico di Default a catena dell’intera Europa)

Anche in questo caso e’ prevedibile che un ritorno alla LIRA rafforzi il PIL e l’occupazione. Negli articoli in premessa sono stati analizzati ampiamente (con dati, numeri, grafici e statistiche di trend) gli andamenti dell’occupazione, della disoccupazione e del PIL dei grandi paesi europei negli ultimi 15 anni.

L’Euro ha consentito alla Germania di riprendere la sua corsa del PIL e dell’occupazione, e cio’ e’ stato fatto ai danni di diversi paesi periferici, in primis dell’Italia, che e’ il secondo paese manifatturiero europeo. La Germania non ebbe immediatamente benefici dall’introduzione dell’Euro e dei cambi fissi. Rammentate che fino al 2000-2005 si diceva che la Germania era il grande malato d’Europa? Era vero, visto che aveva un’andamento del PIL asfittico (come l’Italia, che pero’ era reduce da una corsa per ridurre il deficit dal 10% ed oltre al 3%), peggiore di ogni nazione europea. La Germania ha avuto pazienza, ha anticipato alcune riforme, volte essenzialmente a contenere il costo del lavoro interno (anche favorendo i lavori a bassissimo salario) e l’inflazione; ovviamente ogni anno ha portato a casa un piccolo vantaggio inflattivo sui concorrenti, che col passare degli anni e’ diventato un grosso vantaggio e proprio dal 2005, ha iniziato a vedere andamenti di PIL ed occupazione estremamente favorevoli (ai danni degli altri, come testimoniato dai grafici allegati negli articoli in premessa).

La dinamica in caso di mantenimento dell’EURO e’ prevedibilmente la stessa degli ultimi 7 anni (ancora in pieno corso nel 2012). Tra l’altro, se la Germania manterra’ l’atteggiamento che ha tenuto nei confronti della crisi Europea negli ultimi disastrosi 3 anni e mezzo (e non vedo perche’ debba cambiare linea), e’ ovvio che chiedera’ l’adozione a tutti i periferici di misure sempre piu’ restrittive (leggi Manovra Monti) che inevitabilmente affosseranno sempre piu’ il PIL ed aumenteranno la poverta’ e la disoccupazione. Nel contempo la Germania sara’ impattata dal minore export verso i paesi “canaglia”, e compensera’ in parte la cosa, grazie a tassi di interesse bassissimi ed afflussi copiosi di capitale.

In caso di disgregazione dell’EURO, e ritorno alle valute nazionali, e’ ovvio che la Germania rivalutera’ fortemente, ed i periferici svaluteranno, con impatti seri su produzione ed export tedeschi (e quindi su PIL ed occupazione), mentre ovviamente chi svalutera’ avra’ le conseguenze opposte. E’ ovvio che molto dipendera’ da come avverra’ la disgregazione dell’EURO: se venisse accompagnata da una serie di default di alcune nazioni, l’impatto sarebbe devastante non solo per la Germania ma pure per i paesi sottoposti a default, in tale scenario, nel medio periodo le nazioni sottoposte a default e simultanea svalutazione avrebbero una netta ripresa (come accaduto sempre nel passato in situazioni analoghe), mentre il quadro per la Germania resterebbe fosco sia nel breve che nel medio periodo (a lungo termine le cose potrebbero cambiare).

Ho visto 3 studi recenti sugli impatti della disgregazione dell’EURO: in uno si diceva che TUTTA l’Europa avrebbe visto il PIL crollare (ed associo questo andamento al caso di default generalizzati di vari paesi), ed in altri 2 studi si prevedeva un forte calo del PIL in Germania ed una ripresa nei paesi periferici (ed associo tale previsione, ad uno scenario piu’ morbido, di abbandono di alcuni paesi dell’area euro, con risoluzione successiva della crisi con svalutazioni ed utilizzo da parte delle banche centrali degli strumenti di flessibilita’ tradizionali, quali QE, tassi, etc).


Ovviamente gli Studi valgono quello che valgono. All’epoca dell’introduzione dell’EURO a fine anni 90, c’erano fior fiore di studi, unanimi nell’affermare che l’EURO avrebbe portato benefici all’economia ed al PIL dell’Eurozona consistenti. Nella realta’ e’ accaduto l’esatto opposto, e l’Eurozona ha vissuto il peggior andamento del PIL da 50 anni a questa parte, sia in termini assoluti, che relativi nel confronto ad USA e resto del mondo.

5)INFLAZIONE: vince il RESTARE NELL’EURO; ma con politici e politiche serie, cio’ non sarebbe un problema

Dopo aver visto che per l’economia reale non c’e’ partita a favore della LIRA, passiamo ad analizzare l’inflazione.

Per capire cio’, facciamoci una domanda. Cosa accadde nel 1992-1995 quando la LIRA svaluto’ da 750 a 1100 sul Marco, vale a dire del 50%, all’inflazione? Accadde, come scritto nel relativo articolo richiamato in premessa, che il differenziale di inflazione con la Germania scese dal 3,3% del 1990-92 all’1,6% del 1993-95. Ma come e’ possibile? Semplice: crollo’ il volume dell’import (piu’ caro) e parte di questo venne sostituito da produzione nazionale (piu’ a buon mercato) e cio’ calmiero’ i prezzi. L’impatto piu’ severo fu ovviamente sui beni energetici (che pero’ hanno un’incidenza modesta sul paniere inflattivo complessivo rispetto alla componente del costo del lavoro, che e’ squisitamente un parametro interno). Rammento per la cronaca, che le follie di Monti sulle accise, hanno avuto un’impatto analogo sui prezzi energetici a quello di una classica svalutazione del 25-30% (ove sale il prezzo della materia prima e dell’IVA e restano invariate le accise).

Sono dell’idea, comunque, che una svalutazione un qualche impatto inflattivo lo provochera’, sia diretto (a causa dell’aumento dei prezzi dei prodotti importati) che indiretto (legato al fatto che il PIL sara’ meno asfittico, e cio’ inevitabilmente avra’ qualche ricaduta sui prezzi).

E’ ovvio, comunque, che i vantaggi della svalutazione permarranno nel tempo, solamente se ci sara’ una politica seria di contenimento dell’inflazione, con differenziali sulla Germania che restino nell’alveo della ragionevolezza. Per far cio’ e conservare ed utilizzare al meglio il vantaggio competitivo, serve una classe dirigente seria e responsabile, che adotti riforme serie di liberalizzazione, che incidano pesantemente sui settori distributivi e sui servizi semi-monopolisti, dove sarebbe possibile ottenere tramite maggior efficienza una decisa caduta dei prezzi, e quindi una tenuta della competitivita’ del paese.

6)TASSI DI INTERESSE: vince nettamente il RESTARE NELL’EURO

Passiamo ad analizzare i tassi di interesse. Rammendiamo a tutti, che il contenimento dei tassi di interesse era, appunto, il maggior vantaggio per l’Italia nell’ingresso nell’Euro-zona.

Tale vantaggio non si limita al settore pubblico (minori interessi da pagare sul debito pubblico), ma si estende al sistema privato (tassi agevolati sui mutui ed il credito per le famiglie e finanziamenti piu’ convenienti per le imprese).

E’ indubbio che per 10 anni l’Italia ha usufruito di vantaggi enormi su questo fronte, con tassi bassissimi e spread con la Germania ridicoli (ed in parte irrealistici).

E’ altrettanto vero che nel contesto degli anni 80 ed inizio anni 90 i tassi italiani erano stratosferici, anche perche’ il panel complessivo dei tassi mondiali (e dell’inflazione) erano decisamente diversi (tassi nulli erano una chimera anche nelle nazioni di riferimento).

Nel 1992-95, gli spread tra Italia e Germania si mantennero sui 500 punti (con picchi sopra i 700). L’era EURO ha decretato spread di 50-100 punti, ma la recente crisi ha riportato gli spread all’epoca della crisi del 1992-95, sui 400-500 punti.

Allora l’unico vero grosso vantaggio dell’EURO, quello di tassi a buon mercato, e’ svanito? Onestamente direi di no, almeno attualmente, visto che i tassi sul breve termine restano comunque convenienti e che l’Italia con la neo-LIRA Tassi di sconto all’1% li vedrebbe solo col binocolo.

E’ evidente che passare dall’EURO alla LIRA provochera’ un netto rialzo del TASSO di sconto, nonche’ dei rendimenti dei titoli, soprattutto a breve termine.

E’ altrettanto evidente che se questa crisi non trovera’ sbocco (e non vedo come possa risolversi definitivamente, perlomeno fino a settembre 2013, data delle elezioni federali tedesche), gli spread ed i tassi potrebbero volare nell’iperspazio (ovviamente col solito andamento a dente di sega).

7)DEBITO PUBBLICO e conti pubblici: secondo me vincerebbe la LIRA, ma unicamente nel caso di avere politici decenti (nel caso opposto saremo fottuti comunque sia con EURO che con LIRE)

Qui, farei un ragionamento un po’ semplicistico, ma efficace.

I Fautori dell’EURO sostengono che tornare alla LIRA fara’ riesplodere i Tassi, e che l’introduzione dell’EURO ha consentito di ridurre l’ammontare degli interessi pagato di 60-75 miliardi, pari a 4-5% del PIL (in termini attualizzati). Hanno ragione, ovviamente, ma penso che il ragionamento sia monco. Mi spiego.

L’ingresso nell’EURO (ed ancor prima in un sistema a cambi fissi a 990 sul marco) ha avuto anche altre 2 conseguenze. In primo luogo ha frenato nettamente la dinamica del PIL reale (la cosa l’abbiamo vista negli articoli in premessa), sia per il contenimento inflattivo, sia per le ricadute sull’economia reale (sappiamo che da 15 anni cresciamo dell’1% meno della media UE, differenziale che nel 2012 si avvicinera’ al 2%). Ebbene, cio’ implica una contrazione del denominatore con cui si misura il debito pubblico (e quindi lo fa aumentare). In secondo luogo, il calo del PIL ha impatti sulle spese (che crescono, specie quelle di tutela) nonche’ sulle entrate (la Manovra Monti ne e’ un’esempio lampante, con entrate nettamente inferiori al preventivato a causa del crollo del PIL, causato dalle stesse misure). Che significa cio?

Che dire, facciamo 2 calcoletti senza pretese. Dal 1995 ad oggi, l’Italia e’ passata da avere un PIL industriale che pesava il 65% di quello tedesco, al 50% attuale (ne abbiamo gia’ discusso). Ipotizzando che l’Italia fosse rimasta al 65%, e che la Germania avesse corso meno (non avrebbe avuto i vantaggi che ha avuto), l’Italia oggi avrebbe avuto un PIL industriale di 60-70 miliardi di Euro in piu’, raddoppiabili con gli impatti su export e servizi. 120-140 miliardi di PIL in piu’ equivalgono a 60-70 miliardi di tasse in piu’, che guarda un po’ sono esattamente il costo dei maggiori interessi. Ovviamente il calcolo ha limiti evidenti, ma da’ un’idea sul fatto che l’EURO ha avuto anche impatti negativi indiretti su Deficit e Debito (legati a minore PIL e minore inflazione), accanto a quelli positivi diretti (minori tassi di interesse).

Conclusioni?

Restare nell’EURO e’ comunque un suicidio. Nel 2012 voleremo al 126% di Debito. Successivamente non credo le cose migliorino. Restare nell’EURO, poi, significa inflazione bassa e quel che e’ peggio PIL nominale con andamento disastroso. E’ evidente che anche nel 2013 il Debito salira’, visto che il denominatore avra’ un’ andamento disastroso, e cio’ avverra’ anche nel caso di riduzione del deficit all’1,5-2,0%. Inoltre, Bruxelles c’ha gia’ fatto sborsare l’equivalente del 3% del PIL di nuovo debito per salvare la Grecia, Portogallo, banche Spagnole ed Irlanda e seguira’ un altro 1% (come minimo; temo assai di piu’). In questo contesto nel 2013, in assenza di privatizzazioni e dismissioni serie, il debito volera’ e se gli spread cresceranno, si avvitera’ sempre piu’ verso l’alto, con conseguenze gia’ viste in Grecia. Se anche a fine 2013, andassero al governo in Germania formazioni a favore degli Eurobond, l’Italia (sempre che non sia fallita prima) si trovera’ comunque con un debito al 130% e con dinamica crescente, per cui realisticamente parlando, la permanenza nell’EURO non promette bene sul fronte del Debito Pubblico.

