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Ricordi Indelebili

Ultimo Aggiornamento: 03/11/2015 12:16
29/05/2015 15:02
 
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Ricordi Indelibili - Il primo romanzo horror di Blake Galen
Salve a tutti. Vorrei condividere con voi la sinossi e un piccolo estratto del mio romanzo horror Ricordi Indelebili. Acquistabile su www.ibs.it, www.mondadoristore.it, www.kimerik.it in formato cartaceo e digitale.

SINOSSI
Eddie ha un sogno, come ogni bambino. Sogna di poter passare una splendida giornata in compagni della madre al Parco Divertimenti di Eagle Park.
Quello che Eddie sa è che sua madre gli ha promesso di realizzare il suo sogno alla prima occasione. Di rendere quella giornata unica e speciale. Trasformarla in uno di quei ricordi che sono immuni allo scorrere del tempo. Un frammento di felicità custodito nell’abbraccio segreto dell’anima.
Quello che Eddie non sa è che quel sogno si tramuterà nel suo peggior incubo. Quel frammento di felicità diverrà un parassita oscuro divoratore di anime.
Un ricordo terrificante, marcio e immune al tempo che scorre inesorabile.
Un ricordo indelebile.

A seguire un piccolo estratto:

RITORNO A CASA
1
Quando le lancette formarono la I che indicava le sei, Rachel e il piccolo si stavano recando al parcheggio. Pochi metri prima di arrivare all’automobile Rachel tirò fuori dalla tasca il suo mazzo di chiavi e premette il bottone grigio sul telecomando.
Per la prima parte del viaggio i due dialogarono scambiandosi le loro opinioni sulle varie giostre e sui molteplici momenti della giornata. Eddie aveva apprezzato le montagne russe, sua madre invece aveva preferito le attrazioni “acquatiche”. Entrambi erano rimasti molto soddisfatti dal pranzo. Dopo un’ora buona di chiacchierata, quando i due erano quasi a circa mezz’ora da casa, calò il silenzio.
Fu soprattutto per la stanchezza, ma anche un po’ il fatto che la meravigliosa giornata era giunta al termine. Dopo qualche minuto Eddie accese l’autoradio e nell’arco di neanche un quarto d’ora, si addormentò.
Nel momento in cui il piccolo precipitò negli abissi oscuri del sonno, alla radio stava passando una vecchia canzone country. Parlava di un giovane cowboy che era partito, insieme al suo cavallo e alla sua Colt, per salvare la sua bella da un gruppo di banditi.
Rachel distolse per un secondo lo sguardo dalla strada per cambiare stazione.
Non le era mai piaciuta la musica country, suo marito aveva provato a farle ascoltare diverse e canzoni e molteplici gruppi, ma nessuno di questi era riuscito a soddisfare i suoi difficile gusti musicali. A lei piacevano poco le voci maschili. L’unica voce maschile che riusciva ad apprezzare era quella del grande Frank Sinatra.
Rachel aveva appena premuto il pulsante per cambiare stazione radio quando all’improvviso ci fu un boato tremendo.
2
James Bougard era poco più alto di un metro e settanta, con corti capelli neri e quella che si può definire una delle più classiche pance da birra.
Aveva trent’anni anche se il suo viso ne dimostrava quasi una ventina d’anni in più per via delle profonde rughe e il colorito pallido.
Di professione faceva il camionista. Fino a qualche anno prima aveva una moglie, una gran bella moglie, che poi se n’era andata con un avvocato pieno di soldi. Lui aveva tentato in tutti i modi di trattenerla, ma non c’era stato verso. Il fascino e la fama dell’avvocato erano un nemico troppo ostile per un uomo come lui. Lei se n’era andata e l’aveva lasciato solo nella loro piccola casa, che ora mostrava più che mai l’assenza di una donna. Pavimenti sporchi, piatti da lavare, vestiti sparsi ovunque. Non che la donna abbia il dovere di tenere il tutto in ordine, ma una donna sa come rendere un uomo più ordinato.
A James era sempre piaciuto bere, non si era mai negato il piacere di una birra o di un doppio whisky, ma non l’aveva mai fatto sul lavoro. Era cosciente del fatto che fosse pericoloso, soprattutto considerato il fatto che lui non guidava una semplice macchina ma un camion, quindi si concedeva un goccetto solo quando era arrivato a casa. Dopo che la sua Jasmine se n’era andata il goccetto si era trasformato in una sbronza.
In questo momento stava viaggiando sulla Route 619 a bordo del suo colossale Kenworth W900.
