Sudamerica - Seconda parte

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Gugovaz
00martedì 2 luglio 2002 13:30
altre cascate per voi... anzi per l'esattezza una sola cascata, il "Salto Angel" la cascata più alta del mondo con i suoi 974 metri di salto... (anche se alcune fonti riportano 1054 metri... sempre tanti sono...!)


questa volta un'avventura vera per uomini (e donne) duri, dallo stomaco di ferro, dalle coronarie di ghisa e dallo spirito di adattamento grande come uno stadio...[SM=x44452] [SM=x44452]
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"Se si vivesse senza motivi, nè paradisi per cui soffrire, semplicemente perchè siamo vivi, sapendo sempre di morire, la Matematica della Risata, la Gaia Scienza dell'Ironia alla speranza naufragata potrebbe ancora mostrare una via, a questa vita navigata potrebbe ancora mostrare..."

Luca

Moderatore di Chiacchiere in libertà nell'IPERCAFORUM
Moderatore di Relazioni sociali nell'Ipercaforum
co-Moderatore di Vecchie glorie nell'Ipercaforum

[Modificato da Gugovaz 02/07/2002 14:54]

Gugovaz
00martedì 2 luglio 2002 13:53
Stavolta...
...inizio dalle foto...

perchè le parole non sempre bastano a dire tutto...






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[Modificato da Gugovaz 02/07/2002 14:54]

Gugovaz
00martedì 2 luglio 2002 14:02
seconda premessa



anche la cartina è utile per orientarsi in questo caso...
la città ove risiedevo è mostrata qui come "Ciudad Guayana" (si trova sopra la A di Venezuela...
un altro luogo che verrà citato è Ciudad Bolivar (leggermente ad ovest... vicino alla L, mentre il salto Angel (citato sulla cartina in azzurro come Angel falls) è a sud, verso il confine con Brasile e Guyana, subito sopra la scritta Gran Sabana...


bene ...ora avete tutti i riferimenti e si può partire...

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Gugovaz
00martedì 2 luglio 2002 14:14
era da tempo che, con i colleghi di lavoro, pensavamo di prenderci una giornata di fuga e di evasione dall'acciaieria che occupava i nostri giorni, le nostre notti, i nostri sabati e le nostre domeniche...

e fra i vari luoghi, che richiedevano un po' più di qualche ora di tempo libero, quello che ci attirava di più era ovviamente il salto Angel...
la decisione era presa... bisognava solo organizzare...
facile direte voi... sì... forse in Italia con le nostre organizzatissime agenzie di viaggi...
ma lì è tutto un altro mondo... ogni agenzia aveva la sua offerta con prezzi variabilissimi...
alla fine, dopo analisi e ricerche approfonditissime, restavano due alternative, sempre della durata di due giorni e mezzo, una con partenza dalla nostra ciudad guayana, con un vecchio DC3 Dakota (sì, prorpio lui, l'eroico superstite della grande guerra) ed un'altra da ciudad bolivar (a 90km da noi) con un volo non meglio identificato...
siccome ogni giorno vedevamo quel sobbalzante trabiccolo (il DC3) decollare ed atterrare e conoscevamo i rischi ad esso connessi (un incidente "normale" circa ogni tre giorni, uno grave almeno ogni dieci...) decidemmo, all'unanimità di scegliere l'altra possibilità dicendo... tanto peggio di questo...

