Medieval 2 Total War
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GESTA FRANCORUM

Ultimo Aggiornamento: 18/06/2012 13:57
06/04/2012 13:37
 
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CAPITOLO 1

1155
La Terra Santa era ormai in mano Cristiana da oltre mezzo secolo, ma il territorio crociato altro non era che una labile striscia di terra lunga circa 700 km e larga poche decine circondata da saraceni nemici avidi di vendetta.
Ad ovest il Mediterraneo costringeva i Latini ad una solitudine forzata che rendeva i nobili baroni uniti e solidali nel soccorso reciproco e coordinati negli attacchi contro gli avamposti nemici.
A nord del regno la città ribelle di Adana, che era la porta per il ricco Libano e la Siria, oltre i barbari Selgiuchidi.
A sud i Fatimidi d’Egitto erano forse i nemici più carichi di risentimento per le vittorie crociate che avevano sottratto loro la città Santa di Gerusalemme.
Ad Est c’erano però i nemici più insidiosi i Siriani con il comandante più pericoloso di tutti Nur-haddin.

Baldovino III , Re di Gerusalemme, giovane e aitante cavaliere governava con grande saggezza i baroni crociati.

La labile pace andava mantenuta, era necessaria per rafforzare l’esercito e proteggere meglio le ricche città.
Adana, avrebbe garantito un nord coperto, poiché la più grande città del Regno: Antiochia non poteva confinare con due tremendi nemici contemporaneamente.
Il Papa scrisse al giovane re e promise rinforzi in caso della presa di Adana
Il consiglio si riunì e decise: Adana andava presa .
Jocelin visconte di Edessa conte senza contea, guidava l’esercita.
Sei mesi si assedio, furono costruiti una torre delle scale e un’ariete, per attaccare su tre fronti la forte guarnigione ribelle.


Lo zoccolo duro della nostra formazione era la fanteria pesante, proveniente da Acri da Antiochia, dall’ordine dell’Ospedale dio S. Giovanni

Anche alcunii pellegrini giunti da varie parti d’Europa presero parte all’assalto


Arroccati sulle mura poderose ,la forte guarnigione si preparava allo scontro


Si attaccò su 3 fronti , mentre gli arceri avrebbero cercato di impegnare il nemico dalla distanza.





Ma purtroppo i pellegrini, che guidavano l’ariete furono soggetti ad attacchi violenti da parte dei ribelli e l’ariete andò perduto, i superstiti vennero dirottati con gli ospitalieri sul lato sinistro della fortezza






I monaci guerrieri , ingaggiarono battaglia sulle mura, lo stesso fecero i fanti di Antiochia dalla torre





Le mura furono prese e il nemico ,su di esse, sterminato, l’esercito marciò trionfante verso il centro della città dove si era rifugiato il principe ribelle Toros II con i suoi cavalieri












Riorganizzati i ranghi i balestrieri aprirono lo scontro finale







Adana cadde la città saccheggiata e Antiochia resa più sicura.

[SM=x1140429] [SM=x1140429]





"Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?"
Mt 16, 26
07/04/2012 17:38
 
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CAPITOLO 2
La guerra in Siria

Negli anni che vanno dal 1156 dopo la presa di Adana fino al 1162 le casse del Regno vennero interamente utilizzate per la costruzione di nuovi mercati, per migliorie agricole e produttive, per rimpolpare l’esiguo esercito, grazie anche al mantenimento della promessa del Santo Padre che armò ben tre plotoni di cavalieri in difesa del Santo Sepolcro.

Nel 1160 la giovane città crociata di Adana fu vittima di un tremendo terremoto che estinse oltre 250 famiglie, ma altre notizie di catastrofi pervennero alla corte del Re, tempeste marine investirono i veneziani e nella regione dell’Impero germanico tragiche alluvioni distrussero i raccolti.

Il diplomatico del Regno Fulcherio, fu inviato a trattare alleanze con gli infidi bizantini, con i normanni di Sicilia, con il Santo Padre, ad aprire nuove tratte commerciali con i barbari saraceni, con gli italici con gli inglesi con i franchi e con gli iberici, sempre ben accolto venne richiamato in patria, poiché c’era bisogno di tutta la sua esperienza.

