50 anni dopo la Legge Merlin, Papi & Carfagna riaprono il dibattito
In Italia la prostituzione non è reato,
si proibisce con la legge Merlin da quasi cinquant'anni l'esercizio nelle case chiuse,
ma nei fatti si finisce per esercitarla in strada, e oggi, a causa dell'immigrazione clandestina, sta divenendo concretamente un fenomeno sempre più dilagante.
In grandi città come Roma si assiste quotidianamente ad uno spettacolo offerto da lucciole e transessuali a tutte le ore del giorno e della notte
A Padova 130 ragazze, quasi tutte extracomunitarie, che aspettano dalle finestre o dai balconi i loro clienti, hanno presso possesso di un intero quartiere della città, molte famiglie, infatti, hanno già deciso di abbandonarlo, e nulla è valso il provvedimento preso dalla autorità municipale locale di limitare ai residenti l’accesso tramite auto con un multa di 71 Euro; d'altronde la legge attuale non consente di fare molto.
L'ultimo disegno di legge messo a punto dal Ministero delle Pari opportunità, tutt'ora all'esame del Parlamento,
ha invece confermato alcuni divieti imposti dalla attuale legge, vietando l'esercizio della prostituzione in luoghi pubblici e aperti al pubblico e comunque nelle strade.
I punti principali del provvedimento riguardano essenzialmente le multe ai clienti e no al ripristino dei vecchi bordelli e dei più moderni eros center' ma a far discutere è soprattutto la possibilità di esercitare il mestiere nei condominii, che potrebbe trasformarli in veri e propri "casini".
Alla proposta di apertura di quartieri a luci rosse, avvenuta ad inizio Febbraio 06 e presentata qindi a distanza di quarantasette anni dalla chiusura delle case di tolleranza, da Achille Serra, prefetto di Roma, si sono riaccese e scatenate polemiche favorevoli e contrarie.
Secondo quelle contrarie una donna in vetrina non è un corpo che si può scegliere al supermercato, nè si può risolvere il problema rilegando in quartieri donne soprattutto clandestine ma si dovrebbero invece liberare dalla schiavitù, come fare poi a non considerare l'impatto con i cittadini che abitano nel quartiere destinato ad essere una zona a luci rosse. Eppure in questo modo si potrebbe fermare il dilagare dei reati connessi alla prostituzione e all'immigrazione illegale oltre al problema sanitario.
Ad Amsterdam, ad inizio 2006, hanno aperto al pubblico i servizi del celebre quartiere a Luci Rosse per discutere sul mondo del sesso e della prostituzione in generale.
In Olanda il mestiere più antico del mondo si pratica all'aperto solo in 11 'zone speciali' e le prostitute olandesi per esercitare devono avere compiuto i 18 anni e possedere l'autorizzazione a risiedere sul territorio, nelle vetrine a luci rosse ed esposte al pubblico, vige comunque il divieto per legge di esibirsi integralmente nude.
Inoltre pagano le imposte sui redditi pertecipando attivamente all'economia del paese. Nel 2000 sono state legalizzate le case d'appuntamento ed è stato persino accertato alla prostituta il riconoscimento del diritto di lavoratrice. La polizia e i servizi sanitari le conoscono una per una e ogni due mesi è di rigore un controllo medico.
Voi cosa ne pensate?
E in Italia, si potrebbe applicare il modello Olandese?
Articolo correlato:
Prostituzione Olandese in Vetrina, gli aspetti positivi
Precisazione:
da quanto riportato da una corrispondenza con Pia Covre esponente di punta del Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute riporto che in Olanda le lavoratrici del sesso NON sono assolutamente obbligate a sottoporsi a controlli sanitari e NEPPURE a registrazioni di polizia. La sola iscrizione obbligatoria è quella fiscale.
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n rivolta i quartieri a luci rosse: una vergogna, via le squillo dalle strade
In strada 1.500 prostitute.
«Colpa anche del carovita»
De Corato: la Moratti ha ragione, linea dura. In aumento le pensionate-lucciole: ci vendiamo per arrivare a fine mese
«Basta con la prostituzione nelle strade».
È il proclama del vicesindaco Riccardo De Corato, che condivide il pensiero più volte espresso del primo cittadino, Letizia Moratti. De Corato aggiunge: «Si arriverà a una normativa che prevede una denuncia penale per la prostituta, con l'accusa di adescamento». Ma anche sui clienti, De Corato calca la mano e spiega che «già ora esiste la possibilità di una sanzione amministrativa per intralcio alla circolazione. Se poi passerà la legge che inasprisce il provvedimento sulla prostituzione da strada, anche il cliente avrà a che fare con un provvedimento più grave della semplice multa».
