Libia: guerra civile. «Raid aerei e cannonate sulla folla», migliaia di morti

Ultimo Aggiornamento: 22/10/2012 23:12
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17/03/2011 23:48

Gheddafi, via a offensiva contro Bengasi
Francia, con ok dell'Onu attacchi possibili gia' questa notte


(ANSA) - TRIPOLI, 17 MAR - Il leader libico Muammar Gheddafi ha annunciato alla tv di stato una offensiva contro Bengasi 'questa sera'. 'Stiamo arrivando - ha detto - e non avremo pieta''.

Intanto fonti diplomatiche francesi fanno sapere che raid aerei mirati contro le posizioni dell'esercito del regime libico potrebbero avvenire gia' questa notte, non appena ottenuto il via libera dell'Onu per un ricorso alla forza.

Fonte: ANSA

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17/03/2011 23:53

L'Onu: sì alla no fly zone in Libia
Esplosioni a Bengasi. Gheddafi: "La prenderemo"

Al Palazzo di Vetro 10 sì, nessun contrario, 5 astenuti per la risoluzione che prevede il blocco spazio aereo e "misure per proteggere civili". La Francia chiede azioni immediate. Inizio di battaglia nella città degli insorti

TRIPOLI - L'Onu ha approvato l'intervento in Libia per difendere i civili. Si istituisce quindi la "no fly zone" - il blocco dello spazio aereo - e tutte le misure necessarie a difendere i civili. Lo ha fatto con 10 voti favorevoli, nessun contrario e 5 astenuti. Una decisione che ha scatenato il tripudio tra la folla a Bengasi, la città ancora sotto il controllo dei ribelli che Gheddafi ha ripetutamente minacciato nelle scorse ore, promettendo di prenderla nella notte e di non riservarle alcuna pietà. E proprio da Bengasi, a tarda sera, si racconta di esplosioni che a seguito delle quali è entrata in azione anche la contraerea.


Le forze fedeli a Gheddafi puntano a Misurata. E' il giorno della "battaglia decisiva" per riprendersi la terza città del paese , come annunciato ieri da Gheddafi, e sottrarla ai ribelli. Anzi, la tv di Stato ha annunciato che in realtà sarebbe già tornata nelle mani dell'esercito ma gli insorti smentiscono. Prosegue anche la marcia verso Bengasi: l'esercito sarebbe a 160 chilometri dalla città, e intanto l'aeroporto di Benina è stato oggetto di alcuni aerei, anche se gli insorti annunciano di aver abbattuto due velivoli mitari. Gheddafi annuncia alla radio: "Stanotte attacco finale".

DOSSIER - TWITTER - MAPPA

Onu, nuova bozza di risoluzione. La nuova risoluzione approvata dal Consiglio di sicurezza dell'Onu prevede "tutte le misure necessarie" per proteggere i civili in Libia, tranne l'occupazione. Ora potrebbe essere effettuato un intervento militare a cui parteciperebbero "Francia, Gran Bretagna, forse gli Usa e uno o più Stati arabi". E' questa la richiesta francese, ma smentita da fonti Nato: "Non è pensabile un intervento della Nato senza una riunione del Consiglio atlantico" che dovrebbe tenersi domani alla luce della risoluzione Onu, hanno detto fonti dell'Alleanza all'agenzia Agi a Bruxelles. La condizione, come più volte ribadito anche dal segretario generale Rasmussen, è che la risoluzione Onu dia espressamente mandato alla Nato di intervenire e che, inoltre, vi sia il supporto dei Paesi limitrofi. L'amministrazione Obama auspica che il Consiglio di sicurezza autorizzi un'ampia gamma di interventi militari contro le forze del colonnello, sostenendo che la sola no fly zone sarebbe "insufficiente". Ma la Germania insiste nel proporre - come ha ribadito il ministro degli Esteri, Guido Westerwelle - un ulteriore inasprimento delle sanzioni, per prevenire l'arrivo di tutti i mezzi finanziari al regime, ribadendo la propria opposizione a un intervento militare. Intanto la Lega Araba ha confermato che Paesi arabi - probabilmente Emirati arabi e Qatar - parteciperanno militarmente per imporre una no fly zone sulla Libia, se questa verrà approvata dal Consiglio di Sicurezza. L'Egitto: "Noi non ci saremo".

Russia, Italia, Cina frenano. "Quale saranno i meccanismi di controllo di tal decisione, chi la metterà in pratica e in quali forme? tutto ciò non è stato chiarito", ha chiesto il portavoce del ministero degli Esteri russo, Alexandre Lukachevitch, a poche ore dal voto sulla bozza di risoluzione. Sia la Russia che la Cina - entrambi membri permanenti del consiglio e quindi con diritto di veto - si sono mostrate fino ad ora opposte o scettiche riguardo a un eventuale ricorso alla forza. Sulla stessa linea, l'Italia che con Frattini - oggi a Sarajevo - ribadisce la necessità di un cessate il fuoco immediato come precondizione a ogni intervento.

Minacce di ritorsione. Un'eventuale decisione di intervento militare da parte della comunità internazionale incontrerebbe naturalmente la reazione del regime di Gheddafi. L'ha esplicitato il ministro della Difesa di Tripoli, minacciando di colpire obiettivi civili e militari aerei e navali nel Mediterraneo in caso di azione armata contro la LIbia. "Ogni operazione militare contro la Libia esporrà un rischio tutto il traffico aereo e marittimo del Mediterraneo", ha affermato il ministero delle Difesa. "Qualsiasi obiettivo civile e militare sarà colpito", ha aggiunto il ministero.

Attacco finale a Bengasi. Muhammar Gheddafi ha parlato alla radio, rivolgendosi alla popolazione di Bengasi e avvertendo che l'attacco finale contro la roccaforte ribelle "avverrà questa notte". "Stiamo venendo a prendervi, non ci sarà pietà". Il rais ha anche imposto al suo esercito di "non sparare su chiunque abbandoni le armi stasera". L'attacco è proseguito per tutta la giornata. "Le forze di Gheddafi bombardano Bengasi ma non riescono ad avanzare verso il centro della città via terra": lo ha riferito Ibrahim Al Agha, membro del Consiglio dei rivoltosi. "Li stiamo aspettando e non molliamo - aggiunge - stiamo cercando con tutti i mezzi a nostra disposizioni di impedire il sorvolo basso dei bombardieri". Al Agha invitato a diffidare dei proclami della propaganda del regime: "Non vi meravigliate di sentire fra poco che le truppe del Colonnello hanno occupato Parigi e Londra, questi sono professionisti della menzogna". Secondo fonti concordanti, due aerei sarebbero stati abbattuti dagli insorti nel tentativo di respingere l'offensiva delle forze governative nei pressi di Bengasi. "Qui la situazione è calma, l'esercito ha tentato di effettuare un raid sulla città ma la difesa antiaerea ha respinto l'offensiva e ha fatto cadere due velivoli", ha detto all'agenzia di stampa France Press un portavoce degli insorti. La circostanza sarebbe confermata anche da un portavoce militare del Consiglio nazionale di transizione.

Il raìs vuole Misurata. Già ieri la città è stata teatro di scontri violenti tra forze governative e insorti. Fonti mediche hanno riferito all'emittente Al Jazeera che il bilancio è di un centinaio di morti; ottanta sarebbero miliziani pro-Gheddafi. Il colonnello ieri si era detto convinto che la città sarebbe tornata oggi sotto il controllo dell'esercito. Annunciando che la battaglia sarebbe andata avanti oggi: "Prendete le armi e partecipate - ha detto, rivolgendosi ai giovani della città - perché Misurata non può essere lasciata in mano a un manipolo di folli". Secondo la televisione di Stato libica, le forze fedeli al raìs avrebbero già riconquistato Misurata. E sarebbero adesso impegnate a "sterilizzarla, ripulendola dalle bande terroristiche". Ma alcuni residenti smentiscono.

Combattimenti ad Ajdabiya, decine di vittime. Da ore i quartieri residenziali di Ajdabiyah, a circa 150 chilometri da Bengasi, sono sottoposti a pesanti e continui bombardamenti aerei da parte delle truppe fedeli a Gheddafi. Ed è di almeno trenta morti, tra cui donne e bambini, il bilancio degli scontri delle scorse ore tra esercito e insorti. La città, l'ultima prima di Bengasi, è accerchiata dalla forze di Tripoli che avrebbero già ripreso il controllo del porto di Zuetina, località poco più a nord.

Fonte: Repubblica

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18/03/2011 09:47

Incontro tra Berlusconi e Napolitano per decidere il coinvolgimento italiano nella crisi

Libia: pronte 3 basi italiane per gli attacchi

Le più probabili sono Sigonella e Trapani in Sicilia e Gioia del Colle in Puglia

(Ansa)
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  - Ancora nulla è stato deciso ufficialmente, ma l'Italia sarà presto chiamata dagli alleati della Nato a fare la sua parte per la no-fly zone sulla Libia e sulle altre forme di intervento militare rese possibili dalla risoluzione votata giovedì sera dalle Nazioni Unite.

