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COMMENTO DELLA PRIMA LETTERA AI CORINTI

Ultimo Aggiornamento: 04/05/2019 17:13
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09/12/2011 21:43
 
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1 Corinti 11, 17-26


La messa, prima di tutto



- Oggi riceviamo dalle scritture un grande insegnamento, che corrisponde esattamente alla situazione in cui ci troviamo: la messa, che è la grazia più grande che possiamo ricevere. La messa prima di tutto, principio di ogni cosa perchè nella messa c'è tutta la bontà e misericordia di nostro Padre. Per cogliere bene questo insegnamento ci facciamo proteggere dalla Madonna, che all'annuncio dell'angelo ha "iniziato bene", offrendo tutta la sua persona. Chiediamo perdono per tutti i peccati che derivano dal non mettere la messa prima di tutto, cioè per tutte le nostre proteste, violenze, accuse verso il fratello.


- Il vangelo di oggi ci parla di Pietro, che entra nel luogo del sacrificio d'amore di Gesù ma non ha il coraggio di stare fino in fondo col Signore. Cerchiamo di non correre questo rischio, cerchiamo di celebrare la messa con tutto il cuore, senza resistenze. Il vs 21 della lettera dice: "Ciascuno, infatti, quando partecipa alla cena, prende prima il proprio pasto e così uno ha fame, l'altro è ubriaco". Lo sbaglio è in quel "prima". Un "prima" che anche noi diamo a tante cose che rischiano di diventare più importanti della messa e di dividerci. La messa, oggi e sempre, ci dà la grande opportunità di (ri)cominciare. Nelle cose della vita non si può tornare indietro, ma col Signore si può sempre ripartire: prima di tutto, la messa. Se viviamo tutto quello che impariamo a messa, la vita diventa buona. E' un regalo immenso, dal quale dobbiamo sentirci consolati. La messa è innanzi tutto imparare a smettere di dare la colpa agli altri (al Padreterno, a chi ci sta vicino, a chi ci governa, ecc.); poi, è imparare a chiedere perdono e a dire a tutti "pregate per me".

La parola della scrittura non invecchia mai; è sempre buona e sempre ci sorprende. Mette in evidenza i nostri errori, e anche i regali che Dio ci ha fatto e che noi non abbiamo saputo accogliere. La messa poi ci dà l'opportunità di fare la comunione col Signore, di diventare una cosa sola con Lui. Il brano della lettera stasera riprende le parole del vangelo: "Questo è il mio corpo, che è per voi". E' una frase bellissima, che esprime la misura immensa del voler bene. La nostra vita è stata nutrita e consolata dal bene che il Signore ci ha voluto per mezzo di tante persone. Poi dice anche: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue". Vuol dire che il Signore è disposto a dare tutto purchè ci sia questa alleanza, questo volersi bene. Quando si entra in una casa e si vede gente che si vuol bene, si vede subito che c'è qualcuno che ha speso la sua vita per amore. Il sacrificio d'amore è molto fecondo. Qualsiasi sia il problema che oggi ci turba, abbiamo la possibilità di entrare nella pace perchè qui si celebra il sacrificio d'amore di Gesù.

Sia benedetto il Signore che ha messo vicino a noi delle persone che, imitandolo, hanno fatta diventare bella la nostra vita. Di qui usciamo più protetti, perdonati, incoraggiati a ricominciare.


19-5-97 1 Corinti 11, 27-34; Gv 18, 28-32 (Giovanni)

(Quarant'ore)



Eucarestia: un banchetto che il Signore ha preparato per i peccatori.



- Ringraziamo cordialmente il Signore per questa giornata di luce e di pace che ha concesso ai nostri cuori un momento di tregua. Tutto concorre al bene di coloro che amano il Signore. E' stata bellissima la festa di Pentecoste e intenerisce il cuore la possibilità di prolungare il dono in queste 40 ore. Le Sacre Scritture di oggi tengono ancora il nostro cuore legato al mistero della Santa Eucarestia. La presenza di Padre Alfonso collega l'Eucarestia di questa sera non solo al cielo, cosa che avviene tutti i giorni, ma a tutte le terre violentate e ferite che lui come missionario porta nel cuore. Chiediamo al Signore di vincere tutti gli istinti di orgoglio, vanità e violenza che si annidano in noi. Il Signore si è fatto piccolo piccolo per noi, e quando lo si guarda per ore nel frammento di pane esposto sull'altare non si può che percepire la nostra lontananza e il nostro infinito bisogno della sua misericordia.


- Il testo di questa sera è molto noto e temuto in ordine alla legittimità di cibarsi del corpo del Signore. "Chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna" (vs 29). Quasi tutti i credenti che si accostano alla Comunione di frequente, senza la possibilità di confessarsi spesso, sentono questo problema (sprattutto gli anziani). E' chiaro che in questa severa ammonizione ognuno di noi può mettere ogni suo peccato. Dobbiamo tenere sempre presente che la Santa Eucarestia ha un potere sanante: è un banchetto che il Signore ha preparato per i peccatori. Purtroppo manca una netta distinzione fra peccato veniale e peccato mortale, e allora come fare? Si possono individuare due situazioni particolarmente gravi che farebbero avvicinare in modo indegno all'Eucarestia: 1) l'orgoglio con presunzione di giudizio; 2) le divisioni in ogni ambito.

