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La FSSPX è vicino all'accordo? preghiamo insieme!

Ultimo Aggiornamento: 04/05/2019 15:20
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06/04/2016 10:58
 
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di Lorenzo Bertocchi
 Bernard Fellay, superiore generale della Fraternità San Pio X
 

Li accoglierebbe nella Chiesa così come sono, senza chiedere praticamente niente».
Secondo alcune indiscrezioni è questa la “condizione” di Papa Francesco per la Prelatura personale internazionale proposta alla Fraternità S. Pio X per “rientrare” nella Chiesa cattolica.
Una non-condizione rispetto a quanto, invece, era stato proposto durante il pontificato di Benedetto XVI, quando tutto si arenò per questioni dottrinali.
 


Questo è quanto apprende la Nuova Bussola quotidiana da fonti che hanno buona conoscenza del cammino di dialogo tra il Vaticano e la comunità sacerdotale fondata da monsignor Marcel Lefevbre.

Come anticipato dal quotidiano Il Foglio, venerdì scorso per circa quaranta minuti papa Francesco ha incontrato il vescovo Bernard Fellay, superiore generale della Fraternità.

Un colloquio “positivo” e cordiale.  Nel comunicato diramato dalla stessa Fraternità si legge che nell’incontro non si è «direttamente parlato dello statuto canonico della Fraternità» e che «papa Francesco e monsignor Fellay considerano che bisogna continuare con questi scambi senza decisioni precipitose». Tuttavia, appare evidente che proprio papa Francesco ha una esplicita volontà di portare a casa la riconciliazione cui né Giovanni Paolo II, né Benedetto XVI erano riusciti. Sabato mons. Fellay ha visto anche monsignor Guido Pozzo, segretario della Pontificia commissione Ecclesia dei, organismo costituito da Giovanni Paolo II dopo la scomunica al vescovo Lefevbre del 1988. 

I rapporti tra la Fraternità e l'Ecclesia dei avevano dato luogo, tra l'altro, alle discussioni dottrinali del periodo 2009-2011 e recentemente (2015-2016) alle visite presso la Fraternità di alcuni prelati, fra cui il cardinale Walter Brandmuller e il vescovo Athanasius Schneider. Secondo le indiscrezioni gli umori all'interno della Commissione pontificia però sarebbero decisamente più freddi rispetto alla chiara volontà del Pontefice di arrivare a chiudere la questione. Il Papa, infatti, si orienta a partire dal buon rapporto personale con i sacerdoti della S. Pio X, costruito quando era arcivescovo di Buenos Aires confrontandosi sul campo con alcune opere della stessa Fraternità. Papa Bergoglio, come sappiamo, è molto sensibile ai rapporti umani e ama costruire proprio a partire da questo tipo di relazioni. Un esempio in tal senso viene anche dal suo agire in campo ecumenico, basti ricordare l'incontro privato avvenuto nel giugno 2014 con il pastore pentecostale di Caserta Giovanni Traettino, suo amico personale, oppure i suoi rapporti con i luterani.

Si vocifera che l'avvicinamento alla Fraternità da parte del Papa sarebbe l'ennesima manifestazione della scarsa priorità che Francesco darebbe alla dottrina; inoltre, si dice che il Pontefice riterrebbe la comunità sacerdotale fondata da monsignor Lefevbre sostanzialmente ininfluente rispetto al panorama ecclesiale, nonostante numeri di tutto rispetto. Ininfluente nel senso anche di non pericolosa in merito ai timori che alcuni ambienti manifestano rispetto alla controversa accettazione del Vaticano II. Quella della Fraternità sarebbe semplicemente una posizione superata e fuori dalla storia, quindi comunque irrilevante.

Da parte della Fraternità, accanto ad una linea possibilista disegnata da mons. Fellay, vi è una realtà interna complessa e variegata, magmatica, che non necessariamente accetterebbe un facile accordo. Ad esempio, il vescovo Williamson, uno dei quattro nominati da Lefevbre, pur essendo già stato allontanato anche dalla Fraternità stessa, ha recentemente ordinato un vescovo e rappresenta una sirena suadente all’interno di un mondo tutt’altro che monolitico. Ma al netto di queste posizioni estreme, bisogna rilevare il ruolo delle questioni dottrinali all’interno della Fraternità. Se l’accordo proposto da Bendetto XVI fallì fu proprio per un Preambolo dottrinale di fatto ritenuto irricevibile. 

