Libia: guerra civile. «Raid aerei e cannonate sulla folla», migliaia di morti

Ultimo Aggiornamento: 22/10/2012 23:12
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07/09/2011 15:00

da: Il Corriere

Africani, i reietti della nuova Libia

Caccia agli immigrati africani voluti da Gheddafi:
donne stuprate, fame, razzismo e abusi


Dal nostro inviato LORENZO CREMONESI


SAYAD (Libia)_ «Cinque giorni fa sono stata violentata. Per mezz’ora, contro una barca. Da due uomini armati di mitra. Si davano il cambio. Prima si sono messi il preservativo. Poi mi hanno spinto al riparo delle imbarcazioni da pesca sulla banchina e costretta ad aprire le gambe con le braccia in alto, le mani appoggiate alla fiancata. Mi hanno presa da dietro. Non faceva troppo male. Ma li ho odiati. Mi sono sentita sporca, umiliata, abusata. Non potevo fare nulla, solo subire e piangere». Parla quasi con un sussurro Cinzia Swizzy, vent’anni, nigeriana, immigrata a Tripoli nel 2009. Sino a due mesi fa lavorava come aiuto-estetista nel cuore della citta’ vecchia. Ma la guerra ha sconvolto la sua esistenza, come quella di altre centinaia di migliaia (forse oltre un milione) di africani ai quali la politica delle «porte aperte» al continente sub-sahariano voluta da Muammar Gheddafi aveva permesso di venire in Libia.

BRACCATI - Da ospiti di riguardo, occasionalmente utilizzati dalla dittatura come «carne da cannone» per ricattare l’Italia e l’Europa sul rischio immigrazione illegale, a massa di diseredati, braccati dalle forze della rivoluzione, che al peggio li considera mercenari pagati dal Colonnello per reprimere le opposizioni, e al meglio come presenze sgradite, da espellere il prima possibile. Cinzia e’ una di loro. Ma particolarmente debole. Ha l’aria da ragazzina, molto fragile nel suo vestitino a fiori strappato che le arriva alle ginocchia, lasciandole scoperte le gambe magre, segnate da graffi freschi. Accetta di parlare solo dopo lunghe insistenze. Rivela il nome. Ma non vuole assolutamente essere fotografata. «Quella sera siamo state violentate in cinque. Ci hanno prese a caso, tra i gruppi di rifugiati che bivaccano qui tra i barconi da pesca tirati in secco. Io parlo con un giornalista solo perché magari potrà servire che vengano fermate le violenze contro le donne africane in Libia», dice seduta su di una stuoia. Attorno la ascoltano appena. Sono talmente abituati agli abusi, che un racconto in più non fa impressione. Colpisce molto di più che la ragazza parli con un occidentale. «Queste cose vanno tenute tra noi», osserva rabbioso un marcantonio con un bastone in mano. Ma poi si allontana.

La paura è di essere scambiati per mercenari del Colonnello ed essere uccisi (Reuters)
La paura è di essere scambiati per mercenari del Colonnello ed essere uccisi (Reuters)
MIRAGGIO EUROPA - L’abbiamo incontrata nel campo profughi di fortuna a Sayad, una trentina di chilometri a ovest della capitale. Una volta era noto come centro di addestramento del terrorismo internazionale. Secondo il piccolo contingente di ribelli armati, che ora monta di guardia ai cancelli sfondati, qui ci venivano i palestinesi di Fatah negli anni Settanta, i militanti dell’Ira, dell’Eta, Abu Nidal, gli estremisti islamici filippini legati ad Abu Sayaf, persino le Brigate Rosse e quelli della Baader Meinhof. Nel 1986 la base venne bombardata dagli americani, che colpirono tra l’altro anche le casematte del vecchio fortino italiano costruito negli anni Trenta. Da allora e’ diventata il punto di partenza piu’ importante delle «carrette del mare» che portano i clandestini verso Lampedusa. Da circa un mese e mezzo proprio tra le imbarcazioni arrugginite sono raggruppati un migliaio di africani. Quasi tutti si sono liberati dei passaporti. «Non vogliamo tornare a casa. Mandateci in Europa», recitano in coro. Tutti giovani o giovanissimi, arrivati da Sudan, Nigeria, Mali, Ciad, Costa d’Avorio, Togo, Camerun. Il campo non ha un vero ordine. In generale gli anglofoni stanno da una parte e i francofoni dall’altra.

NOTTI DI PAURA - Tutti ovviamente negano di essere mai stati mercenari di Gheddafi. Anche se un paio di ragazzi del Camerun ammettono che «purtroppo qualche soldato africano volontario nell’esercito del Colonello potrebbe nascondersi tra noi». Per lo piu’ si dicono vittime del «razzismo antiafricano delle nuove forze che comandano in Libia». Mancano di tutto. Per una settimana si sono ridotti a bere acqua di mare e mangiare un intruglio di farina sporca, olio di semi ed erbe raccolte nei prati e cotto su fuochi all’aperto. Ogni tanto gli attivisti di Medecins Sans Frontieres portano camion carichi di bottiglie d’acqua e si scatena il finimondo. La notte per loro e’ un incubo che si consuma nella paura in attesa dell’alba. «Ci riuniamo in piccoli gruppi. Le donne in mezzo per difenderle dai ribelli libici che ci vorrebbero violentare - racconta ancora Cinzia -. Aspettiamo. Ma non sappiamo bene cosa. Non credo ci sia piu’ posto per noi nella nuova Libia del dopo Gheddafi. Io vorrei scappare, partire, sparire».




Benvenuti nella nuova Libia "liberata" e "democratica"

Ovviamente è tutta colpa di Gheddafi, sarà processato anche per questi crimini.

E intanto gli "eroici" ribelli festeggiano con gioiose impiccagioni in piazza.
(i video li trovate sul tubo)








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"Chi ha parlato, chi ca..o ha parlato? Chi è quel lurido str...o comunista checca pompinaro, che ha firmato la sua condanna a morte? Ah, non è nessuno, eh? Sarà stata la fatina buona del ca..o..."

Il più acerrimo nemico del Bremaz è Rurro Rurrerini.
(ma anche Ramarro Rurale, con il suo fedele servitore lo gnomo Corri Rorra, non scherza....)




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Dice il saggio: "Viajare descanta, ma se te parti mona te torni mona."




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07/09/2011 15:05

Nel frattempo, indovina un po' chi comanda (forse) in Libia.....


...un tale di nome Abdel Hakim Belhaj, di cui i pennivendoli di Repubblica lanciano una "commovente" [SM=x44504] agiografia.


Massì dai, è solo un bricconcello che ha riconosciuto i suoi peccatucci.

In fondo fino a poco tempo fa combatteva solo contro gli americani. [SM=x44464]







[Modificato da orckrist 07/09/2011 15:10]

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07/09/2011 15:09

Giusto per approfondire un po'....
....con qualche vaneggiamento complottista:


Come al-Qaida è arrivata al potere a Tripoli


di Thierry Meyssan, Réseau Voltaire Beirut (Libano), 6 Settembre 2011

Réseau Voltaire ha ricevuto molte lettere da lettori che chiedono di al-Qaida in Libia. Al fine di rispondere, Thierry Meyssan ha riunito i principali elementi noti di questo dossier. Questi fatti confermano la sua analisi, sviluppata dall’11 settembre 2001, che al-Qaida sia composta da mercenari utilizzati dagli Stati Uniti per combattere in Afghanistan, Bosnia, Cecenia, Kosovo, Iraq e ora in Libia, Siria e Yemen.

