Ragà lo copio cosí come lo scrivo durante le pause al lavoro tra un'interruzione e l'altra.
Scusate gli errori ma adesso non ho tempo per rileggere....Ocram, Caribe conto sul vostro buon cuore
Settembre 2004
Il giorno della partenza era arrivato. Registrato il pacchettino come bagaglio speciale salgo a bordo pensando a cosa avrei raccontato al mio arrivo agli aduaneros.
Uscito dal controllo inmigración recupero la valigia e resto in paziente attesa del discreto pacchetto. Un’ora e mezza dopo l’aeroporto si é svuotato, gli unici passeggeri rimasti oltre a me sono due cubani ed un turista ai quali stavano verbalizzando il sequestro dei lettori DVD.
Preoccupato mi affaccio al misterioso buco dal quale fuoriescono i bagagli e scorgo il mio scatolone semiaperto. Chiamo un doganiere e gli chiedo quanto avrei ancora dovuto aspettare per recuperarlo, mi risponde serafico che el Jefe se ne stà occupando.
Trascorso un’altro quarto d’ora mi consegnano il pacco e mi invitano a presentarlo al controllo doganale. I due doganieri, un uomo ed una donna, sono ancora impegnati a compilare i moduli di sequestro, mi faccio coraggio e chiamo con tono deciso la bionda cinquantenne con la camicia verde :
Disculpe compañera
La bionda mi guarda tranquilla e mi chiede cosa contenesse lo scatolone.
Carpas…casitas de jardin rispondo mentre comincio a sfilare i tubi e la tela ancor prima che mi chiedesse di farlo.
Guarda incuriosita. Le insegno una foto del misterioso oggetto e lei, come se ne avesse già viste centinaia, mi domanda :
aahhhh…nada mas
Sicuro rispondo di no, mi lascia andare senza ulteriori pretese e con un gentile sorriso. Stranezze cubane.
Mentre la macchina correva sulla carretera central, pensavo che finalmente avrei potuto sfruttare nel migliore dei modi la terrazza.
Il mattino seguente montammo i due gazebo, il pomeriggio dello stesso giorno ci rendemmo conto che, a causa del vento, sarebbe stato meglio ancorarli. Trovate delle corde legammo gli angoli del tetto al muretto di cinta della terrazza.
Non era sufficiente. Improvvise e frequenti raffiche di vento sollevavano i gazebo da terra come bianche mongolfiere. Pensammo di cementificare al suolo i tubi di sostegno.
L’operazione, una volta trovato il cemento, dopo soli due giorni di ricerche, risultó facile ed economica, 1 sacco di cemento e 2 bottiglie di ron per il muratore ed il suo aiutante.
Il problema del vento era risolto. Certo non avrebbe retto il passaggio di un ciclone ma sopportava tranquillamente le brezze pomeridiane.
Le prime cene si consumarono felicemente nei gazebo. Ma si sa, la felicità non é eterna, già dopo i primi pomeriggi passati giocando a domino sotto il bianco tetto plastificato verificammo un altro problema. Il riverbero luminoso era molto fastidioso, insopportabile, uscivamo con gli occhi arrossati indipendentemente dalla quantità di ron ingerita.
Il GCMP moltiplicó le sue riunioni, le idee piú strampalate ed irrealizzabili vennero proposte e valutate. La soluzione piú gettonata era quella di verniciare il tessuto plastificato con una vernice scura.
Dal punto di vista estetico il risultato sarebbe stato pessimo, oltretutto nessuno poteva garantire che la vernice, seccandosi, non provocasse danni.
Ripartii senza che si fosse trovata un’ adeguata e definitiva soluzione al problema resplandor.
Febbraio 2005
Il mio soggiorno in terra cubana sarebbe stato lungo, avrei avuto tempo sufficiente per rendere finalmente agibile la terrazza risolvendo il problema relativo ai gazebo.
L’idea della verniciatura proprio non mi andava giú, le ricerche di una tela scura e resistente alle intemperie si erano rivelate vane, l’idea di rubare un tendone Cristal inaccettabile quanto pericolosa.