LE BASI - Se sembra difficile (ma non è affatto escluso) che jet italiani, visto il passato colonialista in Libia, possano attaccare direttamente il Paese nordafricano, il governo potrebbe offrire almeno 3 basi per ospitare gli aerei da guerra di altri Paesi membri della Nato. Tra le diverse opzioni le più gettonate sono la base di Sigonella, in Sicilia vicino Catania, dove si trova una stazione della Marina Usa e il 41° Stormo Antisommergibili, e quella di Trapani Birgi, sede del 37° stormo. In Puglia, allungando di circa un'ora i tempi di intervento, c'è la base di Gioia del Colle, in provincia di Bari, che ospita il 36° stormo.

AEREI - Quanto all'eventuale impiego di aerei, se si deciderà di impiegarli, si starebbe pensando all'utilizzo dei caccia F-16 e degli Eurofighter. Possibile anche il ricorso agli Harrier Av8. Particolarmente adatti alla missione di bombardamento delle difese aeree nemiche, riferisce una fonte, sarebbero inoltre i Tornado, che furono impiegati per compiti analoghi in Kosovo, assieme a velivoli tedeschi.

COLLOQUIO BERLUSCONI-NAPOLITANO - Di questo hanno parlato giovedì sera il premier Silvio Berlusconi, che approfittando dell'intervallo durante l'esecuzione del Nabucco di Verdi al Teatro dell'Opera di Roma, ha avuto un conciliabolo con il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Alla fine del colloquio Berlusconi ha aggiornato il capo dello Stato, Giorgio Napolitano.

MINACCE LIBICHE - Sull'intervento italiano pesa la minaccia lanciata dal governo libico: «Speriamo che l'Italia si tenga fuori da questa iniziativa»: ha detto il vice-ministro degli esteri libico Khaled Kaaim, commentando la disponibilità del governo italiano a consentire l'utilizzo delle basi sul territorio italiano per la no-fly zone. «Speriamo che non consenta l'utilizzo delle sue basi e si tenga fuori da questa iniziativa decisa dall'Onu», ha poi aggiunto Kaaim.
« La Libia non ha paura» ha detto successivamente Seif al-Islam, figlio del leader libico Muammar Gheddafi a proposito della risoluzione Onu.

FRANCIA - Sul fronte più strettamente militare interviene invece il portavoce del governo, Francois Baroin: «Gli attacchi contro le truppe di Gheddafi avverranno «in tempi rapidi» e la Francia vi prenderà parte».

NORVEGIA - Da Oslo arriva invece la conferma che anche la Norvegia parteciperà alla coalizione militare contro la Libia. Lo ha dichiarato il ministro della Difesa norvegese Grete Faremo. «Contribuiremo all'operazione - ha dichiarato Grete Faremo - ma è presto per dire in che modo». Il ministro norvegese ha parlato dell'invio di aerei da combattimento come una possibilità.

RIPRESI I COMBATTIMENTI A MISURATA - Ma in Libia non si fermano i combattimenti. Le forze fedeli al colonnello Gheddafi stanno martellando Misurata, città 200 Km ad est di Tripoli in mano agli insorti, dopo una notte di spari con armi pesanti. Lo ha riferito un portavoce degli antigovernativi.

Fonte: Corriere della Sera - Redazione online
18 marzo 2011
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18/03/2011 13:25

Fonte: Corriere della Sera - Redazione online
17 marzo 2011
(ultima modifica: 18 marzo 2011) © RIPRODUZIONE RISERVATA

RIUNIONE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA

ONU: sì a uso della forza contro Gheddafi
Tripoli: disponibili a un cessate il fuoco

La risoluzione autorizza la «No Fly Zone» e tutti i mezzi necessari per proteggere gli insorti. Londra: pronti per i raid. Juppè: questione di ore. La Libia: l'Italia resti fuori


La sessione del CVonsiglio di sicurezza (Ap)
La sessione del CVonsiglio di sicurezza (Ap)
  - Con 10 voti a favore, 5 astenuti (Russia, Cina, Brasile, India e Germania) e nessun voto contrario il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha approvato la risoluzione che autorizza l'imposizione di una no-fly zone sulla Libia «con tutti i mezzi a disposizione», incluso il ricorso all'uso della forza. La decisione arriva mentre Gheddafi sta per sferrare l'ultimo attacco in Cirenaica a Bengasi, dopo aver riconquistato quasi tutti i centri importanti che erano caduti nelle mani dei ribelli. L'obbiettivo della risoluzione è l'immediato «cessate-il-fuoco e la fine completa delle ostilità», frase inserita su richiesta della Russia, che voleva l'approvazione di un testo diverso da quello messo a punto, nella versione finale, dalla delegazione della Francia. Una limitazione, questa, che cambia di poco la sostanza delle cose: da questo momento è possibile l'uso della forza contro Gheddafi, in pratica è esclusa soltanto l'invasione della Libia. E i tempi, vista la situazione, sono stretti. Lo ha sottolineato il ministro francese Juppé nel suo intervento: «E' una questione di ore». Nessun aereo, però, partirà stanotte dalle basi italiane. Lo fanno sapere fonti del ministero della Difesa italiano, spiegando che l'aviazione militare francese, se dovesse intervenire nel giro delle prossime ore per far rispettare la no-fly zone imposta sulla Libia dal Consiglio di sicurezza dell'Onu, non utilizzerà basi militari italiane. Il viceministro degli Esteri libico Khalid Kaim , dopo il via libera del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, ha detto che il suo governo è pronto a osservare un cessate il fuoco ma che resta in attesa di dettagli tecnici dopo la risoluzione Onu. «Se ci attaccano risponderemo, questo è ovvio», ha aggiunto il ministro, che si è anche augurato che «l'Italia resti fuori» dall'azione.

I PUNTI IN DISCUSSIONE - I temi chiave su cui si sono confrontati i membri del Consiglio di sicurezza dell'Onu sono stati la no fly zone, la protezione dei civili, da subito, a Bengasi, il divieto di voli commerciali da e per la Libia, il rafforzamento dell'embargo di armi. L'unica esclusione esplicita è stata quella che riguarda una «forza occupante» in Libia. La Gran Bretagna, poco prima dell'approvazione del documento, aveva annunciato che la Royal Air Force era pronta a sferrare la prima ondata di raid in poche ore. La risoluzione vieta «tutti i voli nello spazio aereo». Il divieto non si applica «ai voli il cui unico obiettivo è umanitario». Gli Stati, che «potranno agire a livello nazionale o tramite organizzazioni regionali», vengono autorizzati a mettere in atto la no fly zone. Le operazioni dei jet militari andranno intraprese «dopo aver notificato il segretario generale (dell'Onu) e il segretario generale della Lega Araba».

NESSUNA FORZA OCCUPANTE - Il testo autorizza l'uso di «tutte le misure necessarie» per «proteggere i civili e le aree civili popolate sotto minaccia di attacco in Libia, compresa Bengasi», citata esplicitamente per permettere un intervento prima dell'arrivo delle forze di Gheddafi. L'Onu dovrà essere «informato immediatamente delle misure intraprese dagli Stati». In questo passaggio, rispetto alla prima versione, è stato aggiunto un inciso importante che «esclude una forza occupante». La bozza impone misure ancora più dure per fermare le armi che arrivano ai soldati di Gheddafi e «al personale mercenario armato», autorizzando ispezioni in «porti e aeroporti, in alto mare, su navi e aerei». Riguardo le sanzioni contro il regime, la bozza aggiunge nuovi nomi rispetto a quelli contenuti nella risoluzione 1970, approvata qualche giorno fa. In particolare, vengono inseriti l'ambasciatore della Libia in Ciad e il governato di Ghat (nella Libia del Sud), perché «coinvolti nel reclutamento dei mercenari» da altri Paesi dell'Africa. Vengono bloccate una serie di entità finanziare libiche quali la Central Bank of Libya, la Libyan Investment Authority, la Libyan Foreign Bank, oltre che la Libyan National Oil Company. Tutti i voli di tipo commerciale da e per la Libia vengono vietati, esattamente come quelli militari, per fermare l'afflusso di denaro nelle casse del Colonnello o l'arrivo di nuovi mercenari.

INTERVENTI IMMEDIATI - Caduto il «no» di Russia e Cina, all'Onu è arrivata la svolta, particolarmente voluta dai francesi dopo l'esplicito sostegno di Sarkozy ai ribelli. Proprio il ministro francese Juppé, al consiglio di sicurezza Palazzo di vetro, spende le parole più decise: «Non c'è più tempo da perdere» e l'intervento militare è«questione di ore». Gli Usa, fino a pochi giorni fa più prudenti, hanno mutato posizione, temendo che Gheddafi possa «tornare al terrorismo e all'estremismo violento» se riuscisse schiacciare la rivolta. Dal canto suo l'Unione europea non ha alcuna intenzione di «riprendere più i contatti con il regime di Gheddafi». Lo ha detto Michael Mann, portavoce della rappresentante per la Politica estera europea, Catherine Ashton. «Ci basiamo sulle decisioni del Consiglio europeo di venerdì scorso - ha precisato Mann - non pensiamo di riprendere il dialogo».