Nur-addin l’atabeg di Aleppo, mostrò le sue grandi doti di governatore rendendo la Siria una vera minaccia, aveva ingrandito il sultanato conquistando castelli al nord ed ora marciava sulla città di Medina, città sacra per quei barbari.
L’emiro che la teneva si era ribellato da molti anni al Sultano di Baghdad e aveva fortificato la città con una guarnigione di esperti combattenti, che avevano già annientato una forte armata Abasside, ora attraversava un periodo di decadenza, l’assedio subito aveva prodotto gravi perdite di vite umane e danni seri alle difese della città.
Nur-addin intendeva assoggettarla al suo dominio e marciò con un’armata numerosa e ben preparata.
Se Medina fosse stata di Nur-addin,i crociati si sarebbero trovati circondati dai siriani,la nazione più numerosa, più forte, più ricca più nemica della Cristianità dell’intero Oriente.
Vedemmo passare questa potenza , fu allora che Baldovino III e i baroni decisero un attacco coordinato.
Le armate più impegnative si addestravano nei castelli, la Siria ne aveva ben tre , di cui uno ,Homs, vicino e sguarnito.
Questo era il primo obiettivo, ma con i soldi si poteva comunque reclutare barbari mercenari, quindi contemporaneamente si doveva impoverire le casse di Nur-haddin .
Quale città più fiorente della stupenda e ricca Damasco, posta proprio sulla via della seta.
Dunque si decise per due armate coordinate una diretta a Damasco una diretta ad Homs, ma ci fu un imprevisto, perché nelle vicinanze di Homs fu segnalata una numerosa armata che doveva essere annientata.

Dunque si iniziò con l’assedio combinato di Damasco e Homs e una forte armata crociata ,comandata dal gran maestro dei Lazzariti, si sarebbe occupata della minsidiosa battaglia campale contro l’esercito Siriano.
Lo scontro avvenne nei pressi di Homs, il generale Hugo posizionò l’armata su di un colle in linea fanteria e cavalleria pesante con i fanti al centro e i cavalieri ai lati. L’esercito nemico era decisamente più numeroso, oltre 1000 combattenti ben sortiti, con arceri appiedati e arceri a cavallo e fanteria composta quasi escludivamente da lanceri
Noi eravamo in 760 nostri, pesantemente armati e con il vantaggio del terreno.





I tiratori, balestrieri , arceri e turcopoli, dovevano sfoltire prima dello scontro, poiché il generale aveva deciso per una carica combinata immediata








Lo scontro fu incredibilmente breve, la temenda carica della nostra cavalleria sconquassò le fila nemiche che si diedero ad una rotta rovinosa





Chi aveva il veloce cavallo arabo si salvò ma il nemico lasciò quasi 600 uomini sul campo e oltre 350 furono catturati e con dolore giustiziati, poiché certamente ci avrebbero nuovamente combattuto.
Noi perdemmo 66 uomini.

Il primo scontro fu un successo insperato, Homs e Damasco erano ora alla nostra portata





"Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?"
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07/04/2012 20:40
 
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Ottima AAR con tutti questi screenshots! Continua così! [SM=x1140522]




07/04/2012 23:57
 
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Scudiero

bellissimi screen [SM=x1140428] [SM=x1140519] [SM=x1140429]
08/04/2012 01:34
 
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hai capito SanGio che bella cronaca e che ottimi screenshots! Bravo ;)
O=======================================================================================O



08/04/2012 09:45
 
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già, gran bel lavoro!!
)______________________________________________________________________(
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"Life is eternal; and love is immortal; and death is only a horizon; and a horizon is nothing save the limit of our sight." - Rossiter W. Raymond


11/04/2012 13:30
 
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[SM=x1140522] con queste immagini è difficile leggere il testo
[Modificato da Gongo80 11/04/2012 13:31]
11/04/2012 21:33
 
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Grazie di cuore a tutti, sono contento che vi piaccia...


