Lividi e ferite sul cadavere.
l'Osapp: «Arrivò così a Regina Coeli».
Min.La Russa difende i Carabinieri (presunti assassini)
Caso Cucchi, è polemica
I PM indagano per omicidio
Omicidio preterintenzionale il reato ipotizzato.
Appelli bipartisan sul giovane morto dopo l'arresto: «Verità»
Stefano Cucchi
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«LE OMBRE UCCIDONO» - «Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha perso una buona occasione per tacere»
è la replica del segretario del Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria, Donato Capece.
«Ha detto che non ha elementi per dire come andarono i fatti connessi all'arresto di Stefano Cucchi,
però sostiene che l'intervento dei carabinieri è stato corretto. Su quale basi lo dice? Chi sarebbe stato scorretto, allora?» chiede Capece.
Sulla stessa linea Leo Beneduci, segretario generale dell'Osapp, il secondo sindacato della polizia penitenziaria, secondo il quale, «secondo fonti attendibili,
Stefano sarebbe arrivato a Regina Coeli direttamente dal tribunale già in quelle condizioni, e accompagnato da un certificato medico che ne autorizzava la detenzione, come di solito si fa in questi casi».
L'Osapp protesta con Michele Santoro, per come è stato trattato il caso ad Annozero.
«Quali rappresentanti di un'istituzione autorevole che qualcuno tenta di annientare strumentalizzando il "caso" - prosegue Beneduci - siamo disgustati da una
vicenda grave che sta via via assumendo le fattezze di un fatto politico e che rischia di disonorarci:
come per il caso Bianzino, il caso Aldovrandi».
«TROPPI SILENZI» - Netta la presa di posizione la
Camera penale di Roma:
«Non può essere consentito, non può semplicemente accadere, che Stefano Cucchi abbia potuto subire una fine così orrenda mentre era sotto la tutela prima della polizia giudiziaria che lo ha tratto in arresto; poi del pubblico ministero del giudice e del suo difensore di ufficio nel corso della udienza di convalida; poi ancora della direzione del carcere di Regina Coeli; poi dei medici del penitenziario e quelli del reparto controllato all’ospedale Sandro Pertini». «Lo scandalo - scrive in una nota l’organismo di rappresentanza degli avvocati, presieduto da Giandomenico Caiazza - è che questo ragazzo abbia
subito questo pestaggio mortale, con segni orrendamente evidenti sul corpo e sul volto, senza che nessuno di coloro che hanno avuto contatto con lui abbia sentito - a quanto risulta a tutt’oggi -
il dovere innanzitutto morale di conoscere la verità, e comunque di segnalare immediatamente e con forza la evidenza dei fatti».
«VERITA' E LEGALITA'» - «Verità» è la parola d'ordine usano da molti in queste ore. «Verità. Naturalmente verità. Verità e legalità per tutti, ma proprio tutti: in fondo è semplice» si legge in un corsivo di Ffwebmagazine, il periodico online della
Fondazione Farefuturo presieduta da Gianfranco Fini, all'indomani della pubblicazione voluta dalla famiglia del giovane deceduto delle foto del cadavere:
«Uno Stato democratico non può nascondersi dietro la reticenza degli apparati burocratici
Perché verità e legalità devono essere "uguali per tutti", come la legge.
Non è possibile che, in uno Stato di diritto, ci sia qualcuno per cui questa regola non valga: fosse anche un poliziotto, un carabiniere, un militare, un agente carcerario o chiunque voi vogliate.
Non può esistere una "terra di mezzo" in cui si consente quello che non è consentito,
in cui si difende l'indifendibile,
in cui la responsabilità individuale va a farsi friggere in nome di un "codice" non scritto che sa tanto, troppo, di omertà tribale».
«Nell'esprimere tutto il mio cordoglio alla famiglia del giovane Stefano Cucchi in questo momento di profondo lutto e di terribile dolore, auspico vivamente che da parte di tutti i soggetti coinvolti si impieghi il massimo sforzo nel fare chiarezza al più presto sull'intera vicenda» è l'auspiscio del
Ministro della Gioventù, Giorgia Meloni.