Oggi il giudizio sul pontificato di Francesco non è certo morbido: «Abbiamo davanti a noi un vero modernista», disse Fellay nell’ottobre 2013, con un espressione che in qualche modo le compendia tutte. Per questo c’è chi dice che anche l’ormai prossima esortazione post-sinodale Amoris laetitia possa in qualche modo incrociare i destini di questo accordo con il Vaticano. Diverse fonti parlano di possibili lacerazioni interne alla Fraternità nel caso di un accordo, soprattutto se questo dovesse avvenire con una Chiesa ritenuta sempre più ambigua.

«É chiaro che papa Francesco vuole lasciarci vivere e sopravvivere», ha detto recentemente Fellay,«ha perfino detto, a chi lo vuole sentire, che non farebbe mai del male alla Fraternità. Ha anche detto che noi siamo cattolici. Ha rifiutato di condannarci per scisma, dicendo: “non sono scismatici, sono cattolici”, anche se dopo ha usato un termine un po' enigmatico, cioè che noi siamo in cammino verso la piena comunione. Questo termine “piena comunione” sarebbe proprio bello una volta avere una definizione chiara, perché si vede che non corrisponde a niente di preciso. É un sentimento, è un non si sa troppo bene cosa». 

La partita qualcuno la vorrebbe già conclusa, con l’accordo tra Santa Sede e Fraternità di fatto già ratificato, ma sembra ancora tutta da giocare. Anche, o forse soprattutto, nella metà campo in cui è schierata la Fraternità San Pio X.

 

 



Secondo il Vaticano alcuni testi conciliari possono costituire oggetto di « discussione » con la FSSPX.

 
Leggo su La Croix di oggi 7 aprile.
Notevoli le dichiarazioni di Mons. Pozzo ai fini del riconoscimento dei punti controversi anche da noi indicati nei documenti conciliari e, soprattutto, l'abbandono dell'affermazione del concilio come evento da accettare in blocco senza distinzione del diverso livello di adesione richiesto dai suoi documenti. Purtroppo una esternazione mediatica non ha il dovuto grado di autorevolezza; ma sembra vi si possano trovare riscontri in alcune dichiarazioni di Mons Fellay. [Sui diversi livelli del Vaticano II e corrispondenti gradi di adesione, vedi tesi di Mons. Gherardini qui]

Pochi giorni dopo l'incontro tra Papa Francesco e il superiore della Fraternità San Pio X (FSSPX), mons. Guido Pozzo, Segretario della Commissione Ecclesia Dei, ha affermato che «i documenti del Vaticano II (dovrebbero) essere accolti a seconda del grado di adesione richiesto». L'accettazione dei testi sulle relazioni con le altre religioni non è un prerequisito per il riconoscimento giuridico della Fraternità e alcune domande possono rimanere « oggetto di discussione e di chiarimento » ha precisato a La Croix.
L'incontro del 1° aprile, tra il Papa e il vescovo Bernard Fellay, Superiore dei lefebvriani, si inserisce «nel contesto del percorso della Fraternità San Pio X verso la piena riconciliazione che avverrà con il riconoscimento canonico dell'Istituto», ha dichiarato a La Croix Mons Guido Pozzo, Segretario della Commissione Ecclesia dei, che cura i rapporti con la Tradizione all'interno della Congregazione per la dottrina della fede.
 
«Ciò ch'è soprattutto importante in questo momento, è contribuire a creare un clima di fiducia (...) per superare diffidenza a e irrigidimento, comprensibili dopo tanti anni di distanza e di frattura», continua mons. Pozzo, assicurando la volontà di « dissiparli » al fine di ritrovare « le ragioni dell'unità e promuovere l'integrità della fede cattolica e la tradizione della Chiesa».

Richiesti diversi livelli di adesione

Per il responsabile sulle discussioni con la Fraternità San Pio X, vale la pena ricordare i tre punti fondamentali che fanno di una persona un cattolico: «l'adesione alla professione di fede, il vincolo dei sacramenti e la comunione gerarchica con il Papa». Questo è ciò che conterrà la Dichiarazione dottrinale «da sottoporre ai membri della Fraternità San Pio X al momento opportuno».
 
«Per quanto riguarda il Concilio Vaticano II, il percorso effettuato attraverso gli incontri degli ultimi anni ha portato ad una chiarificazione importante: «il Concilio Vaticano II non può essere adeguatamente compreso che nel contesto di tutta la tradizione della Chiesa e del suo costante magistero», precisa Pozzo.
 