CAPITOLO 3
Homs

Homs era la fortezza principale della Siria occidentale.
Le unità siriane d’elite venivano reclutate in questo maestoso castello.
Dall’estate del 1162 Boemondo III di Antiochia assediava il castello con un’armata potente, alla quale si unirono anche i veterani della battaglia campale che spense le speranze siriane.
La guarnigione nemica ,al momento dell’attacco non era particolarmente forte anche perché la battaglia campale aveva praticamente annientato le difese siriane e l’attacco a sorpresa su 3 fronti costringeva la Siria alla difesa ad oltranza.
Da Al-Rakkah due armate distinte marciavano forzatamente per salvare Homs ,l’avanguardia era composta da una piccola armata di 140 uomini tutti lancieri, il secondo plotone era più grande, circa 270 uomini ben equipaggiati, c’erano fanti ,arceri e i temibili fursan.

Bisognava evitare il raggrupparsi dell’esercito nemico ,che avrebbe compromesso seriamene la presa della fortezza ,inoltre questi assedi combinati (Homs e Damasco) erano un dissanguamento dei fondi del Regno, il Re aveva un passivo di oltre 5000 corone. Non si poteva attendere oltre e, dunque, venne comandato l’attacco in inverno.




Vista la stregua resistenza costruimmo solo scale per portare arceri e fanti sulle mura




Dove ci attendeva un contingente di lancieri siriani



I ben addestrati cavalieri templari appiedati furono mandati sulle mura contrastare i lancieri. Ma dai bastioni ,ben protetti i nemici ci decimavano con terribili dardi.



I pellegrini vennero mandati come ausiliari ai templari decimati e in grossa difficoltà.



E le mura furono nostre.
La fanteria aveva fatto il suo dovere, ora entravano in scena i tiratori, arcieri armeni e i temibili balestrieri, che appostati sulle mura, fecero strage della cavalleria.




L’emiro di Homs ,Mujiri ad-Din, decise di mandare i fursan superstiti in sortita per uccidere Boemondo III tentando il tutto per tutto.



Ma fu il suo ultimo ordine, non vide mai l’esito del suo comando, morì trafitto da uno strale.



E i volorosissimi fursan, furono circondati e annientati



Homs cadde , e ci costò 79 uomini, i nostri saccheggiarono il castello, che ci fruttò poco meno di 800 corone.

Jocelin de Courteney ,l’eroe di Adana e il gran Maestro di S.Lazzaro, trionfatore della battaglia campale che diede avvio alla guerra con Nur Ad-Din , vennero inviati a intercettare il primo contingente di fanteria siriana.





I nemici resistettero il tempo di una carica e furono sbaragliati. Fu una brillante vittoria della cavalleria franca




Rimaneva il secondo plotone più impegativo.
A fronteggiarlo furono ancora i fidatissimi generali Jocelin e Hugo rafforzati da 40 turopoli e 32 cavalieri del Santo Sepolcro ,dono del pontefice.



Fu un secondo successo della cavalleria franca 23 nostri cavalieri trovarono il martirio,ma dell’armata nemica si salvarono solo 8 fursan, che dovettero la loro salvezza alle velocissime cavalcature.

[SM=x1140429] [SM=x1140429]





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11/04/2012 21:43
 
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in caso di altri assedi come quello di Homs, ti consiglio di mandare prima i pellegrini o altre unità di scarso valore e facilmente reperibili e poi i fanti pesanti, soprattutto se si trattano di unità dei vari ordini.
12/04/2012 12:47
 
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[SM=x1140429] a tutti e grazie LordFerro per la dritta.

CAPITOLO 4

La ricca Damasco

La caduta di Homs ebbe una grande risonanza in Oriente, anzitutto perché la pace era stata interrotta dopo quasi un decennio, in secondo luogo perché le migliori accademie militari dell’occidente siriano erano perdute, la popolazione decimata i rinforzi estinti e la più ricca città della Siria , Damasco, sotto assedio e senza possibilità di aiuto esterno.
Nur Ad-Din, come atto estremo, decise che di richiamare la potente armata, ormai prossima a Medina.
Il gran Maestro dei canonici del Santo Sepolcro, Amalric de Nesle, guidava l’assedio di Damasco e nell’inverno del 1162 assaltò la città forte di un’armata di oltre 700 uomini .




