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Genova, l'immortale

Ultimo Aggiornamento: 10/05/2012 22:12
03/05/2012 17:38
 
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Feudal Full, Difficile/Difficile, Zena submod 1.0
Nel poco tempo che ho, finalmente posso iniziare qualcosa che avevo sempre sognato di poter fare con questo fantastico gioco.
Spero di poterla continuare a lungo ma che, soprattutto, possa piacervi.



Non sono trascorsi che pochi anni da quando le imprese dei Genovesi in Spagna e in Terrasanta sono terminate.
Gli eroi delle crociate iberiche sono tornati a casa: Ansaldo D'Oria e suo figlio, Simone, reduci delle grandi battaglie di Tortosa ed Almeria, l'ammiraglio Guglielmo Pelle "Matamoros", tutti compagni d'arme del leggendario Caffaro, che addirittura combattè al fianco di Guglielmo Embriaco "Testa di Maglio", grazie al quale Gerusalemme stessa venne conquistata.
Genova ha e avrà una fama imperitura, sono le grandi imprese a consegnare l'immortalità...ma non bastano per far sopravvivere uno Stato piccolo quale è Genova.
La situazione intorno non è del tutto stabile: al Nord c'è fermento, presto o tardi l'Imperatore sarà costretto a scendere in Italia; Pisa, la grande rivale della Superba, è solo in tregua con Genova, ma la guerra sarà inevitabile. Non c'è abbastanza spazio per entrambe.
Le forze islamiche controllano ancora troppi territori affacciati sul Mediterraneo, la situazione va rovesciata.

Genova è pronta. E' tempo di iniziare una nuova epoca per l'ormai maturo Comune.
E' tempo di conquistare l'immortalità non data dalla fama, ma dalla gloria e dal potere.
04/05/2012 19:08
 
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Sono molte le vie che i Consoli del Comune possono scegliere per iniziare l'espansione di Genova, e da buoni genovesi scelgono la più economica: la conquista dei litigiosi e divisi Comuni del Nord può essere di sicuro la via più facile per il consolidamento di un potere territoriale che Genova mai ha avuto.
Per cui dalla Sardegna viene richiamato sul continente il giovanissimo Simone D'Oria, al comando di alcune truppe di palvesarii e un'unità di balestrieri mercenari, soldati che andranno ad unirsi ad un contingente genovese di soldati comunali, i quali saranno affiancati dai guerrieri più prestigiosi della Superba, i balistari genovesi.
Intanto, né la diplomazia né i commerci vengono lasciati da parte: mentre l'ex console Rubaldo Bisaccia si impegna nell'ottenere trattati commerciali con le nazioni circostanti, compresa Pisa, il mercante Ottobono Alberici inaugura proficui commerci di imbarcazioni, beni estremamente richiesti dalla Liguria.
Per quanto i cittadini di Genova siano anche giustamente preoccupati di Ugo Fieschi, signore indipendente del Levante ligure, non è ancora il momento di occuparsi di lui...e non è nemmeno detto che debba essere necessariamente distrutto: se potesse passare dalla parte genovese, il Comune non potrebbe che avere giovamento da un nuovo generale.
Durante i due anni successivi, alcune truppe pisane fanno capolino nei possedimenti genovesi sia in Liguria che in Sardegna, ma per adesso non sono movimenti preoccupanti.

Siccome il tempo è denaro, esso non viene minimamente sprecato dalla Superba: nell'inverno dello stesso 1155, mentre i generali Nicola Embriaco, discendente del Testa di Maglio, e Oberto Spinola si impossessano dei centri minori del Piemonte, Simone D'Oria mette sotto assedio la grande città di Asti.

Nel 1156, l'arcivescovo Siro rientra in Liguria per affrontare una possibile minaccia di eresia: un tale Arnaldo da Brescia ha iniziato a predicare nel nord, e sarebbe bene non sottovalutarlo.
Mente i figli di Ansaldo D'Oria e Grimaldo Canella diventano uomini, Simone D'Oria, raggiunto dall'Embriaco e da Oberto Spinola con la loro guardia, lancia l'assalto ad Asti, che ha appena rifiutato una onorevole offerta di resa.


Schierato davanti alla città, l'esercito genovese è un tripudio di colori. Gli uomini sono nervosi, ma battaglieri e pronti allo scontro.
Lo schieramento è semplice: mentre i soldati con ariete e scale si occuperanno dell'ingresso principale, dal quale faranno ingrsso tutti i cavalieri pesanti, le grandi torri d'assedio si occuperanno di un singolo tratto di mura; i tiratori sono disposti tra i vuoti della prima linea, pronti a bersagliare il nemico sulle mura.