«VIA LE SCHEGGE DEVIATE» - Anche dall'opposizione si sono levate voci contro quanto accaduto.
Per
Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del PD, le foto del corpo di Cucchi «orribilmente deturpato da evidenti percosse, destano orrore». «Il governo deve fare tutto quanto in suo potere perchè si arrivi presto a conoscere la verità su questa vicenda umana sconcertante e per ora misteriosa».
«Lo Stato non può avere paura di se stesso- sottolinea invece Luigi De Magistris, europarlamentare dell'IdV -, non può temere di individuare e punire quei corpi estranei e parassitari che pure ci sono al suo interno, tra le forze dell'ordine che svolgono un lavoro prezioso per il Paese.
Identificare e allontanare queste
schegge deviate è l'unica risposta per garantire la fiducia dei cittadini verso le istituzioni e la giustizia, oltre che per proteggere la credibilità di quanti operano con coraggio per la sicurezza comune fornendo un servizio prezioso a noi tutti».
L'APPELLO A NAPOLITANO - «Presidente Napolitano, le foto diffuse ieri coraggiosamente dalla famiglia di Stefano Cucchi meritano verità e giustizia» chiedono infine in un appello inviato al capo dello Stato
i giovani della Fgci, l'organizzazione giovanile del Pdci, e dei Giovani Comunisti del Prc.
«Gli italiani, tutti, hanno bisogno di avere fiducia nelle forze dell'ordine e nel rispetto della legalità da parte di chi è chiamato a far sì che non venga mai violata»
dice Marina Sereni, vicepresidente dei deputati PD.
Fonte: Corriere della Sera - 30 ottobre 2009
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L'ispettore dei cappellani delle carceri:
"Stefano non è caduto dalle scale"
News:
- Cucchi, pm: omicidio preterintenzionale
Mobilitazione per la verità e polemiche
Approfondimenti:
- Il padre di Stefano: lotterò fino all'ultima goccia di sangue per sapere la verità
- Don Ciotti: ripensare al sistema carcerario
- Caso Cucchi, la madre di Aldrovandi: "Chiarezza subito!"
- Dossier Morire di carcere: 146 decessi nel 2009
ROMA (30 ottobre) - Il caso di Stefano Cucchi, il giovane morto in carcere a Regina Coeli a 6 giorni dall'arresto
e trovato con il corpo martoriato, dice chiaramente che
«c'è stata una superficialità collettiva».
Monsignor Giorgio Caniato, ispettore dei cappellani: «bisognerà
fare luce su una grave vicenda che si doveva evitare»,
parlando con l'Adnkronos, non può ignorare le immagini del giovane morto dietro le sbarre.
«Le botte gliele hanno date sul serio e anche forte.
Non è certamente caduto dalle scale».
Avendo alle spalle tanti anni di lavoro con i carcerati di San Vittore, monsignor Caniato può fare alcune supposizioni:
«il ragazzo è stato picchiato per un motivo specifico.
Potrebbe essersi trattato di un regolamento di conti e la mia è solo una supposizione o per un motivo di puro istinto.
Si può pensare a tutto, ma certamente c'è stata una superficialità collettiva - ribadisce l'ispettore dei cappellani -
Una certa responsabilità della struttura ci deve essere».
Fonte: Il Messaggero 30 10 2009
L'immagine del corpo martoriato di Stefano Cucchi diffusa dalla famiglia
E "morto da solo"
dopo una trafila attraverso i medici del Palazzo di Giustizia, quelli del carcere di Regina Coeli e dell'ospedale Fatebenefratelli e conclusa al "Sandro Pertini"
senza che la famiglia potesse mai riuscire a visitarlo
Fonte: Ansa
Link all'articolo che porta in allegato le foto choccanti di Stefano Cucchia . . .
Fonte: CNR Media
Altre foto sull'articolo di TGCom . . . (LINK)