I casi Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi : violati Diritti umani

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Etrusco
10mercoledì 28 ottobre 2009 17:09
Uccisi da chi doveva custodirli

MUORE 31ENNE IN CARCERE.



Cronaca

Morte sospetta in carcere. Dieci giorni fa Stefano Cucchi viene arrestato per possesso di un piccolo quantitativo di droga, entra nel carcere romano di Regina Coeli per non uscirne più:
il corpo del 31enne è coperto di lividi, ha il volto tumefatto, i genitori sono sconvolti, non hanno avuto neppure la possibilità di vederlo nei giorni dell'agonia, quando era ricoverato nel reparto detentivo dell'ospedale Pertini.

"Voglio sottolineare il fatto che quando mio fratello è uscito di casa coi carabinieri dopo la perquisizione della sua abitazione stava bene e camminava con le sue gambe e non aveva nessun segno sul viso
- sottolinea a CNRmedia Ilaria, sorella di Stefano Cucchi - la mattina dpo c'è stato il processo per direttissima e mio padre ha visto che Stefano aveva il viso gonfio.
Ai miei genitori è stato comunicato il sabato successivo che mio fratello era stato ricoverato in ospedale, per tre giorni non li hanno fatti entrare, prima dicendo che non c'era l'autorizzazione del carcere, poi che non c'erano i medici.

L'epilogo giovedì: intorno alle 12.30 i carabinieri si presentano a casa di mia madre per notificarle il decreto del pm per l'incarico del consulente d'ufficio per l'autopsia per il decesso di mio fratello.
Così i miei genitori scoprono che Stefano è morto, all'alba.
Mio fratello sapeva che stava morendo, aveva chiesto anche una Bibbia.
Ci hanno vietato di stargli accanto, non ci hanno spiegato cos'è successo e perché è morto.
Ora lo Stato ci deve rispondere ".


"Siamo cauti, aspettiamo che la magistratura faccia le sue indagini, collaborando con la polizia penitenziaria e si farà chiarezza sul caso - spiega a CNRmedia.com Donato Capece, Segretario Generale del SAPPE sindacato agenti polizia penitenziaria- La polizia penitenziaria è garante dell'incolumità fisica dei detenuti, ma bisogna tenere presente che siamo in una situazione emergenziale, dove le carceri scoppiano e sicuramente, man mano che si restringono gli spazi, aumentano i problemi della convivenza dei detenuti".
Una rissa fra detenuti, quindi ipotizza il dottor Capece, ma allora come si fa a condurre un'indagine fra galeotti?
"Ci sono molti detenuti che collaborano e se qualcuno ha visto, parlerà" non è rischioso rientrare in cella dopo aver fatto la spia?
"No, perché la polizia carceraria ha il potere di controllare chi l'aiuta", se è così, dovrebbe essere anche in grado di evitare un pestaggio mortale: "No, perché c'è il sovraffollamento: una guardia controlla 100 detenuti, è impossibile vigilare su tutto e comunque aspettiamo le indagini".

Di diverso avviso l´avvocato Fabio Anselmo che si occupa del caso e che ne ha già seguiti due simili: quello di Federico Aldrovandi, a Ferrara e di Riccardo Rasman a Trieste: "Se si fosse trattato di una rissa fra detenuti dovrebbero esserci dei detenuti arrestati e degli indagati.
Noi non diciamo che siano state le guardie carcerarie, mi risulta che il direttore del carcere abbia detto che il ragazzo stava già male quando è entrato
- spiega il legale a CNRmedia.com -
Noi ci chiediamo perché un ragazzo di 31 anni viene affidato allo Stato in regime custodiale, quindi è in una situazione di minorata difesa ed è in totale balia dello Stato, dato che al momento dell'arresto si perde la libertà personale e lo Stato ha un completo obbligo di tutela, entri un buona salute e ne esca morto.

E poi ci chiediamo perché ai familiari è stato impedito di sapere nulla e, siccome è morto dopo diversi giorni in ospedale, perché gli è stato negato di vedere in punto di morte la sorella e i familiari più stretti".


Si tratta di un reato, conferma il garante dei diritti dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni: "Aver impedito ai genitori di far visita al figlio moribondo è un reato ed è di una gravità estrema - ribadisce a CNRmedia.com - E' previsto dall'ordinamento che si consenta ai parenti di visitare il malato anche quando è in stato di detenzione e se gli è stato vietato per evitare che possa parlare e raccontare quello che gli è successo, è un reato di occultamento.

Gli è stato proibito di denunciare i suoi aggressori".

In questi casi come si muove: "Trasferisco tutti i dati alla magistratura, sia in presenza di un reato, ma anche nell'ipotesi di un reato".
Ma com'è morto Stefano Cucchi? "In effetti non si sa, il referto dell'autopsia non c'è ancora - spiega l'avvocato Anselmo - non abbiamo avuto l'autorizzazione a fare le foto al cadavere, i genitori non hanno potuto parlare neppure con un medico dell'ospedale. Il corpo non presenta lesioni vitali, ci sono segni di traumi, ha due vertebre fratturate non consequenziali, una lombare e una sacrale, avrebbe avuto perdite di sangue dalla schiena e il volto tumefatto, raccontano i familiari che l'hanno visto per il riconoscimento all'obitorio".

Francesca Sassoli

CNRmedia 27/10/09


Altre fonti:

Dazebao - Roma. Detenuto muore al Pertini in circostanze misteriose
Mercoledì 28 Ottobre 2009 15:54


RaiNews24 - Morte sospetta a seguito di un fermo di polizia

Etrusco
00mercoledì 28 ottobre 2009 20:27
La morte di Stefano Cucchi necessita risposte
di Patrizio Gonnella e Luigi Manconi

La morte di Stefano Cucchi avvenuta all’ospedale Pertini (reparto detentivo) richiede un immediato chiarimento. Trentunenne, di corporatura esile, arrestato pare per modesto possesso di droga il 16 ottobre scorso. Al momento dell’arresto da parte dei carabinieri, secondo quanto riferito dai familiari, stava bene, camminava sulle sue gambe, non aveva segni di alcun tipo sul viso.

La mattina seguente, all'udienza per direttissima, il padre nota tumefazioni al volto e agli occhi.
Non viene inviato agli arresti domiciliari, eppure i fatti contestati non sono di particolare gravità.

Dal carcere viene disposto il ricovero all’ospedale Pertini. Pare per “dolori alla schiena”.
Ai genitori non è consentito di vedere il figlio.
L’autorizzazione al colloquio giunge per il 23 ottobre ma è troppo tardi perché Stefano Cucchi muore la notte tra il 22 e il 23 ottobre.
I genitori rivedono il figlio per il riconoscimento all’obitorio e si trovano di fronte a un viso devastato.
Ai consulenti di parte è stata negata la possibilità di fare le fotografie di quel viso.

Una morte tragica, sospetta che richiede risposte
dalla magistratura, dall’amministrazione penitenziaria,
dai carabinieri, dai medici del Pertini e dalla Asl competente.

Poniamo noi alcune domande e vorremmo che ci fossero le risposte:

1) Che traumi presentava Stefano Cucchi e chi glieli aveva provocati?

2) Perché è stato ricoverato all’ospedale Pertini?

3) La morte è dipesa dalle possibili violenze subite?

4) Perchè ai genitori è stato impedito di incontrare il figlio per 6 lunghi giorni?

5) Perché non gli sono stati concessi gli arresti domiciliari neanche fosse il più efferato criminale?

6) Perché non vengono rese pubbliche le foto del viso tumefatto

posto che in Italia capita spesso che i verbali degli interrogatori a base di inchieste importanti vengono immediatamente trascritti sui giornali?



(26 ottobre 2009)
Etrusco
00sabato 31 ottobre 2009 10:37
Lividi e ferite sul cadavere.
l'Osapp: «Arrivò così a Regina Coeli».
Min.La Russa difende i Carabinieri (presunti assassini)

Caso Cucchi, è polemica
I PM indagano per omicidio
Omicidio preterintenzionale il reato ipotizzato.
Appelli bipartisan sul giovane morto dopo l'arresto: «Verità»


Stefano Cucchi
...
«LE OMBRE UCCIDONO» - «Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha perso una buona occasione per tacere»
è la replica del segretario del Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria, Donato Capece.
«Ha detto che non ha elementi per dire come andarono i fatti connessi all'arresto di Stefano Cucchi, però sostiene che l'intervento dei carabinieri è stato corretto. Su quale basi lo dice? Chi sarebbe stato scorretto, allora?» chiede Capece.
Sulla stessa linea Leo Beneduci, segretario generale dell'Osapp, il secondo sindacato della polizia penitenziaria, secondo il quale, «secondo fonti attendibili, Stefano sarebbe arrivato a Regina Coeli direttamente dal tribunale già in quelle condizioni, e accompagnato da un certificato medico che ne autorizzava la detenzione, come di solito si fa in questi casi».
L'Osapp protesta con Michele Santoro, per come è stato trattato il caso ad Annozero.
«Quali rappresentanti di un'istituzione autorevole che qualcuno tenta di annientare strumentalizzando il "caso" - prosegue Beneduci - siamo disgustati da una vicenda grave che sta via via assumendo le fattezze di un fatto politico e che rischia di disonorarci:
come per il caso Bianzino, il caso Aldovrandi».

