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Abbandonate ogni speranpfffff

Ultimo Aggiornamento: 13/03/2012 19:47
13/03/2012 19:25
 
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...o voi che entrate!





Riassunto
Lao si reca in Dimora dei Mestieri nell'intento di discorrere con l'amico Iliham in qualità
di Jarl. Con una entrata in scena burrascosa, giuge Esthel....ma se la sua venuta è stata
burrascosa, allora, la comparsa di Viron in mutande nel bel mezzo della notte a sgridarli
per il baccano che fanno, cos'è??
E' finita qui? Certo che no! Non ci facciamo mancare niente!
Ed allora...si sale in sala comune..e poi nelle cucine, dove la goffaggine di Iliham in
materia culinaria scatena una lotta all'ultima...manciata di farina!!
La situazione, già singolare di suo, degenera nel momento in cui giunge nuovamente
Viron, ad animare la festa, sempre abbigliato di soli mutandoni di canapa, che
si unisce al pasticcio!!



Commento
NON MI SONO MAI DIVERTITA COSÌ TANTO A RUOLARE!!!!!!!!
Attenti a quei quattro, Barringtoniani!!!!!!!!!!!!



Nota un po' più seria...
Lao, "prima di partire per il lungo viaggio" ha lasciato missiva al Gran Maestro
d'Accademia per informarlo della sua assenza, aggiungendo che sarebbe tornata
la mattina seguente.







°° Dimora dei Mestieri °°




ILIHAM [Sala Comune|Pianerottolo|S.P.]''Questo no,questo no,questo no...forse..no,uhm..''uno sbruffo impudente e capriccioso viene sprigionato dalle esangui tirate in una smorfia di pieno disappunto.E' un ragazzino..cioè,questo è quello che sembra e solo dall'espressione perchè per il resto appare più che altro come una vera e propria montagna,tanto da troneggiare perfino da seduto.Il piccolo scranno che lo sorregge sembra quasi dissolversi al di sotto del suo corpo colossale e scolpito,imprigionato nelle stoffe di un paio di pantaloni da lavoro,neri e non eccessivamente aderenti,morbidi sulle gambe,e da una camicia bianca come neve e che proprio per questo motivo non riesce a contrastare con il pallore quasi equivalente del suo incarnato,intravisto dall'apertura frontale di quell'indumento chiuso solo per buona parte sul petto,lasciando al bavero la concessione di aprirsi sulle sue spalle fino ad incontrare la fluidità dei capelli che sostano come spighe in una notte senza vento attorno al suo volto.Una minima porzione del crine biondo viene trattenuta sulla nuca da un laccio dal quale si dipartono sottili treccine,una delle quali sfugge al controllo di quella prigione per sfiorare il suo zigomo destro come una cicatrice nel bel mezzo di un ovale di luna..anche se non vi è niente di perfettamente rotondeggiante nelle sue linee spigolose,contratte a causa della concentrazione.Una ruga d'espressione si forma tra le sopracciglia,all'altezza della fronte,mentre tenta di analizzare anche l'ultimo schizzo buttato giù,prima di rinunciarci completamente accatastando un foglio sull'altro per formare una corposa colonna di pergamene,quali sgualcite quali meno,trattenuta tra le sue falangi enormi che tentano di sbattere più volte i fogli contro il tavolo per allinearli.In quell'istante,puntando i talloni sul pavimento,trascina la sedia qualche centimetro dietro di se per permettere alle gambe possenti di allungarsi verso l'alto e quindi rimettersi in piedi.La fiamma della candela più prossima viene spenta tra pollice e indice della mano libera prima che si decida a raggiungere l'uscio della sala comune,schiudendo la porta per inoltrarsi all'interno del pianerottolo,prestando attenzione a produrre il minimo rumore possibile,nella paura di svegliare coloro che,a differenza sua,hanno preferito allo studio un sano riposo.



LAOGHAIRE [Esterno Dimora] Tra le ombre si confonde, la nordica, oscuro fantasma che quanto più silenziosamente possibile tra i vicoli procede, tacita e solitaria. Quella cittadina non le è mai andata molto a genio, in effetti...E sarebbe un brivido quello che la percorre..Ha origine alla base della schiena e le snocciola le vertebre, ad una ad una, quasi con un sadico piacere, fino a trovar morte alla nuca, ove costringe ella a far tremare il capo, sfregandolo appena contro le spalle, nel tentativo di far sparire, cancellare in quel gesto, quella sensazione che proprio non le giova. Non sa, invero, se sia stata l'inquietudine che aleggia nell'aere, quella sensazione di sospensione, attesa, quasi dovesse capitar l'impossibile a cambiare il corso delle cose che altrimenti sarebbero così semplici ed innocue. Come se avvertisse chiaramente la lama d'una ghigliottina pender sul suo capo. L'aere è fredda, o quantomeno d'una temperatura di diversi gradi inferiore a quella alla quale è abituata, vivendo sull'Isola delle Mele. Certo..ogni tanto è gradevole respirar di freddura, tante volte le piace odorar la brezza e gli odori che trasporta, tantopiù se questi son speziati di quel tipico odore che caratterizza l'atmosfera quando sta giusto per piovere. Come una tacita collaborazione, un segreto avvertimento che può esser avvertito solo dai più attenti, una alleanza stipulata con Gea e che mai andrà a rompersi. E quella medesima frescura ora le si insinua al di sotto del pesante manto che le di lei vesti ricopre, impedendo a chicchessia di scorger la sua identità. Sollevato, infatti, il cappuccio, ella porta, così da gettar ombre sul suo volto, dai lineamenti forse appena intuibili, laddove Selene bacia le sue già pallide carni, tingendole d'un pallor ancora più marcato, quasi a ricordar quelle perfette statue che gli antichi scultori han saputo modellare, duro marmo a ricoprir animo benevolo e caloroso. Forse appena un fruscio, datosi dal scivolar di stoffe contro stoffe, potrebbe tradir la sua presenza, ma non se ne cura più di tanto, proprio ora che appena giunge presso la soglia della Dimora dei Mestieri. Qualche attimo ella si concederà, così da ammirare la perfezione della fattura di quel portone dall'aria parecchio solida. Il capo spinge a piegarsi all'indietro, così da coglier quanti più particolari possibili che invero durante la prima visita le sono sfuggiti, o che quantomeno sul momento non pare ricordare. Seguon quei motivi floreali, le smeraldine di grigio screziate, che costeggiano il legno massello dell'uscio, intagliati così precisamente sulla pietra...Scivolano e si dipanano, sereni e così indistruttibili, un paradosso che non mancherà di cogliere. E vanno ad intrecciarsi, questi, in cima..Ed ella non potrà che palesar un lieve sorriso, pacato, forse intaccato dalla lugubre atmosfera che aderisce alla sua pelle come fosse velo di sudore...quanto assomigliano quelle decorazioni ad un rullo di tamburi, una melodia sospesa, che lascia il dubbio, che ti porta a porti domande, che insinua la curiosità di quel che vanno preannunciando..Ed infine sfociano nel migliore degli intarsi, quel che senza declamar parola, racchiude l'intero senso dell'esistenza di quel semplice, ma forse nemmeno troppo, luogo. Lo stemma di congrega. Un peccato che non possa ammirarlo alla luce dell'Astro...Sol infine le iridi si abbassano, così da posarsi sul batacchio ad ella di fronte. Dunque è quella la prima e unica volta che si concederà per lasciar palesare uno solo dei particolari della sua figura..La mano vien mossa oltre il manto, avanti, mandando quelle esili dita ad aggrapparsi all'anello di pesante metallo, per poi inviarlo a cozzar contro l'uscio, una, due ed infine tre volte. Ed allora la dritta ritornerà a celarsi sotto le stoffe scure del manto, in silenziosa attesa d'una risposta..



ILIHAM [Pianerottolo|Scale|P.p]Trascinandosi con la mano libera dal fagotto dei fogli la maniglia dietro di se si richiude silenziosamente la porta alle spalle,lanciando un'ultima occhiata al legno retrostante e socchiudendo come un gatto discreto,non certo per le dimensioni,le iridi assottigliate sugli angoli,come nella tacita speranza di non permettere alla porta di cigolare.Ebbene nessun rumore di troppo intralcia la sua comparsa all'interno dello spazio esiguo del pianerottolo che ora lo ospita,accogliendo su di se la presenza statuaria di un colosso che potrebbe concorrere con la monumentalità di un vero e proprio busto intagliato nel marmo.Lancia una rapida occhiata alla prima rampa di scale che intravede da quella postazione,forse deciso ad attraversarle prima che il triplo rintocco dell'anello non va a scuotere l'enorme portone di ingresso per avvisare oltre che il suo udito anche quello del custode dell'approssimarsi di un nuovo avventore presso l'uscio dell'imponente dimora.Lionel,come un'ombra passeggera,sbuca dal nulla affacciandosi sul primo piano ma ogni suo intento viene interrotto dal gesto della matricula di non preoccuparsi ulteriormente. I primi gradini vengono prontamente consumati sotto la suola delle sue calzature,mentre egli procede in una rapida e crescente avanzata verso il pian terreno,sorreggendo sul petto,leggermente ravvisabile dall'apertura della camicia candida,un mucchio di fogli che non ostacolano affatto il suo breve e fugace tragitto in direzione della porta.Raggiunto il legno non deve far altro che alzare la dritta per permettere allo spioncino di aprirsi e mostrare dunque il volto,seguendo le precauzioni espressamente richieste dal capogilda,dell'avventore che sosta dall'altra parte dell'ingresso.Ciò che lo sguardo dell'artista intercetterà saranno un paio di pietre di acquamarina limpidissime e fulgide grazie ai riverberi delle fiaccole che illuminano l'entrata,fisse nei suoi.L'ombra non giova granché al riconoscimento di quella figura a causa del cappuccio tirato sul capo della stessa ma vi è qualcosa di incredibilmente familiare in quelle iridi screziate da impedire ad ulteriori dubbi o preoccupazioni di offuscare i suoi fervidi pensieri.''Lao?'' domanda,senza concederle il tempo di una risposta,di cui non necessita realmente,poiché lo spioncino viene prontamente richiuso e il bloccaggio della porta svincolato così che il legno possa andare ad aprirsi e quindi ad eliminare anche l'ultima fonte di divisione intercorsa tra i due.Un passo e a seguire un altro,tanto da superare di qualche centimetro il muro d'entrata della dimora e sfiorare quindi la brezza serale che sembra rianimare prontamente i suoi capelli.China il volto da un lato,inclinando anche il busto così da tentare di raggiungere l'altezza delle sue iridi e quindi scrutarla da sotto il cappuccio ''Per caso temi di esser vista da qualcuno?'' la incalza,arcuando un sopracciglio con fare amichevolmente irriverente e allungando una mano enorme oltre il suo capo per farle scivolare sulle spalle il cappuccio e quindi liberare il suo volto,quasi a farle un dispetto,sorridendo amabilmente in sua direzione.Si raddrizza col volto in seguito ''Gira gente piuttosto losca nei paraggi,lupi feroci,streghe malefiche e spiriti irrequieti..faresti meglio ad entrare prima che sia troppo tardi''..la schernisce ma vi è qualcosa di dannatamente vero,pur se egli ne è ancora inconsapevole,nel suo verbo.



ESTHEL [Via-Esterno Dimora] Il mantello non la cela agli occhi di Selene. Cammina, con una cadenza lenta e monotona, scandita solamente dal rumore della suola degli stivali, questa notte più rigidi, quasi il piede fosse 'umano'. E' proprio quello che cambia la sua figura, i suoi atteggiamenti che non riescono ad essere minimamente inerenti alla sua razza. Non v'è molta eleganza nelle sue movenze questa sera, nessuna ricerca di agilità nella camminata, solamente il passo, strascicato quasi sul selciato, in quella componente umana che sembra aver preso la rivalsa sull'altra sua metà. Il cappuccio è calato sulle spalle, mostra i suoi capelli ramati abbandonati sciolti come un fiume di ricci di lana aggrovigliati, spenti nel loro colore, come è spenta lei a causa di quei pensieri scuri e tenebrosi che l'hanno avvinghiata. Non perde completamente il senso di luce del suo animo, privilegiandolo e lasciando che le ombre rimangano rintanate, seppur presenti, nella cavità di bambola che presenta. Quegli occhi di ambra sembrano vagare a terra come alla ricerca di qualcosa da cogliere eppure, se la trovassero, la lascerebbero indietro quasi non importasse davvero il suo recupero. I segni della stanchezza per la prima volta intaccano il suo viso, segnandolo con dei toni spenti attorno agli occhi e una piega della fonte corrugata per cercare di mantenere attiva la mente. Non dormirà mai veramente, ma deve concedersi il riposo per riuscire a rimanere 'viva', cosa che ha tralasciato in queste notti, troppo intenta nel pensare a quello che la rode profondamente. Forse ha osato troppo, forse si è spinta troppo oltre i suoi limiti e il suo animo è in combutta tra ragione e istinto, quello che le dice di puntarsi sul suo obiettivo e quello che le consiglia di abbandonare le speranze, di lasciare che i Veleni rimangano un ricordo. Abbandona l'idea della bettola questa sera, la stanza rimarrà spoglia un'altra notte, Richard non riceverà il buondì della mezzelfa perché ancora si limiterà a vagare per Barrington, senza averne davvero paura. Non si accorge dove il passo la conduce, persino la vista e l'udito sembrano scemare fino a diventare deboli, ma giusti, per un essere umano. Potrebbe succedere qualsiasi cosa ma ella rimarrebbe inerme, una ragazza appena maturata sotto quelle spoglie che non si accorgerebbe nè di passi felpati nè di bisbigli, nè di ombre nascoste tra i vicoli. Forse ha appena superato la piazza perché lo zampillare dell'acqua è l'unico suono che percepisce oltre l'incedere del passo. Ha conosciuto abbastanza la cittadella per riconoscere le strade e le vie che conducono ai determinati posti, ricorda gli edifici ma tutto questo sembra ovattato a causa di quei pensieri turbolenti. Perciò non si rende conto di aver raggiunto lo sbocco che porta alla Dimora dei Mestieri nè tantomeno si rende conto delle figure che sono intente a parlare a pochi metri da lei. Il passo sembrerebbe quasi vacillante se non cercasse in tutti i modi di mantenersi concentrata su ciò che sta facendo, ed è forse questa concentrazione che la distoglie completamente su chi ha davanti. Sbam, prende in pieno qualcosa o qualcuno. Ne rimane quasi sorpresa, lei che cerca sempre di mantenere il passo cadenzato e controllato, ma non questa volta. Un leggero stordimento la coglie prima che possa indietreggiare e riprendere le redini della propria compostezza, riacquistando la capacità di ragionare e il tentativo di celare quella stanchezza evidente. ''S-Scusatemi! Non vi avevo visto'' mormora subito per pareggiare il danno compiuto, travolgendo chi, una volta alzate le iridi mielate, sembrerebbe una donna. Il cappuccio è stato anzi appena tolto, ma nonostante tutto, la stanchezza non le permette di notare subito il Lupo anzi, non riconoscerà nemmeno l'artista! Esthel, ti stai arrugginendo?



LAOGHAIRE [Esterno Dimora] Attende...ed ancora attende. Scorrono gli attimi, scanditi dal battito del core suo, che par dapprima regolare, lento e pacato..ma che presto vien contagiato dall'umore che par refluir direttamente dalle mura dei circostanti edifici, quasi fossero pregni di presagi. Ed in effetti appena parrebbe accelerare il suo ritmo, il muscolo cardiaco...Più inquieto or l'animo suo. E se sol taluno potesse veder al di sotto del pesante manto, allora potrebbe scorgere le dita delle sue mani intrecciarsi quasi nervosamente e tra loro sfregare, senza un vero obbiettivo, senza niun alto scopo..solo lenir quel tormento. Profondo respiro ella coglie, prima di volger istintivamente il capo addietro, prima alla propria sinistra, ad esplorar dei vicoli ogni antro le sia concesso di scorger, quasi ad analizzar le ombre che ivi sostano, soppesarle ed assegnarvi una identità, una provenienze ed una stima del pericolo che portan seco. E la medesima operazione, con perizia, vien eseguita nel momento in cui ella il capo lascia ruotar alla propria destra, verso altri stradelli. Da quanti punti ti potrebbero sorprendere, nordica? Non che ella sia stratega militare..ma è quantomeno dotata di un normale istinto animale. Almeno..7, stima. Non le piace...non le piace per nulla. L'ultima volta che in quelle terre è giunta è incappata in quella che si è poi rivelata una ladra. Se solo quello fosse il male minore...Un rumore, secco e deciso giunge al suo oto, quasi come assordante tuono a spezzar l'illusoria quiete che la serena notte porta con sè. Ed allor di scatto il capo volgerà verso l'origine di cotal rombo, sol per trovarsi a fissar da uno spiraglio una porzione di volto, nel qual son incastonate perfette iridi del color del sereno cielo..no...invero, più chiare. A queste seguita una voce, sol lievemente attutita, che azzarda in merito alla sua identità. E v'è una sola persona che la idendifica in cotal maniera. Rilascia un sospiro, fiato che non s'era avveduta d'aver trattenuto in quei frangenti che le son parsi infiniti. Un sorriso lascia a palesarsi apertamente sulle labbra, fino a che queste non si schiudono in un sottile e mormorato verbo..''Si..'' solamente. Ed infatti non avrebbe tempo d'aggiunger altro, in quanto l'amico già s'affretta a chiuder lo spioncino per sbloccar il portone ed aprirlo, palesandosi nella notte, ad un sol passo da lei. Non può che udirne ben il verbo, le domande a schernirla amichevolmente...Ed allora prende una espressione giocosamente corrucciata, sebbene vi sia un tocco di vero in cotal atteggiamento, sebbene ciò venga mascherato dall'ilarità [sotterf. +1]..''Dici bene, tu, grande e grosso come sei!'' interviene la nordica, mentre la dritta, senza rifletter, si palesa, chiusa a pugno, se non fosse per l'indice che ben saldamente vien puntato al petto del Gigante, a pungolarlo poco al di sotto dell'ultimo bottone allacciato sui pettorali scolpiti..una..due e tre volte...''Scherza pure! Ma a me questa cittadina mette i brividi...'' par terminare, sebbene subito dopo aggiunta..''Senza offesa, eh!''. In fondo è divenuto, quello, il loco ove ei abita. E pensare che aveva sulla lingua, sol un momento prima, delle scuse da porger lui, per averlo disturbato così a tarda ora! Ebbene, ora, per ripicca, si guarderà bene da muoverle! Come la piccola e personale vendetta di una bimba imbronciata. ''Se non ti dispiace, accetto l'invito volentieri!'' esclama infine...Non una parola da ella emessa, verrebbe verbiata in alto tono. Sempre quasi un mormorio, la sua melodiosa voce. L'intento sarebbe stato quello di affrettarsi all'interno, ma quel sommesso dialogo pare averla distratta più di quanto non si potrebbe aspettare. Una spinta repentina ed inaspettata, che la indurrà a barcollare in avanti e con tutta probabilità a cozzar goffamente contro Iliham che innanzi a lei ancora sosta. Ed allora le mani andrebbe a sollevare, così come l'istinto vole, le quali, a tal punto, andrebbero a posarsi proprio al busto dell'amico, forse gli addominali superiori, a giudicare dalla differenza di altezza tra i due...Si abbandona ad una mentale imprecazione, non tanto per lo spintone in sè, quanto piuttosto per la sorpresa portata da quest'ultimo..E dire che era stata così prudente nel giunger fin lì!



