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Natale in trincea

Ultimo Aggiornamento: 23/12/2019 08:55
17/12/2011 21:58
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Tra poco sarà Natale: perché non ricordarlo riprendendo brani tratti da diari dei nostri “ragazzi al fronte”? Possibilmente di ambo le parti. Io inizio con quanto scrive nel suo diario Don Primo Discacciati (Cappellano Militare del 25° OdC) di stanza, nel Dicembre 1915, nelle Giudicarie.

25.12: Natale! Nonostante le mirabolanti notizie di pacchi natalizi e gli ammalati e le truppe altro non ricevono che il rancio di ogni giorno. Parlo di pazienza e tento di mettere la cosa in ridicolo , ma non ci riesco. Per conto mio l’odio che ho verso i giornali cresce. I giornali sono qui rappresentati dal Corriere della Sera e dal Secolo. Vi era anche il Popolo d’Italia ma fu boicottato dai soldati. . Il Capitano è andato a riscuotere il denaro trovando il modo di fare una punta fino a Milano e passare il Natale in famiglia. Alla sera pranzo (sic) discretamente fornito . Discorsi interessanti sulla guerra libica.
E’ piovuto a torrenti tutto il giorno , in montagna nevica. Le artiglierie hanno avuto una sosta.”


Tratto da “Mio diario di guerra”, a cura di Gianni Poletti - Edito nel 1988 dal Gruppo Storico-Culturale “Il Chiese”


[SM=g2579694]
[Modificato da Enzo1966 17/12/2011 22:00]
18/12/2011 14:38
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Un giorno particolare
Natale nel lager di Braunau, dove si trovano 250 ufficiali italiani prigionieri di guerra.

La giornata era fredda, gelida, desolante. Verso le dieci e mezza suona il campanello e si annunzia la Messa. Un tavolo comune che fa da altare, due candelieri ed un crocefisso: ecco tutto l'arredamento. Tra noi prigionieri stanno quattro cappellani, ai quali però il Governo austriaco non ha ancora concesso la facoltà di celebrare. A Natale dice la messa uno dei loro: il Pater Eugenius. Fanno da inservienti due nostri Tenenti Cappellani.
Questo sacerdote che celebra è di nazione nemica, ma ora egli è nostro fratello, anzi in questo momento egli è più che nostro fratello. Quegli stessi Austriaci, che ci attorniavano, mi sembravano fratelli.


Davide Bandino, laico salesiano, natale 1917.

18/12/2011 17:25
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Tratto da “Lettere DAL FRONTE del Capitano Giuseppe Bertolotti”

24 Dicembre 1916
E’ la vigilia di Natale, di quella festa che è così caro passare nell’intimità della famiglia; anche quest’anno, come il passato, faremo il Natale separati; ma il nostro affetto ci riunisce.
Io lo passerò quassù nella grande famiglia armata che vigila e combatte, lo passerò in mezzo ai bravi soldati d’Italia, che con serena fermezza compiono il loro dovere, e lo compiranno fino a che una giusta pace non verrà a coronare i loro sforzi ed a rendere l’amata Patria sicura da altri crudeli pericoli, da altre gravi minaccie. Voi trascorrerete il Natale pensando a me; il nostro affetto supera la distanza e ci riunisce più che mai: è questo un grande conforto! Amo pensarvi raccolti nella stanzetta a me tanto cara, spiacenti della mia mancanza; ma fate d’essere sereni e calmi. Finirà la guerra, ed io ritornerò a Voi, lieto del dovere compiuto, e trascorreremo insieme giorni felici. E’ questo l’augurio che faccio a voi ed a me, l’augurio che ci deve far sopportare tranquillamente il momentaneo distacco.
Ho procurato vino e viveri in più per i miei soldati, perché facciano il Natale allegri.
Nessun regalo ci giunse per loro dall’Italia.
Con tutto il mio affetto vi bacio.
(Peppino)
Capitano Giuseppe Bertolotti

18/12/2011 20:35
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Natale 1916, Boscomalo.

"Delle batterie appostate li vicino sparano un colpo dietro l'altro, senza posa.
- Sono i mortaretti di Natale - osserva, pacifico, un fante. Dopo mezzogiorno riprendiamo la scorribanda e ci fermiamo a Lucatic dove, ammassati nei camminamenti, aspettiamo le tenebre per ricevere dalla "Catanzaro" una posizione che cade a pezzi ed è più fetente di una latrina.