Ignorando i suggerimenti del GCMP decido di far costruire un tetto utilizzando dei tubi di ferro zincato di quelli che si usano per l’acqua, sui quali, una pianta rampicante che cresce alla velocità della luce avrebbe formato un fitto mantello di foglie. La soluzione, anche se complessa, mi sembrava ottima sotto tutti gli aspetti.
Bisognava realizzare sul muro di cinta, delle colonne che avrebbero sorretto la struttura piramidale composta dai tubi. Bisognava creare una rete di fili tra i tubi sopra i quali la pianta si sarebbe sviluppata. Bisognava costruire una
jardinera , enorme contenitore per la terra dove si sarebbero piantati i rampicanti.
Mobilizzai un’intero battaglione di parenti, amici e vicini alla ricerca di quanto necessario per la realizzazione dell’opera.
Dopo pochi giorni si trovó il cemento mentre si andavano accumulando, man mano che si materializzavano, i tubi di ferro.
Grazie ad un’amico (il cognato di Tuccio) riuscii a comprare le piantine. La trattativa fu abbastanza complicata, non tanto per il prezzo, determinato a 5 pesos l’unità, quanto per le restrizioni sulla vendita di quel rampicante in quella stagione.
Qualche trago di ron facilitó la positiva conclusione della trattativa.
Alla fine del mese dovetti ripartire senza aver potuto portare a termine il progetto a causa dell’impossibilità di reperire un numero sufficiente di tubi.
A distanza, telefonicamente, seguivo l’evolversi della situazione. Tutto era pronto, le piante crescevano a dismisura senza un supporto dove arrampicarsi e i tubi restavano introvabili.
Un bel giorno mi informano che si puó avere una quantità sufficiente di sbarre di ferro, sicuramente meno robuste e piú flessibili dei tubi, ma comunque adatte allo scopo. Senza esitare un’istante ordino al capo cantiere (mi suegra) di comprarle immediatamente. Scopriró in seguito che erano state smontate da un grande capannone che fungeva da deposito.
Tra un apagon e l’altro (la saldatrice é elettrica) il tetto viene finalmente realizzato. I rampicanti vengono piantati nella jardinera costruita dietro al muretto di cinta ed i rametti appoggiati ai fili di ferro e di rame intrecciati a mo’ di reticolato tra le sbarre del tetto.
Ringrazio ancora l’amico Fulmix per avermi inviato le prime foto del capolavoro.
Por fin se acabó !!
Non restava che aspettare che la natura seguisse il suo corso e che le piantine continuassero a crescere avvinghiate alle sbarre con la stessa rapidità alla quale crescevano fino a quel momento nei sacchetti di plastica.
Ero contento ed impaziente di vedere il tanto desiderato gazebo vegetale.
Mancavano ancora 4 mesi al mio ritorno a Cuba e non avevo dubbi che, nonostante la perdurante siccità, un bel mantello di foglie avrebbe ricoperto il tetto prima del mio arrivo.
Ad ogni telefonata, prima di chiedere come stessero parenti ed amici, mi informavo sulla crescita delle piantine. Le risposte erano sempre positive e confortanti.
Ottobre si avvicinava, Aston mi aspettava a Tunas dove un gruppo di amici mi avrebbe raggiunto. Come saremmo stati bene sotto la fresca ombra del tetto di foglie.
Poche settimane prima della partenza il dramma. Tanto improvvisamente quanto misteriosamente tutte le piantine si erano seccate. Il GCMP presumeva le cause piú diverse : cambiamenti climatici, malocchio dei vicini invidiosi, buco dell’ozono e perfino l’ intervento di qualche Orishas.
Non c’è piú tempo per tentare di ripiantare altri rampicanti, compreró un telone che in qualche modo trasporteró sul posto.
Incredibilmente, dopo pochi giorni, mi suegra mi informa che aveva trovato addirittura 4 enormi rettangoli di differenti colori e materiali. Dovevo solo schegliere, al mio arrivo, quello che preferivo.
Meglio cosi, pensai. Mi sarei risparmiato il faticoso trasporto dell’ingombrante fardello e le noiose discussioni col doganiere di turno.
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[Modificato da cocoloco 18/11/2005 16.36]