ILIHAM [Portone]L'artista non manca di pungolarlo amichevolmente,senza lasciarsi sfuggire una replica degna del suo nome oltre che dalla sua indole sbarazzina.''Queste dinanzi ad un lupo inferocito servirebbero a ben poco..'' mormora con enfasi alzando l'arto superiore destro fino a piegare l'avambraccio nella teatrale imitazione di un gesto che spetterebbe più ad un eroe che ad un artigiano come lui,quello di gonfiare i muscoli del braccio destro che a loro volta riempiono visibilmente la stoffa della camicia che sembra quasi voler cedere da un momento all'altro a causa di quella pressione improvvisa..ma torna a ridistendersi nell'istante che segue quella ironica scenetta poiché una risata,roca ma piuttosto armoniosa,lo investe fino ad innalzare lievemente le sue spalle e spalancare le esangui in una risata piena dovuta ai suoi gesti ma ancor più alla visione dell'amica a così poca distanza da se.Proprio in quel momento l'indice del Jarl punta con fare quasi accusatorio il suo petto verso il quale le cristalline del nordico prontamente si dirigono quasi a voler seguire anche con lo sguardo la spinta,del tutto inesistente per il gigante,di quel minuscolo stelo.''Nessuna offesa!'' ribatte alzando in uno scatto rapido il capo fino a puntarle gli occhi contro ''Barrington non è poi così male come sembra è solo..'' le mani si alzano vibrando nell'aria in una nuova sceneggiata che dovrebbe mirare l'orrore di un ragazzino di fronte ad un fantasma e che poi scema nella distensione del suo volto,la cui piega divertita non vuole proprio saperne di andare via..''ma in realtà è una città come tante altre.Incutono più timore le voci che circolano piuttosto che i misteri stessi di solito..'' aggiunge,mentre un angolo delle labbra viene stirato da un lato fino a palesare la comparsa istantanea di una fossetta che ispira istinti feroci a volte,per esempio quella di essere strappata via da quel volto diafano e alabastrino,completamente pacato,così come il suo sguardo è accogliente e limpido,una distesa di acque gelide e caute dentro le quali è tanto facile l'immersione quanto la totale perdita.Una volta raggiunto il fondo di quegli specchi abbacinanti è arduo il compito di risalire a galla nel tentativo di riprendere aria..eppure quelle gemme sono anche in grado di cullare oltre che di irretire lo sguardo altrui,come fanno in questo istante nei confronti dell'amica che accetta senza ulteriori remore il suo invito.Sta quasi per posizionarsi da un lato dell'uscio,permettendo alla donna di fare il suo ingresso prima ancora di egli stesso,quando un trambusto travolge completamente la figura dell'artista investendola come un fulmine a ciel sereno,una bufera inattesa che non permette,almeno inizialmente,a nessuno dei tre di capirci realmente qualcosa.Lo scossone ha l'effetto di un piccolo maremoto che si riversa dapprima su Lao ed in seguito,quasi con una forza direttamente proporzionale a quella dell'impatto scaturito dalla distrazione della mezzelfa,anche il gigante sul quale l'artista approda come un'imbarcazione sospinta verso il molo dalla tempestività delle fragorose onde.Il piede destro,istintivamente,prende una più salda presa sul terreno distanziandosi dal gemello alla ricerca di un equilibrio abbastanza adatto a permettergli di sorreggere la donna e quindi anche egli stesso dal ritmo di quella traversata improvvisa.Le mani per questo afferrano le spalle di Lao quasi a sostenerla mentre tra le labbra sfugge un mormorio ''Ma che..'' ancor prima che le iridi possano spostarsi dall'amica alla Fenice.Ed ha necessariamente bisogno di sbattere più volte le palpebre sulle ciglia per focalizzarla perfettamente..poiché il Sole sembra essersi nuovamente spento,prima di tutto nel colore atipico dei suoi capelli ramati e in seguito a causa delle ombre che investono il suo volto palesemente stanco.Dalla quiete è facile il passo che lo conduce alla totale preoccupazione,riscontrata anche nei suoi occhi chiari puntati sulla bambolina offuscata dalla tenebra verso la quale dirigerebbe una mano,mentre l'altra ancora sosta sulla spalla dell'artista,per avvolgere il suo volto nel tentativo di inclinarlo lievemente all'insù quasi a volerla scrutare meglio.Nessuna domanda sfocia dalle labbra del gigante,ma gli occhi straripano di quesiti che l'altra metà di se saprà di certo cogliere.



VIRON §§-interno->portone-§§ vorrebbe tanto voler comprendere chi dietro quel portone fa un fracasso del genere, lui che era disteso su quel letto cosi comodo ed accogliente all'interno della sua camera, dalla vista perfetta che da sulla via, , vorrebbe tanto sapere chi sono quegli sprovveduti che hanno infastidito il suo sonno, si è alzato come un matto, piantando i piedi sul freddo pavimento, scendendo come un indiavolato giu per le scale....la mente un solo pensiero°° se sono meretrici giuro sul grande Odino che gli faccio cambiare zona°° ignaro ovviamente delle altre presenze, lontane dall'essere meretrici, tuttavia arriverebbe al pesante portone della dimora, lo apre, completamente ,poi la sua voce ' Per i Fulmini del grande Odino...' voce doppia, bassa , baritonale..poi s'arresta, rimane li per un lasso di tempo indecifrabile ad osservare gli astanti, si paleserebbe improvvisamente sull'uscio e ai riverberi delle fiaccole e della luce argentata della luna completamente nudo, se non fosse per quella sorta di mutandoni di canapa marrone a coprirgli le zone dove non batte il sole, i capelli smossi, disordinati ad incorniciargli quel volto inizialmente adirato, le sopracciglie a solcare quegli occhioni verdi estrememente esperissivi che andrebbero a captare ad una ad una le figure fuori al portone, una ragazzina dai rossi capelli, l'altra che ha conosciuto in locanda e il biondone, tira su un profondo respiro allargando il diaframma e gonfiando quella massa muscolare , quasi mastodontica animata dalle luci delle fiaccole, tutto sommato un uomo bello grosso e alto quanto il biondo, con muscoli definiti benche non sia del tutto un ragazzino, privo di peli, dalla candida carnaggione, inarca un sopracciglio...accennando un sorrisino...' Dia Abar ...dame e messeri...' poi il viso al biondo e lo sguardo ed un successivo occhiolino malcelato...' Cerca di fare meno rumore tesoruccio, quando deciderai di salire in camera...' indi sorride...' Qui c'è gente che lavora!' adesso ride sarcastico...ovviamente non si è reso conto di essere praticamente in mutande...' Buona notte!' verso tutti e con tono gentile adesso, terminerebbe or che richiude il portone perdendosi verso le scale e la sua stanza, fortuna che non c'era nessuno dei maestri ancora sveglio! (exit PS.adoro il Biondo! XD)



ESTHEL [Pianerottolo] La mezzelfa è completamente scombussolata. Di certo nonostante la stanchezza non credeva che avrebbe mai investito qualcuno soprattutto a quell'ora in cui tutti dovrebbero dormire, tranne lei. Tutti i sensi sembrano essersi improvvisamente atrofizzati. L'udito, la vista, l'olfatto e persino la sua agilità sembrano essere scemati improvvisamente fino a renderla più umana di quanto non fosse già inizialmente. Forse la vita a Barrington, lontano dalla foresta di luce e dal clima dell'isola aveva irretito la sua persona, forse era disabituata alla città buia e fredda o forse, semplicemente, è troppo dura con se stessa fino al punto da non concedersi il riposo necessario al suo fisico. I Veleni la distruggono non poiché ha iniziato l'addestramento -e per allora si prega che ella prenderà il riposo seriamente- ma anche solo dal pensiero che la preoccupa, da Melisande che ascolta i suoi perché e dal Grande Maestro che già anticipa le condizioni fisiche che troverà una volta entrata nella congrega, se il consiglio lo vorrà ovviamente. E perciò, in assenza totale dei suoi sensi in questo momento, va a sbattere senza ritegno contro la figura incappucciata quale sarà l'artista incontrata al Tor quando ancora viveva sull'isola. Lo smarrimento sembra quasi maggiore della camminata altalenante avuta in precedenza, perciò deve sbattere le palpebre nel tentativo di rimanere lucida, in quella stanchezza sovrana che vorrebbe letteralmente spingere su una poltrona e lasciarla riposare. La piccola Fenice resiste, suo malgrado, trovando persino la voce adatta per scusarsi. Forse è sempre Fato che si diverte con loro. Questa volta ha inscenato una comica scena teatrale in cui da una piccola mezzelfa si crea un effetto domino capace di intaccare persino quel colosso sulla porta. Ella riesce a riprendere minimamente il controllo seppure il segno sotto i suoi occhi non possa essere cancellato. La dama caduta si aggrappa al Lupo, ancora irriconoscibile perché non ancora visto in realtà dagli occhi ambrati. Questi si alzano, cercando di riconoscere le figure innanzi a sè, ma ancora incapaci di mettere a fuoco quasi le palpebre fossero rimaste chiuse per un tempo indefinito. Capelli castani, lunghi ma niente di più, non un segno caratteristico che le permetta di riconoscere la gatta perciò rimane per lei una persona qualsiasi. Dopo, senza ricevere risposta, vorrebbe quasi allontanarsi, riprendere la via della bettola e riposare nel suo giaciglio. Ma eccolo il Fato! Sembra capace di ricondurla sempre nel posto dove il Lupo giace, quasi si divertisse nel creare le trame più complesse per far sì che avvenga il loro ritrovamento. Certo, le condizioni di Esthel potrebbero e dovrebbero essere migliori. Infatti, nel distinguere i tratti del nordico, gli occhi strabuzzerebbero, nonostante la pesantezza delle palpebre. La stanchezza pare abbandonarla per un attimo, lasciando la sorpresa, che viene poi scalfita dall'ovvietà -essendo lui una matricula- nei suoi occhi e nelle sue labbra, schiusesi appena nel ritrovarselo lì a pochi passi, non appena ripreso l'equilibrio a mantenersi in piedi. La mano del colosso afferrerebbe il viso di ella, dopo una dose di sorpresa da parte sua non poco esagerata. Sicuramente vedrà la stanchezza e sicuramente, la prima cosa che vede ella è la preoccupazione nei suoi occhi chiari. Già l'ha vista, quel tipo di emozione e già si prepara alle conseguenze. Ma Fato, ancora maggiormente giocondo questa notte, non si limita a una scena teatrale senza il folle di turno che ella potrà vedere con le ambrate solo per un istante, ma probabilmente se lo ricorderà a vita. Nudo, se non per dei mutandoni di tessuto chiaro, fa il suo ingresso 'trionfale' pronto a ricacciar chi di chiasso ne aveva da fare a quest'ora di notte. Con tutte le ragioni del mondo, la voce chiara risuona prima che si interrompa e il suo seguitar lasci la sorpresa maggiormente impressa nella mezzelfa -probabilmente avrebbe aperto gli occhi maggiormente se il corpo l'avrebbe permesso-. Se ne va, come se nulla fosse, lasciando una curva nelle sopracciglia della Fenice, incredula e quasi con un velo di stravaganza nell'animo, a cancellar l'attesa della preoccupazione del Lupo. Sì, la stanchezza impedisce persino la risata, che per un attimo viene sostituita da un sorriso sghembo e tirato..



LAOGHAIRE [Esterno Dimora] Atterra sull'amico, ma si riprende in fretta, invero. Le scivola, nel movimento, il cappuccio dal capo, il qual si va a stropicciare accumulandosi sulle spalle, rivelando la scompigliata acconciatura nella quale ha tentato di costringere il ribelle lungo crine, una crocchia stentata, costretta sul capo da un singolo grezzo bastoncino. Si discosta velocemente, arretrando di un passo, mentre sol marginalmente avverte la femminil e dolce nonchè confusa voce scusarsi, dapprima. Ma non sarà a lei che volge attenzione, in prima battuta. Quanto piuttosto al secondo colosso che compare sulla soglia, proprio dietro all'amico. Sbraita, quasi, ed ella non potrebbe che spalancar l'occhi in sorpresa espressione, mordendosi, poi, successivamente il labbro interno, prendendo una colpevole espressione, quasi come una bimba scoperta a mettere le mani nel vasetto del miele. Poco, però, udirà di quel che ei va dicendo..Sol marginalmente memorizzerà le sue parole, lasciando che queste sol producano un ironico sorriso a palesarsi sulle pescate labbra..Le smeraldine, infatti, paion dar la precedenza all'abbigliamento di costui...Beh, poi..abbigliamento..Diciamo, piuttosto, che andrebbero ad apprezzar la consistente muscolatura del Gigante, la qual si paleserebbe sul suo volto in una alzata di sopracciglia. E sarà sol quando ei se ne andrà nuovamente, riprendendo la via delle scale che ai piani superiori portano, mezzo nudo, che ella condurrà un paio di passi verso l'atrio, giusto per palesarvisi qualche istante, il tempo necessario per ritrovar la figura di lui e verbiar a voce leggermente più alta..''Forse dovrei venire più spesso presso la Dimora dei Mestieri, se questa è l'accoglienza che offrite!'' si complimenta con ironia...prima di proseguire...''La canapa vi si addice...vi slancia!'' commenta. Ed allora il suo volto divien una maschera di divertimento, nella qual non si può mancar di notare una vaga scintilla di compiacimento...Daltronde, pur sempre donna rimane! Eppure, a ben prestare attenzione, forse si potrebbe scorgere un lieve arrossamento sulle sue gote...In effetti, tutta la sicurezza appena dimostrata, è solo il palesarsi del suo lato artistico, nettamente in contrasto con la sua indole ancora un poco innocente, nonostante l'età. Ma non se ne cura, solo per condurre nuovamente il passo al di fuori del salone, dove ancora Iliham e la, fino ad ora, sconosciuta, sostano. Ed ai suoi occhi si palesa una scena che nell'immediato la farebbe sentir come terza incomodo. La mano di lui che dolcemente sorregge il mento di colei che contro il Jarl ha cozzato, la qual ora riconosce come la ragazza conosciuta diverso tempo addietro una mattina al Tor. E solo allora le verrebbero in mente le parole che l'amico con trasporto le disse, nel raccontar di quella creatura che con così tanta bravura e maestria ha saputo estrarre dall'animo di lui quel calore che ora, con quel semplice, gesto alla Mezza dimostra. Nulla ora verbia, non un saluto, non una sola parola per tranquillizzar Esthel del gesto appena compiuto. Anzi..le mani dietro la schiena conduce, ancora al di sotto del manto, facendo un passo indietro, per allontanarsi da quella loro intimità. Ed infine volge a loro le spalle, andando a posar attenzione su tutt'altro..e di improvviso l'architettura dei banali edifici che li circondano attirano il suo interesse...chissà come mai! E proprio verso d'essi muove qualche passo, lento, sì da produrre il minimo rumore possibile..Forse, se fosse rimasta nell'atrio ad ammirare il nordico colosso, sarebbe stato meglio, in fondo....molto meglio!



ILIHAM [Portone]Ma che diamine!Certo che il Fato quando vuole ce la mette proprio tutta per condire di sorprese ed emozioni differenti la vita dei comuni mortali e non..questa sera ha scelto un modo davvero strambo per permettere a quelle anime contrastanti e al contempo ravvicinate da chissà quale arcana magia di incrociarsi.Non vi è niente di semplice in quei tasselli di vite ed essenze differenti che si assemblano l'un l'altro in un reticolato ed intricato puzzle i cui pezzi si incastrano assieme con evidente fatica.Alcuni dei fogli sorretti nell'angolo dell'avambraccio scivolano,a causa del gesto del colosso di allungare la mano in direzione della bambola,a terra..ma egli non sembra curarsene in questo istante in cui l'attenzione e quindi anche lo sguardo sono tutti rivolti verso la Fenice.Vi è qualcosa di terribilmente strano in lei,tanto che stenta quasi a riconoscerla..si tratta sempre dello stesso Sole?Quello che fin'ora ha avuto il potere di rianimare il calore sotto forma di una fiamma vivida nel suo antro gelido?Si tratta sempre della stessa creatura appena rinata dalle sue ceneri,pronta a tuffarsi nel mare di un'esistenza ardua ma travolgente senza remore? Sì.E' solo implacabile stanchezza quella che stravolge il volto della bambola,avvolto nell'ombra di pensieri di cui egli non conosce ancora ne l'identità ne il senso..cosa che si premunirà di svelare il più presto possibile.Per ora non fa altro che scrutarla con accuratezza da quella distanza,permettendo al braccio che sorreggeva l'artista di ciondolare al suo fianco nell'istante in cui l'amica arretra di qualche passo distanziandosi da lui.Ed è proprio a seguire il trambusto generato dalla comparsa di Esthel che tutt'altro genere di trambusto-meno affabile e delicato del primo e di certo non piacevole alla vista del nordico quanto quello generato dalla mezzelfa-prende vita.Un trambusto completamente..nudo?! Ah no,la follia porta le mutande stanotte!Santo cielo!E' il primo pensiero che incorre nella mente del gigante biondo,il cui volto ruota per cercare le fattezze di colui che esplode come una bestia inferocita alla quale hanno appena strappato via il sonno dietro le sue spalle.Le cristalline di Iliham,con meno pudore e discrezione delle iridi delle due donne,calcano da testa a piedi quella montagna di muscoli e pazzia,con l'aria di chi vorrebbe fulminare con lo sguardo la matricula che impreca per poi,visibilmente,calmarsi..tanto da schernirlo perfino,causando il leggero innalzarsi degli occhi del gigante verso il soffitto.Tesoruccio..e siamo a due!Alla terza troverà,con qualunque mezzo esistente e possibile,il modo di fargliela pagare..''Tu..fila a letto!Dovresti vergognarti..dinanzi a due signorine..sei senza speranza!'' sentenzia con finta rabbia nella voce,squadrandolo con disapprovazione rivestita di un'ironia malcelata e ravvisabile sulle sue labbra che,contrariamente dalle iridi contratte dalla posa delle sopracciglia aggrottate per lo sforzo di sembrare furioso,sorridono.''Potresti ricevere la mia vendetta nel bel mezzo della notte..perciò io al posto tuo non farei sonni tanto tranquilli!'' aggiunge,tanto per condire di altro peperoncino quella comica farsa.Scrolla il capo riportando lo sguardo sul fulcro di ogni sua attenzione ed è nel farlo che incrocia,a metà di quel breve tragitto,il volto di Lao palesemente arrossato forse proprio a causa di quella visione improvvisa..eppure non si risparmia di complimentarsi con il colosso senza vergogna,forse ringraziando intimamente la mamma per l'ottimo lavoro svolto nel darlo alla luce.Eh sì che la dimora dei mestieri non ha certo carenza di muscoli e feromoni impazziti ultimamente..con quel pensiero intercetta il sorriso,tirato ma esistente,presentarsi sui petali della bambola,cancellando,anche se non completamente,la preoccupazione del gigante nei suoi riguardi.Nel frattempo l'artista quatta quatta si allontana fingendo un interesse improvviso nei confronti..di cosa?Non saprebbe distinguere se più per le mattonelle o le travi del soffitto..ha dei gusti artistici discutibili la dolce Lao!Iliham recepisce perfettamente il senso di quelle movenze che la portano a distanziarsi dai due e per un attimo si costringe a trattenere un nuovo sorriso e nel contempo ad ammirare tacitamente la perspicacia dell'amica.Perciò,solo in quell'istante si avvicinerebbe di un passo alla Fenice,mantenendo ancora la presa della mano sul suo volto,attorno al suo piccolo mento,per inclinarsi con il capo e concederle un tenue,delicato e silente bacio sulle labbra,prima di discostarsi e invitarla così a fare il suo ingresso all'interno della dimora..nel frattempo,quasi in segno di scherno,rivolge favella all'amica,alzando di mezzo tono la voce ''Hey tu..dove credi di andare?'' con il sorriso ancora stampato fra le labbra,richiudendo,solo quando Esthel avrà varcato l'uscio,il portone della dimora.