Natale in trincea. Tutti i nostri pensieri vanno alle case lontane ed il cuore si gonfia di amarezza. Fa freddo, gli austriaci sparano; verso Castagnevizza i razzi rossi e verdi chiamano l’artiglieria, il fuoco si propaga fulmineo e le trincee lampeggiano. Poi ritorna la quiete."

Tratto da "Ed ora, andiamo!" di Mario Muccini.

Fabry_78

Interessato in particolare a tutto ciò che riguarda il 147° Reggimento Fanteria, Brigata "Caltanissetta".

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"Non odio né odiare nella vita: basta ricordare finché i nostri figli sappiano e si salvino."
Mario Muccini, manoscritto.
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"Sai quale sarà il bilancio della guerra? Cinquanta grandi uomini nei manuali di storia, milioni di morti di cui nessuno parlerà più e mille miliardari che detteranno legge."
Gabriel Chevallier, "La paura"
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18/12/2011 22:09
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Carso q. 278 Natale 1916

Arriva la mensa. I cestini sono colmi di ogni ben di Dio, compresa una bottiglia di spumante per ogni ufficiale, offerta da quel buon papà del colonnello. Auriemma non ha dimenticato di inserire un cortesissimo biglietto di auguri.
Potremo mangiare in pace?
Il rancio è a base di baccalà condito magnificamente, ed i viveri di conforto abbondanti e con un assortimento fuori classe. Vi sono persino delle intiere cassetti di aranci scelti, con tanto di marna di Palermo.
Improvvisamente verso le ore ventuna, l'artiglieria austriaca tace e subito dopo ci giunge dalla linea avversaria una voce ingrandita dal megafono che nel nostro idioma ci dice "Camerati italiani, questa notte è festa per tutti, non sparate!".
Tace d'incanto tutta la linea, non si vedono più razzi neuur laggiù sino al mare.
Era una notte luminosa di stelle.
Si tengono soltanto le vedette avanzate, col cambio ad ogni ora, perchè tutti possano festeggiare il Natale.
I soldati straripano sulla pietraia della quota, issano le marmitte e le fanno suonare sulla roccia dove più questa si adatta per quella natalizia singolare imbandigione.
Un voc'o inconsueto, chiamate, auguri, motteggi.
Lasciali fare! Dall'altra parte l'avversario in pina allegria ci tien bordone.
Con l'amico Centurini ho trascorsa quella indimenticabile festa in trincea, ambedue col proposito di dar fondo al pantegruelico cestino ed alla assortita cantina. Non arrivò a mantenere la parola che ci eravamo data, ce n'era di troppo!
I soldati ad ogni momento si distraevano: Tanti auguri signor tenente! Tanti auguri per lei e famiglia! Grazie altrettanto!
Bravi ragazzi, ci sono passati tutti davanti ora soli, ora a gruppi; qualcuno tendeva la mano confidenzialmente e noi gliela stringevamo di cuore.
Valà, caro fante, oggi siamo tutti uguali nel nome di Dio che nasce! Domani, chissà se saremo ancora di questo mondo!
Il resto della mensa fu consumato dagli attendenti e fu imprudenza, gonfi come otri, piombarono in un sonno profondo e non furono più buoni a nulla per tutta la giornata successiva.
Passò quela notte di sagra nel più completo buon umore; non sembrava nemmeno di essere in guerra. da parte degli austriaci ci giungeva un distinto canto di fisarmonica che suscitava l'invidia del nostro soldato. Credo che se glielo avessimo permesso sarebbe andato di là a fare due salti di polka o di mazurka.