Così, mentre i fanti danno l'assalto alle mura, balestrieri e arcieri si occupano delle truppe dietro di esse, coraggiosamente sotto il fuoco nemico.



Il piano di disporre le torri d'assedio da un solo lato ha completamente successo: infatti il tratto di mura in questione non è presidiato da arcieri, e le macchine non rischiano di prendere fuoco.
Prima ancora di raggiungere le porte con l'ariete, inaspettatamente la fanteria nemica compie una sortita: la mischia intorno allo strumento da assedio si accende furiosa.



I soldati del Comune però sono addestrati e indomiti, e non cedono un palmo di terreno.
Inesorabilmente, i palvesarii di Genova formano un grande muro di scudi ed iniziano a respingere i nemici all'interno della cinta muraria, macellandoli senza pietà, mentre le mura vengono conquistate con relativa facilità.





La battaglia prosegue, cruenta e sanguinosa, e quando una staffetta avvisa i generali che ormai la via è aperta, lanciano al galoppo i loro cavalli da guerra verso le porte cittadine.



Una volta superate le porte ed evitando le lance dei nemici, i tre generali si consultano rapidamente per studiare un veloce piano d'azione: la piazza centrale, dove si terrà l'ultima resistenza, è ormai presidiata solo da alcuni lanceri e dai cavalieri pesanti che accompagnano il generale, per cui per prima cosa vengono mandati i tiratori rimasti con munizioni sufficienti a tirare su di loro.
Niente più che una manovra diversiva, in effetti: Simone D'Oria decide infatti di compiere un giro più largo con i suoi compagni, per poter attaccare di fianco i difensori.
Purtroppo la tattica non è perfetta: infatti davanti alle porte si scatena un'ultima ma energica resistenza degli assediati, che costringono i balestrieri ad un violento corpo a corpo; bisognoso di una tattica diversa immediatamente, Simone comanda ad un gruppo di palvesarii di attaccare il generale nemico dalla parte opposta rispetto alla sua.
Iniziata la manovra, tutto però cambia: dalla piazza principale, i lanceri si lanciano verso le porte della città, mentre il generale nemico attacca Simone e i suoi compagni!



Ma com'è ovvio aspettarsi, accerchiati e in grandissima disparità numerica, non possono che soccombere tutti dal primo all'ultimo.



A quel punto, la battaglia è ormai finita; eliminate le ultime sacche di resistenza, la bandiera genovese svetta sulle torri della città, ma a ad un altissimo prezzo: per quanto vittorioso, il giovane Simone D'Oria deve fare i conti con la perdita di più di metà dell'esercito che gli era stato affidato.
Senza però perdersi d'animo, il giovane generale prende possesso della città ed inizia a riorganizzare l'esercito, rimandando a Genova i balestrieri genovesi e alcuni fanti.

Il primo passo verso l'espansione, seppure pagato caro, è stato fatto. La via per la Pianura Padana è aperta, adesso ricche e potenti città possono diventare preda della conquista genovese.
La più vicina di esse è Milano, ma è anche una delle più forti militarmente. Ci sarà tempo per la conquista di Milano...ma non adesso.
Il tempo non va sprecato, certo, ma nemmeno gettato al vento.

05/05/2012 12:13
 
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ottima aar, oltretutto mi piacciono un casino le skin degli scudi dei pavesari miliziani, avete fatto proprio un bel lavoro con questo submod [SM=x1140522]
05/05/2012 20:01
 
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Il plauso per gli scudi e tutte le nuove skin va a frederick the great :)

Stasera dovrei postare la seconda parte del capitolo "Espansione"...come capirete anche dal prossimo aggiornamento, non sono molto ferrato negli assedi, spero che questa campagna sia l'occasione per migliorarmi
05/05/2012 21:24
 
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Con questa AAR mi hai fatto venire voglia di giocare con Genova, ho scaricato il submod (a proposito, vi ringrazio per questo bellissimo submod) e ho fatto una partitina, ho preso il controllo della sardegna e della corsica, conquistate asti,milano, chandax,leukosia, annaba e tunisi, fatta molto bene la fazione,e anche la tua AAR
__________________________________________________




05/05/2012 22:20
 
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Re:
xetios, 05/05/2012 21.24:

Con questa AAR mi hai fatto venire voglia di giocare con Genova, ho scaricato il submod (a proposito, vi ringrazio per questo bellissimo submod) e ho fatto una partitina, ho preso il controllo della sardegna e della corsica, conquistate asti,milano, chandax,leukosia, annaba e tunisi, fatta molto bene la fazione,e anche la tua AAR