ERRORE!!!
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Gugovaz
00martedì 2 luglio 2002 16:16
atto secondo - il viaggio
e così un bel venerdì pomeriggio, opportunamente scelto in modo che coincidesse col giorno di paga degli operai: questo faceva sì che a partire dalle 14.00 non un'anima vivente fosse presente e soprattutto cosciente di quello che avveniva nell'impianto essendo tutti a bere e gozzovigliare...
dicevo un bel venerdì pomeriggio, ricaricati i telefonini e preso il minimo indispensabile (costume da bagno, maglietta extra e ricambio), l'allegra brigata di viaggiatori (6 giovani esploratori) si dirigeva alla volta di Ciudad Bolivar, fremendo nell'attesa dell'avventura che s'andava a cominciare...
si giunge all'Aeropuerto Internacional senza intoppi (quella strada era troppo conosciuta da tutti per fornire sorprese) davanti al quale si trova l'aereo con cui l'aviatore americano Jimmy Angel, avventuriero e cercatore d'oro, a causa di un atterraggio di fortuna, negli anni 20 scoprì la famosa cascata...
entrammo dunque nell'aeroporto (uno stanzone torrido) e cercammo il banco della nostra linea aerea che brillava per la sua assenza... chieste opportune informazioni ad un rappresentante di una delle altre compagnie ci dissero di rivolgerci al bar dell'aeroporto stesso...:-/
trovammo finalmente un omino che, con ampio sorriso e deferente cortesia, ci condusse in un altro stanzino, ancora più caldo del precedente ed affollato con una cinquantina di presunti turisti...
egli prese i nostri biglietti e dopo veloce controllo ce li restituì assieme ad una targhetta di plastica lurida pomposamente chiamata "boarding pass" dicendoci di aspettare circa un quarto d'ora che si sarebbe partiti...

fantastico...!!

sulla pista, accanto ad un altro, immancabile DC3 (di una altra compagnia però...[SM=x44455] ) faceva bella mostra di sè un bel DC9 scintillante... che, a occhio avrebbe dovuto trasportare noi e il resto della vociante comitiva nel cuore più selvaggio ed inestricabile della selva...

(avevo omesso di dire prima che, comunque, l'aereo è l'unico modo per raggiungere la zona della cascata, chianmata Canaima, visto che non vi sono nè strade nè piste nè nulla d'altro...)

dopo una decina di minuti, una hostess in immancabile minigonna chiamava i passeggeri invitandoli ad imbarcarsi perchè la partenza era ormai prossima...
WOW! ci accodammo e, saliti a bordo, la ragazza chiese il nostro boarding pass (il pezzetto di plastica lercia...), lo guardò e con un sorriso da far sobbollire gli ormoni ad un pezzo di marmo ci disse che quello non era il nostro volo... ma come? ci avevano detto di aspettare che ci avrebbero chiamato per imbarcarci, essendo quello l'unico aereo della compagnia quello DOVEVA essere il nostro aereo per Canaima... intanto era giunto anche il pilota che, molto affabilmente, ci disse che quell'aereo stava per andare all'isola Margarita e che mai e poi mai avrebbe potuto andare a Canaima, neanche volendo perchè non avrebbe potuto atterrare...
un veloce sospetto attraversò la nostra mente... ci avevano subaffittato alla compagnia del DC3 lì accanto...
inatanto, con breve conciliabolo via radio, il pilota aveva chiamato un assistente di terra che ci prese in consegna, scusandosi per l'equivoco e dicendo che stavano aspettando uno dei piloti ma i nostri aerei sarebbero stati pronti entro poco...
un po' frastornati, all'inizio non cogliemmo appieno il significato di quel plurale buttato lì e, indicandogli il solito DC3 chiedemmo se per caso quello sarebbe stato il nostro aereo... "Claro que no, señores!" rispose sorridente... "aspettate pure al bar, solo pochi minuti" e scomparve...

ci guardavamo in giro cercando di vedere e di capire quale sarebbe stato il nostro mezzo di trasporto ma, a parte due vecchi catorci di una presunta "Fuerza Aerea Venezolana" non c'era altro in vista...
concludemmo che probabilmente il nostro volo doveva ancora atterrare...
cosí andammo a farci una bella birra fredda e poco dopo soggiunse nuovamente il nostro omino che, felice, ci comunicó che il nostro volo era pronto sulla pista e che potevamo dare a lui i boarding pass...
uscimmo sulla pista e l'unica cosa che vedemmo erano due aeroplanini, tipo Piper, monomotore adatti al trasporto di 4 passeggeri l'uno... il nostro volo... altro che Dakota traballante... quei cosi non li avrebbe voluti nemmeno uno sfasciacarrozze abusivo...
uno dei colleghi disse "ragazzi, guardate il carrello..." due tubi del gas da 3/4 di pollice tenuti insieme da un paio di bulloni ed una fascetta tenavano assieme quella che aveva tutta l'aria di essere la ruota di un carrello del supermercato...