Negli anni ’80, la CIA ha incoraggiato Awatha al-Zuwawi a creare una fucina in Libia per reclutare mercenari e inviarli nella jihad contro i sovietici, in Afghanistan. Dal 1986 le reclute libiche vengono addestrate nel campo di Salman al-Farsi (in Pakistan), sotto l’autorità del miliardario anti-comunista Usama bin Ladin.
Quando bin Ladin si trasferì in Sudan, i jihadisti libici lo seguirono. Furono raggruppati in un loro compound. Dal 1994, Usama bin Ladin inviò dei jihadisti libici nel loro paese, a uccidere Muammar Gheddafi e a rovesciare la Jamahiriya popolare socialista.
Il 18 ottobre 1995, il gruppo si struttura sotto il nome di Gruppo Islamico Combattente in Libia (LIFG). Nei tre anni successivi, il LIFG ha cercato per quattro volte di assassinare Muammar Gheddafi e di stabilire la guerriglia nelle montagne del sud. A seguito di tali operazioni, l’esercito libico, sotto il comando del generale Abdel Fattah Younis, condusse una campagna per sradicare la guerriglia, e la giustizia libica lanciò un mandato di arresto contro Usama bin Ladin, diffuso dal 1998 dall’Interpol.
Secondo l’agente del controspionaggio del Regno Unito David Shayler, lo sviluppo del LIFG e il primo tentativo di assassinio di Gheddafi da parte di al-Qaida, furono finanziate con la somma di 100.000 sterline dall’MI6 britannico [1]. All’epoca, la Libia era l’unico stato al mondo a ricercare Usama bin Ladin, che ancora disponeva ufficialmente del sostegno politico degli Stati Uniti, anche se aveva contestato l’operazione “Desert Storm“.
Sotto la pressione di Tripoli, Hassan al-Turabi espulse i jihadisti libici dal Sudan. Spostarono le loro infrastrutture in Afghanistan, insediandosi nel campo di Shahid Shaykh Abu Yahya (appena a nord di Kabul). Tale installazione durerà fino all’estate del 2001, quando i negoziati a Berlino tra Stati Uniti ed i taliban, per il gasdotto transafgano, fallirono. A quel tempo, il mullah Omar, che si stava preparando all’invasione anglo-sassone, chiese che il campo venisse posto sotto il suo controllo diretto.
Il 6 ottobre 2001 il LIFG è nella lista stilata dal Comitato di applicazione della risoluzione 1267 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. C’è tuttora. L’8 dicembre 2004, il LIFG era nella lista delle organizzazioni terroristiche del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. C’è ancora. Il 10 Ottobre 2005, il Dipartimento degli Interni britannico interdiva il LIFG dal suo territorio. Questa misura è ancora valida. Il 7 Febbraio 2006, le Nazioni Unite sanzionavano cinque membri del LIFG e quattro società ad essa collegate, che continuano ad operare impunemente nel territorio del Regno Unito, sotto la protezione dell’MI6.
Durante la “guerra contro il terrore“, il movimento jihadista si organizza. Il termine “al-Qaida“, che originariamente indicava il grande database in cui Usama bin Ladin sceglieva i mercenari di cui aveva bisogno per missioni specifiche, diventa gradualmente un piccolo gruppo. Le sue dimensioni diminuiscono, a mano a mano che viene strutturato.
Il 6 marzo 2004, il nuovo leader del LIFG, Abdelhakim Belhadj, che ha combattuto in Afghanistan al fianco di Usama bin Ladin [2] e in Iraq, vien arrestato in Malesia e poi trasferito in una prigione segreta della CIA, in Thailandia, dove è sottoposto al siero della verità e alla tortura. A seguito di un accordo tra gli Stati Uniti e la Libia, venne rispedito in Libia dove fu torturato da agenti inglesi, ma questa volta nella prigione di Abu Salim.
Il 26 giugno 2005, le agenzie di intelligence occidentali organizzano a Londra una riunione dei dissidenti libici. Formano la “Conferenza nazionale dell’opposizione libica” unendo tre fazioni islamiche: la Fratellanza mussulmana, la Confraternita dei Senoussi e il LIFG. Il loro manifesto fissa tre obiettivi:
- rovesciare Muammar Gheddafi;
- esercitare il potere per un anno (sotto la denominazione “Consiglio nazionale di transizione“);
- ripristinare la monarchia costituzionale nella sua forma del 1951 e rendere l’Islam la religione di Stato.
Nel luglio 2005, Abu al-Laith al-Liby riesce, contro ogni probabilità, a fuggire dal carcere di massima sicurezza di Bagram (Afghanistan) e a divenire uno dei leader di al-Qaida. Chiama i jihadisti del LIFG che non hanno ancora raggiunto al-Qaida in Iraq. I libici diventano la maggioranza dei kamikaze di al-Qaida in Iraq [3]. Nel febbraio 2007, al-Liby condusse un attacco spettacolare contro la base di Bagram, mentre il vicepresidente Dick Cheney si appresta a visitarla. Nel novembre 2007, Ayman al-Zawahiri e Abu al-Laith al-Liby annunciano la fusione del LIFG con al-Qaida.
Abu al-Laith al-Liby divenne il vice di Ayman al-Zawahiri, e a tal titolo il numero 2 di al-Qaida, in quanto non si avevano notizie di Usama bin Ladin. Fu ucciso da un drone della CIA in Waziristan, alla fine del gennaio 2008. Durante il periodo 2008-2010, Saif al-Islam Gheddafi negoziò una tregua tra i libici e il LIFG. Pubblicò un lungo documento, ‘Gli studi riparatori’, in cui ammette di aver commesso un errore nel fare appello alla jihad contro i fratelli musulmani, in un paese musulmano. In tre ondate, tutti i membri di al-Qaida sono graziati e rilasciati alla sola condizione che rinuncino per iscritto alla violenza. Su 1800 jihadisti, oltre un centinaio rifiutano l’accordo e preferiscono rimanere in carcere.
Dopo il suo rilascio, Abdelhakim Belhadj lascia la Libia e si trasferisce in Qatar.
Nei primi mesi del 2011, il principe Bandar Bin Sultan intraprende una serie di viaggi per rilanciare al-Qaida espandendone il reclutamento, fino ad ora quasi esclusivamente tra gli arabi, ai musulmani dell’Asia centrale e del sud-est. Uffici di reclutamento vengono aperti in Malesia [4]. Il miglior risultato si ottiene a Mazar-i-Sharif, dove più di 1.500 afgani vengono impegnati nella jihad in Libia, Siria e Yemen [5]. In poche settimane, al-Qaida, che era solo un piccolo gruppo moribondo, può allineare più di 10.000 uomini. Questo reclutamento è ancora più facile, poiché i jihadisti sono i mercenari più economici sul mercato.
Il 17 Febbraio 2011, la “Conferenza Nazionale dell’opposizione libica” organizza il “giorno della collera” a Bengasi, che segna l’inizio della guerra.
Il 23 febbraio l’Imam Abdelkarim al-Hasadi annuncia la creazione di un emirato islamico a Derna, la città più fondamentalista della Libia, da cui proviene la maggior parte dei kamikaze jihadisti di al-Qaida in Iraq. Al-Hasadi è un membro di lunga data del LIFG, ed è stato torturato dagli statunitensi a Guantanamo [6]. Il burqa è obbligatorio e le punizioni corporali vengono ripristinate. L’emiro al-Hasidi organizza un proprio esercito, che nasce con alcune decine di jihadisti e che presto ne raggruppa più di mille.
Il Generale Carter Ham, comandante di Africom, incaricato di coordinare le operazioni alleate in Libia, ha espresso le sue preoccupazioni per la presenza tra i ribelli, che gli viene chiesto di difendere, di jihadisti di al-Qaida che hanno ucciso soldati statunitensi in Afghanistan e in Iraq. Fu sollevato dalla sua missione, che venne affidata alla NATO.
In tutta la Cirenaica “liberata“, gli uomini di al-Qaida diffondono il terrore, massacrano e torturano. Sono specializzati nel tagliare la gola ai gheddafisti, a cavare occhi e tagliare i seni delle donne impudiche. L’avvocato della Jamahiriya, Marcel Ceccaldi, accusa la NATO di “complicità in crimini di guerra“.
Il 1° maggio 2011, Barack Obama annuncia che ad Abbottabad (Pakistan), sei commando dei Navy Seal hanno eliminato Usama bin Ladin, di cui si era senza notizie credibili da quasi 10 anni. Questo annuncio permette di chiudere il dossier al-Qaida e di rinnovare il look dei jihadisti quali nuovi alleati degli Stati Uniti, come ai bei vecchi tempi delle guerre in Afghanistan, Bosnia, Cecenia e Kosovo [7]. Il 6 agosto, tutti i sei membri del commando dei Navy Seal muoiono nella caduta del loro elicottero.
Abdelhakim Belhadj torna nel suo paese su un aereo militare del Qatar, all’inizio dell’intervento della NATO. Ha preso il comando degli uomini di al-Qaida nelle montagne del Jebel Nefusa. Secondo il figlio del generale Abdel Fattah Younis, è lui che ha sponsorizzando l’omicidio, il 28 luglio 2011, del suo vecchio nemico, che era diventato il capo militare del Consiglio di Transizione Nazionale. Dopo la caduta di Tripoli, Abdelhakim Belhadj apre le porte del carcere di Abu Salim, rilasciando gli ultimi jihadisti di al-Qaida che vi erano detenuti. Viene nominato governatore militare di Tripoli. Pretende le scuse dalla CIA e dall’MI6 per il trattamento che gli hanno inflitto in passato [8]. Il Consiglio nazionale di transizione l’incarica di addestrare l’esercito della nuova Libia.

Note:
[1] David Shayler: “J’ai quitté les services secrets britanniques lorsque le MI6 a décidé de financer des associés d’Oussama Ben Laden“, Réseau Voltaire, 18 novembre 2005.
[2] Libya’s Powerful Islamist Leader, Babak Dehghanpisheh, The Daily Beast, 2 settembre 2011.
[3] Ennemis de l’OTAN en Irak et en Afghanistan, alliés en Libye, Webster G. Tarpley, Réseau Voltaire, 21 maggio 2011.
[4] “La Contro-rivoluzione in Medio Oriente“, di Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 11 maggio 2011.
[5] CIA recruits 1,500 from Mazar-e-Sharif to fight in Libya, Azhar Masood, The Nation (Pakistan), 31 agosto, 2011.
[6] Noi ribelli, islamici e tolleranti, reportage di Roberto Bongiorni, Il Sole 24 Ore, 22 marzo 2011.
[7] Riflessioni sulla annuncio ufficiale della morte di Osama bin Laden, Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 4 maggio 2011.
[8] Libyan commander demands apology over MI6 and CIA plot, Martin Chulov, Nick Hopkins e Richard Norton-Taylor, The Guardian, 4 settembre 2011.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – Aurora03.da.ru



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07/09/2011 21:00

Re:
orckrist, 9/7/2011 3:00 PM:

da: Il Corriere

Africani, i reietti della nuova Libia

Caccia agli immigrati africani voluti da Gheddafi:
donne stuprate, fame, razzismo e abusi


.....