Passiamo al ritorno alla LIRA ed ipotizziamo avvenga domani. Sappiamo che ci sarebbe un’impatto immediato sul PIL (legato ad una crescita netta dell’export e della produzione, nonche’ a qualche ricaduta inflattiva), eviteremo di dare altre prebende a Grecia e soci (costose), mentre non ci sarebbe un’impatto immediato significativo sugli interessi (se s’alzasse anche del 2-3% la curva dei tassi, l’impatto il primo anno sarebbe solo dello 0,3-0,5%). In sintesi, un ritorno alla LIRA avrebbe certamente nel primo e secondo anno vantaggi notevoli sull’ammontare del Debito (minori sul fronte del deficit, dove la ripresa economica ed inflattiva, comunque, compenserebbe nettamente la maggior spesa per interessi). E’ ovvio che nel medio e lungo periodo, le spese per interessi avrebbero un’incidenza maggiore. Ecco perche’ reputo essenziale, la gestione di un ritorno alla LIRA con una classe politica decente (non dico eccellente), che sappia contenere e ridurre la spesa pubblica, fare le riforme e le dismissioni, contenere l’inflazione su valori decenti e ridurre tasse e burocrazia sui produttori. In questo caso non c’e’ partita, ed il ritorno alla LIRA sarebbe nettamente vantaggioso rispetto ad una permanenza nell’EURO, come da ragionamento sovrastante (gente seria al governo, con l’EURO e questa crisi in svolgimento, a mio vedere potrebbe fare comunque poco, e le dinamiche di cui sopra potrebbero solo essere attenuate; infatti l’economia reale, con l’EURO e la crisi, non si puo’ far ripartire, a meno di riforme serie ed anni di lavoro….. ma in alcuni anni, saremo gia’ morti e sepolti).

8)FINANZA – STABILITA’ E STRUMENTI DI FLESSIBILITA’ FINANZIARIA: secondo me vince la LIRA

Eccoci arrivati al secondo vero vantaggio dell’EURO: entrare in un sistema piu’ forte e stabile, dove le nostre debolezze sono compensate dalla forza altrui, e non siamo sottoposti a crisi periodiche.

Questo vantaggio e’ stato indubbio nei fatti nel periodo 1996-2008. Dal 2008 non e’ piu’ vero.

Abbiamo rinunciato a TUTTI gli strumenti di flessibilita’ cui dispone una nazione sovrana: Banca Centrale, possibilita’ autonoma di stampare, fare QE e muovere i tassi. Sono i tradizionali strumenti cui dispone una nazione per gestire l’ordinario e lo straordinario. Tali strumenti vengono prontamente mossi da una nazione nel suo interesse ed al momento opportuno. Ebbene, nel passato, arrivava una sana crisi, si muovevano i tassi, c’era panico, partiva la speculazione, la Banca d’Italia stampava e difendeva la Lira, e poi alla fine svalutava. Tutti gli indicatori oscillavano, e dopo un po’ tutto tornava ad un equilibrio. Sembrava talvolta un film horror, ma aveva una sua logica. Nel caso peggiore avremo fatto default (e solo Dio sa, se cio’ non sarebbe stato meglio o peggio).

Quanto sopra, sacrificato senza uno straccio di referendum all’EURO, moneta STATUS SYMBOL, che ci avrebbe garantito la protezione alle insidie della finanza anglosassone cattiva ed ingiusta.

Ora, qualcuno mi spiega nel 2008-2012 quali protezioni reali abbiamo avuto? Niente QE, niente stampa, polemiche infinite, classi politiche nazionali che si sbranano, la Germania che si rifiuta di garantire per gli altri e chiede misure che manderebbero in recessione pure la tigre Cinese. In sintesi, non solo non siamo protetti, ma siamo pure con le mani legate, completamente privi di strumenti di flessibilita’ per azioni sul breve periodo, destinati alla deindustrializzazione, ad una poverta’ crescente, ad essere cucinati a fuoco lento, e ciliegina sulla torta, pure derisi.

Ebbene, personalmente (e qui lo ripeto: personalmente!), credo che l’EURO e’ una costruzione alle cui spalle abbia una BABELE ed appare evidente anche a persona che di finanza capisce poco (tipo me) che questa crisi si risolvera’ solo in ultima analisi mettendo assieme destini, potere, debiti e quant’altro (ho dubbi che la Germania accettera’ mai, e comunque anche se fosse ci sono ostacoli politici e burocratici non da ridere) o con una disgregazione. Ebbene, ritengo che tornare ad avere tutti gli strumenti di flessibilita’ finanziaria (Banca centrale, Tassi, stampa, QE, etc), dia maggiori garanzia che restare nel Limbo in attesa di qualcosa (la garanzia finanziaria complessiva da parte tedesca ed OK di 17 parlamenti ad una serie di step inevitabili in caso di creazione degli Stati Uniti d’Europa) che difficilmente arrivera’.

9)DEMOCRAZIA e RESPONSABILITA’: stravince la LIRA

Nell’attuale Unione Europea e Monetaria, non vedo traccia di Democrazia, ne’ di Responsabilita’. Attualmente vedo solo una Babele dove fondamentalmente non si capisce niente e non si comprende realmente come uscirne. I processi sono spesso decisi in barba all’opinione pubblica, da gente mai eletta. A mio vedere il progetto EURO avrebbe senso se l’EUROPA fosse concepita come Stati Uniti d’Europa (non mi prolungo, credo sia chiaro cosa intendo), mentre l’attuale minestrone e’ un non senso in termini, destinato ad un’ovvia implosione. Inoltre, l’attuale crisi si svolge in modo tale che inevitabilmente cresceranno i nazionalismi ed il sentimento di odio tra le varie nazioni.

Tornare alla LIRA significa Responsabilita’ di affrontare i propri problemi con autonomia, con un minimo di parvenza democratica. Meglio ognuno per i fatti suoi, rispettandosi coi vicini.

10) CONCLUSIONI: direi che e’ meglio tornare alla LIRA, e conviene farlo alla svelta; ovviamente in un contesto internazionale fortemente competitivo e spesso ostile, tale azione ha senso (specie sul medio e lungo periodo) solo se guidata da una classe dirigente decente, che faccia le riforme, riduca le spese e le tasse e riporti il paese ad un minimo di buon senso

In uno degli articoli in calce, mi ero sbilanciata, affermando che l’Italia in caso di svalutazione avrebbe svalutato nell’ordine del 18-25% sulla Germania (ovviamente per cifre assai inferiori su Francia, USA ed UK); l’affermazione vale a meno delle forti oscillazioni iniziali, ed e’ legata al fatto che le svalutazioni normalmente si risolvono in ammontari analoghi al differenziale inflattivo del periodo dalla precedente svalutazione, a meno di differenze imposte iniziali.

In questa crisi, comprendo in parte i Tedeschi (anch’io non vorrei fare la fine della Lombardia in Italia), e li ammiro come popolo: a differenza di altri (che piagnucolano mancie) io sono un po’ incavolata con la Merkel, perche’ non ha un comportamento da Leader; un Leader a mio vedere deve dare l’esempio ed essere onesto, e non tirare avanti per 3 anni in tentennamenti: credo la sappiano pure loro che se ne esce solo o disgregandosi o unendosi del tutto…. le soluzioni intermedie incancreniscono tutto… ebbene, a me spiace di loro questo andreottismo nel non voler decidere… e di fatto lo sanno anche i sassi, che alla fine decideranno loro… troverei che fossero onesti e dicessero: cari amici, cosi’ non si puo’ andare avanti, andiamo ciascuno per la sua strada, ed ognuno se la cavi sa solo….. invece non lo fanno, perche’ su una cosa sono tutti concordi nelle analisi in caso di crollo dell’euro: la Germania ne verra’ fortemente penalizzata.

Detto quanto sopra, all’ITALIA SENZA DUBBIO CONVIENE UN RITORNO ALLA LIRA. La cosa conviene da quasi tutti i punti di vista. Ci sono pero’ 2 insidie:

1)Un ritorno alla LIRA fatto dopo il suono della campanella, in presenza di una serie di default a catena, non darebbe vantaggi all’economia reale, perche’ il contesto complessivo europeo sarebbe di tracollo generalizzato. Tale situazione priverebbe l’Italia di parte dei vantaggi legati alla svalutazione (in contesti di tracollo, l’export verso il resto d’Europa, che assorbe il 60% delle nostre merci, avrebbe problemi) ed un eventuale default troverebbe reazioni feroci in una serie di nazioni declinanti e desiderose di sopravvivere. Il ritorno alla LIRA va fatto quanto prima, mettendo la Germania di fronte alla scelta definitiva, facendo tale azione in compagnia di altre nazioni.

2)Un ritorno alla LIRA andrebbe gestito da gente con la testa sulle spalle. Inizialmente la svalutazione produrrebbe forti vantaggi su molti fronti economici, ma ci esporrebbe ad attacchi e rappresaglie da parte di nazioni con la spalle piu’ larghe delle nostre. Ovvio che ci vuole una classe dirigente minimamente seria e decisa, e non pagliacci che parlano di “spread a 1200”, o di “culona inchiavabile”, o di “patrimoniali”. Il dopo e’ ancora piu’ tosto: vanno mantenuti i vantaggi competitivi e non scialacquati, facendo riforme serie che consentano all’inflazione di essere tenuta sotto controllo, e facendo politiche di bilancio tese a ridurre spese e sprechi dando vantaggi fiscali ed operativi alle categorie produttive ed alle famiglie. Ovviamente gli attuali barbagianni della classe dirigente italiana sono inadeguati, per cui capisco bene le ritrosie di Funny King ed altri su questo sito, all’ipotesi di ritorno alla LIRA. Personalmente, ritengo pero’, che barbagianni o non barbagianni, se non torniamo rapidamente alla LIRA, presto saremo come paese in coma irreversibile, e non potremo riprenderci come nazione, neanche in decenni.

L’opzione EURO non e’ un’opzione, ma e’ un suicidio. Gli svantaggi sono infiniti. I vantaggi promessi all’origine (tassi, sicurezza) stanno svanendo in questa crisi. Ma quello che e’ peggio, e’ che appare evidente che l’EURO ha alle spalle una costruzione imperfetta, destinata ad un verosimile collasso.

Per cui vale la pena tenere l’EURO solo perche’ e’ uno status symbol chic? Direi proprio di No.
[Modificato da marco--- 06/09/2012 23:10]
19/08/2012 17:36
 
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Re:
marco---, 8/18/2012 9:20 AM:

EURO: Analisi dettagliata del perche’ dobbiamo Uscire! (Fonte: rischiocalcolato.it - di Gpg Imperatrice - 08/08/2012)

1)Premessa

RISCHIO CALCOLATO ha promosso un dibattito sulla convenienza di stare o meno nella moneta unica, e la cosa e’ molto positiva. I recenti articoli di Funny King e di Blondet, su posizioni diverse, certificano un genuino e trasparente dibattito. In Italia non se ne parla, ed al piu’ si discute sulla questione del cambio 1 euro pari a 1000 lire nell’acquisto di beni di largo consumo, che e’ un’impostazione un po’ semplicistica...

INFLAZIONE : NO PROBLEM

come hai giustamente fatto notare l'inflazione non è un problema, perchè la relazione fra svalutazione e inflazione dei prezzi interni al paese è ben lontana dall'essere 1:1, storicamente si parla al masimo di un 1:0.2, perciò con il 30% di svalutazione ci si può attendere al massimo un'inflazione del 6% che sarà comunque ben compensata, basti pensare quante tasse si possono togliere senza più i vincoli draculeschi made in UE.


