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MEDITIAMO LE SCRITTURE (Vol 4) Anno B

Ultimo Aggiornamento: 04/12/2012 08:06
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27/11/2012 08:11
 
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padre Fernando ArmelliniMovimento Apostolico - rito ambrosianoMovimento Apostolico - rito romano
Non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta

Il popolo del Signore viveva di una infallibile certezza di fede: l'osservanza dei comandamenti lo rendeva una fortezza inespugnabile. Nessuna potenza né umana e né angelica lo avrebbe potuto sconfiggere, sottomettere. La non osservanza dei comandamenti lo rendeva invece schiavo anche di una mosca. Dei minuscolo insetti lo avrebbero potuto devastare il suo territorio e provocare calamità e disastri senza numero. Israele sa questo e nella preghiera chiede al Signore il perdono.

O Dio, nella tua eredità sono entrate le genti: hanno profanato il tuo santo tempio, hanno ridotto Gerusalemme in macerie. Hanno abbandonato i cadaveri dei tuoi servi in pasto agli uccelli del cielo, la carne dei tuoi fedeli agli animali selvatici. Hanno versato il loro sangue come acqua intorno a Gerusalemme e nessuno seppelliva. Siamo divenuti il disprezzo dei nostri vicini, lo scherno e la derisione di chi ci sta intorno. Fino a quando sarai adirato, Signore: per sempre? Arderà come fuoco la tua gelosia? Riversa il tuo sdegno sulle genti che non ti riconoscono e sui regni che non invocano il tuo nome, perché hanno divorato Giacobbe, hanno devastato la sua dimora. Non imputare a noi le colpe dei nostri antenati: presto ci venga incontro la tua misericordia, perché siamo così poveri! Aiutaci, o Dio, nostra salvezza, per la gloria del tuo nome; liberaci e perdona i nostri peccati a motivo del tuo nome. Perché le genti dovrebbero dire: «Dov'è il loro Dio?». Si conosca tra le genti, sotto i nostri occhi, la vendetta per il sangue versato dei tuoi servi. Giunga fino a te il gemito dei prigionieri; con la grandezza del tuo braccio salva i condannati a morte. Fa' ricadere sette volte sui nostri vicini, dentro di loro, l'insulto con cui ti hanno insultato, Signore. E noi, tuo popolo e gregge del tuo pascolo, ti renderemo grazie per sempre; di generazione in generazione narreremo la tua lode (Sal 79 (78) 1-13).

Gesù oggi preannunzia la distruzione di Gerusalemme. Israele deve chiedersi, deve interrogarsi, è obbligato a farsi un vero esame di coscienza per scorgere se nel suo cuore vi è l'osservanza dei comandamenti oppure si vive senza e contro di essi. Se si scopre di coscienza retta, pura, santa, giusta, nulla dovrà temere. Se invece la sua coscienza è sporca di peccato, allora sì che dovrà riflettere, per convertirsi e ritornare nella fedeltà all'alleanza giurata. Le parole di Gesù non vanno fatte cadere.

La storia testimonia che esse si sono compiute alla lettera. Lo attesta anche il fatto che il tempio di Gerusalemme, al contrario delle altre volte, non è stato mai più ricostruito. Oggi di esso esiste solo il "muro del pianto". Questa testimonianza della storia ci deve condurre a due verità: Gesù è vero profeta del Dio vivente. La sua parola si è puntualmente avverata, compiuta, realizzata. Israele era veramente nel peccato. Se così non fosse stato, mai Gerusalemme sarebbe stata abbandonata da Dio.

Poiché Gesù si è rivelato vero profeta - ancora oggi la storia dice il vero su di Lui - le se parole sono di Dio, sono di quel Dio che i figli di Israele ancora oggi adorano. Ora come si fa ad adorare il vero Dio e rifiutare il suo vero profeta? Come si fa a dichiararsi fedeli ascoltatori del Signore e rinnegare colui che ha portato la vera parola di Dio sulla nostra terra, parola perfetta, santa, vera, immutabile, cui nulla si deve più aggiungere, dal momento che il mistero è stato rivelato nella sua interezza e globalità? La storia obbliga. Essa conduce necessariamente alla fede in Cristo Gesù. Per questo occorre però un cuore libero, sincero, puro, senza inganno. Abbiamo bisogno di una mente che non si lascia irretire da alcuna falsità interpretativa, esegetica, ermeneutica.

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