«Le affermazioni delle verità della fede e la certezza dei contenuti dottrinali nei documenti del Vaticano II devono essere accolti a seconda del grado di adesione richiesto», prosegue il vescovo italiano, che ha ribadito la distinzione tra il dogma e alcuni decreti o dichiarazioni contenenti «linee guida per l'azione pastorale, indicazioni e suggerimenti o esortazioni di carattere pratico-pastorale», come soprattutto nel caso di Nostra Aetate, che apre il dialogo con le religioni non cristiane.

Non è un ostacolo al riconoscimento canonico

Queste «costituiranno, anche dopo il riconoscimento canonico, argomento di discussione e approfondimento per una maggiore precisione al fine di evitare fraintendimenti o ambiguità che, sappiamo, attualmente sono diffusi nell'intero mondo ecclesiale».
 
«Le difficoltà sollevate dalla Fraternità San Pio X sui rapporti Chiesa-Stato e la libertà religiosa, l'ecumenismo e il dialogo con le religioni non cristiane, alcuni aspetti della riforma liturgica e la sua concreta attuazione, formeranno oggetto di discussione e chiarimenti, ha aggiunto Pozzo, ma non costituiscono un ostacolo al riconoscimento canonico e giuridico della Fraternità San Pio X».
 
È richiesto alla Fraternità San Pio X di «accettare che il Magistero della Chiesa è l'unico cui è affidato il deposito della fede da preservare, proteggere e interpretare. Credo che questo chiarimento possa costituire un punto fermo per la Fraternità San Pio X».
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]


 
Mons. Fellay, vescovo della FSSPX:
A poco a poco Roma ci sta dando tutto quello di cui abbiamo bisogno per la Riconciliazione

di Edward Pentin

Articolo sull’intervista concessa, il 13 maggio 2016, da Mons. Bernard Fellay al giornale National Catholic Register, e da questo pubblicata il 18 maggio 2016. Si può ascoltare l’intera intervista a questo indirizzo.



Menzingen, Svizzera - La riconciliazione tra la Fraternità San Pio X e Roma sembra essere imminente, dal momento che un ostacolo principale – l’opposizione a certi aspetti del Concilio Vaticano II - non può più essere un motivo per mantenere la separazione dalla Chiesa.

Mons. Bernard Fellay, Superiore generale della Fraternità San Pio X, ha detto a Register, il 13 maggio 2016, che è “convinto, almeno in parte, da un approccio diverso”, in cui, secondo lui, Papa Francesco sta ponendo meno l’accento sul Concilio e maggiore enfasi sulla “salvezza delle anime e la ricerca di un modo per farlo“.

Questo messaggio è stato ribadito questa settimana, quando lo stesso Papa Francesco, parlando il 16 maggio col quotidiano francese La Croix, ha accennato alla riconciliazione, dicendo che potrebbe essere vicina e che quelli della Fraternità San Pio X sono “cattolici sulla via verso la piena comunione” e che “sono in corso un buon dialogo e buon lavoro”.

Secondo Mons. Fellay, il Vaticano sta dicendo alla Fraternità, con parole sfumate, che ora è possibile mettere in discussione gli insegnamenti del Concilio sulla libertà religiosa, l’ecumenismo e la riforma liturgica, “e rimanere cattolici”.
“Questo significa, anche, che i criteri che ci verrebbero imposti perché noi si dimostri che siamo cattolici non conterrebbero più questi punti”, ha detto. ”Questo, per noi, sarebbe molto importante”.

Nel 1970, Mons. Marcel Lefebvre, un Padre francese della Congregazione dello Spirito Santo, fondò la Fraternità internazionale per formare e sostenere dei sacerdoti che diffondessero la fede cattolica in tutto il mondo.
Ma la sua opposizione ad alcuni insegnamenti del Concilio Vaticano II riguardanti l’ecumenismo, la libertà religiosa e degli aspetti della riforma liturgica condussero nel 1988 alla consacrazione di quattro vescovi contro l’esplicita volontà di Papa Giovanni Paolo II. Tutti e cinque incorsero nella scomunica automatica, e da allora la Fraternità si trova in una situazione canonicamente irregolare.
Mons. Lefebvre morì nel 1991, e il Vaticano e la Fraternità hanno seriamente lavorato per la riconciliazione a partire dal 2000.