TASSI : CHI SE NE FREGA.

il discorso tasso è falsato in partenza,
parlando dei tassi per i prestiti,
se hai un tasso da pagare del 2% e non riesci a pagarlo perchè non hai lavoro o l'economia è a pezzi, mentre se hai un tasso del 20% ma riesci a pagarlo...
cos'è meglio ?


perciò..

the lira is the winner !!!!

oppure dividiamo il paese, da una parte il circo barnum : sinistronzi, sindacalisti, rifondaroli, confindustriali ...
a questi gli lasciamo l'euro.

per gli altri la lira.

sarebbe la cosa più giusta, ogniuno per la sua strada.

ciao
Mao



[Modificato da marco--- 05/05/2013 17:09]

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08/09/2012 15:06
 
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Victoria Grant - Spiega la frode del sistema bancario causa della conseguente crisi economica

Riappropriarsi della sovranita' monetaria, ce lo spiega una bambina canadese di 12 anni...
09/09/2012 22:35
 
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FUORI DA QUESTA EUROPA - Intervista a Bruno Poggi
FUORI DA QUESTA EUROPA - Intervista a Bruno Poggi



Potete leggere il testo dell'intervista qui: FUORI DA QUESTA EUROPA - Bruno Poggi
[Modificato da marco--- 11/09/2012 13:49]
10/09/2012 03:12
 
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Re:

il grande blondet la riassume in modo molto semplice :


L’idea che a forza di tagli sociali e inasprimenti fiscali si possa ottenere la famosa «crescita» e il «rilancio», pare suggerita da un grande economista detto il Cappellaio Matto in Alice nel Paese delle Meraviglie. Tra luglio ed agosto hanno chiuso altre 41 mila imprese, altri 150 mila a spasso. Il nostro grande economista vuole «salvare l’euro» mentre Bulgaria e Turchia non ci vogliono più entrare. Il ministro bulgaro delle Finanze Djankov ha detto: «La Bulgaria vede nell’Europa e nella crisi attuale, un vero e proprio fallimento politico ed economico con prospettive di crescita nulla e sacrifici richiesti per milioni di cittadini europei, costretti a vedere peggiorare la propria situazione economica a spese di istituzioni incapaci di governare».



e qui fuori c'è ancora qualcuno che raglia sul più europa e contro il "populismo" , cioè il volere del popolo.

avanti così, tanto per provare la gioia di fracassarsi contro un muro.


[Modificato da ziomaoziomao 10/09/2012 03:13]

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I Paesi dell’est non aderiscono all’euro: “Non conviene più” (Fonte: qelsi.it - 08/09/2012)

Polonia, Lituania, Lettonia e Bulgaria rinviano a tempo indeterminato la loro adesione all’euro. La devastante crisi economica che ha colpito Portogallo, Spagna, Grecia, Irlanda ed anche Italia ha smorzato gli iniziali entusiasmi e gettato ombre su tenuta e convenienza della moneta unica.
Le ultime dichiarazioni, in ordine di tempo, sono quelle del presidente bulgaro Bojko Borisov e del ministro delle Finanze Simeon Djankov, i quali hanno fatto sapere di voler rinviare a tempo indeterminato l’adesione all’euro da parte della Bulgaria. A rivelarlo a Bruxelles è stato Simon O’Connor, portavoce del commissario Ue agli Affari economici e monetari Olli Rehn.
In un’intervista al “Wall Street Journal”, Borisov e Djankov hanno infatti chiarito che tale decisione è dovuta all’appurato “deterioramento delle condizioni economiche” e “all’aumento dell’incertezza sulle prospettive del blocco comunitario”, oltre che “a un deciso cambio nell’opinione pubblica in Bulgaria sull’argomento”.
Parole forti, talmente forti che la Commissione Europea ha preferito non commentarle.
Ancor prima della Bulgaria, la Polonia aveva già cominciato a mostrare i primi segni di insofferenza: non a caso il ministro degli Esteri polacco Radoslav Sikorski ha fatto sapere che Varsavia aderirà all’euro solo se e quando la crisi sarà finita.
Identico proclama da parte della Lituania: “Si accetterà la moneta comune solo quando l’Europa sarà pronta”, parole del premier Andrius Kubilius. La Lettonia, dal canto suo, ha optato per una vera e propria marcia indietro: già impegnatasi ad adottare l’euro per il 2014, ha avvertito che potrebbe cambiare idea in seguito ad un’attenta analisi nel 2013.
Attualmente i Paesi dell’Ue che non hanno ancora aderito all’euro sono i seguenti: Bulgaria, Danimarca, Lettonia, Lituania, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Svezia e Ungheria.
Con il Regno Unito che verosimilmente non aderirà mai, i dietro-front di Bulgaria, Lettonia, Lituania e Polonia rappresentano un serio campanello d’allarme.
Chi ancora non ha adottato la moneta unica sembra intenzionato a guardarsi bene dal farlo. Chi invece vorrebbe uscirne, avrà il coraggio di compiere il grande passo?
11/09/2012 18:14
 
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Re:
ahhahahah ^^
la romania non ha ancora adottato l'euro !

In compenso noi abbiamo adottato non solo l'euro ma anche mezza romania portandoli a casa nostra e facendogli fare quel caxx. che gli pare.

Il popolo più "furbo" del mondo siamo noi : the italians.

che dio ci benedica a suo modo, ce lo meritiamo ( e visto che il dio bibblico è spesso vendicativo e becero c'è da temere il peggio ).




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Re:
marco---, 10/09/2012 13.42:

I Paesi dell’est non aderiscono all’euro: “Non conviene più” (Fonte: qelsi.it - 08/09/2012)

Polonia, Lituania, Lettonia e Bulgaria rinviano a tempo indeterminato la loro adesione all’euro. La devastante crisi economica che ha colpito Portogallo, Spagna, Grecia, Irlanda ed anche Italia ha smorzato gli iniziali entusiasmi e gettato ombre su tenuta e convenienza della moneta unica.
Le ultime dichiarazioni, in ordine di tempo, sono quelle del presidente bulgaro Bojko Borisov e del ministro delle Finanze Simeon Djankov, i quali hanno fatto sapere di voler rinviare a tempo indeterminato l’adesione all’euro da parte della Bulgaria. A rivelarlo a Bruxelles è stato Simon O’Connor, portavoce del commissario Ue agli Affari economici e monetari Olli Rehn.
In un’intervista al “Wall Street Journal”, Borisov e Djankov hanno infatti chiarito che tale decisione è dovuta all’appurato “deterioramento delle condizioni economiche” e “all’aumento dell’incertezza sulle prospettive del blocco comunitario”, oltre che “a un deciso cambio nell’opinione pubblica in Bulgaria sull’argomento”.
Parole forti, talmente forti che la Commissione Europea ha preferito non commentarle.
Ancor prima della Bulgaria, la Polonia aveva già cominciato a mostrare i primi segni di insofferenza: non a caso il ministro degli Esteri polacco Radoslav Sikorski ha fatto sapere che Varsavia aderirà all’euro solo se e quando la crisi sarà finita.
Identico proclama da parte della Lituania: “Si accetterà la moneta comune solo quando l’Europa sarà pronta”, parole del premier Andrius Kubilius. La Lettonia, dal canto suo, ha optato per una vera e propria marcia indietro: già impegnatasi ad adottare l’euro per il 2014, ha avvertito che potrebbe cambiare idea in seguito ad un’attenta analisi nel 2013.
Attualmente i Paesi dell’Ue che non hanno ancora aderito all’euro sono i seguenti: Bulgaria, Danimarca, Lettonia, Lituania, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Svezia e Ungheria.
Con il Regno Unito che verosimilmente non aderirà mai, i dietro-front di Bulgaria, Lettonia, Lituania e Polonia rappresentano un serio campanello d’allarme.
Chi ancora non ha adottato la moneta unica sembra intenzionato a guardarsi bene dal farlo. Chi invece vorrebbe uscirne, avrà il coraggio di compiere il grande passo?




Eh si mica scemi.
Hanno il vantaggio della comunità economia europea niente dazi, frontiere aperte ecc. ecc. , mantenendo moneta propria.
Infatti le loro economie stanno crescendo!




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12/09/2012 15:39
 
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Re: Re:
MARCHE66, 9/12/2012 3:14 PM:

Eh si mica scemi.
Hanno il vantaggio della comunità economia europea niente dazi, frontiere aperte ecc. ecc. , mantenendo moneta propria.
Infatti le loro economie stanno crescendo!

Già, senza doversi inginocchiare sui ceci e sottoporsi al giudizio dei mercati ogni volta che questi Stati hanno necessità di approvvigionarsi di denaro. Qualcuno dovrebbe spiegarmi, seriamente, qual'è l'utilità di questo meccanismo. E' così indispensabile regalare questi soldi ai mercati sotto forma di interessi decisi da loro stessi?
Mi chiedo se gli europeisti incalliti comprendono davvero a fondo questo semplice concetto.
Non riesco proprio a capire come si possa fare rientrare questo aspetto tra i "doveri" che uno Stato deve compiere.
[Modificato da marco--- 12/09/2012 15:43]
12/09/2012 16:47
 
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Re: Re: Re:
marco---, 12/09/2012 15.39:

Già, senza doversi inginocchiare sui ceci e sottoporsi al giudizio dei mercati ogni volta che questi Stati hanno necessità di approvvigionarsi di denaro. Qualcuno dovrebbe spiegarmi, seriamente, qual'è l'utilità di questo meccanismo. E' così indispensabile regalare questi soldi ai mercati sotto forma di interessi decisi da loro stessi?
Mi chiedo se gli europeisti incalliti comprendono davvero a fondo questo semplice concetto.
Non riesco proprio a capire come si possa fare rientrare questo aspetto tra i "doveri" che uno Stato deve compiere.



Anche io, non capisco. [SM=g1749704]
Prima a forza ci hanno fatto entrare, anche quando già negli anni 90 qualcuno affermava che per noi Italia ,per la Ns. economia,era sconveniente, soprattutto le Ns. imprese lo avevano già capito.

Ora a forza ci vogliono tenere dentro, leggi Grecia.
Questa è l'utilità di questo meccanismo secondo me, tenere dentro il sistema chi pensa di venirne fuori.

Il perchè di tutto ciò forse solo oggi inizia ad essere chiaro.

A pensar male si fa peccato lo so , ma in entrambi i casi chi ne ha beneficiato e chi ne beneficia è lo stesso paese.

Dato che non ritengo che, “The Italians” siano tutti rincoglioniti, menefreghisti o pirla, come vuol far intendere con il termine ZioMaoMao, sono sicuro che ora , che sta finendo un certo idillio , tra lo stato , ma più di Stato direi, tra politici e privati ed aziende, qualcosa succederà.


[Modificato da MARCHE66 13/09/2012 17:38]
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Re: Re: Re: Re:
MARCHE66, 9/13/2012 5:34 PM:



....

Dato che non ritengo che, “The Italians” siano tutti rincoglioniti, menefreghisti o pirla, come vuol far intendere con il termine ZioMaoMao, sono sicuro che ora , che sta finendo un certo idillio , tra lo stato , ma più di Stato direi, tra politici e privati ed aziende, qualcosa succederà.






ciao Marche,

Guarda che io per "italians" intendo una fetta degli italiani mica tutti !
gli "italians" sono quelli per capirci dell'ultimo sondaggio che li dava al 75% a favore della rimanenza nell'euro.

purtroppo gli "italians" sono numerosi ... prolifici e vivono pure a lungo giusto per fare danni.

ciao
Mao



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13/09/2012 18:16
 
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Re: Re: Re: Re: Re:
ziomaoziomao, 13/09/2012 17.55:




ciao Marche,

Guarda che io per "italians" intendo una fetta degli italiani mica tutti !
gli "italians" sono quelli per capirci dell'ultimo sondaggio che li dava al 75% a favore della rimanenza nell'euro.

purtroppo gli "italians" sono numerosi ... prolifici e vivono pure a lungo giusto per fare danni.

ciao
Mao





Ciao Zio,
tranquillo avevo capito, quello che volevo dire che The Italians saranno sempre molti di meno in futuro, e un futuro non molto lontano, ora che gli toccano seriamente il portafoglio, la casa, il lavoro e la serenità di oggi e di domani.