Il vicesindaco parla anche di decoro:
«Non è un bello spettacolo e urta la pubblica decenza. Ci sono donne che mostrano il mostrabile, per non parlare di uomini che si mettono in bella vista praticamente nudi».
Riccardo De Corato abbandona poi i panni di vicesindaco per indossare quelli di parlamentare di Alleanza nazionale. «Pensare di abolire la prostituzione è utopistico, ma nella scorsa legislatura ho presentato un disegno di legge che prevedeva quanto segue: si costituiscono in cooperative le donne che per libera scelta decidono di fare le prostitute. Sotto il controllo della questura e della Asl» .
Carla ha il volto segnato dal tempo.
I capelli raccolti all'indietro nel tentativo di nascondere una tintura ormai sbiadita e due grandi occhi neri, attorniati da rughe e da occhiaia.
Ha la voce roca, di chi fuma molto e indossa jeans e una camicetta bianca che mostra un
décolleté abbondante.
Si avvicina con timidezza mista a imbarazzo e ti chiede di fare l'amore:
«Con la pensione non ci campo più, e mio marito i pochi soldi che ha in tasca li spende al bar. Se vuoi puoi venire a casa mia, qui vicino. Ti tratto bene. Ti faccio il caffè. Mi dai solo 10-20 euro. Fai tu».
È l'inedito e amaro fenomeno della prostituzione a Milano. Quello di donne che si avvicinano alla soglia dei sessant'anni e che si gettano in strada una tantum, per sopravvivere.
Donne che adescano il cliente nei giardini o nei bar alla periferia della opulenta metropoli.
Lo fanno in tarda mattinata o nel pomeriggio. Carla gira in via Padova, nel triangolino di verde prima del ponte.
Quello nel quale gravitano sudamericani che qui ci hanno messo le radici, scoprendo anche il business.
È una donna di 58 anni dichiarati, dal fisico asciutto e dal volto che tradisce un'antica bellezza.
«La vita — continua Carla — non mi è certo stata amica.
Sognavo di fare l'attrice e mi ritrovo con un marito alcolizzato e due figli che vedo due volte all'anno.
Con il maledetto denaro che non basta mai. Poi l'affitto e le spese della casa. E il vizio del fumo che uccide più il portafoglio che i polmoni. Anche a voler mangiare poco, costa tutto carissimo. Sai, sono anni che non vado al cinema».
Carla è forse l'aspetto più triste di un mondo che vede in città e
nell'hinterland circa 1500 prostitute, tra donne e uomini, passeggiare sui marciapiedi, per concedere il proprio corpo a pagamento.
Schiave del sesso ad ogni ora del giorno e della notte.
Con un ricambio continuo:
sono infatti sempre meno quelle «stanziali». Lucciole e travestiti da metà mattina (circa 150) e nel tardo pomeriggio (circa 400).
Il grosso, circa 700, si mette in mostra di sera fino a notte fonda. Convivendo perfettamente con le 200 «bellone» che lavorano solo in appartamento.
In strada le prostitute nostrane sono il 5%, molte delle quali attempate. Infatti, in prevalenza sono ragazze straniere, in particolare moldave, ucraine e romene.
Quest'ultime sono in numero sempre più consistente da quando la Romania è entrata in Europa.
Non solo:
l'età di queste ragazze è sempre più bassa e spesso le forze dell'ordine incappano in minorenni.
«Prima — racconta un poliziotto che di controlli ne ha fatti tanti — potevamo arrestarle perché la maggior parte di loro non era in regola con il permesso di soggiorno.
Adesso sono cittadine come noi e la prostituzione non è reato.
Le moldave, poi, dicono di essere romene e di aver perso il passaporto».
Non mancano le sudamericane, molte delle quali «cerbiatti» brasiliani, peruviani e colombiani, e le africane sono quasi tutte provenienti dalla Nigeria, il Camerun, il Togo.
Altro fenomeno recente è quello della presenza in strada di marocchine e tunisine, fino a qualche tempo fa rintracciabili solo in appartamento.
«Significativa — sottolinea un detective dell'Arma specializzato in reati legati agli stranieri — è la presenza di donne cinesi sui marciapiedi a qualsiasi ora del giorno fino alle 22.
Prima esercitavano solo in casa».
Il tutto per un business a tanti zeri:
la media per prestazione è di 50 euro
e ogni «lucciola» mediamente ha dieci clienti al giorno.
Per 1.500 prostitute.
Michele Focarete
16 maggio 2007
Fonte: Corriere della Sera . . .
Milano - I quartieri a luci rosse
[Modificato da Etrusco 16/05/2007 12.15]
[Modificato da Etrusco 19/05/2007 11.52]
[Modificato da Etrusco 14/02/2008 13:45]
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.