«TROPPI SILENZI» -
Netta la presa di posizione la Camera penale di Roma:
«Non può essere consentito, non può semplicemente accadere, che Stefano Cucchi abbia potuto subire una fine così orrenda mentre era sotto la tutela prima della polizia giudiziaria che lo ha tratto in arresto; poi del pubblico ministero del giudice e del suo difensore di ufficio nel corso della udienza di convalida; poi ancora della direzione del carcere di Regina Coeli; poi dei medici del penitenziario e quelli del reparto controllato all’ospedale Sandro Pertini». «Lo scandalo
- scrive in una nota l’organismo di rappresentanza degli avvocati, presieduto da Giandomenico Caiazza - è che questo ragazzo abbia subito questo pestaggio mortale, con segni orrendamente evidenti sul corpo e sul volto, senza che nessuno di coloro che hanno avuto contatto con lui abbia sentito - a quanto risulta a tutt’oggi - il dovere innanzitutto morale di conoscere la verità, e comunque di segnalare immediatamente e con forza la evidenza dei fatti».

«VERITA' E LEGALITA'» -
«Verità» è la parola d'ordine usano da molti in queste ore. «Verità. Naturalmente verità. Verità e legalità per tutti, ma proprio tutti: in fondo è semplice» si legge in un corsivo di Ffwebmagazine, il periodico online della Fondazione Farefuturo presieduta da Gianfranco Fini, all'indomani della pubblicazione voluta dalla famiglia del giovane deceduto delle foto del cadavere:
«Uno Stato democratico non può nascondersi dietro la reticenza degli apparati burocratici
Perché verità e legalità devono essere "uguali per tutti", come la legge.
Non è possibile che, in uno Stato di diritto, ci sia qualcuno per cui questa regola non valga: fosse anche un poliziotto, un carabiniere, un militare, un agente carcerario o chiunque voi vogliate.
Non può esistere una "terra di mezzo" in cui si consente quello che non è consentito,
in cui si difende l'indifendibile,
in cui la responsabilità individuale va a farsi friggere in nome di un "codice" non scritto che sa tanto, troppo, di omertà tribale».


«Nell'esprimere tutto il mio cordoglio alla famiglia del giovane Stefano Cucchi in questo momento di profondo lutto e di terribile dolore, auspico vivamente che da parte di tutti i soggetti coinvolti si impieghi il massimo sforzo nel fare chiarezza al più presto sull'intera vicenda» è l'auspiscio del Ministro della Gioventù, Giorgia Meloni.

«VIA LE SCHEGGE DEVIATE» -
Anche dall'opposizione si sono levate voci contro quanto accaduto.
Per Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del PD, le foto del corpo di Cucchi «orribilmente deturpato da evidenti percosse, destano orrore». «Il governo deve fare tutto quanto in suo potere perchè si arrivi presto a conoscere la verità su questa vicenda umana sconcertante e per ora misteriosa».
«Lo Stato non può avere paura di se stesso- sottolinea invece Luigi De Magistris, europarlamentare dell'IdV -, non può temere di individuare e punire quei corpi estranei e parassitari che pure ci sono al suo interno, tra le forze dell'ordine che svolgono un lavoro prezioso per il Paese.
Identificare e allontanare queste schegge deviate è l'unica risposta per garantire la fiducia dei cittadini verso le istituzioni e la giustizia, oltre che per proteggere la credibilità di quanti operano con coraggio per la sicurezza comune fornendo un servizio prezioso a noi tutti».

L'APPELLO A NAPOLITANO - «Presidente Napolitano, le foto diffuse ieri coraggiosamente dalla famiglia di Stefano Cucchi meritano verità e giustizia» chiedono infine in un appello inviato al capo dello Stato i giovani della Fgci, l'organizzazione giovanile del Pdci, e dei Giovani Comunisti del Prc.
«Gli italiani, tutti, hanno bisogno di avere fiducia nelle forze dell'ordine e nel rispetto della legalità da parte di chi è chiamato a far sì che non venga mai violata»
dice Marina Sereni, vicepresidente dei deputati PD.


Fonte: Corriere della Sera - 30 ottobre 2009


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L'ispettore dei cappellani delle carceri:
"Stefano non è caduto dalle scale"


News:
- Cucchi, pm: omicidio preterintenzionale
Mobilitazione per la verità e polemiche


Approfondimenti:
- Il padre di Stefano: lotterò fino all'ultima goccia di sangue per sapere la verità
- Don Ciotti: ripensare al sistema carcerario
- Caso Cucchi, la madre di Aldrovandi: "Chiarezza subito!"
- Dossier Morire di carcere: 146 decessi nel 2009


ROMA (30 ottobre) - Il caso di Stefano Cucchi, il giovane morto in carcere a Regina Coeli a 6 giorni dall'arresto
e trovato con il corpo martoriato, dice chiaramente che «c'è stata una superficialità collettiva».

Monsignor Giorgio Caniato, ispettore dei cappellani
: «bisognerà fare luce su una grave vicenda che si doveva evitare»,
parlando con l'Adnkronos, non può ignorare le immagini del giovane morto dietro le sbarre.
«Le botte gliele hanno date sul serio e anche forte.
Non è certamente caduto dalle scale».


Avendo alle spalle tanti anni di lavoro con i carcerati di San Vittore, monsignor Caniato può fare alcune supposizioni:
«il ragazzo è stato picchiato per un motivo specifico.
Potrebbe essersi trattato di un regolamento di conti e la mia è solo una supposizione o per un motivo di puro istinto.
Si può pensare a tutto, ma certamente c'è stata una superficialità collettiva - ribadisce l'ispettore dei cappellani -
Una certa responsabilità della struttura ci deve essere».

Fonte: Il Messaggero 30 10 2009


L'immagine del corpo martoriato di Stefano Cucchi diffusa dalla famiglia


E "morto da solo" [SM=x44465]
dopo una trafila attraverso i medici del Palazzo di Giustizia, quelli del carcere di Regina Coeli e dell'ospedale Fatebenefratelli e conclusa al "Sandro Pertini"
senza che la famiglia potesse mai riuscire a visitarlo
Fonte: Ansa





Link all'articolo che porta in allegato le foto choccanti di Stefano Cucchia . . .
Fonte: CNR Media



Altre foto sull'articolo di TGCom . . . (LINK)


sperminator
00sabato 31 ottobre 2009 13:17
ma siamo in italia o nel cile di pinochet ? [SM=x44493] [SM=x44493] [SM=x44493]
PrettyWoman@
00sabato 31 ottobre 2009 15:23
Re:
sperminator, 31/10/2009 13.17:

ma siamo in italia o nel cile di pinochet ? [SM=x44493] [SM=x44493] [SM=x44493]




In Italia!!!
Siamo in Italia, caro Sperminator.

Nel cile di Pinochet finivi così se eri "politicamente" di altra idea e ritenuto pericoloso per il regime.

Qua succede anche per venti, dico venti, grammi di erba (mica eroina, cocaina, crack, acidi o altre menate varie)!!!!!!

Il prossimo sarà una persona arrestata perchè giudava sotto l'influenza dell'alcool????

(che se deve pure de salutà?)
58TINO
00sabato 31 ottobre 2009 15:34
Re:
sperminator, 31/10/2009 13.17:

ma siamo in italia o nel cile di pinochet ? [SM=x44493] [SM=x44493] [SM=x44493]


Il problema stà nel fatto che le mele marcie, dopo il caso Marrazzo non sono più 4, ma si stanno moltiplicando.
E sarebbe ora di finirla con questa figura di facciata, dove la stragrande maggioranza dei CC appare come un clone di Salvo D'aquisto. Sappiamo tutti che non è così, anzi temo che le mele sane siano in netta minoranza. La Russa è abituato a difendere l'indifendibile, fedele al suo clichè. Un vero ministro avrebbe promosso un'inchiesta rapida e rigorosa, dove eventuali colpevoli vengano individuati, condannati e allontanati ( per SEMPRE). Invece, stranamente, in questi casi, i nomi dei colpevoli vengono nascosti, in modo da poterli riabilitare, non appena passata la buriana.

sperminator
00sabato 31 ottobre 2009 16:59
quoto amaramente le risposte datemi da pretty e da 58tino .. pian piano le nostre liberta' individuali stanno scomparendo ( basti anche pensare a quell' assurdita' giuridica che e' la tessera del tifoso ) [SM=x44490] .. per non parlare dell' impunita' delle forse del DISordine .. [SM=x44492]
Renato Vallanzasca
00mercoledì 4 novembre 2009 13:50
La Russa: "i Carabinieri sono stati corretti".
In effetti, da Pinelli in poi la sequenza corretta prevede: arresto, pestaggio a sangue, caduta dall'alto (meglio se da finestra).
Se oltre a corretti sono stati pure educati gli avranno fatto il saluto romano prima di pestarlo.
Etrusco
00lunedì 9 novembre 2009 18:13
BUFERA SUL sottosegretario.

L'IDV Insorge: «SI DIMETTA»

Giovanardi: «Cucchi drogato, è morto perché era sieropositivo, era anoressico»
«Era in carcere perché era uno spacciatore abituale».