La fame è brutta e ti fa pensare in modo diverso e saranno meno propensi a farsi portare ancora per i fondelli.

[Modificato da MARCHE66 13/09/2012 18:17]
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05/05/2013 17:31
 
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Fack Checking alle argomentazioni pro-euro: smontiamole una ad una (Fonte: rischiocalcolato.it - di Gpg Imperatrice - 04/05/2013)

PREMESSA: LE ARGOMENTAZIONI A FAVORE DELL’USCITA DELL’EURO

Da tempo scrivo sulla questione Euro, ed irrimediabilmente, a valle di articoli argomentati di analisi e numeri, mi ritrovo contestazioni sulla questione. Si badi bene che non ho scoperto l’acqua calda, ma semplicemente ho visto le tesi ed il dibattito internazionale, ed interpretandoli, li ho condivisi coi lettori. Le tesi che la crisi che attanaglia l’Euro-zona e’ una crisi che nasce dal fatto che s’e’ introdotta una Valuta unica (Euro) senza fare prima tutte le cose necessarie a far funzionare il meccanismo (armonizzazione mercati del lavoro e sistemi fiscali, meccanismo trasferimenti interno, unione politica) e che portano inevitabilmente a squilibri legati ad una crisi di bilancia dei pagamenti e’ opinione condivisa da Krugman, Roubini, Manchau, Bagnai, etc.

Qui gli articoli sul tema piu’ importanti:

Capire la Crisi dell’Europa in 9 slides (per Super-Dummies) (clicca sul titolo per aprirlo)

Esclusiva – L’Intervista in forma integrale all’economista Alberto Bagnai – Euro e Crisi (clicca sul titolo per aprirlo)

Esclusiva Analisi: simulazione di cosa accadrebbe con e senza EURO. (clicca sul titolo per aprirlo)

EURO: Analisi di dettaglio del perche’ all’Italia conviene uscire (clicca sul titolo per aprirlo)

Analisi della Svalutazione del 1992-1995 (clicca sul titolo per aprirlo)

LE ARGOMENTAZIONI DEL RIMANERE NELL’EURO

Le argomentazioni a favore del restare nell’Euro che ho avuto modo di leggere sui Media nazionali ed internazionali, non sono MAI numeriche ed analitiche, ma tendenzialmente sprezzanti e senza alcun background storico. Generalmente si basano su 2 concetti:

a) Introdurre il concetto di PAURA attraverso falsita’ o verita’ parziali (ripeto MAI supportate da dati)

b) Demolire le tesi altrui con argomentazioni MORALI

Ovviamente sono le stesse tesi che il Potere, attraverso i media vuole che passino nelle masse, e guarda caso ci riesce benissimo. Comunque, ipotizziamo che siano in buona fede ed analizziamole, e lo facciamo come di consueto non con Filosofia o Leviatani, ma con Dati, Numeri e Logica, nella speranza di vedere sulla questione un Dibattito onesto ed analitico:

1) LA CRISI EUROPEA E’ LEGATA AI DEBITI ED AGLI SPRECHI DEI PAESI PERIFERICI

FALSO terroristico.
Nell’epoca euro nei periferici i conti pubblici dei periferici hanno avuto andamenti migliori rispetto a quelli Tedeschi (in Germania e Francia il Debito pubblico e’ salito, mentre nei periferici in genere e’ sceso). Gli squilibri sono stati nel settore privato e nei debiti esteri. I periferici hanno senza dubbio problemi (che vanno affrontati) ma la crisi ha evidentemente cause diverse.



2) IL RITORNO ALLE VALUTE NAZIONALI E’ UN SALTO NEL BUIO

FALSO ideologico.
Le valute nazionali sono la norma da secoli, mentre le Valute Sovrannazionali (o l’aggancio a Valute estere, adottandole o fissando cambi fissi) e’ l’eccezione, ed ha sempre portato alla disgregazione del sistema, per la creazione di squilibri non governabili.



3) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE VI SAREBBE UNA SVALUTAZIONE PAUROSA, DEL 40, 50 O 60%

FALSO storico.
Quando vi sono state svalutazioni (conseguenza di rottura di sistemi a cambi fissi), l’entita’ delle svalutazioni e’ generalmente pari, a parte oscillazioni iniziali, al differenziale di inflazione accumulato nel periodo a cambi fissi con la nazione piu’ forte cui si e’ adottato il cambio. Non lo dico io, lo dice la storia economica mondiale.



4) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE VI SAREBBE UN’INFLAZIONE GALOPPANTE, un litro di latte o di benzina costerebbe 5.000 Lire

FALSO storico.
Quando vi sono state svalutazioni (conseguenza di rottura di sistemi a cambi fissi), l’inflazione e’ sempre stata pari ad una frazione dell’entita’ della svalutazione. L’abbiamo spiegato con dati in svariati articoli, ma repetita juvant. Anche qui lo dice la storia.



5) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE I TASSI SAREBBERO GALOPPANTI

FALSO storico.
Quando vi sono state svalutazioni (conseguenza di rottura di sistemi a cambi fissi), i tassi salgono prima delle svalutazione (proprio perche’ anticipano l’evento). Dopo la svalutazione immancabilmente, storicamente scendono. Qui l’Italia nel 1992.



6) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE l’ECONOMIA REALE SAREBBE MENO COMPETITIVA

FALSISSIMO.
E’ vero il contrario e qui TUTTI gli indicatori dell’economia reale lo confermano. Ne allego uno per tutti: la produzione industriale della Germania e dell’Italia. Si vede chiaramente che l’Italia ha fatto decisamente meglio in coincidenza della svalutazione, mentre la Germania ha fatto meglio in regime di cambi semi-fissi (anni 80 fino al 1991) e con l’Euro (specie dopo il 2000). La cosa e’ riscontrabile su tutti gli indicatori e va estesa a tutti i paesi dell’euro. Vale comunque SEMPRE, in ogni esperienza storica a cambi fissi.



7) LA MONETA E’ UN FALSO PROBLEMA, VISTO CHE IL MONDO E’ CAMBIATO E C’E’ LA CINA

FALSO da ignoranza.
Non ci perdo troppo tempo visto che feci un’ampia analisi a riguardo che vi ripropongo: Analisi della Competitivita’ dell’Export di Italia, Germania e Cina: l’Italia resta piu’ temibile del Dragone per l’export tedesco



8) PERCHE’ ATTACCHI L’EFFICIENTE E LAVORATRICE GERMANIA E DIFENDI GLI INEFFICIENTI ED IMMORALI PAESI PERIFERICI? LA GERMANIA STA ALL’EUROPA COME LA LOMBARDIA STA ALL’ITALIA.

FALSO macro-economico.
Il paragone non regge per niente, perche’ la Lombardia da’ al resto l’Italia TRASFERIMENTI pari al 12% del suo PIL, la Germania un misero 0,3%. Questo numero da solo dice tutto.

Come ripetuto 1000 volte un unione valutaria fuziona se ci sono delle precondizioni: A) forti trasferimenti interni in sussidiarieta’ B) un mercato del lavoro ed un sistema legislativo e fiscale comuni C) Un centro politico unitari.

In Italia vi sono tutti e 3 questi fattori (sia pure con enormi storture), in Europa no. Qui trovate l’analisi completa: Lombardia sta ad Italia, come Germania sta ad Unione Europea? Non proprio….



9) SE USCIAMO DALL’EURO, LE ALTRE NAZIONI EUROPEE CI FANNO A FETTINE E METTONO BARRIERE.

FALSO terroristico.
Anche qui c’e’ un evidente mancanza di logica e conoscenza della storia. L’affermazione sopra e’ insostenibile per 2 ragioni:

a) Se l’Italia esce dall’Euro, e’ evidente che ne uscirebbero almeno meta’ delle nazioni (nel caso minore) o tutte (piu’ realisticamente). Per esempio la sola uscita dell’Italia dall’EURO costerebbe alla Francia, restando questa ancorata alla Germania ed alla valuta unica, il passare da un Deficit Commerciale abnorme, ad uno immenso, con banali conseguenze. Se escono tutti o quasi, non vedo perche’ tutti debbano prendersela con l’Italia.

b) Storicamente, nelle varie crisi dove una valuta s’e’ sganciata da altre, non s’e’ MAI verificato l’ingabbiamento commerciale del paese stesso, semplicemente perche’ impossibile da fare e perche’ sarebbe sconveniente nel medio periodo a chi lo attua. Avverra’ parimenti in Europa

10) SE USCIAMO DALL’EURO, PERDIAMO I TRASFERIMENTI DALL’UNIONE EUROPEA.

ECCHISSENEFREGA!!!
L’Italia inspiegabilmente regala quasi lo 0,4% del suo PIL (piu’ della Germania), circa 6 miliardi all’anno di euro, al resto d’europa. Durante le crisi degli stati ha generano decine di migliardi di nuovo debito pubblico a favore di altri. Se usciamo dall’euro da questo punto di vista non potremo che guadagnarci.

11) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE SAREMO TUTTI PIU’ POVERI ED I CONTI PUBBLICI PEGGIOREREBBERO

FALSISSIMO.
E’ vero unicamente se uno percepisce redditi in Italia e li spende all’estero. Ma per la quasi totalita’ dei residenti italiani accadrebbe il contrario. Tutte le simulazioni numeriche fatte all’estero dicono il contrario. Oggi siamo nell’EURO e stiamo conoscendo una depressione economica impressionante e mai l’economia italiana e’ andata peggio. Qui la nostra simulazione del PIL nominale restando ed uscendo dall’euro, sia del PIL nominale che del Debito.



12) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE L’ITALIA VEDREBBE ESPLODERE IMMEDIATAMENTE IL DEBITO PERCHE’ I DEBITO SONO IN EURO.

FALSO.
Lo Stato onorerebbe il debito in valuta locale, non in euro (Lex Monetae). L’onere del debito non aumenterebbe; i creditori esteri hanno gia’ incorporato la svalutazione nello spread, ed anzi il tasso diminuirebbe. Inoltre come visto aumenterebbe il PIL nominale, comprimendo il debito stesso.



13) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE LA BANCA CENTRALE EUROPEA NON FINANZIEREBBE PIU’ IL NOSTRO SISTEMA BANCARIO, SI BLOCCHEREBBE QUALUNQUE PAGAMENTO E ESPORTAZIONE E CROLLEREBBE TUTTO

FANTASIOSO.
Chiariamo il punto di vista secondo logica:

a) Se a svalutazione avvenuta i paesi CREDITORI bloccassero il nostro sistema bancario spingendo l’Italia al Default (ammesso che riescano nell’intento), altro non farebbero che spingere l’Italia a non ripagare i debiti verso essi stessi. Se facessero cosi’ sarebbero degli auto-lesionisti. Tra l’altro l’Italia ha un SALDO PRIMARIO ATTIVO e non avrebbe in caso di default necessita’ di finanziarsi all’estero.

b) Se torna la Valuta Nazionale, torna anche la Banca Centrale Nazionale, e quindi qualcosa che quasi certamente svanirebbe (la BCE), non si sa bene quali minaccie potrebbe compiere.

c) Le minaccie da che mondo e mondo si fanno per “evitare” un evento. Ad evento successo, la minaccia e’ un non senso.

d) Nornalmente i DEFAULT avvengono quando si esaurisce la CASSA. L’Italia ha una CASSA pari al 21% del PIL (oltre 300 miliardi di Euro) in Oro, Valute, Riserve, etc.

Direi che non c’e’ molto altro da aggiungere. Sull’ipotesi di blocco di ogni pagamento ed esportazione in europa, e’ un po’ come commentare l’ipotesi del ritorno della Peste Nera e delle 7 piaghe d’Egitto, per cui evito.

14) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE DILAGHEREBBE LA CORRUZIONE E LA BUROCRAZIA

FALSO Morale.
Tutte le statistiche ed indicatori dicono che la posizione dell’ITALIA in tema di corruzione ed efficienza dei servizi pubblici (connessa con la burocrazia ed efficienza pubblica) durante l’era EURO e’ peggiorata.

15) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE SVANIREBBE LA DEMOCRAZIA, IL LIBERO SCAMBIO ED IL SOGNO EUROPEO

ROMANTICISMO ISTERICO.
La struttura che muove le decisioni dell’Eurogruppo non ha niente di democratico.

L’imporre cicli di austerita’-recessione-poverta’-tracollo conti pubblici non ha niente di razionale ed UCCIDE IL MERCATO interno.

Il peggior nemico dell’Integrazione europea e’ proprio l’EURO, la costruzione folle che c’e’ alle spalle a governarlo e la follia della gestione della crisi che porta la crisi stessa ad essere eterna ed a perpetuare se’ stessa, ampliando le forze anti-europee e seminando le basi per la distruzione dell’Eurozona.

Tornare alle valute nazionali, con un mercato unico e’ la sola possibilita’ per l’Europa per ricominciare un percorso di unione politica, la cui unione valutaria sia l’ultimo anello della catena, e non il primo.

16) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE CI SAREBBE IL CAOS, MENTRE L’EURO DA’ STABILITA’.

FALSO EVIDENTE ANCHE AD UN CIECO.
Il caos c’e’ adesso, da ormai 4 anni, grazie a questo ESPERIMENTO chiamato EURO. L’EURO ha introdotto RIGIDITA’ e non ha un sistema in grado GESTIRE GLI SQUILIBRI INTERNI. Coi cambi e le valute nazionali, queste avrebbero una forza conseguente alla forza degli stati stessi. In sintesi l’EURO e’ una costruzione artificiale che spinge ad una perenne crisi interna ed a contrasti in cui alla fine la spunta sempre il piu’ forte (cioe’ non l’Italia). TUTTI gli esperimenti di CAMBIO FISSO sono finiti in malomodo, SEMPRE (a meno di non aver fatto PRIMA un unione politica, dei mercati del lavoro, dei sistemi fiscali, etc).

17) IL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE E’ IMPOSSIBILE, PERCHE’ NON CI CONSENTIRANNO DI USCIRE. L’EURO E’ IRREVERSIBILE.

FALSO RELIGIOSO.
La STORIA offre centinaia di casi di Imperi e situazioni irreversibile che immancabilmente sono crollati, a causa in primis delle proprie contraddizioni interne. E’ comunque ovvio che tecnicamente l’uscita non sia affatto cosa semplice, ma se c’e’ la volonta’ di fa.

18) L’EURO E’ UNA COSA BUONA PERCHE’ CI DA’ IL “FATTORE DIMENSIONALE PER COMPETERE” MENTRE CON LA VALUTA NAZIONALE SAREMO DEI NANETTI.

CONFUSI.
Qui chi dice cio’ fa confusione tra l’UNIONE POLITICA EUROPEA (che non c’e’) e l’EURO.

L’EURO in se’ non vuol dire niente di niente. Certamente, c’e’ chi ha l’ambizione di vedere l’EURO prendere il posto del DOLLARO come valuta di riserva e scambio mondiale, ed essere cosi’ in grado di imporre condizioni al resto del mondo, ma per fare cio’ oltre all’Unione Politica, Fiscale, Valutaria e dei mercati del Lavoro, bisognerebbe pure investire massicciamente in armamenti. Oggi tra l’altro l’EURO pesa nelle riserve delle banche centrali meno di quanto pesavano 15 anni fa le varie valute nazionali.

Vicino casa abbiamo la SVIZZERA ed in giro per il mondo tanti esempi di piccole nazioni che competono benissimo col resto del mondo. Quanto all’egemonia Mondiale, direi che l’Europa per una serie di ragioni (anche demografiche) puo’ tranquillamente scordarsela.

L’Europa, Euro o non Euro, puo’ tranquillamente continuare ad essere un area di libero scambio, e se vi fosse maggior coordinamento (e non certo la valuta unica) potrebbe andare in giro per il mondo cogliendo determinate opportunita’ che effettivamente il fattore scala puo’ facilitare.



19) L’EURO CONSENTE A TUTTE LE NAZIONI PERIFERICHE DI ALLINEARSI ALLE NAZIONI PIU’ EVOLUTE, DIVENTARE PIU’ EFFICIENTI, SERIE, RESPONSABILI.

RISATA!!!
Con l’EURO e’ accaduto OVUNQUE in Europa esattamente l’Opposto. E la cosa e’ ovvia: l’EURO deresponsabilizza proprio le nazioni piu’ deboli (la cosa e’ avvenuta grazie all’afflusso di capitali dal cuore d’europa alimentando l’economia reale).

20) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE E’ VERO CHE L’ECONOMIA SI RIPRENDEREBBE, MA LA PRESENZA DI UNA CLASSE POLITICA IRRESPONSABILE POTREBBE VANIFICARNE I VANTAGGI

VERO.
Questa e’ l’unica argomentazione che dal mio punto di vista regge, anche se siamo nel campo delle opinioni. Cio’ pero’ non spingerebbe nessuno, lucido di mente, a non tornare alla valuta nazionale. Non tornare alla valuta nazionale sta impoverendo l’Italia e mezza Europa ad una velocita’ mai vista, ed interompere tale processo e’ perfettamente razionale e logico.

CONCLUSIONI:

Il ritorno alla Valuta Nazionale, non risolve i problemi dell’Italia (di cui ho parlato tante volte e fatto proposte operative specifiche). Ma e’ altrettanto certo a mio avviso che una permanenza nell’euro non puo’ che spingere l’Italia verso un impoverimento complessivo nazionale, che non ha niente di taumaturgico. Per cui non c’e’ alcuna ragione razionale per non tornare alla Valuta Nazionale, preparandosi a tale evento (che personalmente ritengo inevitabile, come insegna la storia).

Il dibattito sull’EURO in Italia e’ assolutamente avvilente, perche’ come detto in calce, basato su pregiudizi morali e non su analisi, ricerche, dati e studio della storia. Mi auguro questo articolo spinga i lettori non tanto ad essere a favore o contro l’euro, quanto ad affrontare questi argomenti in modo serio, logico ed analitico, supportando le proprie tesi in modo dovuto, come abbiamo cercato di fare in questo lungo articolo.

(*) Reload dell’articolo postato l’1 Aprile 2013 su Scenarieconomici.it

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Uscire dall'euro: una soluzione possibile? L.Napoleoni-T.Boeri-C.Borghi Aquilini-P.Garibaldi
Uscire dall'euro: una soluzione possibile? L.Napoleoni-T.Boeri-C.Borghi Aquilini-P.Garibaldi (Published on Apr 17, 2013)

[Modificato da marco--- 30/08/2013 14:49]
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Fact Checking alle argomentazioni PRO-EURO: smontate una per una
Ringraziando fede49 per questa segnalazione.

Fact Checking alle argomentazioni PRO-EURO: smontate una per una (Fonte: scenarieconomici.it - 23/02/2014)

PREMESSA: LE ARGOMENTAZIONI A FAVORE DELL’USCITA DELL’EURO

Da tempo scrivo sulla questione Euro, ed irrimediabilmente, a valle di articoli argomentati di analisi e numeri, mi ritrovo contestazioni sulla questione. Si badi bene che non ho scoperto l’acqua calda, ma semplicemente ho visto le tesi ed il dibattito internazionale, ed interpretandoli, li ho condivisi coi lettori. Le tesi che la crisi che attanaglia l’Euro-zona e’ una crisi che nasce dal fatto che s’e’ introdotta una Valuta unica (Euro) senza fare prima tutte le cose necessarie a far funzionare il meccanismo (armonizzazione mercati del lavoro e sistemi fiscali, meccanismo trasferimenti interno, unione politica) e che portano inevistabilmente a squilibri legati ad una crisi di bilancia dei pagamenti e’ opinione condivisa da Krugman, Roubini, Manchau, Bagnai, etc.

Qui gli articoli sul tema piu’ importanti:

Capire la Crisi dell’Europa in 9 slides (per Super-Dummies) (clicca sul titolo per aprirlo)

Esclusiva – L’Intervista in forma integrale all’economista Alberto Bagnai – Euro e Crisi (clicca sul titolo per aprirlo)

Esclusiva Analisi: simulazione di cosa accadrebbe con e senza EURO. (clicca sul titolo per aprirlo)

EURO: Analisi di dettaglio del perche’ all’Italia conviene uscire (clicca sul titolo per aprirlo)

Analisi della Svalutazione del 1992-1995 (clicca sul titolo per aprirlo)

LE ARGOMENTAZIONI DEL RIMANERE NELL’EURO

Le argomentazioni a favore del restare nell’Euro che ho avuto modo di leggere sui Media nazionali ed internazionali, non sono MAI numeriche ed analitiche, ma tendenzialmente sprezzanti e senza alcun background storico. Generalmente si basano su 2 concetti:

a) Introdurre il concetto di PAURA attraverso falsita’ o verita’ parziali (ripeto MAI supportate da dati)

b) Demolire le tesi altrui con argomentazioni MORALI

Ovviamente sono le stesse tesi che il Potere, attraverso i media vuole che passino nelle masse, e guarda caso ci riesce benissimo. Comunque, ipotizziamo che siano in buona fede ed analizziamole, e lo facciamo come di consueto non con Filosofia o Leviatani, ma con Dati, Numeri e Logica, nella speranza di vedere sulla questione un Dibattito onesto ed analitico:

1) LA CRISI EUROPEA E’ LEGATA AI DEBITI ED AGLI SPRECHI DEI PAESI PERIFERICI

FALSO terroristico. Nell’epoca euro nei periferici i conti pubblici dei periferici hanno avuto andamenti migliori rispetto a quelli Tedeschi (in Germania e Francia il Debito pubblico e’ salito, mentre nei periferici in genere e’ sceso). Gli squilibri sono stati nel settore privato e nei debiti esteri. I periferici hanno senza dubbio problemi (che vanno affrontati) ma la crisi ha evidentemente cause diverse.



2) IL RITORNO ALLE VALUTE NAZIONALI E’ UN SALTO NEL BUIO

FALSO ideologico. Le valute nazionali sono la norma da secoli, mentre le Valute Sovrannazionali (o l’aggancio a Valute estere, adottandole o fissando cambi fissi) e’ l’eccezione, ed ha sempre portato alla disgregazione del sistema, per la creazione di squilibri non governabili.



3) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE VI SAREBBE UNA SVALUTAZIONE PAUROSA, DEL 40, 50 O 60%

FALSO storico. Quando vi sono state svalutazioni (conseguenza di rottura di sistemi a cambi fissi), l’entita’ delle svalutazioni e’ generalmente pari, a parte oscillazioni iniziali, al differenziale di inflazione accumulato nel periodo a cambi fissi con la nazione piu’ forte cui si e’ adottato il cambio. Non lo dico io, lo dice la storia economica mondiale.



4) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE VI SAREBBE UN’INFLAZIONE GALOPPANTE, un litro di latte o di benzina costerebbe 5.000 Lire

FALSO storico. Quando vi sono state svalutazioni (conseguenza di rottura di sistemi a cambi fissi), l’inflazione e’ sempre stata pari ad una frazione dell’entita’ della svalutazione. L’abbiamo spiegato con dati in svariati articoli, ma repetita juvant. Anche qui lo dice la storia.



5) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE I TASSI SAREBBERO GALOPPANTI

FALSO storico. Quando vi sono state svalutazioni (conseguenza di rottura di sistemi a cambi fissi), i tassi salgono prima delle svalutazione (proprio perche’ anticipano l’evento). Dopo la svalutazione immancabilmente, storicamente scendono. Qui l’Italia nel 1992.



6) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE l’ECONOMIA REALE SAREBBE MENO COMPETITIVA FALSISSIMO. E’ vero il contrario e qui TUTTI gli indicatori dell’economia reale lo confermano. Ne allego uno per tutti: la produzione industriale della Germania e dell’Italia. Si vede chiaramente che l’Italia ha fatto decisamente meglio in coincidenza della svalutazione, mentre la Germania ha fatto meglio in regime di cambi semi-fissi (anni 80 fino al 1991) e con l’Euro (specie dopo il 2000). La cosa e’ riscontrabile su tutti gli indicatori e va estesa a tutti i paesi dell’euro. Vale comunque SEMPRE, in ogni esperienza storica a cambi fissi.[/IMG]



7) LA MONETA E’ UN FALSO PROBLEMA, VISTO CHE IL MONDO E’ CAMBIATO E C’E’ LA CINA

FALSO da ignoranza. Non ci perdo troppo tempo visto che feci un’ampia analisi a riguardo che vi ripropongo: Analisi della Competitivita’ dell’Export di Italia, Germania e Cina: l’Italia resta piu’ temibile del Dragone per l’export tedesco



8) PERCHE’ ATTACCHI L’EFFICIENTE E LAVORATRICE GERMANIA E DIFENDI GLI INEFFICIENTI ED IMMORALI PAESI PERIFERICI? LA GERMANIA STA ALL’EUROPA COME LA LOMBARDIA STA ALL’ITALIA.

FALSO macro-economico. Il paragone non regge per niente, perche’ la Lombardia da’ al resto l’Italia TRASFERIMENTI pari al 12% del suo PIL, la Germania un misero 0,3%. Questo numero da solo dice tutto.

Come ripetuto 1000 volte un unione valutaria fuziona se ci sono delle precondizioni: A) forti trasferimenti interni in sussidiarieta’ B) un mercato del lavoro ed un sistema legislativo e fiscale comuni C) Un centro politico unitari.

In Italia vi sono tutti e 3 questi fattori (sia pure con enormi storture), in Europa no. Qui trovate l’analisi completa: Lombardia sta ad Italia, come Germania sta ad Unione Europea? Non proprio….

9) SE USCIAMO DALL’EURO, LE ALTRE NAZIONI EUROPEE CI FANNO A FETTINE E METTONO BARRIERE.

FALSO terroristico. Anche qui c’e’ un evidente mancanza di logica e conoscenza della storia. L’affermazione sopra e’ insostenibile per 2 ragioni:

a) Se l’Italia esce dall’Euro, e’ evidente che ne uscirebbero almeno meta’ delle nazioni (nel caso minore) o tutte (piu’ realisticamente). Per esempio la sola uscita dell’Italia dall’EURO costerebbe alla Francia, restando questa ancorata alla Germania ed alla valuta unica, il passare da un Deficit Commerciale abnorme, ad uno immenso, con banali conseguenze. Se escono tutti o quasi, non vedo perche’ tutti debbano prendersela con l’Italia.

b) Storicamente, nelle varie crisi dove una valuta s’e’ sganciata da altre, non s’e' MAI verificato l’ingabbiamento commerciale del paese stesso, semplicemente perche’ impossibile da fare e perche’ sarebbe sconveniente nel medio periodo a chi lo attua. Avverra’ parimenti in Europa

10) SE USCIAMO DALL’EURO, PERDIAMO I TRASFERIMENTI DALL’UNIONE EUROPEA.

ECCHISSENEFREGA!!! L’Italia inspiegabilmente regala quasi lo 0,4% del suo PIL (piu’ della Germania), circa 6 miliardi all’anno di euro, al resto d’europa. Durante le crisi degli stati ha generano decine di migliardi di nuovo debito pubblico a favore di altri. Se usciamo dall’euro da questo punto di vista non potremo che guadagnarci.

11) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE SAREMO TUTTI PIU’ POVERI ED I CONTI PUBBLICI PEGGIOREREBBERO

FALSISSIMO. E’ vero unicamente se uno percepisce redditi in Italia e li spende all’estero. Ma per la quasi totalita’ dei residenti italiani accadrebbe il contrario. Tutte le simulazioni numeriche fatte all’estero dicono il contrario. Oggi siamo nell’EURO e stiamo conoscendo una depressione economica impressionante e mai l’economia italiana e’ andata peggio. Qui la nostra simulazione del PIL nominale restando ed uscendo dall’euro, sia del PIL nominale che del Debito.



12) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE L’ITALIA VEDREBBE ESPLODERE IMMEDIATAMENTE IL DEBITO PERCHE’ I DEBITO SONO IN EURO.

FALSO. Lo Stato onorerebbe il debito in valuta locale, non in euro (Lex Monetae). L’onere del debito non aumenterebbe; i creditori esteri hanno gia’ incorporato la svalutazione nello spread, ed anzi il tasso diminuirebbe. Inoltre come visto aumenterebbe il PIL nominale, comprimendo il debito stesso.



13) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE LA BANCA CENTRALE EUROPEA NON FINANZIEREBBE PIU’ IL NOSTRO SISTEMA BANCARIO, SI BLOCCHEREBBE QUALUNQUE PAGAMENTO E ESPORTAZIONE E CROLLEREBBE TUTTO

FANTASIOSO. Chiariamo il punto di vista secondo logica:

a) Se a svalutazione avvenuta i paesi CREDITORI bloccassero il nostro sistema bancario spingendo l’Italia al Default (ammesso che riescano nell’intento), altro non farebbero che spingere l’Italia a non ripagare i debiti verso essi stessi. Se facessero cosi’ sarebbero degli auto-lesionisti. Tra l’altro l’Italia ha un SALDO PRIMARIO ATTIVO e non avrebbe in caso di default necessita’ di finanziarsi all’estero.

b) Se torna la Valuta Nazionale, torna anche la Banca Centrale Nazionale, e quindi qualcosa che quasi certamente svanirebbe (la BCE), non si sa bene quali minaccie potrebbe compiere.

c) Le minaccie da che mondo e mondo si fanno per “evitare” un evento. Ad evento successo, la minaccia e’ un non senso.

d) Nornalmente i DEFAULT avvengono quando si esaurisce la CASSA. L’Italia ha una CASSA pari al 21% del PIL (oltre 300 miliardi di Euro) in Oro, Valute, Riserve, etc.

Direi che non c’e’ molto altro da aggiungere. Sull’ipotesi di blocco di ogni pagamento ed esportazione in europa, e’ un po’ come commentare l’ipotesi del ritorno della Peste Nera e delle 7 piaghe d’Egitto, per cui evito.

14) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE DILAGHEREBBE LA CORRUZIONE E LA BUROCRAZIA

FALSO Morale. Tutte le statistiche ed indicatori dicono che la posizione dell’ITALIA in tema di corruzione ed efficienza dei servizi pubblici (connessa con la burocrazia ed efficienza pubblica) durante l’era EURO e’ peggiorata.

15) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE SVANIREBBE LA DEMOCRAZIA, IL LIBERO SCAMBIO ED IL SOGNO EUROPEO

ROMANTICISMO ISTERICO. La struttura che muove le decisioni dell’Eurogruppo non ha niente di democratico.

L’imporre cicli di austerita’-recessione-poverta’-tracollo conti pubblici non ha niente di razionale ed UCCIDE IL MERCATO interno.

Il peggior nemico dell’Integrazione europea e’ proprio l’EURO, la costruzione folle che c’e’ alle spalle a governarlo e la follia della gestione della crisi che porta la crisi stessa ad essere eterna ed a perpetuare se’ stessa, ampliando le forze anti-europee e seminando le basi per la distruzione dell’Eurozona.

Tornare alle valute nazionali, con un mercato unico e’ la sola possibilita’ per l’Europa per ricominciare un percorso di unione politica, la cui unione valutaria sia l’ultimo anello della catena, e non il primo.

16) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE CI SAREBBE IL CAOS, MENTRE L’EURO DA’ STABILITA’.

FALSO EVIDENTE ANCHE AD UN CIECO. Il caos c’e’ adesso, da ormai 4 anni, grazie a questo ESPERIMENTO chiamato EURO. L’EURO ha introdotto RIGIDITA’ e non ha un sistema in grado GESTIRE GLI SQUILIBRI INTERNI. Coi cambi e le valute nazionali, queste avrebbero una forza conseguente alla forza degli stati stessi. In sintesi l’EURO e’ una costruzione artificiale che spinge ad una perenne crisi interna ed a contrasti in cui alla fine la spunta sempre il piu’ forte (cioe’ non l’Italia). TUTTI gli esperimenti di CAMBIO FISSO sono finiti in malomodo, SEMPRE (a meno di non aver fatto PRIMA un unione politica, dei mercati del lavoro, dei sistemi fiscali, etc).

17) IL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE E’ IMPOSSIBILE, PERCHE’ NON CI CONSENTIRANNO DI USCIRE. L’EURO E’ IRREVERSIBILE.

FALSO RELIGIOSO. La STORIA offre centinaia di casi di Imperi e situazioni irreversibile che immancabilmente sono crollati, a causa in primis delle proprie contraddizioni interne. E’ comunque ovvio che tecnicamente l’uscita non sia affatto cosa semplice, ma se c’e’ la volonta’ di fa.

18) L’EURO E’ UNA COSA BUONA PERCHE’ CI DA’ IL “FATTORE DIMENSIONALE PER COMPETERE” MENTRE CON LA VALUTA NAZIONALE SAREMO DEI NANETTI.

CONFUSI. Qui chi dice cio’ fa confusione tra l’UNIONE POLITICA EUROPEA (che non c’e') e l’EURO.

L’EURO in se’ non vuol dire niente di niente. Certamente, c’e’ chi ha l’ambizione di vedere l’EURO prendere il posto del DOLLARO come valuta di riserva e scambio mondiale, ed essere cosi’ in grado di imporre condizioni al resto del mondo, ma per fare cio’ oltre all’Unione Politica, Fiscale, Valutaria e dei mercati del Lavoro, bisognerebbe pure investire massicciamente in armamenti. Oggi tra l’altro l’EURO pesa nelle riserve delle banche centrali meno di quanto pesavano 15 anni fa le varie valute nazionali.

Vicino casa abbiamo la SVIZZERA ed in giro per il mondo tanti esempi di piccole nazioni che competono benissimo col resto del mondo. Quanto all’egemonia Mondiale, direi che l’Europa per una serie di ragioni (anche demografiche) puo’ tranquillamente scordarsela.

L’Europa, Euro o non Euro, puo’ tranquillamente continuare ad essere un area di libero scambio, e se vi fosse maggior coordinamento (e non certo la valuta unica) potrebbe andare in giro per il mondo cogliendo determinate opportunita’ che effettivamente il fattore scala puo’ facilitare.

19) L’EURO CONSENTE A TUTTE LE NAZIONI PERIFERICHE DI ALLINEARSI ALLE NAZIONI PIU’ EVOLUTE, DIVENTARE PIU’ EFFICIENTI, SERIE, RESPONSABILI.

RISATA!!! Con l’EURO e’ accaduto OVUNQUE in Europa esattamente l’Opposto. E la cosa e’ ovvia: l’EURO deresponsabilizza proprio le nazioni piu’ deboli (la cosa e’ avvenuta grazie all’afflusso di capitali dal cuore d’europa alimentando l’economia reale).

20) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE E’ VERO CHE L’ECONOMIA SI RIPRENDEREBBE, MA LA PRESENZA DI UNA CLASSE POLITICA IRRESPONSABILE POTREBBE VANIFICARNE I VANTAGGI

VERO. Questa e’ l’unica argomentazione che dal mio punto di vista regge, anche se siamo nel campo delle opinioni. Cio’ pero’ non spingerebbe nessuno, lucido di mente, a non tornare alla valuta nazionale. Non tornare alla valuta nazionale sta impoverendo l’Italia e mezza Europa ad una velocita’ mai vista, ed interompere tale processo e’ perfettamente razionale e logico.

CONCLUSIONI:

Il ritorno alla Valuta Nazionale, non risolve i problemi dell’Italia (di cui ho parlato tante volte e fatto proposte operative specifiche). Ma e’ altrettanto certo a mio avviso che una permanenza nell’euro non puo’ che spingere l’Italia verso un impoverimento complessivo nazionale, che non ha niente di taumaturgico. Per cui non c’e’ alcuna ragione razionale per non tornare alla Valuta Nazionale, preparandosi a tale evento (che personalmente ritengo inevitabile, come insegna la storia).