Be' gran parte del merito va soprattutto a Fabius, frederick e al team di BC in generale perché gran parte della situazione geo-politica, ancilarri etc. era già presente in gioco, io ho fatto solo un poco di ricerca storica [SM=g27960]

Forse tra un'oretta sarò in grado di pubblicare la seconda (ma non ultima) parte del Capitolo I, ne ho già scritto una parte ma preferisco allungare ancora un poco per lasciarvi qualcosina da leggere [SM=x1140428]

06/05/2012 13:34
 
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Per quanto in futuro Genova crescerà di sicuro in potenza, non può certo proseguire il suo cammino verso il potere da sola: gli alleati sono necessari.
Nell'inverno del 1156, Rubaldo Bisaccia riesce ad ottenere dall'erede al trono del Regno di Sicilia, Tancredi, un'alleanza con il Comune. Essendo i Siculo-Normanni il regno più esteso e forte della Penisola, sarà bene mantenere buoni rapporti, almeno per il momento.

Gli anni successivi vengono adoperati per i preparativi alla grande fase di espansione nella pianura padana alle spese dei Comuni indipendenti di quell'area, con una politica di sviluppo economico e il reclutamento di nuove truppe.
L'organizzazione militare ancora non è precisa, ma gli eserciti di Genova saranno comunque in grado di sostenere le future battaglie; per la futura campagna, intanto, vengono designati come comandanti due dei conquistatori di Asti, Simone D'Oria e Nicola Embriaco, che occupano dell'addestramento e del reclutamento ad Asti e Vercelli.
Nel 1157 l'arcivescovo Siro, nel suo viaggiare nel Nord Italia, arriva allo scontro con Arnaldo da Brescia, nei pressi della città di Milano: la disputa teologica tra i due però ristagna e non si conclude nulla, ma il prelato genovese non si da per vinto, la sua pura fede distruggerà l'avversario.



E infatti, nell'estate del 1158 riesce a fare condannare Arnaldo, scongiurando così il pericolo di pericolose eresie.

Dal canto suo, Ansaldo D'Oria sta progettando una piccola e breve campagna parallela a quella italiana, in Nord-Africa. L'intento è duplice: sia catturare insediamenti per il Comune, sia città da donare agli alleati siciliani, che sicuramente non potranno che apprezzare gli sforzi dei Genovesi nel dimostrarsi amici.
Memore delle recenti glorie ad Almeria e Tortosa, e speranzoso di ottenere nuova fama prima della dipartita, Ansaldo desidera condurre personalmente le operazioni insieme ad uno dei figli presenti in Sardegna con lui. Grimaldo Canella invita però il collega a procedere lentamente e con parsimonia nei reclutamenti, siccome le casse della Superba stanno già risentendo abbastanza per la preparazione degli eserciti di Simone D'Oria e Nicola Embriaco.

Dopo 3 anni dall'ultima conquista, Simone D'Oria è pronto a muoversi nella primavera del 1159, alla testa di un grande esercito; con un contingente minore, l'Embriaco si preoccupa di sottomettere le città lombarde nella sfera di influenza di Milano, le quali non tardano ad aprire le porte al genovese.
Passati alcuni mesi di assedio, Milano ancora resiste, per cui Simone chiama a sé l'Embriaco e fa avanzare l'esercito e le macchine da assedio verso le possenti mura di Milano.



E' l'alba quando i soldati della Superba si schierano davanti agli imponenti bastioni della città più potente della Lombardia.
Cade una leggera pioggia, che oltre ad aiutare a tenere svegli i guerrieri li rende anche piuttosto nervosi, ma fortunatamente queste poche gocce non sono un problema per i balestrieri.
Prima dell'avanzata delle macchine, questi tireranno sulle mura nemiche per sfoltire i ranghi milanesi, sfruttando anche il fatto che le unità a distanza del nemico sono poche e di scarso valore...eccezion fatta per un contingente di balestrieri genovesi, mercenari al soldo del signore della città Ottone Visconti.



La pioggia di dardi va avanti per parecchio tempo, e come previsto le perdite genovesi sono irrisorie: il tiro del nemico è impreciso e disperso, gli unici a causare i problemi sono i connazionali sulle mura, che vanno eliminati il prima possibile. Per cui tutti i tiratori genovesi si concentrano sui balestrieri mercenari, provocando in poco tempo una strage e riducendoli all'impotenza.



A questo punto la fanteria può avanzare relativamente tranquilla, con la sicurezza di dover affrontare avversari stanchi, demoralizzati e numericamente inferiori.
Purtroppo però le cose non vanno esattamente come previsto: la resistenza nemica infatti è piuttosto ben salda, per cui anche dopo avere conquistato le mura e sfondato le porte, la battaglia si fa dura e difficile; anche i tiratori vengono chiamati a partecipare alla mischia.