La famiglia del ragazzo: «Non merita repliche»


NOTIZIE CORRELATE:
L'avvocato dei Cucchi: «Stefano non chiese di non informare i genitori»
(8 novembre 2009)
L'audio di Giovanardi a Radio 24
(9 novembre 2009)
AUDIO: Luigi Manconi: «Non gli fu consentito parlare con un avvocato»
(9 novembre 2009)

Il sottosegretario Carlo Giovanardi

(Ansa)

ROMA - «Stefano Cucchi era in carcere perché era uno spacciatore abituale. Poveretto è morto, e la verità verrà fuori come, soprattutto perché era 42 chili».
Lo ha detto il sottosegretario Carlo Giovanardi, intervenuto a «24 Mattino» su Radio 24 per parlare di droga. Parlando di Cucchi, Giovanardi ha continuato:
«La droga ha devastato la sua vita, era anoressico, tossicodipendente, poi il fatto che in cinque giorni sia peggiorato, certo bisogna vedere come i medici l'hanno curato.
Ma sono migliaia le persone che si riducono in situazioni drammatiche per la droga, diventano larve, diventano zombie: è la droga che li riduce così».


LA SORELLA REPLICA - Immediata la replica della sorella di Stefano Cucchi, Ilaria, dai microfoni di Cnrmedia: «A Giovanardi che fa queste dichiarazioni a titolo gratuito, rispondo semplicemente che il fatto che Stefano avesse problemi di droga, noi non l'abbiamo mai negato, ma questo non giustifica il modo in cui è morto».
E conclude: «Non voglio aggiungere altro, la cosa che ha detto si commenta da sola».

I TEST - Giovanardi ha poi parlato dei test volontari antidroga che partono oggi per i parlamentari...

LA CARTELLA CLINICA - Intanto è on line, sui siti di www.abuondiritto.it www.italiarazzismo.it www.innocentievasioni.net la documentazione clinica di Cucchi.
«Non c'è alcun mistero sulla morte di Stefano Cucchi.
Può sembrare paradossale, ma tutto è documentato e leggibile negli atti», queste sono le parole del professor Luigi Manconi riferite dall'onorevole Giuseppe Giulietti dell'associazione Articolo21.
«E si tratta di un atto di accusa che non può essere ignorato, né dalle istituzioni, né dalla politica né, per quanto ci riguarda, dai media.
Per queste ragioni - prosegue Giulietti - l'associazione Articolo21 non solo ha deciso di riprendere la documentazione ma anche di chiedere a tutti i blog e a tutti i siti di linkare i video e la documentazione pubblicata.
Ci auguriamo, infine, che tutte quelle trasmissioni che hanno trovato il tempo e lo spazio per dedicare ore ed ore di trasmissioni ai delitti di Cogne, di Perugia, di Garlasco vogliano finalmente dedicare analoghe attenzione alla vergognosa vicenda di Cucchi
o a quella già dimenticata di Aldo Bianzino
o alla restituzione della memoria e della verità alla famiglia Aldrovanti di Ferrara, la cui vicenda per molto tempo fu circondata da un silenzio complice ed omertoso.
Comprendiamo che si tratti di "delitti più scomodi" e meno utilizzabili all'industria della paura ma non per questo si può fingere di non vedere, di non sentire e di non sapere».

IDV E PD - Le parole di Giovanardi hanno però scatenato immediatamente la reazione dell'opposizione. «Il sottosegretario Giovanardi si dovrebbe vergognare delle sue affermazioni, palesemente false, sulla morte di Stefano Cucchi.

Le sue parole sono sconcertanti e dimostrano che non ha rispetto per la verità dei fatti, per le istituzioni, per le forze dell'ordine e per il dolore della famiglia.
Per questo si deve dimettere»
ha sottolineato il capogruppo dell'Italia dei Valori alla Camera Massimo Donadi.

«Di fronte ad un caso come quello di Stefano Cucchi, su cui è indispensabile ed urgente fare chiarezza quanto prima, le parole del sottosegretario Giovanardi sono il peggio che certa politica possa esprimere al cospetto di una tragedia umana su cui gravano dubbi e sospetti di responsabilità esterne» ha sottolineato invece Roberto Giachetti del Pd.


Fonte: Corriere della Sera - 09 novembre 2009


Arjuna
00martedì 10 novembre 2009 10:32
Primi indagati per il caso Cucchi

Per carabinieri e agenti penitenziari accusa di omicidio preterintenzionale
ROMA

Arrivano i primi indagati per la morte di Stefano Cucchi, avvenuta nell’ospedale Sandro Pertini, a Roma, sei giorni dopo l’arresto per possesso di droga. Gli indagati, accusati di omicidio preterintenzionale, dovrebbero essere carabinieri, agenti di polizia penitenziaria e detenuti. In tutto circa sei persone, che si sarebbero trovate in contatto con Stefano Cucchi nelle camere di sicurezza del Tribunale di Roma. In quel lasso di tempo e spazio dove sarebbe stato isolato l’attimo dell’aggressione: dopo l’udienza che aveva deciso di lasciare in carcere Stefano e prima del suo trasferimento in cella.

Tra gli indagati per ora non comparirebbero medici. E oggi approda on-line tutta la documentazione clinica relativa alla vicenda del geometra di 31 anni. Una documentazione dalla quale si evince che Stefano «non collaborava» col personale sanitario e rifiutava i trattamenti. Non solo: per fare luce la salma di Cucchi sarà probabilmente riesumata per consentire il completamento degli esami disposti. Sul cadavere del geometra è già stata fatta l’autopsia. E dai primi esami degli esami clinici e della documentazione autoptica compiuti dai medici legali incaricati dalla procura la tipologia delle lesioni riscontrate sul detenuto sono compatibili sia con un evento accidentale, come potrebbe essere una caduta, sia con le percosse. Al momento dunque non sarebbero coinvolti nelle indagini dei pm Vincenzo Barba e Francesca Loy il personale medico dell’ospedale, nei confronti dei quali, se emergessero responsabilità a livello di negligenze, si procederebbe per omicidio colposo.

Per i legali della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo e Dario Piccioni «si tratta di uno sviluppo particolarmente significativo e rilevante della delicata indagine in corso». Intanto oggi sono stati pubblicati on line sui siti abuondiritto.it, italiarazzismo.it e innocentievasioni.net, tutta la documentazione clinica a partire dal referto del medico del 118 delle 5.30 del 16 ottobre, fino ai diari sanitari del reparto detentivo del Pertini e al certificato di morte del 22 ottobre. Dalla relazione fatta il 21 ottobre scorso dall’ospedale Sandro Pertini emerge che Cucchi presentava «condizioni generali molto scadute» e aveva «un atteggiamento oppositivo, per nulla collaborante e di fatto rifiuta ogni indagine anche non invasiva». Nella relazione si legge, inoltre, che Cucchi «ha affermato di rifiutare anche di alimentarsi, accettando di bere liquidi e assumere la terapia orale, finchè non parlerà con il suo avvocato». Dalla documentazione «emerge come una moltitudine di operatori della polizia giudiziaria, del personale amministrativo e delle strutture sanitarie, abbiano assistito, inerti quando non complici, al declino fisico di Stefano Cucchi e fino alla morte», spiega il presidente di A Buon Diritto, Luigi Manconi.

Fonte
Etrusco
00martedì 10 novembre 2009 19:24

Indagati anche i 4 carabinieri che lo arrestarono e i medici del reparto penitenziario

Parla un testimone: «Picchiato in cella»
Accusati di omicidio tre agenti penitenziari e tre detenuti


NOTIZIE CORRELATE:
L'avvocato dei Cucchi: «Stefano non chiese di non informare i genitori»
(8 novembre 2009)
L'audio di Giovanardi a Radio 24
(9 novembre 2009)
Giovanardi: ««Cucchi drogato, è morto perché anoressico»
(9 novembre 2009)

Stefano Cucchi

Ci sono i primi sei indagati per la morte di Stefa­no Cucchi.

Omicidio preterin­tenzionale, questa è l’accusa ipotizzata dai pm della procura di Roma, Vincenzo Barba e Francesca Loy.
Sono tre agenti della polizia penitenziaria e tre detenuti che il 16 ottobre scor­so si trovavano con lui a piazza­le Clodio, nelle camere di sicu­rezza del tribunale, subito do­po l’udienza di convalida del­l’arresto.

Un testimone ha raccontato a chi indaga di aver «sentito rumori» e aver vi­sto, parzialmente, «Cucchi ag­gredito in cella», dopo lo scop­pio di un parapiglia per futili motivi (il ragazzo aveva chiesto di andare in ba­gno).

Ma non è l’unica novità:

il commissario di polizia peniten­ziaria che sovrintendeva alle celle del tribunale di piazzale Clodio, Alfredo Proietti, capo della centrale operativa regio­nale, lascerà il posto nei prossi­mi giorni a un nuovo coman­dante, Costanzo Sacco, del re­parto di Frosinone.
Solo un ca­so?
Un normale avvicendamen­to? Le indagini dei magistrati avanzano «a 360 gradi».
Riguar­dano anche i 4 carabinieri re­sponsabili dell’arresto la notte tra il 15 e il 16 ottobre.
E poi i medici del reparto penitenzia­rio dell’ospedale Sandro Perti­ni dove Cucchi fu ricoverato il 17 ottobre e morì all’alba del 22.
I sanitari rischiano l’incrimi­nazione per omicidio colposo se verrà accertata l’inerzia nelle cure, malgrado il detenuto si ostinasse a rifiutarle.