Dopo tutto il caldo torrido della giornata, la voglia di una bella birra fresca gli pesava in gola come un macigno e più il peso aumentava e maggiore era la pressione del suo piede sull’acceleratore.
Il tachimetro stava per raggiungere le cento miglia orarie.
Il piacere che s’immaginava era così grande che presto iniziò a farsi sentire anche nella zona del pube (complice anche l’astinenza che durava ormai da un anno), così James alzò lo sguardo sull’immagine della focosa ragazza che posava nuda sul suo calendario, senza lasciare nemmeno un millimetro di pelle all’immaginazione, mentre si strofinava una mano sui calzoni.
Il mostro metallico stava per intraprendere l’unica curva con scarsa visibilità di tutta la Route 619, non perché fosse particolarmente stretta, ma per gli alberi a bordo strada che infastidivano parecchio la visuale. James pensò che era inutile rallentare quando bastava allargarla un po’, pensiero dovuto anche in parte al fatto che la mano che doveva occuparsi del cambio si stava occupando di un’altra “leva”. Con l’unica mano che teneva il volante, sterzò lievemente portando verso l’esterno il colosso per poi affrontare la curva. Quando vide la Cadillac blu che giungeva sull’altra corsia (che viaggiava a velocità altrettanto elevata) era troppo tardi. Piantò il piede sul freno nel tentativo di limitare seppur di poco la forza dell’impatto, ma lo spazio era poco e la velocità troppa. Sterzò nel tentativo di schivare l’automobile e ci sarebbe riuscito se non avesse avuto il rimorchio. Fu proprio quello che colpì la Cadillac.
3
Anche per Rachel fu troppo tardi, diede un rapido colpo allo sterzo nel tentativo di schivare il camion, ma non fu abbastanza. Riuscì solamente a spostare l’impatto sulla fiancata dell’auto invece che sul lato frontale. Il rimorchio le arrivò addosso come una fiondata.
L’impatto fu di una potenza orribile.
Un frastuono metallico scoppiò nell’aria con una ferocia indescrivibile e i contadini che stavano lavorando nei campi a fianco della Route 619 si ritrovarono con il cuore in gola per lo spavento. Tuttavia non esitarono un secondo ad accorrere a vedere e chiamare i soccorsi.
La Cadillac fu colpita più verso la parte posteriore. La forza dell’impatto la fece girare su se stessa di trecentosessanta gradi e poi iniziò a piroettare come se fosse un acrobata del circo. Le lamiere si piegavano sempre di più a ogni colpo, lasciando piccole chiazze di vernice blu sul manto stradale e formando scintille, che danzavano nell’aria come piccole lucciole. Il parabrezza formò una ragnatela di crepature e infine esplose in una pioggia di frammenti cristallini. I suoni e i rumori si facevano sempre più incomprensibili e distanti, le immagini diventavano sempre più confuse e sfocate, il mondo prese a girare intorno a loro in maniera sempre più violenta. Dopo qualche secondo di piroette la macchina iniziò a frenare la sua macabra performance acrobatica in una lunga strisciata. Le lamiere stridevano come artigli affilati sulla nera grafite di una lavagna, mentre altre lucciole presero vita dalla carrozzeria deforme e iniziarono una nuova danza. Superò il manto stradale finendo capovolta in uno dei campi adiacenti.
Rachel fece appena in tempo a capire quello che stava accadendo prima che i suoi sensi la abbandonassero completamente. Eddie non aveva nemmeno avuto il tempo di rendersi conto di essersi svegliato prima che i rumori e le vorticose immagini furono sostituite da un nero piatto e silenzioso.
La Route 619 a quell’ora (che per loro sarebbe diventata un’ora maledetta) era poco trafficata. Al momento dell’incidente non stava transitando nessun’altra vettura. La prima passò un paio di minuti dopo e si fermò a osservare l’accaduto. James prese il telefono per chiamare i soccorsi, ignaro del fatto che erano già stati chiamati. In cinque minuti arrivarono a sirene spiegate tre ambulanze, un camion dei pompieri e due volanti della polizia. Le macchine che arrivarono in seguito furono fermate e invitate ad aspettare dai poliziotti. La gente scendeva dalle vetture e osservava incuriosita la scena.