UE E NATO - Fonti ufficiali dell'Unione europea hanno fatto sapere che Bruxelles è pronta «a dare esecuzione» alla risoluzione Onu. Fonti anonime Nato hanno invece sottolineato che i Paesi membri dell'Alleanza Atlantica sono pronti a esaminare le conseguenze della risoluzione Onu in una riunione imminente. «La Nato esaminerà questa risoluzione per capire se ci sono i presupposti per agire», ha poi precisato il colonnello Massimo Panizzi, portavoce italiano della Nato, a SkyTg24. La risoluzione Onu, ha aggiunto, «andrà esaminata attentamente».

GRAN BRETAGNA E USA - Il primo ministro britannico, David Cameron, ha convocato per venerdì mattina una riunione straordinaria del governo di Sua Maestà sulla crisi libica dopo la risoluzione dell'Onu sull'uso della forza, e ha annunciato che parlerà della Libia alla Camera dei Comuni. Lo ha detto una portavoce del governo. «Abbiamo ovviamente preparato un piano d'azione per essere pronti a sostenere la risoluzione. Siamo un membro permanente del Consiglio di sicurezza e giocheremo un ruolo» nel far valere la risoluzione, ha dichiarato la portavoce. Quanto agli Stati Uniti, che si sono detti soddisfatti della decisione Onu, fonti militari affermano che si attende che il tentativo per bloccare le forze aeree di Muammar Gheddafi possa iniziare entro domenica o lunedì. Lo sforzo comporterebbe l'intervento di jet, bombe e portaerei.

PALAZZO CHIGI - Subito dopo la decisione dell'Onu è stata convocata una riunione urgente del presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi con il ministro della Difesa Ignazio La Russa, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e i vertici militari. Alla riunione si è poi unito anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Successivamente «fonti qualificate» hanno fatto sapere che l'Italia è pronta a mettere a disposizioni basi e aerei per contribuire all'attuazione della «no fly zone» autorizzata dall'Onu. Le stesse fonti sottolineano che sono già state pianificate diverse opzioni che saranno ora valutate con gli altri partner internazionali.

Fonte: Corriere della Sera - Redazione online
17 marzo 2011
(ultima modifica: 18 marzo 2011) © RIPRODUZIONE RISERVATA


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18/03/2011 14:35

Libia, Gheddafi ferma gli attacchi
«Cessate il fuoco immediato»

La decisione dopo l'imposizione della no fly zone da parte dell'Onu
Riunione d'emergenza del Consiglio dei ministri


ROMA - Il ministro degli Esteri libico ha detto oggi che la Libia ha deciso un cessate il fuoco immediato per proteggere i civili in linea con la risoluzione dell'Onu sulla no fly zone.

Le forze fedeli a Muammar Gheddafi fino a stamani avevano bombardato la città di Misurata. Dopo aver passato l'intera notte ad attaccare la città con armi pesanti, questa mattina erano ripresi gli attacchi contro la città della Tripolitania, che dista 200 chilometri da Tripoli. Poi, dopo l'annuncio di un imminente attacco francese, il cessate il fuoco. I nuovi attacchi stamani erano arrivati nonostante l'imposizione di una no fly zone sulla Libia da parte del Consiglio di sicurezza dell'Onu, la scorsa notte.

L'Unione Europea è «pronta ad attuare la risoluzione» 1973 sulla Libia approvata ieri seri dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu, che prevede la no fly zone e tutte le misure necessarie per proteggere i civilì, hanno assicurato stamani in una nota congiunta il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, Catherine Ashton, precisando che «il Consiglio europeo del 24 e 25 marzo ed il Consiglio affari esteri del 21 discuteranno la situazione in Libia e prenderanno le decisioni necessarie in proposito».

«Sosteniamo pienamente la richiesta delle Nazioni Unite per la fine totale della violenza - affermano Van Rompuy e la Ashton in una nota diffusa nella notte a Bruxelles - di tutti gli attacchi ed abusi contro i civili e la ricerca di una soluzione alla crisi». L'Ue ricorda poi che il Consiglio europeo ha chiesto nei giorni scorsi al leader libico Muammar Gheddafi di «lasciare il potere immediatamente», i due leader Ue ribadiscono la loro «grave preoccupazione per la situazione della popolazione». La risoluzione 1973 «fornisce una base legale chiara per i membri della comunità internazionale per dare protezione alla popolazione civile», spiegano Van Rompuy e la Ashton, sottolineando infine «il ruolo importante della Lega araba e dei nostri partner arabi». «La loro cooperazione - concludono - è essenziale e il loro ruolo è chiaramente riconosciuto dalla risoluzione».

Gli attacchi contro le truppe di Gheddafi avverranno «in tempi rapidi» e la Francia vi prenderà parte, aveva detto stamani a Parigi il portavoce del governo, Francois Baroin. Parlando ai microfoni della radio RTL, Baroin ha confermato che Parigi prenderà parte all'intervento militare in Libia dopo l'approvazione della risoluzione all'Onu. L'intervento è previsto in «tempi rapidi», ha precisato il portavoce del governo, «nelle prossime ore».

Il rais libico, poco prima dello stop ai bombardamenti, aveva lanciato un avvertimento contro ogni attacco alla Libia, promettendo di «trasformare in un inferno la vita» di coloro che oseranno compierlo. «Se il mondo è impazzito, diventeremo matti anche noi. Risponderemo. Trasformeremo la loro vita in un inferno», ha dichiarato Gheddafi in un'intervista concessa alla tv portoghese Rtp qualche ora prima che il Consiglio di Sicurezza dell'Onu approvasse la risoluzione che autorizza l'uso della forza in Libia. «Cos'è questo razzismo, questo odio? Cos'è questa pazzia?» si è chiesto il Colonnello.

Il premier Silvio Berlusconi ha convocato per oggi il Consiglio dei ministri in seduta straordinaria. All'ordine del giorno gli ultimi sviluppi della situazione in Libia. È quanto si apprende in ambienti di governo.

Fonte: IlMattino

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18/03/2011 14:47

Oggi Consiglio ministri. Napolitano: ore difficili
A Roma convocato il Consiglio dei Ministri.
Basi italiane in allerta. Francia cauta: minaccia resta


All'indomani del voto del Consiglio di sicurezza dell'Onu che impone alla Libia una 'No fly zone' e autorizza l'uso della forza per proteggere i civili, truppe fedeli al rais, riferiscono gli antigovernativi, stanno bombardando Misurata, 200 km ad est di Tripoli, in mano agli insorti. E suo figlio, Seif al Islam dice che forze 'antiterrorismo' saranno mandate a Bengasi a disarmare gli insorti, mentre Tripoli decide anche la chiusura del suo spazio aereo.
Parigi afferma che gli attacchi contro le truppe di Gheddafi avverranno in tempi rapidi, obiettivo arrivare alla sua caduta, e il Qatar per primo fra gli arabi annuncia la sua partecipazione al dispositivo. Oggi riunione della Nato, e vertice a Palazzo Chigi per prendere in esame il contributo italiano. Nel pomeriggio Frattini e La Russa riferiranno alla Camera. Bersani: alla buon'ora la decisione dell'Onu.

MARONI CONVOCA COMITATO NAZIONALE SICUREZZA - Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha convocato per il pomeriggio al Viminale il Comitato Nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica. La decisione del ministro, secondo quanto si apprende, fa seguito alla riunione del Comitato Permanente dei Ministri sulla crisi libica che si è tenuta questa mattina a palazzo Chigi.

MINISTRO ESTERI LIBICO: CESSATE IL FUOCO IMMEDIATO - Il ministro degli Esteri libico ha detto oggi che la Libia ha deciso un cessate il fuoco immediato per proteggere i civili in linea con la risoluzione dell'Onu sulla no fly zone. La Libia, ha detto il ministro, si impegna a proteggere gli stranieri nel paese e i loro beni

FRANCIA CAUTA SU CESSATE IL FUOCO;MINACCIA RESTA - La Francia rimane "cauta" dopo l'annuncio del cessate il fuoco in Libia. "La minaccia sul terreno non è cambiata", hanno affermato le autorità di Parigi.

GHEDDAFI PROMETTE 'INFERNO' A CHI ATTACCHERA' - Il rais libico, Muammar Gheddafi, ha lanciato un avvertimento contro ogni attacco alla Libia, promettendo di "trasformare in un inferno la vita" di coloro che oseranno compierlo. "Se il mondo è impazzito, diventeremo matti anche noi. Risponderemo. Trasformeremo la loro vita in un inferno", ha dichiarato Gheddafi in un'intervista concessa alla tv portoghese Rtp qualche ora prima che il Consiglio di Sicurezza dell'Onu approvasse la risoluzione che autorizza l'uso della forza in Libia. "Cos'é questo razzismo, questo odio? Cos'é questa pazzia?" si è chiesto il Colonnello.