Achille Contino - III Armata
[Modificato da falisca. 18/12/2011 22:09]
18/12/2011 23:50
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Lettera del Capitano (di complemento) Giuseppe Denti alla moglie ed alle figlie


"Sober 24 dicembre (1916)

Carmela carissima,
oggi, vigilia di Natale, mi stavo occupando di musica, come vedi
Rimanendo dello spazio lo riempio con alcune parole mentre si prepara una tavola qui dietro che sarà imbandita sontuosamente (panettoni, torroni, vini di lusso)
Ho offerto una dozzina di fiaschi ai miei soldati ; altrettanti ne hanno offerti i miei Ufficiali, con alcune bottiglie di marsala.
Poveri soldati, è un nulla questo, ma son certo che gradiranno un pensiero affettuoso dai loro superiori.
Ho fatto anche seppellire una decina di cadaveri,; si è potuto farlo col favore della fitta nebbia. Ho chiesto per tale pietoso lavoro alcuni soldati: si offrivano tutti, spontaneamente.
Quanto sentimento in questa gente! Sono poveri morti dell’azione del 1° ottobre
………………………………………………………………….……….
Alla prossima quindicina spedirò qualche lira in meno, ma son più contento cosìDomattina in questa galleria forse si dirà la messa. Gli Austriaci oggi non tirano.
Speriamo che ci lascino tranquilli, almeno stanotte.
Bacioni a tutte. State tranquille, tra un paio di giorni sarò a riposo.
Peppo.

Mentre scrivo Della Torre sta preparando l’albero di Natale"


Tratto da “Siamo qui come le foglie – Lettere, immagini e note dal fronte e dalla prigionia 1915-1918” di Giuseppe Denti, a cura di Rolando Anni - Edito nel 1997 da Grafo

[Modificato da Enzo1966 18/12/2011 23:51]
19/12/2011 11:19
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"Imboscato"

24 Dicembre '16

"La citta' se ne frega della guerra e si diverte e guadagna a spalle dei gonzi che soffrono in trincea.
Ma a sentire la gente la rovina e' generale.E poi ...quante sofferenze!
Oltre alla paura degli aeroplani nemici,bisogna far la coda per aver latte e uova.Poveracci!!
La causa e la colpa va tutta data ai combattenti.Ma non sanno i vergognosi che lassu' si fa spesso la coda per andare alla morte?
Altro che per un po' di latte!!"

Dal Diario di Mario Ceola .

Il Francese
19/12/2011 11:26
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Herrn
Pino Seunik
5 Armee Komando
Passierschein Gruppe
Feldpost 330
Trieste, 23-XII-15

Ore 7 pom.

