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Recensioni letterarie

Ultimo Aggiornamento: 12/01/2006 23:57
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04/03/2004 02:07
 
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09/12/2005 06:53
 
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Douglas Adams - Guida galattica...
Ovviamente tutti conoscono i romanzi di Douglas Adams. Ma se per davvero ci fosse qualcuno che, vivendo in una galassia tutta sua, non si è mai procacciato nessuna di queste fantasmagorie, gli consiglio vivamente di farlo; pena altrimenti la teleportazione nel ristorante al termine dell'universo (!!!).

Sto rileggendo a distanza di circa dieci anni dalla prima, felice volta, l'intera saga di Adams. In dieci anni possono accadere tante cose, sia nell'ambito delle ricerche scientifiche sia in quello della letteratura di SF; eppure, le "trovate" di Adams non hanno smarrito neppure uno iota della loro freschezza.

Questo autore si approccia alla fantascienza in maniera parodiante: non per niente la sua biografia presenta parecchi links che riportano ai mitici Monty Python. Perciò, nessuno deve aspettarsi di imbattersi nei suoi romanzi in qualche spiegazione su base tecnologica, come siamo stati abituati dai "classici" del genere. E' il caos a regnare l'universo, un universo in cui vivono le razze più svariate (questi libri sono un autentico bestiario "marziano", in effetti!). Tra tutte le razze, quella umana è una tra le più inferiori. Anzi, ben presto scopriremo addirittura che topi e delfini sono/erano i veri padroni del nostro pianeta...

Arthur Dent è il tipico "Homo anglicanus"; dunque niente di strano che si ritrovi a viaggiare per le galassie con indosso una vestaglia e con le pantofole ai piedi. Non c'è nulla di paradossale neppure nel fatto che non si sia mai accorto che l'amico Ford Prefect (compagno di bevute nel pub all'angolo) sia una creatura da un altro mondo (e, più specificatamente, un ricercatore per la "Guida galattica"). E' Ford a prendere lo stonato Arthur Dent con sé su una nave spaziale nel momento in cui la Terra viene distrutta per far posto a un'autostrada cosmica.
Arthur non è l'unico umano sopravvissuto: c'è infatti anche Trillian, una sua conterranea abbordata, durante un party a Londra, dal bicefalo - e dicotomico! - Zaphod Beeblebrox...

Douglas Adams fu stroncato da infarto nel 2001, ad appena 49 anni. Ma DON'T PANIC: lo scrittore continua a vivere nelle sue opere. Il recente film "Hitchhiker's Guide to the Universe", tra l'altro, si basa su una sceneggiatura a cui lui lavorò per un buon ventennio.

Oltre alla pentalogia della "Guida galattica per gli autostoppisti", consiglio vivamente i suoi due romanzi, altrettanto esilaranti, su Dirk Gently, "investigatore olistico". (Che si avvicinano di più a una sorta di satira horror).

Ecco un link per chi volesse approfondire: http://www.nightgaunt.org/hhgg/hhgg.htm
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10/12/2005 08:57
 
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Morto Robert Sheckley
Si è spento ieri (9/12/2005) Robert Sheckley, uno degli autori più di culto della fantascienza mondiale. Il 76enne newyorkese era stato colpito da aunerisma celebrale circa tre settimane fa, mentre si trovava a Kiev (Ucraina) per partecipare alla SciFi-Computer-Week. Dopo il rientro in patria e il ricovero in una clinica di Poughkeepsie (N.Y.), sembrava potesse riprendersi, ma una ricaduta gli è stata fatale.