Benvenuti nella nuova Libia "liberata" e "democratica"

Ovviamente è tutta colpa di Gheddafi, sarà processato anche per questi crimini.

E intanto gli "eroici" ribelli festeggiano con gioiose impiccagioni in piazza.
(i video li trovate sul tubo)



Senza voler essere cinico, che si scatenassero violenze, vendette, atti feroci ed immorali, era francamente ampiamente previsto.
E l'enorme quantità di armi presente sul territorio ed in mani incontrollabili lascia prevedere una ulteriore escalation, se non si insedia subito una forma di governo forte ed autorevole.

Anche un popolo come il nostro, che in teoria ha alle spalle millenni di civiltà, si è abbandonato a faide sanguinarie e vendette feroci alla caduta del fascismo, fermate solo dalla presenza delle truppe di occupazione americane, e coperte e mascherate anche alla memoria dei posteri da una amnistia generale per tutti i reati commessi in quel periodo.

E speriamo che Geddafi trovi riparo all'estero, se no il mondo vedrà altre esecuzioni barbare, come avvenne per Ceausescu.

Ciò premesso, cioè preso atto che la violenza è connaturata con la natura umana, non si possono che condannare questi comportamenti, che comunque non devono dare atto a confronti, bilanci e statistiche.

Le rivoluzioni sono spesso giuste, ma anche ancor più spesso sanguinarie e violente: non si giustifica la violenza, ma purtroppo occorre prenderne atto come intrinseca alla natura umana; essa va deleggitimata, va combattuta, ma non stupiamoci delle sue manifestazioni, e possiamo solo sperare di tenerla a freno e controllarla con l'educazione e l'etica, ma sotto sotto resterà in ognuno di noi pronta ad esplodere alla prima occasione.
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07/09/2011 21:44

Re: Giusto per approfondire un po'....
orckrist, 9/7/2011 3:09 PM:

....con qualche vaneggiamento complottista:

Come al-Qaida è arrivata al potere a Tripoli


di Thierry Meyssan, Réseau Voltaire Beirut (Libano), 6 Settembre 2011


Il 1° maggio 2011, Barack Obama annuncia che ad Abbottabad (Pakistan), sei commando dei Navy Seal hanno eliminato Usama bin Ladin, di cui si era senza notizie credibili da quasi 10 anni. Questo annuncio permette di chiudere il dossier al-Qaida e di rinnovare il look dei jihadisti quali nuovi alleati degli Stati Uniti, come ai bei vecchi tempi delle guerre in Afghanistan, Bosnia, Cecenia e Kosovo [7]. Il 6 agosto, tutti i sei membri del commando dei Navy Seal muoiono nella caduta del loro elicottero.




Leggere argomentazioni da fonti non allineate, alternative, è sempre utile ed interessante, qualcosa di utile se ne ricava sempre, non c'è mai, in questioni complesse, tutta la verità da una parte e tutta la menzogna dall'altra.

Ovviamente ancor più che con le fonti "ufficiali" bisogna fare una tara, verificare, controllare per quanto possibile.

Primo controllo su cosa è questo Réseau Voltaire, che colpevolmente non conoscevo.

Attualmente è una organizzazione basata in Libano, presidente il francese Thierry Meyssan, vice presidente Issa El-Ayoubi, membro del Partito social-nationalista siriano, che vagheggia una grande nazione siriana, comprendente Libano, Siria, Palestina, Giordania, Iraq, Kuwait, Cipro, il Sinai egiziano, la Cilicia turca, Chatt-el-Arab in Iran.
Scopo dichiarato di Réseau Voltaire la "promozione della libertà e della laicità, l'emancipazione degli individui dai dogmi e dagli imperi".
Ha sostenuto pubblicamente gli Hezbollah, sostenuto che l'attentato dell'11 settembre è stato organizzato dagli Stati Uniti, e ventilato l'ipotesi che il terremoto di Haiti sia stao provocato da "armi sismiche" americane.

Fonte fr.wikipedia.org/wiki/R%C3%A9seau_Voltaire

Ciò premesso, le affermazioni dell'articolo citato vanno prese in considerazione, ma con le molle.
Molte non sono facilmente riscontrabili, ma per una qualche controllo si può fare, quella relativa al decesso dei Navy Seals responsabili dell'eliminazione di Bin Laden.

Dagli articoli disponibili in rete, in tutte le lingue a me accessibili, si riporta che nell'"incidente" sono periti 22 Navy Seals (su 31 vittime), appartenenti allo stesso gruppo che ha ucciso Bin Laden.
Si afferma che tra le vittime nessuno faceva parte del commando, e ovviamente mi sembra difficile che potessero dire il contrario.

Però una cosa stride: Thierry Meyssan dice "i sei membri del commando dei Navy Seal muoiono nella caduta del loro elicottero."

Ora il commando di Abbottabad era molto più numeroso, ma "Sei" è il nome del reparto:
"Some two dozen members of SEAL Team 6, based outside Norfolk, Va., were among 30 American servicemen killed Saturday when their helicopter came under fire during an operation in eastern Afghanistan."
Fonte

"Navy SEAL Team Six (DEVGRU): The Men Who Killed Osama bin Laden"
Fonte

"SEAL Team 6 members among 38 killed in Afghanistan"
Fonte

L'estensore dell'articolo ha confuso il nome della squadra (Six) col numero dei soldati.
Errore veniale? Forse in sè sì, ma getta ombre (se mai ce ne fosse bisogno) sulla affidabilità del resto.

Comunque sempre utile confrontarsi con opinioni diverse, anche contrastanti.
In fotografia se si vogliono eliminare le ombre occorre illuminare il soggetto da diverse angolature.
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13/09/2011 09:23


Articolo di un noto giornale complottista:

I lealisti resistono, primi segnali di sfaldamento tra i ribelli

di Gianandrea Gaiani, 12 settembre


La guerra libica sembrava destinata a una rapida conclusione dopo la presa di Tripoli e la ritirata delle forze lealiste nelle roccaforti di Sirte, Beni Walid e in quelle della regione desertica del Fezzan. La resistenza delle truppe fedeli al Colonnello è però tenace con addirittura qualche contrattacco segnalato sul fronte di Sirte.

I ribelli, diverse milizie divise per provenienza, appartenenza tribale o vocazione politica, non devono fare i conti solo con soldati motivati e pronti a morire ma anche con milizie tribali dei clan delle tribù Gaddafa e Warfalla, la prima è quella di appartenenza del raìs e la seconda è in buona parte legata al regime.
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Nonostante il lungo tira e molla intorno alle trattative per ottenere la resa della città e la propaganda dei ribelli che tende a rappresentare una città terrorizzata dai cecchini del Colonnello, Bani Walid sembra determinata a resistere alle lusinghe e alle minacce dei ribelli forse anche a causa della rivalità tra i Warfalla e le tribù di Misurata, Zliten e della Cirenaica.

«Le tribù della città sono decise a resistere ai ribelli che sono agenti della Nato», ha ha affermato lo sceicco Ali al-Warfally nel corso di un collegamento telefonico con la tv che ha sede in Siria, "al-Rai", nota per aver trasmesso nei giorni scorsi i messaggi audio del colonnello libico Muammar Gheddafi. «Sto chiamando da Bani Walid con un telefono satellitare, sono 13 giorni che le tribù Warfalla resistono e tengono i ribelli a 20 chilometri dalla città. La resistenza - ha concluso lo sceicco - è condotta da gente dei Warfalla e non ci sono brigate di stranieri in città».

Gli insorti ammettono di aver «rinviato per ora l'assalto finale a Bani Walid» dove il portavoce del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), Ahmed Bani punta il dito contro le brigate di Gheddafi. «Impiegano scudi umani e hanno posizionato delle batterie di missili sui tetti delle abitazioni civili, rendendo impossibile alle forze del Cnt e della Nato bombardare«.

Pare però che pesino anche le crescenti divisioni tra i ribelli con i combattenti locali che rifiuterebbero di obbedire agli ordini dei comandanti inviati da Bengasi cercando di muoversi per proprio conto per potersi presentare come i veri e soli liberatori della città. Nei giorni scorsi gli insorti erano penetrati vicino al centro ma di fronte alla strenua resistenza dei difensori si sarebbero poi ritirati per non rischiare di venire colpiti dalle bombe sganciate dai jet. Il segretario generale dell'Alleanza, Anders Fogh Rasmussen, ha ribadito che la missione della Nato in Libia proseguirà fino a quando i civili saranno minacciati dalle forze rimaste fedeli a Muammar Gheddafi. Definizione paradossale dal momento che a Sirte e Beni Walid la popolazione sostiene il regime e non viene certi colpita dagli uomini di Gheddafi ma dai ribelli e dai velivoli della Nato.