Mio amato e carissimo Pino,
Non avendo altra carta da lettere pel momento a casa dopro questa perché voglio scriverti oggi acciò tu la riceva per le feste. Prima di tutto ti desidero le buone feste, che il bambino Gesù faccia che presto cessi la guerra. Passile meglio che puoi. Noi qui faremo altrettanto. Per dirti la verità non mi sembra che sia Natale. Cioè Natale si ma feste nessuna. L’altro anno era più bello non è vero? Ma pazienza. Pensiamo a tutti quelli che questo sarà il secondo Natale che non fanno assieme. Noi abbiamo almeno la speranza che il prossimo Natale lo faremo assieme. Oggi venne a trovarci la S.ra Denk. Vedi, lei è fra quelli che già il secondo Natale lo fanno divisi. Ci disse che suo marito è tanto ben portante. Quattro mesi era a Vienna. Aveva preso una stanza in affitto. Dormivano su due pagliericci in terra. Erano senza sedie. Dovevano sedersi in terra. Anche lei ha sofferto abbastanza. Andrà via da Trieste perché si ammalò per tanti pensieri e perché non poteva vedersi qui. Ora è molto più rimessa e contenta d’esser ritornata. Mi raccomandò di salutarti tanto tanto. Si congratulò con me per la nascita della bambina. Mi disse che la bambina ti rassomiglia. Ora abita in via Tiziano n° 9. Disse che verrà qualche volta verso sera da noi per passare un po’ il tempo, già che noi l’accettiamo così volentieri. Oggi sono stata in chiesa a S. Antonio Nuovo. Sai ch’ero commossa quando il sacerdote mi benedisse. Scommetto che dirai. Ti commuovi per ogni piccolezza. Così sabato andrò alla S. Messa a pregare il Bambino Gesù che faccia di presto mandarmi a casa il mio caro Pino, e ringraziarlo perché fino adesso non l’andò tanto male. Chissà se tu avrai festa il giorno di Natale. Mi scriverai come passerai la festa? Ti torno a ripetere. Fa di passarle meglio che puoi. Inutile crucciarsi ed avvilirsi. Non bisogna. Bisogna pensare che il Signore vuole così e sia fatta la Sua Santa Volontà. Chissà che forse non ci vediamo dopo Natale. Forse prenderanno in considerazione che ti concederanno qualche giorno di permesso, vedendo che proprio sarebbe necessaria la tua presenza qui. Sofia fece l’istanza. Scommetto che non avresti mai pensato che le feste di Natale le farai via di casa? Ma neppur io avrei pensato di doverle passare senza il mio caro tesoruccio. Ora passiamo ad altro. Dopopranzo ricevetti la tua tripla Feldpost. Non la potei subito leggere perché era la S.ra Denk. Subito dopo che andò via la lessi con avidità. Ora ti rispondo. Io anche scrissi. Non pensar mio Pino ch’io tenevo sempre in camera la bambina per superstizione. No. Pensavo che non si deve portarla fuori di stanza prima ch’abbia d’andar a ricevere l’acqua battesimale. Ma ieri invece era in cucina. Si direbbe quasi che sapevo che tu mi scriverai riguardo a questo e t’ho prevenuto. Dunque niente superstizioni, ma soltanto una mia idea sbagliata. Credo si che potrai tenerci ambidue. Si Pino hai ragione di dirmi che non devo aver paura per ogni piccolezza. Anch’io dicevo a mie sorelle che non devono aver paura ed esse mi rispondevano. Parli tu perché non è tua, ma quando avrai anche tu, vedrai che ti farà paura. Quasi quasi avevano ragione. Ma lostesso sono più coraggiosa di loro. Sono pienamente d’accordo con te di consacrarla alla Madonna. Io ogni sera raccomando la mia bambina alla S. Vergine. A zia ho già detto la tua idea. Sono molto contenta che non ti dispiace che venga Antonia a tenere a battezzo la nostra bimbetta. La tua Rinuccia sa che il suo papà sarà contento che si abitui al ciuccioletto . Non le comoda troppo. Ma anche lasciarla piangere tanto non si può. E piuttosto che abituarla di tenerla in braccio sarebbe meglio che si abituasse col ciuccioletto. E’ già quasi abituata a farsi tenere in braccio. Non pensar che sempre le dia in bocca il ciucc. Da quel giorno che ti scrissi, ne feci solo tre. Vedi che poco lo ha in bocca. Si ho dato l’indirizzo a Spetez, ma quello vecchio alla Zucherfabrick. Egli scrisse a sua mamma che ti ha scritto ma che non riceve risposta. Ora ti racconterò un poco riguardo la nascita. Ai 22 del mese scorso mi sentivo poco bene. Non ebbi neppur voglia di andare in chiesa e feci impostare la Feldpost da Giulia. Non badai perché pensavo che essendo l’ultimo mese farà dei scherzi. Ai 23 andai su in Scorcola dalla S.ra Morterra, e non mi sentii nulla. Ai 24 invece avevo tutto il giorno Riprendo ore 9 e 3/4 pom. Male. Ma non dicevo nulla a nessuno credendo che doveva venire quel male. Al dopopranzo Venne Pina e le domandai se anche lei si sentiva male l’ultimo mese. Mi rispose di si. Io non pensai più di tanto. Verso le sei di sera andai fuori. Volevo andare in chiesa invece sentendomi male volli andare a vedere se abitava ancora in casa dove stava prima Pina quella S.ra. Non abitava più la bensì in via Manzoni N. 20. essendo tardi non andai là pensando d’andare il giorno dopo. Poi andai da mamma e le dissi che mi sentivo un po male. Mi disse che non abbai paura, che l’ultimo mese fa di quei scherzi. Alle 8 andai a casa, cenai ma non con tanta voglia ed ogni tanto torcevo il viso. Sai cosa sentivo. Una cosa che spingeva a basso. Non vedevo l’ora d’andar a dormire pensando che in letto mi passerà. Per sfortuna era Bortolo venuto sopra e non si decideva mai andar via. Finalmente andò, ed io andai a letto senza dir a nessuno ch’o male. A Giulia si dissi che non mi sento bene ma in letto invece di cessare i dolori venivano sempre più forti. Finalmente mi decisi a chiamare Giulia. Erano le 11 e ½. Le dissi che sto male se vorrebbe dormire in stanza con me. Essa disse di si. Ma visto che avevo sempre male non voleva spogliarsi. Poi disse che sarebbe meglio chiamar quella. Io non volevo. Poi si alzò mamma. Lei non sapeva cosa dirmi. Verso la mezza andarono a chiamarla. Prima in via Manzoni. Non era a casa. Allora andarono a chiamare una all’ospitale. Quando venne mi domandò se ho molto male. Dissi di si ma che mi spiace per lei che ha fatto la strada per niente. Non fa caso mi disse. Ora vedrò. Era 1 e ½. Dopo visitatomi disse. Può aver male. Verso le 3 non avrai più. Puoi immaginarti la mia sorpresa non volevo credere. Invece era vero. Dopo terminato tutto mi disse ch’ero molto brava e che sopporto il male. Non un grido, sai. Nessuno mi sentì. Sentirono bensì la bimba a piangere. Anche papà la sentì. Ecco terminato il mio racconto. Sei contento di tante ciaccole ? Ora poi devo terminare perché sono le 10 ¼, ed ho ancora di pregare. Sai papà lesse la lettera che gli mandasti. Da quello che capi non rifiuta di tener la bimba al fonte battesimale. Disse ridendo. Che veccio santolo che la gaverà. Di salute tutti bene così spero sia pure di te. Non è vero mio Pinucci? Tutti ti salutano.
Chiudo augurandoti di nuovo le buone feste. Saluti tanti e tanti bacioni dalla tua Emilia che pensa sempre a te e che ti vuol tanto bene. Ciao mio coccolo Pinucci.