A difesa della ricca preda, c’era una buona combinazione di fanti e cavalieri, un 220 soldati circa con il vantaggio delle poderose mura difensive



Amalric non restò con le mani in mano nei mesi precedenti l’assalto, fece costruire le scale, una torre mobile per assaltare le mura e anche un’ariete per sfondare la porta sud della città.

Viste la scarse possibilità di coprire il perimetro difensivo si decise per un attacco su 3 fronti ben distinti, i fanti saracani erano infatti poco più che milizie cittadine, non avrebbero potuto competere con la nostra fanteria ben addestrata ed equipaggiata , il grosso del nostro esercito si sarebbe comunque tenuto a distanza di freccia.



Su tutti i fronti i nostri ebbero la meglio









Sfondata la porta l’esercito si precipitò dentro e i cavalieri saraceni ci piombarono addosso.




Ma nonostante il coraggio e la preparazione, i cavalieri barbari caddero uno ad uno.
Anche il loro emiro Asad Ad-Din trovò la morte , circondato e poi travolto dalla fiumana crociata





Damasco fu nostra in poche ore.




Il saccheggio che seguì frutto oltre 2000 corone.

Nell’estate del 1163 Hugo de Saint Paul, il gran Maestro di S.Lazzaro, morì sfiancato dai tanti combattimenti, condottiero esemplare e formidabile uomo d’arme pio e devoto.

Il Santo Padre nominò cardinale e patriarca di Gerusalemme Philip de Tolosa.


[SM=x1140429] [SM=x1140429]





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Bravo, bella cronaca e belle immagini!
Ogni tanto vado anche a rivedere una tua vecchia AAR che avevi fatto, se non sbaglio, con BC 5.1, mi aveva davvero appassionato!
12/04/2012 14:55
 
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Cavaliere
davvero molto ben fatta questa cronaca.
13/04/2012 15:07
 
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[SM=x1140429] e grazie infinite,
cavoli! Zames, mi fa piacere che ti fosse piaciuta..

CAPITOLO 5
La Siria risponde

La Siria nel giro di pochi mesi era stata messa in ginocchio, Homs perduta ,Damasco perduta, un’armata completa annientata, i soccorsi dileguati, sconfitte pesanti ;la vita di quasi 2000 soldati saraceni spezzata, città saccheggiate castelli strategici perduti nuove Chiese al posto delle moschee.
Il sultano Nur Ad-Din non era mai uscito da Aleppo, ma il vecchio leone ferito era ancora un avversario terribile ed era ancora mortale, se sottovalutato.
L’est siriano aveva ancora risorse e non tardò a mostrare le zanne, così venne formata una nuova armata, ancora truppe scelte, più numerose (oltre 800 uomini), nessuna avanguardia, la strategia era cambiata, ora il nemico avanzava in gran forza , compatto, minaccioso ,da oriente.



In tutta fretta venne organizzato un esercito variegato di veterani, milizie cittadine ,turcopoli e mercenari ,a capo ci sarebbe stato l’esperto Conte senza contea: Jocelin di Edessa. La nostra armata non raggiungeva i 650 uomini, ma,di questi, oltre 160 erano di cavalleria pesante e ci accampammo sulla cima di un colle, per attendere il nemico.


Con il vantaggio del terreno, ideale per la nostra carica, attendemmo che il nemico fosse a tiro di arco dopodichè vennero suonate le trombe della carica.
Fanti e cavalieri si gettarono sul nemico in ranghi serrati con tale impeto che il nemico fu distrutto.




Un solo barbaro sopravvissuto scampato per la rapidità del suo cavallo , 809 caduti, gli ultimi fuggiaschi fatti bersaglio dei convertiti turcopoli.


Il nostro esercito fu assottigliato di circa 100 uomini.