Ricordando che l'Eucarestia è un banchetto che il Signore ha preparato per noi, e il mistero di Cristo che si è fatto così piccolo per noi, capiamo bene che ognuno è chiamato ad un atto severo di umiltà. Noi siamo qui perchè abbiamo bisogno di essere salvati, perchè siamo impari davanti ai compiti che ci sono stati assegnati. Questa disposizione dell'anima può consentire una certa pace.

Stare qui a considerare la piccolezza di Gesù, fa pensare in modo nuovo alle parole di oggi, che esprimono questo banchetto come un giudizio. La Messa è il giudizio più grande e radicale che Dio abbia donato agli uomini. Se non ci riconosciamo peccatori, il Signore non è venuto per noi. Siamo peccatori ed accettiamo il giudizio del vangelo con pace perchè il Signore ci guarda con compassione. Che grande gioia che il Signore anticipi a questa sera il suo giudizio, ci perdoni e ci salvi. Tanto quanto accettiamo giorno per giorno il giudizio del vangelo, tanto ci avviciniamo a Lui. Il giudizio del vangelo è una grande corsa che il Signore fa verso di noi. La salvezza è la delicatissima opera che il Signore ogni giorno compie sulle nostre anime; egli ricolma la nostra vita d'amore, e con questo ci salva. Venendo a Messa, con Cristo si può morire e con Cristo risorgere: è necessario quindi fare un bel discernimento della nostra vita. Bisogna lasciare scendere nelle nostre coscienze e nella nostra storia la parola buona. Questa è la nota forte che riceviamo. Domani ci sarà il dono del Signore che si divide fra tutti, oggi c'è questo corpo spezzato nel sacrificio della croce per raggiungere tutti. E' un segno supremo dell'amore di Dio che si fa sacrificio per salvarci. Dio è venuto a visitare tutti, e nella pienezza dei tempi, ha mandato suo Figlio che si è spezzato sulla croce per noi.



20-5-97 1 Corinti 12, 1-11; Gv 18, 33-40 (Giovanni)

(Quarant'ore)


Doni diversi, ma un solo Spirito



- Anche oggi, per grazia di Dio, siamo insieme e vogliamo lodarlo e benedirlo per il bene ricevuto. La presenza di due presbiteri figli di questa terra ci ricorda la fecondità della fede dei padri e la continua custodia dei beni di Dio. Le 40 ore di adorazione, dopo la Pentecoste, sono un momento privilegiato in cui possiamo gustare e vedere la relazione fra Spirito ed Eucarestia. Il brano della lettera ai Corinti oggi ci tiene in modo forte dentro la festa della Pentecoste. A noi è chiesto di tornare alla consapevolezza umile e piena del dono di Dio. Dobbiamo chiedere perdono per tutte le volte in cui abbiamo lasciato inaridire qusto dono nel nostro cuore, anzichè farne una sorgente di carità fraterna.


- Chiediamo al Signore che riempia di consolazione cuori e case. Tutti ne abbiamo bisogno. La più semplice solidarietà è consegnarci reciprocamente alla misericordia di nostro Padre. Dalle Scritture si trae la serena certezza che il Signore è con noi. In Paolo il Signore dice che se siamo qui e possiamo dire che Gesù è il Signore, allora abbiamo la fede, siamo cristiani, abbiamo lo Spirito Santo. Questo è molto importante perchè a volte si tende, per angoscia, a mettere in dubbio tutto, facendo della fede un atto troppo nostro. Invece anche la fede è, prima di tutto, cosa di Dio, un regalo che Egli ci ha fatto. Il fatto semplice di essere qui ci conferma che il dono dello Spirito l'abbiamo ricevuto. E' una buona notizia che si può passare ad altri. Può darsi, poi, che questo dono l'abbiamo tradito. Ma si può cantare al cuore di un fratello triste che l'amore di Dio non dipende da noi. A volte siamo tentati di pensare che tutto sia un'illusione, ma noi anziani abbiamo il compito di rassicurare gli altri che non c'è niente da temere perchè siamo tutti figli di Dio. Ci sono doni diversi, ma c'è un solo Spirito: questa è la situazione dei Cristiani. I doni fanno si che ogni persona sia un riflesso del Signore. Tutti insieme, ciascuno con l'ineffabile bellezza del suo mistero. Persino i grandi drammi dell'esistenza danno bellezza alle persone. Tutto è opera di Dio e quindi tutto nella vita è stupendo. Siamo noi che, con i nostri occhi cattivi, non lo vediamo. I doni splendidi che abbiamo ricevuto bisogna "ri-regalarli". Tutto quanto abbiamo deve diventare celebrazione della carità. La vita è il grande gioco di Dio dove ciascuno ha una parte importante. Ci sono molte "energie" date, spese, ma è l'unica energia di Dio che opera tutto in tutti. L'azione di Dio è la carità. La Messa ci consegna alla vita, la sua energia continua anche fuori. La preghiera è la raccolta delle nostre ferite, ma non è possibile distruggere l'opera di Dio: il male non può vincere il bene. Il desiderio di fare emergere i doni deve diventare il desiderio di tutti. Solo Dio può fare nuove tutte le cose. Lui non ha scelto né la via della sgridata, né la via della paura, ma ha scelto la notizia buona. Bisogna essere portatori di buone notizie, rifiutarsi di dire male, sempre. Ci vuole genialità, intelligenza spirituale per scovare la "perla" in ogni persona, in ogni occasione. Dobbiamo diventare appassionati ricercatori della perla preziosa.