Il dibattito sull’EURO in Italia e’ assolutamente avvilente, perche’ come detto in calce, basato su pregiudizi morali e non su analisi, ricerche, dati e studio della storia. Mi auguro questo articolo spinga i lettori non tanto ad essere a favore o contro l’euro, quanto ad affrontare questi argomenti in modo serio, logico ed analitico, supportando le proprie tesi in modo dovuto, come abbiamo cercato di fare in questo lungo articolo.
27/05/2014 15:41
 
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Claudio Borghi - Le 7 balle sull'uscita dall'euro (30/03/2014)

[Modificato da marco--- 27/05/2014 15:55]
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PERCHE’ TORNARE ALLA PROPRIA MONETA? (Fonte: informarexresistere.fr - 05/08/2012)

Dall’articolo di Friedrich Romig Warum Rückkehr zur eigenen Währung?

Il margine di manovra della politica monetaria va oltre ciò che consiste l’organizzare, influenzare e regolare un dominio specifico concernente l’economia di mercato. La moneta di un popolo rispecchia tutto ciò che la gente vuole, soffre, è. La condizione di una moneta “riflette l’intera vita sociale e politica [...], lo sviluppo e la regressione, le rivoluzioni, i successi e i fallimenti, lo stato della politica interna, la forza e la debolezza dei governi [...], la situazione geografica e politica di un popolo, le possibilità oggettive e soggettive della sua economia, il suo atteggiamento verso l’economia e il futuro, la sua morale e la sua energia, tutto ciò che i concetti di “spirito di un popolo” e “carattere di un popolo” esprimono. Niente mostra più chiaramente di che pasta è fatto un popolo se non la sua politica monetaria”.

Tutti coloro che si dedicano alla riflessione sugli scambi, sul credito e sul sistema bancario pubblicandoli o che fanno parte di coloro che elaborano la politica, dovrebbero ricordare queste osservazioni di Joseph Schumpeter, uno dei grandi economisti che il nostro popolo ha generato. La cultura di un popolo e la sua valuta formano un insieme che non può essere diviso.

Questi legami risultano già dalla natura della moneta e del credito. Per sua stessa natura, la moneta è un prodotto del regime giuridico dello Stato. Lo Stato determina la costituzione della moneta e del credito. In questo modo, indica quella che è la moneta nel suo territorio e chi ha il potere di battere moneta e concedere crediti. La sovranità monetaria è parte dei diritti inalienabili dello Stato.

E’ una delle assurdità del nostro tempo il fatto che lo Stato non esercita tali diritti per sé, e li trasmette ad un organismo “privato” o “indipendente” non statale, sul quale non ha alcuna influenza e non si assume alcuna responsabilità a riguardo. La presunta indipendenza della banca centrale è sempre stata relativa. Se la volontà di perseguire una politica di monetaria e del credito viene a mancare, una banca centrale non ha alcun potere, a prescindere dal suo grado di indipendenza”.

La Bundesbank ha contestato invano la rinuncia del Marco. Attualmente, l’impotenza della FED o della BCE si manifesta di nuovo. Entrambe devono approvare e finanziare i programmi di salvataggio e di stimolo e misure economiche adottate dai responsabili politici.

La moneta, mezzo di pagamento riconosciuto dallo Stato

Secondo la “teoria monetaria” (GF Knapp, 1905) inconfutabile e quindi indiscussa, la moneta in senso stretto è il mezzo di pagamento, riconosciuto dallo Stato (monete, banconote). Riconoscendo la moneta in quanto tale, lo Stato dà un effetto liberatorio ai pagamenti corrispondenti ad «unità monetarie» e agli obblighi fiscali che determina. Grazie al suo riconoscimento da parte dello Stato, la moneta è un “mezzo circolante” tra gli individui. In generale, oggi sono le banche centrali, erette o riconosciute dallo Stato che emettono monete e banconote, “creando” così la moneta, in virtù dei poteri conferiti dallo Stato e sotto la sua supervisione.

Il credito genera tutta la moneta in senso stretto, come in senso più ampio. Come suggerisce il nome, si basa sulla “fiducia”. Grazie al sistema giuridico che crea e mantiene, “lo Stato è la moneta”. Se il decadimento del sistema giuridico e lo Stato perdono la fiducia nel mantenimento di questo sistema, la moneta perde il suo valore. Se lo stesso Stato collassa, i cittadini non accettano più la moneta come mezzo di pagamento. Dopo il crollo segnato dalla seconda guerra mondiale, la Germania e l’Austria hanno sperimentato la “moneta sigaretta“, il baratto si è diffuso. E’ importante capire che qualsiasi perturbazione di ordine civile e della pace sociale porta scioperi, sommosse, insurrezioni, disturbi, un ricorso a violenza, terrore, incendi, corruzione, gli scandali bancari e le truffe su larga scala riducono la fiducia nello Stato e nella sua moneta e conducono ad una perdita nei valori effettivi o nella valuta, ciò alimenta ulteriormente l’inflazione e riduce il valore della valuta estera (“tasso di cambio”). Il vigore del Marco tedesco, del fiorino olandese, del franco svizzero e dello scellino nei confronti delle valute del sud (Italia, Portogallo, Spagna e Grecia) è dovuto in gran parte all’istituzione di un regime pacifico, ad una politica di equalizzazione di collaborazione delle parti sociali, alla priorità dei fattori reali sulla lotta tra partiti. In un’unione monetaria, regimi diversi portano alla perdita di benessere e a tensioni tra gli Stati che, se sono in crescita, possono rompere l’unione.

Le differenze dei regimi e la perdita della sovranità spiegano perché Gran Bretagna, Danimarca e Svezia, anche se paesi dell’UE, sono rimasti lontani fin dall’inizio dall’unione monetaria e hanno rifiutato di adottare l’euro, nonostante i suoi “vantaggi” così popolari. Purtroppo, l’Austria non ha fatto così, è stata integrata all’unione monetaria dalle vuote promesse di Schüssel & Co., anche se Mock, ministro degli Esteri, aveva solennemente promesso di mantenere lo Schilling prima dell’adesione all’UE.

La moneta, standard di valore

La moneta non è solo un mezzo di mantenimento del valore, un mezzo di scambio, un mezzo di pagamento e un mezzo di circolazione, ma anche, in una posizione di rilievo, uno standard di valore per il quale sono calibrati tutti i beni e servizi e, di conseguenza, messi in relazione gli uni con gli altri. Questo standard si applica anche ad individui e gruppi di persone le cui prestazioni sono valutate e pagate sotto forma di salari, stipendi, tasse, bonus o premi. L’inserimento di individui e gruppi di persone nella valutazione monetaria dà generalmente alla moneta il suo carattere sociale. Come ha affermato Adam Müller, essa acquista così il suo carattere copulativo. Non permette solo ‘lo scambio di merce contro moneta”, non è solo un “mezzo di scambio “, ma facilita in molti modi, nell’economia, la “comunicazione” (N. Luhmann e Habermas) tra i membri della società. In ragione di questo contributo alla comunicazione, spetta allo Stato garantire la stabilità, la costanza di questo standard e, quindi, il mantenimento del potere d’acquisto della moneta. Se lo Stato non si assume alcuna responsabilità o fa riferimento a istituzioni non-statali, come la Commissione Europea, la BCE, il FMI, la troika o il gruppo Eurofin, accusa un fallimento politico, perdendo la sua influenza sulla sua moneta e sulla sua politica di credito.

Mantenere il potere d’acquisto

Al fine di valutare la grandezza di questa responsabilità per il mantenimento del potere d’acquisto, dobbiamo considerare, nelle operazioni di pagamento, la scarsa importanza della moneta sotto forma di monete e banconote, attualmente. In un’economia moderna, circa l’80-95% dei pagamenti sono effettuati senza contanti, dalle trascrizioni da conto a conto, da banca a banca. Si tratta di un fatto essenziale nella “creazione del credito”. L’essenza della creazione del credito si comprende meglio se si presume che l’economia ha una sola banca e che tutti i pagamenti sono effettuati senza contanti. Tutto il denaro sarebbe quindi scritturale. Il traffico Interbancario o “clearing” si avvicina molto a questa pratica. In un tale sistema economico, solo il sistema bancario e creditizio “crea il credito” con la concessione di diritti di prelievo o linee di credito, ai quali ricorrono i debitori (sono l’insieme di banche, i vari individui, le imprese, i Comuni e lo Stato) per i pagamenti al loro personale e ai loro fornitori. Il volume di moneta o di credito circolante è aumentato da qualsiasi credito per cui viene utilizzato. Ci si dovrebbe sbarazzare dell’idea ingenua che le banche sarebbero semplici “intermediari” che emettono credito il cui volume è pari ai depositi bancari dei clienti. Il compito delle banche è quello di creare moneta e credito. Esse generano essenzialmente la “fiat money” erroneamente denunciata. I depositi a risparmio sono il risultato della creazione di credito e non la causa del credito.

Limiti della creazione di credito

Questa idea è essenziale per determinare i limiti della creazione di credito.

Se l’aumento del volume del credito corrisponde alla crescita sostenibile dell’economia, non c’è niente di sbagliato nella creazione di credito da parte delle banche: è positivo.

Se la creazione del credito è in armonia con la crescita economica, il servizio del debito assicura il pagamento degli interessi, ma il prestito non viene mai rimborsato come aggregato della contabilità nazionale. Finché le imprese e i paesi prosperano, i crediti non vengono rimborsati, ma elargiti. Questo è ciò che mostrano le statistiche di quasi tutti gli Stati moderni. La diminuzione del volume del credito è di solito il risultato di un calo di dinamismo e produttività, di una cattiva distribuzione dei flussi di credito o di speculazioni irresponsabili che distruggono le attività delle banche e quindi i crediti in moneta. Se la distruzione di questa moneta è significativa, addirittura catastrofica, il sistema economico entra in crisi, come è accaduto più volte negli ultimi anni.

Per evitare le crisi, è estremamente importante che lo Stato si riservi il controllo dei volumi e gli obiettivi di creazione di credito e lo eserciti realmente. Può essere ottenuto mediante una rigorosa regolamentazione o dalla nazionalizzazione delle banche, la partecipazione dello Stato alle banche private o alla creazione di organismi di sorveglianza che controllano l’assegnazione dei crediti. Questo non ha nulla a che fare con un “espropriazione delle banche”. La situazione attuale in cui lo Stato consente agli istituti di credito di fare quello che vogliono facendosi garante dei loro “debiti marci”, delle loro cattive speculazioni e operazioni su derivati, non è giustificabile di fronte la comunità dei cittadini e dei contribuenti.

Lo Stato deve adottare preventivamente tutte le misure necessarie attuando tutte le norme necessarie per prevenire fallimenti bancari. Nulla è più disastroso per l’economia che il prosciugamento dei flussi di credito a causa della perdita di fiducia tra banche e risparmiatori. Una volta che la fiducia è stata scossa, la ripresa dei flussi di credito può costare cara allo Stato. I “piani di stimolo“, la preferenza accordata agli investimenti nelle infrastrutture, ecc. sono certamente una cattiva terapia per curare i difetti del sistema creditizio. Essi non fanno che minare la stabilità della moneta e, come dichiarato dal ministro Steinbrück “bruciano” fondi di bilancio. Ed è ancora più irresponsabile finanziare i consumi dello Stato con il credito. Questo è il modo garantito per fallire, come mostra alla perfezione l’esempio della Grecia.
Il denaro deve essere al servizio dell’economia del paese

Nell’interesse dell’economia del Paese, le banche dovrebbero concedere crediti esclusivamente ai mutuatari autoctoni e solo in casi eccezionali all’estero. Eccezioni particolari sono paesi come la Svizzera o il Lussemburgo, che essendo zone di rifugio e mancando di opportunità di investimento, non possono posizionare nel paese il massiccio afflusso di valuta estera. Per tutti gli altri paesi è necessaria la seguente regola: i crediti all’esportazione, con cui il governo garantisce il servizio del debito tramite una banca o il controllo della banca centrale, devono essere sottoposti a condizioni e criteri che garantiscano l’ammortamento e gli interessi. La garanzia all’esportazione per il salvataggio dei posti di lavoro non ha senso, l’era dell’”economia dei regali” (Bernhard Laum) è finita. Siate consapevoli che, ogni estensione del credito in un paese straniero significa esaurire il potere della propria economia.