Lemberg

19/12/2011 15:53
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Tutte bellissime ed interessanti testimonianze [SM=g7372].

Davide
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“Portare rancore è come bere veleno sperando che l’altro muoia.”
"Come se trata, sen tratadi."
(Proverbio Trevigiano)
19/12/2011 21:02
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25 Dicembre 1916

"Piove. Natale lo festeggiamo, amici e compagni, tutti insieme.
Oggi tutto è silenzio, in tutto il settore. Allora il fante è contento e allegro e spera che il Natale gli porti fortuna."



Tratto da “Diario di un fante- La guerra sull’Altopiano di Asiago , M.te Zebio, San Gabriele, Vodice e Bainsizza vista con gli occhi di un fante della Brg Milano” di Giuseppe Cordano, a cura di Massimo Cordano - Edito nel 1997 da SSGB
[Modificato da Enzo1966 19/12/2011 21:03]
19/12/2011 21:14
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Bellissime citazioni!
Vi segnalo a proposito di questo interessante tema l'intervento "Natale e Capodanno in trincea", pubblicato in questi giorni: www.artegrandeguerra.net/2011/12/natale-in-tempo-di-gue...

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www.artegrandeguerra.it
Le opere e gli scritti dei soldati della Prima guerra mondiale
19/12/2011 21:25
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Natale sull'Asolone

24-25 Dicembre 1917

“Ora quassù regna la calma. La “Sera Santa” raccoglie la nostra piccola folla di sopravvissuti attorno all’albero di Natale.
Abbiamo allestito in fretta un tavolo natalizio di ordinanza per le Compagnie., seppure modesto. Non è molto, visto che il tempo dei pacchi dono è passato da tempo, tanto più che i familiari a casa non hanno essi stessi di che vivere.
La volontà e il buon cuore ci sarebbero, ma mancano i mezzi. I nostri prodi assaltatori lo capiscono e forse più con le piccolezze di oggi che con la sovrabbondanza di regali di un tempo.
Il Cap. Kuehnel ha preso definitivamente il comando del battaglione d’assalto: si tratta di un ufficiale estremamente energico e di un magnifico camerata che comprende i nostri giovani, le loro debolezze e bisogni e che di tanto in tanto sa chiudere anche un occhio. Da quando mi ha tratto d’impaccio con i suoi lanciafiamme sul pendio dello Spiadoni, mi sento in dovere di ringraziarlo particolarmente.
Il giorno successivo ci riunisce tutti alla messa festiva nella chiesa di Faller, una messa di ringraziamento al buon Dio nel vero senso della parola, perché abbiamo tutti un grande conto da pareggiare con Lui….
Poi inizia nuovamente il servizio di tutti i giorni…..“


Tratto da “Elegia del Grappa – Il Monte Asolone – Battaglia per un monte – Diario di un combattente Austriaco” di Otto Gallian, a cura di Ignazio Marchioro - Edito nel 1994 da Ghedina Tassotti Ed.
[Modificato da Enzo1966 19/12/2011 21:26]
19/12/2011 23:16
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natale
Da "Guerra sulla Croda Rossa" di Oswald Ebner.