Eppoi ecco il racconto di Giorgio Rocca, l’avvocato d’uf­ficio che la mattina del 16 otto­bre era in udienza con Cucchi.
Dice al Corriere: «Alle 13.15 di quel giorno mi congedai dal ra­gazzo. In aula l’avevo visto solo un po’ gonfio in faccia ma ave­vo pensato che fosse a causa del metadone, visto che faceva uso di droghe.
Sono assoluta­mente certo, però, che a quel­l’ora non aveva tutte le ecchi­mosi e i lividi che si vedono be­ne nelle foto segnaletiche scat­tate a Regina Coeli...».

Adesso, attenzione:
Cucchi entra in car­cere alle 15.45 del 16 ottobre e lì si sottopone ad immatricola­zione (foto comprese).

Ma se­condo il rapporto della polizia penitenziaria consegnato al mi­nistero della Giustizia, già alle 14.05, cioè appena una cin­quantina di minuti dopo che Cucchi e il suo avvocato si so­no salutati, il dottor Giovanni Battista Ferri dell’ambulatorio della città giudiziaria stila un certificato in cui c’è scritto che sul ragazzo «si rilevano lesioni ecchimotiche in regione palpe­brale... ».
Ancora:
il paziente «ri­ferisce dolore e lesioni alle re­gioni sacrale e agli arti inferio­ri...
evasivamente riferisce che le lesioni conseguono ad acci­dentale caduta per le scale, av­venuta ieri...».
Ieri?
In quei 50 minuti Cucchi è stato portato in cella di sicurezza, accompa­gnato dai carabinieri e conse­gnato alla Polpen e lì è rimasto in compagnia di altri detenuti destinati a Regina Coeli.
Secondo i pri­mi rilievi svolti dai periti della procura, diretti da Paolo Ar­barello, la tipologia delle lesioni riscon­trate sul ragazzo sa­rebbero compatibili sia con un evento accidentale, come potrebbe essere una caduta, sia con le percosse.
I legali della fami­glia, Fabio Anselmo e Dario Pic­cioni, ora chiedono che venga riesumata la salma per effettua­re una Tac.

Fonte: Corriere della Sera - Fabrizio Caccia, Lavinia Di Gianvito - 10 novembre 2009


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Ma se succede tutto questo in casa nostra con che autorità possiamo riempirci la bocca di diritti umani violati all'altro capo del mondo? [SM=x44473]

[SM=x44471]
58TINO
00giovedì 12 novembre 2009 17:17
Re:
Etrusco, 10/11/2009 19.24:


Indagati anche i 4 carabinieri che lo arrestarono e i medici del reparto penitenziario

Parla un testimone: «Picchiato in cella»
Accusati di omicidio tre agenti penitenziari e tre detenuti


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L'avvocato dei Cucchi: «Stefano non chiese di non informare i genitori»
(8 novembre 2009)
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(9 novembre 2009)
Giovanardi: ««Cucchi drogato, è morto perché anoressico»
(9 novembre 2009)

Stefano Cucchi

Ci sono i primi sei indagati per la morte di Stefa­no Cucchi.

Omicidio preterin­tenzionale, questa è l’accusa ipotizzata dai pm della procura di Roma, Vincenzo Barba e Francesca Loy.
Sono tre agenti della polizia penitenziaria e tre detenuti che il 16 ottobre scor­so si trovavano con lui a piazza­le Clodio, nelle camere di sicu­rezza del tribunale, subito do­po l’udienza di convalida del­l’arresto.

Un testimone ha raccontato a chi indaga di aver «sentito rumori» e aver vi­sto, parzialmente, «Cucchi ag­gredito in cella», dopo lo scop­pio di un parapiglia per futili motivi (il ragazzo aveva chiesto di andare in ba­gno).

Ma non è l’unica novità:

il commissario di polizia peniten­ziaria che sovrintendeva alle celle del tribunale di piazzale Clodio, Alfredo Proietti, capo della centrale operativa regio­nale, lascerà il posto nei prossi­mi giorni a un nuovo coman­dante, Costanzo Sacco, del re­parto di Frosinone.
Solo un ca­so?
Un normale avvicendamen­to? Le indagini dei magistrati avanzano «a 360 gradi».
Riguar­dano anche i 4 carabinieri re­sponsabili dell’arresto la notte tra il 15 e il 16 ottobre.
E poi i medici del reparto penitenzia­rio dell’ospedale Sandro Perti­ni dove Cucchi fu ricoverato il 17 ottobre e morì all’alba del 22.
I sanitari rischiano l’incrimi­nazione per omicidio colposo se verrà accertata l’inerzia nelle cure, malgrado il detenuto si ostinasse a rifiutarle.

Eppoi ecco il racconto di Giorgio Rocca, l’avvocato d’uf­ficio che la mattina del 16 otto­bre era in udienza con Cucchi.
Dice al Corriere: «Alle 13.15 di quel giorno mi congedai dal ra­gazzo. In aula l’avevo visto solo un po’ gonfio in faccia ma ave­vo pensato che fosse a causa del metadone, visto che faceva uso di droghe.
Sono assoluta­mente certo, però, che a quel­l’ora non aveva tutte le ecchi­mosi e i lividi che si vedono be­ne nelle foto segnaletiche scat­tate a Regina Coeli...».

Adesso, attenzione:
Cucchi entra in car­cere alle 15.45 del 16 ottobre e lì si sottopone ad immatricola­zione (foto comprese).

Ma se­condo il rapporto della polizia penitenziaria consegnato al mi­nistero della Giustizia, già alle 14.05, cioè appena una cin­quantina di minuti dopo che Cucchi e il suo avvocato si so­no salutati, il dottor Giovanni Battista Ferri dell’ambulatorio della città giudiziaria stila un certificato in cui c’è scritto che sul ragazzo «si rilevano lesioni ecchimotiche in regione palpe­brale... ».
Ancora:
il paziente «ri­ferisce dolore e lesioni alle re­gioni sacrale e agli arti inferio­ri...
evasivamente riferisce che le lesioni conseguono ad acci­dentale caduta per le scale, av­venuta ieri...».
Ieri?
In quei 50 minuti Cucchi è stato portato in cella di sicurezza, accompa­gnato dai carabinieri e conse­gnato alla Polpen e lì è rimasto in compagnia di altri detenuti destinati a Regina Coeli.
Secondo i pri­mi rilievi svolti dai periti della procura, diretti da Paolo Ar­barello, la tipologia delle lesioni riscon­trate sul ragazzo sa­rebbero compatibili sia con un evento accidentale, come potrebbe essere una caduta, sia con le percosse.
I legali della fami­glia, Fabio Anselmo e Dario Pic­cioni, ora chiedono che venga riesumata la salma per effettua­re una Tac.

Fonte: Corriere della Sera - Fabrizio Caccia, Lavinia Di Gianvito - 10 novembre 2009


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Ma se succede tutto questo in casa nostra con che autorità possiamo riempirci la bocca di diritti umani violati all'altro capo del mondo? [SM=x44473]

[SM=x44471]




Bisogna fare il possibile affinchè questa storia non finisca presto nel dimenticatoio. Perchè la vicenda del povero Cucchi non è certo un caso isolato. Non da oggi le forze dell'ordine usano metodi " non consoni ai regolamento" con detenuti ritenuti di basso rango.
Non si può accettare l'idea che se un nostro figlio,( ma non necessariamente) dovesse finire, magari casualmente, in questura dopo una retata, corra il rischio di non uscirne più.
Discorso a parte merita la dx, che ha dimostrato come sia rimasta ancorata ai vecchi schemi, secondo i quali un tossicodipendente non è degno di considerazione; un essere minore su cui è lecito sfogare le proprie frustazioni. E naturalmente le forze dell'ordine vanno difese e protette, a prescindere.


kikkateo11
00venerdì 13 novembre 2009 08:08
Re: Re:
58TINO, 12/11/2009 17.17:




Bisogna fare il possibile affinchè questa storia non finisca presto nel dimenticatoio. Perchè la vicenda del povero Cucchi non è certo un caso isolato. Non da oggi le forze dell'ordine usano metodi " non consoni ai regolamento" con detenuti ritenuti di basso rango.
Non si può accettare l'idea che se un nostro figlio,( ma non necessariamente) dovesse finire, magari casualmente, in questura dopo una retata, corra il rischio di non uscirne più.
Discorso a parte merita la dx, che ha dimostrato come sia rimasta ancorata ai vecchi schemi, secondo i quali un tossicodipendente non è degno di considerazione; un essere minore su cui è lecito sfogare le proprie frustazioni. E naturalmente le forze dell'ordine vanno difese e protette, a prescindere.




non è un caso unico no basti pensare al caso Aldrovandi di Ferrara (anche Grillo ha cercato di sensibilizzare su questo caso) ma il problema è che se per il caso Cucchi mettono a giudicare il Giudice che aveva Aldrovandi e che conosco purtroppo siamo a posto..Aldrovandi fu massacrato di botte da 4 poliziotti l'hanno ucciso a botte e lui ha dato loro 3 anni e con la condizionale attenuante della pena i 4 sono belli che liberi e lavorano ancora

+tag+
00venerdì 13 novembre 2009 10:16
Questi casi purtroppo sono solo la punta di un iceberg!
Emergono solo in caso di morte di qualcuno e se poi la famiglia di questo qualcuno ha la forza e il coraggio di perseguire e andare avanti nella difficilissima ricerca della verità, ma sono quasi sempre una prassi mai resa nota abbastanza!!!

Molte delle ragioni di base di questo comportamento da polizia fascista delle nostre forze dell'ordine (specie Carabinieri e Polizia) ha anche una spiegazione storico-culturale.