Il finanziamento del bilancio

La rinuncia dello Stato alla creazione di credito per finanziare il suo bilancio mina anche l’interesse pubblico. Quando, a causa di questa rinuncia, lo Stato è costretto a prendere in prestito fondi a tassi elevati – ed eventualmente all’estero – che vengono acquistati dalle banche private in grado di rifinanziarsi presso la banca centrale o dalla BCE a bassi tassi d’interesse – offre alle banche un vantaggio ingiusto, poiché anche in questo caso è essa, vale a dire, la sua banca centrale, che procede alla creazione del credito.

Lo Stato è il “padrone della moneta e del credito”: “E’ il sovrano a dare credito, non a riceverlo”. Non deve sottomettersi né ai mercati finanziari né alle banche, sono le banche che devono sottomettersi allo Stato. Non è lo Stato che deve pagare gli interessi alle banche, ma le banche allo stato. Quando John F. Kennedy ha voluto applicare tali principi che avrebbero fatto saltare il sistema della FED, è stato assassinato. Ma questo non toglie niente al valore dei principi.

Lo Stato è responsabile della moneta e della politica creditizia

Solo lo Stato è responsabile della sua moneta. Deve riprendere in mano la politica della moneta e del credito, perché è lo strumento più importante della sua politica economica e sociale. Rinunciare la sua politica monetaria e creditizia è un reato molto grave. In Germania, questo crimine è stato commesso dal ministro degli Esteri Genscher e dal Cancelliere Kohl, in Austria da Wolfgang Schüssel, Benita Ferrero-Waldner e Klaus Liebscher, ex presidente della banca centrale. In Austria, l’euro è stato introdotto nel 1999, anche se il ministro degli Esteri Mock e l’intero governo avevano ancora qualche giorno prima del referendum sull’adesione all’UE nel 1994, assicurarono che “lo scellino sarebbe stato preservato”. Oggi, tutti gli austriaci sanno che il governo e i media li hanno addestrati all’ UE e all’euro attraverso centinaia di bugie, inganni e promesse non mantenute. Questo ha scosso profondamente la fiducia nello stato e seriamente danneggiato il sistema politico della democrazia dei partiti. Oggi, secondo il quotidiano “Der Standard“, l’82% dei cittadini non si fidano più dei politici. Negli anni Trenta del secolo scorso, la perdita di fiducia e il crack bancario avevano portato ad un rovesciamento della politica.

L’euro è una moneta debole

Dietro l’euro, non esiste né uno Stato forte né un’unione politica che, secondo l’ex capo economista Otmar Issing della BCE, non esisterà mai in parte a causa del “principio democratico”. (“Frankfurter Allgemeine Zeitung” del 6/12/08, p. 11). Un’unione monetaria senza unione politica è destinata al fallimento. Questo è ciò che il premio Nobel Milton Friedman ci ha inculcato poco prima della sua morte (2006). L’economista di Harvard Martin Feldstein, che fu il consigliere economico del presidente Reagan ed ora presidente della National Bureau of Economic Research, nel quotidiano “Die Presse” (6/12/08, p. 4 ), ha posto molto seriamente la seguente domanda: “L’euro sopravviverà alla crisi?” Ha fatto riferimento alle cause pertinenti all’atteso fallimento, cause che l’ex presidente della Hessische Landesbank, l’economista W. Hankel, ha discusso in una conferenza a Vienna il 9 ottobre 2008: “Lo Stato e la moneta sono collegati e non dovrebbero essere separati”. Per Hankel (“Die Eurolüge”, 2008), l’unione monetaria ha avuto come conseguenza che l’ex blocco di monete forti (Germania, Austria, Benelux) “sovvenziona” ogni anno gli altri paesi dell’UE, per eccedenze della bilancia dei pagamenti di 250 miliardi di euro, salvandosi dalla svalutazione della propria valuta che imporrebbe un default.

Questa esorbitante “supporto” non figura in alcun bilancio dell’Unione Europea. Il “Figaro” ha chiamato questo tributo una “Versailles senza guerra“. La stagnazione economica in Germania e l’aumento dei salari reali in Germania (e in Austria) sono dovuti a questi tributi. Essi indeboliscono non solo l’ex blocco di paesi con monete forti, le “locomotive”, ma l’intera Europa. Quando le locomotive non tirarano più il treno, questo si ferma. L’indebolimento è cominciato con l’unionemonetaria ed ora prosegue con l’euro. Il suo valore si scioglie come neve al sole. Dall’introduzione dell’euro nel 1999, il prezzo dell’oro – unico criterio affidabile per le valute deboli – è stato moltiplicato per 3,5. Ciò corrisponde ad un tasso di inflazione di circa il 10% all’anno. Questa stima coincide con le esperienze della massaia che va a fare la spesa tutti i giorni e per la quale gli indici manipolati non contano. Essa deve, come qualsiasi persona sensata, giungere alla conclusione che “la BCE non è in grado di lottare efficacemente contro l’inflazione“.

E’ un dato di fatto che la BCE lascia il volume del credito aumentare cinque volte più veloce di quanto non faccia il PIL. Come previsto da centinaia di economisti, il “Patto di stabilità e crescita” non valeva la carta su cui era scritto. Fin dall’inizio dell’unione monetaria, i criteri di stabilità non sono stati rispettati. E quando i paesi con monetaa debole come la Grecia hanno aderito all’Unione monetaria, non è stato più possibile fermare il crollo di quest’ultima. Oggi, ci troviamo con questa palla al piede e non possiamo sbarazzarcene.

La deformazione del sistema della moneta e del credito

Questo è il motivo per cui è urgente ritornare ai principi derivanti dalla natura della moneta e del credito. Essi richiedono una riforma dell’attuale sistema di moneta e credito e la reintroduzione delle monete nazionali. Dovremmo aver imparato dal disastro finanziario in cui l’Unione monetaria europea e la globalizzazione dei mercati finanziari ci hanno portato, e reintrodurre molto rapidamente le monete nazionali rafforzando il controllo delle banche e dei mercati finanziari. Sappiamo che un’inadeguata vigilanza bancaria può facilmente influenzare l’intera economia o essere la rovina di stati (come l’Islanda). Lo Stato ha l’obbligo di sorvegliare le banche e la finanza, se non altro per la necessità di controllare la creazione di credito. Il ritorno alle monete nazionali non causerà più problemi di quanti ne ha causati il passaggio all’euro. E il rafforzamento del controllo – che già esiste – di movimenti del capitale ed operazioni di pagamento con l’estero non dovrebbe incontrare difficoltà. Svolge comunque un ruolo importante in ogni caso per fermare la svendita dell’Austria da parte speculatori ed evitare le delocalizzazioni all’estero, che non sono nell’interesse generale dell’ Austria e obbligherebbe lo Stato ad essere un enorme garante per le banche, cosa che può portare al fallimento se dovesse essere attuato. In ogni caso, le grandi banche sono troppo importanti nello stato e nella società perchè gli sia permesso di fare ciò che vogliono.

Sintesi della tesi

La moneta nasce dal credito e il credito dalla fiducia.

- “Lo Stato è la moneta” Esso determina, per definizione del suo regime giuridico, ciò che è la moneta e ciò che “è considerato” moneta da parte di coloro che hanno fiducia in esso.

- Attraverso la sua politica monetaria e del credito, lo Stato deve rispettare la fiducia datagli dai cittadini e assicurare il mantenimento del potere d’acquisto.

- “Lo Stato e la moneta sono legati e non devono essere separati” (Hankel). Abbandonare la sua moneta nazionale, significa rinunciare alla sovranità dello Stato.

- Non è lo Stato che deve essere sottomesso alle banche, ma le banche allo stato. Non è lo Stato che deve pagare gli interessi alle banche, ma le banche allo Stato.

- “E’ il sovrano a dare credito, non a riceverlo” Fa parte del sistema creditizio dare allo Stato il diritto di creare credito e sottoporlo al controllo dello Stato stesso. Invece di emettere obbligazioni, lo Stato dovrebbe avere il diritto di finanziare i suoi deficit di bilancio utilizzando il credito franco d’interessi della banca centrale.

- Una politica monetaria e creditizia basata sul bene comune richiede l’abbandono dell’euro e della BCE e il ritorno alle valute nazionali.

Nella prima metà del XX secolo, una buona teoria della finanza, della moneta e del credito ha già prodotto risultati inconfutabili che non dovrebbero essere ignorati impunemente dai politici. Prima dell’euto di Maastricht, circa 700 economisti avevano messo in guardia. Il disastro attuale non è una sorpresa per loro, ma i responsabili di questo fallimento sono le politiche che hanno creato l’euro, non vogliono riconoscere il fallimento di questa moneta e fanno sparire nel fumo quelle che sono parti importanti della ricchezza Nazionale.

Friedrich Romig insegna economia politica e politica economica. Ha sempre cercato di parlare sulla stampa circa i vani tentativi di salvare l’Unione monetaria europea.
24/10/2014 16:15
 
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27/10/2014 13:50
 
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Ringraziando ziomaoziomao per questa segnalazione.

Come uscire dall'incubo - 31 domande, 31 risposte, la verità che nessuno ti dice (Fonte: bastaeuro.org)

Coloro i quali ci hanno portato nell’Euro hanno fatto l’errore più grande della storia e ora sono disposti a tutto pur di non ammetterlo. Sono disposti a sacrificare il lavoro di milioni di Italiani, i risparmi accumulati con vite intere dedicate alla prudenza e alla sicurezza, un patrimonio inestimabile di imprese che sono sempre state un modello per il mondo. Presto arriveranno addirittura a pretendere la svendita delle opere d’Arte e a consentire la sparizione dell’oro detenuto in Banca d’Italia. Per l’Europa stanno vendendo le nostre vite, ci hanno infilato in una depressione peggiore di quella del 1929, hanno piegato ed umiliato interi Popoli, come i Greci, pur di tenere in piedi lo strumento infernale dell’Euro: un peso che ci sta facendo dimenticare che cosa sia la libertà. Questo disastro è coperto da una catena fittissima di menzogne che ci vengono raccontate ogni giorno da televisione e giornali: bugie urlate sempre più forte man mano che cresce la paura che il colossale danno venga scoperto. Anch’io ero stato ingannato all’inizio ma adesso tutto è chiaro. Ho quindi pensato a questo manualetto come un’arma di difesa dalle falsità più frequenti che vengono diffuse ogni giorno e anche per rispondere ai più comuni dubbi o timori che chiunque di noi possa avere se si parla della moneta e di che cosa voglia dire tornare ad essere indipendenti e padroni a casa nostra. Occorre prepararsi, perché rottamare l’Euro non è una scelta: questo sistema è destinato INEVITABILMENTE a finire, l’unico dubbio è QUANDO, e non è una differenza da poco. Prima finirà questo incubo e meno macerie ci saranno da spazzare e prima si potrà ricominciare a ricostruire e fare quello che abbiamo dimostrato nel tempo di saper fare meglio: lavorare. Ci aspetta un periodo di ricostruzione e rinascita, simile agli anni gloriosi del dopoguerra, però dipenderà da noi fermare i “bombardamenti” economici per tempo prima che facciano troppe vittime. Le prossime elezioni Europee saranno un momento importante: la scelta non sarà fra destra e sinistra, e nemmeno fra Nord e Sud. Sarà, invece, fra chi vuol mantenere ostinatamente in piedi questo strumento di distruzione economica che è l’Euro e chi invece lo vuole incenerire per sempre, senza se e senza ma, per poter riprendere le chiavi di casa e ricominciare a crescere e produrre. Ringrazio sentitamente la Lega Nord e Matteo Salvini che ci hanno creduto fin dalla prima volta in cui ho raccontato questi “punti” che ora, grazie a loro, potete leggere anche voi.

Claudio Borghi Aquilini

Economista, docente dell’Università Cattolica di Milano,
giornalista ed ex managing director di Deutsche Bank


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[Modificato da marco--- 27/10/2014 13:51]
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DRAGHI: L'EURO E' IRREVERSIBILE! (17/11/2014)

[Modificato da marco--- 21/11/2014 16:06]
21/11/2014 16:32
 
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