"hanno inviato anche un albero di natale ma non c'è posto nel ricovero; lo lasciamo fuori dalla parte per poi lanciarlo sulle postazioni italiane.. conserviamo solo le candeline. Con una lampadina tascabile facciamo luce verso il basso e chiamiamo ad alta voce; la vedetta nemica risponde ma non si capisce cosa dica. Auguriamo ancora Buon Natale e lanciamo in aria due razzi illuminanti.Laggiù tutto tace. Le candeline sono state distribuite e invece di ardere sui rami dell'abete illuminano ora i singoli giacigli. Tutti gli uomini sono a caccia di pidocchi..."
Mauro
20/12/2011 09:07
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25 Dicembre 1917
.... Natale! Natale vuol dire portatore di pace, ed invece lo dobbiamo trascorrere in mezzo ad una guerra accanita.
Quante famiglie rovinate, prive di tutto, esule dai propri paesi, senza pane, spossate, piangenti, avvilite ed affrante da una guerra senza fine: questo è il quadro che noi vediamo per le vie della nostra città, un tempo tanto bella e ridente, ed ora.... Questo quadro è davvero orrendo, raccapricciante, doloroso per chi ha un cuore sensibile per le miserie altrui, ed opprimente vieppiù perchè siamo impotenti a soccorrere, essendo ormai tutti ridotti in condizioni eguali, mancando in generale l'alimento per vivere....
Si vive giorno per giorno sempre col cuore in tumulto ed agitato, aspettando cose nuove e sempre con l'orribile pensiero della fame: è davvero da impazzire.... Quelli che hanno potuto fuggire in Italia patiranno disagi e stenti, perchè sono profughi, ma non come noi che giornalmente siamo in mezzo a mille e mille pericoli e senza difesa, o soggetti a requisizioni, a perquisizioni, ad internamenti se gli uomini vogliono far valere i loro diritti.
I nemici che si trovano nella mia casa cantano, suonano, mangiano, bevono, ballano; ed a me la musica fa intristire, il cuore piange, ma l'atteggiamento copre con la maschera dell'indifferenza quello che passa nell'interno. Questa è la vita attuale! Chissà che sia breve... Altrimenti!....

Dal diario di Lina Verri in Callegari di Feltre durante l'occupazione AU.
(tratto da: Dalla Marmolada al Piave di Bartoli-Fontanive-Fornaro)
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Danilo
Socio ASCeT Tessera N. 27
20/12/2011 09:48
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Alla vigilia di Natale del 1915, la mia compagnia, al comando del capitano Dragotto, venne inviata di rincalzo in località Cengia Martini dove il nemico attaccava spesso. Comandava il plotone il tenente Cadorìn. Aveva l'ordine di rinforzare la 228ª compagnia del battaglione "Val Chisone", che occupava le trincee di Punta Berrino, denominata anche Quota Nord del Lagazuoi. A poca distanza da questa posizione, tenuta dal tenente Egidio Soave, vi era uno strapiombo di 50 metri, sotto il quale sorgeva la baracca destinata ai rincalzi. Eravamo collegati alla trincea di prima linea tramite una scala di corda. Noi di rincalzo avremmo dovuto salire i cento gradini a pioli a un segnale d'allarme di coloro che stavano in alto di fronte al nemico. Gli Austriaci s'accorsero della baracca e della scala di corda e con grosse bombe a tempo lanciate o fatte rotolare tentarono per due giorni di distruggerle.

Dal diario di A. Balbinot

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... dev'essere stato come prendere d'assalto il cielo (H. G. Wells, descrivendo la Guerra sulle Dolomiti)
::: (Socio ASCeT Tessera N. 20/2007) :::
20/12/2011 19:49
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Vigilia di Natale 1915 sul Carso

Una necessaria (breve) premessa: l'autore del diario, un romagnolo mazziniano e repubblicano è un acceso anticlericale....per cui leggete quel che segue .....con "comprensione"

Vigilia di Natale 1915

"Ciocchetti era diventato in quei giorni aiutante maggiore e fece gli onori di casa del Comando del battaglione, ove il maggiore Gognetti convitò a turno gli Ufficiali, riserbando il pranzo natalizio solo alle personalità più in vista del nostro mondo.
Naturalmente la Scuola di Guerra e la stampa non potevano mancare.
Ciocchetti aveva fatto l’albero di Natale con un palo pieno di bracci di fil di ferro e con i doni più inverosimili: mozze di sigari, bottoni, pezzuole da piedi (sporche), una dentiera di uno scheletro austriaco e simili. E volle che comprassimo i biglietti per l’estrazione a sorte dei simpatici doni.
Anche le trincee avevano fatto toilette : l’arguto e magrissimo Foà aveva innalzato un gran cartello con gli auguri in tedesco. Gli austriaci risposero con un altro cartello.

