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26/01/2010 14:18 | |
Berlusconi, che vita Agrama (frank)
- 'Repubblica' squaderna i verbali dello scandalo Mediatrade
e svela il ruolo del produttore Frank Agrama in quel meccanismo che avrebbe permesso di creare fondi neri attraverso la compravendita di diritti tv gonfiati
- ora il punto è questo: silvio ne era a conoscenza o no?
- (quando si trattò dei fondi neri Fiat, Gianni agnelli ovviamente era all'oscuro di tutto per i magistrati)...
Walter Galbiati per La Repubblica
Non sarà facile per i pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro dimostrare che il premier Silvio Berlusconi "sapeva". Ma una rogatoria di ottobre 2005 inviata dalla Procura alle Autorità elvetiche ricostruisce nei dettagli come anche il numero uno del gruppo Fininvest potesse essere a conoscenza di quel meccanismo che avrebbe permesso di creare fondi neri attraverso la compravendita di diritti tv gonfiati.
Quanto meno, perché è un meccanismo (la vendita dei diritti dalle major a un intermediario che poi li rivende a Mediaset) non nato dall'oggi al domani quando il premier era già impegnato in politica e ben lontano dal gruppo. Ma perché sarebbe stato in atto, secondo la ricostruzione dell'accusa, sin dagli anni Ottanta, quando Berlusconi era molto più attivo in azienda.
Staccatosi lui, del resto, gli uomini delle triangolazioni rimangono sempre gli stessi, con in testa il produttore Frank Agrama che tra la fine degli anni Ottanta e la fine degli anni Novanta si sarebbe appropriato indebitamente ai danni di Mediaset di 170 milioni di dollari. Soldi riversati su conti rimasti liquidi, oppure retrocessi in parte ai protagonisti della vicenda.E per De Pasquale, Agrama non sarebbe altro che "il socio occulto" di Berlusconi".
Un indizio che il premier potesse sapere è nel fatto che i versamenti in passato partivano anche da conti di società che rimandavano nell'intestazione allo stesso Berlusconi.
"I trasferimenti di denaro - si legge nella rogatoria - sono stati effettuati dai conti correnti della Silvio Berlusconi Finanziaria Sa (dal 1995 Sfi - Societé Fiancière d'Investissement) e dai conti correnti della società International Media Services Ltd (posseduta da Mediaset al 99%) a favore di:
1) conti bancari gestiti da fiduciari di Berlusconi (Del Bue di Arner e altri);
2) dei conti delle società di Frank Agrama;
3) di conti bancari di società di Lorenzano;
4) di conti intestati a società di comodo".
Paolo Del Bue è tra i fondatori di Banca Arner, l'istituto di credito elvetico considerato vicino a Berlusconi e finito nel mirino di un'altra inchiesta milanese per alcune attività sulle quali grava l'ipotesi di riciclaggio. Daniele Lorenzano, invece, è l'ex capo acquisti diritti di trasmissione per il gruppo Fininvest e per Mediaset. Il flusso di soldi è cospicuo.
"Per quanto riguarda le distrazioni di fondi a favore delle società di Agrama - scrive il pm - è stato contestato di essersi appropriati di un ammontare corrispondente a circa 170 milioni di dollari, costituenti la differenza tra quanto versato ad Agrama dal gruppo Fininvest e da Mediaset spa per l'acquisto di prodotti Paramount e quanto effettivamente corrisposto da Agrama a Paramount. Ciò è accaduto nel periodo 1988-1999".
Nel tempo, le somme sono state versate dai conti ufficiali del gruppo Fininvest (prevalentemente il conto presso la Banca Commerciale Italiana di Londra della Silvio Berlusconi Finanziaia/Sfi) dai conti della società Principal Network Ltd presso Banca della Svizzera Italiana di Lugano e Finter Bank & Trust Bahamas, dai conti della società Ims Ltd (prevalentemente il conto intestato a Ims presso la Banca Commerciale Italiana di Londra).