Benedetto XVI cercò di migliorare le relazioni, prima nel 2007, confermando che i sacerdoti possono celebrare la Messa in latino secondo il Messale Romano del 1962 (ufficialmente chiamato forma straordinaria della liturgia) e sottolineando che essa non era mai stata abrogata; e poi, nel 2009, rimettendo le scomuniche ai quattro vescovi superstiti della FSSPX.
Iniziò anche dei formali colloqui di riconciliazione con la Fraternità San Pio X nel 2011, ma questi successivamente vennero vanificati, perché il Vaticano, apparentemente in contrasto con la volontà di Benedetto, alzò la posta in gioco sulla questione centrale: la Fraternità doveva accettare la validità di tutti gli insegnamenti del Concilio, inclusi i testi sulla libertà religiosa e i diritti umani, che la Fraternità San Pio X rifiuta come “errori” teologici.

L’ultima innovativa e sorprendente concessione su questo tema ha quindi portato la FSSPX ai limiti della regolarizzazione che, dicono le fonti, potrebbe avvenire nel giro di settimane o mesi.

Papa Francesco ha ricevuto Mons. Fellay per la prima volta in udienza privata il mese scorso (vedi articolo - vedi comunicato), dimostrando il chiaro intento di volere la regolarizzazione della Fraternità. “Mons. Fellay è un uomo con cui si può dialogare”, ha detto a La Croix.
Il Papa ha anche annunciato che le confessioni della FSSPX saranno valide e lecite durante e dopo l’Anno Giubilare della Misericordia. Fino ad ora, Roma le aveva  considerate non valide per la mancanza della necessaria giurisdizione.
La FSSPX ha ormai capito che il Vaticano ha già pronta una bozza di accordo da firmare per formalizzare la regolarizzazione, ma vuole assicurarsi di avere sicure garanzie. “La palla è nel loro campo”, ha detto il 12 maggio una fonte del Vaticano a  Register. “Vogliamo che vadano avanti con questa”.
 
Il messaggio da Menzingen

Mons. Fellay si è seduto per una lunga intervista con Register, un umido e ventoso venerdì di maggio, festa della Madonna di Fatima, nella casa madre della FSSPX a Menzingen, nei pressi di Zurigo, Svizzera.
Il modesto edificio, un ex albergo svizzero, circondato da colline alpine e terreni agricoli, sta subendo alcuni lavori di ristrutturazione. Ci vivono circa 25 sacerdoti e suore; e data l’espansione della FSSPX per le numerose vocazioni, si sta valutando di trovare al più presto una sede più grande. Su un tavolo è posto un unico boccale di peltro insieme a diverse tazzine, ognuna con inciso con un momento chiave nella vita di Mons. Lefebvre.
Nonostante un gravoso programma con lunghi viaggi, Mons. Fellay è arrivato di buon umore e ha parlato liberamente e apertamente in inglese. Egli è ben consapevole di quanto sorprendente e strano appaia il fatto che la riconciliazione sembri così prossima, sotto un papa considerato come molto più interessato ad altre questioni.
“[La situazione] è davvero paradossale, perché noi non siamo mutati in nulla e  continueremo a denunciare ciò che sta accadendo“, ha detto. “Tuttavia, si vede questo movimento a nostro favore, in seno a Roma”. Egli dice di aver notato che più a lungo i colloqui continuano, “più Roma diventa indulgente”.
Ma dice anche di aver notato due diversi approcci a Roma sulla questione della FSSPX. “Dobbiamo distinguere la posizione del Papa, che è una cosa, dalla posizione del CDF”, ha spiegato, facendo riferimento al dicastero dottrinale del Vaticano, la Congregazione per la Dottrina della Fede, guidata dal cardinale Gerhard Müller, che sta offrendo maggiori concessioni per la regolarizzazione. “Essi non hanno lo stesso approccio, ma giungono alla stessa conclusione, che è: mettiamo fine al problema dando il riconoscimento alla Fraternità.”