"omadonninadeidolori..." fu l'esalazione che ci uscí... ma ormai eravamo in ballo, i piloti, Pancho Villa e Rodolfo Valentino, con un gran sorriso ed una sudaticcia stretta di mano ci dissero di salire a bordo, 3 per apparecchio, che saremmo partiti subito...

era quel subito che ci terrorizzava... avremmo voluto dilazionare diciamo di una ventina d'anni, ripensarci, tornare indietro e prendere il vituperato Dakota, cosí tanto piú grande, solido e robusto...
ma ormai eravamo in ballo e toccava partire..
e cosí, sobbalzon sobbalzoni, con inquietanti cigolii e ancor piú inquietanti pacche del pilota sulla strumentazione di bordo, si decolló... durata del volo 90 minuti, altezza media stimata 300 metri sopra la cima degli alberi, sopra di noi il cielo equatoriale in tutto il suo azzurro dvanatio a noi il miraggio di Canaima sotto e per centinaia di chilometri tutto attorno solo alberi, selva, e null'altro che selva ed alberi...
qualcuno di noi giá vedeva i titoli sui giornali "tecnici italiani dispersi nel cuore della selva amazzonica - senza esito le ricerche", altri tentavano di informarsi sulla fauna sottostante ed il pilota, felicissimo, diceva "oh, sí... ci sono tutti gli animali, soprattuto giaguari, scimmie e serpenti... di qui non passa mai nessuno, neanche gli indios vivono qui perché non c'é abbastanza acqua..."
finalmente il mare verde sottostante cominció ad ondularsi ed il pilota ci comunicó che ormai mancava poco, infatti dopo circa un quarto d'ora vedemmo i primi "tepuy" (le tipiche montagne della zona, con le pareti quasi verticali e dalla cima piatta, come si puó vedere dalle foto) edun piccolo spiazzo, praticamente uno slargo nella foresta... "l'aeroporto" disse il pilota...
in effetti c'era un'area sgombra dagli alberi, con una striscia di asfalto affiancata da due strisce di terra battuta ed una casupola...
con perizia da kamikaze il pilota si tuffó verso la pista esibendosi in uno splendido atterraggio "a canguro" che distrusse completamente i giá provati stomaci dei non piú troppo allegri turisti... ci saluto cordialmente dicendoci che doveva ripartire subito perché non poteva viaggiare col buio non avendo fari e disse che sarebbe tornato a prenderci dopo due giorni...


in un modo o nell'altro eravamo arrivati nel cuore della foresta...
giá... ma ora?

[SM=x44456]
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[Modificato da Gugovaz 02/07/2002 17:17]

Gugovaz
00mercoledì 3 luglio 2002 16:38
atto terzo - primi contatti
l'aereo si era allontanato sobbalzando e scoppiettando ed intorno a noi, a parte lo spiazzo del, diciamo così, aeroporto non c'era assolutamente nulla...
suoni e rumori della foresta, il sole che cominciava a calare rapidamente (e da quelle parti pochi minuti dopo che è calato è già buio pesto...) ma esseri umani... NISBA...

intravedemmo una casupola fra gli alberi sui cui c'era scritto "Parque Nacional Canaima - Churum Meru - Auyuantepuy - Informaciones" ma la casupola era desolantemente vuota... leggemmo tutti gli avvisi, i cartelli le regole e le direttive sperando di trovare un indizio, una spiegazione e, soprattutto, il nostro "albergo"...
una cartina sbiadita dal sole cercava di mostrare l'area e, individuato un sentiero abbastanza percorribile che si inoltrava nel denso della foresta e notato che, secondo detta cartina la direzione era quella di strutture di accoglienza decidemmo di seguirlo...