Le truppe lealiste mostrano vivacità anche su altri fronti. Un reparto d'assalto si quattro veicoli provenienti dal Sahara ha attaccato oggi pozzi petroliferi a 20 chilometri da Ras Lanuf, obiettivo strategico e simbolico dopo che il Cnt ha annunciato che al più presto riprenderà l'export petrolifero. I ribelli lo hanno definito solo "un attacco simbolico" ma secondo l'emittente al-Alam 15 insorti sono rimasti uccisi nell'assalto che potrebbe inaugurare la nuova strategia di guerriglia delle forze lealiste. Resta infine alto il rischio che l'insurrezione contro Gheddafi sfoci in guerra civile e tribale. Secondo quanto riporta il giornale arabo al-Sharq al-Awsat, ieri si è registrato ieri il primo scontro a fuoco tra fazioni dei ribelli che fanno capo al Consiglio nazionale transitorio.

Ad affrontarsi sui monti del Nefusa i ribelli dei villaggi di Gharyan e Kakla schierati contro quelli di al-Asabaa. Nei combattimenti si sono registrati 12 morti e 16 feriti. Un esponente del Cnt, contattato dallo stesso quotidiano, si è detto «molto preoccupato per l'arrivo di numerosi miliziani islamici nella capitale, che sta portando a un aumento dello scontro politico tra i liberali e gli islamici che potrebbe sfociare in uno scontro armato».

Secondo quanto riporta il giornale arabo al-Quds al-Arabi dopo la presa di Tripoli i contrasti tra i laici e gli islamici all'interno del Consiglio di Transizione hanno assunto dimensioni gravi. Secondo il giornale algerino el-Khabar le divisioni riguarderebbero le diverse tribù della Libia che «considerano Tripoli come un loro bottino sul quale mettere le mani». Sabato i siti libici denunciavano il rifiuto delle milizie di Zlitan schierate a Tripoli di consegnare le armi al Cnt e di lasciare le loro postazioni, non fidandosi di quelle delle altre zone del Paese presenti nella capitale.

fonte: Il Sole 24 Ore








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13/09/2011 09:37

Re: Re:
fabius039, 07/09/2011 21.00:



Senza voler essere cinico, che si scatenassero violenze, vendette, atti feroci ed immorali, era francamente ampiamente previsto.
E l'enorme quantità di armi presente sul territorio ed in mani incontrollabili lascia prevedere una ulteriore escalation, se non si insedia subito una forma di governo forte ed autorevole.

Anche un popolo come il nostro, che in teoria ha alle spalle millenni di civiltà, si è abbandonato a faide sanguinarie e vendette feroci alla caduta del fascismo, fermate solo dalla presenza delle truppe di occupazione americane, e coperte e mascherate anche alla memoria dei posteri da una amnistia generale per tutti i reati commessi in quel periodo.

E speriamo che Geddafi trovi riparo all'estero, se no il mondo vedrà altre esecuzioni barbare, come avvenne per Ceausescu.

Ciò premesso, cioè preso atto che la violenza è connaturata con la natura umana, non si possono che condannare questi comportamenti, che comunque non devono dare atto a confronti, bilanci e statistiche.

Le rivoluzioni sono spesso giuste, ma anche ancor più spesso sanguinarie e violente: non si giustifica la violenza, ma purtroppo occorre prenderne atto come intrinseca alla natura umana; essa va deleggitimata, va combattuta, ma non stupiamoci delle sue manifestazioni, e possiamo solo sperare di tenerla a freno e controllarla con l'educazione e l'etica, ma sotto sotto resterà in ognuno di noi pronta ad esplodere alla prima occasione.





Non sono d'accordo.
In questo caso le violenze non sono conseguenze di una situazione "rivoluzionaria", semmai hannoin questo una scusa per scatenarsi, ma di un sentimento razzista ben radicato nel nordafrica contro i mori centrafricani. Non dimentichiamo che nella lunga storia dello schiavismo il commercio degli africani era gestito principalmente dagli arabi nordafricani.

La "colpa" di Gheddafi agli occhi dei suoi oppositori è di aver permesso l'arrivo in Libia di troppi "negri" e ora stanno ripulendo.








[Modificato da orckrist 13/09/2011 09:38]

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Il più acerrimo nemico del Bremaz è Rurro Rurrerini.
(ma anche Ramarro Rurale, con il suo fedele servitore lo gnomo Corri Rorra, non scherza....)




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13/09/2011 20:43

Re: Re: Re:
orckrist, 13/09/2011 09.37:



Non sono d'accordo.
In questo caso le violenze non sono conseguenze di una situazione "rivoluzionaria", semmai hannoin questo una scusa per scatenarsi, ma di un sentimento razzista ben radicato nel nordafrica contro i mori centrafricani. Non dimentichiamo che nella lunga storia dello schiavismo il commercio degli africani era gestito principalmente dagli arabi nordafricani.

La "colpa" di Gheddafi agli occhi dei suoi oppositori è di aver permesso l'arrivo in Libia di troppi "negri" e ora stanno ripulendo.




Vero, questi atti non hanno niente a che fare con la "rivoluzione", sono solo atti di barbara criminalità che si scatena per la situazione generale di violenza incontrollata e disponibilità di armi.

Infatti a queste manifestazioni pensavo quando mi riferivo a vendette, faide ed altre manifestazioni di pura criminalità che approfittano di queste situazioni per venire alla luce.

Purtroppo anche queste le abbiamo viste già altre volte, non solo quelle con motivazione politica, che comunque non per questo sono meno condannabili delle altre.
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20/10/2011 14:07

«Il colonnello Gheddafi è stato catturato durante l'attacco a Sirte e ora, ferito ad entrambe le gambe, è sotto la custodia di uomini del Cnt». L'annuncio è della tv libica che precisa anche che il Consiglio Nazionale di Transizione ha assicurato che i membri della famiglia Gheddafi riceveranno un processo equo.
Con lui sarebbe stato catturato anche il figlio Muttasim Gheddafi e il potente capo dei servizi segreti dell'ex regime Abdallah Senoussi. «È stato catturato. È ferito a entrambe le gambe... è stato portato via da un'ambulanza» ha detto a Reuters per telefono il dirigente militare del Cnt. Al Arabiya riferisce anche che a Sirte sono stati arrestati anche il ministro dell'Istruzione dell'ex regime Ahmed Ibrahim e uno dei consiglieri di Mutassim Gheddafi, figlio del rais. Il colonnello sarebbe stato catturato in un raid degli elicotteri della Nato mentre fuggive da Sirte. Lo riferisce la tv satellitare Al Arabiya, che cita alcuni miliziani del Cnt che avrebbero visto con i loro occhi Gheddafi ferito. Secondo le informazioni riportate dai media locali «Gheddafi è stato arrestato - ha detto un comandante delle forze del Cnt - ed è stato gravemente ferito ma respira ancora». SIRTE - Il Cnt ha anche annunciato la caduta di Sirte. Con la presa della città la guerra di liberazione si può considerare conclusa. Al Jazeera cita le parole del colonnello Yunus Al Abdali, capo delle operazioni militari in città «Sirte è stata liberata. Non ci sono più forze di Gheddafi in città. Stiamo dando la caccia ai suoi miliziani che tentano la fuga». Tra le notizie clamorose della giornata, anche quella, confermata da fonti mediche che nel corso dell'attacco finale a Sirte è stato ucciso l'ex ministro della difesa del governo di Gheddafi. LA CONFERMA - Il Cnt aveva anticipato di considerare la caduta di Sirte, città natale di Gheddafi, come l'ultimo atto ancora mancante per considerare chiusa la guerra di liberazione libica. Nei giorni scorsi le forze del Cnt aveva espugnato l'altro caposaldo dei Gheddafiani, Bani Walid. La cattura della città è stata confermata anche da un altro comandante delle forze del Cnt che ha spiegato come l'attacco finale, iniziato verso le otto del mattino, sia durato circa una novantina di minuti. Ora si apre la strada alla creazione di un governo definitivo della nuova Libia, governo che potrà definire anche i contratti petroliferi e no con le varie imprese straniere. Due giorni fa il segretario di Stato Usa Hillary Clinton aveva anche sottolineato la necessità di creare un esercito ufficiale. Nell'attacco almeno 16 miliziani filo Gheddafi sono stati catturati e sono stati sequestrati diversi arsenali carichi di armi. Dopo la fine dell'offensiva, per tutta la città si sono sentite salve di fuoco in aria per i festeggiamenti. Dalla caduta di Tripoli, il 21 agosto, i fedeli al vecchio regime di Gheddafi avevano organizzato la loro resistenza in varie aeree del paese, principalmente Sirte e Bani Walid. LA RUSSA - «È una grande notizia, non è solo finita la missione militare così come fino ad oggi intesa, ma finisce anche la fase di transizione del paese e ora si apre la questione di come aiutare la crescita del nuovo governo libico». Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa ha commentato l'annuncio della conquista di Sirte da parte del Cnt. Il ministro ha ricordato che «l'Italia ha fortemente voluto partecipare alla missione Nato che è stata portata avanti con successo: sono state salvate tante vite di cittadini libici ed è stato impedito un esodo di immigrati. Non è previsto un intervento da terra delle forze alleate. La fase che si apre ora consente di fare a meno delle forze armate ed apre anche i rapporti commerciali». Quanto alla rifinanziamento della missione italiana, scaduto il 30 settembre, La Russa ha precisato che «la missione non comporta nuovi costi, grazie ai risparmi fin qui fatti, ma ho segnalato al presidente del Consiglio che un passaggio parlamentare ci vuole»
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20/10/2011 15:16

«Gheddafi ucciso a Sirte». L'ultimo atto: catturato, ferito alle gambe e giustiziato

di Alberto Negri


Un convoglio di auto dei lealisti in fuga dalla Sirte verso Misurata, gli elicotteri della Nato che volteggiavano in aria scaricando i missili, le jeep degli insorti alle calcagna che lanciavano i razzi Grad: queste sono state le ultime ore del Colonnello, ucciso, secondo i media libici, nell'assalto finale al bastione del regime.