Ma tutta la nostra allegria, tutto il nostro spirito erano falsi. Servivano a riempire il gran vuoto di quell’esilio, di Natale, nel mondo della morte!
Si ha un bell’essere cinici, spregiudicati, fatalisti, e che so io: ma il primo Natale in trincea si ricorda, si ricorda per tutta la vita, sia pure una vita di lotta infernale.
Morire quel giorno, per esempio, che pensiero insopportabile! Immaginavo già il mio necrologio: con la fede dei forti…nel santo giorno di Natale, il Cielo….i genitori addolorati, ma orgogliosi..……. sensibilissimi al delicato pensiero del Padreterno di farlo morire in quel bel giorno…
…………………………………………………………………………………………………………………………………
Ma dunque fummo da compatire se dopo la violenta allegria del giorno mentre il vespro illanguidiva l’immenso Carso , io e Ciocchetti in un angolo di terra rossa confondemmo lacrime e pensieri accorati verso tanti uomini in arme, amici o nemici.
…………………………………………………………………………………………………………………………………

Per fortuna l’intensa vita di azione , l’incrollabile fiducia nella causa della patria, lo champagne, il poker, le donne, la filosofia, il cameratismo (ognuno per la sua parte) resero ben rare le giornate di Natale".


Armando Lodolini –Quattro anni senza Dio – Vol. 1 – Il diario di un ufficiale mazziniano dalle trincee del Carso alle Giudicarie
[Modificato da Enzo1966 20/12/2011 20:28]
21/12/2011 20:29
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Notte di Natale sul Monte Vies (1916)


"Un’altra montagna mi riempì d’amore e di sgomento in una notte indimenticabile: la notte di Natale 1916. Il tenente Colonnello Chicco, comandante del battaglione Alpini Ivrea mi invitò ad andare con lui a sentire la messa di Natale sul Monte Vies presidiato dai suoi Alpini.
Accettai con entusiasmo e prima di sera lo raggiunsi in Val Molini dove aveva il suo comando.
Da qui partimmo a cavallo di solidi muli, io, lui, il cappellano, un paio di guide e il servente del prete, che portava una cassetta con il corredo per celebrare la messa.
La notte era io scurissima, gelida, tempestata di stelle così lucenti come quelle che i bambini sognano per illuminare le notti nelle quali nasce Gesù.
Il Colonnello Chicco era un genio (nel senso mitologico) del monte: lo dominava come dominava imperiosamente i soldati; e l’uno e gli altri amava più della sua vita.

[…….]
Traversammo con la testa china sul collo delle bestie un fantastico “tunnel” nella neve. Mi spiegò che l’aveva dovuto far scavare alcuni giorni prima in un’immensa valanga che aveva sepolto il sentiero, e, purtroppo, alcuni alpini.
“Col sole di Maggio ritroveremo i loro cadaveri” mi disse con tremito nella voce.
Ma poi, ridendo : “Per questa notte non c’è pericolo; fa troppo freddo”. E infatti io morivo assiderato sul mulo.

[…….]
Senz’altri incidenti arrivammo sulla cresta tra i due Vies. Ah che freddo!
Ci precipitammo nella baracca del comando della linea, dove ci accolse una stufa deliziosa e la camaraderie caratteristica degli alpini.
Ma ormai era mezzanotte e bisognò tornare all’aperto per assistere alla messa. I preparativi erano già finiti e parecchi alpini (non troppi) si preparavano al sacrificio. E, dietro l’esempio del colonnello, bisognò levarsi anche il passamontagne.
Tuttavia il momento era indiscutibilmente bello e solenne anche pei non credenti.