invero il luogo era molto affascinante ma i raggi del sole ormai basso non riuscivano ad infiltrarsi ed il buio avanzava....
ovviamente nessuno aveva pensato a portarsi una torcia...

comunque dopo circa mezz'ora di camminare si cominciò a sentire un rumore diverso dalla solita colonna sonora di insetti, sembrava un motore di automezzo... c'era qualcuno...
infatti dopo pochi minuti incontrammo un fuoristrada che veniva in direzione opposta il cui autista si sorprese non poco nel vederci lì...
gli dicemmo cosa era successo e che al centro accoglienza non c'era nessuno... si fece una sghignazzata e disse che probabilmente l'incaricato si era allontanato per andare a caccia dimenticandosi di mettere il cartello con gli orari della navetta (il suo fuoristrada) per la zona alberghi...
ci diede il benvenuto e ci condusse tranquillamente all'albergo informandoci lungo il percorso sulle bellezze e sui pericoli del luogo...
l'albergo erano in realtà capanne basse di legno e paglia, molto rustiche e caratteristiche, che servivano a ridurre al minimo l'impatto ambientale e poi, se c'era bisogno di qualche riparazione, la materia prima era tutta a portata di mano, senza dover aspettare mattoni e cemento dalla città...
l'unica parte con un minimo di muratura era il ristorante... ma della cena parleremo dopo...

ci diedero comunque 2 capanne (devo dire carine ed accoglienti dotate anche di luce elettrica), ci mostrarono la doccia a noi dedicata (una canna per innaffiare attaccata ad un ramo... la temperatura dell'acqua variava con quella esterna...) ed i bagni, leggermente decentrati (circa 100metri )...
ci informarono che da lì a un'ora ci avrebbero offerto un coktail e spiegato il programma dei prossimi giorni e poi avremmo potuto cenare... nel frattempo se volevamo potevamo fare un bagno nella laguna per rinfrescarci...

naturalmente volevamo... un bagno in una laguna nel cuore dell'amazzonia... WOW!!! il cielo sullo specchio d'acqua era d'oro e di fuoco e si rifletteva nel cristallo limpido dell'acqua... una pacchia assoluta... il viaggio era stato sì un po' traumatico ma ora eravamo davvero in paradiso... ed i prossimi giorni sarebbero stati anche meglio... ne eravamo sicuri...
:risata: :risata: :risata: :risata:
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Gugovaz
00venerdì 5 luglio 2002 16:23
atto quarto - la prima sera
rinfrancati e rintemprati nel corpo e nell spirito dal bagno in laguna e dal paesaggio che si apre davanti a noi... ci rechiamo al meeting/cocktail per conoscere i dettagli dei nostri 2 giorni in mezzo alla selva...

il cocktail era di 2 tipi... un normale aperitivo a base di frutta leggermente alcolico e quello garantitoci assolutamente tipico indio.. con solo una piccola modifica per renderlo più conforme ai gusti dell'uomo "moderno"...

noi... uomini di mondo, avvezzi a mille battaglie, sopportatori di richieste allucinanti, rudi e temprati dal fuoco e dal gelo.... ovviamente ci buttiamo sul coktail della selva e col nostro bel bicchierone colmo di liquido fresco e colorato ci accomodiamo per sentire il programma, sorseggiando beatamente ogni tanto...

brevemente... il programma per il giorno dopo prevedeva la sveglia alle 5,00 (dico alle CINQUE!) per poter risalire il fiume con la tipica canoa di legno, passare oltre l'isola delle orchidee ed arrivare nei pressi della base del salto che con breve camminata nella foresta si poteva facilmente raggiungere, mentre il secondo giorno prevedeva il sorvolo della cascata ed una gita ad un'altra cascata della zona molto caratteristica, poi il rientro alla civiltà...

mostrate alcune diapositive, invitava tutti i presenti ad accomodarsi al ristorante per la cena...