ESTHEL [Pianerottolo] La mezzelfa, dopo l'entrata teatrale del colosso grande quasi quanto la montagna dal crine dorato, recupera un po' di quella recondita compostezza, riuscendo ad apparire meno stanca di quanto veramente lo sia, travolta dai pensieri e dai dubbi che, inizialmente sembravano così dissipati, ora paiono una trama simile alla tela di un ragno, pronto a mangiarla, non appena sarebbe caduta nella trappola. Laoghaire sembra capace di non trattenere l'ironia scaturita da quel momento, difatti entrerebbe un poco nell'ingresso per scandire pochi verbi, che all'udito riescono a nutrire maggiormente quel sorriso forzato, ora sincero, ma comunque in una piega poco naturale rispetto al solito. Il candore dei denti viene celato dalle labbra, chiuse e rivolte verso l'alto, in due angoli acuti e di certo poco aperti, rallentati dalle membra incapaci di far risaltare davvero le emozioni positive di quel momento. Anche il Iliham non manca di lanciare verbo in direzione del folle colosso, raccomandando la sua diretta corsa verso la stanza ma ancor più il rimanere sveglio per non ritrovarsi i sogni colmi di...altro, non certo gradevole. Curioso, quell'estratto di comicità è riuscito a rallegrare la mezzelfa tempestata di dubbi, nonostante la stanchezza sia ancora visibile pienamente. L'artista, ora scoperta completamente dal cappuccio e voltatasi nella sua direzione, sarà presto riconoscibile, soprattutto dai suoi occhi smeraldini che le erano rimasti impressi fin dal momento in cui l'aveva vista al Tor. Rimaneva bellissima, così l'aveva pensata il giorno in cui si incontrarono. Una bellezza fuori dal comune che non deve essere per forza porcellana e riccioli d'oro. Una bellezza umana, da cogliere in quelle iridi di giada, quella chioma lunghissima e quella pelle leggermente dorata dal sole. Persino i vestiti, le erano piaciuti, quel giorno, tant'è che avrebbe voluto imprimere la sua figura in un bozzetto di carboncino, se non fosse stato per la ricerca sui Veleni, il patto di Rhyse e tutte le vicende che, alla fine, le hanno fatto abbandonare la cenere ed ora le sue dita rimangono pulite, ogni giorno. Queste, a differenza del suo animo, rimangono appunto candide, mentre l'involucro sembra riempirsi di tenebre che prontamente si dissipano con la presenza del Lupo. E' con un passo che si avvicina ad ella, infatti, lasciando le esangui libere di posarsi sui petali rosei, in un tacito saluto, mentre l'artista, come una gatta, si allontana indiscreta lontano dai loro occhi, ma non dalle puntute della mezzelfa che sembrano aver riacquistato parzialmente il loro vero senso dell'udito. Dopo poco, la invita a entrare, e ancora il passo incerto tradisce la sua falsa completa compostezza mentre varca la soglia e si appresta a osservare l'atrio dove Laoghaire ha già compiuto i primi passi. Dopo che la porta si chiude, il sorriso timido si appropria delle labbra, curvandole in una linea morbida e dolce. ''Ora posso scusarmi con voi come si deve, Laoghaire'' proferisce con una voce flebile, persino essa intaccata dalla stanchezza, pronunciando il nome della gatta e ricercandone le iridi smeraldine. Strano modo per ritrovarsi, di certo i modi che il Fato inventa per intrattenersi sono tutto fuorchè noiosi!



LAOGHAIRE [Esterno Dimora --> Atrio] La rimprovera, per così dire, l'amico, tanando subito le sue intenzioni. Si stringe istintivamente il capo nelle spalle, irrigidendo la posa, mentre d'improvviso il passo interrompe. Nemmeno stessero giocando a 'Un, due, tre..stella!'. E con la scioltezza di un manico di scopa, lentamente ruota di 180 gradi...''Belle le...si insomma..'' che fai..arranchi, nomade? Ed allora solleva la mancina, ad indicar con il pugno chiuso e ritto solo il pollice, la muratura della Dimora dei Mestieri, rimasta alla sua sinistra..''Una bella tonalità di grigio, questo muro!'' esclama, mettendoci poca enfasi, invero, forse proprio volutamente, nel tentativo di sdrammatizzare la situazione. ''Forse dovrei....ehm...''. Questa di stavolta è reale incertezza.. A cosa pensi, Jarl? Beh..insomma...Che diavolo di figura ci potrebbe fare ad intervenire con le sue domande all'amico, proprio ora che pare così preso da quella che solamente ora riconsoce come mezzelfa? Non se n'era avveduta, quella giornata, al Tor. Ad ogni modo..ella non potrebbe assentarsi dall'Accademia. Le è stato concesso tale favore proprio in quanto ella si troverebbe lì in vesti ufficiali, non solo come amica. La sua dovrebbe essere una toccata e fuga..Solamente quella notte voleva permettersi di trascorrere sulla terraferma. Ancora una volta si morde il labbro interno, nervosamente, abbandonando dal suo volto ogni aria ilare. Le smeraldine veloci scivolano nella notte, fin a posarsi sul vicolo in penombra che sa condurre fino alla piazza, prima di dipanarsi a raggiungere l'entrata della Bettola. Forse è proprio lì che le convien dirigersi, lasciando l'amico a questioni personali più importanti di qualsiasi domanda potrebbe porgli lei. Quella che si è trovata innanzi, infatti, è la persona che par esser la più cara per il Colosso, colei che è stata capace di far brillare quegli altrimenti gelidi occhi come mai nessuna prima. E sarebbe più che giusto lasciarli alle loro questioni, facendosi da parte. Si riempie di attrattiva, ora, quel buio stradello che ancora sta fissando, quasi bramasse di poter risollevare quel suo cappuccio a celar il capo ed infine confondersi con l'oscurità che ivi dimora. Forse potrebbe ritornare la mattina avanti, a trovar l'amico, prima di far ritorno all'Accademia. Devi prendere una decisione, nomade. E sol allora l'occhi di grigio screziati riporta all'entrata dei Mestieri, sulla figura della Mezza che tacitamente move nell'Atrio i suoi passi..ed infine sull'amico. Un sospiro, quasi sofferto, mentre il capo si china lateralmente verso la spalla sinistra, prendendo un cipiglio quasi di rimprovero al suo indirizzo. Ma rimprovero per cosa? Niente..ed infatti presto si trasformerà in una malcelata scintilla di colpa, nel momento esatto in cui prende la sua decisione, producendosi in una lieve smorfia contrariata...''E va bene!'' esclama, prima di mover l'incedere verso l'uscio, che poi attraversa quasi a passo di marcia, precedendo il Colosso, che alle sue spalle, dopo esser entrato a sua volta, richiude il portone. Alla fine ha dovuto cedere all'egoismo. Non può, invero, permettersi d'esser redarguita dai suoi superiori..Non ora che potrebbe esser cacciata dall'Accademia a calcioni nel sedere. Mentre, al contrario, quei due, per quanto ne sa, potrebbero rivedersi la sera avanti, e quella avanti ancora...e via dicendo. Non le piace, tuttavia, dover agire in cotal maniera, e ciò ben traspare sui suoi lineamenti, anche mentre sorride ad Esthel, fissandola in quei suoi ambrati occhi, in tutta la loro delicatezza e dolcezza, riso che infatti le sue smeraldine non andrà a bagnar completamente, sebbene sincero. ''Sid et Ars, Esthel...è un vero piacere per me rivedervi...'' e vero calore in tali parole mette, dando loro un intrinseco significato, che forse l'amico potrebbe percepire, ricordando proprio la serata passata a dialogar con lei ai Giardini appena fuori l'Accademia...



ILIHAM [Atrio|Scale|P.p]Fa un passo avanti nell'istante a seguire la chiusura definitiva della dimora sulla cittadina di Barrington,arrivando a meno di mezzo metro dalle spalle di Esthel e perciò squadrando da quella posa le espressioni,le reazioni,mescolate alla rinfusa ad un senso di colpa ed inadeguatezza decisamente malcelato,che animano il volto dell'amica pronta ad avvicinarsi ai due con un sospiro tirato e quasi sofferto,malgrado il verbo appena pronunciato dovrebbe far intendere che si è animata di forza e coraggio per non desistere dalle sue iniziali intenzioni.''Bene..Lao lei è..''ed è proprio nel bel mezzo di quella replica che,dapprima la mezzelfa ed in seguito l'umana,riescono a fargli comprendere che le presentazioni sarebbero del tutto inutili in questo caso visto che.. ''Dunque vi conoscevate già?..'' si pronuncia in una domanda retorica tirando lievemente indietro il capo quasi sorpreso da una simile constatazione,spostandosi per piazzarsi ai lati rispettivi delle due,come se volesse riempire lo spazio che le divide anche se rimane al contempo esterno a quel..ritrovamento,permettendo allo sguardo di ricadere prima sull'una e poi sull'altra..''arrivo sempre tardi..'' borbotta a mezza voce,arcuando leggermente la linea definita di un sopracciglio per poi spostare le cristalline sulla piega indecisa che si apre fra le labbra dell'artista.Inclina da un lato il capo,nella direzione dell'umana,pur senza muoversi minimamente con il corpo se non per il gesto delle braccia che si incrociano dietro la schiena ''Qualunque cosa tu stia pensando..mi sento di troppo,forse dovrei tornarmene indietro,ma che ci faccio da queste parti?..'' e nel tono di voce,malgrado si tratti solo di un flebile sussurro,che la bambolina saprà facilmente recepire,vi è lo scherno di un uomo che vorrebbe avere il pretesto di imitare la vocina della coscienza di Lao ''..beh smetti di pensarla!'' la incalza drizzando il volto nel medesimo istante in cui anch l'ultima sillaba si dissolve nell'aria,ruotando cervice solo per incontrare rapidamente le ambrate della Fenice,rivolgerle un occhiolino complice ed in seguito muoversi al punto da affiancare per un istante l'artista,anche se con la porzione frontale del proprio corpo rivolta in direzione delle scale a differenza sua,per alzare il mancino braccio e arruffarle,in un gesto amichevole e impertinente,i capelli,con quel palmo grande quasi quanto tutto il suo piccolo capo.In seguito comincia ad avanzare verso i primi gradini sciogliendo le braccia che tornano a ciondolare entrambe sui suoi fianchi,senza voltarsi indietro per attenderle come se non ammettesse alcuna forma di replica da parte di nessuno,esclamando solo ''Da questa parte..'' mentre la voce diviene ad ogni passo compiuto sempre più flebile a causa della distanza che aumenta..dovrebbe raggiungere prima ancora di loro il pianerottolo per farsi strada in direzione della porta che da libero accesso alla sala comune,schiudendo l'uscio e posizionandosi solo in seguito lateralmente rispetto allo stesso,permettendo loro di varcare la soglia ancor prima del colosso..forse ci è nato con quella galanteria!



ESTHEL [Atrio-Scale] La stanchezza sembra in parte prosciugatasi in qualche angolo del suo corpo, come se fosse stata assorbita magicamente da una forza esterna che riesce a rappresentarla quasi in salute, se non fosse per quelle comunque evidenti occhiaie scure e un pallore che sembrerebbe quasi maggiore della già candida pelle che riceve poca luce del sole. Sarà stato per l'animazione di Viron -probabilmente quella scena è riuscita a scaturire una fiammella dentro all'animo corroso di pensieri- oppure semplicemente per la serata movimentata, eppure il suo sorriso sembra distendersi sempre più in una piega naturale, abbandonando la rigidità di cui si era adornato prima. Entrando, scopre per la prima volta l'ambiente interno della Dimora. Come al solito, quegli occhi di ambra si accendono come quelli di una bimba venuta in contatto con qualcosa di nuovo. Si illuminano, quasi, di quella novità assoluta, riaccendendo un po' di quel Sole notturno. Anche se, a dirla tutta. Cosa ci fa lì? Dovrebbe essere alla bettola, ovvio, a riposare e non a girovagare per Barrington. Sembra quasi che la ragione l'abbia investita di colpo sgridandola per la sua scelleratezza. Probabilmente Laoghaire aveva un motivo più che valido per dirigersi alla Dimora, ora che ha sentito il saluto diverso dal comune Sid. Non può esserne certa, ma intuisce -come aveva intuito del saluto dei Maestri dei Veleni, degli Ospitalieri e dei Maestri dei Mestieri che si distinguevano uno dall'altro- che ella sia diventata veramente l'artista che aspirava ad essere al Tor. Questo la rallegra di molto, se i suoi pensieri sono effettivamente corretti, nel saperla beh.. felice. E anche il modo di relazionarsi col Colosso le fa nascere un nuovo sorriso poiché sembrerebbe che anche l'artista, non solo come la piccola Fenice, sia in grado di donare calore al Lupo. Non lo stesso tipo, forse, ma anzi azzarderebbe più rinvigorente con quell'ironia e quella simpatia che sembrano sprizzare direttamente dalle smeraldine. La voce del Gigante poi si fa sentire. Le presentazioni, in questo caso, sono effettivamente inutili poiché le due donne già si conoscono, almeno un po', da potersi salutare con il sorriso e dopo di esso, un cenno del capo per confermare quella domanda retorica. Pian piano quello strazio sembra volatilizzarsi. Non se ne rende conto ma già se si concentrasse potrebbe sentire nuovamente il respiro più pulito e lo sguardo meno appannato. Divertita poi, si godrebbe quella scenetta del nordico nell'imitazione di quella che dovrebbe essere la gatta, ma mantenendo le labbra rosee chiuse in una piega sbarazzina che cerca di stare al gioco di quell'occhiolino scappato al suo sguardo. Il colosso si muove, dirigendo il passo verso le scale. Un'incitamento a entrambe, sarebbe quello della sua voce. Esthel ci pensa un attimo prima di compiere davvero il primo passo, portando l'indice piegato sulle labbra, pensierosa. Non vorrebbe essere di disturbo ma il gigante sembra non preoccuparsene tant'è che è già diretto verso la cima della rampa. Perciò con incertezza sposterebbe il piede destro in avanti, a seguire il sinistro, in una camminata che sembrerebbe quella di una ragazzina in cerca dell'equilibrio su un tronco caduto.



LAOGHAIRE [Atrio --> Scale --> Sala c.] Sobbalza un poco, nel sentir l'amichevole rimprovero di Iliham. Ed infine si scioglie quella sua dolce espressione, in toto diretta alla Mezza, nel momento in cui le smeraldine si vanno a posar sul volto dell'amico. Or le sue labbra si arricciano come quelle di una bimba arrabbiata, mentre si vanno a formar delle profonde rughe sulla sua fronte e l'occhi si assottigliano...Un modo piuttosto infantile e giocoso, volto esclusivamente a mantener l'atmosfera leggera. Quante volte ha preferito rischiare di farsi schernire dall'altri esclusivamente per render beneficio a questi? Parecchie..e continuerà a farlo, se necessario..E tale aria permane, anche nel momento in cui ei le va a carezzar il capo, scompigliandole ancora di più la già provata capigliatura..Ed infatti basta un nonnulla che questa scrolla miseramente, facendo fluir quel suo castano crine come un fiume in piena, straripato, che or si adagia mollemente come fusa cera lungo le spalle ed infine giù lungo la schiena, a cozzar, poi, alla base di questa, ove or le punte ondeggiano pigre. Un lieve rumore, che forse fin troppo riecheggia nel salone. E sarebbe solo il bastoncino che prima i capelli reggeva a cader sulla pavimentazione. Nulla ella verbia, per ora, chinandosi solamente per raccoglier questo suo patetico strumento di..bellezza? Mica tanto! Ma a forza di tentare, forse riuscirà a risultare più femminile...forse! Niun bisogno di confermare le parole del Colosso, in quanto già la Mezza dal fiammante crine ha pensato a ciò. Rimane ancora un istante immota nel bel mezzo dell'atrio, prima di decidersi a seguire i due, che van risalendo le scale. Non avea mai visitato la sala comune della Dimora, invero. Si era dovuta accontentare del solo atrio, ove ha ammirato le vetrine ad una ad una, con perizia e curiosità, fino a trovare quella che ora è divenuta la sua Arpa..La destra ella solleva, mandandola a discostar la frangia che innanzi ai capelli la vista le disturba, quasi stizzosamente, in un gesto che invero è oramai diventato una abitudine. Ed infine prende a salir quei solidi gradini, ad uno ad uno, a chiuder quella breve processione di anime, fino a giunger sul pianerottolo. Tacito, il suo avanzare, fino al suo giungere presso la soglia della comune, ove il Gigante sta tenendo loro aperto l'uscio, galantemente. Dopo la Mezza, entrerebbe, solo per fermarsi ad un paio di passi di distanza dalla porta. Ed allora un mormorato..''Wow..'' le sfuggirebbe tra le labbra, quasi come un sospiro...