21-5-97 1 Corinti 12, 12-26; Gv 19, 1-7 (Giovanni)



Siamo membra di un unico corpo, il Cristo


- Abbiamo un dovere di riconoscenza verso il Signore per tutto, e in particolare per le celebrazioni dei giorni scorsi e per le parole che ogni giorno ci rivolge attraverso la Scrittura. Nella preghiera di Gesù, il dono dello Spirito fa di noi un cosa sola in Dio. Tutto questo è affidato alla operosità, ma anche alla fragilità della vita di tutti i giorni. Chiediamo che il Padre ci protegga con la sua misericordia. Oggi la Scrittura ci mostra i nostri peccati più gravi, quelli che segnano la distanza dalla Pasqua di Gesù. Dobbiamo sempre ricordare che tutto nasce dal grande sacrificio d'amore del Figlio, davanti al quale chiediamo perdono per tutti i nostri peccati, particolarmente per quelli contro la carità e per tutto quello che ha disturbato e compromesso la vita serena dei nostri fratelli.


- Testo molto legato al cap 11 (andare insieme alla mensa). Gli ultimi versetti dicono che il modo con cui Dio compone il corpo è quello di dare maggiore onore a chi ne mancava. C'è un "di più" per il bene di tutto il corpo. Le "membra che ne mancavano" sono "coloro che non hanno" del cap precedente. Quelli che non hanno bisogno sono tenuti ugualmente nel corpo. Si possono trovare esempi nelle Scritture: la storia di Giuseppe e Beniamino: Giuseppe dà a tutti una porzione, ma a Beniamino la dà più abbondante.

- Le parti del corpo sono tutte vive: ricorda il Vangelo quando il padrone forza tutti ad entrare perchè la sala sia piena. La pienezza è il corpo di Cristo. Ricorda anche la vite e i tralci.

- Preziosa la lettura parallela col vangelo della Passione. Nel vs 26 dice:"Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme". L'unione parte da un fatto di passione. La base della "composizione" è il "compatire" insieme. Gesù, con la sua passione, è l'elemento unificante.


- Al vs 7 ("A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune") c'era una moltiplicazione di parole che non aiuta; direbbe:"la manifestazione dello Spirito è data a ciascuno". La traduzione sembra voglia dire che siccome c'è qualcosa da costruire insieme, ciascuno deve collaborare. Ma "utilità comune" non va bene, non è il bene comune quello che si deve realizzare. Oggi l'equivoco si acuisce; dice infatti: "per formare un solo corpo"; sembra cioè che il corpo ci sarà perchè noi lo formeremo. In realtà il testo sottolinea che si parte dal corpo di Cristo, nel quale siamo stati battezzati. Si tratta quindi di fedeltà al proprio essere, perchè la realtà della nostra comunione esiste già, prima di noi. Non dobbiamo formare qualcosa, ma non possiamo spezzare qualcosa che c'è già. Il primo esempio ci dice che attentare alla comunione non serve, non ci si può tirare fuori. L'autoesclusione è un "peccato".che non può portare a niente. Sarai fastidioso, farai stare male tutti, ma non puoi autoescluderti. Questo è il dono di fondo, il punto di partenza che è Cristo. Il giudizio sta nella nostra fedeltà al dono della comunione d'amore. Anche il matrimonio non si costruisce: è obbedienza al dono che è il nostro essere. Poi certo c'è anche un elemento costruttivo, che edifica tante belle cose, però è Dio che opera tutto in tutti. Il rischio è fare dipendere da noi il gioco (bravo/non bravo). Sono poi segnalati nel testo altri due "peccati": il totalitarismo (il corpo è tutto occhio, o tutto orecchio ecc ) ed il divisionismo (divisione interna violenta, io non ho bisogno). La ricostruzione della coscienza cristiana è mettersi nelle mani di Dio, recuperare il nostro vero essere, che è la condizione di figli di Dio. Questa è la meravigliosa realtà nella quale viviamo.


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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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