[…….]
Il cappellano borbottava tra i denti la messa, non so se preso dalla commozione o dal freddo. Qualche colpo di fucile echeggiava chiaro, senz’ira.
La messa finì in breve, mentre il bruciore delle orecchie gelate mi spegneva gli impeti spirituali. Dopo, il celebrante fece un discorsetto d’occasione, rammentando in fretta Dio, la patria, la famiglia. Ma dopo parlò il colonnello……
“Figlioli, vi ringrazio di essere intervenuti alla messa.

[…….]
Come vostro papà vi ringrazio per quello che avete fatto e di quello che dovrete fare se il nemico che è dall’altra parte non si vergognerà finalmente di insultare Iddio e di gettargli contro il sangue delle sue vittime”
[…….]
La baracca tiepida tornò ad accoglierci per un fragoroso simposio di torta e di spumante.
Mentre il calore tornava a ristabilire il mio equilibrio psichico, io pensavo a quei nemici dall’altra parte che “insultavano Iddio e gli gettavano in faccia il nostro sangue” No, no !! Il colonnello non poteva pensarlo davvero; bisognava dirlo , sì, bisognava odiarlo questo nemico barbaro e inestinguibile, ma il nemico….o quei disgraziati selvatici ruteni e transilvani che ignoravano perfino l’esistenza dell’’Italia? Fortunati i nostri soldati che erano il popolo delle settimane di maggio!!
Eppure se in quella notte avessi potuto parlare ai miei soldati, sarei stato anch'io un maestro d’odio. Allora mi parve di scorgere nel frizzante nitore dello champagne il sogghigno d’un diavoletto danzante; il proibito odio alla guerra.
Così finì quella memorabile notte di Natale, che, probabilmente, non si ripeterà più nella mia vita.



Armando Lodolini –Quattro anni senza Dio – Vol. 2 – Il diario di un ufficiale mazziniano dalle trincee del Carso alle Giudicarie
[Modificato da Enzo1966 21/12/2011 20:31]
22/12/2011 22:14
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25 Dicembre - Natale

"Giorno di intimo compiacimento nel godimento dei miei soldati giacenti a letto, ancora contorniati di fiori, di ornamenti, di piante e di bandiere: circondati da tutto il personale di gradevole compagnia, e confortati da trattamenti speciali....
... La nostra mensa fu lietissima. Gli ufficiali feriti, convalescenti, per mia disposizione furono nostri commensali. Regnò il massimo buon umore, sorretto dal più schietto spirito di cameratismo. Sarà indelebile nel mio animo il ricordo di questi giorni.
Sono rientrato in camera all'una dopo mezzanotte: le mitragliatrici di Val Costeana, qui sul fianco delle Tofane, martellano maledettamente, quasi a ricordarmi ancora in questo momento che la tragedia permane incessante, notte e giorno, e che la nostra momentanea gaiezza fu un sogno, una lieta parentesi, e non altro...."


Maggiore Medico Nicola Ragucci
(fonte: Ospedale da campo 040 di Cortina - Nicola Ragucci) - A cura di Paolo Giacomel-Paolo Gaspari Editore
[Modificato da Enzo1966 22/12/2011 22:16]
03/01/2012 15:23
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Natale in prigionia
Un po' in ritardo, ma credo comunque interessanti
Ciao, Berghem66

i.imgur.com/0YlAd.jpg
i.imgur.com/9Snaa.jpg
15/12/2012 22:12
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Natale al fronte - Wehinachten im Felde

Riapro questa vecchia discussione, dato che siamo ormai vicini alla festività e per farlo scelgo un brano di Felix Hecht von Eleda, il difensore del Cavento. Il brano in questione e' invece ambientato nelle Giudicarie, sul Nozzolo:


"23.XII (1915)
Nel pomeriggio arrivano i doni di Natale per gli ufficiali con bellissime cartoline di auguri; ci riuniamo sul Nozzolo Grande ove c’è un grammofono: suoniamo delle canzoni popolari e le cantiamo in coro. Sera orrenda di nebbia e neve. I soldati mi fanno gran pena in questa tetraggine fredda; vorrei potere colmare il loro cuore di conforto!"


Tratto da "Diario di guerra dal Cadria e dallo Stivo" del Ten. Felix Hecht von Eleda - edito da Soc. di studi trentini di scienze storiche.
[Modificato da Enzo1966 15/12/2012 22:13]
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