ILIHAM [Sala Comune|Cucine|P.p]Il piccolo pianerottolo viene ben presto riempito dalle uniche presenze ancora sveglie,presume,in questa sera che si appresta a divenire a poco a poco notte fonda.Attende,con la pazienza di una statua abituata alla staticità delle proprie fattezze,che dapprima la bambola ed in seguito l'artista possano fare il loro ingresso all'interno della sala..e solo quando anche Lao varca l'uscio il colosso si rivolge frontalmente all'entrata per compiere un passo avanti e quindi richiudersi la porta alle spalle,nel tentativo di trattenere ogni genere di rumore o suono all'interno di quelle pareti per non disturbare ulteriormente il sonno degli abitanti della dimora-Viron in mutande compreso!Un sorriso sfuggente si appropria delle esangui inclinandone un solo angolo nell'udire l'esclamazione istintiva e sincera dell'amica in vista di quel luogo accogliente e particolarmente familiare nel quale la matricula si ritrova a trascorrere la maggior parte del suo tempo libero per meditare sugli ultimi lavori o esercitazioni svolte.''Già..'' risponde semplicemente in un mormorio divertito spaziando a sua volta con lo sguardo fra le pareti della sala che colpisce chiunque a prima vista.Principalmente per la quantità e soprattutto qualità degli arredi,per la ricercatezza visibilmente raffinata del mobilio e la particolarità degli arazzi che abbelliscono ancor più l'ambiente ed infine per il calore sprigionato dal caminetto i cui ultimi riverberi forniscono un'atmosfera soffusa e lievemente illuminata all'intero perimetro della stanza.E' proprio in direzione dello stesso che muove il proprio passo il gigante afferrando dal contenitore metallico degli strumenti posti al fianco del focolare un attizzatoio per inclinarsi lievemente col busto in avanti e allungare il sinistro braccio,con relativo prolungamento dell'arnese,verso i ceppi già anneriti dalle fiamme nel tentativo di scuoterne le braci e ravvivare il fuoco.Solo una volta terminato quel lavoro,volta il capo in direzione delle due 'ospiti' per rivolgere ad entrambe un sorriso pieno e avvolgente ''Beh,che fate ancora in piedi?Accomodatevi..io torno subito'' abbandonando l'attizzatoio nella sua locazione volge un cenno verso il soffice divano rivestito di tela rossa che è posizionato alle sue spalle e alle due poltroncine poste ai lati dello stesso.Infine volge loro le spalle dirigendosi verso una porta posizionata sulla parete destra rispetto all'uscio principale della grande sala,scomparendo completamente oltre il legno che si richiude alle spalle e lasciandole,anche se solo per pochi minuti,sole e libere di ambientarsi come meglio credono,non prima di lanciare verso di loro uno sguardo piuttosto divertito..è invero piuttosto insolito vederle insieme per il colosso che successivamente scrolla il capo per poi inoltrarsi fra le mura della sala da pranzo senza tuttavia sostare all'interno della stessa..lo scopo infatti è quello di raggiungere il più presto possibile la cucina ed è proprio lui che dovrà fare gli onori di casa per una volta,in assenza della cara Rebecca che di certo sonnecchia pigramente nel suo dormitorio a quest'ora della notte..



ESTHEL [Sala Comune] Appena salita la rampa di scale, andando a sinistra si può proseguire per un pezzo fino alla sala comune dei maestri. Varcando la soglia la sorpresa la coglie, lasciandola silente, come del resto è rimasta fino ad ora, a causa di quella stanchezza sovrana seppur celata in parte grazie alla compostezza e concentrazione recuperate a stento. Questa volta però non è però per lo del fisico che rimane tacita, ma per la meraviglia che i suoi occhi si trovano a cogliere. Colori. Tantissimi colori negli arazzi e nel tappeto che adornano la sala. Le ambrate sembrano quasi colorarsi degli stessi, mentre con qualche passo si guarda attorno, facendo attenzione a non strascicare gli stivali come prima nel viaggetto buio. Compie persino una giravolta ammirando quella stanza, cercando di imprimersela nella mente per il futuro. Se dovesse ricollegare quell'immagine a una melodia di certo i flauti e i violini riuscirebbero a caratterizzarla con un motivo vivace e allegro, cosa che non accadrebbe invece con la melodia della sala comune dei maestri dei veleni. Al ricordo di quei colori li disprezzerebbe quasi, a confronto con quelli che si trova a osservare ora, ma un che di ragionevole la spinge a non schifare completamente i muri e i pavimenti scuri di quella casa. Anche Laoghaire è impressionata da quella visione, difatti un mormorio riesce a incresparle le labbra in quell'esclamazione di ammirazione. ''Di certo non ti manca niente!'' proferisce in un sorriso, scoprendo la voce nuovamente flebile e subito corretta da uno schiarimento di voce e un colpo di tosse. Iliham si avvicina al focolare, la fonte di luce e calore capace di ravvivare ancor di più quelle pareti già sufficientemente 'vive' per scuotere le braci tra le fiamme. Non si trattiene a lungo perché presto prende la strada per una porta di quella sala, allontanandosi e scomparendo momentaneamente non prima di aver raccomandato entrambe di accomodarsi. E' infatti dopo che la sua figura di colosso scomparirà completamente che la mezzelfa potrà compiere qualche altro passo sentendosi forse a disagio in quell'esplosione di colori e quella sala che non le appartiene. ''Siete un'artista dunque?'' Domanda poi rivolgendosi alla gatta che ammira in quegli occhi smeraldini, osservando la lunga chioma che di certo potrebbe essere acconciata in milioni di modi e l'idea di riempirla di fiori per un attimo la scuote terribilmente. Pensiero che tiene per sè, avvicinandosi a una poltroncina accanto al camino e combattuta, tra il rimanere in piedi e sedersi, cosa che le risulta dannatamente invitante per potersi riposare almeno un po'. Rimane in piedi, ancora indecisa, mentre porta le mani nella bisaccia alla ricerca di qualcosa, sporcandosi irrimediabilmente le dita di cenere nera ma alla fine riesce a trovare ciò che cercava. Certo. Non erano degni di un'artista quegli schizzi. Erano sporchi, sproporzionati, ma avevano un che di.. umano che riusciva a renderli belli, anche solo un po'. Rappresentano la gatta, certo, non poteva farle un ritratto senza la stessa che rimanesse ferma davanti ai suoi occhi ma le ambrate avevano memorizzato quel che la caratterizzava maggiormente. Quella chioma, lo sguardo sincero, il viso piegato in quella bellezza naturale e senza fronzoli. Sono studi, ecco, schizzi di giornate passate in bettola a fare nulla, in attesa di risposte alle domande tacite che la logorano in presenza del''amica' Noia. ''Ve lo avevo promesso'' mormora, con un sorriso, tendendo i fogli di pergamena alla donna e, non appena questa li avrebbe presi, si affretterebbe a pulirsi le dita in un panno bianco, prima di sfiorare la superficie morbida della poltroncina e sedervi, concedendo alla stanchezza la rivalsa, permettendo così alle palpebre di chiudersi istantaneamente sulle iridi, 'spegnendola' in un sonno apparente che sarebbe arrivato in pochi istanti, ma che concede sempre e comunque ad ella la completa situazione di ciò che accade nella stanza, dai suoni ai movimenti dei corpi. Ciò non le impedirà di partecipare a ciò che accade, ma comunque le concederà qualche minuto di riposo, lasciando che l'artista possa liberamente parlare col colosso.




13/03/2012 19:29
 
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LAOGHAIRE [Sala c.] Vagamente presta attenzione a ciò che attorno ad ella succede. Invero, le smeraldine affamate spaziano sull'ampia sala...E se possibile rimangon impressionate tanto quanto lo furon il dì ch'ella entrò nell'atrio ed in seguito nella sala ricevimenti all'Accademia. Arazzi a coprir le pareti, mobili d'ogni tipo, forma e dimensione, d'una finezza ed eleganza unici, decorati con così particolari, con dovizia e precisione, perfezione assoluta. Se quella fosse stata una stanza qualunque, forse tutta quella mostra di arredo sarebbe parsa superflua, quasi eccessiva. Eppur in quel loco, pare essere come la succulenta ciliegina in cima ad una torta di panna, cioccolato e crema. Il puntino sulle 'i', un perfetto arpeggio a concludere una altrettanto perfetta sinfonia, che già le membra era stata in grado di allietare. Un sorriso sulle sue labbra si palesa, pacato ed appena accennato, ancora troppo distratta dai decori dei quali i Mestieri fan sfoggio per potergli dare un maggior significato. Solo marginalmente recepisce le parole del Colosso, che si allontana verso..beh, verso cosa non può saperlo. Distoglie lo sguardo, sol per veder l'uscio dietro al quale è ei scomparso richiudersi in un semplice schiocco di serratura. Infine le smeraldine di grigio screziate riporta alla Mezza, alla qual dona generoso e caloroso sorriso...Che cosa ti ha domandato, Lao?....mmmmh...Oh, certo! Ed ora risponde ad ella, quasi mormorando, nemmeno si sentisse in soggezione al cospetto di quelle meraviglie. O forse solo per evitare che il loro dialogar possa destar uno qualsiasi degli abitanti. ''Eh sì!'' esclama in principio..''Pare che non si siano resi conto del pericolo che posso costituire per la loro sanità mentale!'' ironizza, ed infine la rosea lingua fa capolino tra le labbra d'un color pescato, leggermente tumide, a palesarsi in un piccolo muso scherzoso. Verso quella creatura dai ramati capelli ora il passo lento move, così da ridurre le distanze. Calore...Gia le sue membra vengon bagnate dalle calde tonalità che il foco nel camino la stanza ravvivano, aderendo alle sue fattezze, ancora celate dal manto, quasi come un guanto..E tingendo quell'altrimenti pallida carnagione d'un color aranciato che raramente si potrebbe notar su d'esse...A sol due passi da lei sosta, ora, mentre la Mezza le allunga alcuni fogli che ella non sa riconsocere, in un primo momento. Non comprende il suo ultimo dire, invero..o almeno non subito. Una perplessa aria il Jarl prende, mentre la dritta allunga in direzione di quei fogli, attorno ai quali poi le esili dita van aggrappandosi, per, infine, avvicinarli alla propria vista. Ed or che l'occhi suoi posson chiaramente scorger cosa su d'essi v'è impresso, allora le ritornerebbe alla mente del loro dialogo al Tor, quella famosa mattinata..Una breve risata le scaturisce dalle labbra, melodiosa eppur pacata, mentre le smeraldine divorano quelle pagine, sfogliandole ad una ad una..''Milady...Sono senza parole....'' sussurra, solamente, sinceramente sorpresa, sia dal soggetto disegnato, quanto anche dalla bravura dell'autrice....Scuote appena il capo, prima di rialzarlo. Un istante ancora si concede, prima di compier quei soli due passi che le distanziavano ed infine sfociar in un gesto di gratitudine che raramente si può veder scaturire da lei. Se la ragazza lo volesse, infatti, la nordica andrebbe ad abbracciarla, con leggerezza e delicatezza, rimanendo in cotal postura per qualche istante, dimostrando in cotal maniera la propria gratitudine, se non fosse ch'anche verbo vi segue...''Siete meravigliosa....vi ringrazio moltissimo..è un grande regalo...'' le mormora, prima di distaccarsi.....Nessun timore da parte sua, nessuna diffidenza accompagnerebbe il suo animo. Non una sola stilla...



ILIHAM [Cucine]Si fa strada stanza dopo stanza con la tranquillità di un gatto sornione che si sente completamente a proprio agio,nel suo ambiente caloroso e familiare che permette ai suoi sensi di rilassarsi quasi del tutto se non fosse per il fatto che deve prestare necessariamente attenzione a quello che a breve combinerà per non rischiare una piccola ma efficiente catastrofe.Varcata anche la soglia della cucina si guarda attorno con aria riflessiva e solo inizialmente spaesata..quello è il regno di Rebecca,la tuttofare dalle mani d'oro e dall'aria bonaria che si preoccupa di rimpinzare continuamente gli artigiani con le proprie prelibatezze..perciò penetrare quel piccolo mondo è un po come invadere i suoi spazi personali ma sente di poterselo concedere almeno una buona volta, anche perchè non saprebbe come fare altrimenti.E' per merito della sua accortezza oltre che della luce riversata direttamente nella stanza grazie alla finestra aperta sulle cucine che le iridi cadono su un pentolino che pare,fortunatamente,ancora fumante..forse qualcuno degli abitanti ha avuto la sua stessa idea prima di coricarsi sotto le coperte.Grandioso..pensa tra se e se avvicinandosi con cautela e premura verso i fornelli allungando,con un briciolo di insano timore,il collo in direzione del contenitore che racchiude in se l'acqua calda.''Dunque..'' no,non ci sta proprio bene in quella cucina,uno perchè è gigante e quindi sproporzionato per quelle mura piccole e due perchè non ci ha mai saputo fare con i fornelli etc etc..perciò è quasi comico in quell'ambiente,tra stoviglie e pentolame e profumi di spezie e..a proposito,dove diamine si trovano le foglie per l'infuso?Rialzando lo sguardo un'angoscia improvvisa attanaglia il suo stomaco.Forse non è stata una buona idea..forse sarebbe stato più opportuno farsi aiutare da loro che,forse,essendo donne,si intendono più di lui di queste faccende.''Suvvia non è poi così impossibile..'' ed ecco che la sua caccia al tesoro ha inizio..apre praticamente tutti gli sportelli che gli capitano sotto tiro,sposta scodelle e ciotole nel disperato tentativo di svelare il nascondiglio del famigerato contenitore di foglie.Il trambusto rimbomba fra le pareti della sala..è una tempesta fulminea nel cielo dapprima sereno della cucina..la scombussola completamente e forse l'indomani la povera Rebecca avrà modo di sbraitare ad alta voce alla ricerca di un colpevole per quel disordine improvviso..ed egli non dovrà far altro che assumere l'aria innocente di un ragazzino che non ha nessuna colpa..e forse lei si farà abbindolare,come è accaduto più volte d'altronde,dai suoi occhi limpidi e invitanti..Sì può funzionare!Pensa con aria furbesca chinandosi sulle gambe e guadagnando lo spazio di un nuovo sportello..a forza di scansare scodelle la fretta lo porta anche ad essere terribilmente maldestro.Infatti in quell'istante una ciotola cozza contro il pavimento producendo un rumore sordo che riscuote le pareti della sala e non solo,raggiungendo molto probabilmente anche il perimetro della stanza nella quale la mezzelfa e l'umana sono state momentaneamente lasciate.Impreca a denti stretti assottigliando le iridi in due minuscole fessure..ed è proprio nel fare ciò che,con un'occhiata distratta,il famoso contenitore spunta improvvisamente sotto il suo sguardo,a così poca distanza da se che sarebbe bastato aumentare di un grammo l'attenzione per scorgerlo..''Ah-ah eccoti infine!'' sembra quasi minacciarlo ed avercela a morte con quella ciotola..spera,forse inutilmente,che il fracasso non abbia avuto modo di raggiungere l'udito delle due,impegnate in chissà cosa,mentre si rimette in piedi per afferrare il contenitore,senza curarsi,per ora,di rimettere a posto tutto..magari si premunirà di far ciò quando sarà davvero l'unico sveglio all'interno della dimora.Si avvicina,accelerando di volta in volta le movenze,al bollitore,armeggiando con lo stesso nella speranza di farlo al meglio e soprattutto alla svelta!



ESTHEL [Sala Comune] Non riesce a inoltrarsi completamente nel dormiveglia cui è solita riposare, forse per i fatti avvenuti così velocemente o forse semplicemente per la gratitudine espressa dall'artista. Infatti è un abbraccio che la avvolge, scaldando quel cuore atrofizzato e riuscendo a far nascere un sorriso sui petali rosei, nonostante le palpebre siano chiuse in quel sonno apparentemente profondo. Riesce persino a inglobarlo, quel calore espresso dall'abbraccio, rubandone egoisticamente un po' per riuscire a placare il freddo dovuto dalla stanchezza. Questa andrà via via allontanandosi, le ci vorranno delle ore prima che i segni scuri sulla pelle si cancellino, ma anche pochi minuti possono riuscire a farla stare meglio, cosa che accade dato che già con le puntute può scorgere nuovi rumori che prima erano completamente ovattati. Il vento sulle imposte che sembra quasi un rimbombo, un sussurro. Lo scalpitare delle braci che sembrano quasi una musica pronta per far danzare le fiamme. I respiri di Lao che come carezze di brezza riescono a essere percepiti con facilità. I minuti passato e quel 'sonnellino' la aiuta a tal punto che può udire persino il passo del nordico. Quelle ore senza l'udito mezzelfico erano state così vuote da rendere quel momento quasi...strano! Giacchè le sembra impossibile udire un suono così lontano. E' ancora soffuso in effetti, ma è impossibile non distinguere quel passo di gigante. Da una parte, non vorrebbe origliare quel che accade attraverso le stanze ma semplicemente riposare. Anzi, tornerebbe quasi volentieri 'umana' poiché non le dispiace percepire le cose allo stesso modo di Laoghaire e Iliham. I rumori, man mano che diventano più nitidi riescono a giungere alle sue orecchie come se fossero in quella stessa stanza. Riconosce sportelli, ciotole e contenitori che si aprono e sbattono tra loro. Forse il più rumoroso di tutti giungerà anche alle orecchie di Lao ed è a quel punto che gli occhi si aprono mostrando nuovamente le ambrate, mentre queste si alzano leggermente al cielo assieme agli angoli delle labbra. ''Sembra che il nostro omaccione non sia tra i migliori chef di Barrington'' mormora con il sorriso aperto, quasi sembra che la stanchezza sia scivolata via, riaccendendo le iridi, le gote ed i capelli ramati, grazie anche a quel focolare, nonostante le occhiaie siano ancora visibili. Si alza dalla poltroncina, abbandonando momentaneamente il mantello su di essa e la bisaccia che portava al fianco. Lancerà uno sguardo eloquente verso l'artista e, se questa avesse intuito le sue intenzioni, seguendola, avrebbe intrapreso la ricerca della cucina, per andare in soccorso del povero colosso in preda all'ira dei fornelli! Aperta la prima porta, cercherà di seguire con l'udito le tracce che portano alla cucina, accertandosi, se Lao l'avesse seguita, di aspettarla. Dopo non molto, il fracasso giunge naturale persino alle orecchie di Lao. Ecco che aprirà la porta, mostrando il capo come una piccola lince, facendo spuntare dapprima gli occhi curiosi e poi tutta la testa, lasciando che un sorriso divertito le invada le labbra. ''Non vorrei essere nei panni di chi debba sistemare questo macello domani mattina!'' sentenzia dopo che tutto il corpo fa capolino all'interno della sala, osservando con quanta foga il gigante abbia cercato tra gli scaffali delle erbe per l'infuso. Se anche Laoghaire farà il suo ingresso, porterà entrambe le mani ai fianchi, dimenticandosi completamente della stanchezza per far sì che il Sole notturno non si spenga, neanche in cotali condizioni. Perciò è il sorriso che sfocia dalle sue labbra in una piega divertita che rasenta la risata mentre quasi saccentemente direbbe ''Beh, vorrà dire che mentre l'uomo di casa cucina, noi metteremo a posto per toglierlo dai guai..'' mormora alzando leggermente le spalle in un finto sospiro di rassegnazione, lanciando un'occhiata divertita e colma di riso al Lupo, prima di compiere qualche passo nella cucina, laddove per terra, di mestoli, ce ne sono in abbondanza!