Ma le manovre nemiche mettevano in apprensione il futuro del Regno, nell’inverno del 1163 appena 6 mesi dopo l’ultima sconfitta siriana, un’armata completa di forse 800-1000 barbari faceva ritorno dal sud. Erano i richiamati di Nur Ad-Din, che da Medina avevano attraversato il deserto arabico per dare guerra ai crociati, la loro meta ci era oscura, passarono ad est di Kerak, di Gerusalemme, di Damasco, di Homs, si muovevano velocemente e con estrema libertà, come se le terre crociate gli appartenessero.

La Siria si stava riorganizzando.

Le notizie dall’occidente parlavano di strane allenaze tra gli infidi bizantini e gli scaltri veneziani e di una violenta alluvione caduta su Ancona città dei nostri amici normanni di Sicilia, ma una notizia lieta per la Cristianità era alle porte, nella Pasqua del 1164 proprio a Gerusalemme fu consacrata la grande Chiesa Procattedrale, la prima del suo tempo, un gioiello di architettura.








CAPITOLO 6

Al-Rakkah

Esattamente un anno dopo l’inaugurazione della nuova Chiesa di Gerusalemme, Medina ribelle cadeva in mano del sultanato abbasside, una dinastia barbarica antica, che sembrava destinata all’estizione a causa della potenza invadente della Siria, ma che trovò nuovi spazi dopo le catastrofiche sconfitte siriane per mano crociata.
Ora gli abbassidi governavano un territorio immenso di oltre 2500 km dall’Arabia fino ai confini con il Regno cristiano di Georgia.
La Siria indebolita era stretta tra due potenze.
Eppure era ancora in grado di mettere sul campo eserciti numerosi e truppe scelte, questo perché godeva di una fortezza davvero all’avanguardia : Al-Rakkah.
La pace con un nemico sottomesso passava da quella fortezza.
Nur Ad-Din stava concentrando le migliori armate attorno ad Aleppo e ad Edessa, stava difendendo le contee più ricche del Sultanato, ma incredibilmente lasciava quasi sguarnite le fortezze.
Il Re Baldovino, aveva un approccio alla guerra particolare, voleva disarmare il nemico, non farlo morire di fame, mirava infatti ad assoggettare i nemici , mirava al vassallaggio delle potenze confinanti.
Non odiava i nemici, li voleva dalla sua parte con le loro ricchezze e le loro abilità militari.
I nemici non lo capivano , per cui colpiva sempre in maniera imprevista.
Fu così che venne mandato il veterano Jocelin di Edessa con un’armata di 420 uomini ad assediare Al Rakkah, nell’estate del 1165 dopo aver costruito le scale e un’ariete si diede l’assalto alle mura.



Il nemico era forte di 180 uomini ,fanteria, arcieri e la terribile guardia dell’emiro, l’attacco prevedeva il solito doppio fronte con le scale che avrebbero attaccato le mura ad occidente e l’ariete che avrebbe dovuto sfondare la porta sud del castello, impegnando le truppe su 2 fronti si sarebbe evitato l’ammassarsi di uomini sulle mura, che avrebbe avvantaggiato i nemici che potevano decimarci con le truppe nascoste nelle torri.



Vinta la resistenza sulle mura i nostri tiratori annientarono i cavalieri nemici


Lo stesso emiro Ad-Din Muhammad fu ucciso e cadde supino sulla sua cavalcatura




Al Rakkah cadeva, ma difficilmente Jocelin l’avrebbe potuta mantenere, un nuovo esercito era in marcia , un esercito molto potente di oltre 1100 uomini armato di tutto punto ,225 cavalieri tra pesanti e tiratori a cavallo, tra cui i barbari mercenari iqutiar ,i turcomanni, i cavalieri arabi i tenaci fursan e le loro cavalcature veloci, arceri e lancieri ,barbari di tutti i tipi.

Venne immediatamente dato l’ordine di reclutare una nuova armata, per dare almeno una vaga speranza a Jocelin di Edessa, il nostro più esperto generale.
L’armata doveva arrivare velocemente, per cui fu composta quasi totalmente da cavalieri, si riuscì soltanto a mettere insieme 260 valorosi uomini, che uniti ai 400 uomini di Jocelin superavano ,comunque ,di poco la metà dell’orda barbarica.
Si sperava di spaventare il nemico, muovendo le armate.