già... accomodarsi per la cena... se solo fossimo riusciti ad alzarci... il cocktelino così fresco dissetante e dall'aria innocente aveva tranciato di netto le gambe a tre di noi che faticavano non poco a stare in piedi cominciando a ridacchiare...
mah... sarà l'aria pura, l'emozione, la tensione... non siamo abituati...
solo dopo venimmo a scoprire che la bevanda oltre a succhi di frutta tropicale conteneva rum, gin, ed un distillato di piante locali che da solo faceva solo 60°... un po' di zucchero ed un goccio di birra... et voilà come ti stendo il bevitore...[SM=x44452] [SM=x44452]

comunque in un modo o nell'altro ci accomodiamo al nostro tavolo dove vengono serviti antipasti vari in quantità veramente enorme... tutte cose tipiche e buonissime... la yucca, le banane fritte, un'insalata col mango verde, poi una scelta fra pesce e pollo alla brace, un assaggio di capibara, riso, fagioli neri, e altre cose ancora fra le quali una ciotolina contenente delle piccole sferule nere...
uno fa: "Toh, guarda... il caviale"
"sì, come no... in mezzo all'amazzonia ti danno il caviale"
"ma sì, dai sarà la versione locale... chiediamo, no..."
appunto... si chiede al cameriere che con un bel sorriso dice solo "Bachacos"

"t'è vist... pirla... l'è minga cavial...!!"
"no ma è qualcosa di simile..."
" beh... màngel, alùra...!"
"ma sì dai cosa vuoi che sia... se ce l'hanno messo qui vuol dire che si mangia"
"e poi chissenefrega... saranno uova di qualche altro pesce qui della laguna o del fiume..."
"giusto... dai dammelo qui che ne prendo un po'..."

nel mentre che i due più coraggiosi si prendevano una bella cucchiaiata di questi fantomatici bachacos, altri due sommesamente e sottovoce chiedevano ad un altro cameriere ulteriori delucidazioni sulla natura di questa roba...

avute le spiegazioni e ritenutele soddisfacenti si mettono con interesse ad osservare i due valorosi che con la punta del cucchiaio cercano di acchiappare qualcuna di queste palline che tentano di rotolare per il piatto... ci riescono e le portano alla bocca con fare deciso...
"mah.. hanno un sapore un po' amarognolo... ma non sono male... sembrano fritti o slatati in padella perchè sono croccanti...."

"beh... allora... voi non le assaggiate?"
"certo... ma voi volete sapere cosa sono?"
"dai su..."
"beh.. il ragazzo ha detto <.vientres de hormigas.> (tradotto: addomi di formiche... [SM=x44504] ) ma se dite che sono buoni... ve li lasciamo tutti...!"

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[Modificato da Gugovaz 05/07/2002 17:26]

Gugovaz
00lunedì 8 luglio 2002 17:01
atto quinto - avanti verso il passato
è l'alba... anzi prima visto che il sole sorgerà solo verso le 6,30...

la grande avventura sta per iniziare...
dopo una solidissima colazione a base di frutta tropicale, succhi vari, uova, pane, caffè, senza stranezze varie... ci si avvia baldi e pimpanti verso la laguna dove alcune piroghe intagliate nei tronchi degli alberi tipici della foresta ci aspettano...
ognuna di esse può portare una dozzina di persone, tutti uno dietro l'altro su una panchetta di legno duro, ci avvisano di non fare movimenti troppo bruschi perchè per sua natura (luuunga e streeeetta) potrebbe avere la tentazione di rovesciarsi... ci danno un salvagente e si parte... prima a colpi di pagaia, poi, un po' più al largo, con il solido rombo di un motore che non sarà avventura a contatto con la natura ma è tanto comodo per risalire la corrente...