LAOGHAIRE [Sala c. --> Cucina] Un rumore, ovattato certo, ma pur sempre riconoscibile, giunge al suo oto, sufficientemente chiaro da esser identificato come 'qualcosa' che si infrange sul pavimento. Un sopracciglio solleva istintivamente, mentre il capo di scatto va a volgersi verso laddove le par che tale rombo abbia avuto origine....e cozzano le smeraldine contro l'uscio che solo pochi istanti prima avea celato le fattezze del Colosso. Riporta le iridi sulla Mezza, con aria ironicamente perplessa...''Non ci credo...'' mormora appena, mentre l'espressione muta gradualmente, fino a diventar palesemente divertita. Certo..rimane il dubbio che ei possa essersi tagliato. Frettolosi, ora, i movimenti della nordica, che abbandona su d'una delle poltroncine che circondano il caminetto quei fogli che Esthel le avea consegnato, adagiandoli con cura sulla seduta. Segue il grezzo bastoncino che ancora nella mancina giaceva e che solo qualche minuto prima teneva a malapena in piedi la sua capigliatura. Infine entrambe le mani vengon portate al collo, a mover le esili dita per slacciar il fiocco che regge il manto. Così facendo si libera di quell'impaccio, in un pesante fruscio, finchè quelle scure e pesanti stoffe non vengono adagiate alla rinfusa sullo schienale. Rivela, così, per la prima volta, quella sera, d'indossar un abito color pesca, che ben s'intona con il caldo color della sua chioma. Se non fosse, certo, per quei rattoppi che spesso si possono notare malcelati tra i panneggi dell'ampia gonna. Qualche buco, in aggiunta, senza contar che gli orli della veste son piuttosto sfilacciati e provati. A ben guardarci, poi...beh, forse non sarebbe nemmeno della sua taglia, quella veste, che un poco sul seno ed in vita le stringe, aderendo come un guanto, mostrando, forse fino troppo evidentemente, le femminee fattezze che l'ampio e pesante manto poco prima celava. Sol dopo aver fatto ciò, il passo affretta addietro la Mezza, affacciandosi a sua volta nelle Cucine. Ed allora potrà scorger quel che già Esthel ha scorto prima di lei: un tremendo caos, sportelli aperti a casaccio e cocci sparsi per il pavimento, nell'impatto proiettati, molto probabilmente, fin sotto parecchi dei già tanti mobili presenti nella stanza. Stringe le labbra, portando la destra alla bocca..Resisti, nomade...Resisti...Eh no..è troppo dura a farsi. Ed infine scoppia in una poderosa risata che ha ben poco d'elegante. E tale annuncerà tutto il divertimento nello scorger il Colosso alle prese con un semplice thè. E tra un riso e l'altro, a fatica, forse ei potrebbe udire il suo verbo..''Vi prego, Esthel...Disegnate anche questo!!!'' e la mancina andrebbe a compiere un ampio gesto ad abbracciar l'intera scena che a loro si manifesta. Ancora qualche attimo si concede di divertirsi, prima di lasciar che la risata scemi...Tossicchia un poco, alfine, come per riprender il normale suono della sua voce. Anniusce in direzione della Mezza, che propone di ripulire tutto, ma prima moverà attento passo verso l'amico, sempre che questo non le molli uno scapaccione prima! L'intento, se ei le permettesse, sarebbe di controllar il suo stato di salute...quantomeno quello delle sue mani. Vagherebbero, quindi, le smeraldine, su dorsi e palme dei suoi arti, alla ricerca di tagli e ferite....''Tutto bene?'' gli domanda solamente, senza guardarlo nell'occhi cerulei, per timore di scoppiare a ridere ancora una volta...



ILIHAM [Cucine]Eh sì..ma cosa vuoi che sia la preparazione di un thè?Fai scaldare un po di acqua,metti su due foglie,prendi le tazze e voilà..il gioco è fatto!Diamine se questo risulta complicato non osa immaginare il lavoro che potrebbe esserci dietro all'elaborazione di una torta!E' con fervido timore che ricaccia indietro quel pensiero scrollando con forza il capo.No,il cuoco non è il mestiere che fa per lui,decisamente!Farebbe più intrugli che altro..per non parlare del caos poi!Arriverà mattina prima di rimettere a posto tutto quel marasma di pentole,scodelle,ciotole e mestoli gettati alla rinfusa sul pavimento.Per questo si guarda attorno con aria visibilmente sconsolata,sbuffando animatamente tra le esangui tirare..Ray ha pensato ad ogni genere di insegnamento possibile,tranne quello che riguarda i fornelli a quanto pare..forse perché al piccolo ragazzino biondo nato nella neve e fra i barbari bastava un tozzo di carne essiccata per essere felice.Ma è lui che fa gli onori di casa e loro sono le ospiti perciò anche se non si è mai impegnato in cose del genere deve cimentarsi e almeno fare un tentativo.Apre l'odioso barattolo avvicinando lo stesso all'altezza del naso per assicurarsi che quelle siano davvero le foglie di cui ha bisogno..beh non sarà uno chef ma almeno quelle deve riuscire a riconoscerle giusto?Sempre meglio assicurarsi però..perciò con gli occhi che vagano nei dintorni con distrazione si appropria dell'effluvio generato dal contenuto della ciotola.''Sì ci siamo'' borbotta prima di venire letteralmente investito dall'entrata in scena di quelle due..non saprebbe ben definirle adesso visto che nessun termine esistente al mondo basterebbe per catalogare quei loro sorrisetti irriverenti,scorti dal Lupo nell'istante in cui si volta sul posto per osservarle comparire dalla soglia della cucina.E vorrebbe quasi,istintivamente,camuffare il disastro ricreato da egli stesso con il suo corpo enorme,avvicinandosi allo sportello messo peggio per occultarne l'interno con le gambe e nascondendo la ciotola dietro la schiena in uno scatto rapido e..decisamente insensato!Che senso ha nascondere l'evidenza?E poi non sta facendo proprio nulla di male giusto?Eppure quello sguardo limpido è lo stesso di chi viene colto in flagrante nell'infilare le dita in un barattolo di miele con la speranza di non essere scoperto,quello di un bambino che si sforza di risultare innocente insomma!''Cosa avete da guardare voi?'' e nel domandarlo lancia nei riguardi di entrambe,senza esclusioni o favoritismi di alcuna sorta,uno sguardo decisamente omicida.''Me la stavo cavando benissimo e potevo farcela anche senza di voi!'' borbotta dilatando le nari in uno sbuffo indispettito rivolgendo un'occhiataccia al sorriso a tutto tondo di Esthel..''tu non eri stanca fino ad un istante fa?'' la pungola con un tono di voce falsamente furioso,guardandola di sbieco..e poi la risata fragorosa di Lao rappresenta proprio la ciliegina sulla torta per la sopportazione del nordico che fissa anche lei con altrettanto finto odio.''Oh sì certo vorrei vedere voi alle prese con queste..'' non ha più aggettivi per descrivere i millanta contenitori e le milioni di scodelle presenti all'interno della cucina ''Ora dovete spiegarmi una cosa..'' e dicendo questo,adagiando il contenitore dietro di se si china per afferrare uno dei tanti contenitori ''..a che servono miriadi di questi..COSI..tutti uguali?'' domanda visto che non si riesce a dare una spiegazione valida a quella nuova scoperta.Eppure è certo che quella sfera di vita rimarrà malgrado tutto oscura e buia in eterno per lui.A quanto pare si sono liberate entrambe di fagotti e mantelle vari mostrandosi agli occhi del gigante con il semplice vestiario che le riveste.Le studia rapidamente da capo a piedi..e quella è un'occhiata davvero,davvero,indecifrabile e che soprattutto potrebbe essere interpretata sotto molteplici punti di vista..quando è solo il colosso a conoscerne il reale motivo.L'artista si avvicina con tanta di quella premura da risultare dolce quanto una cucchiaiata di zucchero sciolto sul palato,preoccupandosi perfino che non vi siano tagli o ferite simili sulla pelle del colosso,ma..sforzandosi di non ridere!Stava quasi per ripensarci dal..e invece..no,ormai è troppo tardi.''Sì sì tutto bene,grazie!'' nessun ceffone risuona nell'aria ma la voce è condita di acidità..per questo quel 'grazie' altisonante risuona estremamente e teatralmente aspro.E' giunto il tempo di mettere in atto il suo piano..egli si volta,approfittando del fatto che le due risultano impegnate nel risistemare il caotico disastro ricreato in cucina,per afferrare due tazze dalla mensola più vicina-ovviamente non deve destare troppi sospetti perciò si premura di fingere degnamente la preparazione dell'infuso-per poi aprire il coperchietto del bollitore e munire lo stesso del filtro apposito dentro il quale va ad infilare una manciata di foglie,prestando accortezza a non bruciarsi..ci manca solo questo!Pensa tra se e se.Nel frattempo lo sguardo vaga oltre..ed è quasi contento di aver messo sottosopra la cucina perchè ora è a conoscenza di ogni coso,cosetto e cosino presente negli scaffali.Si china,allungando il braccio all'interno di un ripiano basso e ricercando con lo sguardo la sua 'arma del delitto'..che sfila senza mostrarla alle due,ovviamente,occultandola completamente con il busto,lanciandosi solo per un istante uno sguardo all'indietro,tanto per rendersi conto di dove si trovano in quel preciso istante.Bene,sono a tiro di..sfila il coperchio della ciotola in silenzio per poi,sempre che il suo piano non venga svelato dalla vista acuta di Esthel o dall'estrema perspicacia di Laoghaire,voltarsi in uno scatto,mantenendo la presa ai lati del contenitore..ed è allora che sarebbe il caso di intonare le prime strofe di 'Bianco Nataaaal' visto che la neve-ops,farina-fiocca sui loro capi,vestiti,ovunque insomma,senza sosta..''Vediamo un po chi ride adesso!'' esclama sghignazzando animatamente.



ESTHEL [Cucina] E' appena entrata nel loco laddove si è appena consumato il disastro: ciotole, mestoli e cocci sono ovunque per la stanza. Starebbe quasi per abbandonare l'ironia del momento, per andare a controllare se il colosso si fosse ferito, in qualche modo, ma confida che egli non si sia fatto nulla. Il problema è la risata di Lao che esplode e che raggiunge le puntute e le labbra che starebbero per schiudersi in una leggera risata per poi cercare di contenersi nel rispetto del nordico alle prese col bollitore, cercando di celare quel riso divertito con una piega di labbra che andrebbe persino a mordersi, pur di controllarsi. E' poi con la dritta che andrebbe a massaggiarsi il viso, in corrispondenza delle sue labbra, per cercare di cancellare anche l'ultimo ghigno che sembra scomparire non appena scemata la risata contagiosa dell'artista. Iliham aveva tentato di nascondere il peggio anche se… è impossibile nascondere qualcosa lì dentro! Il sorriso divertito per il momento sembra celato nonostante basterebbe davvero poco a farlo tornare. La sua esclamazione la fa sorridere nuovamente, dubita che sarebbe davvero riuscito al meglio in quella cucina, almeno non nel tempo di una normale donna casalinga. Forse sarebbe rimasto fino all'indomani a risistemare quel macello e, forse, non avrebbe neanche terminato. Fa per raccogliere un paio di ciotole a terra quando una nuova esclamazione arriva nei suoi confronti, seguita da un'occhiataccia che non sa le faccia più da senso di colpa o altra fonte di risata che prontamente, cela con un colpo di tosse. ''Certo che ero stanca ma non posso lasciarti in balia delle scodelle senza far niente'' mormora radunando altri due mestoli sul piano da cucina, iniziando a raccattare un paio di cocci a terra, senza tagliarsi ''E poi dovresti essere contento della mia ripresa istantanea, non credi? Sarà l'aria della Dimora!'' esclama con un sorriso e, difatti, un fondo di verità giace sicché la Casa dei Veleni le fa l'effetto contrario ogni volta. Tralasciando quel pensiero, continuerebbe le 'faccende', mentre una domanda forse esasperata sale nell'aria, chiedendo l'effettiva efficienza di quelle scodelle e quei contenitori che a occhio esperto sembrerebbero i migliori luoghi dove mantenere fresche le spezie mentre, per un occhio inesperto come quello del colosso, non saranno altro che tante copie una dell'altra. 'Cosi'. Deve essere davvero disperato il povero Lupo, che ormai non riesce a trovare altri aggettivi o sostantivi capaci di descrivere quelle innumerevoli copie di aggeggi della cucina. In effetti non riesce a dare una spiegazione di quella miriade di contenitori. Ai suoi tempi, mezzo secolo prima, le erbe e le spezie venivano raccolte direttamente dal giardino ed era inutile conservarle fintanto che erano fresche. Ma non risponde poiché un'altra esclamazione parte dal colosso, inviperito per la trattenuta risata di entrambe e, probabilmente, intento a qualche sorta di vendetta nei loro confronti. Nonostante tutto, ella non può vedere cosa sta tramando quel gigante poiché capace di occultare tutto con la schiena enorme. Sente solo il tramestio di coperchi e oggetti vari, perciò potrebbero essere le tazze della preparazione come qualsiasi altro genere di contenuto. Contenuto che va presto, molto presto, rivelato, con una spolverata di bianco che riesce a inondare completamente la capigliatura e i vestiti di Esthel e di Lao, oltre che il pavimento della povera cucina innocente. Un'esclamazione di sorpresa coglie le labbra della mezzelfa mentre si osserverà le braccia candide e proverà a scrollarsi leggermente dei 'fiocchi' di farina dai capelli. ''Ah-ah! E' questo il modo di ringraziare due damigelle che vogliono aiutarti?'' Proferisce con falsa offesa ma che, in quando la teatralità è ormai penetrata nelle sue vene questa sera, sembra quasi veritiera, probabilmente. Bene, bene, pensa ella avvicinandosi con fare palesemente deluso dal comportamento del colosso, facendo finta di niente e quasi quasi sul punto di andarsene. Ma non farà altro che avvicinarsi al gigante buono prima di saltargli letteralmente in groppa, condividendo la neve sul povero Lupo! ''Ecco, condividi con noi la nevicata!'' esclama in una nuova risata, dimenticandosi il buio che l'aveva avvinghiata poco prima e lasciando nella bambola cava soltanto le risate.



LAOGHAIRE [Cucine] Tutto bene, a quanto pare...nessun taglio di sorta. Fortunatamente! Annuisce appena, quindi, dopo aver sbirciato la sua espressione parecchio incavolata, o così le parrebbe, dell'amico. L'hai fatta grossa, saltimbanco! E si vorrebbe dileguare, quindi, allontanandosi dalla sua imponente figura, per chinarsi assieme alla Mezza a raccogliere mestoli, pentole, cucchiai e ramine, nonchè a raccattar i cocci finiti ovunque, con estrema attenzione e cura. La dritta, per un istante, andrà a sollevarsi, così da discostar le ciocche che le intralciano la visuale, libere da ogni legame, per poterle andare a fissare dietro l'orecchio. Tale sorte viene riservata anche alla mancina, che la medesima mossa compie con le ciocche dal sinistro lato del viso. Ma ella non può sapere che tale mossa, in questo frangente, è la più sbagliata che potesse fare! Ed infatti la investe in pieno viso una abbondante spolverata di farina, che le pregna capelli, collo, petto e abito, in ogni anfratto. Un gridolino emette, di quelli sottili, di sorpresa, che spesso la fanno vergognare, invero, ma del qual ora non si preoccupa minimamente, esattamente in concomitanza con quello della Mezza. Chiude di scatto gli occhi, come l'istinto suggerisce, rimanendo a boccheggiare per qualche istante nel bel mezzo della cucina, le braccia allargate, immobili per qualche istante, prima di esser scosse come a voler scrollare di dosso tutto il lerciume. Ma si sbilancia, agendo in cotal maniera, talmente tanto da finire a sedere per terra, pesantemente, sollevando una nuvola bianca dal pavimento innevato. Si vanno a posare per terra le palme, così da rallentare quella breve caduta, prima di esser sollevate fino all'occhi, ove andranno a strusciar sulle palpebre nel tentativo di togliere la fine polvere. Sol quando riterrà sicuro aprire l'occhi, allora batterà le palpebre più volte, guardandosi attorno stupita...Cosa vedi, Lao? Un istante ancora di silenzio, da parte sua, prima di scoppiare in un'altra sincera risata, di cuore, cristallina e melodiosa. Il guardo si andrà a posare sul Colosso, attaccato dalla Mezza che vi si aggrappa con tutto il proprio peso. Ed allora inciterebbe "Vai così, Esthel!!!". Ancora sostano le smeraldine sui due qualche attimo, prima ch'ella, come fanno i cani, vada a scuotere frettolosamente e con esperienza, il capo a destra e a manca, inducendo i capelli a formare una ruota attorno alla sua testa, proprio come farebbe un cagnolino bagnato per sgrollarsi dell'acqua in eccesso. Ed allora una portentosa nuvola bianca inonderebbe l'aere, come nebbia ad offuscar la vista....