Secondo il capo della FSSPX, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha una “nuova prospettiva” per la Fraternità, e, contrariamente ai commenti fatti dal cardinale Müller nel 2014, non la considera più un gruppo scismatico.
“Questo significa che i punti che difendiamo non sono più punti che separano la Fraternità dalla Chiesa, sia a livello di scisma o, peggio, a livello di eresia, contro la fede”, ha detto Mons. Fellay. “Loro [nella CDF] ritengono che ancora qualcosa dovrebbe essere chiarita sulla questione della percezione di ciò che è il magistero. Ma noi sosteniamo che qui fanno confusione.”
In un’intervista rilasciata a Zenit nel mese di febbraio, Mons. Guido Pozzo (vedi intervista -vedi commento della Fraternità) , Segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei,che ha il compito di gestire la regolarizzare della FSSPX, ha detto che la Santa Sede vuole “chiarimenti” sulle critiche della Fraternità al Concilio, ma che questi possono venire “anche dopo la piena riconciliazione”. Egli ha detto che la FSSPX deve anche abbandonare il “confronto polemico e antagonista.” Una fonte del Vaticano ha detto che la Fraternità ha già “attenuato alcune delle sue dichiarazioni, interviste e pubblicazioni”.

Confermando quanto certe fonti di Roma hanno detto a Register, Mons. Fellay implicitamente ha chiarito che è il Vaticano che ha raggiunto la FSSPX, piuttosto che il contrario, ed anche che la Fraternità vede la riconciliazione come un suo diritto che sarebbe un’“ingiustizia non concederci”. Secondo il capo della Fraternità, Mons. Lefebvre non ha mai voluto una rottura con Roma, e la Fraternità ha sempre insistito che non mai stata scismatica.
Mons. Fellay ha detto che certuni in Vaticano guardano alla FSSPX come chi può venire in “soccorso” alla Chiesa ed altri come chi può venire in "aiuto” alla Chiesa, e ha rivelato che questo è menzionato nel documento di conciliazione che è stato proposto per la firma. Una fonte informata ha detto che Roma sta dando alla Fraternità “tutto” quello di cui ha bisogno per la piena riconciliazione.

Ma alcuni componenti della FSSPX - tra cui Mons. Richard Williamson, che è stato espulso dalla Fraternità nel 2012, perché è stato detto seminava dissenso all’interno della  FSSPX e parlava contro la riconciliazione con il Vaticano – ritengono che Mons. Fellay sia alla ricerca di una riconciliazione a tutti i costi e che la Fraternità rischi di cadere sotto l’influenza di quelli che Mons. Williamson ha chiamato “cuculi modernisti”, che occupano il Vaticano.
Mons. Fellay rifiuta tale posizione come “totalmente sbagliata“, e insiste: “Non stiamo andando al compromesso, a danneggiare la fede, la disciplina della Chiesa”. Invece, ha detto, “stiamo chiedendo a Roma le garanzie che noi si possa continuare col nostro modo di fare”.
“Roma, a poco a poco, sta concedendo ciò che noi riteniamo sia una necessità e che loro incominciano a vedere come una necessità, data la situazione della Chiesa”, ha detto.
Una prelatura personale simile a quella dell’Opus Dei è la struttura canonica più probabile, e per quanto riguarda la delicata questione delle nomine episcopali, la Fraternità ha già accettato che il Papa scelga un candidato da una lista di tre proposti dalla Fraternità.

Mons. Fellay trova che Papa Francesco lasci perplessi, ma ha detto che lui è una persona che in ultima analisi può decidere a livello personale. “Il modo normale di giudicare qualcuno è di guardare alle sue azioni e in conclusione egli si comporta in un certo modo perché pensa in quel modo”, ha spiegato. “Con l’attuale Papa, si rimane del tutto perplessi, perché un giorno fa una cosa e il giorno seguente fa, o dice, quasi il contrario.”
 
Dialogo con Papa Francesco

Ma il capo franco-svizzero della FSSPX ha imparato come comunicare con questo Papa, riconoscendo che Francesco sembra spesso considerare la dottrina come un ostacolo per condurre le persone a Gesù. Per il Papa, ha detto Mons. Fellay, “ciò che è importante è la vita, è la persona, e così cerca di guardare alla persona, e in questo modo si può dire che è molto umano”.
Per quanto riguarda le motivazioni del Papa, Mons. Fellay crede che Francesco sia una persona che vuole vedere tutti salvati, “come un soccorritore, egli slega la corda che lo tiene in sicurezza e mette se stesso in una situazione di rischio per cercare di raggiungere altre persone”, e “probabilmente è quello che sta facendo con noi.”