Dopo ore di combattimenti all'ultimo sangue, si sta ripetendo l'esperienza di Asti: l'esercito genovese è quasi dimezzato, ma questa volta lo scontro è ancora nel vivo, e ciò potrebbe significare una disfatta.
Capendo che potrebbe essere l'unica speranza di riportare una vittoria, Simone D'Oria comanda alla cavalleria di seguirlo all'interno della città per aiutare i suoi fanti in estrema difficoltà.



La resistenza dei sergentes davanti alle porte viene messa a tacere, ma proprio lungo la via principale che porta al centro della città si stagliano gli imponenti cavalieri di Ottone Visconti.
Senza indugio, Simone D'Oria e Nicola Embriaco si lanciano contro il generale nemico con tutta la cavalleria al seguito, provocando un feroce scontro; la mischia è caotica e sanguinaria, cavalieri, fanti e tiratori sono tutti coinvolti, la confusione è più che totale e si fatica a distinguere tra amici e nemici.



Alla fine Visconti cade, e morto lui la città è conquistata, ma il prezzo è stato irrimediabilmente troppo alto: più di metà dell'esercito genovese giace morto sulle mura e per le strade di Milano.
Simone D'Oria piange e si dispera, nonostante gli venga riconosciuto di aver combattuto con coraggio: troppi uomini sono morti sotto il suo comando, e quasi si vergogna di non conoscere l'arte della poliorcetica come i Genovesi che conquistarono Gerusalemme al comando di Guglielmo Embriaco.
Così, con grande disappunto dei Consoli, la campagna nel Nord Italia subisce un improvviso arresto, forse di soli due o tre anni, ma comunque un arresto; come già detto, tutto il tempo sprecato è denaro sprecato.

Comunque, più a Est, inizia ad emergere una nuova potenza che, come Genova, cerca nell'entroterra il suo spazio vitale e si prepara alla conquista di nuovi territori: la Repubblica di Venezia ha infatti conquistato la città di Verona, e presto potrebbe rivolgere i suoi interessi alla zona di Bologna. Ciò può solo significare che, prima o poi, Genova potrebbe non trovarsi in guerra solo con Pisa.
Quindi il prossimo obiettivo nella Pianura Padana è piuttosto chiaro, ovvero Bologna.
Grimaldo Canella decide che ad avere il comando della spedizione sarà il suo giovane figlio, Oberto Grimaldi, anche perché Simone D'Oria al momento si sente ancora insicuro a causa delle recenti vittorie di Pirro, mentre è molto probabile che Nicola Embriaco presto segua le orme del suo antenato contro i musulmani, ispirato dal leggendario uomo che, forse per affetto verso il Testa di Maglio, si è posto al suo fianco come consigliere: Caffaro di Rustico da Caschifellone in persona!
L'Embriaco infatti, nei primi mesi del 1160, decide di lasciare Milano e di recarsi in Sardegna, per congiugersi con il Console dei Placiti, tra l'altro vecchio compagno d'armi dello stesso Caffaro.
I Pisani intanto compiono preoccupanti movimenti sull'isola, vagando con intere armate alle frontiere dei Giudicati di Logudoro e Gallura e spingendosi anche nei pressi del contado di Alghero...ci sarebbe da sperare che non compiano improvvisi attacchi.



Decisi però a non farsi intimidire dalla possibile minaccia pisana, Ansaldo D'Oria e Nicola Embriaco ultimano insieme i preparativi per la spedizione in terra moresca; alla fine, Ansaldo ha deciso di lasciare i figli ad Alghero, in modo che possano difendere la fortezza genovese da colpi di mano pisani, che sembrano ormai pericolosamente prossimi.
Così, nel 1161, anche se con il peso nel cuore, i due genovesi partono con un discreto contingente di uomini verso le coste dell'Africa, per portare la croce della cristianità e di Genova e nelle terre degli infedeli...purtroppo non c'è stato il tempo di preparare un servizio di spionaggio adeguato, per cui il territorio potrebbe riservare alcune sorprese. L'anno successivo i due generali insieme mettono sotto assedio la fortezza Ziride di Tunisi, per quanto in inferiorità numerica e senza i fondi necessari per reclutare mercenari sul territorio, e con grande disappunto del capitano pisano che si trovava nei pressi per gli stessi motivi dei Genovesi.
Nello stesso anno, Bologna è assediata dai Veneziani, che rischiano così di mandare in fumo i piani dei Genovesi, ma i militi bolognesi riescono a respingere l'attacco: una buona occasione per Genova, che può sfruttare l'indebolimento dell'esercito del Libero Comune per una più facile conquista.