ILIHAM [Cucine]La bambolina vorrebbe quasi passare per la bimba buona e innocente..toh guarda trattiene anche una risata!E' così seria da far piangere un pagliaccio!Ma il colosso non la beve..e infatti ecco che i petali d'ella si inclinano verso l'alto per tradirla..ed il colosso avrebbe quasi voluto sbruffare con impeto in sua direzione.Ma tutte le migliori vendette sono quelle elaborate con la calma di un assassino-beh la farina non le avrebbe di certo uccise ma meglio di niente!- e con l'accuratezza di un ladro che si studia ogni singolo aspetto del piano.Perciò deve apparire completamente impegnato nella preparazione dell'infuso ed è proprio grazie a quella sceneggiata condita di finta disapprovazione che la vendetta riesce alla perfezione.E così,scende giù dal ciel,lenta,un mucchio di candida nev..farina.Inonda i loro capelli tanto da farle apparire improvvisamente invecchiate di anni ed anni,la loro pelle,già candida tra l'altro,e i vestiti che le rivestono.Due fantasmini e loro sarebbero la stessa cosa in questo istante..il problema è che la polvere biancastra invade anche il pavimento,spandendosi ovunque,sulle ciotole,all'interno delle pentole e sui ripiani della cucina.E adesso..chi avrebbe ripulito tutto?A quel pensiero gli viene quasi voglia di fuggire via e di intristirsi..per questo non ci pensa più!No,questo è il tempo delle risate e dell'ironia..nient'altro!Al dopo..ci penserà in futuro.Il sorriso esplode fra le sue esangui mostrando completamente i denti alabastrini e sfociando in un riso fragoroso che rimbomba persino tra le pareti della cucina,investendo anche i suoi occhi cristallini rinvigoriti dalla luce del più puro diletto.La Fenice sta tramando qualcosa..riconosce il guizzo nelle sue ambrate,magari ha tutta l'intenzione di fargliela pagare!Anzi ne è quasi del tutto certo il gigante che,allargando le gambe e molleggiando lievemente sulle ginocchia,con le braccia ciondolanti lungo i suoi fianchi,si prepara ad un prossimo attacco,quasi a volerla sfidare a procedere...sempre se ne ha il coraggio.Cos'è un cruccio quello?Si è forse offesa?Non ci cascherebbe mai e poi mai forse proprio perchè la conosce fin troppo bene ormai..per questo si aspetta una reazione da parte sua da un momento all'altro.Cerca comunque di sdoppiare l'attenzione senza perdere di vista l'amica-versione gelataia-che emette un gridolino dalle labbra,profondamente toccata da quel suo,infantile ma amichevole,dispetto.Quando poi Lao fa un capitombolo a terra perdendo l'equilibrio non riesce più a trattenersi..il ventre duole per il troppo ridere e perfino le labbra cominciano a dargli fastidio per essere state così eccessivamente stirate..non è mai stato abituato a tutte queste risate!Vorrebbe quasi evitare di farla capitombolare a terra avanzando a fatica in quella foschia di nuvole fitte e polverose,rischiando a sua volta di scivolare e mantenendosi in piedi solo per chissà quale fortuna,tentando di allungare un braccio in sua direzione per agguantarla in qualche modo ma senza riuscirvi..infatti una nuova e corposa massa di farina si espande nell'aria a seguire quel tonfo raggiungendo la sua bocca,le sue nari,insomma tutto ciò da cui in quell'istante stava tentando,accidentalmente,di inalare aria..e invece è una bella boccata di farina che lo investe portandolo a tossire rumorosamente e a stringere con forza le palpebre sugli occhi.E' a causa di quella distrazione,SOLO a causa di quella distrazione (U.U) che la bambolina riesce ad aggrapparsi stile scimmietta o rodeo impazzito sulla sua groppa..insomma,manca solo la sella sulla schiena (Cit.) e ci siamo!''Hey tu,mi hai preso per un cavallo?!'' domanda guadagnando nuovamente la vista e roteando il capo da un lato rivolgendosi alla cavallerizza,appunto,montata dietro di se,dando modo al sorriso di aprirsi nuovamente tra un colpo di tosse e una risata infarinata.L'idea riesce a balenare immediatamente nella sua testa,ora più che mai fervida di soluzioni e vendette malefiche..specie ora che Lao ci mette il carico incitando la Fenice nella sua prodigiosa opera di rivalsa.''Siete due...'' coff coff,altro colpo di tosse.Una può essere 'gestita'..ma insieme sono fin troppo per lui!Per questo,per un istante,spera quasi di ritrovarsi faccia a faccia con un Viron furioso e mutandato ma soprattutto pronto a spalleggiare il nordico e a dargli manforte contro le due fantasmine.Allungando le braccia indietro agguanterebbe maggiormente a se la mezzelfa afferrandola nell'incavo ricavato tra i polpacci e la parte retrostante delle cosce,giusto per assicurarsi di non farla crollare a terra,anche se è talmente agile da non correre questo rischio ma..tutto questo per scuotere il proprio corpo e quindi anche quello d'ella,come un maremoto improvviso,e nel frattempo scrollare vigorosamente il capo sopra la povera,mica tanto è,Lao ancora accoccolata sulla coltre innevata.E solo allora,con il fiato ormai corto,si lascerebbe cedere sulle ginocchia impattando prima ancora della bambolina,per poi liberarla con un braccio della sua presa e raggiungere con lo stesso il busto dell'artista quasi a volerla 'placcare' impedendole ogni genere di movimento o quasi,nel tentativo di agguantarla e racimolare quanta più farina possibile in una scodella vicina per rovesciarla completamente sul capo dell'amica e lì farla rimanere a mò di cappellino..''Sai..ti dona parecchio!''balbetta tra una risata e l'altra..non vi è più contegno ormai.La cucina è diventata un vero e proprio parcogiochi oltre che porcile..insomma loro e il manicomio la stessa cosa!''Vieni qua..ce n'è anche per te'' afferma tentando di ruotare il busto per afferrare Esthel,se non dovesse sgusciare via come un anguilla,dalla vita e trascinarla dinanzi a se quasi a farla scivolare sopra il mare di farina,afferrando da ogni dove mucchi di farina per spruzzarli..ovunque ormai!



VIRON §§-camere ->cucine-§§ bhe il colosso si era addormentato per fortuna, ma come si sa in piena notte vien sempre voglia di mettere qualcosa sotto i denti, o forse solo qualcosa da bere, tuttavia si sporge dal lato sx del letto, stiracchiandosi un po . oltre le finestre ancora il buio, si passa una mano tra i capelli scompigliati, mentre sussurra tra se ' ancora buio' quindi riprende eretta postura ma qualcosa sembra arrivare alle sue orecchie, rumori da basso, inarca un sopracciglio sospettoso, mentre si passa le dita sotto la barbetta cosi per riprendersi un po dallo stato di dormiveglia ancora esistente,come al solito in mutande cosi come l'hanno visto qualche ora prima in forma da vecchio dal sonno leggero, infastidito dal fracasso al di fuori della dimora, tuttavia non è per nulla indiavolato forse sta mezzo dormendo ancora, quindi piano scende in sala comune , e quindi giungerebbe ai limiti dell'uscio d'ingresso delle cucine, comincerebbe a delineare con la vista ancora offuscata dal sonno qualcosa di strano oltre essa, piano quasi diffidente prenderebbe ad avanzare verso di essa, quindi chi li sta facendo fracasso...si palesa alla sua vista...sgrana le palpebre aprendo leggermente le labbra in segno di palesa sorpresa, mentre quello sguardo verde smeraldo cercheranno ad uno ad uno quelle presenza che sembrano essere tornate dal grande viaggio dal Vahalla, permane cosi per un lasso di tempo indecifrato, una massa di muscoli mastodontici con il viso da ragazzino dagli occhioni espressivi...' Che il grande Odino mi fulmini all'istante...' quindi tenterebbe di richiudere gli occhi tentando di capire se stia sognando oppure no...poi si lascia scappare nel momento in cui riapre le palpebre e vedendo sempre la stessa scena...il Biondo...lo guarda....è il Biondo quello? si chiede...si schiarisce la voce con due colpi di tosse per poi avanzare i primi passi in cucina incurante di essere nudo e incurante di quello che su quel pavimento ci sia riversato...' volevo solo bere...un po...ti lascio ai tuo giochini tesoruccio...' mentre inarcando un sopracciglio li squadra , pochi passi e...fato maldestro? direi di si! il piede sx scalzo prenderebbe qualcosa di estremamente viscido che era su quella sorta di pavimento? forse...scivola rovinosamente mentre con entrambe le mani cerca l'appiglio del mobile o scanno piu vicino..s'impiastra le mani di qualcosa di unto...ah! molto grave lui è fissato per l'igiene personale...non osate immaginare cosa mai adesso ribolla nella sua mente folle...quindi cerca volutamente il biondone con lo sguardo...ancora in bilico su quel pavimento che sembra una lastra di ghiaccio...' acqua per favore..' quasi sibila chiedendo mentre tenterebbe di rimettersi in piedi e essere stabile...sbatte le mani l'un al'tra attendendo...cosa? non lo sa...forse che scemi il desiderio sfrenato di fare a pezzettini il biondone e magari conservarsi una ciocca bionda come souvenire? magari!



ESTHEL [Cucina] L'ironia non manca in quella cucina anzi è sovrana in quella nuvola di farina che si propaga sia col capitombolo di Lao a terra, sia con lo scrollare della sua chioma che imprime l'aria di nebbiolina offuscando tutto il resto. Persino ella, che si è data alla cavalleria quasi, salendo in groppa al povero gigante, trasmette alla cucina la nuvola di finta neve che si dipana dai suoi capi e la sua chioma direttamente su quelli di Iliham. Sente l'artista incitarla, mentre in quella specie di attrazione sembra rovinare la cucina attimo dopo attimo. Poveri loro quando dovranno sistemare! Ma non è cosa che la sfiora al momento, concentrata com'è nel dominare il Lupo che ha appena avvinghiato in un abbraccio o, più che tale, una morsa tentacolare (XD) capace di tenerlo fermo grazie alla forza delle braccia della metà elfica che siede nel suo sangue. Da una parte non desidera di certo far star male il povero gigante, con tutta quella polvere bianca che lo fa tossire come un matto forse fino a fargli lacrimare gli occhi chiari. Vorrebbe quasi scendere, con l'idea di aver esagerato 'leggermente' in quella cucina che vede tutto tranne sanità mentale al suo interno. Poi ecco che il 'cavallo' imbizzarrito ruota il capo in direzione della sua cavallerizza ed è allora che ella vede il sorriso apertosi con sincerità e la risata cristallina e infarinata fuoriuscire dalle diamantine. La preoccupazione passa con la visione delle cristalline che guizzano improvvisamente con la certezza che presto il cavallo avrebbe iniziato non solo a scalpitare ma peggio, a dimenarsi fino alla riuscita della sua ennesima vendetta. ''Ehi non ci provare!'' esclama in premonizione di ciò che sta per accadere e, infatti, non molti istanti dopo, si dovrà reggere maggiormente a quella fiera, mentre questa, afferrando l'incavo delle ginocchia della bambola, inizierà a scuotersi, spandendo ancora più farina di quanta non ce ne fosse prima, inondando nuovamente il pavimento colmo di polvere, Lao, e tutto il piano da cucina che alla vista della donna addetta alla sala, probabilmente sarà fonte di svenimento istantaneo. La ciotola piena di farina che funge da cappellino a Lao sembra essere la fine. La fine del suo contegno ovvio, perché inizia a ridere a crepapelle fino a dolerle la pancia e le gote tirate in spasmi di risa fuori dal normale. Ed è per questo che non riesce a proteggersi da queste enormi braccia, in preda al continuo ridere che abbassa le sue difese. Argh! Il Lupo l'ha presa, anzi la immerge completamente in quella massa bianca di farina fino a quasi renderla un pupazzo di neve! Ma un rumore la desta, almeno per così dire, dato che non riesce a smettere di ridere! Cos'è? Ah! Il folle mutandato! No, evidentemente il cappellino infarinato non era la fine perché adesso la pancia duole a tal punto da necessitare di entrambe le mani per reggersi, soprattutto quando il matto di prima scivola sulla superficie, ricoprendosi anch'egli di farina e forse -questo renderebbe il tutto ancora più comico- non si rende nemmeno conto di quel che accade. Non ce la fa, neanche un po' di quella razionalità permane perché è completamente persa nel ridere. ''I-Iliham dovevi dirmelo quello che succede qui dentro, sarei venuta prima!'' cerca di dire tra una risata e l'altra mentre i colpi di tosse inframezzano quella parlantina biascicata a causa della polvere che ha inalato. 'Abbandonate ogni speranza o voi che entrate', il nuovo motto dei Maestri dei Mestieri.



LAOGHAIRE [Cucine] Interrompere quello scuotimento del capo, il nordico cagnolino, ancora ridendo come una matta. Si sente improvvisamente afferrare da dietro, un forte e muscoloso braccio a circondarle la vita, ed infine un nuovo peso sul capo, qualcosa che cozza contro la sua testa. La mancina, istintivamente, vien portata a stringere l'arto che le blocca gran parte delle movenze, mentre la destra vien condotta verso quella artistica aggiunta al suo abbigliamento che l'amico le dona. Le esili dita, quindi, si immergono nella farina, quella piccola piramide che immagina torraggiare sulla sua testa. Ne estrarrà una piccola parte, un pugnetto, ed infine repentinamente butterà il braccio indietro, dove immagina essere il volto del biondo colosso nel tentativo di rilasciare altra polvere immacolata sul suo cranio. Ben ode le risate della Mezza, dalla quale non può che essere contagiata...Questa, il Jarl, la ricorderà come la più bella serata della sua vita!! E se fosse finità qui!! Ecco, infatti, fare la sua comparsa Viron! Oh, che bella visione...ma la mente distorta del saltimbanco non può che andare a pensare che in effetti a quell'uomo manchi qualcosa...E che cosa, cara nomade? Solamente allora la mancina, che ancora sostava sul braccio dell'amico stretto sulla sua pancia, più rinsalda la presa, tirando verso l'esterno, come a volergli indicare di mollarla, di concederle qualche mossa. E per avvalorare la sua tesi, ad ei sussurrerebbe, con tono furbetto e cantilenante, dal sapor di anticipazione..."Guarda un po' chi è arrivato!". E se l'amico comprendesse le sue intenzioni e davvero le concedesse spazio, allora ella si metterebbe a gattoni, per avanzare verso il moro gigante come una neonata troppo cresciuta, scansando nel cammino tutto il pentolame che giace sulla pavimentazione lungo il suo percorso. E solamente giunta al cospetto d'ei, vorrebbe mettersi in piedi, cautamente, per evitar di scivolare sulle stesse schifezze che già avean lui fatto rischiar un capitombolo, ed infine raccoglier gli ultimi residui del suo splendido cappellino di farina nella destra, per spalmarli sul petto di Viron, lasciando sull'immacolata pelle una scia di polvere della forma della sua mano, giù a dipanarsi dai pettorali fino agli addominali.."Di acqua non so..ma sono sicura che potremmo provare a preparare degli ottimi dolcetti! Da qualche parte potrebbero perfino esserci marmellata e uova!". Nessuna malizia nella sua voce, solo gioco e riso, innocente...Non sapendo, invero, di rischiare la vita, con tutta probabilità!!



ILIHAM [Cucine]E' il delirio,puro,semplice,frastornante delirio!Santissimi numi non ha mai riso in tutta la sua vita come in questo momento!!E non conta la preoccupazione che potrebbe essere generata dal pensiero di risvegliare,con quel gran baccano,tutta la dimora,o quella dovuta al fatto che la cucina è completamente imbiancata oltre che messa sottosopra dalle sue stesse movenze maldestre,quella che potrebbe far rischiare alla povera Rebby un infarto istantaneo!Conta solo quel frangente di palpabile follia in cui anche gli ultimi sprazzi di sanità mentale si allontanano non trovando terreno abbastanza fertile per mettere su radici.Ha le mani occupate il nordico,un braccio infatti avvolge la vita dell'artista trattenendola a se,con tanto di cappellino di guarnizione,con l'altra invece avvolge la piccola bambola agguantandola alla stessa maniera,solo che lasciandola sostare al suo lato,su uno dei due fianchi,riuscendo nei suoi intenti grazie alla distrazione dovuta all'eccesso di risate incontenibili che investono chiunque ormai.Le ginocchia scivolano sul pavimento impolverato tanto che è costretto a crollare con le terghe da un lato,respirando fragorosamente ma proprio per questo inalando pericolose quantità di candida neve culinaria nella gola..ormai non riesce più a distinguere un colpo di tosse da una risata!Le due cose infatti si mescolano scuotendo maggiormente la sua figura e le spalle che si innalzano fin quasi a vibrare al pari della cassa toracica agitata da quel frangente in cui tre persone,le cui età sommate assieme farebbero due uomini, divengono nient'altro che bambini..ops,ha fatto male i conti a quanto pare perchè,dai piani superiori,ancora insonnolito,giunge un Viron mutandato-che fa anche rima!Ha gli occhietti stanchi,povero,ed è per questo,crede,che non si rende conto di quel 'qualcosa' che permette al suo mastodontico corpo di rovinare a terra come una mela caduta dall'albero.E' la fine,sì,lo è anche per lui..e a congiungersi a quell'apertura,ormai totale,delle labbra giunge la prontezza di Lao che non si risparmia di gettargli una manciata di farina in pieno volto,proprio mentre lui,con gli occhi spalancati,tentava di urlare a gran voce un bel 'Non ci provare!' quando invece fuoriesce soltanto questo dalle esangui ''Non c-ii pfff'' poichè la farina si è appiccicata alla sua lingua,la cui punta ora si agita nel tentativo di espellerla tutta,farla aderire sul suo mento magari,pur di allontanarla da se,tanto che subito dopo si allunga con il volto per strusciare la bocca contro la sua spalla e ripagarla con la stessa moneta..ma è rialzandosi con il capo che,in vista del colosso che chiede un po di acqua,torna a piegarsi in due dalle risate..l'addome fa fin troppo male e l'ilarità è tanta da generare delle vere e proprie lacrime agli angoli delle pupille strizzate dalle palpebre semichiuse..è troppo,non regge più il peso,e,intuendo il tentativo di Lao,liberandola con il braccio la lascerà andare,accasciandosi su un lato a respirare con foga e con la tempia sinistra che aderisce al pavimento,scrutando da quella prospettiva rovesciata la gatta-artista che avanza verso Viron per 'abbeverarlo'..uova e marmellata!?!Giammai!Gli occhi compiono in guizzo fulmineo in direzione dello scaffale che contiene quelle cibarie,quasi temendo la reazione di Lao e della stessa Esthel che,per questo motivo,ora tenta di trattenere con entrambi gli arti,confondendosi nella farina.E' una montagna di pura neve adesso.''Puoi dirlo forte!'' replica da quella posa,come un ubriaco..perchè è ebbro sì,ma di grasse risate!