Gheddafi ultimo atto: catturato, ferito alle gambe, con il volto insanguinato e forse giustiziato con un colpo di grazia dai ribelli. La fine è arrivata in ogni caso su una strada che aveva percorso mille volte, fin da ragazzo quando la famiglia, dalla tenda della Sirte lo aveva incoraggiato a proseguire gli studi, prima nel liceo di Sebha e poi proprio a Misurata dove era uno degli allievi più brillanti, una sorta di capopopolo imberbe che incitava i compagni a seguire l'esempio di Nasser e della sua rivoluzione in Egitto che aveva abbattuto la monarchia di Faruk. Gheddafi voleva imitarne le gesta e anche superare, se possibile, il modello del raìs egiziano: con il colpo di stato del primo settembre 1969, organizzato con un gruppo ristretto di giovani ufficiali, prese il potere quasi senza sparare un colpo, abbattendo re Idris, il monarca senussita.


Aveva 27 anni e da capitano si autopromosse Colonnello. Prese in pugno la Libia e per 42 anni ne fu il padrone assoluto, abile demiurgo e spietato repressore, con sfrenate ambizioni di protagonismo sul piano internazionale, fino ad aprire fronti di guerra in Africa e a sponsorizzare il terrorismo.


La Libia di Gheddafi è finita quando la risoluzione 1973 del consiglio di sicurezza dell'Onu ha dato il via libera dopo 48 ore all'intervento aereo francese, inglese e americano, diventato poi una missione sotto il comando della Nato. Un'operazione partita sulla spinta del presidente francese Nicolas Sarkozy per difendere gli insorti di Bengasi che si è rapidamente trasformata in una battaglia per abbattere il Colonnello.


Gli insorti senza la Nato non sarebbero mai riusciti a vincere. E in aggiunta si è dimostrato decisivo l'intervento a terra di truppe speciali, sia inglesi che francesi ma anche di Paesi arabi come il Qatar e gli Emirati. E' stata quindi montata a metà agosto l'operazione che ha condotto gli insorti della regione occidentale, arabi e berberi, alla conquista di Tripoli, caduta il 21 agosto.


Ma il regime non era ancora finito. Gli insorti, divisi e poco organizzati, hanno dovuto comunque affrontare per due mesi la controffensiva dei lealisti nelle roccaforti di Sirte e di Bani Walid, che sembrano resistere a ogni assalto. Intanto il clan del Colonnello si disfaceva e disperdeva tra Algeria, Niger e deserto, in una fuga che comunque costituiva un motivo di perenne preoccupazione. Se fosse rimasto vivo Gheddafi appariva capace di creare ancora problemi alla nuova Libia, con guerriglia, attentati e azioni dimostrative.


Quali scenari si aprono adesso? La fine del raìs seppellisce definitivamente un regime ma apre nuovi interrogativi: entro un mese dovrebbe insediarsi un altro governo al posto del Consiglio nazionale transitorio rappresentativo - e questo è stato il suo limite - soprattutto degli insorti di Bengasi e della Cirenaica. La Libia ora deve trovare l'unità in un Paese frammentato da divisioni regionali, tribali e percorso dall'ascesa dei fondamentalisti islamici. Non sarà facile, anche perché questa volta, all'orizzonte non si profila un leader incontrastato: la fine sanguinosa e tragica di Gheddafi forse è anche quella di un'era, in Libia e in tutto il mondo arabo.

www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-10-20/gheddafi-ucciso-sirte-dicono-144537.shtml?uuid=...
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20/10/2011 18:05

uno in meno

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21/10/2011 01:20

NOTIZIE CONTRASTANTI E NON TUTTE VERIFICABILI SU ULTIMI MOMENTI DEL RAIS LIBICO

Le ultime ore di Gheddafi a Sirte
Preso vivo, poi un colpo alla tempia

Tentava la fuga, convoglio colpito da missili Nato.
«Gridava non sparate». «No: ha combattuto».


MILANO - La fine di Gheddafi, dopo oltre 40 anni di potere è poco fuori un cunicolo dove s'era rifugiato. Come Saddam, anche il leader libico fino a poco fa incontrastato, ha passato gli ultimi momenti della sua vita in una buca, in quello spicchio della città di Sirte che fino a ieri era difeso dai suoi ultimi fedelissimi. Diversamente dal dittatore iracheno, non ha avuto processi. La sua condanna a morte è stata eseguita subito. I ribelli lo hanno identificato, catturato e, infine, giustiziato. Con un colpo alla tempia, che appare evidente nelle foto arrivate ore dopo dalle agenzie. Gli ha sparato un ragazzo, sembra, con la pistola d'oro sottratta al Raìs. Gheddafi stava fuggendo, con un piccolo convoglio di fuoristrada. Ma un drone Usa e aerei francesi lo hanno fermato insieme ai suoi ultimi sostenitori : missili della Nato hanno determinato l'inizio della fine, colpendo i mezzi in movimento. Il tentativo estremo di nascondersi è stato inutile. Ore dopo, tutti questi particolari hanno chiarito almeno in parte la dinamica dei fatti. Ma quando la prima notizia viene lanciata dall'Ansa, a metà giornata, le circostanze della morte del Raìs risultavano ancora contrastanti e incerte.

COLPITO ALLA TESTA - La certezza arriva quasi subito: «Gheddafi è morto». Ma come e per mano di chi non è subito chiaro. «È stato colpito in testa», ha detto uno dei responsabili militari del Cnt, Abdel Majid, il quale in precedenza aveva riferito che era stato catturato all'alba ed era stato ferito mentre cercava di fuggire in un convoglio attaccato da caccia della Nato. Da Misurata, un altro rappresentante del Cnt (Consiglio nazionale di transizione), Mohamed Abdel Kafi, aveva detto alla Reuters che il corpo di Gheddafi è stato trasportato in una località segreta per motivi di sicurezza. L'Alleanza Atlantica ha confermato solo di aver attaccato due veicoli militari di gheddafiani nei pressi di Sirte. Il ministro dell'Informazione, Mahmoud Shammam, ha invece riferito che Gheddafi è stato ucciso in un attaccato del Cnt. Un miliziano del Cnt ha detto di aver visto il rais nascosto in una buca che gridava: «Non sparate, non sparate» agli uomini che lo stavano braccando. Secondo un altro invece Gheddafi «ha combattuto sino alla fine».

PRESO IL PORTAVOCE - Anche il portavoce di Gheddafi, Mussa Ibrahim, è stato catturato vicino a Sirte. Lo ha detto Abdul Jalil al-Hakim, comandante dell'undicesima Brigata, assicurando di averlo visto con i suoi occhi. Catturati anche il figlio di Gheddafi, Mutassim, e il suo segretario, il cugino del Colonnello, Ahmed Ibrahim. Ucciso invece il capo delle forze armate Abu Bakr Yunus Jaber. Catturato inoltre nell'oasi di Cufra Daldum Mohammed Fadel, capo di una brigata del Movimento per la liberazione del Sudan, tra i leader dei ribelli del Darfour che stava raccogliendo armi e soldi per ritornare in Sudan dopo aver guidato per mesi i mercenari sudanesi che hanno combattuto al servizio di Gheddafi a Misurata e Zliten.

CADE SIRTE - Gli avvenimenenti sono precipitati con la caduta di Sirte, ultima roccaforte dei gheddafiani, in mano ribelle da giovedì mattina. «Le truppe ancora fedeli a Gheddafi sono in fuga da Sirte e ora si sta combattendo a 12 chilometri dalla città», è quanto aveva riferito un comandante del Cnt prima della notizia della morte del Raìs. «Questa mattina i nostri uomini hanno conquistato il quartiere numero 2 di Sirte dove da giorni si erano asserragliati gli uomini di Gheddafi. Una colonna composta da 40 veicoli è quindi fuggita verso ovest ed è stata attaccata dai caccia della Nato che hanno effettuato alcuni raid. Sette veicoli delle brigate di Gheddafi lungo la strada che porta a Misurata sono stati circondati dai miliziani del Cnt e con i quali hanno ingaggiato un violento scontro a fuoco».

Redazione Online

Fonte: CorrieredellaSera

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22/10/2011 22:31

Cnt, voto entro 8 mesi 'No autopsia Gheddafi'
Tribu' Gheddafi nominano Saif leader


ROMA - Non ha ancora avuto sepoltura il corpo di Muammar Gheddafi, anche oggi esposto accanto al figlio Mutassin alle foto ricordo di centinaia di libici di Misurata. E ancora il Cnt (Consiglio nazionale di transizione) non ha dichiarato ufficialmente "la liberazione della Libia" che è attesa per domani e dovrebbe preludere alla formazione di un governo di transizione 'vero' in grado di preparare, tra otto mesi, le elezioni.