06/05/2012 13:43
 
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Bravo Zames!!!


06/05/2012 15:52
 
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07/05/2012 01:21
 
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La seconda metà del 1162 vede la fortuna non arridere ai Genovesi.
Infatti Oberto Grimaldi è appena entrato in Romagna quando viene a sapere che Venezia ha nuovamente messo sotto assedio Bologna, con un grande esercito; per cui, in attesa di futuri sviluppi, il giovane Grimaldi si ritira con le sue truppe a Lodi. Se Bologna dovesse cade in mano Veneziana, le mire genovesi non potrebbero che volgersi verso la Toscana.
Là infatti, il Libero Comune di Firenze ancora non è entrato nell'orbita pisana, e avere un insediamento genovese alle spalle degli odiati pisani non potrebbe che essere un vantaggio per la Superba.

In Africa, intanto, Ansaldo D'Oria viene colpito dalla polmonite, e teme che senza di lui tutte le operazioni belliche in quella terra possano ristagnare. Per cui, incoraggiato e sostenuto dall'Embriaco e da Caffaro, decide di non attendere più e attaccare Tunisi, per cederla agli alleati Siciliani e fare ritorno a casa, prima che la morte a causa della malattia lo colga.
Se non perirà sul campo di battaglia.


Ansaldo non ha voluto attendere, e già all'alba ha schierato i suoi davanti alla fortezza musulmana.
Questa volta i balestrieri genovesi saranno i primi ad assaltare le mura, dato che nell'armata del Console sono i soldati più esperti.
Se riescono ad agire in fretta, i genovesi possono sfruttare una situazione tatticamente favorevole: le mura infatti non sono quasi per nulla presidiate, solo da qualche gruppo di arcieri leggeri e un'unità di milizia!

Senza perdere tempo, i balestrieri genovesi e la fanteria danno l'assalto alle mura, mentre un gruppo di palvesarii si avvicina al cancello principale del castello.



Il combattimento sulle mura ha sorti alterne: dove un reparto di balistari macella senza difficoltà i tiratori nemici, l'altro si ritrova in forte disparità numerica e rischia di soccombere, mentre i palvesarii sono in una situazione di parità con i loro avversari, accorsi dalle vie del borgo per affrontarli.
Quando le porte vengono abbattute, invece, la sorte dello scontro è chiara da subito: la resistenza degli ancora assonnati e confusi lanceri musulmani è minima, e il corpo di guardia viene senza difficoltà conquistato.



Così, i fuggiaschi che tentanto di trovare salvezza nel cuore del castello vengono falcidiati dalle frecce degli arcieri, e ogni tentativo di riscossa da parte loro viene soffocato nel sangue.



Presto, con l'arrivo dei cavalieri pesanti di Ansaldo e dell'Embriaco, le ultime resistenze vengono messe a tacere, anche se durante lo scontro un intero reparto di balistari genovesi è stato circondato e annientato dai nemici, dopo aver valorosamente resistito per ore.
Ora non rimane che occuparsi della cavalleria e del Sultano Ziride: i cavalieri pesanti giungeranno da un lato, mentre fanti e tiratori tenteranno di completare l'accerchiamento nella piazzaforte principale del castello.
Ma il capo musulmano non ha intenzione di attendere oltre e tenta il tutto per tutto, lanciandosi con tutta la sua cavalleria contro i milites di Genova, che caricano a loro volta provocando uno scontro violentissimo.



I cavalieri di Nicola Embriaco subiscono pesanti perdite, ma non è un sacrifico vano: infatti i lanceri genovesi hanno il tempo di accorrere ed intervenire sul retro, circondando il sultano ziride e uccidendolo.



Avere ragione della cavalleria leggera rimasta, a questo punto, è un'operazione da nulla per la forze combinate di lanceri e cavalieri pesanti, che infatti fanno strage di nemici e conquistano il castello, con perdite ragionevoli per i genovesi.



Una grande vittoria, per Genova e per la cristianità.



Conquistato il castello, si passa alla diplomazia: con qualche mese di trattative per ottenere generosi permessi commerciali e libertà di commercio in terra siciliana, Tunisi viene ceduta ai Siciliani, che entusiasticamente ora considerano i Genovesi amici ed alleati.
Soddisfatti per i risultati ottenuti, Ansaldo D'Oria e Nicola Embriaco tornano in Sardegna, dove potranno occuparsi di preparare la guerra con Pisa.
Intanto, in cerca di possedimenti da conquistare per il Comune, l'ammiraglio Guglielmo Penne solca il Mediterraneo orientale, scoprendo che l'isola di Maiorca è insediata dai Pisani, mentre le coste catalane sono già in saldo possesso della Corona Aragonese, tranne Belise, che però è contesa da Almohadi e Aragaonesi. Per il momento è meglio lasciare perdere le imprese oltremare, e concentrarsi sulla penisola.
Purtroppo Genova dovrà fare affidamento sulle risorse che ha al momento: le recenti conquiste e battaglie hanno messo in seria crisi le finanze del Comune.