VIRON §§- cucine-§§ ripresa statica postura, tenterebbe di guardagnare uno sgabello o una seduta a lui molto prossima, cosi da alzare quei piedi da quello scempio, nota la figura di Rebecca guardarlo quasi con occhi spalancati, quindi viron dal suo canto ne ricambia lo sguardo inarcando un sopracciglio e rendendosi conto di essere in mutande verso di lei dirà ' si lo so sono in mutante, mai visto un uomo in mutande tesoro?' dirà tra il divertito e l'ncredulo,ma anche un tantino infastidito da tutto, qualla roba si appiccica ai piedi, poi ancora verso Rebecca...tra il trambusto deve alzare un po la voce per farsi sentire...il tono quasi cavernicolo adesso anche dal recente sonno..' VOLEVO SOLO ACQUA, DANNATA ACQU...' s'arresta il suo dire or che uno sbuffo di farina destinato al biondo si allarga fino ad arrivargli giusto in faccia, e tra i capelli arruffatti, quasi a renderlo brizzolato, oh si è tremendamente affascinante quando brizzolato (U.U) fa qualche colpo di tosse, storcendo le linee di quel volto bello e glaciale macchiato di bianco, in una smorfia insana...sbattendo piu volte le palpebre..or che nota la figura della ragazza artista avvicinarsi a gattoni verso di lui, diffidente permane nella medesima postura , fingendo indifferenza ma con lo sguardo proiettato verso di lei fino a quando la stessa ragazza che sembra essere sbucata da un mulino in rovina...s'alza posando le sue mani sporche di farina sul suo candido, fino a poco prima torace...sgrana gli occhi calando lo sguardo verso quelle mani, poi nuovamente agli occhi altrui...sgranando le palpebre quasi come se avesse voluto ammazzarla, penetrante e affilato il verde sguardo in quelle iridi colme d'ilarità, allarga un po le narici come un toro infericito difronte al drappo rosso, se potesse fumare dalle orecchie adesso non fumerebbe ma caccerebbe sbuffi di fuoco, pulsano istantaneamente i pettorali, incredibilmente serio il suo sguardo , ghiaccio, pietra (sangue freddo) poi volgerebbe solo lo sguardo a Rebecca...e un sussurro forse eccessivamente rauco e con un gesto della mancina..' tesoro meglio del distillato bello forte!' poi riprenderebbe eretta postura riportando gli occhi ad ella...sempre troppo eccessivamente socchiusi, quasi volesse fulminarla...poi stringe le labbra carnose nuovamente in una morsa rugosa e morbida...sorride adesso, un sorriso sghembo di quelli che possono nascondere tutto o nulla allo stesso tempo...fa schioccare le articolazioni del collo spostando a destra e manca il capo...quindi verso di le adesso attenzione e voce..' pasticcini? ' breve pausa..' on si! sarete voi il mio pasticcino stanotte' quindi tenterebbe di calarsi nella bassa schiena tanto da poter far impattare la propria spalla sx all'addome dell'artista e quindi con un colpo di reni mettersi in su con ella in spalla...mentre canticchia ' oh mio pasticcino dolce e delicato , pasticcino...' quindi la farebbe sedere sul tavolo delle cucine posizionandosi al centro delle sue gambe ( non pensate a male, la deve tenere ferma :P) quindi piegandosi ancora con il braccio dx la terrebbe ferma tenendo la mano relativa sulla di lei spalla speculare mentre la sx afferebbe una bottiglia di sciroppo di mele e versandogli il contenuto sulla testolina bianca di neve culinaria Cit. terminerebbe la sua canzonicina '...dolce e delicato, pasticcino impiastricciato' incalzando sull'ultimo versetto..lo sguardo a cercare le iridi altrui ma il sorriso nato sul volto del colosso sarebbe molto diverso dal sorriso tirato di chi ha visto il suo volto prima di morire , stasera l'artista vedra il suo volto sorridente , raggiante e non morirà se non di risate.Di certo è un po a disagio il colosso, lui che è sempre cosi impostato.lo sgardo infine al gigante biondo che sembra essere impazzito quanto ride...' quanto a te...pazzo scatenato..ridi, ridi ...poi facciamo i conti..' ma ride adesso , ride anche lui...e poche persone sanno quanto possa essere piu bello quando ride di cuore , o forse nessuno, si !? i tre impiastricciati sono i primi, per i fulmini di Odino nella vita ne ha viste tante ma questa...decisamente è una notte che non scorderà facilmente...



ESTHEL [Cucina] Deve assolutamente prendere fiato, più che una risata sembra una catalessi assassina! Il suo cuore ha già tentato di farla secca più di una volta ma non può morire per della stupida farina! Farà per placare le risate, giusto il tempo per dare tregua alle gote ed agli addominali di rilassarsi, giusto il tempo per prendere fiato da quella risata che per la prima volta in vita sua ha costellato la sua giornata. Prima il macello del pentolame, poi la farina, poi il folle che scivola mezzo nudo sul pavimento venendo ricoperto di farina dalla semplice Lao che, come lei e il nordico, sghignazza di gusto a più non posso e anzi, parte all'attacco, lanciando una manciata di farina in pieno volto al colosso biondo, attaccando la polvere alla sua lingua, incapace di pronunciare ogni parola. Quella che ne esce è una minaccia interrotta da un nodo aggrovigliatosi su di essa rendendo le parole un semplice biascicamento di lettere sommate a casaccio. E non solo, si accascia persino a terra, abbandonando la presa di Lao e di conseguenza la propria, permettendo al corpo di ricadere a terra, immergendosi ancora nella farina, mentre a stento si trattiene dagli spasmi del diaframma. Come potrebbe contenersi ma soprattutto, perché dovrebbe se è di tale godimento -a esclusione della tosse che sembra capace di farle rimettere i polmoni!-? Tutti sembrano immortalati in quelle risate incapaci di dileguarsi anche se volessero, tutti ad eccezione del povero ragazzone moro che reclama acqua, ancora insonnolito e pesantemente mezzo-addormentato. E' tra le lacrime che la scena a seguire si staglia sulle sue iridi. Il ragazzone che si impossessa -finalmente- di una sedia potendo per un attimo placare le ire della farina che svolazza imperterrita nell'aria, la donna addetta alla cucina che lancerebbe un'occhiata stralunata e strabica alla sala che è certo prossima allo svenimento. Tanto è lo stupore che nemmeno una parola riesce a penetrare le sue labbra e rimane lì, il bilico non sapendo se ridere anche lei assieme a quei quattro folli di Barrington oppure piangere per la disperazione e per la fatica che la attende dopo a pulire tutto. E Lao, che si libera del placcaggio della montagna innevata -letteralmente stavolta!- per raggiungere quel gigante e lasciarvi la sua impronta, la sua firma d'artista. Ottima opera d'arte vorrebbe dire e, ovviamente, partecipare all'infarinatura del prossimo pasticcino. Ma il Lupo è più veloce, mentre le afferra le braccia ed ella non può che osservare la scena dal pavimento, in preda a ulteriori risate genuine e sincere. Il pasticcino purtroppo diventerà la sua alleata che, placcata da quel secondo gigante -non vale prendersela così con due fanciulle! (U.U)- verrà decorata di tanto di glassa oltre che di quella farina, aspettando solo l'infornata! ''Non penserai di mangiarla vero?'' domanda ancora tra le risata, ricercando per un attimo la serietà che se ne va pochi istanti dopo il falso cruccio che carica sulla fronte, in direzione di quel gigante. Cercherà di muovere le braccia in modo da liberarsi e se, sfruttando la farina, riuscirà a muoversi come vuole, (//Agilità +1) recupererà un nuovo contenitore che, senza sapere di cosa si tratti, rovescerà sulla testa di Iliham, ricoprendolo interamente. ''Oh, miele!'' pronuncerà tra un'altra risata, andando a posare un lieve bacio sul naso di questi, prima di fuggire da lui e di venire nuovamente avvinghiata. Va in soccorso di Lao, con ancora in mano il barattolo mezzo pieno e, sotto lo sbigottimento completo della donna delle cucine, ne rovescerà il resto in testa al 'pasticcino' iniziale, ovvero il gigante ''Lascia che possa addolcirti prima!'' esclama in un sorriso, atterrando e molleggiandosi sulle ginocchia, pronta alla fuga in caso avessero cercato di rincorrerla. Si immagina già a fettine su un vassoio d'argento.



LAOGHAIRE [Cucine] Si interrompe il suo riso, mentre ritira la mano impiastricciata di farina dal petto dell'omone...Ciò perchè ne vede bene la reazione, trovandosi così vicina a lui. E quegli occhi nulla di buono promettono. Cosa diavolo hai combinato, Lao? E nella confusione non si cura di celare ciò che le iridi potrebbero rivelare..una speziatura di timore. Forse già comincerebbe a boccheggiare, nel tentativo di trovare una qualche cosa da dire per raffreddare gli animi...Quando il moro colosso la precede, cambiando la rotta degli avvenimenti. Repentine le sue mosse, tali ch'ella non può nemmeno immaginarsi cosa gli sia saltato per la testa, sebbene ben presto lo scopra. E si ritrova appesa alla sua spalla, come un sacco di patate, a penzolare malamente, i capelli infarinati che oscillano mollemente creando quasi un manto per la matricula, prima che questi la appoggi con ben poca grazia sul tavolo. Si potrebbe udire sonoramente il rumore di uno strappo, cuciture che cedono...quelle del suo abito, che già le andava un poco stretto in vita. Ed ora si ritrova a mostrare parte del proprio fianco sinistro all'intero pubblico della Cucina, pallore di carni che bene potrebbero confondersi con il resto della sua figura completamente infarinata. Viron si posiziona in postura compromettente..Santo cielo, troppo vicino!! Il battito accelera, colto da quella sua insaziabile Diffidenza, fiera che ora si risveglia ruggendo ferocemente. D'istinto si farebbe indietro con la schiena, così da porre un minimo di distanza fra loro, ma vien bloccata dal braccio dell'uomo. Non ha scampo...E quella canzoncina non la fa certo stare più tranquilla! Qualcosa di denso e viscido le si dipana dalla sommità del capo, qualcosa il cui solo odore potrebbe far venire il diabete. Inspira velocemente, spalancando occhi e bocca, fissando nelle smeraldine il gigante nordico...Non si interrompe l'implacabile percorso dello sciroppo di mele, che le scivola lungo il crine tutto scompigliato provocandole un brivido. "Voi...siete.....!!!". Perde ogni timore, il Jarl, ogni diffidenza, ritornando a donarsi alla mera ilarità, immergendosi in quell'ancor giocoso clima...Ode il dire di Esthel, che, sebbene non vede, le provoca un altro attacco di ridarella feroce, mentre si prende una piccola vendetta..Ed è così che, come una gatta bisognosa di coccole, si dovrebbe abbassare quel tanto che le verrebbe sufficiente per mandare il capo, ricolmo di densa glassa, a strusciare contro il petto già infarinato di Viron...Un felino sornione, che fa il ruffiano con il padrone nell'attesa che questo le possa mollare un po' di cibo...



VIRON §§- cucine-§§ tenterebbe di issarla su nuovamente liberandola da quella presa ,i capelli della stessa impistricciati di sciroppo di mele, il sorriso ancora su quel volto molto simile a quello di un golem di pietra, animato improvvisamente da un alito di vita , ode la domanda della bambolina rossa...e si volterebbe adesso verso di lei..solo un istante per poi osservare l'artista quasi come se stesse pensando, decidendo su come rispondere..' i pasticcini bagnati di sciroppo di mele sono i miei preferiti...' quindi alzarebbe entrabbe le sopracciglia per poi riabbassarla e poi alzarle e riabbasarle nuovamente in un gesto espressivo palesemente ironico,come se avesse voluto fare una sorta di sguardo sensuale, ma risulterà essere l'opposto, poi una colata di cosa? miele? gli scivola fresca e appiccicosa lungo le gote, il naso, i lati delle labbra , scivolerebbe adesso la di lui lingua lungo il labbro inferiore, assaparando quel composto...' mmmh ottima annata bambolina' direbbe alla rossa poi quella massa di capelli appiccicosi della sua preda incastonata al tavolo si struscia palesemente sul suo torace appicandolo di piu, poi verso gli astanti indicando il capo della ragazza sul suo petto dira in tono ironico..' ma è una donna o un felino?' sorride , quasi diventa piu colorito quel viso sempre troppo chiaro, di carnaggione piu che altro, la vicinanza con ella, cosi piacevole donna sia nell'aspetto che nel modo di essere, a dire il vero fa nascere un impulso inaspettato anche al colosso, che improvvisamente sente il sangue arroventarsi nelle vene, il pomo di adamo scivola sotto l'incarnato chiaro del suo collo, quasi cercando il perche di tale emozione? forse...tuttavia è in vena di divertimento stasera, divertimento, allegria cose non gli capitavano da anni, quindi la destra mano di palmo andrebbe a cercare il mento di lei cosi che possa in qualche modo far alzare quel volto verso il proprio, la guarda , il capo calato, il viso incredibilmente affascinante reso lucido da quella sorta di maschera di miele, gli occhi scintillanti di ilarità e chissà cos'altro, i capelli appiccicati a riversciarsi sfacciatamente lungo la fronte, scema il sorriso mentre la mano destra adesso andrebbe ad accarezzare la guancia sx della ragazza, lo sguardo si sofferma sulle sue labbra, poi la sua voce ad un palmo da suo volto, questa volta sussurrata , carezzevole , calda...' i pasticcini con il miele sono molto piu buoni' e una bacio sugellerà questa notte, le labbra del colosso coperte di miele andrebbero a cercare quelle di lei con delicate movenze, quasi come se fosse un petalo di rosa adagiato su di una lastra di cristallo, un bacio al miele, dolce in entrambi i casi.( off .XD Buonanotte! :P)





13/03/2012 19:29
 
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ILIHAM [Cucine]In quel marasma di pentolame,ciotole e scodelle,mestoli e cibarie sparse a terra,il nordico sembra sentirsi quasi a casa.Forse non è proprio il caos ricreato all'interno della cucina a infondere in lui il calore derivato da un senso di familiarità e benessere crescenti ma semplicemente le persone con cui lo sta condividendo in questo momento..le migliori,a dirla tutta,che avrebbe potuto sperare di avere al proprio fianco,sia che si tratti di questioni più impellenti e serie sia che si tratti di una battaglia di prelibatezze culinarie e continui punzecchiamenti.Sembrano aver stipulato,senza il minimo accordo,l'inizio della gara..a chi ride di più...e di certo non potrebbe decretare un vincitore la montagna letteralmente innevata poiché non vi è nessuno dei quattro che si dimostri in grado di darsi un minimo di contegno nello sghignazzare fragorosamente e sguaiatamente dagli angoli più disparati della sala.E' una gabbia di matti,ubriachi di diletto e con lo stomaco pieno di follia..quella che non è mai andata a braccetto con il nordico ma che ora,per chissà quale arcano mistero,riesce a contagiare persino lui.Forse a causa dello strambo mix di essenze differenti,quali più impetuose quali meno,che si uniscono tutte assieme in un unico vertice:il regno di Rebecca.E' proprio quest'ultima che difatti,molto probabilmente risvegliata dal fracasso incontrollabile provocato dai quattro folli di Barrington,spunta dalla porta della cucina per rendersi conto,anche solo con una prima occhiata,di che diavolo sta succedendo là dentro.Più o meno,di tutto e di più.La gioviale donnona sembra essere sul punto di svenire e per questo Iliham,dal punto sul quale si è accoccolato,con la tempia ancora attaccata al freddo e infarinato pavimento,afferra il mestolo più vicino per sventolarlo animatamente verso di lei,anche se non produrrà la minima vampata e comunque non raggiungerà mai il volto atterrito della tuttofare.E' decisamente andato e la donna sembra quasi stentare a riconoscerlo..magari su Viron poteva avere qualche dubbio rispetto alla sua sanità mentale (u.u) ma con Iliham no!Forse da questa notte avrà modo di ricredersi."Ohh non fate quella faccia,giuro che tornerà linda e splendente ancor più di prima!" promette solennemente con tanto di mano destra all'altezza del cuore.Ed è proprio in quell'istante e a causa di quella distrazione momentanea,oltre al fatto che la farina agevola decisamente le movenze e l'agilità di Esthel,che la mezzelfa riesce a liberarsi della sua presa sgusciando via come un pesciolino sfuggito alle mani del pescatore per afferrare la prima ciotola che le capita sotto tiro e..riversarne gran parte del contenuto sulla sua testa!! Anche qui,il secondo prima della catastrofe,ha tentato di replicare,ma inutilmente "Toglitelo dalla tfff" ed infatti la lingua si intreccia nuovamente poiché invasa dal sapore della farina unito a quello dolciastro del miele che cola da ogni dove,aggiungendo tono su tono ai suoi capelli chiarissimi,al suo volto completamente invaso da quella sostanza appiccicosa,al suo collo e al suo petto,raggiungendo gran parte della camicia non più candida ormai.Gli occhi,rimasti chiusi per dei buoni minuti,ora vengono liberati dal gesto delle mani che si strofinano sulle palpebre per permettergli di innalzarle e tornare a vederci qualcosa."TU" vorrebbe sbraitare ma la foga sfocia in una risata intrattenibile proprio mente la Fenice si appresta a raggiungere i due che..a proposito ma che diamine stanno combinando quelli là!?!Li ha lasciati a terra con una Lao gattonante e un Viron furioso e adesso se li ritrova in prossimità del tavolo,ravvicinati in una posizione piuttosto,compromettente!!Il nordico alza leggermente il collo e quindi il capo per assicurarsi di non scambiare una cosa per l'altra ma è proprio così! "Accidenti,al Morone piace prenderle d'impeto e di assalto le donne!" commenta in un mormorio tra un respiro e l'altro,tossicchiando qua e la,quando il suono di uno strappo di vesti squarcia l'aria..ed è quasi certo che si tratti proprio dell'amica.Quando infatti inclina il volto da un lato per tentare di vederci qualcosa oltre il profilo del folle,nota una profonda apertura sul fianco dell'artista,segno che le vesti non hanno retto la foga del mutandato "Non preoccuparti mia cara Lao,sei nella dimora dei mestieri-come se non lo sapesse già-e non esiste nessuno che saprà rimettertelo a posto meglio di noi!" esclama a gran voce alzando solo l'indice all'insù come per dare più enfasi a quella favella.Poi anche il fratellone riceve una copiosa dose di miele sul capo da parte della dispettosa Esthel che sembra divertirsi un mondo.Ride ancor più di prima il colosso in vista della follia che sembra aver giocato un brutto scherzo anche su di lei e soprattutto della fine che ha fatto il povero gigante,inzaccherato di ogni cosa peggio dello stesso Iliham.E' solo a causa del nominativo che Viron usa nei confronti della mezzelfa che spegne il sorriso alzando con uno scatto il busto e quindi anche il capo,squadrando la schiena dell'amico con occhi di bragia."Cosa hai detto?" domanda a gran voce e dal tono sembra seriamente irritato,anche se in realtà non lo è davvero o almeno non del tutto visto che si tratta di Viron,che più folle di lui non si può..perchè,in caso contrario,se avesse avuto a che fare con un altro uomo,molto probabilmente l'avrebbe fatto letteralmente nero..ma non la passerà comunque liscia il folle."Credo di non aver sentito bene.." prosegue con quel tono teatralmente infastidito e l'espressione di un toro inferocito stampata sul volto,tanto che potrebbe rischiare di essere scambiata per vera.Si guarda intorno il colosso e una volta trovato ciò di cui ha bisogno afferra dalla ciotola alcune delle uove ancora sane nella mancina,preoccupandosi di non romperle sotto le dita,rimettendosi in piedi e raggiungendo con cautela,prestando attenzione a non inciampare nel marasma,le spalle del gigante,momentaneamente impegnato a contemplare gli occhioni dolci e luminosi di Lao e che forse per questo non si renderà conto dell'ombra altrettanto mastodontica che si posiziona dietro di lui. "Posso dirlo solo io!" mormora nell'istante precedente alla rottura delle uova sulla schiena dell'amico,avvenuta nel medesimo momento in cui,con la mano libera,si è guadagnato un lembo delle mutande di Viron per allargarle e permettere alle uova di scivolare come si deve anche sul suo 'sederino'. Dalla furia si passa ad una nuova,fragorosa,risata,la sola che potrebbe far intendere ai presenti di non essersi infuriato davvero..anche se con quel gesto ha in qualche modo 'marcato i confini' del fratello nei confronti della bambolina.Poi si allontana dai due,forse avvertendo quel 'qualcosa' che riconosce pienamente..forse una scintilla che scocca negli occhi del folle puntati in quelli dell'artista a seguire la quale un bacio in piena regola viene azzardato da parte del colosso.Magari si beccherà una vendetta nei confronti dei suoi 'gioiellini di famiglia' o ancor meglio verrà ricambiato dall'amica che le cristalline stentano a riconoscere,conciata com'è in quel momento.Ma decide di non intromettersi poiché è certo che Lao saprà ben difendersi,in qualunque modo possibile,da sola.Perciò tenta di afferrare la blusa della compagna con un gesto rapido,dalla sua schiena,nel tentativo di avvicinarla a se e allontanarla a sua volta dai due pasticcini.Sarà stata la farina o il miele ma vi è qualcosa di elettrizzante nell'aria stasera,per ognuno di loro.Deve fargliela pagare anche a lei,che ha osato tanto inondandolo di quella sostanza appiccicosa,perciò,se riuscisse nei suoi intenti,la avvolgerebbe con le braccia contro il suo busto,inclinandosi con il capo mielato per sussurrare ad una sua puntuta "Mentre Viron pregusta il suo pasticcino..io potrei assaggiarla signorina?" la schernisce e quasi senza attendere una replica,ruotando il volto della bambola con una mano e con delicatezza in sua direzione ricerca le sue labbra per avvolgerle in un bacio dolce-diabetico vista la presenza del miele-e al contempo 'piccante'.Beh si trovano in cucina,tanto vale usarli tutti gli ingredienti!