Situazioni in sospeso, mentre resta misteriosa la sorte di Saif al Islam, il figlio dato per morto, ferito, nascosto nel deserto o fuggito in Niger, a seconda del momento o delle fonti. Oggi gli appartenenti alla sua tribù lo hanno nominato successore del padre "nella guerra di liberazione" contro "quelli che hanno fatto la rivoluzione con la Nato".

E si sono rifiutati di riconoscere la legittimità del Cnt. Per il Consiglio oggi ha parlato il premier Mahmoud Jibril, in Giordania per partecipare Forum economico mondiale. Ha detto di avere intenzione di dimettersi dall'attuale incarico e ha rivolto un monito sulla ricostruzione: "Non sarà un compito facile. E' come la 'Mission Inpossible' del film di Tom Cruise ... Si devono ripristinare stabilità e ordine e quindi, come prima cosa, si devono togliere le armi dalle strade e dalle mani" dei tanti, troppi, che ne sono entrati in possesso in questi otto mesi di guerra. "Bisognerà - ha sottolineato - prendere decisioni basate sulle regole economiche e non sulla politica".

Un modo per dire che un Paese tradizionalmente diviso e complesso come la Libia, senza il Colonnello sarà comunque obbligato all'unità se vorrà risollevarsi economicamente e portare prosperità alla propria gente. E non solo alle multinazionali straniere che si affacciano a chiedere 'compensi' per il loro intervento militare a sostegno della rivoluzione. Intanto comunque, il cadavere martoriato di Gheddafi è rimasto oggi al centro delle cronache televisive.

A centinaia hanno continuato a passargli davanti e l'hanno fotografato con i cellulari branditi come armi, in fila anche i bambini con i padri e nonni, quasi nessuna donna. Ieri - quando ormai una molteplicità di video aveva dimostrato che era stato preso vivo - era stato detto che un medico gli aveva fatto l'autopsia stabilendo che era stato ucciso da un colpo d'arma da fuoco alla tempia; stamane un ufficiale del consiglio militare a Misurata ha garantito che "nessuno aprirà il corpo" del Colonnello; ma stasera una fonte anonima ha assicurato alla Bbc che l'autopsia é stata fatta.

Nessun dettaglio, ma un'informazione: il cadavere sarà restituito "ai parenti". Alcune fonti ritengono però che sia più probabile una 'sepoltura segreta', forse addirittura in mare come Osama bin Laden, in modo da non creare un luogo che potrebbe diventare una sorta di mausoleo. La stessa sorte potrebbe essere riservata al cadavere di Mutassin, oggi trasferito nella stessa cella frigorifera del padre: anche lui, d'altra parte, era stato catturato vivo (a Sirte, pare) ed era poi stato ammazzato a sangue freddo con un colpo d'arma da fuoco alla gola. Uccisioni che non sono d'aiuto alla necessaria "riconciliazione" e sulle quali - dopo l'Onu, Amnesty International e la moglie Saphia - anche un esponente del Cnt oggi ha chiesto venga aperta un'inchiesta.

Ulteriore dimostrazione di dissidi interni all'attuale dirigenza del paese. Saphia Gheddafi, riparata da tempo in Algeria con i figli Mohammad e Hannibal e con la figlia Aisha, proprio con quest'ultima (e, presumibilmente con la nipotina nata in Algeria) sarebbe oggi partita per un Paese del Golfo. Paese non meglio individuato ma che, secondo fonti di stampa, non avrebbe voluto accogliere i figli maschi del rais, gli unici due certamente in vita insieme a Saadi, l'ex calciatore riparato in Niger con una parte del 'tesoro' di famiglia.

Fonte: ANSA

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12/04/2012 16:09


Aggiornamenti sulla Libia “liberata”:

Medici senza frontiere abbandonano la Libia, troppe torture

E se ne accorgono pure a “Repubblica”


Pulizia etnica di Tawerga


Nel frattempo c’è la secessione della Tripolitania


E comincia la “guerra del petrolio” con un’indagine farlocca suggerita dagli americani sulle compagnie concorrenti.
Dall'articolo:“Il ministro della Giustizia libico ha spiegato che Saif verrà processato da un tribunale locale per corruzione, omicidio e stupro.” La cosa suona tragicamente comica, i “ribelli” che giudicano il figlio di Gheddafi per le stesse cose che loro compiono impunemente.


Intanto giungono voci di circa 6000 soldati USA sbarcati da Malta per “difendere” le aree petrolifere mentre di sicuro c’è l’invio di un centinaio di soldati italiani (vi ricorda niente?).
Mi chiedo quale polizia vadano ad addestrare visto che la situazione è analoga a quella somala, cioè completa anarchia e gruppi armati che si contendono pezzetti di territorio.















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24/04/2012 10:55

Finalmente scoperti i gravi crimini contro l'umanità perpetrati dal sanguinario Gheddafi


- Elettricità domestica gratuita per tutti

- Acqua domestica gratuita per tutti

- Il prezzo della benzina è di 0,08 euro al litro

- Il costo della vita in Libia è molto meno caro di quello dei paesi occidentali. Per esempio il costo di una mezza baguette di pane in Francia costa più o meno 0,40 euro, quando in Libia costa solo 0,11 euro. Se volessimo comprare 40 mezze baguette si avrebbe un risparmio di 11,60 euro.

- Le banche libiche accordano prestiti senza interessi

- I cittadini non hanno tasse da pagaren e l’IVA non esiste.

- Lo stato ha investito molto per creare nuovi posti di lavoro

- La Libia non ha debito pubblico, quando la Francia aveva 223 miliardi di debito nel Gennaio 2011, che sarebbe il 6,7% del PIL. Questo debito per i paesi occidentali continua a crescere

- Il prezzo delle vetture (Chevrolet, Toyota, Nissan, Mitsubishi, Peugeot, Renault…) è al prezzo di costo

- Per ogni studente che vuole andare a studiare all’estero, il governo attribuisce una borsa di 1 627,11 Euro al mese.

- Tutti gli studenti diplomati ricevono lo stipendio medio della professione scelta se non riescono a trovare lavoro

- Quando una coppia si sposa, lo Stato paga il primo appartamento o casa (150 metri quadrati)

- Ogni famiglia libica, previa presentazione del libretto di famiglia, riceve un aiuto di 300 euro al mese

- Esistono dei posti chiamati « Jamaiya », dove si vendono a metà prezzo i prodotti alimentari per tutte le famiglie numerose, previa presentazione del libretto di famiglia

- Tutti i pensionati ricevono un aiuto di 200 euro al mese, oltre la pensione.

- Per tutti gli impiegati pubblici in caso di mobilità necessaria attraverso la Libia, lo Stato fornisce una vettura e una casa a titolo gratuito. Dopo qualche tempo questi beni diventano di proprietà dell’impiegato.

- Nel servizio pubblico, anche se la persona si assenta uno o due giorni, non vi è alcuna riduzione di stipendio e non è richiesto alcun certificato medico

- Tutti i cittadini della libia che non hanno una casa, possono iscriversi a una particolare organizzazione statale che gli attribirà una casa senza alcuna spesa e senza credito. Il diritto alla casa è fondamentale in Libia. E una casa deve essere di chi la occupa.

- Tutti i cittadini libici che vogliono fare dei lavori nella propria casa possono iscriversi a una particolare organizzazione, e questi lavori saranno effettutati gratuitamente da aziende scelte dallo Stato.

- L’eguaglianza tra uomo e donna è un punto cardine per la Libia, le donne hanno accesso a importanti funzioni e posizioni di responsabilità.

- Ogni cittadino o cittadina della Libia si puo’ investire nella vita politica e nella gestione degli affari pubblici, a livello locale, regionale e nazionale, in un sistema di DEMOCRAZIA DIRETTA (iniziando dal Congresso popolare di base, permanente, fino ad arrivare al Congresso generale del popolo, il grande Congresso nazionale che si riunisce una volta all’anno) .


E infine il più grave di tutti, una aspettativa di vita leggermente superiore a quella del mondo "civilizzato".
Roba da far venire i capelli bianchi a madame Lagarde!


Bisognava per forza mettere fine a queste follie, bisognava difendere e proteggere il popolo libico da queste aberrazzioni!

Vive le Revolucion!









[Modificato da orckrist 24/04/2012 10:59]

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24/04/2012 21:53

Re: Finalmente scoperti i gravi crimini contro l'umanità perpetrati dal sanguinario Gheddafi
orckrist, 4/24/2012 10:55 AM:



- Elettricità domestica gratuita per tutti
....

E infine il più grave di tutti, una aspettativa di vita leggermente superiore a quella del mondo "civilizzato".




Mah, non vorrei che si entrasse nell'ottica del "si stava meglio quando si stava peggio".

Terra terra vorrei almeno, senza prevenzione ma animato da sana curiosità, verificare i punti citati.