NAPOLITANO, PROSSIME ORE DECISIONI DIFFICILI - "Nelle prossime ore dovremo prendere decisioni difficili, impegnative, rispetto a ciò che sta accadendo in Libia", ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel discorso al Teatro Regio di Torino. "Viviamo - ha aggiunto - in un mondo ricco di promesse per il futuro e gravido di incognite. Se pensiamo a ciò che è stato il nostro Risorgimento, innanzitutto come movimento liberatore, non possiamo rimanere indifferenti rispetto alla sistematica repressione di fondamentali libertà e diritti". Parole scandite da un lungo applauso.

NAPOLITANO,NON INDIFFERENTI A DIRITTI CALPESTATI - Non si può "rimanere indifferenti alla sistematica violazione dei diritti umani" che si sta verificando in Libia. Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante le celebrazioni a Torino per l'anniversario dell'Unità d'Italia.
Parlando della Libia, Napolitano ha sottolineato che "ci attendono decisioni difficili". "Proprio se pensiamo a quello che è stato il Risorgimento come grande movimento liberale e rinnovatore, non possiamo rimanere indifferenti alla sistematica violazione dei diritti umani in qualsiasi paese, non possiamo lasciare - ha aggiunto - che vengano distrutte e calpestate le speranze di un risorgimento anche nel mondo arabo".
"Nelle prossime ore dovremo prendere decisioni difficili, impegnative, rispetto a ciò che sta accadendo in Libia". "Viviamo - ha aggiunto - in un mondo ricco di promesse per il futuro e gravido di incognite. Se pensiamo a ciò che è stato il nostro Risorgimento, innanzitutto come movimento liberatore, non possiamo rimanere indifferenti rispetto alla sistematica repressione di fondamentali libertà e diritti". Parole scandite da un lungo applauso.

VERTICE A PALAZZO CHIGI CON BERLUSCONI - E'iniziata da pochi minuti a palazzo Chigi la riunione del comitato interministeriale sulla Libia per fare il punto della situazione dopo la risoluzione dell'Onu sulla no fly zone. All'incontro presieduto dal premier Silvio Berlusconi partecipano il ministro della Difesa Ignazio La Russa, il titolare della Farnesina Franco Frattini, il Guardasigilli Angelino Alfano, il ministro della Salute Ferruccio Fazio, Altero Matteoli, ministro delle Infrastrutture Giulio Tremonti, titolare del Tesoro e i vertici dei servizi di sicurezza. Alla riunione sono presenti anche i sottosegretari alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e Paolo Bonaiuti.

I ministri degli Esteri Franco Frattini e della Difesa Ignazio La Russa saranno ascoltati alle 14 dalle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato a Palazzo Madama. Lo si apprende da fonti parlamentari. Al centro della riunione la crisi libica dopo la decisione dell'Onu.

EUROCONTROL, TRIPOLI HA CHIUSO LO SPAZIO AEREO - La Libia ha chiuso il suo spazio aereo. Lo si apprende da Eurocontrol, l'organizzazione europea per il controllo aereo. Eurocontrol, si legge da Twitter, ha ricevuto informazioni da Malta che il controllo del traffico aereo di Tripoli ha reso noto che non accetterà gli aeromobili nello spazio aereo libico fino a "ulteriore avviso".

'FORZE ANTI-TERRORISMO ENTRERANNO A BENGASI' - Il figlio del leader libico Muammar Gheddafi, Seif al Islam, ha detto che forze "anti-terrorismo" saranno mandate a Bengasi per disarmare gli insorti. Lo riferisce la televisione satellitare al Jazira.

INSORTI, FORZE GHEDDAFI BOMBARDANO MISURATA - Le forze fedeli al colonnello Gheddafi stanno martellando Misurata, città 200 chilometri ad est di Tripoli in mano agli insorti, dopo una notte di spari con armi pesanti. Lo ha riferito un portavoce degli antigovernativi. Secondo la tv satellitare al Jazira in lingua inglese, combattimenti fra 'lealisti' e insorti sono in corso a Misurata e ad Ajdabiya, 200 chilometri a sud di Bengasi, la principale roccaforte degli antigovernativi. La notizia dei nuovi attacchi delle forze di Gheddafi a Misurata giunge dopo l'imposizione di una no fly zone sulla Libia da parte del Consiglio di sicurezza dell'Onu, la scorsa notte. "Decine di bombe di tutti i tipi si abbattono da ieri sera sulla città ", ha detto il portavoce degli insorti alla France Presse. "Ci sono ancora intensi tiri di artiglieria", ha aggiunto, precisando di ignorare se ci sono vittime. Ieri il regime aveva detto che i lealisti avevano ripreso Misurata, ma un portavoce degli antigovernativi aveva smentito.

QATAR, PARTECIPEREMO A NO FLY ZONE - Il Qatar ha annunciato che parteciperà alla no fly zone sulla Libia. E' il primo paese arabo a dichiarare la sua partecipazione dopo l'approvazione ieri da parte del Consiglio di sicurezza dell'Onu di una risoluzione sulla Libai e l'ok della Lega Araba. "Alla luce della risoluzione votata dal Consiglio di sicurezza dell'Onu, il Qatar ha deciso di contribuire agli sforzi destinati a far cessare il bagno di sangue e a proteggere i civili in Libia", ha dichiarato un funzionario del ministero degli esteri del Qatar.

FRANCIA E GB PRONTE A RAID, OBAMA CHIAMA CAMERON E SARKOZY - La Francia ha auspicato immediati raid aerei dopo l'adozione della risoluzione 1973, e anche le forze britanniche potrebbero entrare in azione già oggi. La Germania, astenutasi in Consiglio di sicurezza a causa "dei considerevoli pericoli e rischi", ha invece annunciato che non parteciperà ad azioni militari. In nottata il presidente Obama ha chiamato il premier britannico Cameron e il presidente francese Sarkozy per coordinare una strategia comune.

FIGLIO GHEDDAFI, NON ABBIAMO PAURA - La Libia non ha paura. Lo ha detto Seif al-Islam, figlio del leader libico Muammar Gheddafi a proposito della risoluzione sulla no fly zone approvata ieri dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu. "Siamo nel nostro paese e con la nostra gente. E non abbiamo paura", ha detto il figlio del leader libico in un'intervista al canale televisivo americano Abc. "Non abbiamo paura. Non avremo paura. Non aiuterete la gente se bombarderete la Libia per uccidere i libici. Voi distruggete il nostro paese. Nessuno è contento di questo", ha dichiarato Seif al-Islam Gheddafi.

VICE-MINISTRO, SPERIAMO ITALIA STIA FUORI - "Speriamo che l'Italia si tenga fuori da questa iniziativa": lo ha detto all'ANSA il vice-ministro degli esteri libico Khaled Kaaim, commentando la disponibilità del governo italiano a consentire l'utilizzo delle basi sul territorio italiano per la no-fly zone.

'TRIPOLI PRONTA A CESSATE FUOCO' - Il vice-ministro degli esteri libico Khaled Kaaim ha detto in una conferenza stampa a Tripoli che il suo governo è pronto a osservare un cessate il fuoco ma che resta in attesa di dettagli tecnici dopo la risoluzione sul cessate il fuoco approvata ieri sera dal Consiglio di sicurezza del'Onu.

UE, PRONTI A METTERE IN PRATICA RISOLUZIONE ONU - L'Unione europea, con un comunicato congiunto della rappresentante per la politica estera, Catherine Ashton e del presidente permanente, Herman Van Rompuy, si dice pronta "a mettere in pratica" la risoluzione dell'Onu sulla Libia.

VERTICE NAPOLITANO, BERLUSCONI, LA RUSSA, LETTA - Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si è riunito con il ministro della Difesa Ignazio La Russa e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta per discutere sulla situazione in Libia alla luce della risoluzione Onu sulla 'No fly zone'. Alla riunione si è unito il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. A quanto si apprende in ambienti governativi. Al'incontro partecipano alcuni alti gradi delle forze armate.

PORTAVOCE ITALIA, NATO ESAMINA RISOLUZIONE ONU - "La risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu andrà esaminata attentamente". Lo ha detto il col. Massimo Panizzi, portavoce della delegazione militare italiana presso la Nato, intervistato da Sky Tg24. "La Nato agirà su un mandato chiarissimo e con il supporto regionale" ha aggiunto Panizzi ricordando che l'Alleanza Atlantica "sta seguendo con grande attenzione" la situazione in Libia sin dalla prima risoluzione 1970 dell'Onu. "Ora la Nato - ha concluso Panizzi - esaminerà questa risoluzione ed esaminerà se ci sono i presupposti per agire".

RISOLUZIONE ONU, FOLLA FESTANTE IN PIAZZA BENGASI - Una folla di sostenitori degli insorti sta festeggiando con canti e grida di giubilo in piazza a Bengasi, accogliendo la notizia dell'approvazione della risoluzione sulla no fly zone in Consiglio di sicurezza dell' Onu. Le immagini in diretta sono state trasmesse dall'emittente Al Jazira, che ha mostrato anche fuochi d'artificio.