La cultura dello stato civile e demcratico è entrata a fatica nelle caserme, dove vige molto forte uno spirito fascista e fascistoide della vita sociale.

Law & Order a tutti i costi, anche e soprattutto i meno leciti.

Tutto ciò perchè, al contrario di quanto accaduto in Germania, dove gli ex ufficiali e aguzzini nazisti sono stati o giustiziati o messi fuori dalla vita civile del dopoguerra, i nostri bravi gerarchi, galoppini, picchiatori dell'era fascista, sono stati imboscati e reintegrati (con ripulitura e risciacquo morale)nelle viscere del nuovo Stato democratico e moltissimi di loro si sono ritrovati nelle fila di Carabinieri e Polizia, mantenendo viva però quella pseudo-cultura fatta di sopruso e allergia alle regole denmocratiche e al rispetto di diritti civili, tramandando alle successive leve la stessa visione contorta della società! [SM=x44465]
Renato Vallanzasca
00venerdì 13 novembre 2009 13:57
Caso Cucchi: c'è un testimone.
Ma è molto molto magro....per garantirne l'anominato gli è stato dato il nome in codice "Dillinger".
Etrusco
00venerdì 13 novembre 2009 17:35
kikkateo11, 13/11/2009 8.08:


non è un caso unico no basti pensare al caso Aldrovandi di Ferrara (anche Grillo ha cercato di sensibilizzare su questo caso) ma il problema è che se per il caso Cucchi mettono a giudicare il Giudice che aveva Aldrovandi e che conosco purtroppo siamo a posto..Aldrovandi fu massacrato di botte da 4 poliziotti l'hanno ucciso a botte e lui ha dato loro 3 anni e con la condizionale attenuante della pena i 4 sono belli che liberi e lavorano ancora





Queste barbarie nelle nostri carceri si registrano sempre più spesso,
anche l'anno scorso a Perugia, Bianzino,
e pochi gg. fa un altro caso simile a Parma [SM=x44468]
Spero che non ci sia più bisogno di arrivare dal giudice per condannare gli aguzzini, ma che si possa risolvere il problema proprio alla radice [SM=x44465]


Per la cronaca:

Carceri - Al «Pertini» nessuno chiamò il rianimatore
Cucchi, 10 indagati: anche i medici nel mirino
Altri detenuti raccontano: "E' stato picchiato in tribunale"


Stefano Cucchi con il padre

(Emmevi)

ROMA — Nel momento cruciale, quando il cuore di Stefano Cucchi si è fermato, la mattina del 22 ottobre, al Pertini non hanno chiamato il rianimatore.
Una brutta pagina per il reparto di medicina penitenziaria dell'ospedale romano
, stando a quanto emerso ieri dalle audizioni della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul SSN, presieduta da Ignazio Marino.
Un’incuria che fa dire alla senatrice Donatella Poretti, membro della commissione: «Cucchi è morto anche di malasanità».

L'ipotesi che più cause abbiano contribuito alla fine del ragazzo è condivisa dalla procura, che oggi notificherà una decina di avvisi di garanzia
per consentire agli indagati di partecipare alla riesumazione del corpo.
I provvedimenti sarebbero destinati a medici del Pertini, agenti della polizia penitenziaria e, sembra, anche carabinieri.
I primi sono accusati di omicidio colposo, agenti e militari di omicidio preterintenzionale.

La ricostruzione del presunto pestaggio, tuttavia, è ancora confusa.
Diversi detenuti avrebbero riferito ai pm Vincenzo Barba e Francesca Loy che il giovane di 31 anni fu pestato nelle celle di sicurezza del tribunale.
Per i due immigrati più precisi nel racconto (anche se con dettagli diversi) i magistrati vogliono chiedere l’incidente probatorio, in modo che le loro testimonianze siano messe agli atti.
Il Dap intanto ha disposto la loro protezione e oggi il senatore dell’Idv Stefano Pedica li incontrerà a Regina Coeli.

Altri arrestati avrebbero invece spostato indietro le lancette. A loro, il 16 ottobre, Cucchi avrebbe confidato: «Guarda come mi hanno conciato ieri sera».
Parole che alludono, forse, all’arresto eseguito dai carabinieri.

La terza verità, poi, è quella riferita ai medici del Pertini: «Sono caduto dalle scale».
Ma con lui c’erano sempre agenti della penitenziaria.
Sono molti, dunque, i punti ancora oscuri. Per chiarirli la procura potrebbe acquisire le riprese della telecamera posta all’ingresso delle celle di sicurezza:
il filmato (se non è stato cancellato) svelerà se Cucchi, passando in quel punto, prima e dopo l’udienza, mostrava già dei segni sul corpo. I primi riscontri medico-legali peraltro dimostrerebbero che le lesioni dovute alla presunta aggressione non sono state letali: se questo risultato venisse confermato, il reato contestato verrebbe derubricato da omicidio preterintenzionale in lesioni.

Ieri la commissione d’inchiesta del senatore Marino ha interrogato 6 medici del reparto detenuti del Pertini:
il primario Aldo Fierro,
Rosita Caponetti,
Stefania Corbi,
Silvia Di Carlo,
Flaminia Bruno
e Luigi De Marchis Preite.

Secretati gli atti. Nell’audizione, durata cinque ore, sarebbero emerse contraddizioni fra le cartelle cliniche e la versione fornita dai sanitari.
C’è il dubbio che i controlli sul giovane siano stati superficiali: la prossima settimana i parlamentari potrebbero fare un sopralluogo al Pertini.
«È certo — sottolinea la senatrice Poretti— che nei vari ospedali nessuno si è fatto carico di Cucchi per davvero.
Bisognava curarlo, nessuno può morire di fame in 3 giorni.
Nei meccanismi di assistenza non ha funzionato quasi niente».


Corriere della Sera - Fabrizio Caccia, Lavinia Di Gianvito
13 novembre 2009


[SM=x44465]

Etrusco
00martedì 17 novembre 2009 21:21
Cucchi, sabato interrogato il testimone «Stefano mi disse che lo avevano menato»
Trasferiti i 3 agenti penitenziari indagati.
Ma il sindacato smentisce: «No trasferimento, sono in ferie»


dal Corriere della Sera:

ROMA - «Mi hanno menato questi stronzi». È una delle confidenze che il supertestimone sulla morte di Stefano Cucchi, il geometra morto il 22 ottobre scorso, una settimana dopo l'arresto. S.Y., 31 anni, un senegalese detenuto attualmente ospite in un centro di terapia per le tossicodipendenze, sostiene di aver avuto dal geometra romano il 16 ottobre scorso quando entrambi si trovavano nel tribunale di Roma per la convalida dei loro fermi. La frase è contenuta nella testimonianza resa a verbale ai pubblici ministeri che indagano sul decesso avvenuto il 22 ottobre nell'ospedale Sandro Pertini. Nell'incidente probatorio in programma sabato prossimo davanti al gip Luigi Fiasconaro, il testimone sarà chiamato a confermare non solo quella presunta confidenza, ma anche il resto del suo racconto: ossia di aver notato dallo spioncino della sua cella di sicurezza che alcuni agenti di polizia penitenziaria in divisa stavano prendendo a calci e pugni Cucchi, dopo averlo scaraventato in terra e trascinato nella cella, e di aver successivamente udito lamenti e altri rumori del presunto pestaggio. L'incidente probatorio era stato chiesto dalla procura «ritenuto che sussistono particolari ragioni d'urgenza» sia per il rischio di veder «pregiudicato il patrimonio di memoria visiva di cui il teste è portatore», sia perchè lo straniero «è persona senza fissa dimora e clandestino che se rimesso in libertà potrebbe facilmente far perdere le proprie tracce e/o far ritorno al Paese di origine, con conseguente rischio di futura irreperibilità, ovvero potrebbe subire pressioni psicologiche, finalizzate alla ritrattazione ovvero al mutamento delle precedenti dichiarazioni».

AGENTI TRASFERITI - L'inchiesta amministrativa del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria per far luce su eventuali responsabilità nella morte di Stefano Cucchi non si è ancora conclusa ma il Dap ha nel frattempo disposto il trasferimento dei tre agenti penitenziari indagati dalla procura di Roma per omicidio preterintenzionale. Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Dominici da oggi non prestano servizio presso il nucleo varchi del Tribunale di Roma, ma sono stati per il momento trasferiti in tre unità differenti: il nucleo aeroportuale di Fiumicino, il carcere minorile romano di Casal del Marmo, il nucleo operativo traduzioni di Rebibbia. Tecnicamente si tratta di un distacco dal nucleo del Tribunale di Piazzale Clodio e per motivi di opportunità, in attesa che si concluda l'inchiesta amministrativa disposta dal Capo del Dap, Franco Ionta e sarebbe stato deciso dal provveditore regionale alle carceri del Lazio. Il Sappe, però, il sindacato autonomo degli agenti penitenziari fornisce una versione discordante: non sono stati trasferiti, ma sono in congedo per ferie: lo sottolinea il segretario Donato Capece. «I tre agenti - spiega Capece - non sono stati né trasferiti né allontanati, sono in normale congedo per ferie, consigliati dal loro stesso comandante per recuperare lo stress psico fisico di questi giorni. Sono ragazzi sereni, non hanno fatto niente, si sta strumentalizzando la vicenda». Chiarisce Diego Perugini, l'avvocato di uno dei tre, Minichini: «Non sono stati trasferiti d'ufficio, ma hanno chiesto di essere distaccati per motivi di opportunità».