siamo in mezzo ad una strada di acqua, sormontata da un cielo verde viste le rigogliose fronde degli alberi... si sentono versi strani che ci vengono detti come strilli di scimmie che si avvisano del nostro passaggio, si vedono farfalle splendide di colori incredibili, con qualche bottarella di cu.lo vediamo anche due tucani... finchè non attracchiamo ad un'isola... è l'isola detta delle orchidee, ora dovremmo percorrer un breve tratto a piedi mentre la piroga risale alcune rapide ed intanto attraverseremo, novelli esploratori, la giungla...
le guide ci dicono di non allontanarci dal sentiero, non tanto per i pericoli che sull'isola sono piuttosto scarsi, quanto perchè due metri nel folto della selva ti inghiottono, ti disorientano, tutto ti sembra uguale e sei irrimediabilmente perso...
l'isola mantiene davvero fede al suo nome e si vedono effettivamente splendide orchidee nel loro ambiente naturale insieme ad un'aria di fascino e mistero che il becero occidentale che è in noi si aspetta da un momento all'altro l'apparire di Tarzan...

dopo un'oretta scarsa si raggiunge di nuovo la piroga e si prosegue sempre più lontani dal mondo e sempre più immersi nella natura... di fronte a noi si staglia maestosa ed inquietante la sagoma dell'Auyuantepuy, la cui base è la nostra meta, avvolta in una nebbiolina che le guide dicono che è il vapore prodotto dall'acqua che cade e dalle forti correnti aeree che si creano attorno alla montagna...
prima di arrivare però si deve ancora scendere per risalire un'altra rapida ma stavolta siamo noi, dotati di robuste funi intrecciate con fibre di alberi del luogo a tirare su la piroga (che pesa come una betoniera carica) per quel centinaio di metri sufficenti a far superare la parte più vorticosa delle rapide...
mentre ci riprendiamo ansimanti chiedendoci se sia stato un caso o se a tutti venga riservato questo extra vediamo spuntare dal nulla della foresta, silenziosi e velocissimi, due indios con archi, frecce, cerbottane...

un attimo di timore si impadronisce del gruppo mentre i due si mettono a gesticolare ed a vociare in un idioma assolutamente incomprensibile...
si tenta un rapido approccio in spagnolo con uno dei due mentre l'altro si avvicina a quelli che sono sulla riva del fiume e li strattona con forza sorprendente per una persona di statura decisamente bassina continuando a vociare parole incomprensibilie e ad indicare il fiume...
guardiamo senza vedere nulla, non vediamo neanche la nostra guida e sinceramente non è per nulla chiaro cosa stia succedendo... uno che tenta di ribellarsi agli spintoni alzando la voce e tornando verso il fiume viene spintonato ancor più rudemente...
in quel momento ad una decina di metri dal luogo dove ci trovavamo poc'anzi l'accqua esplode in un ribollire di schiuma ed urla terribili...
poi lo vediamo anche noi... un bel coccodrillo famelico che aveva appena acchiappato una preda che all'inizio non identifichiamo ma poi ci dicono essere una scimmia che spinta dalla curiosità per la nostra presenza si era troppo avvicinata al fiume ed è finita come spuntino per il rettilone...
e lo spuntino potevamo essere noi...
i due indios intanto continuavano a parlare indicando il folto della foresta... visto che ci avevano appena salvato la vita non pensavamo certo che volessero cucinarci in pentola quindi si decide di seguirli cercando di capire, a gesti, dove volessero portarci...
lo scoprimmo ben presto... neanche 5 minuti dopo infatti una radura si apre davanti a noi, ed una decina di capanne di paglia e foglie con bimbetti ignudi che scorazzano felici, alcuni maialini (?) ed altri animali razzolano assieme a loro...
ci viene incontro un uomo più anziano, forse il capo del villaggio, che finalmente in spagnolo ci dice di non preoccuparci, che sono amici, non hanno intenzione di farci del male e ci offre da bere in segno di benvenuto...
intanto spiega che i suoi cacciatori erano appostati lungo il
fiume per cercare qualche preda, scimmie o pesce quando hanno visto il coccodrillo avvicinarsi a noi e nella concitazione, dovendo fare in fretta prima che accadesse qualcosa, hanno parlato solo nella lingua natìa...
volete non brindare con chi vi ha appena salvato la vita?
ed infatti si brinda con un liquido dolce e zuccherino composto da succhi di frutta fermentati e linfa di alcuni alberi...
lascia una splendida sensazione, quasi inebriante, e viene accompagnato da una specie di tortilla saporita ed invitante...