FORTI ESPLOSIONI A BENGASI, ANTIAEREA IN AZIONE - Forti esplosioni sono state udite nella città libica di Bangasi, seguiti dai tiri della contraerea.

Fonte: ANSA

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18/03/2011 16:01


Mah... [SM=x44467]
Per me è' una deliberata aggressione ad uno stato sovrano, visto che l'andamento dei fatti ha dimostrato che il popolo libico non era poi così scontento di Gheddafi e che la famosa rivolta era quanto mai elitaria.

Che poi i più smaniosi di mettere le mani sulla Libia siano proprio quelli che con il quarto produttore mondiale di petrolio non sono proprio amicissimi, beh, si commenta da sè.

[SM=x44463]


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"Chi ha parlato, chi ca..o ha parlato? Chi è quel lurido str...o comunista checca pompinaro, che ha firmato la sua condanna a morte? Ah, non è nessuno, eh? Sarà stata la fatina buona del ca..o..."

Il più acerrimo nemico del Bremaz è Rurro Rurrerini.
(ma anche Ramarro Rurale, con il suo fedele servitore lo gnomo Corri Rorra, non scherza....)




Legionis praefectus more cinaedi communis currum regit.

"Siccome c'ho una certa immagine da difendere....."

Dice il saggio: "Viajare descanta, ma se te parti mona te torni mona."




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18/03/2011 18:22

Alcuni giudicherebbero questo intervento come umanitario, alla stregua di quello contro Milosevic in Serbia, in tal caso siamo già di fronte ad un colpevole ritardo dato l'alto numero di civili uccisi dai raid aerei di Gheddafi.
E' molto difficile da credere che gli insorti rappresentino un popolo libico sceso repentinamente in armi, anche se effettivamente il colonnello è intervenuto sanguinosamente anche contro i cortei iniziali.
Questo intervento militare tardivo, proprio quando si sta profilando una vittoria finale del raìs, appare palesemente votato a sostituire un centro di potere scomodo agli esponenti più in vista dell'ONU, proprio come fa notare orckrist.
Spiace ammetterlo, ma allora ha buon gioco Gheddafi a dire che si tratta di un tentativo occidentale di allungare le mani sul petrolio libico.
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18/03/2011 23:20

Ultimatum a Gheddafi
"Tregua vera o attacchiamo"

Usa, Gran Bretagna e Francia: "Deve ritirare le truppe e allontanarsi da Bengasi". Obama: "L'unica alternativa per il rais è quella di attuare un reale cessate il fuoco e permettere l'invio di aiuti umanitari alla popolazione". Il leader libico fa annunciare lo stop dei militari fedeli, chiede l'invio di "osservatori indipendenti" e invita il segretario generale dell'Onu, ban Ki-Moon. Ma gli insorti smentiscono: "Continuano ad attaccarci". E gli americani confermano


"SARA' l'inferno se gli stranieri colpiranno la Libia" aveva annunciato, in mattinata, il rais, Mouammar Gheddafi. La Libia non ha paura", aveva detto questa mattina con la consueta sprezzante arroganza il secondogenito del Colonnello, Saif al Islam, annunciando l'invio a Bengasi dei reparti anti-terrorismo per disarmare i ribelli. Un messaggio all'Occidente per ribadire che gli insorti sono "terroristi legati ad Al Qaida", come suo padre ha ripetuto in ogni discorso pubblico dall'inizio della rivolta. Per poi essere smentito, qualche ora dopo, dal suo ministro degli Esteri che a sorpresa, aveva annunciato "un'immediato cessate il fuoco" per rispettare "la risoluzione dell'Onu, di cui la Libia fa parte". "Gheddafi sarà giudicato dai fatti e non dalle parole", era stata la risposta del premier britannico David Cameron. "E' un altro bluff", aveva commentato invece il capo militare degli insorti, Khalifa Heftir, secondo il quale "Gheddafi e la sua famiglia sono dei bugiardi".

Ma l'ultimatum al leader libico è arrivato, in serata, dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama: "Il regime di Tripoli è avvisato, deve attuare un'immediato cessate il fuoco, una tregua vera, oppure la coalizione dei volonterosi farà rispettare la risoluzione dell'Onu con l'azione militare". Obama ha precisato che gli Stati Uniti comunque non invieranno truppe di terra sul territorio libico, ma il leader libico Muammar Gheddafi è di fronte "ad una scelta: il cessate il fuoco va realizzato immediatamente. Ciò significa -ha proseguito - che tutti gli attacchi contro i civili devono fermarsi. Gheddafi deve fermare l'avanzata delle sue truppe... l'assistenza umanitaria deve potere raggiungere la gente della Libia. Questi termini non sono negoziabili", ha affermato il capo della Casa Bianca. E se Gheddafi non li rispetterà, gli Stati Uniti e gli alleati useranno "l'azione militare".

Gheddafi - ha detto Obama - ha ormai perso l'appoggio della sua gente e la legittimità". Non solo, il rais, ha incalzato il presidente Usa, "ha deciso di ignorare gli ampi appelli della comunità internazionale". "E' diritto e responsabilità dei popoli scegliere il loro cambiamento e il loro destino" ha sottolineato Obama, ribadendo che gli Stati Uniti non intendono "dettare" le condizioni del cambiamento. Anche per questo "gli Usa non manderanno soldati sul territorio della Libia", ma intendono "porsi alla guida" di tutta l'assistenza umanitaria si rendesse necessaria. Obama ha ribadito che gli Stati Uniti sono dalla parte dei diritti universali dell'uomo, e Gheddafi "deve ottemperare punto per punto a quanto contemplato dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu".

Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, in un comunicato congiunto dei tre governi, hanno intimato a Gheddafi di fermare l'avanzata militare su Bengasi e di ritirare le truppe dalle diverse città "occupate" dai militari fedeli al regime. l documento, firmato anche da "alcuni paesi arabi", chiede il ripristino immediato di acqua, luce e gas alle città in mano ai ribelli. "La risoluzione 1973 impone degli obblighi molto precisi e che devono essere rispettati", si legge in un comunicato diffuso dall'Eliseo, nel quale si chiede "la fine dell'avanzata delle truppe libiche su Bengasi ed il loro ritiro da Adjabiyah, Misurata e Zawiyah", oltre all'accesso degli aiuti umanitari destinati alla popolazione, tutte condizioni "non negoziabili". "Se Gheddafi non rispeterà la risoluzione 1973, la comunità internazionale gli farà pagare le conseguenze e l'applicazione della risoluzione sarà imposta con mezzi militari", conclude il comunicato.

Mentre gli insorti di Bengasi confermano comunque che le truppe fedeli al leader libico starebbero proseguendo l'offensiva nonostante l'annuncio del cessate il fuoco ("sono a 50 km dalla città") e ordinano a tutti i combattenti di schierarsi a difesa dell strada d'accesso occidentale alla città, Gran Bretagna e Francia, nelle prossime ore saggeranno le vere intenzioni del regime di Tripoli, facendo sorvolare le regioni teatro della battaglia tra militari e ribelli da aerei della coalizione. In particolare, caccia dell'aeronautica militare di Gran Bretagna e Francia potrebbero essere inviati nei cieli della Libia prima dei colloqui del vertice di Parigi, in programma domani alle 13:30, per inviare un messaggio politico al leader libico Muhammar Gheddafi. "L'idea non è di bombardare la Libia, ma di inviare un messaggio politico".

Per smascherare la "bugia" della tregua annunciata, del resto, non si è dovuto attendere molto. Mentre Mussa Kusa "proclamava" la tregua, infatti, le truppe lealiste riversavano una pioggia di fuoco su Misurata, ultima roccaforte dei ribelli nell'ovest del Paese, a circa 200 chilometri da Tripoli. L'attacco - secondo testimoni e fonti degli insorti - è andato avanti per ore, a colpi di artiglieria pesante. Dopo le bombe, i lealisti hanno tentato di entrare in città con "circa 25 carri armati". Secondo Al Jazira, inoltre, prosegue anche l'avanzata su Bengasi e le truppe governative sarebbero a 50 chilometri dalla città.
Il governo libico, che ieri annunciava di aver riconquistato Misurata, ha negato che oggi ci sia stata un'operazione militare contro la città portuale di circa 400 mila abitanti sul golfo della Sirte. Ma fonti ospedaliere smentiscono il governo e parlano di "almeno 25 morti tra i civili, tra cui alcuni bambini".

Dal canto suo, il governo libico ha chiesto ad Ankara di sorvegliare il cessate-il-fuoco annunciato dal regime del colonnello Gheddafi nei combattimenti con i ribelli del Consiglio nazionale di transizione (Cnt). La Libia ha chiesto alla Turchia, a Malta e alla Cina di inviare "urgentemente" degli osservatori per supervisionare il rispetto della risoluzione dell'Onu.