COMMISSIONE MARINO - E giovedì mattina, l'ufficio di presidenza della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Servizio sanitario nazionale deciderà se effettuare un nuovo sopralluogo nel carcere romano di Regina Coeli e nel reparto detenuti dell'ospedale Sandro Pertini, dove è stato detenuto e successivamente ricoverato Stefano Cucchi. Cucchi. Lo ha reso noto il presidente della Commissione, Ignazio Marino, al termine dell'audizione di Giovanni Battista Ferri, il sanitario operante nell'ambulatorio della Città giudiziaria di Roma. Sul contenuto delle sue dichiarazioni non è trapelato nulla. Il dottor Ferri, uscendo dall'aula, ha detto: «Mi hanno fatto solo domande tecniche». Il presidente della Commissione, il senatore Ignazio Marino, ha confermato la secretazione degli atti dell'inchiesta «fino al termine delle indagini». La necessità indicata è quella di sentire medici e infermieri che hanno avuto un «contatto fisico» con Cucchi. Intanto è stato anche confermato che, alla riesumazione della salma di Cucchi - prevista per il 23 novembre - e al successivo esame della stessa, sarà presente il professore Vincenzo Pascali, direttore dell'Istituto di medicina legale de Policlinico Gemelli di Roma, quale consulente della Commissione. Mercoledì è in programma l'audizione di un'infermiera del reparto di medicina penitenziaria del carcere di 'Regina Coeli, Gricelda Olivares.


17 novembre 2009
roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/09_novembre_17/cucchi_agenti_trasferiti-16020229964...


Etrusco
00mercoledì 18 novembre 2009 14:16

1) L'ERA GLACIALE
- Ospite da Daria Bignardi ILARIA, SORELLA DI STEFANO CUCCHI - picchiato a morte in carcere
13/11/09
da YouTube
Categoria: Notizie e politica





2) L'ERA GLACIALE - Daria Bignardi intervista Ilaria Cucchi
13/11/09






3) L'ERA GLACIALE - Daria Bignardi intervista Ilaria Cucchi
13/11/09





[SM=x44466] [SM=x44471]

58TINO
00mercoledì 18 novembre 2009 15:42
Re:
Etrusco, 17/11/2009 21.21:

Cucchi, sabato interrogato il testimone «Stefano mi disse che lo avevano menato»
Trasferiti i 3 agenti penitenziari indagati.
Ma il sindacato smentisce: «No trasferimento, sono in ferie»


dal Corriere della Sera:

ROMA - «Mi hanno menato questi stronzi». È una delle confidenze che il supertestimone sulla morte di Stefano Cucchi, il geometra morto il 22 ottobre scorso, una settimana dopo l'arresto. S.Y., 31 anni, un senegalese detenuto attualmente ospite in un centro di terapia per le tossicodipendenze, sostiene di aver avuto dal geometra romano il 16 ottobre scorso quando entrambi si trovavano nel tribunale di Roma per la convalida dei loro fermi. La frase è contenuta nella testimonianza resa a verbale ai pubblici ministeri che indagano sul decesso avvenuto il 22 ottobre nell'ospedale Sandro Pertini. Nell'incidente probatorio in programma sabato prossimo davanti al gip Luigi Fiasconaro, il testimone sarà chiamato a confermare non solo quella presunta confidenza, ma anche il resto del suo racconto: ossia di aver notato dallo spioncino della sua cella di sicurezza che alcuni agenti di polizia penitenziaria in divisa stavano prendendo a calci e pugni Cucchi, dopo averlo scaraventato in terra e trascinato nella cella, e di aver successivamente udito lamenti e altri rumori del presunto pestaggio. L'incidente probatorio era stato chiesto dalla procura «ritenuto che sussistono particolari ragioni d'urgenza» sia per il rischio di veder «pregiudicato il patrimonio di memoria visiva di cui il teste è portatore», sia perchè lo straniero «è persona senza fissa dimora e clandestino che se rimesso in libertà potrebbe facilmente far perdere le proprie tracce e/o far ritorno al Paese di origine, con conseguente rischio di futura irreperibilità, ovvero potrebbe subire pressioni psicologiche, finalizzate alla ritrattazione ovvero al mutamento delle precedenti dichiarazioni».

AGENTI TRASFERITI - L'inchiesta amministrativa del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria per far luce su eventuali responsabilità nella morte di Stefano Cucchi non si è ancora conclusa ma il Dap ha nel frattempo disposto il trasferimento dei tre agenti penitenziari indagati dalla procura di Roma per omicidio preterintenzionale. Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Dominici da oggi non prestano servizio presso il nucleo varchi del Tribunale di Roma, ma sono stati per il momento trasferiti in tre unità differenti: il nucleo aeroportuale di Fiumicino, il carcere minorile romano di Casal del Marmo, il nucleo operativo traduzioni di Rebibbia. Tecnicamente si tratta di un distacco dal nucleo del Tribunale di Piazzale Clodio e per motivi di opportunità, in attesa che si concluda l'inchiesta amministrativa disposta dal Capo del Dap, Franco Ionta e sarebbe stato deciso dal provveditore regionale alle carceri del Lazio. Il Sappe, però, il sindacato autonomo degli agenti penitenziari fornisce una versione discordante: non sono stati trasferiti, ma sono in congedo per ferie: lo sottolinea il segretario Donato Capece. «I tre agenti - spiega Capece - non sono stati né trasferiti né allontanati, sono in normale congedo per ferie, consigliati dal loro stesso comandante per recuperare lo stress psico fisico di questi giorni. Sono ragazzi sereni, non hanno fatto niente, si sta strumentalizzando la vicenda». Chiarisce Diego Perugini, l'avvocato di uno dei tre, Minichini: «Non sono stati trasferiti d'ufficio, ma hanno chiesto di essere distaccati per motivi di opportunità».

COMMISSIONE MARINO - E giovedì mattina, l'ufficio di presidenza della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Servizio sanitario nazionale deciderà se effettuare un nuovo sopralluogo nel carcere romano di Regina Coeli e nel reparto detenuti dell'ospedale Sandro Pertini, dove è stato detenuto e successivamente ricoverato Stefano Cucchi. Cucchi. Lo ha reso noto il presidente della Commissione, Ignazio Marino, al termine dell'audizione di Giovanni Battista Ferri, il sanitario operante nell'ambulatorio della Città giudiziaria di Roma. Sul contenuto delle sue dichiarazioni non è trapelato nulla. Il dottor Ferri, uscendo dall'aula, ha detto: «Mi hanno fatto solo domande tecniche». Il presidente della Commissione, il senatore Ignazio Marino, ha confermato la secretazione degli atti dell'inchiesta «fino al termine delle indagini». La necessità indicata è quella di sentire medici e infermieri che hanno avuto un «contatto fisico» con Cucchi. Intanto è stato anche confermato che, alla riesumazione della salma di Cucchi - prevista per il 23 novembre - e al successivo esame della stessa, sarà presente il professore Vincenzo Pascali, direttore dell'Istituto di medicina legale de Policlinico Gemelli di Roma, quale consulente della Commissione. Mercoledì è in programma l'audizione di un'infermiera del reparto di medicina penitenziaria del carcere di 'Regina Coeli, Gricelda Olivares.


17 novembre 2009
roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/09_novembre_17/cucchi_agenti_trasferiti-16020229964...





Pare che dalle foto del cadavere, risultino evidenti 5 bruciature provocate da sigaretta..., difficili da procurarsi CADENDO DALLE SCALE !!!
Strano che questi signori, se estranei alla vicenda, siano messi in ferie, per opportunità...


Etrusco
00giovedì 19 novembre 2009 21:10
Re: Re:
58TINO, 18/11/2009 15.42:



Pare che dalle foto del cadavere, risultino evidenti 5 bruciature provocate da sigaretta..., difficili da procurarsi CADENDO DALLE SCALE !!!
Strano che questi signori, se estranei alla vicenda, siano messi in ferie, per opportunità...






ma vedrai che quelli come Giovanardi non si faranno problemi a dire che son anche quelli conseguenza della droga, etc. [SM=x44474]


per la cronaca:

Cucchi: lunedi' nuovi esami disposti dalla Procura
19 Novembre 2009 19:03 CRONACHE

ROMA - E' stata riesumata oggi la salma di Stefano Cucchi, il 31enne morto il 22 ottobre scorso nell'ospedale Sandro Pertini di Roma. Gli esami autoptici svolti all'indomani del suo decesso non avevano dato risposte certe sulle cause della morte e la Procura ha chiesto una nuova consulenza tecnica. Il corpo di Cucchi e' stato portato nell'Istituto di Medicina legale dell'Universita' La Sapienza dove da lunedi' prossimo cominceranno gli esami medico-legali.
(RCD)

[SM=x44515]
Etrusco
00mercoledì 25 novembre 2009 00:34

CONDOTTO DA UN POOL DI 4 ESPERTI
Iniziati alla Sapienza gli accertamenti medico-legali
sul corpo del 31enne romano riesumato giovedì

Cucchi colpito a cranio e mandibola
riscontrate lesioni prima «non notate»



NOTIZIE CORRELATE
Un mese fa la denuncia: giallo per la morte di Stefano



ROMA - Lesioni al cranio, alla mandibola e colonna vertebrale.
Sono molteplici e recenti - rispetto alla data del decesso - i traumi riscontrati sul corpo di Stefano Cucchi nel primo esame svolto dopo la riesumazione della salma, a un mese dalla morte del giovane romano.