Il nemico però ci precedette e inviò un distaccamento di assassini verso l’accampamento dell’armata di suporto. Costoro erano eretici mussulmani i più barbari della stirpe, anche i loro correligionari ne avevano terrore, non temevano nulla anzi la loro vocazione era la morte, ingannati dal diavolo pensavano di guadagnarsi il Paradiso, trucidando e uccidendo i nemici dell’eresia che praticavano.
Se Nur Ad-Din era ricorso a loro, doveva essere davvero disperato.



Nel frattempo il grosso dell’esercito barbaro iniziò l’assedio di Al Rakkah.

Avvisati dalle spie, dell’arrivo di questi immondi barbari, si optò per mandare un distaccamento di cavalleria pesante a fronteggiare i temerari assassini, i difensori del Santo Sepolcro furono i prescelti.

Il nemico fu caricato “lancia in resta” e venne spazzato via, cercavano la morte ,senza sforzo la trovarono.




Ora si doveva marciare velocemente per raggiungere Al Rakkah.


[SM=x1140429] [SM=x1140429]





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bravissimo, bella cronaca e ottime immagini! ;)


"Per una scodella d'acqua, rendi un pasto abbondante; per un saluto gentile, prostrati a terra con zelo; per un semplice soldo, ripaga con oro; se ti salvano la vita, non risparmiare la tua. Così parole e azione del saggio riverisci; per ogni piccolo servizio, dà un compenso dieci volte maggiore: chi è davvero nobile, conosce tutti come uno solo e rende con gioia bene per male" - Mahatma Gandhi

"Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo." - Mahatma Gandhi

"You may say I'm a dreamer, but I'm not the only one" - Imagine, John Lennon

"ma é bene se la coscienza riceve larghe ferite perché in tal modo diventa più sensibile a ogni morso. Bisognerebbe leggere, credo, soltanto libri che mordono e pungono. Se il libro che leggiamo non ci sveglia con un pugno sul cranio, a che serve leggerlo? Affinché ci renda felici, come scrivi tu? Dio mio, felici saremmo anche se non avessimo libri, e i libri che ci rendono felici potremmo eventualmente scriverli noi. Ma abbiamo bisogno di libri che agiscano su di noi come una disgrazia che ci fa molto male, come la morte di uno che ci era più caro di noi stessi, come se fossimo respinti nei boschi, via da tutti gli uomini, come un suicidio, un libro dev'essere la scure per il mare gelato dentro di noi." - Franz Kafka

"Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L'indifferenza è il peso morto della storia. L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l'intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l'assenteismo e l'indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti." - Antonio Gramsci

http://www.youtube.com/watch?v=_M3dpL4nj3Q
https://www.youtube.com/watch?v=QcvjoWOwnn4
13/04/2012 15:44
 
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Caspita, complimenti, soprattutto per le immagini. Son ben fatte proprio le inquadrature, molto cinematografiche.
13/04/2012 17:20
 
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bella continua cosi!
13/04/2012 17:50
 
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posso fare una domanda ot? ma il generale morto sul cavallo è un'"innovazione" di bc 6.3? generalmente muoiono tutti, sia cavallo che cavaliere (cosa che francamente detesto)


"Per una scodella d'acqua, rendi un pasto abbondante; per un saluto gentile, prostrati a terra con zelo; per un semplice soldo, ripaga con oro; se ti salvano la vita, non risparmiare la tua. Così parole e azione del saggio riverisci; per ogni piccolo servizio, dà un compenso dieci volte maggiore: chi è davvero nobile, conosce tutti come uno solo e rende con gioia bene per male" - Mahatma Gandhi

"Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo." - Mahatma Gandhi

"You may say I'm a dreamer, but I'm not the only one" - Imagine, John Lennon

"ma é bene se la coscienza riceve larghe ferite perché in tal modo diventa più sensibile a ogni morso. Bisognerebbe leggere, credo, soltanto libri che mordono e pungono. Se il libro che leggiamo non ci sveglia con un pugno sul cranio, a che serve leggerlo? Affinché ci renda felici, come scrivi tu? Dio mio, felici saremmo anche se non avessimo libri, e i libri che ci rendono felici potremmo eventualmente scriverli noi. Ma abbiamo bisogno di libri che agiscano su di noi come una disgrazia che ci fa molto male, come la morte di uno che ci era più caro di noi stessi, come se fossimo respinti nei boschi, via da tutti gli uomini, come un suicidio, un libro dev'essere la scure per il mare gelato dentro di noi." - Franz Kafka

"Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L'indifferenza è il peso morto della storia. L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l'intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l'assenteismo e l'indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti." - Antonio Gramsci

http://www.youtube.com/watch?v=_M3dpL4nj3Q
https://www.youtube.com/watch?v=QcvjoWOwnn4
13/04/2012 20:31
 
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Bella Cronaca Sangiovanni [SM=x1140428] !!!



andry18, 13/04/2012 17.50:

posso fare una domanda ot? ma il generale morto sul cavallo è un'"innovazione" di bc 6.3? generalmente muoiono tutti, sia cavallo che cavaliere (cosa che francamente detesto)




Più probabilmente avrà beccato con lo screen il momento preciso in cui muore, prima che il cavallo stramazza [SM=g27960]
[Modificato da ironman1989. 13/04/2012 20:32]


13/04/2012 22:39
 
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ah ecco...peccato, ci avevo sperato, mi sarebbe piaciuto tantissimo...cavalli che vagano per il campo di battaglia, alla ricerca dei loro bravi padroni...che ho sbudellato a dovere
[SM=x2614790] [SM=x1140476]

grazie della risposta, chiudo l'ot


"Per una scodella d'acqua, rendi un pasto abbondante; per un saluto gentile, prostrati a terra con zelo; per un semplice soldo, ripaga con oro; se ti salvano la vita, non risparmiare la tua. Così parole e azione del saggio riverisci; per ogni piccolo servizio, dà un compenso dieci volte maggiore: chi è davvero nobile, conosce tutti come uno solo e rende con gioia bene per male" - Mahatma Gandhi

"Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo." - Mahatma Gandhi

"You may say I'm a dreamer, but I'm not the only one" - Imagine, John Lennon

"ma é bene se la coscienza riceve larghe ferite perché in tal modo diventa più sensibile a ogni morso. Bisognerebbe leggere, credo, soltanto libri che mordono e pungono. Se il libro che leggiamo non ci sveglia con un pugno sul cranio, a che serve leggerlo? Affinché ci renda felici, come scrivi tu? Dio mio, felici saremmo anche se non avessimo libri, e i libri che ci rendono felici potremmo eventualmente scriverli noi. Ma abbiamo bisogno di libri che agiscano su di noi come una disgrazia che ci fa molto male, come la morte di uno che ci era più caro di noi stessi, come se fossimo respinti nei boschi, via da tutti gli uomini, come un suicidio, un libro dev'essere la scure per il mare gelato dentro di noi." - Franz Kafka

"Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L'indifferenza è il peso morto della storia. L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l'intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l'assenteismo e l'indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti." - Antonio Gramsci

http://www.youtube.com/watch?v=_M3dpL4nj3Q
https://www.youtube.com/watch?v=QcvjoWOwnn4
18/04/2012 14:26
 
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[SM=x1140429] Ciao a tutti e grazie per l'incoraggiamento [SM=x1140512] (confermo che quando muore il cavaliere, muore anche il cavallo)

CAPITOLO 7
La difesa di Al Rakkah

Il capitano che guidava le truppe di soccorso era un veterano capitano templare di nome Aleamme, che radunò il consiglio di guerra, poiché si era in dubbio se dar battaglia campale o se difendere Al Rakkah ,qualora il nemico avesse deciso l’attacco.
Lo scontro campale era contro la prudenza, i bastioni di Al Rakkha erano davvero impressionanti, ma indugiare avrebbe comunque danneggiato gli assediati e inoltre se qualche speranza di successo avevamo, quella risiedeva nella carica dei nostri destrieri, che dentro le mura non potevano risultare decisivi.
In fin dei conti se la battaglia andava male, Jocelin avrebbe potuto sempre ritirarsi all’interno delle mura e ricombattere un esercito comunque indebolito protetti dalle frecce dei bastioni.