Al Nord, Oberto Grimaldi può finalmente fare la sua mossa: Bologna ha resistito nuovamente all'attacco veneziano, ma adesso le sue forze sono davvero esigue.
E' il momento giusto per colpire. Anche se è ancora inverno, nel 1163 Oberto Grimaldi non attende oltre e assedia Bologna, preparandosi ad attaccare al principio della primavera.



Il giovane Grimaldi decide di attaccare appena prima di mezzodì; è talmente sicuro della vittoria che non ha approntato macchine da assedio, se non un ariete e qualche scala, da usare per assicurarsi il posto di guardia.
Prima dell'avanzata della fanteria, Oberto ordina ai suoi balestrieri di tirare contro i nemici sulle mura, e di non fermarsi finché non vi sarà più segno di vita sugli spalti.
Con questa mossa, riesce a far spostare i pochi tiratori presenti sulla parte orientale delle mura: il posto di guardia è completamente sguarnito, e gli uomini con la scale possono conquistarlo con estrema facilità...ma gli avversari, disperati, tentano una sortita per cerca di distruggere l'ariete, segnando così il loro destino e quello di Bologna.



I balestrieri genovesi giunti sulle mura sono liberi di bersagliere i loro nemici dalla posizione sopraelevata.



L'esercito nemico si raduna al centro della città, dove viene attaccato dai fanti di Oberto, che intanto con la sua cavalleria proverà a compiere una mossa laterale per circondare i superstiti e annientarli. Intanto i balestrieri tirano nel mucchio, senza nemmeno dover prendere la mira, e fanno una strage di nemici.





La mischia finale è furiosa e caotica, e tutti i nemici vengono fatti a pezzi.



Però Oberto Grimaldi scopre come mai i Veneziani siano stati così tante volte respinti: i genovesi perdono infatti metà del loro esercito!
Oberto Grimaldi ne rimane impressionato e plaude al coraggio e allo spirito di sacrificio dei bolognesi.


La città di Bologna è ormai conquistata, facendo tirare un sospiro di sollievo ai Consoli, che hanno potuto realizzare i loro piani e che possono ora pensare a rimpinguare le casse di Genova.
Ma non è finita, la fase di espansione può avere ancora un ultimo strascico: poco lontano, le città di Ancona e Bologna sono ancora libere, ed entrambe sono un'appetibile preda, potendo fungere da basi per azioni di disturbo e di guerra ai danni di Pisa e Venezia.
Ancona, però, è forse meglio non considerarla, trovandosi nella sfera di influenza degli alleati Siculo-Normanni, che potrebbero non prendere molto bene una conquista genovese del porto adriatico.
Per cui i Consoli decidono che sia meglio concentrarsi su Firenze e, se sarà il caso, sulla fortezza alpina di Lugano, che però potrebbe essere fonte di interesse per l'imperatore germanico.

Nel 1164, Grimaldo Canella decide che sia ora di sbarazzarsi dello scomodo Ugo Fieschi, ancora signore del Levante ligure e inflessibile nelle sue idee di indipendenza, e per eliminarlo invia i suoi due più giovani figli con le loro scorte di cavalieri, Pietro e Raimondo Grimaldi; il Fieschi rimane asserragliato nella sua città per un anno e mezzo, ma l'assedio alla fine costringe il Fieschi senza più viveri e acqua, facendolo morire di stenti; non è stata una grande impresa, ma adesso almeno la via verso la Toscana è completamente sgombra.
Nell'anno della capitolazione di Ugo Fieschi, il 1166, con grande cordoglio muore l'arcivescovo Siro, che tanto aveva fatto per la fede e combattendo contro l'eresia.
Grimaldo Canella, sentendo ormai il peso dell'età schiacciarlo sempre di più, vuole che il suo consolato si chiuda almeno con un'ultima conquista prima della sua morte, e con soddisfazione pensando al fatto che gran parte del Nord e Centro Italia non solo è sotto il controllo di Genova, ma di membri della sua famiglia.
Decide per cui di mandare il suo figlio ventunenne e più devoto, Pietro, alla conquista di Firenze, mentre richiama a sé il più giovane Raimondo, in modo da avere almeno uno dei suoi figli vicino.
Con grandi energie ed entusiasmo, Grimaldo Canella fa convergere a Genova le truppe di stanza in Piemonte e in Lombardia, e invia ordini a Oberto, ancora a Bologna, di far valicare alle sue truppe gli Appennini in modo che possano congiungersi con l'esercito del fratello.