Lo ha rivelato il legale della famiglia, il penalista Fabio Anselmo, spiegando che le lesioni al cranio ed alla mandibola «non erano state notate» nella precedente autopsia.
Confermate, invece, le lesioni alla colonna vertebrale ed alle mani «anche se serviranno ulteriori accertamenti».
Sono stati prelevati campioni dalla salma del ragazzo per altri esami, anche per valutare quei segni che appaiono bruciature, «perciò il corpo di Stefano non verrà riconsegnato alla famiglia prima della prossima settimana».
A distanza di un mese dalla sua morte, nota il legale «le lesioni traumatiche sul suo corpo sono ancora molto evidenti».


Le bruciature su una mano di Stefano Cucchi

ESAMI SULLA SALMA -
Gli esami del pool di medici legali nominati dalla Procura di Roma e dalle parti, sono iniziati lunedì 23 e si dovrebbero concludere entro la fine della settimana. Secondo l’avvocato Anselmo «è un passaggio importante quello compiuto, per arrivare alla verità». Il legale avverte però che «rispetto alle cause del decesso e ad altre risposte ai quesiti posti, bisognerà aspettare che le verifiche siano completate».

Il corpo riesumato giovedì 19 è stato portato nell' istituto di medicina legale dell'università La Sapienza di Roma.
Gli esami medico-legali supplementari dovranno far luce sulle effetive cause del decesso.
Cucchi, geometra, 31 anni, fu arrestato la sera del 16 ottobre scorso per detenzione di droga e morì una settimana dopo nell'ospedale romano Sandro Pertini.

POOL DI ESPERTI - Il pool di esperti nominati dai pm Vincenzo Barba e Francesca Loy è costituito da Paolo Arbarello, Dino Tancredi, Ozrem Carella Prada e Luigi Cipollone.
Agli esami prendono parte anche consulenti dei 6 indagati:
3 agenti di polizia penitenziaria, nei cui confronti si procede per omicidio preterintenzionale, e 3 medici del Pertini (indagati per omicidio colposo).
Un'altra consulenza tecnica disposta dalla procura riguarda le macchie di sangue trovate sul jeans che Cucchi indossava quando entrò in ospedale.
Gli inquirenti vogliono essere certi che appartengano al geometra.


Corriere della Sera - 23 novembre 2009





Arjuna
00martedì 1 dicembre 2009 14:59
Cucchi, reintegrati i 3 medici indagati

L'avvocato della famiglia di Stefano: «Siamo sconcertati dalla decisione»
ROMA

Tornano al loro posto di lavoro presso il reparto sanitario degli istituti penitenziari di Rebibbia, all’istituto Sandro Pertini, i medici Aldo Fierro, Stefania Corbi e Rosita Caponetti, indagati per omicidio colposo nell’inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi e che, in seguito a questo provvedimento della Procura erano stati trasferiti in altri settori. Il trasferimento in via provvisoria era stato deciso con ordine del giorno pubblicato il 18 novembre scorso. Ma l’indagine interna disposta dalla direzione del Pertini ha in sostanza rilevato che non c’è alcun addebito da muovere al comportamento dei tre sanitari.

Secondo quanto si legge nel provvedimento di reintegro la morte di Stefano Cucchi ha un carattere «improvviso ed inatteso in rapporto alle condizioni generali del paziente». «L’analisi non ha messo in luce -si legge nel provvedimento- sul piano organizzativo e procedurale alcun particolare elemento relativo ad azioni e/o omissioni da parte del personale sanitario con nesso diretto causa-effetto con l’evento in questione. Contestualizza e configura pertanto l’oggetto dell’indagine sotto il profilo di evento non prevenibile». Di conseguenza è stato revocato il provvedimento adottato all’inizio dell’indagine con decorrenza immediata.

«Siamo sconcertati da questa decisione. Le autopsie sono ancora in corso, i consulenti sono ancora al lavoro. È una decisione che non siamo in grado di comprendere». Così l’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia di Stefano Cucchi, commenta - all’agenzia radiofonica Econews - la decisione della revoca del trasferimento dei tre medici dell’ospedale Sandro Pertini indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla morte del geometra di 31 anni. «Ne prendiamo atto, ovviamente - prosegue Anselmo - e andiamo avanti con la nostra attività investigativa. D’altronde non ci aspettavamo niente di più dal Pertini, ne stiamo vedendo di tutti i colori».

Fonte
Etrusco
00mercoledì 2 dicembre 2009 23:08
Omicidio Cucchi:
Dap assolve agenti penitenziari, famiglia incredula

02 Dicembre 2009 21:23 CRONACHE


ROMA - L'inchiesta amministrativa del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria esclude responsabilita' della polizia penitenziaria sulla morte di Stefano Cucchi, il geometra 31enne pestato a sangue e morto in ospedale 6 giorni dopo l'arresto per possesso di droga.

Incredulo l'avvocato della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo:
''questa tragedia ha preso dei toni grotteschi - commenta -, mica sara' morto in 6 giorni di vecchiaia?''.

(RCD)

58TINO
00giovedì 3 dicembre 2009 12:01
Re:
Etrusco, 02/12/2009 23.08:

Omicidio Cucchi:
Dap assolve agenti penitenziari, famiglia incredula

02 Dicembre 2009 21:23 CRONACHE


ROMA - L'inchiesta amministrativa del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria esclude responsabilita' della polizia penitenziaria sulla morte di Stefano Cucchi, il geometra 31enne pestato a sangue e morto in ospedale 6 giorni dopo l'arresto per possesso di droga.

Incredulo l'avvocato della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo:
''questa tragedia ha preso dei toni grotteschi - commenta -, mica sara' morto in 6 giorni di vecchiaia?''.

(RCD)




Ecco che ci siamo, si và verso l'oblio, nessun colpevole.
Voi avevate dubbi ?


Etrusco
00venerdì 4 dicembre 2009 21:24
Cucchi, «il pestaggio fu segnalato
già 6 giorni prima della morte»

19:12 CRONACA

Lo sostiene il segretario del sindacato agenti penitenziari, Capece.
Mentre il giovane veniva trasportato a Regina Coeli disse:
«Stanotte ho fatto il sacco, ho fatto il pugilato».

[SM=x44515]

«Quella di Cucchi è stata una morte disumana»

di G. Bianconi

[SM=x44471]
Etrusco
00venerdì 4 dicembre 2009 21:30
Re: Re:
58TINO, 03/12/2009 12.01:



Ecco che ci siamo, si và verso l'oblio, nessun colpevole.
Voi avevate dubbi ?






E' accaduta una cosa simile anche l'anno scorso nel cargere di Capanne a Perugia...

Secondo me si smuove qualcosa solo dopo che Ilaria Cucchi andrà a parlare di questo caso a Porta a Porta [SM=x44465]
FerrariDaytona
00mercoledì 9 dicembre 2009 20:09
Ne ha parlato a Matrix, e ho trovato riprovevole l'atteggiamento della signora della polizia penitenziaria ospite.
Etrusco
00giovedì 17 dicembre 2009 12:36
Re:
FerrariDaytona, 09/12/2009 20.09:

Ne ha parlato a Matrix, e ho trovato riprovevole l'atteggiamento della signora della polizia penitenziaria ospite.




Purtroppo in queste situazioni, per spirito di corpo o per difendere i propri colleghi, c'è la tendenza a chiudersi un po' troppo in difesa,
rischiando di esagerare nel tentativo grottesco di coprire le responsabilità di quelli che dovrebbero tutelare l'incolumità anzichè trasformarsi in disumani aguzzini... [SM=x44464]

Temo che sia il caso di ricordare a questi soggetti che una persona in carcere può perdere la sua Libertà, ma mai la sua Dignità di essere umano, con tutto quel che ne consegue (diritto alla salute, alla vita, etc.)

Comunque ci sono nuovi sviluppi,
per la cronaca:


16/12/2009
Caso Cucchi, indagati altri 3 medici

Altri 3 medici dell'ospedale Sandro Pertini di Roma sono sotto inchiesta da parte della procura di Roma
per l'ipotesi di reato di omicidio colposo

nella morte del geometra Stefano Cucchi, il 22 ottobre.
Un ulteriore esame della cartella clinica di Cucchi ha mostrato che
i tre dottori hanno avuto a che fare con il detenuto nel reparto penitenziario del Pertini.
Nella vicenda sono già indagati altri 3 medici e 3 agenti della polizia penitenziaria.

Fermato dai carabinieri nella notte tra il 15 e il 16 ottobre al Parco degli Acquedotti di Roma con addosso 20 grammi di droga, la mattina del 22 ottobre il 31enne geometra Stefano Cucchi era già cadavere.
La famiglia del giovane aveva subito chiesto di fare chiarezza sulla morte e, dall'autopsia e dalle foto scattate al momento dell'arresto erano emersi lividi al collo e ad un occhio con il terribile sospetto
che Stefano fosse stato pestato a morte.