Agrama, tramite il suo difensore, l'avvocato Roberto Pisano, confida in una piena assoluzione, e ha fatto sapere, ricordando anche alcune testimonianze raccolte dai pm, "come fosse normale prassi commerciale per le major americane utilizzare intermediari per la cessione dei diritti televisivi nei più importanti Paesi del mondo e, per ciò che concerne l'Italia, anche per la cessione dei diritti tv alla Rai".
L'avvocato di Belrsuconi, Piero Longo, ha invece dichiarato che il premier non si avvarrà della facoltà di essere interrogato come consente il codice dopo la chiusura dell'indagine e la messa a disposizione degli atti.
Walter Galbiati per La Repubblica [26-01-2010]
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BERLUSCONI, CHE VITA AGRAMA/2 (NON C'è PACE PER SILVIO)
– Roberto Pace, dal 1998 al 2001, amministratore delegato di Mediatrade, VUOTA IL SACCO:
"PER GARANTIRE IL GIRO DEI FONDI NERI VENNI PAGATO PIÙ DI 4 MLN SU UN CONTO SVIZZERO UBS
- DOVEVO CHIUDERE LE SOCIETÀ POCO CHIARE FISCALMENTE, QUELLE OFF-SHORE, MA VENNI FERMATO
– ”AGRAMA PAGAVA"…
Emilio Randacio per "La Repubblica"
Mediazioni costose. Anche se a proporle è un vecchio amico del "capo". Il ruolo del potente agente cinematografico Frank Agrama, non viene messo in discussione solo dai pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro nell'appena conclusa inchiesta che coinvolge anche il presidente del Consiglio per appropriazione indebita. A lanciare pesanti dubbi sulle reali finalità del manager di origini egiziane, sono le parole di Roberto Pace, dal 1998 al 2001, amministratore delegato di Mediatrade.
"Il prodotto Paramount - spiega Pace in un verbale reso a Lugano per rogatoria, il 19 gennaio del 2006 e ora depositato agli atti dell'inchiesta milanese - , nel momento in cui sono diventato responsabile degli acquisti era da rinegoziare, in quanto terminato. Veniva acquistato attraverso Frank Agrama e poi riacquistato dalla Ims, società di Mediaset.
Il mio compito era quello di chiudere tutte le società che operavano in un sistema fiscale poco chiaro, ovvero off-shore". Pace ricorda perfettamente il suo mandato: "La nuova strategia prevedeva di chiudere le società off-shore da una parte e di non comperare più i pacchetti delle major americane attraverso intermediari".
Tagliare i costi, evitare spese inutili. E con un'altra fornitrice di format, il colosso Fox, secondo il ricordo di Pace il tentativo andò a buon fine, visto che "successivamente sono stati acquistati direttamente da Mediatrade, senza l'intermediario". Ma con Agrama, le cose vanno misteriosamente in maniera diversa. O, meglio, secondo la procura di Milano il meccanismo Agrama altro non era se non lo strumento per creare fondi extracontabili all'estero.
"Io sono arrivato quando il contratto Paramount con Agrama - ripercorre i rapporti l'ex ad di Mediatrade - era finito ed era da rinnovare. Ho incontrato varie volte Gary Marenzi, che era il capo delle vendite internazionali di Paramount. Marenzi si lamentava molto del fatto che in passato si fosse dovuto passare per intermediari. Io detti la mia disponibilità affinché in futuro non si passasse più attraverso intermediari. Poi, purtroppo la cosa non si risolse".
Pace, chiamato a sanare i conti aziendali, viene misteriosamente stoppato. Eppure, anche l'alto manager americano, Marenzi, "si lamentava molto per i rapporti tra Bruce Gordon (altro manager Paramount, ndr) e Agrama, credo sospettasse un accordo di tipo economico fra di loro". Perché, viene chiesto dai magistrati, ci fu questo atteggiamento? "Mi è stato spiegato che Agrama - ricorda ancora Pace - era un distributore amico e che nel caso specifico di Paramount riusciva a farci avere il prodotto a prezzi più competitivi".