Nel 1167 Pietro pone l'assedio a Firenze, e durante l'inverno lancia l'assalto alla città toscana.



Pietro Grimaldi è un inesperto in qualsiasi faccenda militare, ma spera di poter mettere a frutto le sue poche letture di manuali militari dell'antichità, e in parte cerca di affidarsi al suo intuito.
L'avanzata genovese verso le mura non ha nemmeno tempo di iniziare: il generale nemico in persona effettua una sortita inaspettata! Avendo saputo che il giovane comandante nemico non è un grande guerriero, ritiene che un attacco a sorpresa potrebbe costringere i genovesi alla ritirata.



Approfittando di questo colpo di fortuna, i genovesi più vicini abbandonano l'equipaggiamento da assedio e si lanciano contro il generale nemico, e Pietro Grimaldi si fa coinvolgere nella mischia; molti genovesi rimangono però uccisi durante lo scontro.



Intanto, il resto dell'esercito avanza verso le mura, deciso a non perdere tempo.
Il comandante nemico, Ranieri di Adimaro, viene presto ucciso con la sua scorta, e i fanti prima impegnati nello scontro possono ora correre in ausilio dei compagni che già salgono verso gli spalti fiorentini; sfortunatamente, la torre da assedio che era stata approntata per la battaglia viene presa di mira dagli arcieri nemici e prende fuoco.



La situazione si fa preoccupante: l'ariete nemmeno ha sfiorato i cancelli di Firenze, e già un terzo dell'armata genovese giace sul campo. Pietro ha la tentazione di fuggire dal campo di battaglia, ma è bloccato da un certo qual senso di dignità e, soprattutto, dal desiderio di non deludere suo padre.
Sulle mura, i soldati del Comune combattono ferocemente per aprirsi un varco, ma sembra un'impresa impossibile.



La situazione precipita: addirittura alcune unità iniziano a fuggire dal campo di battaglia, tanto la situazione appare disperata! Pietro è nel panico, e nell'indecisione decide di galoppare attraverso le porte appena abbattute, facendosi seguire da tutte le unità di tiratori rimaste.
Questo sembra riportare un certo equilibrio nello scontro, siccome gran parte dei difensori delle porte inizia a ritirarsi verso il centro città, dal quale però provengono molte truppe fresche e riposate. Pietro allora cerca di elaborare in fretta un piano: decide di creare un tappo lungo la strada principale, costituito dai suoi fanti, e dietro di loro disporre i balestrieri per farli tirare nel mucchio, ma il tempo stringe, se non agirà in fretta, il piano fallirà.



Il piano viene attuato immediatamente, e funziona! Una prima carica di lanceri comunali viene fermata dal muro di scudi del palvesari genovesi, che decisi a vincere non cedono un palmo di terreno.



La nuova tattica non solo ha successo, ma in poco tempo riesce a riportare in parità le sorti dello scontro e permettendo che sia la fanteria della Superba ad avanzare sul nemico.



Pietro stesso, galvanizzato e sperando di aiutare nel far pendere il piatto della bilancia dalla sua parte, si piazza in mezzo ai suoi uomini per dare loro il suo sostegno e supporto.
Con molto spargimento di sangue, la piazza centrale viene raggiunta, e lì avviene l'ultimo, accanito e violentissimo scontro, che si conclude alla fine con la vittoria genovese.





Comunque non tutti i fiorentini sono stati uccisi, diversi hanno ancora il controllo delle mura a fine battaglia, ma decidono di arrendersi perché capiscono che ormai la città sia perduta.
Pietro Grimaldi, desideroso di vendicare i suoi e credendo in parte di riparare al disastro che ha rischiato di combinare, li passa tutti a fil di spada; il giovane ha il merito di aver trasformato un disastro in una vittoria, ma ha sacrificato metà del suo esercito!
Ad ogni modo, i soldati riconoscono al giovane Grimaldi di aver rovesciato completamente le sorti dello scontro, per cui in parte lo rispettano.

Con quest'ultima conquista, e nonostante diverse vittorie non nette, i Consoli possono dirsi soddisfatti: sebbene il loro consolato non sia ancora finito, possono dire con certezza che almeno sarà ricordato nei decenni a venire come uno dei Consolati più gloriosi del Comune di Genova.
Ma l'avventura genovese non è finita. Conclusa l'espansione e acquisito un discreto dominio territoriale, infatti, adesso è tempo di prepararsi a cose più grandi.
Tirano venti di guerra.