In rete si trovano diversi post su questo argomento, uno dei più citati è quello canadese Globalsearch, che riporta una lista in 16 punti di benefici simile ma non uguale a quella qui sopra:

1 - There is no electricity bill in Libya; electricity is free for all its citizens.
2 - There is no interest on loans, banks in Libya are state-owned and loans given to all its citizens at zero percent interest by law.
3 - Having a home considered a human right in Libya.
4 - All newlyweds in Libya receive $60,000 dinar (U.S.$50,000) by the government to buy their first apartment so to help start up the family.
5 - Education and medical treatments are free in Libya. Before Gaddafi only 25 percent of Libyans were literate. Today, the figure is 83 percent.
6 - Should Libyans want to take up farming career, they would receive farming land, a farming house, equipments, seeds and livestock to kickstart their farms are all for free.
7 - If Libyans cannot find the education or medical facilities they need, the government funds them to go abroad, for it is not only paid for, but they get a U.S.$2,300/month for accommodation and car allowance.
8 - If a Libyan buys a car, the government subsidizes 50 percent of the price.
9 - The price of petrol in Libya is $0.14 per liter.
10 - Libya has no external debt and its reserves amounting to $150 billion are now frozen globally.
11 - If a Libyan is unable to get employment after graduation the state would pay the average salary of the profession, as if he or she is employed, until employment is found.
12 - A portion of every Libyan oil sale is credited directly to the bank accounts of all Libyan citizens.
13 - A mother who gives birth to a child receive U.S.$5,000.
14 - 40 loaves of bread in Libya costs $0.15.
15 - 25 percent of Libyans have a university degree.
16 - Gaddafi carried out the world’s largest irrigation project, known as the Great Manmade River project, to make water readily available throughout the desert country.

Però anche questa lista è priva di riferimenti. Può essere solo confusione, ma finchè non vedo informazioni chiare e documentate mi viene da prendere il tutto con scetticismo e beneficio di inventario.
Non ho certo dubbi che la Libia sia ricca e che lì la benzina costi pochissimo, ma è questo un indice di buon governo?

Certamente ci sono valide spiegazioni per cui tanti libici hanno scelto di combattere e morire per liberarsi da Gheddafi, ma vorrei pesarle verso i benefici persi.

Invece il dato sull'indice di sviluppo umano è certo e riferibile, ma esaminiamolo meglio.

Dalla stessa fonte abbiamo che la Libia è attualmente al 64° posto mondiale in questa classifica, dietro Malesia, Trinidad e Tobago, Bulgaria, Cuba, Cipro, eccetera, paesi ben meno ricchi (e la ricchezza è uno degli indici).

Per riferimento l'Italia è al 24° posto, la Grecia al 29° (e se proprio siete dei curiosoni e volete sapere chi è al primo posto, vi accontento: altro paese petrolifero, ma agli antipodi per tutto il resto, la mia amata Norvegia).

Vero è che la Libia sta meglio della media del gruppo di paese classificati come "High Human development", che spazia da Uruguay a Tunisia, ma è ancora ben lontano dal gruppo "Very High Human development", da Norvegia a Barbados, con Italia circa a metà classifica.

Quindi la situazione libica a cavallo della rivoluzione era buona in relazione agli altri paesi simili, ma niente di eccezionale, forse niente per cui valesse la pena scendere ad altri compromessi.

Che poi tutto il ribaltone sia stato fomentato, favorito e forse orchestrato da Stati Uniti & company ci sono pochi dubbi, ed il vero antagonista era, secondo me, la Cina.

Se poi sono morti un pò di fanatici rivoluzionaried altrettanti soldati, se ci ha lasciato la pelle un rais, credo che a costoro non faccia nè caldo nè freddo.
[Modificato da fabius039 24/04/2012 21:55]
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30/04/2012 19:07

Re: Re: Finalmente scoperti i gravi crimini contro l'umanità perpetrati dal sanguinario Gheddafi
fabius039, 24/04/2012 21.53:



Mah, non vorrei che si entrasse nell'ottica del "si stava meglio quando si stava peggio".





Se per stare peggio tu intendi vivere in uno stato relativamente stabile, laico, in crescita e senza debiti nei confronti di FMI e compagnie varie e per stare meglio vivere in uno stato un luogo in cui si può essere uccisi lungo la strada per uno sguardo di troppo dove non c'è più un governo o quantomeno qualcosa di simile, dove in alcune zone c'è già la sharia e si può essere buttati fuori di casa in ogni momento (e ti va bene se non ti ammazzano prima), direi che si stava meglio quando si stava peggio.


P.S.: La fonte di quanto ho riportato in precedenza è il giornale "Lo Sai" di Firenze.



[Modificato da orckrist 30/04/2012 19:10]

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"Chi ha parlato, chi ca..o ha parlato? Chi è quel lurido str...o comunista checca pompinaro, che ha firmato la sua condanna a morte? Ah, non è nessuno, eh? Sarà stata la fatina buona del ca..o..."

Il più acerrimo nemico del Bremaz è Rurro Rurrerini.
(ma anche Ramarro Rurale, con il suo fedele servitore lo gnomo Corri Rorra, non scherza....)




Legionis praefectus more cinaedi communis currum regit.

"Siccome c'ho una certa immagine da difendere....."

Dice il saggio: "Viajare descanta, ma se te parti mona te torni mona."




01/05/2012 19:45

Re: Finalmente scoperti i gravi crimini contro l'umanità perpetrati dal sanguinario Gheddafi
orckrist, 4/24/2012 10:55 AM:



- Elettricità domestica gratuita per tutti

- Acqua domestica gratuita per tutti

- Il prezzo della benzina è di 0,08 euro al litro

- Il costo della vita in Libia è molto meno caro di quello dei paesi occidentali. Per esempio il costo di una mezza baguette di pane in Francia costa più o meno 0,40 euro, quando in Libia costa solo 0,11 euro. Se volessimo comprare 40 mezze baguette si avrebbe un risparmio di 11,60 euro.

- Le banche libiche accordano prestiti senza interessi

- I cittadini non hanno tasse da pagaren e l’IVA non esiste.

- Lo stato ha investito molto per creare nuovi posti di lavoro

- La Libia non ha debito pubblico, quando la Francia aveva 223 miliardi di debito nel Gennaio 2011, che sarebbe il 6,7% del PIL. Questo debito per i paesi occidentali continua a crescere

- Il prezzo delle vetture (Chevrolet, Toyota, Nissan, Mitsubishi, Peugeot, Renault…) è al prezzo di costo

- Per ogni studente che vuole andare a studiare all’estero, il governo attribuisce una borsa di 1 627,11 Euro al mese.

- Tutti gli studenti diplomati ricevono lo stipendio medio della professione scelta se non riescono a trovare lavoro

- Quando una coppia si sposa, lo Stato paga il primo appartamento o casa (150 metri quadrati)

- Ogni famiglia libica, previa presentazione del libretto di famiglia, riceve un aiuto di 300 euro al mese

- Esistono dei posti chiamati « Jamaiya », dove si vendono a metà prezzo i prodotti alimentari per tutte le famiglie numerose, previa presentazione del libretto di famiglia

- Tutti i pensionati ricevono un aiuto di 200 euro al mese, oltre la pensione.

- Per tutti gli impiegati pubblici in caso di mobilità necessaria attraverso la Libia, lo Stato fornisce una vettura e una casa a titolo gratuito. Dopo qualche tempo questi beni diventano di proprietà dell’impiegato.

- Nel servizio pubblico, anche se la persona si assenta uno o due giorni, non vi è alcuna riduzione di stipendio e non è richiesto alcun certificato medico

- Tutti i cittadini della libia che non hanno una casa, possono iscriversi a una particolare organizzazione statale che gli attribirà una casa senza alcuna spesa e senza credito. Il diritto alla casa è fondamentale in Libia. E una casa deve essere di chi la occupa.

- Tutti i cittadini libici che vogliono fare dei lavori nella propria casa possono iscriversi a una particolare organizzazione, e questi lavori saranno effettutati gratuitamente da aziende scelte dallo Stato.

- L’eguaglianza tra uomo e donna è un punto cardine per la Libia, le donne hanno accesso a importanti funzioni e posizioni di responsabilità.

- Ogni cittadino o cittadina della Libia si puo’ investire nella vita politica e nella gestione degli affari pubblici, a livello locale, regionale e nazionale, in un sistema di DEMOCRAZIA DIRETTA (iniziando dal Congresso popolare di base, permanente, fino ad arrivare al Congresso generale del popolo, il grande Congresso nazionale che si riunisce una volta all’anno) .


E infine il più grave di tutti, una aspettativa di vita leggermente superiore a quella del mondo "civilizzato".
Roba da far venire i capelli bianchi a madame Lagarde!


Bisognava per forza mettere fine a queste follie, bisognava difendere e proteggere il popolo libico da queste aberrazzioni!

Vive le Revolucion!




allora ditelo che volevano liberare un altro paese dal comunismo!!! [SM=x44456]


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12/09/2012 18:58

Morto ambasciatore Usa in Libia in attacco a Bengasi


BENGASI (Reuters) - L'ambasciatore Usa in Libia e altre tre persone dello staff diplomatico sono stati uccisi ieri sera a Bengasi, colpiti in auto da razzi mentre tentavano di fuggire dall'assalto al consolato lanciato come protesta contro un film Usa ritenuto blasfemo da fondamentalisti islamici.

Ieri sera uomini armati hanno appiccato il fuoco al consolato Usa nella città da cui ha avuto inizio la rivolta contro l'ex leader libico Muammar Gheddafi mentre un'altra protesta scoppiava all'ambasciata americana al Cairo, in Egitto.

L'ambasciatore Christopher Stevens è stato ucciso nell'attacco anche se non è chiaro come o dove sia morto.