Di fronte alle sue perplessità, un altro indagato di questa inchiesta, Daniele Lorenzano, "mi fece arrivare pressioni importanti... mi specificò semplicemente che questo signore doveva lavorare. In ogni azienda ci sono persone più o meno vicine al gruppo". Un "raccomandato", insomma, a cui si dovevano garantire comunque affari (40 milioni di dollari all'anno dice l'inchiesta), anche se questi, alla fine si dimostravano in perdita per l'azienda per cui lavorava.
Nel giro di poche settimane, però, anche Pace smette di combattere contro i mulini a vento, e decide di assecondare le richieste di Agrama. Il motivo? Sempre denaro, che questa volta, però, sarebbe finito direttamente nelle tasche, personali, dell'allora amministratore delegato di Mediatrade. "Sapevo - ricorda Pace - che Lorenzano veniva pagato regolarmente da Agrama. Fu Agrama a dirmi che questo tipo di consulenze era prassi comune per le persone nella mia posizione in Mediaset".
La "morbidezza" di Pace, la capacità di adattarsi alle situazioni, sono state decisamente ben ricompensate, visto che in totale, fino al gennaio del 2001, quando si è dimesso da Mediatrade, Pace ha ottenuto sul conto cifrato dell'Ubs "Teleologico", oltre 4,5 milioni di euro. Una sorta di commissione sui diritti che la stessa società controllata da Mediaset, acquistava grazie alle mediazioni del potente Agrama. Per ammissione di Pace, quel denaro, "scudato nel 2003", è servito anche per comprare una tenuta da circa 3 miliardi di vecchie lire a Capalbio.
Emilio Randacio per "La Repubblica" [26-01-2010]
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UNA VITA “AGRAMA”
- CHI È IL PRODUTTORE AL CENTRO DELL’INCHIESTA MEDIATRADE?
- Americano di origine egiziana, già regista di pellicole trash a Roma negli anni Sessanta, è UN grande amico del Cavaliere da decenni
– IN DUPLEX AVREBBERO GONFIATO I COSTI DEL FILM “MRS. DOUBTFIRE” DA 130 A 315 MLN
– E ORA FRANK HA UN TESORETTO DI 100MLN, MA NON PUÒ USARLI PERCHÉ SONO BLOCCATI DA BERNA DAL 2005…
Leo Sisti per "il Fatto Quotidiano"
"Mi spiace, ma non posso esprimere giudizi sulle questioni da lei poste". Dalla California risponde così al "Fatto" Jason Gonzalez, l'attorney di Los Angeles, cioè il procuratore che da quattro anni collabora con la Procura di Milano nell'ultima inchiesta per frode e appropriazione indebita su Silvio Berlusconi, suo figlio Piersilvio, e altre dieci persone. Tra queste, oltre al presidente Mediaset Fedele Confalonieri e altri dirigenti del gruppo, anche il vero protagonista, oltre atlantico, della vicenda: Frank Agrama, produttore americano di origine egiziana, già regista di pellicole trash a Roma negli anni Sessanta e grande amico del Cavaliere da decenni.
L'INDAGINE.
Tecnicamente, l'indagine, approdata venerdì 21 gennaio alla chiusura della sua fase preliminare, potrebbe essere chiamata "Mediaset 2," per distinguerla dall'altra, "Mediaset 1", già da mesi al dibattimento, e minacciata di estinzione dalle norme sul processo breve, da poco approvate al Senato. "Il Fatto" aveva posto per e-mail alcune domande a mister Gonzalez proprio su Frank Agrama, definito dai pm di Milano Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro "socio occulto", di Berlusconi, per aver nascosto al fisco 100 milioni di euro in Svizzera, frutto di acquisto di diritti televisivi, per conto del Biscione, dalle majors di Hollywood negli anni Novanta a prezzi gonfiati.