Il viceministro degli Esteri libico, in serata, ha ribadito che le truppe fedeli a Gheddafi "non hanno alcuna intenzione di entrare a Bengasi" e resteranno ferme fuori dalla città. Per quanto riguarda le truppe presenti in altre città, il vice ministro ha aggiunto che "sono lì solo per proteggere la popolazione e garantire la vita normale della gente". Il rappresentante degli Esteri ha anche invitato il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon, a venire subito in Libia a verificare la situazione reale.

Ma la situazione sembra precipitare verso l'azione militare in Libia. L'ambasciatrice Usa alle nazioni Unite, Susan Rice, ha accusato Muammar Gheddafi di violare la risoluzione Onu adottata giovedì sera che imponeva l'immediato cessate il fuoco. La signora Rice ha aggiunto che il Colonnello si troverà ad affrontare "rapide e sicure conseguenze inclusa un'azione militare" se non rispetterà la tregua. Ed anche un responsabile della sicurezza nazionale Usa, mantenendo l'anonimato, ha confermato: le truppe di Gheddafi continuano ad avanzare verso Bengasi.

E proprio il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, domani sarà a Parigi per partecipare al vertice tra Unione europea, Lega araba e Unione africana, sulla crisi libica. In questo vertice saranno decise le strategie operative per costringere Gheddafi a rispettare la risoluzione dell'Onu. Intanto, si va dispiegando nel Mediterraneo una vera e propria forza multinazionale d'intervento che, nelle prossime ore, potrebbe essere chiamata a operare per garantire la "no fly zone" sulla Libia e la protezione agli aiuti umanitari alle comunità libiche che, nel sud della regione, si oppongono al regime di Gheddafi. Navi britanniche, francesi e americane sono in navigazione nell'area e presto anche gli aerei della coalizione dei volonterosi si dispiegheranno sugli aeroporti militari che sono stati messi a disposizione anche dall'Italia.

Con gli insorti libici, ma contro l'Onu e la risoluzione-ultimatum si schiera Al Qaeda che pur non appoggiando Gheddafi (quest'ultimo aveva minacciato di allearsi con il gruppo terrorista) condanna i "movimenti sospetti degli Stati Uniti e dei loro alleati" in Libia e lancia un ammonimento agli insorti a "non fidarsi di qualunque ruolo Usa e Nato" nel loro paese. In un file audio intitolato "Messaggio di sostegno ai liberi nipoti Omar Mukhtar" diffuso sui forum vicini al gruppo, uno dei leader di Al Qaeda, Abu Musab Abdul Wadoud, invita i libici a diffidare della risoluzione Onu che impone una no-fly zone sul paese e a "fare affidamento solo sulla propria forza e sull'Islam, che è lo spirito e la forza propulsiva" della rivoluzione in corso nel mondo arabo.

Fonte: Repubblica

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18/03/2011 23:29

Frattini: "Daremo le basi, possibili nostri raid"
Parlamento, ok all'impegno. Lega assente

Via libera dalle commissioni di Senato e Camera.
Carroccio, Idv e Reponsabili non partecipano al voto.
Il titolare della Farnesina davanti alle commissioni Esteri e Difesa:
"Assoluta lealtà alla prospettiva atlantica e Ue".
Chiusa l'ambasciata a Tripoli. Pd: "Pronti a sostenere ruolo attivo del nostro Paese"


ROMA - L'utilizzo di aerei italiani sarebbe "possibile" nel caso di una violazione della No fly zone da parte della Libia. Il ministro degli Esteri Franco Frattini spiega così il coinvolgimento del nostro Paese nelle acrisi libica, aggiungendo che possibili obiettivi potrebbero essere "postazioni radar o siti della contraerea" libici. Per il ministro "senza l'Italia non si sarebbe potuto compiere l'intervento, fondamentale per la salvaguardia di vite innocenti, perchè le basi militari italiane sarannno la chiave per realizzarlo". Frattini difende la scelta di puntare sull'ombrello della copertura della Nato: "Si tratta della migliore garanzia contro un'eventuale rappresaglia di Tripoli" spiega il ministro. Che davanti all'ipotesi di un attacco della coalizione internazionale contro la Libia "già questa notte", si mostra cauto: "Non lo sappiamo, a questo punto dipende dalle decisioni strategico-militari: la risoluzione dell'Onu è pienamente in vigore".

Lega assente. Ok bipartisan dalle commissioni Difesa ed Esteri al Senato e della Camera per la risoluzione che dà mandato al governo ad agire in base alla risoluzione dell'Onu sulla Libia. Il primo via libera dal Parlamento arriva con l'assenza dei senatori della Lega, che ha espresso diversi dubbi, e dell'Idv. A Montecitorio il copione si ripete (il Carroccio è assente e l'Idv si astiene), con l'aggiunta dei cosidetti "Responsabili". "Problema logistico - sottolinea il capogruppo Sardelli - molti dei nostri parlamentari sono fuori sede e quindi oggi non erano a Roma". Nell'opposizione, però il dubbio di una '''diserzione rimane...". Anche in considerazione dello stallo del rimpasto di governo che dovrebbe vedere l'ingresso di alcuni fuoriusciti da Fli e Idv nell'esecutivo.

L'Italia "parteciperà attivamente" all'attuazione della risoluzione delle Nazioni Unite e autorizza "l'uso delle sue basi e non solo", dice Frattini, riferendo insieme al ministro della Difesa La Russa, dopo il Consiglio dei ministri straordinario dedicato alla crisi libica, che ha dato l'ok a sostenere le azioni che verranno decise dalla comunità internazionale, nonostante i dubbi fatti trapelare dal Carroccio. Da Bruxelles la Nato rende noto che prosegue, e anzi ha subito un'accelerazione, la pianificazione militare di un eventuale intervento.

Chiusa l'ambasciata a Tripoli. "Condividiamo pienamente la risoluzione Onu", spiega Frattini, annunciando la prima conseguenza concreta di tale adesione: la chiusura dell'ambasciata italiana a Tripoli, il cui personale è già in volo per fare rientro in patria. "E' una misura coerente con la condivisione e con l'attuazione italiana di questa risoluzione - continua il titolare della Farnesina - e abbiamo chiesto alla Turchia, che ha accettato, di curare i nostri interessi in Libia". Roma continua ad avere rapporti con il Consiglio nazionale transitorio di Bengasi, città dove resta aperto il consolato italiano.

La partecipazione "attiva" alla risoluzione dell'Onu, ha poi detto Frattini, ha anche l'obiettivo di "marcare l'assoluta lealtà dell'Italia alla prospettiva atlantica e dell'Unione Europea". Da Roma, intanto, arriveranno aiuti umanitari per la Libia a Bengasi via mare: è partita una seconda nave, che dovrebbe giungere nel Paese nelle prossime ore, probabilmente già domani mattina.

Escluso intervento via terra. L'Italia è quindi pronta a qualunque intervento che non comporti la presenza di militari italiani sul suolo libico, dunque è disponibile anche a missioni aeree per far rispettare la 'no-fly zone'. Una linea condivisa anche dalle opposizioni in Parlamento, mentre è contrario il Prc-Rifondazione della sinistra e anche la Cgil, che non vuole l'uso di "strumenti di guerra". Perplessità sono state espresse anche dal Carroccio: "La Lega nord si sente vicina alla posizione della Germania (che si è astenuta all'Onu sulla 'no-fly zone', ndr)", ha detto Bossi, secondo quanto si è appreso. E i senatori leghisti hanno disertato il voto del Senato, insieme all'Italia dei Valori.

"Cessate il fuoco non reggerà". La situazione potrebbe evolvere molto velocemente: "Il cessate il fuoco non reggerà", dice Frattini: "In Libia ci saranno degli attacchi". Ma l'attuazione di una no-fly zone non può restare estranea alla Nato, "perché tre o quattro paesi non possono da soli esercitare un controllo capillare della zona", spiega il ministro della Difesa Ignazio La Russa, aggiungendo che il governo chiederà alle Camere l'autorizzazione ad aderire alla coalizione dei volenterosi, per la Libia, che dovrebbe unire Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e alcuni paesi arabi, e potrebbe attivarsi, secondo La Russa, concretamente in tempi ridotti.

Dall'Italia è stata offerta la disponibilità di sette basi militari, "senza nessun limite restrittivo all'intervento, quando si ritenesse necessario per far rispettare la risoluzione Onu" e garantire la tutela dei cittadini. Si tratta di Amendola, Gioia del Colle, Sigonella, Aviano, Trapani, Decimomannu e Pantelleria: alcune, dice ancora La Russa, sono già state chieste da inglesi e americani. "Abbiamo forte capacità di neutralizzare radar di ipotetici avversari, e su questo potrebbe esserci una nostra iniziativa: possiamo intervenire in ogni modo", aggiunge La Russa. Ma
ogni decisione verrà presa in accordo con il Quirinale e "il Parlamento sarà costantemente informato ai fini delle decisioni che intenderà adottare", assicura Silvio Berlusconi.