[Modificato da Zames 07/05/2012 01:24]
07/05/2012 01:52
 
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AAR stupenda Zames, la aspettavo da tempo!!!! Bravissimo :)

ringrazio tutti per i complimenti anche a nome del team del sub-mod, sono molto contento che vi piaccia e spero che vi piacerà ancora di più non appena realizzerò lo script della Lega Lombarda (e forse un'ulteriore sorpresa...)
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07/05/2012 09:06
 
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Re:
Sono contento che la AAR vi piaccia :)

Fabius Maximus Germanicus, 07/05/2012 01.52:


ringrazio tutti per i complimenti anche a nome del team del sub-mod, sono molto contento che vi piaccia e spero che vi piacerà ancora di più non appena realizzerò lo script della Lega Lombarda (e forse un'ulteriore sorpresa...)



Ok, è una sorpresa ma...qualche indizio? [SM=g27964]


07/05/2012 09:13
 
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Hai usato un programma particolare per la mappa che hai messo alla fine? Oppure hai usato photoshop o gimp?
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07/05/2012 09:22
 
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Re:
xetios, 07/05/2012 09.13:

Hai usato un programma particolare per la mappa che hai messo alla fine? Oppure hai usato photoshop o gimp?



Ho usato Photoshop e un tutorial per fare mappe "anticate", anche se la versione per questa AAR è stata fatta di fretta e terribilmente semplificata.


07/05/2012 18:26
 
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Re: Re:
Zames, 07/05/2012 09.06:

Sono contento che la AAR vi piaccia :)



Ok, è una sorpresa ma...qualche indizio? [SM=g27964]






riguarderà un'altra fazione italica.... [SM=g27961]
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07/05/2012 18:29
 
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credo di aver qualche idea :)
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09/05/2012 16:28
 
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Re:
Fabius Maximus Germanicus, 07/05/2012 01.52:

spero che vi piacerà ancora di più non appena realizzerò lo script della Lega Lombarda (e forse un'ulteriore sorpresa...)



Di solito non prego, ma se ci sei lassù fa che sostituiscano una fazione a caso con il giudicato di arborea, superman, ti prego!
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09/05/2012 16:30
 
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Re: Re:
xetios, 09/05/2012 16.28:


Di solito non prego, ma se ci sei lassù fa che sostituiscano una fazione a caso con il giudicato di arborea, superman, ti prego!



Temo purtroppo di no, anche perché la Sardegna è già completamente occupata.

Dovessi azzardare, punterei sulla Repubblica Romana in qualche modo.

09/05/2012 16:40
 
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Anche io immaginavo che la sardegna non fosse possibile, bisognerebbe allargarla, sacrificare alcuni insediamenti per aggiungerli in sardegna e dubito che sarebbe positivo per il gameplay troppi insediamenti in un'area piccola come la sardegna, però l repubblica romana mi intriga, tempo fa avevo aperto un topic in cui chiedevo come modificare il papato in modo da avere i generali come capifazione e il papa come agente, in modo da rendere il papato il più simile possibile alle altre fazioni (così potrebbe avere principesse e la gestione dell'albero genealogico, per esempio)
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10/05/2012 08:51
 
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xetios, 09/05/2012 16.40:

Anche io immaginavo che la sardegna non fosse possibile, bisognerebbe allargarla, sacrificare alcuni insediamenti per aggiungerli in sardegna e dubito che sarebbe positivo per il gameplay troppi insediamenti in un'area piccola come la sardegna, però l repubblica romana mi intriga, tempo fa avevo aperto un topic in cui chiedevo come modificare il papato in modo da avere i generali come capifazione e il papa come agente, in modo da rendere il papato il più simile possibile alle altre fazioni (così potrebbe avere principesse e la gestione dell'albero genealogico, per esempio)



Scusate se esco dall'argomento dell'AAR, ma riguardo il papato avevo un'idea che secondo me sarebbe impossibile o addirittura troppo difficile per realizzarlo, togliere i Papisti e cedere Roma alla fazione originale del Papa.
Se fosse fattibile chiaramente l'umano partirà avvantaggiato, però si potrebbe rendere più difficile l'apparizione dei tratti di devozione che servono ai Sacerdoti, almeno si potrebbe aumentare l'utilizzo di questi agenti, infondo io piuttosto che un sacerdote preferisco l'utilizzo di un assassino, molto più affidabili.
[Modificato da LordFerro 10/05/2012 08:52]
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