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A caccia di Blazar

Ultimo Aggiornamento: 12/02/2016 16:56
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12/02/2016 16:56

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E' napoletano il cacciatore di blazar, la misteriosa energia luminosa delle galassie


E' napoletano il cacciatore di blazar, la misteriosa energia luminosa delle galassie
Blazar 

Raffaele D’Abrusco, astrofisico della Federico II è uno dei coordinatori di un progetto internazionale insieme a un collega dell'Università di Torino


di BIANCA DE FAZIO </header>

Dov'è la materia oscura? La risposta all'interrogativo capitale di chi studia l'universo è nascosta dietro misteri che gli astrofisici sfidano ogni giorno. Misteri dentro i quali ogni tanto la scienza apre squarci.

L'ultimo si deve alla ricerca partita dall'idea di un astrofisico del dipartimento di Fisica della Federico II, Raffaele D'Abrusco, e di un ricercatore dell'università di Torino, Francesco Massaro. Che hanno, insieme, coordinato un progetto di ricerca che ha coinvolto una decina di università internazionali, l'Istituto nazionale di Fisica nucleare, l'Istituto nazionale di Astrofisica, la Nasa. Tutti a caccia di "blazar", fenomeni cosmici capaci di produrre, in ogni istante, una quantità di energia "confrontabile con quella prodotta dall'esplosione simultanea di oltre un milione di miliardi di miliardi di bombe atomiche simili a quella di Hiroshima" spiega Giuseppe Longo, docente di Astronomia e Astrofisica al dipartimento di Fisica della Federico II.

Lo stesso dipartimento che ha partecipato alla ricerca sulle onde gravitazionali che sarà presentata oggi al mondo scientifico internazionale dopo che, qualche giorno fa, gli astrofisici di tutto il pianeta hanno concentrato l'attenzione sulle scoperte fatte grazie all'intuizione del fisico napoletano, che hanno acceso una nuova luce sulla materia oscura.

A caccia di "blazar", ne hanno trovati quasi 200. Producono energia luminosa, ma sono difficili da vedere. L'atmosfera ne impedisce l'osservazione, "e dunque abbiamo utilizzato soprattutto il telescopio spaziale Fermi, messo in orbita dalla Nasa" racconta D'Abrusco. "Ed è un cielo ben diverso quello che vediamo da lì. Con almeno 4-5 mila sorgenti di energia spesso sconosciute: non si sa quale astro le abbia emesse", non si riesce ad associarle ad un fenomeno cosmico. Che siano materia oscura? Perché, proprio come la materia oscura, emettono raggi gamma.

"I blazar da noi identificati - precisa D'Abrusco - non sono materia oscura", si tratta, piuttosto, di buchi neri di grande massa "annidati al centro di grandi galassie molto distanti dalla terra, che convertono in energia luminosa le grandi quantità di materia che per mero accidente vi cadono dentro" spiega Longo. E quella energia luminosa viene emessa in un cono stretto, "rivolto verso di noi, verso la Terra - aggiunge D'Abrusco - Si tratta di getti molto luminosi, in gran parte sotto forma di raggi gamma, difficili da vedere".

È stata indispensabile una lunga campagna di osservazione, con alcuni dei più grandi telescopi del mondo, da quelli dell'Osservatorio Kitt Peak in Arizona, a quelli del deserto di Atacama sulle Ande. Sono serviti anni di studio: quando hanno cominciato a studiare i blazar né D'Abrusco né Massaro erano in Italia. Il primo ad Harvard, il secondo in Francia. Cervelli rientrati grazie alla Federico II l'uno, grazie al programma Rita Levi Montalcini per il rientro dei giovani studiosi l'altro. Ora i loro studi, appena pubblicati su Astrophysical Journal e Astronomical Journal, hanno permesso di individuare almeno 200 blazar dando loro una identità ed escludendo che si tratti di materia oscura. Una scoperta che rivela, innanzitutto, che il numero di blazar, nell'universo, è ben maggiore di quanto si pensasse.

"I risultati del progetto ci permetteranno di conoscere la natura dell'emissione di altissima energia dei blazar, fino a ricavare informazioni sulla materia oscura, l'elemento fondante dell'universo che fino ad ora non è stato osservato direttamente e la cui esistenza può essere dedotta solo dall'effetto gravitazionale che esercita sulla materia visibile".

La Repubblica

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