Pd: Pronti a sostenere ruolo attivo del nostro Paese. Dal Pd arriva la disponibilità a valutare le iniziative al vaglio: "Nei limiti della risoluzione dell'Onu siamo pronti a sostenere il ruolo attivo dell'Italia", ha detto Pierluigi Bersani. "Il governo - spiega il segretario del Pd - conosce la nostra disponibilità, noi chiediamo soltanto che in queste ore non ci siano dichiarazioni estemporanee e contraddittorie. Bisogna parlare con gli altri Paesi disponibili e con la Nato. Nessuno faccia lo stratega, questa è una cosa seria".

Massimo D'Alema sottolinea la necessità di agire entro lo scudo dell'Alleanza atlantica: "Siamo a rischio ritorsioni, precisa, e "dobbiamo chiedere che si attivi un dispositivo di protezione della Nato, una rete di sicurezza indispensabile". Punto sul quale anche il ministro Frattini si dice d'accordo.

Fonte: Repubblica

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18/03/2011 23:34

Navi e aerei italiani pronti, Frattini:
"Senza di noi il raid in Libia non si può fare"


ROMA – Almeno cinque navi, sette basi e cacciabombardieri in grado di distruggere le postazioni antiaeree quando scatterà la ‘No fly zone’ sulla Libia: è questo – escluso ogni intervento di uomini o mezzi via terra – il contributo messo a punto dall’Italia, che intende partecipare ”fino in fondo” alle operazioni militari. Un contributo sostanzioso, deciso dal fatto che l’intera operazione non sarebbe fattibile senza l’Italia, geograficamente affacciata sul Nordafrica.

Lo sa bene il ministro degli Esteri Frattini che infatti ha commentato: ”E’ assolutamente evidente che senza l’Italia questa missione non si può attuare. La risoluzione 1973 dell’Onu sulla Libia, per essere attuata, richiede l’Italia: comprendete bene che non potevamo neanche immaginare, davanti ad un consenso unanime della comunità internazionale, di non consentire che partisse questa missione dell’Onu”. L’Italia è essenziale ma non la Germania, che si è astenuta sul voto all’Onu sulla risoluzione. “La differenza con noi – spiega ancora Frattini – è che senza la Germania questa missione si può realizzare, senza di noi no”.

L’Italia, ha sottolineato La Russa nelle sue comunicazioni alle Commissioni riunite di Camera e Senato, dispone di ”una forte capacità di neutralizzare radar e ipotetici avversari” in Libia ”e su questo potrebbe esserci una nostra iniziativa: possiamo intervenire in ogni modo”, ha detto. ”L’Aeronautica militare è a disposizione per evitare che la popolazione civile subisca bombardamenti”. La ‘capacità’ cui fa riferimento il ministro della Difesa tecnicamente è definita SEAD, cioè ‘soppressione delle difese aeree nemiche’: è quello che l’Italia ha già fatto con i raid aerei in Kosovo e che potrebbe apprestarsi a ripetere in Libia.

Questa volta non con la Germania, come avvenne nei Balcani, ma insieme ad altri Paesi dotati di ‘assetti’ idonei’, Usa e Gran Bretagna in testa. I Tornado Ecr di stanza a Piacenza sono pronti da giorni. Secondo La Russa, l’attuazione di una ‘no fly zone’ ”comporta un dispiegamento di mezzi oneroso e impegnativo da tutti i punti di vista e quindi non può restare estranea la Nato, perché tre o quattro paesi non possono da soli esercitare un controllo capillare della zona”. Tuttavia, ha aggiunto, il governo intende comunque ”aderire” alla ‘coalizione di volenterosi’ – con Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna ed altri – che dovesse decidere azioni militari per dare attuazione alla risoluzione Onu.

E dunque, ”se la Nato organizzerà una ‘no fly zone’ – ha assicurato il ministro della Difesa – noi ci saremo, se lo faranno altri Paesi noi parteciperemo”. Discorso analogo per il ”blocco navale” volto a garantire l’embargo, che grazie alla risoluzione approvata la scorsa notte ”ha ora un titolo giuridico per l’utilizzo della forza”. Di questo dispositivo, sia se organizzato dalla Nato sia se frutto di un’iniziativa multilaterale, l’Italia farà sicuramente parte con diverse unità, già mobilitate a vario titolo in relazione alla crisi Libica. La portaerei Garibaldi (con a bordo i caccia Av8) è salpata venerdì da Taranto per dislocarsi in Sicilia, mentre nave Libra attraccherà sabato in un porto libico con aiuti umanitari.

Mobilitato anche il caccia Andrea Doria, che si occuperà della difesa aerea, e due unità che sono attualmente inserite nella Snmg1, la forza marittima della Nato: la fregata Euro e il rifornitore Etna. Tornando alle basi aeree, La Russa ha spiegato che sono sette quelle messe a disposizione dall’Italia: Amendola (dove sono schierati i caccia Amx e i velivoli senza pilota Predator), Gioia del Colle (base dei nuovi caccia Eurofighter, schierati anche a Grosseto), Sigonella e Aviano (due basi che servirebbero essenzialmente ad ospitare ‘assetti’ di altri Paesi), Trapani (aeroporto specificatamente attrezzato per gli aerei radar Awacs e sede di caccia intercettori F-16), Decimomannu (base logistica) e Pantelleria (la base aerea piu’ vicina alla Libia).

L’Italia, ha detto La Russa, metterà a disposizioni le basi non più solo per operazioni umanitarie, ma per attività militari vere e proprie, ”senza alcun limite restrittivo all’intervento, se necessario per far rispettare la risoluzione Onu” e salvaguardare i civili. Su questo, ha osservato, non si può traccheggiare, ”non possiamo dire ‘facciamo questo, facciamo quello’. Vogliamo contribuire a decidere che cosa si deve fare e una volta deciso vogliamo partecipare in pieno all’attuazione di questa decisione”.

”Possiamo intervenire in ogni modo – ha ripetuto il ministro della Difesa – con la sola tassativa esclusione di interventi via terra. La risoluzione dell’Onu vieta nella maniera più tassativa questa possibilità: quindi non solo per noi, ma per chiunque, non ci sarà concorso di fanteria, di carri armati, di Lince, di mezzi. Sul territorio libico non ci andrà nessuno”.

Fonte: blitzquotidiano
[Modificato da binariomorto 18/03/2011 23:36]

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19/03/2011 00:21


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19/03/2011 00:59

E ora che si fa? Andiamo a spezzare le reni alla Libia?
19/03/2011 15:27

Re:
barba@, 19/03/2011 00.59:

E ora che si fa? Andiamo a spezzare le reni alla Libia?




i caccia francesi stanno già sorvolando la Libia in ricognizione
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19/03/2011 21:37

Re: Re:
killing zoe, 3/19/2011 3:27 PM:


i caccia francesi stanno già sorvolando la Libia in ricognizione



Alla Francia non pare vero poter prendere l'iniziativa, dimostare la propria autonomia rispetto alla risoluzione ONU, anticipata e non subita.

Poter soppiantare la posizione privilegiata che, a costi non indifferenti, l'Italia era risucita a ritagliarsi rientra in una logica ineccepibile, considerando le riserve energetiche dalla Libia.
Ma per favore non parliamo di democrazia, libertà e cose simili, qui c'è alla radice solo l'interesse economico.
E diciamo anche che l'interesse economico è pur sempre una motivazione legittima e comprensibile, ancorchè cinica.

Restando sul cinismo pragmatico, costa molto meno garantirsi le risorse enegetiche con una guerra che sviluppando centrali nucleari.
E' brutto, ma è così.
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19/03/2011 21:52

fabius039, 19/03/2011 21.37:

Alla Francia non pare vero poter prendere l'iniziativa, dimostare la propria autonomia rispetto alla risoluzione ONU, anticipata e non subita. Poter soppiantare la posizione privilegiata che, a costi non indifferenti, l'Italia era risucita a ritagliarsi rientra in una logica ineccepibile, considerando le riserve energetiche dalla Libia. Ma per favore non parliamo di democrazia, libertà e cose simili, qui c'è alla radice solo l'interesse economico. E diciamo anche che l'interesse economico è pur sempre una motivazione legittima e comprensibile, ancorchè cinica. Restando sul cinismo pragmatico, costa molto meno garantirsi le risorse enegetiche con una guerra che sviluppando centrali nucleari. E' brutto, ma è così.