L’immensa confusione formatasi intorno al luogo dove la loro Cadillac si era fermata, fece riprendere i sensi al piccolo Eddie. Il suono acuto delle sirene gli trafisse i timpani come una stalattite di ghiaccio. Fu un rumore così forte che d’istinto chiuse gli occhi e tentò di portarsi le mani alle orecchie per proteggerle. Nel tentativo il suo costato era pervaso da un dolore straziante. Quel lacerante dolore riportò nitidezza nella sua mente confusa facendogli prendere atto della situazione. La prima cosa che notò era la visuale. Solo ora si rese conto che il mondo era sottosopra e che lui era sorretto dalle cinture di sicurezza. Le sirene non erano l’unico rumore anche se erano di sicuro il più forte. Udiva anche delle voci. Molte voci. Poi pensò a sua madre e si voltò rapidamente per vedere in quali condizioni versasse.
Il ricordo di ciò che vide sarebbe rimasto con lui per tutta la sua vita.
4
Rachel era tenuta appesa al sedile dalla cintura di sicurezza, con la testa ruotata verso di lui, penzolante in una posizione innaturale. Un pezzo di lamiera blu, si era spaccato e le si era conficcato in bocca squarciandole la guancia sinistra e frantumandole la mascella. Gli occhi erano spalancati in una nauseante espressione di terrore e dolore puro.
I pompieri, che di lì a poco l’avrebbero vista, avrebbero subito immaginato la sofferenza che aveva provato la povera Rachel in quel momento.
Il sangue le sgorgava a fiumi dalla bocca, scivolando lungo la lamiera e inzuppandole tutti i capelli che, più che lisci e sottili raggi di sole, ora sembravano lunghe vene sanguinanti. Osservando bene si poteva notare che a causa dei capelli gocciolanti e delle altre ferite, nella capotta della Cadillac (che ormai era più simile a un cubo che a una tre volumi) si stava iniziando a formare un’orribile pozza di sangue e saliva. La lingua e i denti di Rachel giacevano lì insieme con alcuni lembi di pelle.
Il percorso che fece quella visione orripilante, non fu lo stesso che compie qualsiasi altra immagine. Questa arrivò dritta allo stomaco come un macigno caduto da un grattacielo. È facile immaginare lo shock di un bambino di soli undici anni che vede la propria madre in una condizione come quella. Eddie, come prima reazione pianse e gridò, poi cominciò ad avere delle convulsioni e a vomitare. Se non fosse stato per il fatto che anche lui si trovava appeso a testa in giù, probabilmente avrebbe potuto finire col soffocarsi. Per via dei movimenti bruschi, dovuti alla crisi convulsiva, sparò il vomito a getti aggiungendo dell’altro schifo a quel laghetto che era già estremamente disgustoso. Minuscole gocce verdastre si sparsero in ogni direzione. Quella che fino a qualche minuto prima era una Cadillac di una certa eleganza, ora era un mucchio di lamiere sanguinanti che puzzavano di morte e marciume.
Nel frattempo, i pompieri avevano recuperato l’attrezzatura e iniziato a tagliare la lamiera per liberare Eddie e Rachel da quell’inferno. Eddie registrò inconsciamente il rumore stridulo e metallico della sega circolare che iniziava il suo compito, durante il suo attacco di convulsioni, in seguito al quale perse per la seconda volta i sensi. I pompieri estrassero i corpi dalla Cadillac. Come previsto furono inorriditi alla vista delle condizioni di Rachel e si scambiarono rapide occhiate piene di compassione.
La gente più sensibile (nonostante fossero tenuti a distanza dalla polizia alcuni riuscirono a vedere la scena) iniziò a vomitare e svenire alla vista di quel macabro spettacolo crudelmente offerto dalla Route 619. Dopo aver accertato la morte di Rachel, non che ci fossero dubbi a riguardo ma a volte i miracoli accadono, passarono a Eddie e, tornando alla teoria dei miracoli, constatarono che almeno uno era avvenuto.
[Modificato da Blake Galen 29/05/2015 17:19]
03/11/2015 12:08
 
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Ehi pefect, ma qua si spamma e tu nn dici nulla?


*****************************

"Quanta benzina abbiamo?"

"Non molta."

"Okay..."


03/11/2015 12:16
 
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Registrato il: 20/11/2003
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Non riuscirei a leggere quella pappardella neanche sforzandomi per il mero gusto di ridicolizzare l'autore.

Alla seconda riga ho rischiato il coma cerebrale.

La perfezione esiste
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