Sheckley, considerato uno degli esponenti di spicco della fantascienza sociale degli anni Cinquanta e Sessanta, ci ha donato atroci e in parte profetiche antiutopie come "La decima vittima", "Il prezzo del pericolo" e "Il viaggio di Joenes". In quest'ultimo romanzo (scritto nel '62) attacca impietosamente le istituzioni dell'establishment, anticipando le paranoie che caratterizzano la vita di oggi: la freneticità degli oggetti che ci travolge, il dolore del sapersi numeri e non entità umane, il tracollo a fronte dell'incedere spietato dei mostri del consumo. E in "Computer Grand-Guignol" raccontò una storia di intelligenze artificiali che si comportano come divinità capricciose e hanno poi bisogno dello psicanalista...

Tra gli autori che sono stati fortemente influenzati da lui è da annoverare Douglas Adams.

Il cognome Sheckley è un'americanizzazione di Shekowsky. Lo scrittore era nato infatti - nel 1928 - da padre polacco e madre lituana. Cominciò a pubblicare nel 1952, e numerosi suoi racconti erano ambientati a New York, sua città da sempre.
A lui si deve, tra le altre cose, la teorizzazione dell'invenzione dell'"alienometro", uno strumento usato per misurare il grado di sanità mentale dei cittadini.
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05/01/2006 23:19
 
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Massimo Baraldi - One for the Road
Massimo Baraldi
One for the Road

Edizioni del Foglio Clandestino


Questo romanzo è... uno splendido fumetto! Un fumetto in prosa, ma di alta classe, e che affascinerà non solo gli appassionati delle avventure di Dylan Dog (io oserei citare persino Tex e Zagor). Il racconto, suddiviso in 19 "giri" e un epilogo, procede sulle ali di una ghignante ossessione che rotea intorno a immagini tanto allucinanti quanto suggestive. Certe frasi esplodono come castagnole; o come un pugno in un occhio. Più volte l'Autore ci spiazza con un cambio di marcia per subito dopo però riprenderci per mano e guidarci attraverso un paesaggio popolato di caimani, ammazzacaimani e strani suini lascivi. Vegetazione, pantani e fiumi sono quelli dell'Amazzonia. O ci troviamo, piuttosto, in una contrada nostrana?...

Tutto è misterioso in One for the Road, misterioso e avvincente. Ma il mistero più grande è certamente quello della vita stessa. Perché diavolo siamo al mondo? Solo per affrontare un pericolo dopo l'altro e andare poi ad ancorarci al bancone di un bar? Di chi siamo gli eroi? Di noi stessi?

Baraldi, esperto giramondo (ha soggiornato, tra i tanti luoghi, anche nell’allora Unione Sovietica) fa uso di un mistilinguismo che include termini del dialetto modenese - niente paura: c'è un piccolo glossario allegato. Tale plurilinguismo è comunque saggiamente dosato, e non interrompe l'incalzare della scrittura; anzi la arricchisce, rendendo l'ambienzatione più esotica.

La presente edizione del romanzo si avvale dell'apporto dei due artisti che già contribuirono a quella che, nel 2002, uscì a tiratura limitatissima: Enrico Cazzaniga per la copertina (dipinto realizzato con candeggina, smalto stradale e pastello su fustagno nero) e Enzo Santambrogio (responsabile delle tavole, che, nell'edizione privata, erano colorate con... alcoolici da bar).

Il titolo significa: “uno per la strada“. Nei pubs anglosassoni rappresenta il bicchiere della staffa, dopo che il barista ha annunciato la chiusura.

Al più tardi dalla dedica, il lettore comprende che si trova di fronte a un prodotto a dir poco originale; la dedica è infatti piuttosto... un'anti-dedica. Una vena di sorridente follia scorre per tutto il libro, e le uniche pagine veramente "sobrie" sono quelle occupate dalla prefazione a firma del grande poeta americano Jack Hirschman.

Per raccontare la vicenda (o la serie di vicende), l'io-narrante spesso si rivolge a baristi e/o avventori di spacci alcoolici. Qua e là risaltano inserti di natura indubbiamente autobiografica, che descrivono - non sempre con toni romantici - lo strazio di un cuore innamorato (si parla della bella Silver). In conclusione, la rabbia, sorta dalla volontà di cavalcare la vita - prima che la vita cavalchi noi -, è il leit motif di questo romanzo.