Si optò per lo scontro campale.
Giunti nei pressi di Al Rakkah , scorgemmo l’accampamento nemico


Gli assedianti ruppero l’assedio e si schierarono pronti per lo scontro.


Jocelin di Edessa fece uscire l’armata e venne in nostro soccorso, il nemico si preparò per combattere due fronti, per cui divise le truppe, ma non attese che fossimo noi a dar battaglia, mandò subito i tiratori a sfoltire le fila del generale Jocelin con rinforzi di fanteria. La cavalleria pesante, invece fu mandata contro Aleamme e i suoi cavalieri ,con rinforzi misti di arcieri e lancieri.

Per grazia avevamo i turcopoli (infatti anche queste truppe allevano con successo i veloci cavalli arabi) e vennero mandati subito a contrattaccare la pioggia di frecce che avrebbe investito l’armata di Jocelin. La tattica dei barbari era quella di far ritardare l’aiuto del contingente del generale Jocelin decimandolo con tempeste di frecce e ritirate strategiche, mentre il grosso della truppa avrebbe annientato il capitano Aleamme e la sua armata.

Aleamme spostò la cavalleria pesante ai lati dello schieramento, distanziandola parecchio dalla fanteria che disposta in ranghi serrati attendeva la carica mussulmana.
La cavalleria araba si getto contro il nostro muro di ghiaccio (termine usato per la fanteria di Carlo Martello a Poitiers), composto da fanteria pesante templare, distanziando parecchio la fanteria. La carica araba non sortì l’effetto che speravano


Il muro di ghiaccio non solo resse brillantemente, ma chiuso a riccio impegnò il nemico, sicchè i nostri cavalieri, partirono alla carica facendo strage dei cavalieri nemici



Sull’altro fronte, i turcopoli di Jocelin, distraendo i tiratori nemici permettevano al resto della nostra armata di sostegno di non subire perdite significative e di muoversi abbastanza liberamente, dopo aver ingaggiato vittoriosamente frequenti scontri con la fanteria nemica e il rimasuglio di cavalieri, accorsi per sostenere i compagni isolati.


Le loro veloci cavalcature potevano raggiungere facilmente molti punti sul campo di battaglia, ma la loro foga aveva causato uno sparpagliamento dei loro ranghi, sicchè tante piccole battaglie si stavano combattendo, il capitano Aleamme e i suoi cavalieri, dopo aver annientato la cavalleria pesante araba, manteneva la posizione, mentre le cariche dei cavalieri del Santo Sepolcro mietevano i lanceri nemici, con le loro devastanti cariche, in attesa che la pressoché intatta armata di Jocelin avanzasse, stringendo in una morsa i contingenti nemici… al loro passaggio rimanevano solo cadaveri per gli avvoltoi.




Sparpagliati e isolati contro un fronte compatto i barbari saraceni si diedero alla fuga, lasciandoci il campo.
Rientrammo tutti increduli ad Al Rakkah, stupiti di una vittoria insperata, le nostre forze erano dimezzate, ma avevamo inflitto 850 vittime ai saraceni e 223 nemici furono catturati, le trattative andarono male e i prigionieri resero l’anima a Dio.

Al Rakkah era salva, nell’estate del 1166 la Siria, indebolita e sfinita firmò un trattato di alleanza con il sultanato Abbasside, la cosa ci preoccupava molto, con le nostre continue vittorie avevamo unito l’Islam, si riunirono i Baroni del Regno che si impegnarono ad un premio di 5000 fiorini, per la caduta di Nur Ad-Din ad Aleppo.
Ora si doveva lavorare per questo obiettivo.





"Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?"
Mt 16, 26
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