Alla domanda se pensava che le frequenti condanne del Papa dei “dottori della legge” e dei “fondamentalisti” siano in parte dirette verso di lui e la Fraternità, si è messo a ridere, dicendo che alcuni a Roma gli hanno detto di non sapere a cui si riferisca il Papa. “La risposta che ho ricevuto di più è stata “ai conservatori americani!”, ride, “Quindi, francamente, non lo so.”
Circa a come il Papa veda in generale la FSSPX, Mons. Fellay ha detto che la di lui familiarità con la FSSPX a Buenos Aires, aiuta. In effetti, nella sua intervista a La Croix, Francesco ha detto che “parlava spesso” con i membri della FSSPX a Buenos Aires. “Mi hanno rispettato, mi hanno chiesto in ginocchio una benedizione”, ha detto.
Il Papa vede che “ci preoccupiamo per le persone”, ha detto Mons. Fellay.
“Certamente non è d’accordo con noi su quei punti del Concilio a cui noi teniamo. Decisamente non lo è. Ma per lui la dottrina non è così importante – l’uomo, la gente, sono importanti - e noi gli abbiamo dato prove sufficienti che siamo cattolici”.
“Egli vede che siamo genuini”, ha detto Mons. Fellay. “Vede certamente le cose che lo trovano in disaccordo con in noi, cose che gli piacerebbe che noi cambiassimo, ma per lui questa non è la cosa importante. Quello che è importante è amare Gesù, e questo è tutto”.
 
Le preoccupazioni interne

Mons. Fellay ha parlato altre volte della sua preoccupazione che la Fraternità, se regolarizzata, potrebbe “disintegrarsi”, piuttosto che essere “integrata”. Significa quindi che teme che il Papa possa premere di nuovo per una “piena comunione” per neutralizzarli?
“Questo non è il suo punto di vista“, ha detto. “Direi piuttosto il contrario. Egli è uno  che vedrebbe un vantaggio nel fatto che ci siano delle polemiche. ... Quindi lo vedo come uno che ci vorrebbe polemici per provocare e per creare una nuova situazione, che forse, in maniera hegeliana, potrebbero portare ad una situazione migliore. Naturalmente, siamo contro un tale approccio dialettico, ma potrebbe essere così.”

Ancora, la FSSPX sta cercando di inserire garanzie per la sua identità in qualsiasi accordo con Roma. E si sente sicura di poter continuare a criticare la Chiesa post-conciliare e il Concilio, se necessario, in gran parte perché molte altre voci ora stanno facendo lo stesso. “Manterremo l’urgenza di fare correzioni, e direi che, in parte, essi [Roma] stanno iniziando a riconoscere questa urgenza“, ha detto Mons. Fellay.
E se queste “correzioni“ non arrivano? “Beh, saremo pazienti”, ha detto, prima di aprirsi ad un largo sorriso. “Arriveranno.”

Ma date le preoccupazioni espresse circa gli aspetti della odierna Chiesa post-conciliare, evidenziati dalla recente controversia sulll’esortazione apostolica Amoris Laetitia, può la Fraternità essere sicura del sostegno dei suoi fedeli per la riconciliazione?
Questa sembra essere una delle incognite e delle preoccupazioni più significative per la Fraternità. “Sarà un bel lavoro, e ci vorrà del tempo per condurre i fedeli a comprendere questo nuovo corso della storia della Chiesa, questa nuova realtà”, ha ammesso Mons. Fellay. Ma, ha aggiunto, il non andare avanti “perché le cose vanno male, non è quello che in alcun modo Dio, Nostro Signore, chiede ai suoi apostoli”.
 
‘Lo vedo come un passo’

Mons. Fellay è più che sicuro sulla situazione nella Chiesa, che vede inevitabilmente in peggioramento.
“La situazione della Chiesa, se la guardiamo in questo momento, si evolverà in qualcosa di veramente disordinata”, ha detto, e ha aggiunto che “ogni cattolico” deve fare la sua parte per rafforzare la Chiesa. La regolarizzazione canonica della Fraternità non sarà una soluzione, ha detto, perché il problema “è nella Chiesa“ e quello che sta accadendo adesso “è la confusione a tutti i livelli, morale e dottrinale”.

Così egli vede l’azione del Vaticano come una rivendicazione di ciò che la Fraternità San Pio X ha rappresentato nel corso degli ultimi decenni?
“Lo vedo come un passo”, ha detto Mons. Fellay, “che dimostra come noi abbiamo avuto ragione, e che non è ancora il punto d’arrivo.”



[Modificato da Caterina63 20/05/2016 22:20]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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