Chi semina democrazia raccoglie calcinculo.

Ora se non altro gli USA avranno la scusa di far sbarcare un po' di truppe il Libia.




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13/09/2012 13:23

Ucciso l'ambasciatore americano in Libia
Navi da guerra Usa verso le coste del Paese

Nell'attacco al consolato di Bengasi sono morti altri tre americani, tra cui due marine. Pronta una squadra anti-terrorismo. Al Qaeda rivendica. Obama: "Un oltraggio. Giustizia sarà fatta".

L'ambasciatore, Chris Stevens e altri tre americani, tra cui due marine, sono rimasti uccisi nell'attacco contro il consolato americano a Bengasi. L'attacco è legato alla protesta all'ambasciata Usa del Cairo contro un film prodotto negli Stati Uniti e considerato offensivo per l'Islam. Intanto, secondo la stampa americana che cita alcune fonti dell'amministrazione, il Pentagono sta muovendo due navi da guerra verso le coste libiche.
Le due navi da guerra non hanno una missione specifica, afferma la stampa americana, ma devono essere pronte a qualsiasi missione ordinata dal presidente. Le unità, armate con missili Tomahawk, sono la Uss Laboon e la Uss McFaul.

Evacuato tutto il personale americano in Libia
Gli Stati Uniti hanno deciso di evacuare tutto il personale diplomatico e non presente in Libia. All'ambasciata di Tripoli resterà solo una unità di emergenza. Lo rende noto l'amministrazione Obama.

Obama: "Attacco scellerato. Sarà fatta giustizia"
Il presidente americano Barack Obama si è detto "profondamente grato per il servizio reso" dall'ambasciatore Chris Stevens alla sua amministrazione e "profondamente addolorato per la sua morte". Obama ha poi condannato duramente gli "attacchi oltraggiosi" avvenuti a Bengasi.

E ha aggiunto: "In Libia sono stati uccisi quattro straordinari americani. Vogliamo che sia fatta giustizia e giustizia sarà fatta", assicurando che gli Stati Uniti lavoreranno con le autorità libiche per individuare e assicurare alle autorità "gli assassini" autori dell'attacco all'ambasciata Usa. "Non c'è giustificazione a questo tipo di violenza senza senso", ha concluso.

E gli Usa mandano in Libia 200 marine
Secondo una fonte del Pentagono il presidente americano ha deciso di inviare in Libia un reparto di marine specializzato nella lotta al terrorismo. Sono 200 gli uomini pronti a partire per "rafforzare la sicurezza nelle sedi diplomatiche di Tripoli e Bengasi". Il presidente ha fatto sapere di aver ordinato di garantire tutte le necessarie misure di sicurezza per il personale americano in Libia e di aumentare la protezione delle missioni diplomatiche in tutto il mondo.

L'ambasciata Usa in Egitto ha diffuso un allarme sicurezza ai suoi concittadini, mettendoli in guardia contro le continue manifestazioni nelle vicinanze della legazione al Cairo, teatro di violente proteste a causa del film blasfemo su Maometto. Il livello di allerta è stato innalzato anche nelle rappresentanze in Algeria e Tunisia.

L'America pronta ad inviare anche droni
Alcuni droni americani potrebbero sorvolare Bengasi e altre località nell'est della Libia pronti a colpire chi ha effettuato l'attacco alla sede diplomatica Usa di Bengasi. Lo riporta la Cnn citando alcune fonti, secondo le quali la proposta di usare droni dovrebbe essere approvata a breve dal Pentagono e dalla Casa Bianca.

Onu: arrestati quasi tutti i responsabili
Quasi tutti gli autori dell'attentato contro la sede di rappresentanza Usa a Bengasi sono già stati arrestati, mentre le forze di sicurezza sono sulle tracce degli altri, come ha detto il rappresentante libico all'Onu, Ibrahim Dabbashi, parlando al Palazzo di Vetro.

La dinamica dell'attacco
Secondo il governo libico nella serata di martedì centinaia di persone che disponevano di armi pesanti e Rpg si sono radunate davanti al consolato Usa per protestare contro un film prodotto in Usa e ritenuto offensivo contro la figura del Profeta, che aveva già scatenato le proteste in Egitto. A un certo punto, la tensione è diventata incontenibile e qualcuno ha cominciato a sparare: immediata la reazione dei marines che proteggevano l'edificio che hanno aperto il fuoco.

Nello scontro a fuoco e nelle violenze seguite a questa prima fase sono morti due marines, mentre l'ambasciatore Stevens è rimasto soffocato dai fumi dell'incendio divampato all'interno. Intorno alle 5 del mattino, mentre da Tripoli arrivava un aereo per evacuare lo staff diplomatico americano, le forze libiche sono riuscite a trasferire il personale in un luogo giudicato più sicuro; ma i manifestanti libici sono riusciti comunque a individuarlo e lo hanno assaltato, uccidendo altri due funzionari e ferendo altre 14 persone.

Hillary Clinton: "Una violenza che scuote le coscienze"
Non si è fatta attendere neanche la reazione del segretario di Stato Hillary Clinton, che ha detto: "Questa violenza senza senso dovrebbe scuotere le coscienze dei popoli di tutte le fedi religiose in tutto il mondo".

Romney contro Obama: "Vergognosa la sua prima reazione"
Il candidato repubblicano alla Casa Bianca Mitt Romney dice di essere "indignato per gli attacchi alle missioni diplomatiche americane in Libia ed Egitto e per la morte di un addetto al consolato americano a Bengasi". Ma subito anche lui, come tanti siti conservatori, attacca il comunicato diffuso dall'ambasciata Usa al Cairo: "E' vergognoso che la prima risposta dell'amministrazione Obama non sia stata quella di condannare gli attacchi contro le nostre missioni diplomatiche, ma di simpatizzare con chi ha condotto gli attacchi".

E ancora: "Gli Stati Uniti d'America non devono mai scusarsi per aver difeso i loro valori". Così Romney attacca la nota diffusa dall'ambasciata del Cairo. "E' stato un errore gravissimo, non tolleriamo attacchi a cittadini Usa".

La Casa Bianca: "Romney strumentalizza la tragedia"
Immediata la risposta della Casa Bianca, che replica con le parole di Ben LaBolt, uno dei portavoce di Obama: "Siamo scioccati dal fatto che in un momento in cui gli Stati Uniti d'America affrontano la tragica morte di uno dei suoi diplomatici in Libia, il governatore Romney abbia scelto di lanciare su quest'argomento un attacco politico".

Sui siti di Al Qaeda arriva la rivendicazione
La morte dell'ambasciatore Usa sarebbe "una reazione della milizia Ansar Al-Sharia alla conferma della morte di Abu Al-Libi", numero due di Al Qaeda, arrivata ieri da Ayman al Zawahiri. Lo affermano siti qaidisti. Il 5 giugno gli Usa avevano annunciato l'uccisione del terrorista attraverso un attacco compiuto con un drone in Pakistan. La sera stessa una bomba era stata fatta esplodere proprio alla sede Usa a Bengasi.

Napolitano: "Un vile atto terroristico"
Anche Giorgio Napolitano ha condannato il "vile atto terroristico, che merita la più ferma esecrazione, colpisce l'impegno degli Usa e degli altri Paesi della comunità internazionale, ad iniziare dall'Italia, per sostenere la ricostruzione della Libia e la sua transizione democratica". Questo il testo di un messaggio inviato a Barack Obama.

"Colpa anche degli americani"
Tripoli ha attribuito parte della responsabilità del tragico epilogo alle autorità americane "che erano state avvisate della presenza di uomini armati e non hanno preso le dovute precauzioni". Il riconoscimento della salma dell'ambasciatore è stato fatto dall'interprete egiziano della missione diplomatica.

La protesta per un film?
In Egitto, invece, i manifestanti si sono limitati a scalare le mura dell'ambasciata americana per sostituire la bandiera a stelle e strisce con un vessillo islamico. Il tutto per protesta contro "Innocence of Muslims", un film di due ore diretto dal 56enne californiano Sam Bacile che si identifica come "un ebreo israeliano": costato 5 milioni di dollari, recuperati grazie a finanziatori ebrei, il film sostiene che la storia di Maometto non è altro che una truffa.

Usa condannano l'attacco
Gli Stati Uniti hanno condannato l'attacco compiuto da manifestanti armati contro il proprio consolato a Bengasi. "Possiamo confermare che la nostra rappresentanza a Bengasi, in Libia, è stata attaccata da un gruppo di manifestanti", ha dichiarato la portavoce del dipartimento di stato Victoria Nuland. "Condanniamo nei termini più fermi questo attacco", ha aggiunto. La presa di posizione è stata pronunciata prima che fonti locali dessero notizia dell'uccisione di un cittadino americano.

Il governo libico: "Vile attacco"
Da Tripoli il vicepremier Mustafa Abushagur e il viceministro dell'interno Wanis al-Charef sono intervenuti per esprimere la loro solidarietà per gli Stati Uniti. "Condanno l'attacco codardo contro la sede Usa e l'uccisione del signor Stevens e di altri diplomatici", ha scritto il vicepremier su Twitter. "L'ambasciatore è stato ucciso, assieme ad altri tre funzionari", si è invece limitato a dire il viceministro dell'interno Wanis al-Charef.

Fonte: tgcom

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