si mangia senza chiedere e si fanno anche i complimenti alle cuoche...

inanto sono riapparse anche le guide che, informate degli eventi, sbiancano ed implorano di non dire nulla alla sede... non era mai capitato in anni che in quel tratto ci fossero coccodrilli...

comunque tutto è bene quel che finisce bene... salutiamo i nostri amici indios e proseguiamo verso la cascata...
:fcane: :fcane: :fcane:
:)
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[Modificato da Gugovaz 08/07/2002 18:49]

Franz rex
00lunedì 8 luglio 2002 17:42
Continuo ad esaltarmi...
Pure l'incontro ravvicinato con il caimano! [SM=x44519] [SM=x44519] [SM=x44519]

Non voglio che mi anticipi nulla, ma se dovessi leggere che hai visto da vicino un giaguaro (cosa difficilissima)...Morirò di invidia. Mi verrà un travaso di bile.

[Modificato da Franz rex 08/07/2002 18:47]

Gugovaz
00martedì 16 luglio 2002 14:18
si riprende...
dopo qualche giorno di assenza, se vi va, si riprende la narrazione...


[SM=x44520] [SM=x44520] [SM=x44520]
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Gugovaz
00martedì 16 luglio 2002 14:42
atto sesto - la cascata
di nuovo sul fiume....
di nuovo muri di alberi e selva tutto intorno...
solo il borbottio sommesso del motore ed i suoni ormai classici della foresta che ci accompagnano...
dopo un po' si attracca ad un pontile di legno e la guida ci comunica che da lì si proseguirà a piedi per circa un'ora per arrivare alla cascata...

all'inizio il sentiero è abbastanza agevole, basta stare attenti a qualche radice un po' troppo vivace che lo attraversa e rischia di far inciampare ma dopo un po' la vegetazione già folta si infittisce e si vede solo qualche raggio di sole far capolino qua e là... poi si comincia a salire, dapprima lentamente e costantemente ma gli ultimi 400 metri sono davvero ripidi e sembrano non finire mai...
invece, improvvisamente, come tutto è improvviso da queste parti si apre una radura, uno slargo chiuso da un grosso masso da un lato e, lì accanto, la parte rocciosa... a picco sopra di noi, così ripida e verticale che quasi gira la testa a guardare in alto...
la cascata... il mitico salto è lì... si gira attorno al masso per salirci sopra un po' più agevolmente e si viene sommersi da uno spray di goccioline finissime e continue... infatti l'altezza del salto è tanta e l'acqua invece non troppo che circa a metà caduta comincia a frazionarsi e dividersi fino a diventare un tutt'uno con l'aria....
una nebbia liquida in cui tutto appare lattescente e bagnato.... l'umidità è così elevata che raramente si vede la cascata nella sua intierezza, c'è sempre qualche nuvola attoorno alla cima o nella gola (perchè siamo in fondo ad una gola anche se non ce ne siamo resi conto).
il sole in questo punto sembra un'entità astratta e sconosciuta... probabilmente batte per non più di qualche ora all'anno e le pareti della montagna sono ricoperte di muschi ed altre piante strane, mai viste prima che colorano la rociia di verdi chiari e scuri, di grigio, di arancione e di rossiccio....
bellissimo... emozionante.... ed immaginiamo già domani quando la sorvoleremo con un aeroplanino...[SM=x44519] [SM=x44519]

così si affronta il ritorno che sappiamo non sarà breve... ma fortunatamente senza inconvenienti e pure divertente quando scendiamo le rapide sul la canoa-tronco...

la sera solida cena, qualche drink e e poi... a prepararsi per l'ultimo giorno...
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