fanatici.
Non è privo di fascino questo “Fanatico”, anche se soffre per colpa di tanti piccoli difetti che non possono sollevare più di tanto il giudizio su un corto che rimane sostanzialmente un esercizio di stile, e neppure troppo ben riuscito.
Elenchiamo i vari punti più o meno a sfavore:
1.la mia eterna nemica, la Voce Narrante.
Mostrate!, dico sempre io Non limitatevi a raccontare con le parole! Se avete qualcosa da dire, lasciate che siano le immagini a farlo per voi! In fondo, state facendo del cinema, no? Che dell’immagine fa il suo punto di forza.
Niente mi toglie dalla testa l’idea che in questo corto la voce poteva essere completamente eliminata senza che la pellicola ne avesse tratto alcun peggioramento, anzi. Sarebbe bastato concentrarsi di più sul tormento del protagonista, amplificare le sue ossessioni, il suo rovello interiore, evitando le fumose metafore verbali – che in generale non sono servite a rendere più chiara la storia – e sostituendole con azioni, fatti, oggetti. In effetti, noi sappiamo di avere a che fare con un Fanatico solo perché la Voce continua a ripetercelo, mentre le immagini non lo fanno con altrettanta precisione, limitandoci a descrivere un uomo che più che trascinato dalle proprie ossessioni e dai propri desideri irrefrenabili sembra piuttosto una persona nervosa o snervata, che non sa che fare, che si annoia e gira su e giù senza uno scopo.
2.Anche la dimostrazione pratica del Fanatismo non è poi così convincente (sembra più di essere davanti ad un ossessivo-compulsivo, o un paranoico): ci sono solo alcune foto in uno sgabuzzino, nessun comportamento da invasato o altro; e inoltre tale dimostrazione giunge quando la Voce ci ha già spiegato tutto, privando le immagini ( quella lunga, troppo lunga, troppo didascalica carrellata sui fogli di giornale) di tutto il loro possibile significato. Né migliora la situazione il vino, o il taglio della barba. Paradossalmente, visto che la Voce ci ha già detto tutto, si finisce per concentrarsi di più sulle cose marginali, nell’attesa che la storia si decida a fare qualche progresso. Ad esempio: perché il fanatico indossa il giubbetto dentro casa? O perché non si toglie la schiuma da barba dal viso quando ha finito di radersi?
3.Gesù strappato. Troppo didascalica come metafora. E per quale motivo un fanatico di Gacy e di Hitler dovrebbe avere una immagine di Gesù in camera? Inoltre, a leggere la sinossi la critica è verso la religione che ci impone di essere in un certo modo, non permettendoci di essere chi vorremmo essere veramente. Ma se non sbaglio il Fanatico aspira ad essere un assassino; non è un po’ fuori luogo come portatore di messaggi anticlericali?
Ma ovviamente, anche se io preferisco concentrarmi prima sui punti oscuri, come ho detto all’inizio questo filmato non è da buttare, anzi. L’atmosfera di ansia, di frustrazione – sebbene non mostri niente della parte Fanatica del personaggio – è ben realizzata. Il culmine viene ben raggiunto nella scena in cui la telecamera ruota su se stessa: buon modo di comunicare il tempo che passa sempre uguale a sé stesso, anche se io avrei evitato di far sparire il personaggio durante il primo passaggio, visto che non ha nulla a che fare con il resto del messaggio comunicativo l’ho trovato inutilmente distraente.
E anche la voce Narrante, con quell’apparente distacco, non è da buttare. Si lega bene all’atmosfera, senza essere troppo invasiva. In effetti, non nego che la VN possa essere utile a chi deve ancora prendere familiarità con le tecniche di narrazione più specifiche del genere, e in questo caso devo dire che non ne sono stato disturbato più di tanto (ma la prossima volta, via!).
Ininfluente il suicidio, ma gradevole il finale “a sorpresa” con la rivelazione della ciclicità del tutto. A mio parere si sarebbe dovuto puntare di più su questo, andava maggiormente spiegato. In effetti, (punto 4) quando all’inizio del corto si vede la porta chiudersi da sola a chiave, confesso di essermi ritrovato smarrito. Chi chiude a chiave il Fanatico? E per quale motivo? Egli inoltre sembra accettare la cosa con assoluta noncuranza, cosa impossibile in quanto sia che sappia sia che ignori chi sia stato a chiudere la porta, di certo non credo se ne resterebbe seduto come niente fosse. E oltretutto, come si può parlare di una metafora della routine quotidiana quando il personaggio non è immerso in una situazione quotidiana, ma è stato appena segregato all’interno di quella stanza?
Personalmente avrei preferito illustrare i tentativi del Fanatico di uscire da lì, in un dialogo con il suo sequestratore, durante il quale il Fanatico avrebbe svelato le sue idee, le sue ossessioni, i suoi desideri, solo per scoprire alla fine che chi lo aveva chiuso lì dentro era stato solo un altro se stesso (o un’altra parte di sé). La ciclicità si, forse è interessante, ma di nuovo sposta il focus dell’attenzione verso un nuovo elemento del quale nessuna scena aveva fatto presagire l’esistenza, e che in fondo ha poco legame con le ossessioni. Si vive ossessionati, ci si uccide perché Gesù ci impedisce di essere ciò che siamo, e poi si ricomincia da capo? E il senso di tutto questo? E inoltre, se fuori dalla porta c’è un altro noi che poi ci sostituirà, perché egli imprigiona sé stesso? E perché poi finisce per prendere il suo posto portando avanti all’infinito questo stato di cose? Chiedo venia, ma non ho davvero capito. Siate chiari, siate semplici, siate concisi.
Concludo, prima di diventare troppo prolisso, e prima di dare l’impressione di essere cattivo. Come ho detto, nonostante una scarsa chiarezza nella storia e nei suoi intenti, il corto rimane fascinoso. Non si tratta di un prodotto scadente, tutt’altro. Andrebbe soltanto presa maggior coscienza di dove si vuole arrivare e con che mezzi, possibilmente ricercando anche una chiarezza maggiore. Non dubito infatti che la metafora sia chiara nella mente del suo autore, anzi. Magari il suo intento era proprio quello che ho descritto io qui sopra, e cioè il mostrare un personaggio chiuso in una stanza che è in realtà la sua mente, della quale egli è prigioniero (di se stesso) poiché la morale etc etc lo costringono a farlo, fino all’autodistruzione. Ma se le cose stanno così forse il modo col quale questa è stata comunicata non ci ha aiutati a comprenderla pienamente ed immediatamente.
Non un invito a lasciar perdere, dunque, ma invece ad insistere, facendo leva sulle proprie potenzialità.