Fonte: TGCom - Mediaset Ultimo aggiornamento 16 12 2009 ore 23:24

radcla
00martedì 22 dicembre 2009 22:34
«Serantini come Stefano Cucchi»


Sarebbe oggi vicino ai sessant'anni. Era nato a Cagliari il 16 luglio 1951, morì a Pisa il 7 maggio del 1972, dopo lunga agonia, ammazzato dai colpi di manganello, dai pugni, dai calci di alcuni agenti della Celere di Roma, dall'indifferenza di medici, carcerieri, magistrati... «Il posto dove fu colpito a morte è sul Lungarno Gambacorti di Pisa, tra via Toselli e la via Mazzini...».

Così comincia il libro di Corrado Stajano, «Il sovversivo», dove si racconta «vita e morte dell'anarchico Serantini». Riletto quasi trentacinque anni dopo la pubblicazione e trentasette dopo quei fatti di Pisa dà la sensazione tremenda di una cronaca d'oggi o solo di pochi mesi fa: sembra d'essere a Genova nei giorni del G8, Franco Serantini pare Federico Aldrovandi o assomiglia, ancora più vicino a noi, a Stefano Cucchi.

«Una morte questa di Stefano - dice ora Corrado Stajano - che sarebbe passata nel silenzio, se non ci fosse stata una sorella combattiva, se non ci fosse stata quella famiglia che ha avuto il coraggio di opporsi. Contro la verità, mi pare d'assistere a storie, che ho già vissuto, di deviazioni e di bugie». La morte di Serantini non passò sotto silenzio. Ai suoi funerali (e sono tra le pagine più belle e commoventi del libro), il 9 maggio, un fiume di gente. I detenuti del carcere Don Bosco, dove Serantini aveva trascorso le ultime ore, inviarono un mazzo di margherite. Franco Serantini era nato senza famiglia, abbandonato in un brefotrofio. Fu dato in affidamento a una famiglia siciliana, visse in istituto a Cagliari. Quando arrivò ai diciassette anni, un'esistenza di solitudine, decisero che si rendeva utile il ricovero in riformatorio. Serantini era soltanto chiuso di carattere, soffriva l'autorità (o l'autoritarismo), ma non aveva mai commesso un reato: tuttavia fu così destinato... Serantini giunse a Firenze (all'Istituto di osservazione per i minori scoprirono che il suo quoziente di intelligenza era 1,02, quando la media è di 0,70), venne dirottato al centro di rieducazione maschile Pietro Thouar di Pisa, in semilibertà: di giorno poteva uscire. Il riformatorio è la via della maledizione: Serantini si salvò.

Era il Sessantotto quando Serantini arrivò a Pisa. Si lasciò prendere dalla politica, cominciò a partecipare alle assemblee degli studenti, trovò persino un lavoro. Prese la licenza media e cominciò a frequentare un istituto professionale. Divenne anarchico. A Pisa giravano squadracce fasciste: le aggressioni si ripetevano, ma la polizia caricava gli antifascisti, quando protestavano. La politica nelle strade era anche questa. A Roma, al governo si era esaurita l'esperienza del centrosinistra, le elezioni furono indette per il maggio dell'anno successivo, il 1972. Il 5 maggio Giuseppe Niccolai, deputato missino, avrebbe parlato in Largo Ciro Menotti, nonostante le tensioni alle stelle di quei giorni. Per quella giornata arrivarono a Pisa rinforzi di polizia, anche ottocento agenti del I Raggruppamento celere da Roma. Più cinquecento carabinieri, più cento carabinieri paracadutisti, più i reparti della ps di stanza in città. Che fu una città sotto assedio, che mi ricorda Genova. «Mi immagino - racconta Corrado Stajano - Serantini solo in mezzo alla strada. Questo dicono tutte le testimonianze. Solo e inerme in Lungarno Gambarcorti. Sarebbe potuto fuggire come gli altri quando la polizia aveva sfondato la barricata.

Ma non si mosse, invece. Invece lo assalì un nugolo di agenti, che lo massacrarono di botte, con ferocia, con crudeltà. Un ragazzo che non aveva alzato neppure una mano...». A Pisa qualcuno tentò di intervenire. Il commissario Pironomonte cercò con l'arresto di sottrarre Serantini alla furia degli agenti e pochi giorni dopo si dimise. Fu un'eccezione. Ma gli altri. Gli altri... Non solo i poliziotti che picchiarono. Anche il medico che visitò Serantini all'ingresso in carcere e che non ordinò il ricovero di un ragazzo che non si reggeva in piedi con la testa sfondata, il magistrato che continuò a interrogarlo in quelle condizioni, i secondini che non intervennero malgrado i richiami del compagno di cella di Serantini. Sta di fatto che tutto si ingarbugliò tra reticenze, bugie, conflitti giudiziari, quando avocazioni e trasferimenti di magistrati intervennero pesantemente sull'inchiesta. «In questo senso credo che Serantini sia stato ucciso due volte: una dalla polizia, la seconda dalle istituzioni che non gli hanno reso giustizia. Con un bravo giudice istruttore, Paolo Funaioli, in conflitto con il procuratore generale di Firenze, Calamari, che io definisco un personaggio da vetrata medioevale. Sarebbe bastato leggere le perizie medico legali...». L'ex democristiano Giovanardi ha detto che Stefano Cucchi è morto perché era drogato e anoressico. «I periti scrissero che Franco era portatore di una voluminosa milza, da bambino aveva avuto la malaria, aveva le ossa della testa più sottili del normale e quindi aveva una minore resistenza ai colpi».

(Da L'Unità - 29 novembre 2009)

toscana.indymedia.org/article/6860


[SM=x44465]
Etrusco
00giovedì 18 marzo 2010 12:30
IL CASO
Cucchi, la commissione Marino:
"Morì prima della tentata rianimazione"
La causa della morte:
«La disidratazione legata alla sua volontà di richiamare l'attenzione del mondo esterno»


NOTIZIE CORRELATE:
- I sette punti critici della relazione della commissione Marino.
- Cucchi, l'ultima verità; di Giovanni Bianconi
- Cucchi, ricostruita la notte dell'arresto.


Stefanoa Cucchi
(Ansa)

ROMA - La commissione parlamentare di inchiesta sull'efficacia e l'efficienza e l'appropriatezza delle cure prestate a Stefano Cucchi ha approvato all'unanimità la relazione finale.
Il ragazzo romano morto il 22 ottobre all'ospedale Pertini di Roma dopo una settimana di agonia,
ha probabilmente subito lesioni, ma la causa diretta del decesso è stata la disidratazione, che ha portato a una eccessiva perdita di peso: 10Kg in 6 giorni.
La relazione che ora sarà trasmessa alla Procura arriverà ora nelle mani del presidente del Senato, Renato Schifani.

I RISULTATI - Come già anticipato dal Corriere della Sera, la morte sarebbe sopravvenuta per disidratazione e il tentativo di rianimazione sarebbe stato effettuato quando ormai era troppo tardi. «Ci sono evidenze che rilevano che il decesso di Stefano Cucchi sia avvenuto qualche ora prima del tentativo di rianimazione», afferma il presidente della Commissione Parlamentare di Inchiesta sull'efficienza sanitaria, Ignazio Marino (Pd), al termine della riunione che ha approvato all'unanimità la relazione finale.


Una delle foto dell'autopsia di Stefano Cucchi
(Eidon)

MARINO: «RESPONSABILITA' DEI MEDICI» - «Siamo arrivati a conclusioni molto chiare:
a Stefano Cucchi, probabilmente, sono state inferte lesioni traumatiche che non sono la causa diretta della morte che è avvenuta per disidratazione legata alla volontà di Cucchi di richiamare su di sè l'attenzione dei suoi legali e del mondo esterno».
Così il presidente della commissione parlamentare d'inchiesta in merito alla morte di Stefano Cucchi, Ignazio Marino, ai giornalisti al termine della riunione che ha approvato all'unanimità la relazione finale.
Marino ricorda anche che la morte di Cucchi è dipesa, oltre che dalla disidratazione, anche «all'eccessiva perdita di peso, 10 chili in 6 giorni».
Quindi, «a detta dei nostri consulenti sarebbe servito un più attento monitoraggio delle condizioni cliniche».
Sulle responsabilità dei medici poi aggiunge:
«Ci sono certamente delle responsabilità
, il nostro compito è di individuare quali siano state ma nello stesso tempo di
invocare una piena e puntuale e completa attuazione di quel decreto del presidente del Consiglio del 2008 che indica con chiarezza che
chi si trova in stato di detenzione
ha gli stessi Diritti alla Salute
di chi non si trova in quelle condizioni».


IL COMMENTO DELLA SORELLA - «Sono molto soddisfatta perchè la relazione parla chiaro:
Stefano è stato vittima di un vero pestaggio.
Ora spero che sia riconosciuta la preterintenzionalità delle guardie carcerarie e che la Procura tenga conto di questa relazione».
Così Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, commenta la relazione finale della Commissione Parlamentare d'Inchiesta
sull'efficienza del sevizio sanitario nazionale
, votata questo pomeriggio all'unanimità.
«Sono molto soddisfatta - ribadisce la sorella - perchè la relazione conferma quanto noi abbiamo sostenuto sin dall'inizio, ovvero che le fratture ci sono e che sono recenti e compatibili con un pestaggio. Ora mi auguro - conclude - che la smettano con tutte le varie insinuazioni e che non ricomincino a parlare di altro come ad esempio di una caduta accidentale».

Fonte: Corriere della Sera
17 marzo 2010
(ultima modifica: 18 marzo 2010)



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