Avevamo chiesto chiarimenti sulla posizione giudiziaria di Agrama, oggi ottantenne: è possibile sapere se è indagato anche dalla giustizia americana per frode o evasione fiscale? Era stato infatti proprio l'attorney Gonzalez a spedire una squadra di agenti dell'Fbi capitanati da John Verrastro a perquisire gli uffici di una delle società di Agrama, la Harmony Gold, al numero 7655 di Sunset Boulevard, Los Angeles, nonché la sua villa a Canyon Back Road.
Era un giorno di fine novembre del 2006 e lo special agent Verrastro cercava prove sul patto Agrama-Berlusconi che avrebbe condotto a moltiplicare i costi di pellicole, tra queste, ad esempio, "Mrs.Doubtfire" con Robin Williams, da 130 a 315 milioni di dollari, sborsati da Mediaset alla fine di complessi percorsi finanziari. Fino appunto a creare il "tesoretto" di 100 milioni, a disposizione di una società di Agrama, la "Wiltshire Trading" di Kong Kong, in una comoda cassaforte elvetica.
SUNSET BOULEVARD.
Uno dei quesiti avanzati al procuratore Gonzalez era questo: forse Agrama non è sotto il tiro dell'Internal Revenue Service (Irs), la nostra agenzia delle entrate, perché i contratti berlusconiani sui diritti tv risultavano ufficialmente stipulati a Hong Kong da amministratori locali della "Wiltshire Trading", mentre lui si dichiarava un semplice intermediario, quindi non soggetto alle leggi degli States?
E, ancora, come mai, durante la perquisizione di Sunset Boulevard da uno scatolone erano saltati fuori svariati timbri di due manager cinesi? Anche qui nessuna risposta. Guarda caso ora, per colpa di quei timbri volati misteriosamente da Hong Kong a Hollywood, le graziose Paddy Chan e Catherine Su Chun, sono entrate anch'esse nel mirino dei pm di Milano. Agrama è furibondo. Ha 100 milioni in Svizzera accantonati nel quinquennio 2000-2005, provenienti da una società di Mediaset e finiti sul suo conto "Olympus Trading".
Ma non può usarli, bloccati da Berna fin dal 2005.
Una parte è transitata poi nei conti svizzeri di alcuni dirigenti Mediaset, come Roberto Pace e Gabriella Ballabio, però come "fiduciari" di Agrama. In realtà di quella cifra il sostituto procuratore De Pasquale contesta il 45 per cento, in pratica 34 milioni: il resto è ormai "protetto" dalla prescrizione. I soldi sono stati sottratti dalle casse di Mediaset, quotata a Piazza Affari, in un periodo in cui, per la seconda volta, Silvio Berlusconi era presidente del Consiglio. E l'accusa per i reati di appropriazione indebita e frode fiscale si abbatte su Silvio Berlusconi, mentre quella di frode soltanto su Piersilvio e Confalonieri, causa dichiarazioni fiscali di Mediaset fino al 2008.
LA RABBIA DI FRANK.
Che qualche cosa cominciasse a essere poco chiara in tutta questa storia, lo ha capito lo stesso Pier Silvio, in qualità di vicepresidente Mediaset.
Diramando così i suoi ordini: diminuire gli impegni finanziari con Agrama. Il quale, risentito, nell'ottobre 2003 scrive una missiva all'allora presidente Fininvest, Aldo Bonomo, lamentandosi che in quell'anno "il totale dei contratti sottoscritti è stato SOLO (maiuscolo nel testo, ndr) di 14 milioni di dollari, anziché di 40 milioni".
Ovvero, il suo minimo garantito. Agrama, insomma, preme, facendo forza sul suo rapporto privilegiato, "fin dal 1976", con Silvio Berlusconi. Ma non ce la farà ad ottenere un accordo scritto come lo desidera lui. E oggi, tramite il suo legale milanese, l'avvocato Roberto Pisano, confida alle agenzie di sperare in una "piena assoluzione con il rigetto delle accuse".
Berlusconi Silvio e il figlio Piersilvio
Leo Sisti per "il Fatto Quotidiano" [26-01-2010]
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai. |