Purtroppo la famiglia Gheddafi è stata talmente miope da offrire tutti i pretesti alla comunità internazionale per intervenire.... [SM=x44464]

 Ed ora è guerra:

 


Fuoco dal cielo sulla Libia|La diretta
Navi Usa lanciano 110 missili Cruise

Video - I Jet francesi al decollo Berlusconi: «I missili libici non sono un pericolo»
Bombe su Bengasi, civili in fuga Foto|VideoObama: «Il popolo va protetto»
La strategia del Raìs CremonesiMultimediaIl fotoracconto dell'attacco aereo

21:45   CRONACHE Iniziati i raid sul Paese, Parigi: «Colpiti diversi carri armati». La Germania non partecipa, contraria la RussiaCommentaStop diplomazia MontefioriLa strategia del bluff Ferrari
Editoriale - Senza ambiguità S.RomanoAmnesie (del premier e non) G.Fregonara-M.T.Meli

[Modificato da Etrusco 19/03/2011 22:03]

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19/03/2011 23:46

Re: Re: Re:
fabius039, 19/03/2011 21.37:



Alla Francia non pare vero poter prendere l'iniziativa, dimostare la propria autonomia rispetto alla risoluzione ONU, anticipata e non subita.

Poter soppiantare la posizione privilegiata che, a costi non indifferenti, l'Italia era risucita a ritagliarsi rientra in una logica ineccepibile, considerando le riserve energetiche dalla Libia.
Ma per favore non parliamo di democrazia, libertà e cose simili, qui c'è alla radice solo l'interesse economico.
E diciamo anche che l'interesse economico è pur sempre una motivazione legittima e comprensibile, ancorchè cinica.

Restando sul cinismo pragmatico, costa molto meno garantirsi le risorse enegetiche con una guerra che sviluppando centrali nucleari.
E' brutto, ma è così.




Iniziativa del cavolo: Obama si è già posto al comando delle operazioni missilistiche. Il messaggio a Sarkozy è arrivato più veloce di un Cruize ...

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20/03/2011 00:16

Re: Re: Re: Re:
binariomorto, 3/19/2011 11:46 PM:


Iniziativa del cavolo: Obama si è già posto al comando delle operazioni missilistiche. Il messaggio a Sarkozy è arrivato più veloce di un Cruize ...



I francesi, con il loro spirito di "grandeur", non accettano di stare nel gruppo: o sono contrari, come in Iraq, o sono i primi, come il Libia.


I primi aerei a raggiungere lo spazio aereo libico sono stati i caccia di Parigi, che hanno anticipato di qualche ora i Tomahawk americani e i jet britannici.
..
I primi caccia sono decollati mentre era ancora in corso il vertice di Parigi..



Fonte ANSA
[Modificato da fabius039 20/03/2011 00:18]
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20/03/2011 00:17

LA TV LIBICA: «COLPITI CIVILI»

Raid degli alleati in Libia
Gli Usa: «Lanciati 11o missili»

Parigi: «Distrutti tank delle truppe del Colonnello».
Il Pentagono: «Abbiamo colpito contraerea a Tripoli»


E' guerra: bombardamenti occidentali sulla Libia. L'operazione è stata battezzata «Alba dell'odissea». Alle 17,45 è stata colpito il primo obiettivo militare dai caccia francesi. Poi è arrivata una pioggia di bombe e missili sulla Libia, lanciati da aerei francesi e inglesi e dalle navi Usa. Muammar Gheddafi non molla ma le forze della coalizione internazionale hanno iniziato a martellare mezzi e postazioni militari libiche.
Nel giorno del summit di Parigi, che ha deciso l'intervento internazionale e all'indomani della dubbia dichiarazione di «cessate il fuoco» del Colonnello, le truppe di Tripoli avevano attaccato Bengasi e minacciato l'Occidente. La risposta delle forze alleate è arrivata.

RAID AEREI: NEL MIRINO TANK E DEPOSITI - «Sono in corso raid dell'aviazione francese su obiettivi militari» appartenenti alle truppe del colonnello Muammar Gheddafi, ha riferito Al-Arabiya, prima emittente a diffondere la notizia nel mondo. Nel corso di questa prima missione sono stati distrutti almeno quattro carri armati appartenenti alle truppe del Colonnello e, secondo Al-Jazeera, il raid è avvenuto a sud-ovest di Bengasi. Poco più tardi è arrivata la conferma del ministero della Difesa francese: «Colpiti numerosi tank».
Alle 17:45 ora italiana sono così iniziate le operazioni militari aeree contro le forze libiche leali a Muammar Gheddafi, in una zona di 100-150 chilometri intorno a Bengasi, bastione dei rivoltosi nell'est del Paese. In serata ci sono stati raid aerei anche su Misurata e sono stati bombardati i depositi che contengono le riserve di carburante delle brigate di Gheddafi. Anche due fregate di difesa aerea francesi sono attualmente al largo della Libia: la Jean Bart e la Forbin.

NAVI USA COLPISCONO CONTRAEREA A TRIPOLI - Unità della marina americana dispiegate nel Mediterraneo hanno lanciato missili Cruise contro obiettivi in Libia. Lo rendono noto fonti del Pentagono citate da Cnn, precisando che l'obiettivo di questi primi attacchi sono batteriae della contraerea schierate nei dintorni di Tripoli. Una nota della difesa Usa ha poi aggiunto in questi primi attacchi sono stati lanciati 110 missili Tomhawk sulla Libia.
La marina Usa ha anche schierato tre sottomarini nel Mediterraneo pronti a intervenire. Lo ha detto un responsabile della Difesa Usa. Il responsabile, parlando in condizioni di anonimato ha detto che i tre sottomarini - tra i quali i mezzi di attacco Newport News e il Providence - sono stati affiancati da due navi della Marina. Sempre secondo la stessa fonte i sottomarini sono equipaggiati con missili Tomahawk. Il Consiglio per la Sicurezza Nazionale statunitense, poco dopo la mezzanotte (ora italiana), ha riferito di ritenere che il sistema di difesa aerea libico sia stato «duramente danneggiato e reso inoperativo». «Al momento è troppo presto per prevedere come Gheddafi e le sue truppe di terra potranno rispondere ai bombardamenti».

LA TV LIBICA: «COLPITI CIVILI, BOMBARDATA ANCHE SIRTE» - La televisione di Stato della Libia ha annunciato che gli attacchi aerei hanno colpito zone abitate da civili nella capitale Tripoli. La notizia non è stata confermata in maniera indipendente. Testimoni sul posto hanno detto all'Ansa che «è stato colpito nei pressi di Tajoura», sobborgo a poca distanza da Tripoli. Secondo i testimoni alcuni giornalisti stranieri ospitati in un albergo del centro, avrebbero parlato di esplosioni senza precisare esattamente il luogo nè l'intensità. Media libici hanno anche riferito che è stata bombardata Sirte, città natale di Gheddafi e che un jet francese è stato abbattuto. Quest'ultima notizia è stata però subito smentita fonti militari francesi.

TRIPOLI CHIEDE RIUNIONE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA - Durante la notte, e dopo aver subito un'intera di giornata di bombardamenti, il governo libico ha chiesto di convocare una riunione urgente del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Lo riferisce il quotidiano francese Le Monde sul suo sito web.

«RIMPIANGERETE L'INGERENZA» - Il Raìs, prima che scattasse l'attacco, in una lettera indirizzata a Nicolas Sarkozy e a David Cameron, aveva minacciato il presidente francese e il premier britannico, spiegando che le potenze occidentali non hanno diritto di intervenire in Libia e che «si pentiranno» della loro ingerenza. Secondo quanto detto dal portavoce del governo libico, Mussa Ibrahim, la lettera, oltre che ai leader francese e britannico, era indirizzata anche al segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon. Nella missiva Gheddafi scrive che ogni azione militare contro la Libia sarebbe una «un'ingiustizia, una chiara aggressione. Ve ne pentirete se interverrete nei nostri affari interni». «La Libia non è vostra... - prosegue la missiva, citata da Al Jazeera -. Voi non avete il diritto di intervenire nei nostri affari interni. Questo è il nostro paese, non è il vostro paese. Noi non potremmo sparare un solo proiettile contro il nostro popolo». In un'altra lettera inviata a Barack Obama, il leader libico scrive: «Tutto il popolo libico è dalla mia parte, tutti sono pronti a morire per me, io qui sto combattendo contro Al Qaeda, cosa pensa di fare?».

BATTAGLIA A BENGASI - In serata le forze fedeli a Muammar Gheddafi sono nuovamente avanzate dai quartieri occidentali verso il centro di Bengasi. Lo hanno rivelato forze dei ribelli libici alla tv araba Al Jazeera.

ARRESTATI QUATTRO GIORNALISTI DI AL JAZEERA - Quattro giornalisti di Al Jazeera sono stati arrestati dalle forze di sicurezza libica nella Tripolitania, la parte occidentale del Paese. Lo riferisce la stessa rete qatariota specificando che si tratta di un britannico, un norvegese, un tunisino e un mauritano. E' stato invece ucciso il giornalista libico Mohammed al-Nabbous, fondatore del canale web Free Libya. Il suo sito, che si chiama anche Libya Al-Hurra, aveva mostrato le conseguenze degli attacchi da parte delle forze di Muammar Gheddafi. Il giornalista è stato colpito da un colpo di un cecchino mentre il colonnello inviava aerei da guerra, carri armati e truppe su Bengasi, la prima città caduta in mano ai ribelli.

Fonte: CorrieredellaSera

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