One for the road non è solo un'opera letteraria: fa parte di un progetto più ampio, nel quale confluiscono svariate esperienze e forme di espressione. Sul sito www.massimobaraldi.it, all’interno della "Galleria", saranno via via esposti i lavori di arte visiva legati al romanzo.

Curiosità 1) : la prima versione di One for the Road aveva una copertina in ferro trattata con acidi e incisa col laser, la carta era in fibra di cotone, il dorso in cuoio e la rilegatura a base di viti e bulloni.

Curiosità 2) : coerentemente col proposito dell'Autore di rimanere fedele a "un'arte globale", esiste una riduzione teatrale di One for the Road, già messa in scena con l'attore Gianni Sala accompagnato alle percussioni da Mauro Antonazzi.

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Massimo Baraldi partecipa alla campagna "Scrittori per le foreste" lanciata da Greenpeace. Questo volume delle Edizioni del Foglio Clandestino è stampato su carta riciclata senza cloro.


Infos: http://www.ilfoglioclandestino.it
http://massimobaraldi.it
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12/01/2006 23:57
 
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Philip K. Dick - 'Ubik'
Il "Profeta della Catastrofe Finale", come Dick è stato definito, ebbe una vita travagliata, trascorsa tra tossicodipendenza e violenti attacchi di panico. Molti dei suoi romanzi si leggono come apocalittiche allucinazioni, tanto che nessuno meglio di lui impersona il modo di dire "genio e follia".
La follia di Philip K. Dick sbocciò molto probabilmente quando perse la sua gemella, e dunque nel momento stesso della nascita; lo scrittore non smise mai di reputarsi colpevole della morte della sorellina e iniziò fin da subito a cercare un qualcosa che non trovò mai. Prova ne è che i suoi libri non ci forniscono alcuna risposta, ma si limitano a descriverci situazioni catastrofiche in un futuro assai prossimo (e, nel caso particolare di Ubik, anche in un recente passato).
Ubik risale al 1964, ma sembra per molti versi un ritratto della società odierna. Occorrono monetine per ogni cosa, anche per aprire le porte, esiste il cellulare (il cellulare! un'anticipazione tutt'altro che scontata, per quei tempi) e l'umanità è continuamente bersagliata da spot pubblicitari. Uno dei messaggi che si ripetono più frequentemente reclamizza la bontà di "Ubik"...
Ma che cos'è "Ubik"?
Quando Joe Chip torna dalla luna (dove c'è stato un attentato ad opera di un uomo-bomba: vi ricorda qualcosa?) si accorge che alcune cose non quadrano. Gli oggetti della vita quotidiana decadono e si corrompono, il cibo diventa cattivo, le automobili si trasformano in modelli di produzione anteriore... Sì, sono tante e troppe le incongruenze che Chip nota sul nostro pianeta. Intanto, Runciter, il suo capo, vittima dell'attentato sulla luna, è tenuto in una sorta di interregno dentro un contenitore trasparente...
Inutile raccontare la trama. Aggiungerò solo questo: la vicenda si svolge nel 1992 "e" nel 1939, e il romanzo ruota attorno a una frase: "Io sono vivo, voi siete morti". Ubik è pieno di significati emblematici e, poiché l'autore ci fa piombare anche nella dimensione del paranormale, ci imbattiamo a ogni piè sospinto (come se fosse la cosa piu naturale del mondo!) in personaggi dotati di vari poteri e in altri (davvero indimenticabili) sospesi in stato di "semi-vita": come il sunnominato Runciter, per l'appunto.
Ma domandiamoci di nuovo: che cos'è "Ubik"? E che cosa c'entra con questa storia?
Risposta: Ubik è il nome di uno spray in grado di restituire alle cose il loro aspetto primigenio...
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