ESTHEL [Cucina] Deve proprio ammetterlo, la stanchezza, i timori e tutte le tenebrose idee che l'avevano attanagliata fino al suo arrivo ciondolante al portone della Dimora dei Maestri, sono improvvisamente e dolcemente svanite a contatto di quella cucina ormai completamente ammantata di bianco, di farina, di cocci e melmaglie varie che vanno a farne un perfetto tappeto variopinto e gustoso! Ancora non sa il nome del ragazzone moro, ma la compagnia di quei tre riesce a riempirle il cuore che è stato vuoto per anni e anni. Sembra un'altra, questo è certo, con quel ghigno sincero sulle labbra e quella risata portentosa che riesce a scaturire dai suoi polmoni. Dov'è la vecchia Esthel? La triste e taciturna mezzelfa dagli occhi di ambra che nessuno vuole guardare e dalle orecchie appuntite che sembrano quasi state tirate e cucite per avere quella forma, dove si è nascosta? Non lo sa, ma non può che essere felice della nuova bambolina, la piccola Fenice che scoppietta di gioia in quell'antro bianco, le fiamme che le scaldano le gote in quella risata che sembrerebbe non avere fine e che fa eco con le altre tre, conferendo così alla combriccola di Barrington un perfetto vezzeggiativo in quanto folli allo stato puro. Chissà da dove l'ha pescata quella follia, la piccola Esthel che, a dir la verità, non è poi tanto piccola. Forse è stato il ragazzo senza nome a comunicargliela, almeno in parte, anche se crede sinceramente che pure Lao e Iliham nascondessero quella recondita pazzia in un anfratto dei loro animi e quel momento è stato il più adatto a farla scaturire. Se avesse conosciuto prima quella compagnia di matti l'avrebbe frequentata fin dall'inizio! Il dolore delle risa non è mai stato così piacevole come ora. La donna della cucina sarebbe sul punto di svenire ma prontamente Iliham si farebbe strada verso un.. mestolo-ahem- che dovrebbe essere in grado di fare aria alla povera donna promettendo come un bravo bambino che una volta finiti i giochi, tutti i pupazzi sarebbero stati messi in ordine. Altra fonte di risa per la mezzelfa che, a quelle parole sottolineate dal gesto della mano sul cuore, lancerebbe al cielo un'aria sarcastica come per dire 'certo, lo sistemi tu il casino della farina, io non c'entro nulla!' ma alla fine anche le iridi mielate si scioglieranno e finirà che per bontà d'animo aiuterà il povero colosso alle prese con la cucina! Sarà il momento di liberarsi, lanciarsi al barattolo di miele, rovesciarlo sulla testa del colosso biondo che sfocerà in un nuovo balbettio legato dalla cremosità del miele e dopodichè anche su quella dell'altro che si congratula per la scelta dell'aroma d'acacia scelto dalla piccola Fenice, 'addolcendoli' per benino! Solo dopo si accorge dell'effettiva scena che si presta davanti ai suoi occhi! Per l'amor del cielo! Il miele invade i capelli e il volto del folle, coprendolo completamente di oro liquido, andandosi ad aggiungere allo sciroppo di mele che viene impiastricciato sul suo petto grazie alle 'fusa' dell'artista ma più di questo a farle portare la mano alle labbra in un sorriso che non sa se prossimo alla risata o allo sbalordimento è il gigante che sembra letteralmente fulminato da Lao e, assieme a questo, il Lupo che si alza d'improvviso scandendo nell'aria un tono accusatorio che, se non fosse intaccato dall'ironia del momento, sarebbe sicuramente prossimo a una minaccia vera e propria. Quell'insieme di eventi le fa quasi girare la testa, incapace di rendersi davvero conto di essere ancora nella cucina o in qualche paradiso creatosi a causa di quelle risate esilaranti. Un gas? Un veleno potentissimo che abbassa le loro difese? Chissà, sembrano tutti inermi e contagiati da quella pozione tranne la povera donna che ancora osserva -se non è già svenuta- la scena da lontano. Oh-oh il Lupo sembra seriamente arrabbiato. Un velo roseo si posa placido sulle sue gote, arrossandole in quel momento oltre che dalla linea delle labbra tirate in un sorriso, anche per via, forse, di quella finta gelosia che fa capolino nelle cristalline del nordico ma che cela, in effetti, un barlume di verità. E sono le uova che afferra il gigante, risultando prevedibile agli occhi di ambra, ora che si avvicina alla schiena del gigante moro, marcando il territorio con.. due uova fresche sulla schiena e.. nei mutandoni del ragazzone che sono appena stati allargati da una delle enormi mani del gigante. Un'altra risata la fa letteralmente impazzire a vedere quella scena, facendola arrossire come fosse una mela matura, quasi permettendo alle gote di confondersi con i riccioli ramati che cadono su di esse. Una risata che scema in un'espressione stupita e divertita quando le labbra di quel ragazzone pronto ad essere infilato in forno con tanto di farina, glassa, miele e uova, incontrano quelle della gattona Lao e non può lasciarsi sfuggire un leggero suono dalle labbra che intona un'esclamazione prolungata come un lungo e lieve ululato. Si interrompe, quando si sente tirare per la blusa, rischiando persino di scivolare sull'intruglio che si è creato a terra, con l'aggiunta delle uova scivolate giù dai mutandoni del colosso moro e intento a gustarsi il suo pasticcino. La afferra in tempo il Lupo, facendola accoccolare tra le proprie braccia, dove prima pensa che si scatenerà la vendetta, dopo la colata di miele sul suo capo e invece un abbraccio appiccicoso sarà capace di avvolgere il miele anche attorno ai suoi abiti che prima si erano limitati solamente alla farina. Anche il capo biondo e condito, sfiorando la sua puntuta, permette al miele si appiccicarsi al viso e ai capelli della mezza, adornandoli di quel luccichio dorato. Un ghigno divertito le si dipinge sulle labbra mentre in poco tempo si schiudono solo per dire qualcosa in risposta a quella montagna di miele. "Mmmh, permesso accordato 'zuccherino' " mormorerebbe in un sussurro condito di ironia che va a interrompersi quando quelle labbra mielose (yum!) incontrano i petali di rosa, addolcendoli con quell'aroma dolce-piccante che ha la capacità di aromatizzare la mezzelfa già in parte ripiena tra farina e miele, aggiungendo una spruzzata di pepe che non va affatto male in quell'intruglio anzi, lo rende quasi più invitante con quella punta di divertimento che ancora bagna le labbra del nordico e che lei coglie, mangiandolo, letteralmente, con un morso. Gnam!



LAOGHAIRE [Cucine] Le trema la sommità del capo, ancora appoggiata al petto dell'omone, nell'istante in cui ei domanda agli astanti della vera natura del Jarl. Spesso ha desiderato essere un felino, in effetti, ma quella sera è solo una ragazza che con tutta l'innocenza di cui è capace, gioca spensierata, senza preoccuparsi del fatto che quella sera ella era ivi giunta per una visita ufficiale, senza pensare a ciò che verrà dopo i giochi..la pulizia dell'intera stanza, da cima a fondo, senza contare la necessità di togliere dai capelli quella specie di pasta frolla alle mele che le si deve essere formata! Vuota la mente, se non di riso e ilarità. Calda e piena la voce del moro nordico che la ingabbia, inchiodandola a sedere sul tavolo. Ed ora quella sua piccola vendetta viene interrotta dal fare dello stesso, che le solleva il capo con una decisione priva di arroganza. Quantomeno nei gesti! Ella ancora non ha capito cosa la aspetta, credendo inizialmente che tale movimento sia da ei stato mosso per impedirle di insudiciarlo ulteriormente. Ancora ride, tutto sommato tranquilla, e con la vista periferica nota un ramato bagliore, che interpreta come la presenza a loro vicina della Mezzelfa, che a quanto pare ha riversato sul capo del suo carceriere una notevole dose di..cosa? Ancora non saprebbe dire, ma sicuramente parecchio densa e ambrata, che va a disegnare la dura linea del volto dell'uomo, scivolando lentamente e con garbo, fino a giungere al mento, ove gocciola insozzando pure la nomade. Ed è in quel momento che le smeraldine della nordica incontrano quelle altrettando verdi e vive del nordico colosso, così dannatamente vicino. Ivi sosta il suo sguardo, imprigionato dalla profondità con la qual la sta osservando ora. Santo cielo..e cosa mai potrebbe vedere? Forse una povera stracciona inzaccherata dalla testa ai piedi..Eppure pare che quell'occhi stian cercando di scrutarle dentro, rovistare indisturbate nel suo animo, in cerca di la Dea solo sa quale risposta, affacciandosi a quelle finestre che son le sue iridi di grigio screziate, quella sera così indifese, prive di qualsivoglia protezione che sovente ella erge a loro difesa. Non saprebbe dire s'ei trovi, in effetti, in ella ciò che cerca...Ma sul bel viso di lui permane una sorta di sottile arroganza, mentre con il residuo d'un sorriso sghembo ad ella ancor di più avvicina il capo, muovendo quel suo ultimo commento, languido, caldo, il qual ha il potere di farla rabbrividire. Ed allora, con prepotenza ed irruenza, diviene consapevole della propria fisicità, quasi come se fino a quel momento ne fosse stata priva, ma soprattutto realizza davvero quanto ella si trovi vicino a quella collezione di perfetti e scolpiti muscoli che disegnano il busto di lui, per non parlare dei fianchi che ei accomoda tra le ginocchia della nordica. Sì...ora ciò che il colosso intende fare è più che chiaro...Ed ella istintivamente indietreggia di qualche centimetro, con poca convinzione, invero, ancora intenta a cercar di risalir le acque di quelle selvatiche pozze che son l'occhi d'ei, nei quali le par d'affogare. Era stata guardata in moltissimi modi, durante gli anni di vagabondaggio appena trascorsi...la maggior parte dei quali sguardi di dissenso, disgusto, diffidenza o rabbia. Bene che le andasse, avrebbero potuto essere di vaga ilarità, ed eran proprio i proprietari di tali volti che le donavano i denari necessari per mangiare. Ma nessuna di queste cose ora scorge in quelle smeraldine iridi dal color così simile alle sue. Le riesce difficile, dunque, comprender cosa davvero ei veda in lei, in quel frangente. Socchiude istintivamente l'occhi...Il suo carceriere non si accontenta, a quanto pare, d'averla privada dell'uso di quasi tutto il corpo. Per qualche oscuro motivo, vuole avere di più. E quel 'di più' lo trova nel successivo istante, nel momento in cui le turgide labbra di lui incontran i tumidi petali di lei, delicatamente, con una leggerezza quasi timorosa che invero non si sarebbe mai aspettata. Leggiadra carezza di labbra, che con pigrizia si movon ad assaporare ogni sfumatura di quel tocco, che trascende l'ideale dolcezza, lasciando sulle loro lingue reale sentor di mela tuffata nel miele. Infuria il core nel di lei petto, e smette di sentir qualsiasi suono, che non sia il rombar di questo nelle proprie orecchie..E smette, altresì, di pensare, concedendosi di soddisfare quella curiosità che alla sua età ancora non ha saputo saziare. E', quindi, questo l'esatto momento in cui ella socchiude le esangui, per assaggiare l'effettivo sapore di quella mistura di gusti, soffermandosi ad imprigionare per un momento l'inferiore labbro dell'uomo, come fosse frutto maturo. Allora scivola sulla sua lingua qualche stilla dell'ambrato miele che tanto lo avea infastidito, prepotente a stuzzicar con la propria speziatura le papille. Par essere, questo, per lei, come una insistente campana che lascia risuonar con ardimento i propri rintocchi nelle sue orecchie, ad uno straziante volume..quello sufficiente per farla render conto di quello che sta succedendo. Repentini i suoi movimenti: spalanca l'occhi, traboccanti di sorpresa, imbarazzo e colpa, ed allontana il capo, indietreggiando con decisione, interrompendo quel loro contatto, mentre i polpastrelli della man destra vanno a posarsi proprio sulle labbra della nordica, incredula. La palma della mancina mano viene adagiata sul tavolo, per sostener il di lei busto altrimenti leggermente sbilanciato indietro, si china il capo verso il basso, inducendo le ciocche ancora non intaccate dallo sciroppo di mele a calarle sul volto, quasi come un sipario, così da concederle anche fosse sol un singolo momento per contenersi, riprender possesso completo delle proprie facoltà mentali, nonchè del battito cardiaco e del respiro, ora visibilmente accelerato. Sol dopo questi frangenti la testa solleva nuovamente, a mostrar le gote visibilmente arrossate, senza che l'occhi suoi incontrino quelli del moro colosso. Invero sul nulla si posano, mentre palesa sul volto una maschera più ironica che imbarazzata, per celare il reale tumulto che la scuote, quelle mentali imprecazioni che va rivolgendo a se stessa [sangue freddo +1, sotterfugio +1]. "Sì..confermo..." lieve tossicchiare.."una buona annata...". Sfumano queste parole in una stentorea risata, mentre manda il pollice della dritta a sfregar al medesimo angolo della sua bocca, per eliminare i residui di miele che appiccicano la pelle. Quell'arrogante le ha rubato il suo primo bacio!!!!! Non che ella si sia sottratta con molta energia...E giù, di altri nomacci mentali, ancora rivolti rigorosamente a se stessa. Ma quella risata, che forse giusto appena poteva esser riconoscibile come tale, ora si tramuta nuovamente in reale ilarità, datosi che alzanso lo sguardo ben può riconoscere le intenzioni di Iliham, che visibilmente brandisce un uovo che finisce spiattellato sulla schiena della mora matricula. In una O di sorpresa, si modellano le sue ancor tumide labbra e sol ora porterebbe le iridi sul volto del colosso che la imprigiona al tavolo, d'istinto curiosa di consocerne la reazione. Invero si potrebbe dire un tantino preoccupata di trovarsi ad ei così vicino proprio in quel momento cruciale..Se prima, per della mera farina sul petto si era imbufalito come un toro...Ora, per delle uova che gli scivolano viscide sulla schiena, cosa potrebbe combinare? Ma del resto, dove potrebbe andare? Da nessuna parte, ora come ora...Ed allora perchè non godersi lo spettacolo dalla prima fila? Ride, ride ancora, e visibilmente dei lacrimoni le scendono dagli angoli dei grandi e luminosi occhi, a tracciare delle rosate scie lungo le gote, ed infine sul mento, lentamente, lavando quel loro percorso dalla farina...Questa è la melodia che più le piace. Questi i suoni che preferisce. Il riso, amato, che tanto ella ricerca nello sguardo altrui, da sempre. Quel medesimo che tanto sa trasformare il volto d'una persona, farlo mutare così tanto da far venir il dubbio d'aver innanzi qualcuno di diverso, che credevamo di consocere, ma che invece, in quei momenti, si palesa in tutt'altra veste. E tipicamente è tale veste ad illuminar l'animo, render allo sguardo quei bagliori che altrimenti non si potrebbero scorger da niun'altra parte..a rivelar sfaccettature d'un viso che mai un grugno od un muso potrebbero palesare..a speziare i lineamenti di nuova vita, linfa vitale come acqua per un assetato..Al divertimento, quella manciata di anime, si abbandonano, lasciando ad altri, per qualche ora, le pressanti preoccupazioni, i nefasti pensieri...E se sol i cittadini di Barrington potessero prestare attenzione, per un momento, soffermandosi a soppesar l'aere, allora potrebbero ben udire quella soave melodia spander dalla Dimora dei Mestieri, come una benedizione, un dolce profumo dopo anni di lezzo, una collezione di perfette note che l'un l'altra si abbracciano dopo troppe rumori dissonanti, un guizzo di pulita e fresca aere, pura, che conduce con sè sol presagio di pace........






« [...] "Poeta, io ti richeggio / per quello Dio che tu non conoscesti, / acciò ch’io fugga questo male e peggio, // che tu mi meni là dov’or dicesti, / sì ch’io veggia la porta di san Pietro / e color cui tu fai cotanto mesti". // Allor si mosse, e io li tenni dietro. » (Divina Commedia - Inferno, Canto I, 130-136).


13/03/2012 19:47
 
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Di certo anche per me è stata la migliore ruolata della mia vita, non ho mai riso così tanto, oltre che per quello che veniva giù assieme alla farina, anche per le risate trattenute alle 2 di notte con un fazzoletto e le lacrime che scendevano giù come niente XD

Grazie di cuore ai miei tre folli Barringtoniani *___*
Da rifare, per forza, assolutamente XD


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